Disclaimer: I personaggi sono di proprietà
della Namco…Seyala e Sebastian Milton ed altri tipacci vari, però sono
nostri ^_______^
Nota: scusate per la lunga attesa ma…come
dire…siamo state molto occupate^^;;; NdMiyu
TU, esserino insignificante, cosa stai
facendo qui a parlare…fila a scrivere SUBITO!è____é NdJin&Hwo mooooolto
minacciosi
ehm……volo^^;;;;; NdMiyu che schizza via
Tutti i
miei sbagli
parte
VIII
di Akira14 &
Miyuki
“Allora Hwoarang…che te ne sembra del servizio
e della cucina di questo ristorante?” chiese Jin mentre si portava alle
labbra la coppa di vino rosso per assaggiarne il suo dolce contenuto.
“Ottimi! Non credo di aver mai mangiato meglio
in vita mia…e l’atmosfera di questo posto è molto accogliente!” rispose il
coreano.
“Allora ti ci dovrò portare ancora quando
questa situazione si sarà risolta.”
Jin, senza neanche accorgersene, aveva chiesto
a Hwoarang di uscire di nuovo con lui…in pratica come una specie di secondo
appuntamento. Non che nella mente del giapponese il loro rapporto avesse
assunto una sfumatura così intima, la cosa che però gli importava era che
voleva trascorrere un’altra serata come questa in compagnia del rossino.
Si era trovato impensabilmente bene con lui.
Avevano addirittura conversato e riso come amici di lunga data.
Nessun insulto. Nessuno sguardo rabbioso o
diffidente. Solo parole semplici e sorrisi.
Era stato bello…molto bello. E dopo tanto
tempo si era sentito sereno ed in pace con sé stesso, come solo in presenza
di sua madre si era sentito.
Sembrava quasi aver trovato un posto adatto a
lui.
“Non è male come idea!”
Hwoarang sorrise sia per l’offerta che gli era
stata proposta sia per il fatto che l’aveva accettata così volentieri.
Era buffo come le cose erano cambiate in due
semplici giorni.
La sua vita era stata completamente stravolta.
Era arrivato a NY con ancora la convinzione di
odiare Jin e di volergli fare la pelle, con l’intenzione di ripartire il
prima possibile da lì e di tornare al suo dojo…mentre adesso se ne stava in
tutta tranquillità a godersi la compagnia del suo ormai ex-rivale ed a
divertirsi come poche altre volte gli era capitato.
In oltre il fatto che aveva accettato quell’invito
stava ad indicare che non aveva più così voglia di tornare urgentemente in
Corea.
D’accordo, c’era sempre quella piccola
questione degli yakuza a trattenerlo lì…ma una volta sistemata, non era più
così sicuro che sarebbe scappato via di corsa verso Seul.
In oltre si era un po’ affezionato alla
sorella.
Era davvero un bel tipetto ed aveva un
caratterino devastante quasi quanto il suo.
Di certo non si sarebbe mai fermato dai
Milton. Non voleva avere nulla a che fare con loro né tanto meno aveva
bisogno della loro pietà o carità.
Però non avrebbe troncato i ponti con Seyala.
Si sarebbe mantenuto in contatto.
In quel momento arrivò il cameriere con i loro
dolci.
Hwoarang aveva ordinato una fetta di torta al
cioccolato e panna montata mentre Jin aveva preso una meno calorica torta
alle mele.
Entrambe avevano un’aspetto delizioso ed i due
non persero tempo a gustarsele, attaccandole subito con la forchetta.
Ad un certo punto Jin alzò lo sguardo verso il
suo compagno e non riuscì a trattenere una risata.
“Beh, che hai da ridere?” chiese il coreano
con tono curioso, non irritato come sarebbe suonato solo qualche giorno fa.
“Sei sporco di panna.”
“Ah si? Dove?” e subito afferrò il tovagliolo
per ripulirsi.
“Aspetta…” e senza aggiungere altro, allungò
una mano verso il volto di Hwoarang che lo fissava perplesso.
Con le dita afferrò afferrò il suo mento
mentre col pollice rimuoveva uno spruzzetto di panna che imbiancava la pelle
vicino alle labbra.
Hwoarang lo fissò sorpreso per quel gesto
inaspettato.
Aveva provato uno strano brivido quando quelle
dita avevano sfiorato la sua pelle…ed ora che ci pensava quella era la prima
volta che si toccavano senza farsi del male.
Era stato piacevole.
Poi ovviamente si riscosse.
Ma che cavolo di cose assurde stava pensando!
Stava parlando di Kazama!
