Disclaimers: tutti i
personaggi di GW appartengono alla Sunrise.
Note per chi legge: Note: il titolo di questo capitolo è dovuto al fatto che
la fine non è una fine... Ovvero, non si conclude nulla. -____- Però mi
piaceva così... Le situazioni in sospeso hanno sempre il loro fascino
(specie quando i rapporti tra i personaggi sono tali per cui NON si può
giungere ad una conclusione vera e propria)!
Spoilers: qua e là...
Tutto in
una notte
meteor IV -
Pointless End
di Choco
Duo era a dir poco
*galvanizzato*. Heero dopo cena gli aveva chiesto di fare una partita con
lui "a quella roba con cui vi divertivate tanto tu e Quatre questo
pomeriggio", forse incoraggiato dall'atmosfera allegra che il ragazzino con
la treccia ed il tenero pilota del Sandrock erano riusciti a creare a
tavola.
E, incredibile a dirsi, il pilota del Wing, per quanto un'assoluta schiappa
nei picchiaduro (e questo agli occhi di Duo aveva quasi del fantastico) si
stava divertendo... Anche se lo dimostrava a modo tutto suo.
Quatre aveva tirato fuori da qualche cassetto un paio degli spartiti di cui
aveva parlato poco prima ai suoi amici e stava provando qualche pezzo al
pianoforte insieme a Trowa, che lo ascoltava piuttosto interessato e
correggeva qua e là qualche nota.
Duo non ricordava di essersi sentito così allegro ed in pace con se stesso
da davvero lungo tempo: in quei pochi giorni a casa di Quatre si era sentito
finalmente un ragazzo come tanti e, se non fosse stato preoccupato per Wufei,
in quel momento avrebbe potuto dire di essere finalmente *felice*...
...Anche se i sentimenti che provava per il suo Heero lo confondevano e lo
facevano a volte soffrire, potergli stare vicino ed essere trattato da amico
gli bastava. Se lo sarebbe fatto bastare per sempre.
***
La vasca a idromassaggio di Treize era stata un'esperienza davvero unica,
quasi come tutto il resto nella sua vita da poco più di un'ora; Wufei era
rannicchiato in braccio al Colonnello, che gli stava pettinando i capelli,
avvolto in un morbido asciugamano di spugna candida e profumata di rose e
cioccolato.
Nessuno dei due aveva proferito parola da quando erano entrati in bagno e
continuavano a coccolarsi in silenzio.
Wufei sentiva un opprimente peso all'altezza del cuore; avrebbe voluto
rimanere così per sempre, al sicuro in quel bozzolo di tepore e tenerezza,
ma sapeva bene che non era possibile. E sapeva anche che quella notte non
l'avrebbe mai più dimenticata.
"Treize..." sussurrò con voce roca, soffocando a stento uno sbadiglio, "Treize,
devo andare..."
Sentì il Colonnello sospirare profondamente, mentre gli raccoglieva
accuratamente i capelli sulla nuca e li fissava con l'elastico dal quale li
aveva sciolti prima.
"Lo so, Wufei...", rispose, prima di muoversi in modo da liberarsi dal
leggero peso del ragazzino, che depositò sulla poltrona al suo posto,
alzandosi a raccogliere gli indumenti sparsi sul pavimento con indosso solo
l'accappatoio, i capelli ondulati e ancora umidi ad incorniciargli il volto
aristocratico.
Il pilota sospirò ed un’ ondata di tristezza lo investì all'improvviso,
inducendolo a distogliere lo sguardo da quel viso bellissimo che ormai
sarebbe diventato la sua ossessione... Come e peggio di quanto non lo fosse
già.
Treize si riavvicinò a lui con gli indumenti di entrambi tra le braccia; lo
vestì, esattamente come l'aveva spogliato prima, senza mai distogliere lo
sguardo dai scintillanti occhi d'onice. Una volta che ebbe indossato anche i
propri jeans e la camicia, afferrò entrambe le mani di Wufei e, con un
sorriso incoraggiante, lo aiutò a sollevarsi dalla poltrona.
"So che devi andare... Non è qui il tuo posto, piccolo drago, anche se solo
le stelle sanno quanto vorrei che invece fosse così."
