L’idea per questa fic mi è venuta guardando l’episodio 35, ma ci sono
spoilers dell’episodio 25. Disclaimers: I personaggi non sono miei, né
guadagno qualcosa ad usarli per scrivere fic (a parte gli insulti e le
minacce che ricevo appena le faccio leggere ad una certa persona ^___^;;;).
Tutto il tempo che vogliamo di Cloud
Alphonse scattò in avanti, evitando per un soffio il calcio di Edward e preparandosi a colpirlo a sua volta. “Perfetto, ora sarà sbilanciato.” Pensò pregustando la vittoria. Il fratello maggiore però, con una torsione del busto, ruotò appena e riuscì a spostarsi di lato con un certo anticipo sulla mossa di Al prendendolo di sorpresa e colpendolo leggermente, ma in modo tale da utilizzare a suo vantaggio lo slancio del fratello, che cadde pesantemente a terra battendo una spalla. -Al! Al, ti sei fatto male?- Chiese preoccupato il giovane alchimista di stato piegandosi sul fratello che rimaneva immobile a terra, il viso contratto in una smorfia di dolore, gli occhi serrati. -Al, mi dispiace. Riesci ad alzarti?- Il ragazzo annuì, riaprendo gli occhi e guardando il fratello. -Si, niisan. Non è niente- e fece per alzarsi, ma scivolò sull'erba del prato e sarebbe ricaduto se Edward non lo avesse sostenuto prontamente. -Dai Al, per oggi è meglio smettere. Torniamo a casa.- Il fratello minore non rispose subito, tenendo lo sguardo fisso a terra. Si scostò dalle braccia di Edward, mostrando di potersi reggere in piedi senza aiuto. -Io... Preferirei continuare, niisan.- Edward sospirò osservandolo: era sudato ed ansimava, inoltre cadendo si era graffiato la spalla -Ascolta Al, non ha senso avere fretta. Perché non cerchi di fare le cose con calma?- -Niisan, io...- Cominciò impetuosamente il ragazzo, per poi interrompersi e riprendere più lentamente. -Non ci riesco, non riesco a coordinare il mio corpo, i movimenti sono lenti e goffi, in più...- Si morse le labbra, incerto se terminare la frase, ma poi si decise -...Ho paura. Non sono ancora abituato al dolore.- Dalla voce traspariva frustrazione ed una punta d'imbarazzo. Il fratello maggiore parlò lentamente. -Si, questo è evidente. Basta che io ti colpisca appena che perdi la concentrazione.- Al si lasciò cadere a terra, scoraggiato. Edward gli sedette accanto. Gli si stringeva il cuore a vedere Alphonse depresso. -Questo lo sapevamo fin dall'inizio, ricordi? Quello che hai ora è un corpo del tutto nuovo per te. E' il tuo, perché è esattamente come era quello che avevi da bambino, soltanto cresciuto, ma allo stesso tempo è diverso, perché non l'hai mai usato prima di adesso. Tutto ciò che hai imparato fin da bambino, durante i nostri allenamenti e con Izumi sensei, l'hai dentro di te, nella tua mente, ma questo corpo non l'ha mai provato. Devi avere pazienza e lasciare che apprenda quel che tu hai imparato in anni. Dagli tempo.- Alphonse annuì, non ancora del tutto convinto. -Niisan, credi che mi ci vorranno anni per tornare al livello che avevo raggiunto?- Edward lo guardò sorridendo. -Sei molto migliorato in poco tempo. Non è passato ancora un mese e già riesci quasi a sostenere la durata di un allenamento completo. Sinceramente credo che non impiegherai che qualche altra settimana prima di potermi battere di nuovo. Quindi, lasciami godere dei pochi giorni di gloria che ancora mi restano, OK?- Terminò strizzandogli l'occhio. Alphonse tese le braccia per sgranchirsi i muscoli, poi sorrise a sua volta, guardando il fratello con la coda dell'occhio. -E va bene, ma ora ho capito perché vuoi interrompere l'allenamento, niisan.- Disse provocatorio. -Che cosa vuoi insinuare?- Gli domandò scherzosamente Edward mentre gli passava il braccio destro intorno al collo attirandolo a sé e allungava il sinistro in avanti con la mano stretta a pugno -Ricorda che per adesso sono ancora io il più forte- disse orgogliosamente. L'espressione di Edward strappò una risata al fratello minore. Riusciva sempre a tirarlo su di morale. -Questo è vero...- Cominciò a rispondere il fratello minore, sorridendo dolcemente ad Edward che esibì un sorriso soddisfatto, poi passò all'azione. -...per adesso- terminò svincolandosi dalla presa del fratello e, sapendo di non poter ancora competere con lui in abilità, utilizzò la spinta ed il peso del suo corpo per inchiodarlo a terra ed immobilizzarlo. -Allora, niisan, che ne pensi?- -Che forse non avrei dovuto incoraggiarti...- La risposta giunse in parte soffocata. Edward non si aspettava una contromossa di Al e non aveva fatto in tempo a reagire, ma ora gliel’avrebbe fatta vedere. -...e che ti sei montato la testa.- Disse tentando una mossa improvvisa per liberarsi. Inutilmente. Alphonse lo aveva decisamente bloccato. -Tutto sommato, niisan, potrebbe volermici molto meno di qualche settimana, non credi?