Disclaimers: tutti i
personaggi di GW appartengono alla Sunrise, io non ci guadango nulla e… Le
solite cose.
Note per chi legge: Vedi cap. 1
Spoilers: qua e là...
Tutto in
una notte
meteor II -
Sparkling Acquamarine
di Choco
Era sempre un'esperienza
fuori dall'ordinario trovarsi di fronte alla prorompente bellezza di
Milliardo Peacecraft.
Il suo viso era quanto di più simile alla perfezione Treize avesse mai
ammirato: la carnagione chiara ma luminosa, gli zigomi perfettamente
cesellati, la linea delicata della mandibola… I suoi lineamenti erano
talmente delicati da poter appartenere ad un volto di donna, pur tuttavia
senza renderlo effeminato.
Le sue labbra erano piene e ben disegnate, di un chiarissimo color pesca ed
il naso, né piccolo né grande, sembrava opera di un fine scultore, con
quella deliziosa punta rivolta un po' verso l'alto… Gli occhi acquamarina,
sebbene così chiari da sembrare quasi trasparenti, erano vitali ed
espressivi ed i lunghissimi capelli biondo platino parevano quasi una
preziosa cornice per quella che poteva definirsi un'opera d'arte vivente...
Il Colonnello sospirò, avvicinandosi a lui; non fu capace di trattenersi
dall'allungare una mano verso una ciocca rilucente, prendendola
delicatamente tra le dita.
"Spiegami, Milliardo... Ha un significato particolare questa tua improvvisa
decisione?", chiese Treize, sorridendo estasiato mentre il suo sguardo
scorreva su e giù lungo lo statuario corpo di Zechs.
"Il significato è chiaro, Colonnello... Io ho tolto la maschera di fronte a
te. Ho bisogno di sapere se tu sei disposto a togliere la tua."
Le dita di Treize liberarono i fili argentati che stringevano; l'uomo aprì
la mano, lasciandola indugiare tra i capelli del suo secondo, portandoglieli
poi dietro ad una spalla in un tenero gesto d'affetto.
"Di quale maschera stai parlando, tenente Marquise? Io non ti ho mai
nascosto il mio volto... Né, tanto meno, i miei scopi."
Gli occhi chiarissimi di Zechs erano fissi nell'azzurro più intenso di
quelli di Treize.
"Sei sicuro, Colonnello? Io ultimamente mi sono chiesto spesso perché mai
dovresti aiutarmi... Aiutare me, l'erede dei Peacecraft, a riscattare il
nome della sua famiglia pacifista, tu che sei un alto ufficiale di OZ.
Perché stai facendo questo per me?"
Quelle parole colpirono Treize come una scudisciata.
Zechs aveva parlato senza abbassare lo sguardo, la voce che tradiva tensione
ed un pizzico di quello che avrebbe potuto essere risentimento.
Il sorriso dolcissimo che il Colonnello gli aveva riservato sino a quel
momento scomparì, sostituito da un'espressione quasi accigliata.
Una mano si appoggiò, rassicurante, sulla spalla del Tenente.
"La *sincera* amicizia che ci lega non ti è sufficiente come motivazione,
Milliardo?", domandò Treize, accorato.
"...Dovrebbe?", rilanciò Zechs, sostenendo ancora lo sguardo aquilino che lo
scandagliava. "Non sei forse il più abile dei manovratori, nobile Colonnello
Kushrenada? Non credi che abbia i miei legittimi motivi per sospettare di
te?"
Il *nobile Colonnello* a quel punto sentì un nodo formarsi in gola.
Non avrebbe mai creduto possibile di aver suscitato in Milliardo questo
genere di dubbi... Appoggiò anche l'altra mano sulla spalla libera del
ragazzo, avvicinando ancora di più il viso al suo, incatenando i loro
sguardi.
"Sappi, Milliardo, che per quanto tu possa essermi utile e per quanto io
possa approfittare del tuo valore non mi passerebbe *mai* per la testa di
manipolarti per conseguire i miei obiettivi. E' vero che sono un uomo
spregiudicato... Ma non certo così abbietto."