Il cinesino ricambiò con timidezza il sorriso, senza trovare la voce per
ribattere che anche lui avrebbe voluto tanto, in quel momento, che quel
luogo diventasse un rifugio sicuro.
"Voglio farti vedere prima una cosa.", aggiunse però enigmatico il
Colonnello, guidandolo verso il letto a baldacchino. Wufei lo seguì,
curioso; una volta accanto alle pesanti tende azzurre, Treize le scostò con
circospezione, cercando di fare meno rumore possibile e il ragazzo dovette
trattenersi dal lanciare un grido di sorpresa: addormentato sul letto c'era
una specie di angelo beatamente addormentato e vestito completamente di
bianco.
"Co... Come... Zechs Marquise?!?", riuscì a balbettare un confuso ed
imbarazzatissimo Wufei, troppo sconvolto anche per arrabbiarsi. "Tu... Tu mi
hai... Fatto fare... Con lui QUI?!?"
Treize gli accarezzò un guancia, lasciandosi andare ad una breve risata;
quindi, sedette sul letto e cominciò a giocare con le ciocche seriche del
suo Milliardo.
"Non essere turbato, mio piccolo Drago... Dopo quello che è appena successo
tra noi, non ne vale la pena... Ho voluto fartelo conoscere perché voi due
siete le creature a cui tengo di più al mondo... Un'acquamarina purissima ed
una perla nera di inestimabile valore."
Wufei osservò con quanta tenerezza Treize guardava il volto angelico del
ragazzo addormentato e, nonostante le sue ultime parole, avvertì
un'insistente fitta al cuore; ma, ciononostante, non poté esimersi
dall'allungare una mano e toccare anche lui una ciocca di quei bellissimi
capelli argentati che incorniciavano il viso di Zechs.
"Sembra davvero un quadro...", mormorò, ammirato.
Treize rivolse nuovamente lo sguardo verso di lui, sorridendo con dolcezza.
"Ricordatelo bene, Dragone... Tu sei fortunato, perché in questo momento hai
quattro amici che ti aspettano e sono preoccupati per te; i nostri mondi
sono molto diversi, ma se e quando avrai bisogno di un piccolo rifugio lo
troverai qui, accanto a me. "
Wufei annuì brevemente e, prima di cedere all'impulso di gettare le braccia
al collo di quello che fino a qualche ora prima considerava il suo mortale
nemico e pregarlo di tenerlo con sé e proteggerlo da tutto e da tutti,
sussurrò un torturato "Addio" e baciò velocemente Treize sulle labbra,
voltandosi e scattando verso la finestra.
"Addio... Piccolo Drago.", mormorò il Colonnello, anche se ormai il giovane
pilota del Gundam 05 non poteva più sentirlo.
***
Quatre aveva fatto disporre la lunga tavola perennemente imbandita della
sala da pranzo per la usuale, ricchissima colazione che soleva consumarsi in
ogni dimora Winner che si rispettasse.
Quella mattina sarebbe stata l'ultima trascorsa alla villa; ormai la messa a
punto dei Gundam era stata ultimata e ognuno dei ragazzi la sera prima aveva
ricevuto le coordinate del volo dei cargo che avrebbero trasportato i Tauros
di Oz, il loro target. Probabilmente quella colazione sarebbe stato l'ultimo
pasto decente per diverso tempo, quindi sarebbe valsa la pena godersela fino
in fondo... Peccato che uno di loro mancasse all'appello
Il pilota del Sandrock si affacciò al salone dove, a notte inoltrata, lui e
Trowa avevano lasciato due invasatissimi piloti a cimentarsi l'uno contro
l'altro davanti ad una consolle; Quatre non era riuscito a dormire quasi per
niente, preoccupato com'era a causa dell'assenza di Wufei e per l'imminente
missione.
