DEDICHE: ovviamente, dopo la parentesi della DF in 3 capitoli, torno a dedicare ciò che scrivo alle mie sisters Lucy_Tomo e Silene e alla mia kitsunina!

RINGRAZIAMENTI: in primis vanno ad Alessia, senza la sua folle telefonata questa fic non sarebbe mai nata! Thank you Lal!

E poi grazie a Micky_N e a Najka per le splendide storie che creano e perché mi insegnano come si possa essere umili pur avendo un talento grande come il loro. Le stimo moltissimo.

Infine grazie un miliardo ai ragazzi della DB yaoi ML, che mi hanno ammessa con affetto nel gruppo, e nonostante sia ancora poco vivace, io mi sento già a casa!

Dedico anche a voi questo mio esperimento di DB yaoi Ff!

DISCLAIMERS: i personaggi sono di Akira Toriyama, la canzone che mi ha ispirata è di Paulina Rubio (ovviamente con le dovute licenze poetiche…) la traduzione è mia!

NOTA 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati…tutto come sempre insomma!

NOTA 02: non cercate riferimenti temporali e/o di senso ad alcuna parte del manga o dell’anime…sarebbe tempo perso…le mie Ff hanno luogo in un loro spazio-tempo esclusivo…

Spero vi piaccia…siate clementi, è la prima!

Marty

 


Tutto il mio amore...

di Marty


yo quiero que me quieras como soy…

yo quiero que me quieras porque sì…

yo sueño que me sueñas en color…

para ti todo mi amor…

 

Il sole filtra attraverso le tapparelle abbassate.

Due figure annegate tra lenzuola bianche.

Profumo di fiori di pesco.

Una melodia accompagnata da una dolce voce femminile invade lentamente la stanza, facendo tremare appena le palpebre di uno dei due.

“Mmmh…” mugugna quest’ultimo, agitandosi nel letto, evidentemente riluttante a svegliarsi.

Un braccio abbronzato, dai bicipiti piuttosto pronunciati, si allunga su di lui e raggiunge la radio-sveglia sul comodino, disattivandola.

Poi le lunghe dita indugiano sulla guancia dell’altro, voltandone il viso in modo da poter incatenare lo sguardo e scambiarsi il primo bacio della giornata.

 

********************************************************************

 

L’urlo atavico riecheggiò nell’aria tersa del primo mattino.

Il principe dei saiyan balzò in piedi di scatto, guardandosi intorno con sospetto per paura che qualcuno potesse essersi accorto di quanto accaduto.

Si terse qualche goccia di sudore freddo dall’ampia fronte, mentre faceva crocchiare contemporaneamente le ossa di collo spalle e torace.

Poi si colpì la fronte con il palmo aperto della mano, dandosi mentalmente dello stupido.

Chi diavolo poteva aver assistito all’accaduto, se aveva appena finito di sterminare l’intero pianeta?

Si concesse così un lungo sbuffo irritato.

Che razza  di sogno…

Lui…il principe…il guerriero più potente di tutta la Galassia e oltre…

In un…letto…

A lasciarsi…toccare da…

Da…

Già, da chi?

Non riusciva a ricordarlo.

I contorni del volto ed i dettagli del corpo del suo fantomatico koi erano del tutto assenti in quel sogno.

Eppure c’era qualcosa, una sensazione indescrivibile che avvertiva sotto la pelle: un calore sconosciuto lo avvolgeva tutto, facendogli quasi desiderare di non essere in quel posto sperduto e dimenticato nonché, grazie al suo intervento, completamente disabitato.

O almeno, di non esservi SOLO.

Da qualche parte quando era piccolo aveva letto di un qualcosa chiamato “mating”, che faceva sì che ogni saiyan potesse riconoscere immediatamente il suo compagno/a, anzi, in alcuni casi si verificava una vera e propria “risonanza”, quando il pensiero dei due membri della futura coppia si sintonizzava perfettamente ed ognuno immaginava o cercava di raggiungere l’altro.

L’immagine del suo corpo nudo sotto i lenzuoli bianchi tornò prepotentemente alla ribalta, facendo bruciare di vergogna ed imbarazzo le guance ed il viso del fiero saiyan.

A quanto sembrava, la sua “mezza mela” lo stava cercando, e in modo piuttosto insistente.

 

*******************

 

Dall’oblò della sua navicella, Vegeta guardava stizzito i contorni di quel pianetucolo che aveva appena distrutto. Batté il piede a terra.

Certo, nessuno lo sapeva…

Ma lui sì.

Non lo aveva raso al suolo meticolosamente solo per semplice smania di potere.

Oh, no.

Lo aveva fatto per cercarlo.

E non era nemmeno il primo che subiva un simile trattamento.

Sapeva che era lì, da qualche parte, e non poteva smettere di pensare a quel maledetto sogno.

Lo aveva fatto ancora, molte volte.

Ogni volta era più nitido, eppure non riusciva a cogliere il profilo della persona che aveva causato il suo frenetico girovagare.

Una cosa però era ormai certa: si trattava di un uomo, e non di un uomo qualunque: un altro saiyan.

Più forte di lui.