Una spruzzata di rosa colorò gli zigomi di Zechs, mentre gli occhi si
sgranavano, sfuggendo poi quelli di Treize; sul volto di quest'ultimo si
ridisegnò un sorriso.
La mano destra del Colonnello si sollevò dalla spalla del suo Tenente; le
lunghe dita affusolate si appoggiarono sotto al mento di Zechs,
sollevandolo.
"Quale onore... Il Barone Splendente che abbassa lo sguardo di fronte a
me...", ponderò Treize, incantato dall'espressione quasi virginale che il
ragazzo aveva assunto in quel momento.
Zechs si girò improvvisamente di spalle, interrompendo il contatto.
"Non prenderti gioco di me, Treize. Mi stai confondendo..."
Era stato poco più di un sussurro, reso tremante dall'emozione.
Treize rimase qualche secondo attonito, prima di appoggiare di nuovo
entrambe le mani sulle spalle di Milliardo, costringendolo gentilmente a
voltarsi; non trovò nessuna resistenza, ma il viso del Tenente sembrava
trasfigurato da una miriade di emozioni contrastanti quando si ritrovò a
fissare gli occhi acquamarina.
"Hai ragione, angelo mio... Perdonami.", disse semplicemente il Colonnello,
sfiorando con le nocche di una mano la guancia vellutata di Zechs, prima di
lasciarsi tentare un'altra volta dai fili di luce che erano i suoi capelli e
prenderne una ciocca tra le dita, che poi si portò alle labbra, baciandola
con riverenza.
Gli occhi del biondo tenente erano spalancati, le sue belle labbra morbide
socchiuse in un'espressione d'incredulità.
"Sei il mio tesoro più prezioso, Milliardo Peacecraft. Sei il mio uomo
migliore, il mio più caro amico, la persona di cui mi fido di più. E,
credimi, queste mie parole non celano nessun secondo fine."
A Treize sembrò che la tonalità fragola si propagasse dalle guance a tutto
il bellissimo viso di Zechs, mentre il respiro usciva affannato ed
irregolare dalle labbra color pesca, che il Colonnello trovava più
tentatrici di secondo in secondo.
Treize guardò più intensamente il giovane ufficiale, sollevando le
sopracciglia e lasciando scivolare le mani dalle sue spalle lungo le
braccia; avvertiva un leggero tremito far vibrare quel corpo tanto
desiderato che ora era lì, così pericolosamente vicino a lui...
"...Credi sia stato abbastanza chiaro, con te, Milliardo?", domandò quindi,
in un roco sussurro e con un sorriso malizioso ad incurvargli la bocca.
Il tonfo della maschera che Zechs aveva tenuto sotto al braccio destro fino
a quell'istante giunse ovattato dal preziosissimo tappeto su cui i due erano
rimasti fermi a parlare.
Due braccia esitanti circondarono le spalle del Colonnello, mentre un volto
angelico gli si appoggiava nell'incavo del collo.
Treize sbatté le palpebre, colto alla sprovvista, in preda ad una
violentissima sensazione: gli sembrò essere investito da un'onda anomala,
per poi essere risucchiato dall'oceano.
"Fammi rimanere qui con te, stanotte...", furono le successive parole di
Milliardo, pronunciate sulla sua pelle come una languida carezza.
***
Quatre era disteso su un divano in pelle bianca, con il capo appoggiato
sulle ginocchia di Trowa; il ragazzo lo imboccava con acini di dolcissima
uva nera, staccati quasi pigramente da un grosso grappolo che teneva in
mano.
Non c'era mai stato nessuno, nella sua vita solitaria… E adesso quel
ragazzino innocente e dolcissimo gliel'aveva riempita completamente.
Viziarlo e coccolarlo gli dava un piacere indescrivibile, non avrebbe mai
voluto smettere.