Lui e Trowa avevano passato buona parte della serata a strimpellare qualche
strumento e scambiarsi le solite coccole e tenerezze, finché il pilota dell'Heavyarms
non aveva insistito affinché il padrone di casa non si ritirasse nella sua
stanza *da solo*, per cercare di riposare un pochino; Quatre aveva
acconsentito a malincuore. Si sentiva talmente agitato che avrebbe di gran
lunga preferito rimanersene nel letto del proprio ragazzo, al sicuro tra le
sue braccia... Anche se sapeva che in quel modo nessuno dei due avrebbe
finito per dormire ed in fondo avevano un lavoro impegnativo da portare a
termine: un po' di riposo era necessario.
Quatre soffocò uno sbadiglio; la doccia che aveva appena fatto non era
riuscita a togliergli di dosso la stanchezza e tensione accumulate quella
notte. Chissà se Trowa era riuscito a riposare un po' più di lui? Chissà
Heero e Duo... Magari erano ancora lì che giocavano, come due bimbi
spensierati...
Gli occhi grandi del ragazzino diventarono ancora più enormi quando, dopo lo
sbadiglio, prese visione dello spettacolo offerto dai suoi due compagni che
dormivano beati, Heero supino sul tappeto e con il capo di Duo appoggiato in
grembo; la televisione era ancora accesa e continuava a mandare le immagini
dei demo e le full motion del videogame e Duo, che dormiva con le labbra
leggermente dischiuse, teneva ancora stretto in mano il suo joypad.
Quatre sorrise e decise di raggiungere la sala da pranzo, aspettando che i
due amici si svegliassero da soli con l'aiuto del profumo di caffé e
pancakes che proveniva dalle cucine.
***
Heero era sveglio da circa mezz'ora, ma aveva continuato a far finta di
dormire più con se stesso che con gli altri per poter lasciare che Duo lo
utilizzasse come un comodo cuscino.
Qualche ora prima, dopo una nottata passata davanti a quel maledetto
videogame avevano cominciato a crollare lentamente uno sulla spalla
dell'altro... e dovevano essersi poi addormentati. E avere la guancia
morbida di Duo che riposava sul suo ventre era una delle sensazioni più
belle che Heero avesse mai provato.
Relena...
Si sentì arrossire (odiandosi a morte) quando gli comparve l'immagine della
ragazza davanti agli occhi della mente. Relena aveva un effetto devastante
su di lui: era stata la prima a trattarlo da essere umano da moltissimi anni
e l'aveva completamente sconvolto. Aveva un carattere talmente forte da
fargli quasi paura e, proprio per questo, lo affascinava da morire, anche se
cercava di non ammetterlo a se stesso.
Ma Duo... Duo era il calore, la gioia di vivere nonostante tutto, la
passione, l'amicizia... Non c'era un'altra persona al mondo che racchiudesse
dentro di sé tanti tesori, Heero ne era certo.
Sapeva benissimo che Duo si sentiva attratto da lui come una calamita e, pur
non essendo pronto ad ammettere che per lui era lo stesso, i sentimenti
dell'amico lo lusingavano e la sua presenza lo rassicurava, anche se si
sarebbe potuto dire il contrario; non si era mai potuto fidare di nessuno,
eppure con Duo riusciva ad abbassare tutte le difese, ad addormentarsi su un
tappeto e a diventare una specie di materassino...
Il pilota del Wing allungò una mano, prendendo tra le dita un paio di
ciocche castane sfuggite alla grossa treccia che caratterizzava il ragazzino
americano, cominciando a giocarci. Era così bello Duo...
"Mmmmnh... Heero..."
Il pilota del Death Scythe nascose uno sbadiglio con la mano, risvegliandosi
lentamente.
"Che ore sono, Heero?", chiese poi, sollevandosi a sedere e stropicciandosi
gli occhi.
Heero sbatté le palpebre un paio di volte.
Non si aspettava che Duo si svegliasse all'improvviso... Non era pronto ad
aprirgli il suo cuore, non ancora.
Per ora sarebbe stato meglio non pensare più ai sentimenti che lo turbavano
così tanto quando si ritrovava a fissare quegli occhi grandi e tanto
espressivi.
"E' ora di alzarsi.", rispose quindi, non riuscendo però a trattenersi
dall'afferrare la pesante treccia castana e strattonarla dolcemente dopo che
si fu alzato in piedi. "Andiamo, sicuramente Quatre e Trowa saranno già a
tavola per la colazione."