Anche se a tutti gli altri sarebbe sembrato inconcepibile, era proprio così.

Il guerriero che giaceva con lui lo aveva sconfitto.

Come faceva a saperlo?

Semplice.

Perché lui…il principe…l’uomo il cui smisurato orgoglio era leggendario…

Nel sogno era l’uke.

Quando lo aveva capito, all’inizio aveva urlato e si era infuriato: com’era possibile?!

Uke?!

Non riusciva a crederci.

Poi, però, aveva percepito la gioia che nel sogno gli faceva scoppiare il cuore, l’amore che pervadeva la carezza che il suo compagno gli riservava, la dolcezza nei suoi occhi che fino a quel momento non ne avevano mai mostrato.

Ed aveva semplicemente accettato che per lui quello era l’amore.

Diede una testata alla parete: si sentiva così stressato da tutta quella situazione assurda che avevano iniziato a cadergli i capelli.

Kuso!

Di questo passo avrebbe finito con l’essere evidentemente stempiato, la prima volta che lo avesse incontrato…

E anche con un grosso bernoccolo, constatò massaggiandosi la fronte offesa.

I giorni erano passati, e con loro le settimane.

Aveva perlustrato terra, cielo, mare, città.

E ancora niente.

Nessuna traccia.

Non ne conosceva il nome, e non sapeva dove lo avrebbe incontrato.

Sedette richiamando le ginocchia al petto e chiuse gli occhi.

Ora che si ritrovava solo, poteva lasciare che i suoi sentimenti si palesassero senza doverli criptare per paura del giudizio altrui.

La verità era che voleva essere amato, per ciò che era e senza motivo alcuno, solo perché il sentimento era nato spontaneo per lui, un ragazzo forte e determinato, che voleva avere sempre ragione e non permetteva a nessuno di contraddirlo.

Immaginò di far costruire un grande palazzo per loro due, dove avrebbero potuto vivere lontani dalla confusione e dalla menzogna, privi di maschere e falsità, un sogno in cui la sua vita in bianco e nero assumeva improvvisamente tutte le sfumature dell’arcobaleno.

Il radar pigolò debolmente, per informarlo della presenza di un altro pianeta lungo la rotta: un piccolo mappamondo azzurro e verde, dall’aria tranquilla e serena.

Vegeta sorrise ed impostò le coordinate, per poi tornare a fissare lo spazio immenso intorno a lui. E prese ad immaginare il sorriso, lo sguardo e la voce di quello a cui avrebbe donato il suo cuore, muscolo che fino a poche settimane prima pensava servisse solo a pompare il sangue.

 

************************

 

yo quiero que me quieras como soy…

yo quiero que me quieras porque sì…

yo sueño que me sueñas en color…

para ti todo mi amor…

 

Il sole filtra attraverso le tapparelle abbassate.

Due figure annegate tra lenzuola bianche.

Profumo di fiori di pesco.

Una melodia accompagnata da una dolce voce femminile invade lentamente la stanza, riportando prepotentemente alla veglia uno dei due.

“Mmmh…” mugugna l’altro, agitandosi nel letto, evidentemente riluttante a svegliarsi.

Il primo allunga su di lui il suo braccio abbronzato, dai bicipiti piuttosto pronunciati, per spegnere la radio-sveglia sul comodino e lasciarlo dormire ancora un po’.

Poi gli accarezza teneramente una guancia, voltandone il viso in modo da poter incatenare lo sguardo e scambiarsi il primo bacio della giornata.

 

********************************************************************

 

“No…”

Goku si coprì gli occhi con il braccio.

“No!” gridò un po’ più forte dimenandosi nel letto.

Chichi si svegliò di soprassalto, scuotendo preoccupata il marito.

Quest’ultimo si mise a sedere di scatto, improvvisamente sveglio.

“Tesoro, cosa c’è?” chiese ansiosa la donna.

Il saiyan si guardò intorno spaesato, come per capire dove si trovasse, poi abbassò lo sguardo scuotendo il capo.

“Niente, cara, un brutto sogno” rispose lasciando penzolare le gambe giù dal bordo del letto, mentre si allungava verso lo schienale della sedia su cui aveva lasciato la sua tuta.

“Uhm…mi sembra che tu ne faccia spesso ultimamente, sei sicuro di stare bene?”

“Ma certo, Chichi, non preoccuparti!

Io vado a prendere il giornale, ok?

Tu sveglia Gohan, quando torno andiamo ad allenarci un po’!”

“Ma Goku!

Non fate altro!

Stai traumatizzando quel povero bambino, io voglio che studi e diventi medico o avvocato e tu ne vuoi fare un mostro sanguinario in tempo di pace!

Sei un bruto!”

Alzando gli occhi al cielo senza farsi accorgere, Goku uscì sbuffando.

Sempre con quella storia!

Ma era mai possibile che sua moglie non capisse quanto fosse importante non adagiarsi in uno stato di quiete, perché è proprio quello il momento che i nemici aspettano per coglierti di sorpresa?!

Appena in strada rallentò il passo, per riprendere a scrutare con attenzione la gente che incrociava, le vetrine, i manifesti sui muri, le foto sulle pagine di giornali e riviste nell’espositore dell’edicola.