"Senti, Trowa… Ma secondo te Wufei aveva davvero una missione solitaria da
portare a termine?", chiese ad un tratto il biondino.
Il pilota dell' Heavyarms sorrise, nel suo solito modo enigmatico.
"Certo, piccolino… Wufei è un onorato guerriero e non ci racconterebbe mai
una bugia."
"Uhm… Forse no, però magari potrebbe ometterci qualche particolare… Tu che
ne pensi?"
"… Che la tua fantasia corre troppo."
"Sarà… Senti, Trowa…"
"Cosa c'è ancora, cucciolo?"
"…Credi che potremmo aiutare in qualche modo Duo? Con Heero, intendo…"
Trowa sospirò.
"Quatre… Cosa ti ho detto un secondo fa?"
"Ma, Trowa! Secondo me, Duo…"
Il proprietario del Sandrock venne zittito da un dito sottile posato sulle
sue labbra.
"Non sei un'agenzia matrimoniale, piccolino… Non puoi giocare a far
fidanzare chiunque ti capiti a tiro… E poi non è mica detto che siano tutti
come noi due."
Quatre spostò la mano del suo ragazzo, sorridendogli in modo tutt'altro che
ingenuo.
"Non ci credi nemmeno tu a quello che hai appena sparato, amore…"
***
Wufei stava volando verso il luogo dove, in quel momento, si trovava Treize
Kushrenada.
L'aveva localizzato… Era *ovvio* che ci sarebbe riuscito, prima o poi!
Quell'uomo supponente e *fastidiosamente* sicuro di sé l'aveva
sottovalutato, risparmiandogli la vita e lasciandolo andare… Lui l'aveva
avvertito, l'aveva messo in guardia sul fatto che sarebbe tornato da lui per
ucciderlo…
…E adesso la sua vendetta stava finalmente per compiersi!
Nataku l'avrebbe portato un'altra volta di fronte a quell'ufficiale nobile
ed elegante, che, da uomo d'onore qual era, avrebbe accettato un altro,
leale duello…
…Solo che questa volta lui non avrebbe perso, oh, certo che no…
Si era allenato ogni giorno, con la sciabola ereditata dalla propria
famiglia, per essere sicuro di potersi prendere la rivincita su quello che
ora era diventato il suo più acerrimo nemico, l'incarnazione stessa del
male.
Si sentiva… *emozionato*.
Stranamente emozionato, per dire la verità… Il cuore gli batteva nel petto
così forte da sembrare voler sfondargli la gabbia toracica e nella sua
pancia si stringeva qualcosa ad intervalli regolari, procurandogli coliche
dolorose… Una serie di sensazioni molto simili alla *paura*.
Il fanciullo deglutì.
Strano… Ormai, dopo tutto quello che aveva passato, la paura doveva essere
un sentimento accantonato da tempo, nel suo cuore.
Eppure…
Eppure, pensare a Treize gli procurava un tale scombussolamento interiore da
farlo sentire quasi indifeso, quasi…
*Bambino*.
Un bambino cresciuto troppo in fretta che, ogni tanto, sentiva il bisogno di
riappropriarsi della sua infanzia negata…
Lui *desiderava* rivedere Treize, lo desiderava con tutto se stesso; lo
voleva perché il Colonnello gli aveva impartito una sublime lezione di vita,
battendolo a duello: gli aveva ricordato di possedere dei sentimenti, delle
emozioni, di essere ancora fragile e vulnerabile e orgoglioso e stupido… Di
non essere solo uno spietato e vendicativo terrorista.
Desiderava rivedere quel volto aristocratico, quegli occhi che avevano
sostenuto il suo sguardo senza un minimo di esitazione…
Desiderava *ucciderlo*.
Si, ucciderlo… Eliminarlo dalla faccia della terra per spazzare via le
proprie insicurezze.
Il ragazzino si sentì andare a fuoco la faccia e accelerò, desiderando solo
di fondersi completamente con Nataku, per non essere più in grado di provare
nulla…
***
Treize chiuse un abbraccio protettivo intorno al corpo appoggiato al suo.