Duo lo guardò con un occhio chiuso e l'altro aperto, seduto a gambe
incrociate sul ricco tappeto Kashemere; sospirò profondamente, per poi
alzarsi e seguire il compagno in sala da pranzo.
***
Trowa e Quatre erano effettivamente già seduti a tavola, imbandita a buffet
in occasione della colazione; il padroncino di casa stava versando del succo
d'arancia in ognuno dei bicchieri, mentre il pilota del Gundam Heavyarms se
ne stava con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo basso.
Gli occhi di Quatre erano tristi ed il suo viso angelico tirato; la sedia di
Wufei era vuota.
"Buongiorno.", salutò concisamente Heero, prendendo posto dopo essersi
versato una tazza di caffé.
Duo si sentì balzare il cuore in gola quando si rese conto che il loro
compagno non era ancora rientrato da quella che gli aveva spacciato come la
sua "missione solitaria", ma si guardò bene dal fare commenti od esprimere
agli altri la propria preoccupazione: era evidente che si trattava di un
sentimento condiviso, anche da Heero nonostante il suo modo di dimostrarlo
tutto personale, e non gli sembrava il caso di gettare benzina sul fuoco.
"Buongiorno, ragazzi!", esclamò Quatre, dissimulando il suo solito
entusiasmo. "Heero, sei riuscito a vincere almeno una volta, ieri sera?"
Il pilota del Wing sorrise tra sé e sé; certo che il ragazzino aveva
un'ottima capacità di placare gli animi, anche quando lui stesso si sentiva
triste e infelice. Sarebbe potuto essere un ottimo diplomatico... Chissà
cosa lo aveva spinto a diventare un pilota di Gundam, lui, proprio lui che
proveniva da una famiglia di convinti pacifisti.
"Alla faccia del riuscire a vincere qualche volta! Mi ha stracciato su tutta
la linea, e pensare che prima non aveva mai messo le mani su un joypad in
vita sua! Maledetto!"; esclamò Duo, mentre si riempiva il piatto di tutto
ciò che ci stava dentro.
"Vedi che Heero sa fare proprio tutto? Secondo me riusciremmo davvero a
trasformarlo in un chitarrista!" Intervenne Quatre, preparando il solito
piatto per il suo sempre inappetente boyfriend.
"Puoi dirlo! Sono sicuro che se si impegnasse..." Duo si interruppe quando
notò che l'attenzione del suo interlocutore era stata catturata da qualcosa,
qualcosa che anche a lui era sembrato di udire e che aveva messo in allerta
Trowa e Heero: inequivocabilmente il rumore, in lontananza, di Nataku che
atterrava apprestandosi a rientrare nell'hangar.
I quattro ragazzi si guardarono negli occhi uno dopo l'altro; Duo si alzò da
tavola di scatto, bloccato però repentinamente dal una mano che il pilota
giapponese gli serrò intorno al polso.
Quatre si limitò ad esalare un profondo sospiro di sollievo mentre Trowa gli
sorrideva incoraggiante; il biondino si sporse verso il posto di capotavola,
quello di Wufei, per versare nella tazza di ceramica bianca del profumato
the verde.
La sala da pranzo cadde nel silenzio più totale, mentre i ragazzi
aspettavano che il proprietario del Gundam appena rientrato si palesasse;
persino Quatre, per quanto sollevato, non riusciva più ad intrattenere i
compagni con le sue allegre chiacchiere ansioso com'era di vedere Wufei e
accertarsi che stesse bene.
Qualche minuto più tardi un ragazzino cinese con gli abiti sgualciti ed il
volto insolitamente pallido fece il suo ingresso nella stanza, salutando con
un tremante "buongiorno" e sedendosi al suo posto di capotavola tenendo gli
occhi bassi.
"A... Abdul mi ha detto che vi avrei trovato qui per la colazione",
aggiunse, sperando di eludere ogni possibilità di interrogatorio con quella
stringata quanto ermetica spiegazione; gli altri ragazzi lo guardavano chi
perplesso, chi preoccupato, chi decisamente attonito. Wufei era sempre stato
estremamente attento alla forma e non si sarebbe mai presentato davanti a
nessuno di loro con i vestiti in disordine ed i capelli che gli uscivano
scompostamente dall'elastico che li legava, di solito, nello stretto codino
sulla nuca. Sotto ai grandi occhi a mandorla c'erano due terribili occhiaie
nere e la sua espressione fiera ed orgogliosa era stata sostituita da
un'aria di assoluto smarrimento.