- Disse ironicamente il ragazzo più giovane. Edward tentò ancora di liberarsi, ma il corpo del fratello minore lo schiacciava del tutto. Non aveva ancora riacquistato la velocità e l'abilità di un tempo, era vero, ma la tecnica era nettamente superiore alla sua, pensava il giovane alchimista di stato. Inoltre Alphonse era più alto... Era chiaro che non sarebbe riuscito a liberarsi. -Al... Mi arrendo.- Annunciò rassegnato e con lo sguardo corrucciato. In realtà si rese conto che la cosa non gli dispiaceva affatto; non lo seccava neppure un poco. Alphonse si stava riprendendo molto più velocemente di quanto avesse creduto possibile. I suoi movimenti, rigidi e stentati i primissimi giorni, erano tornati praticamente normali. Così come le sue percezioni. All'inizio era stato difficilissimo per lui anche solo sentire il vento sulla pelle. Ora invece sembrava in forma quasi perfetta e a vedere il suo viso dopo anni spesso il cuore di Edward si stringeva in un moto di tenerezza. Era davvero felice. Il fratello più giovane si rimise in piedi e tese la mano per aiutare Edward a rialzarsi. -E va bene.- Disse quello, afferrando la mano protesa verso di lui -Hai avuto la tua prima vittoria.- Alphonse scosse la testa. -Questa non conta, niisan. Ti ho preso di sorpresa ed ho usato una mossa che, data la tua altezza, non saresti riuscito a contrastare, quindi...- S’interruppe osservando il fratello maggiore che lo guardava torvo. -Ah, ecco, volevo dire, che avendo usato una sorta di imbroglio, non posso considerarla una sfida valida- terminò evitando altri commenti sulla statura di Edward, poi si schiarì la voce -Ehm, che ne dici di riprendere?- Edward, ancora in parte imbronciato per il commento di prima, rispose borbottando -Uhm, credo che in ogni caso sia meglio smettere. Oggi abbiamo prolungato anche più del solito.- Sul volto di Alphonse si dipinse un'espressione delusa. -Niisan, ma... Io sono ancora pieno di energie, posso continuare. Lo hai detto anche tu che sto migliorando!- Il giovane alchimista di stato era titubante. -Beh, ma ormai è anche quasi ora di pranzo, non ha senso proseguire.- -Per favore, niisan. Soltanto una mezz'ora ancora.- Disse l'altro, guardandolo implorante. Il tono del fratello scosse il ragazzo più grande. Per qualche motivo non riusciva assolutamente a vederlo deluso. In parte sapeva che era dovuto al fatto che avrebbe voluto ripagarlo per tutti gli anni di vita normale che aveva perduto, anche a causa sua, ma era conscio che non era l'unico motivo. Un'ultima occhiata all'espressione di Alphonse lo fece capitolare. -D'accordo, ma soltanto un quarto d'ora, va bene? Forse tu non sarai stanco, ma io lo sono. E comincio anche ad avere fame.- Alphonse annuì, felice di aver convinto il fratello. Si allontanò da lui e si preparò alla lotta. Edward fece altrettanto e si lanciò in avanti per primo; Alphonse parò all'ultimo il colpo del fratello e fece un salto indietro, per poi prepararsi a colpire con un calcio, che l'altro evitò facilmente. Proseguirono in questo modo alcuni minuti, ma sembrava che ad ogni istante che passava Alphonse acquistasse una maggiore destrezza e controllo. Edward se ne rese conto abbastanza presto, ormai combattevano alla pari, ed ogni colpo dell'uno veniva parato dall'altro che rispondeva per essere bloccato a sua volta. Non avevano mai combattuto in questo modo, impegnandosi al massimo entrambi e divertendosi così. Erano entrambi rossi in volto, ma sorridenti. Dopo qualche altro minuto però il fratello maggiore cominciò a trovarsi in difficoltà. Non riusciva più a fare altro che evitare i colpi di Alphonse, che non gli dava tregua, e non poteva più rispondere. Ansimava ed i suoi movimenti iniziavano a farsi più lenti. Fletté le gambe per prepararsi a sferrare un calcio, ma anche in questo caso il fratello minore lo anticipò bloccandolo con un braccio. Edward si trovò sbilanciato e fece qualche passo indietro cercando di riprendere l'equilibrio, ma vide che Alphonse si preparava comunque a colpirlo. Questa volta non ce l'avrebbe fatta ad evitarlo, lo avrebbe davvero battuto! Anche il ragazzo più giovane si era reso conto di migliorare e ciò lo aveva spinto a continuare, sempre più concentrato, sempre più padrone di quel corpo che ormai sentiva davvero come suo. Ad ogni movimento lo sentiva sempre più in sintonia con i suoi pensieri, tanto che ormai non doveva neppure pensare a muoversi, ma lo faceva istintivamente. Era una sensazione esaltante e gli sembrava di poter continuare in quel modo ancora per ore, mentre Edward era ormai alle strette. Si preparò al colpo che avrebbe posto fine all'allenamento, ma la vista gli si annebbiò all'improvviso e faticò a non perdere l'equilibrio. Fece per muovere un passo verso Edward, ma la gamba non gli rispose e la sentì cedere sotto di lui. Non aveva la forza di impedire la caduta. Allungò una mano cercando l'aiuto del fratello e venne accolto dalle sue braccia che lo sostennero. Vagamente lo sentiva gridare il suo nome, ma la nebbia si era fatta sempre più fitta ed ormai lo avvolgeva completamente impedendogli di vedere e sentire, finche non ci fu più nulla intorno a lui.