"Milliardo…", sussurrò all'orecchio del giovane, cercando di tenere sotto
controllo le reazioni del proprio corpo.
Non voleva che Zechs si accorgesse dell'effetto che la sua vicinanza sortiva
in lui; era evidente che il ragazzo era un po' turbato. Non era quello il
momento di cedere agli istinti…
"Zechs.", provò di nuovo a chiamarlo, usando il soprannome che sembrava
metterlo più a suo agio, mentre la sua mano destra gli accarezzava con
circospezione i capelli.
"Non mandarmi via…", rispose una voce flebile ed infantile.
Il Colonnello si scostò, allontanando Zechs da sé dolcemente ma con
fermezza; gli insinuò nuovamente una mano sotto al mento, costringendolo a
guardarlo negli occhi, scrutando nei suoi per cercare di comprendere cosa
stava accadendo dietro a quelle purissime acquemarine.
Non si sorprese più di tanto di trovarle lucide e liquide, né di leggere sul
viso perfetto del suo Tenente smarrimento e dolore… Il dolore di una vecchia
ferita, mai completamente rimarginata, che, di tanto in tanto, faceva
riemergere l'anima straziata del piccolo principe di Cinq.
Treize dovette farsi forza per non lasciarsi vincere dalla commozione e
dall'impulso di stringerlo in un abbraccio disperato, baciandolo ovunque e
sussurrandogli di stare tranquillo, che lui non avrebbe mai permesso a
nessun altro di fargli del male…
"Zechs…", ripeté, cercando di mantenere la voce più ferma possibile. "Non ci
penso nemmeno a mandarti via." Sorrise, accarezzando lievemente la guancia
del suo secondo con un pollice. "Ma vorrei che tu mi dimostrassi di essere
lucido… E che mi parlassi di ciò che ti preoccupa, prima di buttarti in
questo modo tra le mie braccia…"
Gli costava davvero tantissimo parlargli a quel modo… Uno dei suoi più
grandi desideri era lì, a pochi centimetri da lui… E lui lo stava
respingendo!
Ma come avrebbe potuto approfittare delle debolezze di Milliardo, proprio
lui che lo vedeva talmente perfetto da considerarlo quasi intoccabile?
Aveva percepito il bisogno del piccolo principe di appoggiarsi a qualcuno,
di sentirsi al sicuro, di sapere di non essere solo… E proprio per questo
motivo doveva essere più leale di sempre.
La reazione di Zechs fu inaspettata e violenta; si allontanò con uno scatto,
colpendo la mano di Treize che lo stava gentilmente accarezzando.
I suoi occhi lampeggiavano e la sua espressione era accigliata come quella
di un bambino imbronciato.
"Significa che non mi vuoi?", chiese con rabbia malcelata, quasi gridando.
Treize rimase a bocca aperta, prima di sbattere le palpebre un paio di
volte. Questo anomalo Zechs si comportava decisamente fuori dagli schemi…
"Non… Ti voglio?", ripeté il Colonnello, confuso.
Il tenente si voltò di scatto, dandogli le spalle.
"Che stupido… Che stupido sono stato a venire da te… Adesso devo sembrarti
davvero patetico. Così la doratura del *Barone Splendente* si è finalmente
scrostata…"
Treize inclinò la testa da un lato, riflettendo sul da farsi; aprì la bocca
per dire qualcosa, ma poi ci ripensò, lasciando a Zechs l'opportunità di
parlare.
"…Ma che ci faccio io, qui? Che ci faccio in una divisa di OZ, che ci faccio
dentro ad un mobile suit, combattendo, distruggendo e disonorando il nome di
mio padre?"
Il ragazzo si girò nuovamente ad affrontare Treize, lasciando che una
lacrima cristallina gli rigasse il viso, come una piccola scia di luce. "Ma,
soprattutto… Cosa ci faccio qui con te, rendendomi ridicolo? Con te che non
sai che fartene della mia *ridicola* devozione?"