Quando prese tra le mani la sua tazza di the, tremava talmente tanto da
riuscire a spandere qualche goccia del liquido ambrato sulla tovaglia
immacolata.
"Wufei... Stai bene?", gli chiese semplicemente Quatre, cercando i suoi
occhi.
"Cosa ti è successo?", fece eco Duo, che aveva ancora le dita di Heero
chiuse intorno al polso, sotto alla tavola; anche Trowa gli chiese
implicitamente notizie sulla nottata passata fuori nel suo tipico modo,
senza parlare, ma limitandosi a fissarlo intensamente cercando una risposta
in quel volto che ora sembrava totalmente irriconoscibile. Heero teneva lo
sguardo incollato alla propria tazza di caffé che continuava a rigirarsi in
una mano.
"Io... Sono...Debole!"
Furono le sole parole che il pilota cinese riuscì a pronunciare prima di
scoppiare in lacrime all'improvviso, coprendosi il volto con le mani come
avrebbe fatto un bambino che si vergogna di piangere dopo essersi sbucciato
un ginocchio.
La preoccupazione dei suoi compagni fu l'ultima emozione in grado di
sopportare: nelle ultime ore il suo mondo si era capovolto per la seconda
volta in un paio d'anni.
Cosa avrebbe potuto raccontare agli altri? Come avrebbe potuto spiegargli
che non solo non era riuscito per la seconda volta ad uccidere Treize, ma
anzi... Gli aveva permesso di fare di lui ciò che aveva voluto... Si era
concesso ad un uomo che era convinto di odiare e che ora pensava di amare.
Era stato talmente debole da permettergli di manipolarlo come aveva voluto.
Aveva perso la testa per un uomo, un altro uomo, che per di più era più
grande di lui e che era a sua volta innamorato di un bellissimo angelo dai
capelli biondi e dal viso perfetto... Era questo, ciò che volevano sentirsi
dire i suoi amici?
Una mano gentile gli si posò sulla spalla, mentre un'altra gli stringeva
dolcemente la mano: Quatre...
"Wufei..."
Duo avvertì la stretta di Heero allentarsi fino a lasciarlo libero; lo
guardò, con un'aria vagamente interrogativa prima di recepire il segnale. Il
pilota del Wing non era fatto per consolare la gente, così lasciava il
compito a lui.
Anche il ragazzino con la treccia prese nelle sue una mano affusolata
dell'amico, accarezzandola lievemente ed inginocchiandoglisi accanto.
"Cerca di calmarti, Wuffy..." Provò, scrutando preoccupato il viso stravolto
del pilota in lacrime.
Era così strano vedere Wufei lasciarsi andare in quel modo... Era quasi
spaventoso.
"Non sei obbligato a dirci nulla, se non te la senti...", intervenne Trowa.
"Io... Mi dispiace...", cercò di raccapezzarsi Wufei tra i singhiozzi,
"Non... Non ci riesco... Non ci riesco!"
Non riusciva ad odiare Treize abbastanza per ucciderlo; non ci riusciva
affatto. Si era innamorato dell'uomo che rappresentava l'antitesi di tutti i
suoi ideali di giustizia: uno dei più alti ufficiali di OZ, il macchinatore
per eccellenza, colui che voleva la guerra tra la Terra e le Colonie, l'uomo
che aveva ucciso Mei Lan... Che aveva ucciso la sua infanzia. L'uomo che ora
gli sembrava l'essere più straordinario e terrificante della Terra.
Non riusciva a calmarsi, tutto ciò di cui si sentiva capace era continuare a
singhiozzare in silenzio, senza riuscire a trattenere le lacrime,
aggrappandosi a Duo e Quatre che gli stringevano le mani ed alla forza di
Trowa e Heeero, che riuscivano a tranquillizzarlo con la loro quieta
presenza... Doveva reagire, lo sapeva bene: di lì a poche ore si sarebbe
trovato ad affrontare una nuova missione ed aveva bisogno di essere lucido.
