*TY*
capitolo 5
di
Assurda
-
Voglio essere vivo.-
Con queste parole iniziava il suo canto. Cantava per me. Cantava per chi,
come me, amava la sua voce, amava le sue labbra.. Per chi amava il suo
profumo, per chi l’amava.
E chi l’ha amato di più ora paga. Per il reato commesso. Per l’abominio che
è. Perchè ha privato il mondo di quella luce, di quella voce.
Perchè lui non c’è.
Più.
L’ho amato fino in fondo. Finchè ha potuto.
L’ultima volta che vidi Tyler fu quando morì.
Avevo letto che si drogava. Avevo letto che soffriva.
Leggevo le notizie su di lui, leggevo le sue interviste.
Perchè l’amavo.
Io non ero un suo fan: ero il suo ex amante.
Io non ero un maniaco dei suoi concerti: ero sulle sue tracce.
Lì in mezzo a tutta quella gente, schiacciato fra centinaia e centinaia di
persone, riuscivo a scorgerlo.
Stretto fra quei corpi danzanti potevo ricordarmi com’era stringerlo.
L’ultima volta che vidi Tyler fu quando, dopo essere sparito dal palco per
una pausa, non tornò dopo i suoi canonici venti minuti.
Fu dopo che la curiosità e la paura di una disgrazia ebbero preso il
sopravvento sul mio proposito di non rimanere mai più da solo con lui, fu
dopo che Cordelia, la sua PR mi fece entrare nel backstage, fu dopo aver
raggiunto il suo camerino e dopo aver aperto la porta.
Fu dopo tutto questo che rividi Tyler. Per l’ultima volta.
Era accasciato a terra, le gambe tese in avanti, con una rivolo di bava che
colava dalla sua bocca spalancata e le braccia mollemente abbandonate lungo
i fianchi. I palmi delle mani all’insù.
Tra le ginocchia, posata a terra c’era una pistola.
Il mio primo pensiero fu quello di allontanarla da lui, si salvarlo da quel
pericolo.
Così la raccolsi.
Era pesante.
Ty si accorse di me solo all’ora e allungò una mano per fermarmi. Ma i suoi
riflessi erano lenti, ovattati dalla droga.
- Jess... Jason.. salvami...-
Mi chiese di salvarlo. Il come non me lo disse. L’amavo ed ero geloso.
- Salvami- disse – come hai fatto con Jack-
- Io, Jack, non l’ho salvato. È morto.-
- Allora liberami.-
Reclinò la testa su una spalla.
Amore, sembravi morto, e le tue parole ancora riecheggiavano nella mia
testa...
“... liberami...”
Amore, ti amavo. Avevo in mano la tua pistola. Chi te la diede non la saprò
mai.
Amore, ho fatto solo quello che mi hai chiesto.
Ero geloso. Tu non saresti mai stato solo mio.
Ho fatto come mi hai chiesto. E quello che la parte gelosa di me desiderava
fare.
Ti ho liberato.
Dai fan.
Dal rock.
Dai riflettori.
Dai fotografi.
Ti ho liberato.
Da tutto. Da tutti.
Dalla droga.
Da me.
Ho puntato la pistola contro di te, in testa avevo il nulla.
Tu hai visto la canna nera puntare nella tua direzione.
E non hai sorriso.
Hai annuito.
Con le tue labbra, con la tua voce hai detto: - Libera-
Quel "mi" non lo pronunciasti mai. Sei morto prima.
Adesso sono qui. Pago per il reato commesso, pago per l’abominio che sono.
Sconto la mia condanna insieme ad altri detenuti. Colpevoli dello stesso
reato o di peggiori.
Sono qui amore, per te. Sarò qui per il resto della mia vita. E dei miei
giorni.
Almeno, sono felice.
Ho esaudito il tuo desiderio.
Sorridi.
*fine*
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