Zechs aveva espresso in quelle poche parole tutto il suo dramma interiore e
vederlo piangere, bellissimo e perfetto anche in quello, azzerò in un
istante tutti i buoni propositi di Treize; tuttavia, com'era suo costume, il
Colonnello non si scompose e non si lasciò sopraffare dall'istinto.
Raccolse la maschera, rotolata al bordo del tappeto e la poggiò sul vicino
scrittoio in legno di ciliegio, accarezzandola con delicatezza, come se
fosse stato lo stesso viso di Zechs; si voltò verso di lui, allungando una
mano e guardandolo negli occhi, che subito si abbassarono, pieni di vergogna
a causa dello sfogo a cui si era lasciato andare il loro proprietario
qualche secondo prima.
"Vieni qui, Milliardo…"
La voce di Treize, sempre dolce e bellissima, giunse alle orecchie del
giovane ufficiale ancora più delicata di sempre, in un tono più di supplica
che di comando.
Zechs riportò lo sguardo sulla figura dell'uomo di fronte a lui, che gli
stava ancora tendendo la mano. Treize riusciva a sembrare nobile ed
imponente anche in jeans e piedi scalzi. Si avvicinò lentamente, sentendo le
proprie barriere demolirsi man mano che l'aura calda e rassicurante del suo
superiore lo circondava; avvertì il contatto di quella mano che si stringeva
alla sua.
Subito dopo, si ritrovò con la fronte appoggiata a quella di Treize.
"Non voglio mai più sentirti dire nulla del genere… Né che io non ti
desidero, né tanto meno che stai disonorando la tua famiglia, perché sono le
due cose più stupide che avrebbero mai potuto uscirti dalle labbra."
Zechs chiuse gli occhi, permettendo ad altre due lacrime di sgorgarne
liberamente; avvertì entrambe le mani di Treize posarsi ai lati del suo
viso, le sue dita asciugare i due rivoletti cristallini.
Il Tenente risollevò le palpebre, perdendosi nel sorriso dolcissimo del suo
superiore, in quella tenerezza che il suo sguardo riservava a lui e solo a
lui…
"Tu sei fatto d'avorio e d'oro… Le tue labbra scriveranno la
storia*",sussurrò Treize, prima di accarezzargli la bocca con la propria in
un delicatissimo bacio.
Anni di attrazione reciproca e passione repressa ruppero gli argini, facendo
diventare di gelatina le ginocchia di Zechs ed incendiando letteralmente il
corpo del Colonnello, che si affrettò a staccarsi da quelle labbra umide e
tiepide prima che la ragione si offuscasse completamente e lo inducesse a
spingere il suo giovane ufficiale contro al muro ed abusare dolcemente di
lui…
"Vieni con me…", si affrettò a dire con un sorriso, guardando negli occhi
smarriti che si ritrovò di fronte; prese Zechs per mano, conducendolo verso
l’imponente letto a baldacchino, posto al centro della stanza, adornato da
preziosi e pesanti tendaggi ricamati sui toni dell’azzurro e dell’oro. Il
ragazzo lo seguiva docilmente e non oppose nessuna resistenza nemmeno quando
il Colonnello lo spinse a sedersi sul copriletto di delicato raso celeste.
Treize estrasse un altro bicchiere dalla piccola credenza in cristallo e
versò un po' del vino che aveva prima scelto per sé; si avvicinò poi al
tavolino accanto alla finestra, sollevando in una mano elegante la ciotola
in preziosa ceramica contenente del cioccolato bianco alle nocciole
spezzettato in quadretti molto piccoli e prendendo anche il suo calice.
Ritornò sui suoi passi, per sedersi sul letto accanto a Zechs con un sorriso
incoraggiante; il giovane lo guardava in silenzio, rapito e un po' confuso,
ma accettò il vino che gli venne offerto sorridendo a sua volta.
"Grazie...", mormorò sommessamente, alzando il bicchiere in segno di salute
e facendolo tintinnare su quello di Treize, prima di portarselo alle labbra.