Ma, in quel momento, per almeno qualche minuto voleva permettersi di essere
debole e stupido, e piangere tutte le sue lacrime mentre il pilota del
Gundam Sandrock gli accarezzava i capelli e Maxwell gli massaggiava le
spalle...
***
Era ancora notte fonda per Treize, che alla fine aveva deciso di far
rimanere Milliardo a dormire nella sua stanza, o meglio nel suo letto; non
se l'era sentita di svegliarlo, né gli era sembrato il caso che qualcuno
potesse vederlo uscire dai suoi appartamenti alle tre del mattino... In
quello stato, poi!
Non che al Colonnello importasse qualcosa della propria reputazione: sapeva
bene che l'ascendente che aveva sui suoi sottoposti era troppo grande perché
il sospetto di un'eventuale relazione con un altro uomo potesse suscitare
qualcosa di più che sciocche risatine e sguardi complici al suo passaggio.
Era per il suo angelo che si preoccupava; per il suo Milliardo, sempre così
integerrimo, limpido e corretto, così tanto da sembrare quasi sprovveduto, a
volte.
Sapeva che un certo genere di pettegolezzo gli avrebbe fatto male, così gli
era sembrato più prudente lasciarlo dormire lì... Nel *suo* letto!
Certo, più prudente... Ed una tortura per lui... Ma forse era giusto così,
era giusto dover soffrire ad avere Milliardo così vicino e non poterlo
toccare, non riuscire a farlo suo, a farsi amare come lui lo amava... Era la
punizione per quello che stava macchinando alle sue spalle, se pur lo stesse
facendo anche per lui; la punizione per ciò che stava architettando, per
manipolare il destino di tante persone; per aver trascinato nella sua follia
una ragazza fragile ed innamorata, la cui anima era ora spaccata a metà; per
aver infranto l'orgoglio di un ragazzino guerriero, soccombendo ai suoi
istinti più triviali.
Treize sedette sul letto accanto a Milliardo, cedendo un'ennesima volta alla
tentazione di toccare le ciocche seriche che gli ricadevano sulla fronte,
accarezzandole dolcemente ed allontanandogliele dal viso.
No, non era stato soltanto desiderio... Le parole che aveva rivolto a Wufei
erano vere: nonostante lo conoscesse appena, il giovane pilota occupava
davvero un posto speciale nel suo cuore. Ma sapeva che il cinesino
probabilmente non gli aveva creduto e che l'esperienza che gli aveva fatto
vivere l'avrebbe sconvolto per il resto della vita. Improvvisamente, per
qualche strano motivo il viso bello e dolce di Leia Barton gli tornò alla
mente, procurandogli una strana inquietudine; era come se qualcosa gli
dicesse che non aveva lasciato incolume nemmeno lei, nonostante i pochissimi
giorni durante i quali si erano frequentati.
Treize sorrise, un sorriso triste e malinconico.
Non era il momento di lasciarsi andare. Non poteva permetterselo.
Forse, per quella notte era decisamente meglio cercare di godere della
compagnia del suo ospite addormentato, cercando di non disturbare il suo
sonno...
Si spogliò lentamente, appoggiando i vestiti sul piccolo puff accanto al
letto e rimanendo con indosso soltanto i boxer di seta; considerò un attimo
Milliardo, consapevole del fatto che avrebbe dovuto sfilargli almeno i
pantaloni per offrirgli un sonno confortevole... Lo svestì con cautela,
facendo di tutto per non svegliarlo; il suo principe comunque sembrava
addormentato troppo profondamente per accorgersi di alcunché.
Povero Zechs, era esausto... Povero angelo. Una vita passata a scappare
dagli incubi del passato, a celare la propria identità, a cercare di
proteggere sua sorella da lontano, a lavorare strenuamente dietro le quinte
per poter un giorno restaurare il regno di Cinq...
Treize coprì con cautela il corpo immobile di Milliardo con le lenzuola di
seta, sdraiandosi contemporaneamente al suo fianco.