-ALPHONSE! ALPHONSE!- Aveva visto il fratello barcollare ed il suo volto sbiancare improvvisamente, poi aveva cercato di avvicinarsi e sarebbe caduto se lui non l'avesse preso. Se lo sistemò meglio tra le braccia e si diresse il più velocemente possibile verso casa col cuore che gli batteva all'impazzata.
***
La luce del sole entrava morbida dalla finestra che aveva le tende tirate, ed una lieve brezza soffiava all'interno della stanza. Il profumo lieve dell'erba del giardino si mescolava al cinguettio degli uccelli. La sensazione più vivida però era quella di una mano fresca posata delicatamente sulla sua fronte. Il ragazzo aprì gli occhi a fatica e vide il volto del fratello, inginocchiato accanto lui, che gli sorrideva dolcemente. -Niisan?- La voce era piuttosto flebile. -Ti sei svegliato, finalmente.- -Cosa... è accaduto?- -Temo che abbiamo esagerato. Devi aver avuto un calo di pressione. Sei svenuto, Al.- -Oh...- -E hai anche qualche linea di febbre.- Alphonse annuì stancamente. Si sentiva debole e stanco. -Ti va di mangiare qualcosa?- Chiese il ragazzo più grande. -No, grazie niisan.- Disse l’altro scuotendo la testa, ma cambiò idea osservando l'espressione corrucciata del fratello maggiore. -Beh, forse tutto sommato un po' di fame ce l'ho.- In fondo mangiando avrebbe recuperato prima le forze e, soprattutto, detestava far preoccupare Edward. Il ragazzo più grande sorrise ed uscì dalla stanza. Alphonse si mise a sedere sul letto, guardando la porta dietro la quale l’altro era sparito. Da quando aveva riacquistato il proprio corpo, il fratello maggiore lo aveva assistito ed aiutato in tutto. Gli era stato vicino non solo fisicamente, ma emotivamente, ogni volta che, durante i primi tempi aveva temuto di non farcela a sopportare l'eccessiva stimolazione dei suoi sensi, ed aveva quasi rimpianto l'insensibile corpo di metallo; Edward sembrava quasi anticipare i suoi timori ed era sempre con lui quando necessario. Osservò la luce che entrava dalla finestra e mise una mano dove un raggio di sole arrivava più direttamente. La differenza di calore era ancora piuttosto evidente per lui, e gli piaceva fare questi piccoli esperimenti, lo facevano sentire ‘vero’. Ricordò che anche Edward aveva usato quel metodo per farlo riabituare lentamente agli stimoli. Si voltò sentendo la porta riaprisi e guardò il fratello in un impeto d'affetto più forte del solito, racchiudendo in un unico sorriso la gratitudine, l'affetto e la felicità che provava nel sentirsi finalmente del tutto umano. Edward venne colto alla sprovvista da quel sorriso caldo e sentì il proprio cuore reagire in modo strano. Non si era ancora abituato a vedere il suo volto, le espressioni e gli atteggiamenti che ricordava familiari in un volto di bambino, ma che gli sembrava strano e al contempo naturale, ritrovare dopo anni. Non si saziava mai di osservarlo. Si schiarì la voce. -Bene, ecco il tuo pranzo.- Disse avvicinandosi al letto e posando il vassoio sul comodino sedendoglisi accanto. -Spero sia decente.- E lanciò uno sguardo significativo alla zuppa che aveva portato. Ed uno vagamente disgustato al bicchiere di latte che accompagnava il piatto. -Niisan, dovresti provare a vincere questa tua repulsione per il latte.- lo stuzzicò il fratello minore, divertito. Edward lo guardò allarmato. -Non ne ho la minima intenzione, Al. Quella roba non è neppure definibile come cibo. Non riesco davvero a comprendere come facciate voialtri a berla.- Ridacchiando Alphonse prese a mangiare, finendo tutto in pochi minuti. In effetti si sentiva davvero meglio. -Niisan, più tardi possiamo riprendere l'allenamento?- Chiese all'improvviso il ragazzo più giovane. Edward lo guardò esterrefatto. -Stai scherzando, vero Al?- L'interpellato parve vagamente imbarazzato. -Ecco, io mi sento bene ormai, e mi sembra inutile saltare la parte pomeridiana, non credi?- -Affatto, e toglitelo dalla testa. Per oggi ti riposerai e basta. I giorni prossimi vedremo.- La sua voce era suonata molto più aspra e perentoria di quanto avesse voluto. Alphonse in parte si aspettava una risposta simile, ma non il tono con cui gli venne rivolta. Per un attimo rimase in silenzio soppesando la reazione del fratello. -Scusami niisan, hai ragione. Non perderò ciò che ho raggiunto saltando un allenamento.- Non ricevendo risposta si voltò verso il fratello, che teneva lo sguardo basso. -Niisan, ho detto qualcosa di male?- Il ragazzo più grande scosse il capo. -Al, io... Ho paura.- Disse quasi in un sussurro. Il più giovane era perplesso -Di che cosa?