Il Colonnello bevve insieme a lui, per poi posare il suo calice sul comodino
e scivolare sul pavimento, rimanendo in ginocchio ai piedi del letto.
Le sue mani si poggiarono su un alto stivale di Zechs, all'altezza della
caviglia; Treize lo sfilò con consumata abilità, strappando un sussulto al
ragazzo.
"Non pensare male di me, Milliardo... Voglio solo che tu ti metta a tuo
agio.", spiegò, mentre si occupava dell'altro stivale e osservava con
estremo interesse le caviglie che si lasciavano intravedere sotto alle
staffe degli attillati pantaloni bianchi. "Voglio che tu ti rilassi, che ti
senta al sicuro e mi parli di ciò che sta torturando la tua bellissima
anima..."
L'uomo si alzò, si avvicinò al tavolo in cristallo dove aveva lasciato la
bottiglia di vino e ritornò indietro, a sedersi sul letto accanto al suo
ospite, riempiendogli di nuovo il bicchiere.
"Tu… Tu sai cosa tormenta la mia anima, Treize… Lo sai perché hai sempre
saputo vedere oltre la maschera." ,disse Zechs, dopo aver assaggiato un
altro sorso di vino. "Non ho bisogno di confidarmi… Ho soltanto bisogno di
sentirmi… Al sicuro. Di sapere di potermi fidare…", aggiunse, guardando il
suo superiore negli occhi e sfiorandogli gentilmente le dita con le proprie.
Treize non rispose; si limitò a sorridergli in quel suo solito modo
dolcissimo e pieno di significati, di cui Zechs riusciva a cogliere solo una
minima parte. Lo sguardo del nobiluomo si spostò quindi sui pezzetti di
cioccolato bianco che traboccavano dalla ciotolina appoggiata sul letto.
Le sue dita si posarono su un quadretto minuto e perfetto, di un bianco
panna appena inquinato dal beige delle nocciole; Treize lo prese
delicatamente tra il pollice e l'indice, per poi sollevarlo all'altezza del
viso di Zechs.
"Trovo che ti si addica molto…", spiegò, con una voce in bilico tra la
dolcezza infinita e la passione più triviale." Bianco, a rappresentare la
purezza, la nobiltà d'animo…" Il Colonnello fece scivolare il pezzetto di
cioccolata lungo una guancia, accarezzandola, scendendo poi fino sulle
invitanti labbra del suo secondo; percepì un brivido scuotere delicatamente
il ragazzo, mentre un sospiro tremante gli usciva dalla gola.
"…E così dolce…", finì Treize, prima di spingere il quadretto nella bocca di
Zechs; quest'ultimo si lasciò andare ad una specie di gemito, quando l'aroma
intossicante e vanigliato si sprigionò dentro di lui. Chiuse gli occhi,
assaporando quel piccolo paradiso sensoriale come se fosse stato qualcosa di
tanto agognato e tanto a lungo negato; si sentì pervadere da una marea di
emozioni fortissime e bevve ancora del vino di Treize per riuscire a
ritornare alla realtà grazie al sapore secco e speziato. Gli girava la
testa… E non solo per l'alcool, ma soprattutto per il modo in cui il suo
aristocratico, spregiudicato superiore gli stava insegnando come godere dei
piccoli vizi quotidiani, trasformandoli in strumenti di estremo piacere
sensoriale.
Un altro quadretto di cioccolata gli accarezzò il viso, spedendogli un
violento brivido lungo la spina dorsale. Zechs sollevò le palpebre sugli
occhi lucidi, conscio dell'eccitazione che gli dava essere oggetto di quelle
attenzioni così fuori dall'ordinario.
"Lasciati proteggere, Piccolo Principe…" La voce di Treize gli giunse ancora
più melodiosa del solito, quasi come se l'avesse intonata in una dolcissima
ninna_nanna, mentre il secondo pezzetto di cioccolato bianco gli si
scioglieva sul palato.