Ma cosa stava cercando?

Non lo sapeva neppure lui.

Ormai era da varie settimane che faceva quel sogno.

E non soffriva al risveglio perché lo disgustava, tutt’altro.

Voleva solo che non si spezzasse in quel modo, voleva vedere il viso della persona che amava e avrebbe amato per sempre!

La persona con cui doveva stare!

“DOVE DIAVOLO SEI?!

FATTI VEDERE, DANNAZIONE!

NON SENTI CHE TI CHIAMO?!”

Il grido gli esplose nella testa, ma evitò di esternarlo per non far venire un infarto agli ignari cittadini.

Non sapeva nulla dell’aspetto che il suo compagno avrebbe avuto, non conosceva il colore delle sue iridi, il sapore delle sue labbra o la morbidezza della sua pelle…

Sapeva soltanto che voleva essere amato e compreso, nel suo essere un po’ ingenuo e sempliciotto, da qualcuno che fosse in grado di vedere cosa ci fosse dietro il sorriso gentile con cui nascondeva la sua insicurezza e fragilità.

Voleva essere stretto forte solo perché aveva avuto un brivido, e addormentarsi tra le braccia di un compagno che avrebbe diviso con lui una casa, un letto, una vita.

Avrebbe voluto poter regalare i colori che si agitavano nel suo petto alla persona amata, potergli mostrare quello che per lui era importante, insegnargli come essere felice solo con le piccole cose.

Non si accorse neppure di essere arrivato di fronte al cancello di casa sua, troppo preso dall’immaginare il suo riflesso negli occhi dell’altro, i tramonti stretti stretti e i baci roventi che con Chichi gli erano sempre mancati…

Ora gli era chiaro che non era amore quello che lo legava a lei, ma un forte affetto travisato a causa di mancanza di termini di paragone.

Quando si fosse trovato davanti al suo compagno, lo avrebbe riconosciuto.

Non aveva alcun dubbio.

Il suo amore era tutto per lui.

Qualcuno gli tirò un braccio.

Chinò lo sguardo: era Gohan, e sembrava molto preoccupato.

“Papà, vieni presto!

Stanno arrivando dei saiyan, molto forti, sento le loro aure!

Tu non le senti?”

Goku si concentrò ed avvertì l’avvicinamento di due guerrieri potentissimi.

Dalle loro parti si trovava anche Piccolo.

Sorrise: forse un po’ di sana lotta lo avrebbe aiutato a non pensare a quella faccenda, almeno per un po’.

“Nuvola Speedy!” chiamò, saltando poi sopra al cirro dorato che gli era giunto vicino.

“Andiamo, figliolo, ci sarà da divertirsi!” disse al piccolo saiyan strizzandogli l’occhio, sfrecciando poi verso la pianura dove i guerrieri sarebbero atterrati di lì a poco.

-Quando lo vedrò lo riconoscerò- fu il suo ultimo pensiero inerente alla questione onirica.

 

********************

 

yo quiero que me quieras como soy…

yo quiero que me quieras porque sì…

yo sueño que me sueñas en color…

para ti todo mi amor…

 

Il sole filtrava attraverso le tapparelle abbassate.

Due figure erano annegate tra lenzuola bianche.

Profumo di fiori di pesco.

Una melodia accompagnata da una dolce voce femminile invase lentamente la stanza, facendo tremare appena le palpebre di uno dei due e riportando prepotentemente alla veglia l’altro.

“Mmmh…” mugugnò Vegeta, agitandosi nel letto, evidentemente riluttante a svegliarsi.

Goku allungò su di lui il suo braccio abbronzato, dai bicipiti piuttosto pronunciati, per spegnere la radio-sveglia sul comodino e lasciarlo dormire ancora un po’, ridendo piano.

Poi le sue lunghe dita indugiarono sulla guancia dell’altro accarezzandola teneramente, e poi ne voltarono il viso in modo da poter incatenare lo sguardo e scambiarsi il primo bacio della giornata.

Ma quello che nei suoi pensieri avrebbe dovuto essere solo uno sfiorarsi, si trasformò come sempre in una lotta che culminò con lui sopra al compagno che apriva gli occhi riluttante.

Le onici del volto austero del principe dei saiyan, ancora velate dal sonno, si addolcirono quando focalizzarono il profilo amato, e le labbra dischiuse ad accogliere la lingua del compagno si incurvarono leggermente.

Goku si staccò appena dal volto di Vegeta, contemplandone il lento risveglio, per poi stringerlo in un abbraccio soffocante, da cui quest’ultimo si divincolò imbarazzato.

“Che ti prende, Kaharoth? Sei impazzito?!”

Il moro rise, affondando il capo nell’incavo della sua spalla e accoccolandoglisi accanto.

“No, amore, solo che stanotte ti ho sognato e non posso credere di averti qui con me davvero…”

A queste parole Vegeta gli tuffò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli, e poi gli baciò la fronte.

“Neanche io” rispose in un sussurro, tanto per non risultare troppo OOC…

 

* OWARI *

 

Please, non mi denunciare, Akira…ç_ç