- -Di... perderti. Non lo sopporterei. Ora che hai riacquistato un corpo umano sei più fragile, più vulnerabile, non solo agli attacchi fisici, ma anche alle malattie, alla stanchezza, e non sembri rendertene conto. Non sei più un'armatura, Al!- Le parole di Edward colpirono il ragazzo più giovane. Non ci aveva fatto molto caso fino ad allora, non veramente, ma il fratello aveva ragione. -Niisan, mi dispiace. Non volevo ti preoccupassi per me...- -Ma il punto non è la mia preoccupazione, quanto il fatto che potresti non renderti conto di stare male. Oggi sei svenuto per questo motivo.- Non disse quanto si era spaventato, il terrore che aveva provato a vederselo crollare tra le braccia, dopo anni in cui si era abituato al fatto che non poteva farsi male. Aveva del tutto perso il controllo per alcuni minuti, temendo un effetto ritardato di un suo errore durante l'esperimento, o che il nuovo corpo potesse avere qualche grave difetto, o ancora che l'anima non si fosse legata ad esso definitivamente, ed altre simili assurdità. Soltanto quando era finalmente arrivato a casa, e vedendo che sembrava respirare normalmente, si era pian piano calmato. Alphonse riuscì comunque ad indovinare il corso dei pensieri del fratello, e sentì stringerglisi il cuore. Capiva i suoi timori, perché anche lui li aveva più volte provati nel corso di quegli anni, nei confronti del fratello maggiore. -Ascolta, niisan, devo solo abituarmi a questo corpo, ma ti prometto che farò più attenzione. Ci tengo anche io.- Si stiracchiò e proseguì. -Sai niisan, credo di non avertene mai parlato direttamente, ma negli ultimi tempi ho preso una decisione. Appena mi sentirò pronto voglio dare l'esame per diventare alchimista di stato anch’io.- Con la coda dell'occhio notò l'espressione appena aggrottata del fratello. -So che non approvi, ma ho deciso di farlo comunque. In questi anni mi ero imposto di non fare alcun progetto preciso per il futuro, finché non avessimo trovato la soluzione per riavere i nostri corpi, ed ora che posso finalmente farlo, ho preso la mia decisione.- -Se questo è quello che vuoi Al, io ti aiuterò per quanto possibile. Anche se vorrei ci riflettessi ancora.- -Ti ringrazio, niisan, ma non tornerò indietro. Per vari motivi. Intanto desidero ovviamente proseguire lo studio dell'alchimia, e l'accesso alle biblioteche è fondamentale. Ce ne sono ancora molte che non ho visto e non voglio dover sempre dipendere da te, com’è avvenuto fino adesso.- Edward si irrigidì. Era ovvio, ma aveva evitato di pensarci seriamente fino ad allora. Alphonse presto non avrebbe più avuto bisogno di rimanere con lui. Aveva un corpo normale, poteva farsi una sua vita, indipendente dalla sua. E gli stava dicendo che era quel che intendeva fare. Avvertì una fitta di dolore al petto. Non riusciva a pensare alla sua vita senza Al, ma non gli avrebbe reso le cose difficili con il suo comportamento. Solo, non aveva pensato che questo momento sarebbe arrivato tanto presto. Sorrise stringendo i pugni sulle cosce. -Va bene, Al. Mi sembra giusto. Ognuno di noi seguirà la propria strada e proseguirà gli studi per conto suo. In fondo così potremo avanzare più velocemente, scrivendoci e confrontando le nostre scoperte. E' una buona idea, non credi?- Descrivendo quell'ipotetico futuro gli era quasi venuto da piangere e voltò lo sguardo per evitare che il ragazzo più giovane potesse vederlo. -E poi non possiamo restare sempre insieme, perché...- Si interruppe non sapendo come terminare la frase. Perché non potevano restare insieme? Proseguire gli studi come avevano fatto fino ad allora? Perché? Gli si formò un groppo in gola e desiderò disperatamente allontanarsi da Al. O stringerlo forte a sé. Una mano si posò sulla sua. -Niisan...?- Edward non si voltò; non poteva reggere il suo sguardo in quel momento. -Voltati per favore, niisan. Ti prego.- Il giovane alchimista si girò lentamente, sperando che quella discussione finisse presto, ed increspò le labbra in un sorriso forzato. Che svanì quando vide l'espressione smarrita di Alphonse. -Fammi finire, niisan. L'altro motivo per cui io vorrei diventare un alchimista di stato, è per... Poterti restare accanto, proseguire la strada con te, aiutarti negli studi avendo però le tue stesse possibilità. Io... Voglio restare con te, se tu...- Non riuscì a terminare la frase che le braccia del fratello lo circondarono stringendolo in un abbraccio quasi disperato. Alphonse ricambiò quella stretta con affetto sentendo il proprio cuore battere più velocemente. -Niisan, come hai potuto soltanto pensare che volessi lasciarti? Che preferissi vivere da solo piuttosto che con te? In questi anni sono io che ho temuto che non riuscendo a trovare un modo per tornare normale, prima o poi avresti preferito che mi allontanassi da te, per lasciarti la tua vita. Certo non era un pensiero del tutto razionale, ma temevo che prima o poi sarebbe accaduto.