Ok, il loro rapporto era enormemente
migliorato e forse poteva anche cominciare a considerarlo un amico….ma da
questo a pensare che gli piaceva essere toccato da lui ce ne passava! (una
cosa sensata finalmente! non ci posso credere!*_* NdMiyu)
Doveva essere il vino che gli stava dando alla
testa. (….ah, ecco la stronzata…mi sembrava strano-_-;; NdMiyu)
Per quanto riguardava Jin aveva agito
d’istinto. Non si era fermato a pensare che la sua azione potesse rivelarsi
in qualche modo inappropriata o equivoca.
Gli era venuto l’impulso di farlo e così aveva
fatto.
Si portò il pollice alla bocca e ne leccò via
la panna.
Subito dopo accadde qualcosa che inclinò il
suo buon umore.
Un campanellino d’allarme cominciò a suonargli
nella mente mentre la sua attenzione cominciava lentamente a posizionarsi su
ciò che li circondava.
Si guardò attorno, fingendolo un movimento
casuale, e fu così che li vide.
Cinque uomini vestiti di nero erano appena
entrati nel ristorante.
Un brivido gelido gli percorse la schiena
capendo fin troppo bene chi erano e cosa erano venuti a fare lì. Si
domandava solo come avessero fatto a trovarli.
Il suo sguardo incrociò quello di uno dei
nuovi arrivati. Si fissarono per alcuni istanti prima che lo sguardo di
quest’ultimo si spostasse verso il ragazzo che era dietro di lui.
L’attimo dopo tutti e cinque estrassero dei
mini uzi da sotto le loro giacche.
“Hwo!! A terra!!!” urlò alzandosi di scatto ed
afferrando il braccio del rossino per trascinarlo sul pavimento…giusto
qualche secondo prima che la stanza fosse invasa da proiettili vaganti.
I due si appiattirono a terra il più possibile
per evitare i proiettili che stavano devastando il locale e causando, con
tutta probabilità, vittime e feriti tra gli altri clienti. Dire che c’era
una specie di isteria di massa era il minimo.
Jin era sdraiato sul corpo di Hwoarang in un
tentativo inconscio di fargli da scudo.
Mentalmente stava maledicendo quei
fottutissimi yakuza che aveva osato rovinare la loro serata e che volevano
uccidere il suo amico.
“Come diavolo hanno fatto a trovarci anche
qui!?” urlò il coreano cercando di sovrastare il rumore degli spari. Non
stavano di certo risparmiando i colpi.
“E che ne so! Probabilmente hanno degli
informatori migliori di quel che credevo! Dobbiamo uscire da qui subito!
Cerchiamo di dirigerci verso la porta di servizio…sta nelle cucine!”
indicando con una mano una porta a qualche metro da loro.
In questo modo Jin e Hwoarang presero a
strisciare lungo il pavimento, facendosi largo tra detriti di tavoli, sedie
e porcellane. Le loro braccia e gambe ne sarebbero uscite un pochetto
graffiate…ma se riuscivano a riportare a casa la pelle quello sarebbe stato
un prezzo insignificante da pagare.
A qualche passo dalla porta i due attesero un
momento di calma, quando i loro nemici avrebbero dovuto ricaricare le armi,
e poi saltarono fuori tuffandosi verso la porta e sfondandola.
Così atterrarono sulle candide piastrelle
della cucina, dove alcuni cuochi li fissarono terrorizzati.
Si rimisero subito in piedi, senza degnarli di
uno sguardo, e si precipitarono verso l’uscita secondaria, sbucando nel
vicolo sul retro.
Era buio e non si vedeva assolutamente nulla.
Si riuscivano solo a distinguere le sagome di bidoni e sacchi
dell’immondizia.
Comunque non sembrava esserci traccia dei loro
inseguitori, anche se ci sarebbe voluto poco prima che spuntassero anche
loro fuori da quella stessa porta.
“Filiamocela!” disse Hwoarang iniziando a
correre verso una delle uscite del vicolo, seguito a ruota da Jin.
Avevano quasi raggiunto la strada principale
quando, proprio davanti a loro, comparvero altri tre uomini vestiti di
nero…armati pure loro, anche se solo di semplici pistole e non mini uzi.(semplici
pistole eh? come se anche quelle non facessero male…-___-;;; NdJ&H beh, ma
almeno non sparano a raffica come gli uzi^_^ NdMiyu oh come sei
misericordiosa…-___-;;; NdJ&H) E tutte e tre furono puntate sul rossino,
pronte a sparare.
A Jin sembrò quasi di vedere la scena al
rallentatore.
Di vedere fotogramma per fotogramma quegli
assassini premere il grilletto, con Hwoarang come bersaglio.
Fu attanagliato da un forte terrore…e per la
seconda volta in quella serata lo afferrò e lo strattonò in malo modo,
sbattendolo contro il muro.
Il suo corpo tra il coreano e gli yakuza.
E nello stesso istante in cui agì partirono
anche i proiettili dei loro nemici.
Sentì un forte dolore al braccio ma non vi
fece caso più di tanto, poiché era troppo occupato a trovare una via di
fuga.