"Fidati di me… Lascia che preservi la tua luce…" Una mano del Colonnello si
appoggiò alla guancia di Zechs e lui la prese in una delle sue, premendo il
viso contro il palmo grande e caldo che lo accoglieva. Chiuse gli occhi
istintivamente, pronto a perdersi per sempre in quel calore disarmante.
"…Milliardo…"
Fu l'ultima parola che Zechs udì, prima che le labbra di Treize di posassero
di nuovo sulle sue.
***
Duo era intento ad intrecciare i foltissimi capelli castani, dopo averli
districati con cura una volta finita la doccia.
Ogni tanto il ragazzino lanciava timide occhiate all'immagine riflessa sullo
sfondo dello specchio del bagno; Duo aveva aperto la porta una volta finito
di lavarsi, per far fuoriuscire un po' del soffocante vapore che aveva
invaso la lussuosissima toilette.
Heero, nell'enorme stanza che dividevano, stava ancora lavorando sul suo
portatile con incessante zelo; non aveva detto una parola quando il compagno
era rientrato, né durante tutto il tempo che aveva impiegato a farsi la
doccia e a pettinarsi.
E continuava a mostrare la più assoluta indifferenza per tutto ciò che lo
circondava.
Duo sbuffò, posando una mano sulla superficie fredda e liscia dello
specchio, di nuovo appannata; l'immagine che essa rifletté una volta pulita
era quello di un faccino triste e due grandi occhi sconsolati.
Da quando in qua, rifletté il pilota del Deathscyte, il mio viso è diventato
capace di assumere certe espressioni da fotoromanzo per nonnette?
"Oi..."
Il suono, duro e gutturale, lo riportò alla realtà.
Si girò verso Heero, mentre con una mano fissava un piccolo elastico
all'estremità della sua incredibile treccia.
"...Tsk. Ci hai messo più di mezz'ora a mettere a posto quella criniera. Ma
quando ti deciderai a tagliarla? Non capisco come si faccia a perdere tanto
tempo dietro a dei capelli..."
L'approccio non era stato certo dei più gentili, ma almeno era un inizio.
Duo ritrovò il suo sorriso, mentre spegneva la luce del bagno ed usciva
nella stanza indossando un paio di jeans strappati ovunque ed una canotta di
lino.
Si andò a sedere ai piedi del letto di Heero, portandosi le ginocchia al
petto ed abbracciandole.
"...E' una mia mania... ", rispose, guardando Heero con la coda dell'occhio.
"Tu non hai manie, a parte quella di farti del male fisico? Tutti siamo
fissati con qualcosa… guarda Relena, per esempio…"
Quel nome ebbe l'effetto di uno sparo.
Heero smise immediatamente di digitare sulla tastiera del portatile,
irrigidendosi; Duo distolse lo sguardo dal compagno, sentendosi le guance
andare a fuoco e qualcosa stringergli lo stomaco. Aveva parlato un po'
troppo… E l'aveva provocato, lo sapeva bene. Come al suo solito… Possibile
che ogni volta doveva riuscire a mandare tutto all'aria, proprio quando
stava per avvicinarsi un po' di più a quell'impossibile, bellissimo ragazzo?
La reazione del pilota del Wing, però, fu del tutto inaspettata: dopo aver
scosso lentamente la testa e aver borbottato qualcosa in giapponese che alle
orecchie del pilota americano era suonato molto come un "Duo no baka",
appoggiò una mano forte sulla testa del ragazzo con la treccia e gliela
scosse, un po' brutalmente, nella parodia di quella che ricordava una
scompigliata ai capelli.
"Tu parli troppo… Adesso raggiungiamo Quatre e Trowa a cena, così finalmente
avrai quella boccaccia impegnata a fare qualcos'altro."