- Sentiva che il fratello stava piangendo nell'incavo tra il suo collo e la spalla e non poteva sopportarlo più a lungo. Lo allontanò gentilmente da sé, quel tanto che bastava per guardarlo in viso. Aveva gli occhi rossi ed il volto umido. -Al, io... Ho sempre temuto in fondo al cuore che provassi del risentimento nei miei confronti. Che nonostante mi avessi già detto di non odiarmi, dentro di te ci fosse del rancore.- Alphonse gli passò le dita sugli occhi asciugandogli le lacrime, con il cuore che batteva sempre più forte. -Niisan, non hai capito. Tu per me sei la persona più importante che esista. Non c'è nessuno che per me conti di più. Ed è con te che voglio restare, se tu sei d'accordo. Per sempre.- Avvicinò il proprio viso a quello del fratello maggiore, lentamente, osservando i suoi occhi farsi più grandi per la sorpresa, fino a che posò le proprie labbra sulle sue, leggermente, con delicatezza, avvertendo il sapore salato delle lacrime che, e si sentì in colpa per questo, lui stesso aveva involontariamente provocato. Si separò dal fratello per osservare, con una certa ansia, la reazione che il suo gesto aveva provocato. Edward aveva le guance arrossate e sembrava del tutto stupito. Il fratello minore si sporse nuovamente verso di lui e gli scostò un ciuffo dal viso. -Niisan, io ti voglio bene, seriamente.- Edward non poteva credere a quel che stava succedendo. Alla tristezza di poco prima si era sostituita prima la sorpresa, ed ora una gioia profonda ed assoluta. -Anche... Anche io ti voglio bene, Al. Ed anche per me non esiste nessuno che sia più importante di te.- La tensione del fratello minore si sciolse. Per quanto fosse sempre stato sicuro dell'affetto del fratello, non poteva sapere se questi suoi sentimenti avrebbero mai potuto essere ricambiati. -Niisan, vuoi dormire con me, stanotte?- Edward annuì, con un sorriso imbarazzato.
Passarono il resto della giornata a parlare, chiarendo piccole cose accadute nel corso di quegli anni, e facendo progetti per i prossimi giorni, per il futuro esame di Alphonse, per i loro studi; e per loro stessi. Si conoscevano da sempre, ma in quelle poche ore sentirono di aver raggiunto nel loro rapporto un livello più profondo, più completo. Dopo cena salirono in camera e, dopo essersi tolti i vestiti, rimasti in boxer e maglietta, si sedettero sul letto, entrambi leggermente imbarazzati dalla situazione. Tentarono di parlare un altro poco, per alleviare la tensione, ma non riuscivano a portare avanti il discorso. Alla fine rimasero in silenzio alcuni minuti, ognuno cercando di raccogliere i propri pensieri. -Niisan?- Chiamò infine Alphonse con voce esitante, guardando incerto il fratello. -Si, Al?- rispose Edward con la medesima incertezza. -Ecco... Forse per stanotte preferisci dormire da solo?- Aveva notato la sua tensione e non voleva comportarsi in modo affrettato. -No, Al. Davvero. Per me... Va bene così.- Rispose un po' imbarazzato, ma guardando il fratello minore direttamente negli occhi. -Allora va bene anche a me, niisan.- Disse l'altro avvicinandoglisi. Gli passò una mano sui capelli, in una lenta carezza, fino a raggiungere l'estremità finale della treccia. Cominciò ad armeggiare col laccetto fino a scioglierlo e proseguì disfacendo delicatamente l'intreccio, poi prese la coda di capelli in una mano e se la fece scorrere sul palmo, facendola ricadere sulla spalla del fratello. -Per stanotte resta così, vuoi?- Gli sussurrò. Edward annuì, col cuore che gli batteva forte. E che aumentò ancora quando vide Alphonse avvicinarsi ancor più e posare di nuovo le labbra sulle sue. Stavolta era più consapevole di quanto stava accadendo, e non venne colto del tutto alla sprovvista quando sentì la lingua di Alphonse farsi strada attraverso le labbra e scivolare nella sua bocca, timidamente, quasi a sondare la sua reazione. Edward lo lasciò fare, poi prese a rispondere al bacio. Entrambi assaporarono quella sensazione per loro del tutto nuova, finché si staccarono per prendere fiato. Si guardarono negli occhi vedendo l'uno nell'altro riflesse le stesse emozioni, lo stesso amore, la stessa felicità. Si baciarono di nuovo, stavolta più profondamente, ed Alphonse spinse delicatamente il fratello indietro, adagiandolo sul letto e sdraiandosi sopra di lui lentamente. La mano destra si infilò tra i capelli biondi, mentre