Non l'avrebbe mai lasciato da solo... L'avrebbe aiutato con ogni mezzo
possibile. Anche se questo avesse dovuto significare perderlo, perdere la
sua stima e la sua amicizia...
Zechs mugugnò qualcosa nel sonno, per poi muoversi inconsciamente verso
Treize; gli si raggomitolò contro, appoggiandogli il viso sul petto ed
abbracciandolo come se fosse stato un grosso orsacchiotto di peluche, con
l'innocenza di un bimbo addormentato.
Treize si irrigidì, per un attimo indeciso sul da farsi, prima di sorridere
e stringerselo dolcemente contro. Quella sarebbe stata senza dubbio una
delle notti più dolci della sua vita...
***
...Zechs aprì lentamente gli occhi, svegliato dalla luce del sole e dal
cinguettìo di una coppia di cardellini.
Quest'ultimo particolare lo mise in allarme; sbatté le palpebre e si guardò
rapidamente intorno, prendendo coscienza di dove si trovasse e, soprattutto,
con chi.
Era a letto con Treize... Nel letto *di* Treize. Con il viso sul suo petto,
le braccia del colonnello che lo cingevano dolcemente... I suoi occhi
zaffiro che ora lo stavano osservando colmi di quelle emozioni che
riuscivano sempre a disorientarlo.
Una carezza sulla guancia
STONK!!!
Choco: AIHA!!! Ma perché ve la prendete tutti con
meeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee?!?!?!?
Wufei: Lady, questa fic essele tloppo lunga! Tu muovelti! Tempo è denalo!
Non potele mettelci tutta la vita a sclivele scemenza come questa, essele
logico che poi Zechs addolmentale, povelino!!!"
Choco: Vabbé, vabbé, ora taglio... ;________; Però non darmi più botte con
il fodero della tua spada! Cattivo! ç__ç
ed un bacio sulla fronte, due gesti tenerissimi che riflettevano la dolcezza
del suo sguardo...
"Buongiorno, raggio di sole..."
Lo salutò, sorridendo estasiato.
Zechs ricambiò il sorriso timidamente... Ma poi i suoi occhi fuggirono
quelli dell'uomo accanto a lui, mentre il suo viso assumeva un'espressione
triste.
Treize allentò l'abbraccio in cui lo stava stringendo, provando un'immediata
fitta al cuore.
"Mi dispiace, Treize..."
Quelle tre parole appena sussurrate fecero spezzare qualcosa nel cuore del
Colonnello; dietro a quegli occhi chiarissimi, in quell'istante erano
altrettanto limpide le ombre che avrebbero sempre braccato l'anima di
Milliardo, che avrebbero sempre oscurato la sua luce...
Zechs non avrebbe mai potuto amarlo come lo amava lui... Aveva troppo da
affrontare per esorcizzare il suo passato: la sua vendetta personale, la
strada da spianare a sua sorella, il suo sogno di ristabilire il regno di
Cinq...
Non sarebbe mai stato *suo*. Non completamente... Anzi, in quel momento la
consapevolezza che presto l'avrebbe perso si fece strada nel cuore di Treize
come un dardo avvelenato.
Prese delicatamente il mento di Milliardo tra le dita, costringendolo a
guardarlo nuovamente negli occhi.
"Milliardo... Non dimenticarti che io ti amerò per sempre. Sopra ogni altra
cosa. Non dubitarne mai, qualunque cosa accada."
Il viso di Zechs si illuminò di un altro sorriso, questa volta più spontaneo
e rilassato; il giovane principe si avvicinò per accarezzare leggermente le
labbra del suo superiore con le proprie.
"Non ne dubiterò...", rispose semplicemente, raggomitolandosi contro al
petto di Treize nella medesima posizione in cui si era risvegliato poco
prima.
Lo sapevano entrambi... Milliardo Peacecraft aveva la propria strada da
percorrere, una strada che l'avrebbe quasi sicuramente portato lontano da
Treize.
Ma, per quella mattina almeno, potevano tranquillamente fingere che
avrebbero passato la vita l'uno accanto all'altro...
Per pensare al futuro ci sarebbe stato tempo.
***
FINEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!
At least!!!!
Che parto!!!!
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