Duo sbatté le palpebre un paio di volte, prima di riportare lo sguardo su
Heero; quest'ultimo aveva appena finito di chiudere il lavoro su cui
armeggiava da tutto giorno e stava per spegnere quel maledetto lap-top! Non
solo: prima di chiudere il computer ed alzarsi dal letto, rivolse uno dei
suoi rarissimi sorrisi al compagno, che rimase inebetito a guardarlo. Non
riuscì nemmeno a dar voce alla battuta che gli stava per scappare (ovvero
che ci sarebbero stati metodi più interessanti per fargli chiudere la
boccaccia), ma si affrettò a scattare in piedi e a correre dietro al
ragazzino giapponese, quando lo sentì borbottare, ormai sulla porta della
stanza:
"E muoviti, Duo…"
***
Le labbra di Zechs erano morbide e dolci mentre si muovevano contro le sue,
un po’ incerte, un po’ curiose… Sapevano di cioccolato e vino ed erano la
cosa più deliziosa che Treize avesse mai assaggiato.
Il Colonnello le assaporò con calma, prendendosi tutto il tempo necessario:
aveva desiderato così a lungo poterle baciare negandosi, al tempo stesso,
anche solo il pensiero… Voleva che quel momento durasse il più possibile,
voleva imprimersi a fuoco nella memoria la sensazione che gli procurava quel
contatto.
Le dita scivolarono tra le ciocche argentate, portandole dietro ad un
orecchio, andando ad indugiare sulla nuca di Zechs; avvertì le braccia del
ragazzo cingergli le spalle, sentì il vetro fresco del calice che questi
ancora stringeva in mano toccargli il collo…
Treize sorrise, staccandosi di qualche millimetro dalla bocca del suo
ufficiale; gli baciò la punta del naso, poi la fronte, prima di afferrargli
delicatamente i polsi e sciogliersi dall’abbraccio; tacitò la protesta
dell’ex principe di Cinq con un altro breve bacio sulle labbra, ora non più
del solito delicato color pesca ma di un’intensa tinta fragola.
“Bevi ancora, Milliardo…”, offrì in un sussurro, versando altro vino nel
calice di Zechs dalla pregiata bottiglia che aveva appoggiato sul comodino
in ciliegio.
La breve risatina cui si lasciò andare il giovane Principe lo sorprese:
era come se il suo ospite fosse già leggermente allegro a causa dell'alcool
che aveva bevuto e Treize si intenerì a quel pensiero, imboccando il ragazzo
con un altro quadretto di cioccolato bianco tra un sorso e l'altro.
"Non esagerare, Treize... non sono abituato a bere tanto...", mormorò Zechs
con voce sottile, mentre si avvicinava al suo superiore per fargli ancora
assaggiare il sapore vanigliato direttamente dalla propria lingua, che si
insinuò furtiva tra le labbra del Colonnello.
Treize raccolse tutta la forza di volontà che ancora gli era rimasta e
riuscì a non cedere all'istinto, che gli suggeriva di afferrare la splendida
creatura che gli stava di fronte, rovesciarla sul materasso e fare di lui
ciò che aveva sempre desiderato; giocò invece qualche istante con Zechs,
consentendogli il controllo del bacio, per poi prendere magistralmente il
controllo su di lui e lasciarlo senza difese.
Quando si staccarono l'uno dall'altro, il principe era senza respiro e
completamente abbandonato contro al petto di Treize; appoggiò una guancia
alla spalla dell'uomo, sospirando profondamente.
"Treize... ", mormorò in un gemito, allacciandogli le braccia intorno al
collo.
Quest’ultimo sorrise, accarezzando dolcemente la schiena del giovane
Tenente, dapprima facendo scorrere le mani su e giù al si sopra della
leggera camicia di seta, poi concedendosi il lusso di infilarle sotto
all'indumento, tastando i dorsali lisci e scolpiti.
Zechs soffocò elegantemente un gemito sulla gola di Treize, cominciando poi
a ricoprirgli il collo di piccoli baci.
- fine parte 2 -
* Non avete mai visto “Velvet Goldmind”?!? Beh, è ora che lo facciate! ;p
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions
|
|