quella sinistra prese a scorrere sul corpo del ragazzo, infilandosi sotto la maglietta e risalendo dal fianco fino al petto, seguendo la linea dei muscoli, per poi spostarsi verso la spalla, dove incontrò la cicatrice che era rimasta in corrispondenza del fissaggio dell'automail, anche dopo che aveva riottenuto il braccio. Seguì la cicatrice col dito, spostando la maglietta e lasciando la spalla scoperta. Spostò le labbra dalla bocca di Edward alla sua spalla e prese a mordicchiarla leggermente, muovendosi poi verso il collo. Dalle labbra del fratello uscì un gemito e Alphonse sentiva che anche le sue mani avevano preso ad accarezzarlo sulla pelle. Si scostò da lui sorridendogli col cuore che batteva sempre più forte. -Che ne dici, niisan?- chiese guardando significativamente le loro magliette. L'altro ragazzo annuì. -Va bene, Al.- Si sedettero e presero i lembi delle loro maglie, quando la mano di Alphonse fermò quelle del fratello. -Aspetta, niisan. Posso... Farlo io?- -Beh... D'accordo.- Rispose il ragazzo con un sorriso imbarazzato. Alphonse lo guardò per capire se andava bene davvero, e la lieve aspettativa che vide negli occhi del fratello lo tranquillizzò. Gli sorrise in risposta e prese l'orlo della maglietta iniziando a sfilargliela, lentamente, lasciando che le sue mani indugiassero sulla pelle, sfiorandola appena e provocando all'altro un lieve, ma piacevole solletico. Un volta sfilata, la maglia venne lasciata scivolare a terra, poi Edward, come per un tacito accordo tra loro, prese a togliere quella di Alphonse, ed aveva appena finito che gli passò le braccia intorno al collo baciandolo un'altra volta. Alphonse non si aspettava una cosa simile, ma si adattò facilmente, stringendo il fratello a sé e facendo aderire i loro corpi. Si distesero nuovamente, riprendendo da dove avevano dovuto interrompersi, assaporando ognuno la pelle dell'altro, con baci e morsi leggeri. La mano di Alphonse sfiorò un ginocchio di Edward e prese a risalire lungo la gamba, raggiungendo la stoffa dei boxer e prendendo ad infilarsi sotto, ma si interruppe immediatamente, sentendo il fratello irrigidirsi sotto di lui. Riprese il controllo e pensò a quel che stava per fare. Era troppo presto. Né lui né Edward erano ancora pronti per spingersi oltre. Deviò la sua carezza e prese a risalire sul fianco del ragazzo, fino a raggiungere il suo collo e la linea del viso, che prese tra le mani per guardarlo in volto. Era arrossato, come sapeva che doveva essere anche il proprio, ed entrambi ansimavano, mescolando i loro respiri. -Grazie, Al, per non...- Il fratello minore gli strizzò un occhio posando la propria fronte sulla sua -Per citare quel che mi hai detto oggi “Non ha senso avere fretta” abbiamo tutto il tempo che vogliamo, no?- Edward annuì ed entrambi sorrisero, ripensando a quante cose erano accadute da allora. Con un ultimo bacio Alphonse si spostò dal corpo di Edward e si mise al suo fianco. -Forse ora ci conviene dormire.- Edward si stiracchiò. -Si, hai ragione. E poi tu sei ancora convalescente. Anche se... In effetti non si direbbe.- Scherzò arrossendo. Alphonse lo guardò malizioso. -Si, e non vedo l'ora di essermi ripreso del tutto. Ma per ora...- e lo circondò con un braccio -... non devi preoccuparti troppo.- -Ehi- protestò il giovane alchimista di stato -Guarda che sono io il fratello maggiore e...- Alphonse gli mise un dito sulle labbra, interrompendolo. -E' vero, ma io sono più alto.- E lo baciò un'ultima volta. Edward tentò di protestare ancora, ma un attimo dopo la discussione venne dimenticata da entrambi e, quando si staccarono, la dolcezza della serata appena trascorsa riempì i loro cuori. Si sistemarono l'uno tra le braccia dell'altro, non volendo interrompere il contatto fisico tra loro. -Ti voglio bene, niisan.- Sussurrò il ragazzo più giovane all'orecchio di Edward. -Te ne voglio anche io, Al.-
***
Edward aprì lentamente gli occhi, ancora assonnati, e la prima cosa che vide fu il volto addormentato del fratello tra le sue braccia. Che lo abbracciava a sua volta. Ancora prima di svegliarsi aveva avuto la sensazione che quel giorno sarebbe stato meraviglioso e per questo, nonostante avesse ancora sonno, aveva deciso di non proseguire a dormire, e adesso ne ricordava anche il motivo. Ovvio che sarebbe stato un giorno speciale, pensò col cuore che batteva forte guardando Alphonse. Lasciò che trascorressero alcuni minuti mentre si godeva beatamente quel suo momento di felicità privato. Ripercorse la giornata precedente e la serata che l'aveva seguita, pensando a quante giornate insieme li aspettavano ancora, e a quante notti. Arrossì ricordando la sensazione delle mani e delle labbra di Alphonse sul suo corpo, e delle proprie su quelle del fratello. Aveva il fortissimo desiderio di baciarlo di nuovo, ma non voleva svegliarlo. Lo strinse appena più forte a sé e, per evitare che guardarlo ancora gli avesse impedito di mantenere ferma la sua decisione di lasciarlo riposare ancora, gettò un'occhiata fuori dalla finestra, per distrarsi. La luce del sole era appena accennata, doveva essere molto presto, subito prima dell'alba. Edward sarebbe volentieri rimasto in quella posizione fino a quando il fratello non si fosse svegliato, ma voleva fare qualcosa per lui. Una specie di sorpresa. Gli venne in mente una giornata di alcuni anni prima, quando avevano festeggiato il compleanno di Edward a casa di Hughes. Ricordarlo lo rattristò, come sempre, ma decise che quel giorno non voleva pensarci, non voleva pensare a niente altro che non fosse Al. “Almeno oggi” si disse, bandendo l'amico defunto dalla sua mente, con un certo senso di colpa. Riportò il corso dei pensieri a dove l'aveva interrotto. Alphonse ovviamente all'epoca non aveva potuto mangiare niente, e lui gli aveva promesso che appena avesse riavuto il suo corpo, gli avrebbe fatto fare una torta dalla madre della bambina. Certo non poteva portargli proprio quella che gli aveva promesso, anche se decise di ricordarsene per la prossima volta, ma poteva scendere in paese e comprarne un'altra. Si meravigliò accorgendosi che da quando Al aveva di nuovo un corpo umano, non avevano ancora mangiato nessuna torta. Certo, i primi giorni Alphonse era stato talmente male che il cibo era stato l'ultimo dei suoi pensieri, ma anche dopo, per timore di lasciarlo solo troppo a lungo, si era sempre fermato all'inizio del paese, comprando rapidamente solo l'indispensabile. Più ci pensava e più gli piaceva l'idea. Decise di alzarsi immediatamente. Si sciolse dall'abbraccio con il fratello il più delicatamente possibile e si scostò da lui, ma quello si mosse infastidito, cercando con le braccia quel che ora gli mancava -Niisan...- Mugugnò. Edward si sentì arrossire, di piacere, d'imbarazzo, di tenerezza nei suoi confronti. Gli si accostò e sussurrò appena. -Stai tranquillo Al, torno subito.- E facendo seguire le parole da un bacio lievissimo. Il fratello sorrise teneramente nel sonno e si tranquillizzò. Il cuore del giovane alchimista saltò un battito vedendo l'espressione che si era dipinta sul quel volto. Era serena, felice, con il viso appena illuminato dal sole che stava sorgendo, ed il sorriso dolce di Al in quel momento era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato. Ed era per lui... Decise di uscire subito da quella stanza, o non l'avrebbe più fatto. Chiuse la porta alle sue spalle con un'ultima occhiata al fratello e si diresse rapidamente nella sua camera dove si vestì in un lampo. Appena fuori inspirò l'aria frizzante del mattino; gli veniva da ridere per la gioia e si mise a correre verso il paese più forte che poteva.
***
Il tepore di quella notte era penetrato nel suo cuore, scaldandolo e rassicurandolo. Nel sonno, benché non cosciente, aveva sempre percepito la presenza del fratello, del suo calore che contrastava e scaldava anche una piccola parte dentro di lui, fredda ed oscura presente da quando aveva riavuto il suo corpo, ma che, ora lo intuiva, non aveva mai notato prima. Forse erano le sue paure, ma ora non avevano più senso. La piccola parte prese ad un tratto ad aumentare, eppure non aveva paura. Poi il calore si era allontanato, e lui si era sentito smarrito. Voleva che tornasse, che continuasse ad avvolgerlo, a proteggerlo. Lo aveva chiamato, senza rendersene conto. -Stai tranquillo Al, torno subito.- Vagamente queste parole avevano penetrato la sua coscienza insieme alla sensazione di qualcosa di morbido e caldo che gli aveva sfiorato le labbra. Era ancora lì. Bastava chiamarlo perché suo fratello lo raggiungesse subito. Era felice. Avrebbe aspettato. Aveva tempo. “Tutto il tempo che vogliamo.” Le sensazioni cominciarono ad allontanarsi da lui, farsi sempre più indistinte, scivolando in quella piccola zona fredda che sembrava ampliarsi. Il calore o la sua assenza? Che cos’era poi? Soltanto la felicità era ancora presente, come emozione vaga che gli riempiva il cuore e lo rasserenava. Non gli importava d’altro. Edward era con lui, e sarebbero stati sempre insieme. Non desiderava altro. Bastava chiamarlo. -Nii...san.- Sussurrò la voce mentre si spegneva e la sua coscienza si abbandonò all’oblio, cullata dal nulla, in attesa del ritorno di Edward.
***
Edward uscì di corsa dalla pasticceria. Aveva comprato una torta con la crema. Aveva preso anche della carta da lettera. Forse era finalmente giunto il momento di scrivere a Winry, dirle che tutto era andato bene, e che presto sarebbero tornati. Quando avevano deciso di effettuare l’esperimento, avevano preso una casa in affitto in quel paesino semi sconosciuto. Non volevano la minima interferenza, ed Alphonse aveva chiesto di non vedere nessuno prima che si fosse del tutto ristabilito. Neppure la loro amica d’infanzia. Ovviamente ci era rimasta male quando glielo avevano detto, ma li aveva capiti, chiedendo soltanto di essere la prima a poterli riabbracciare entrambi. Chissà se avrebbe capito anche il resto? Il nuovo rapporto tra loro. Il volto gli si adombrò per un istante, ma pensò che in fondo non aveva senso preoccuparsi. Più tardi avrebbe parlato con Alphonse e gli avrebbe chiesto se si sentiva pronto, tra qualche giorno, a tornare. Raddrizzò la scatola con il dolce, sperando che la corsa non la rovinasse troppo, ma non intendeva rallentare. Chissà che faccia avrebbe fatto Alphonse, cosa avrebbe provato ad assaggiare ancora un dolce dopo anni. Pensando questo ricordò l’espressione che aveva da bambino, quando la mamma preparava la sua torta preferita. Ridacchiò tra sé e aumentò il passo per fare prima, a scapito della stabilità della povera torta. Vide la casa in lontananza e raggiunse la porta col fiatone. Una volta entrato posò il dolce sul tavolo e riprese fiato osservando che il fratello non era ancora sceso. “Al non si è ancora svegliato, meno male.” Pensò, felice di poterlo svegliare lui. Prese un vassoio, vi mise sopra una grossa fetta di torta, che in fondo aveva ancora un bell’aspetto e, dopo un attimo di esitazione, un bicchiere di latte che venne guardato con sospetto. Salì lentamente le scale, attento a non rovesciare niente, e prima di aprire la porta, si fermò per ascoltare eventuali rumori. Niente. Socchiuse l’uscio ed entrò silenziosamente. Si avvicinò al letto, posando la colazione sul comodino. Guardò il fratello. “E’ proprio un gran dormiglione.” Pensò divertito. Prima di chiamarlo si diresse alla finestra, scostando le tende e lasciando che il sole di quella splendida mattina illuminasse la stanza. Ritornò vicino al letto ed osservò meglio il ragazzo addormentato, con il cuore che prese a battere più veloce. I corti capelli biondi si abbandonavano in ciuffi spettinati sulla sua fronte; sul volto aleggiava ancora il sorriso che aveva quando lui era uscito quella mattina. La bocca era socchiusa, come stesse per dire qualcosa. O avesse appena finito di farlo. Si piegò sul suo viso e posò castamente le proprie labbra su quelle di Alphonse. Il suo respiro tiepido non si mescolò a quello del fratello, come si era aspettato. Si tirò indietro di scatto, spaventato. -Al!- Chiamò. Nessuna risposta. -Al?- Lo scosse leggermente, mentre le mani iniziavano a tremargli, poi un po’ più forte. Inutilmente. -Ehi Al, svegliati. Ti ho portato la colazione, è giorno.- La voce incrinata. Le lacrime scesero dai suoi occhi e lui le asciugò con rabbia. Non c’era motivo di piangere, non era successo niente. Posò l’orecchio sul petto del fratello, pregando di sentire il rassicurante battito del suo cuore. Che non arrivò. “Non è possibile.” Si disse. Alphonse era lì, con lui. Era solo molto stanco. Gli prese il volto tra le mani. -Al, ti scongiuro, apri gli occhi e guardami. Ti prego.- La voce disperata riecheggiava nelle sue orecchie, ma il silenzio che sostituiva la risposta del fratello sembrava assordarlo. Perché? Ora erano di nuovo insieme. Lo sarebbero rimasti per sempre. Alphonse glielo aveva detto solo poche ore prima. Non aveva senso. Si era ripreso benissimo, si era abituato al nuovo corpo velocemente, i suoi progressi erano stati rapidissimi, e... Troppo rapidamente. Un pensiero si insinuò nella sua mente e la comprensione lo colpì come uno schiaffo. Il miglioramento di Alphonse era stato innaturale, davvero troppo veloce. Avrebbe dovuto accorgersene. Era stato troppo felice di riaverlo con sé, troppo felice dei suoi progressi, per poter mettere in discussione che tutto stesse procedendo perfettamente. Invece, qualcosa aveva consumato la sua vita in una fiammata. Ritrasse le mani e cadde in ginocchio accanto al letto, mentre le lacrime scorrevano indisturbate sul suo viso. Passò le braccia intorno al corpo del fratello, teneramente, e lo abbracciò stretto continuando a chiamarlo. L’esperimento era fallito... Lui, l’alchimista geniale, aveva ucciso suo fratello. Alphonse era morto... Le lacrime scivolavano dal suo viso a quello del fratello, mentre il sole continuava a salire nel cielo limpido, illuminando le due figure strette in un ultimo abbraccio. Non sarebbero mai più stati insieme, allenandosi o parlando, non avrebbe mai più rivisto i suoi occhi; o il suo sorriso. Quel sorriso che per anni aveva desiderato rivedere, era svanito di nuovo. Stavolta per sempre. |