Poco più in là c’era un altro vicolo. Sperando
che non fosse una strada senza uscita vi si tuffarono dentro e ripresero a
correre.
Per una volta la fortuna sembrò sorridere loro
e li fece sbucare in un ampio parcheggio. Si nascosero dietro ad una delle
macchine a riprendere fiato.
“Dannazione….questa volta ce la siamo vista
brutta.” sussurrò Hwoarang con il respiro affannato.
“Può dirlo forte…” rispose il moretto,
passandosi una mano tra i capelli. Quel movimento gli provocò una forte
fitta ed un lieve gemito di dolore, che attirò l’attenzione dell’altro
ragazzo.
“Che hai?” la sua voce sembrava allarmata.
“Niente…sembra che uno dei proiettili mi abbia
ferito alla spalla, ma non è nulla di grave…”
Hwoarang si voltò verso Jin e lo fissò
attentamente in cerca della ferita.
Anche con la scarsa illuminazione di quel
parcheggio riusciva chiaramente a distinguere un forellino nel tessuto della
camicia, all’altezza della spalla destra, ed un’evidente chiazza di sangue
che si stava allargando sempre di più.
Fu travolto da una rabbia indescrivibile, che
riuscì a mala pena a trattenere. Non sapeva se essere più incazzato con
quei maledetti mafiosi perché avevano ferito Jin…o con quest’ultimo per aver
voluto fare l’eroe e proteggerlo.
E che cazzo, da quando in qua era così ben
disposto a farsi ammazzare per lui!?
“Nulla di grave eh? Ma se il proiettile ti ha
trapassato da parte a parte e stai perdendo un sacco di sangue!” ruggì.
“Sopravviverò! Ora non abbiamo tempo per
discutere di questo…quelli ci stanno ancora cercando. Dobbiamo filarcela e
tornare a casa mia…lì saremmo al sicuro.”
Hwoarang sbuffò irritato.
Quel damerino anche ferito aveva ragione. Ma
come potevano raggiungere l’abitazione senza essere catturati o peggio
uccisi?
Erano venuti in taxi proprio per non destare
sospetti ma di sicuro non potevano tornare sulla strada principale per
chiamarne uno visto che era sorvegliata.
Quindi erano appiedati….e a piedi erano dei
bersagli facili.
Prese a guardarsi attorno alla ricerca di una
soluzione e, all’improvviso, gli venne una folgorazione.
“Vieni Jin…ho trovato come tornare a casa.” e
prese a gattonare per il parcheggio sfruttando la copertura delle macchine
fino ad arrivare davanti alla soluzione dei loro problemi. Una splendida
Ducati.
“Hai intenzione di rubare quella moto!?”
“Esatto! Oh non fare quella faccia…tu con un
braccio in quelle condizioni non puoi di certo guidare e a me le macchine
non piacciono. Sono più in confidenza con le due ruote….e sono decisamente
più pratiche nelle fughe.”
Jin scosse la testa sconsolato ma accettò, non
avevano scelta in fondo.
Se ne rimase tranquillo in disparte mentre
Hwoarang trafficava con la moto e cercava di farla partire. Non ci mise
molto a dirla tutta….la sua reputazione da teppista si era rivelata esatta
ed assai utile.
Il rossino si mise alla guida e fece cenno a
Jin di sedersi dietro di lui e reggersi forte, con l’unico braccio
utilizzabile che aveva.
Il giapponese non se lo fece ripetere due
volte e si aggrappò saldamente alla sua vita. Gli era già capitato di vedere
Hwoarang alla guida di una moto….e solo a vederlo c’era da
preoccuparsi…figuriamoci facendo da passeggero.
Pochi istanti dopo la moto partì e prese a
sfrecciare per le strade buie. Un paio di yakuza erano pure riusciti a
trovarli alla fine e presero a sparare nel tentativo di fermarli…ma ormai
erano troppo lontani per essere raggiunti.
*******************************************
Arrivarono all’appartamento di Jin che erano
quasi le undici e mezza. Nascosero la moto per bene e salirono.
Sia Jun che Kylie sembravano già essersi
coricate, in quanto nessuna di loro venne ad accoglierli. Solo Seyala
sembrava essere ancora sveglia.
Infatti la ragazza fece capolino dalle scale
che portavano al piano di sopra non appena sentì aprirsi la porta d’entrata.
“Ehi voi….come mai siete già tornati? Non vi
aspettavo così pres…….ma che cavolo vi è successo!?!”
Non appena vide le condizioni in cui erano
ridotti i due ragazzi, il sorriso allegro e vagamente malizioso scomparve
dalle sue labbra per tramutarsi in preoccupazione.
Balzò giù dalle scale e li raggiunse.
“Siamo stati attaccati mentre eravamo al
ristorante.” spiegò Jin “Ce la siamo vista davvero brutta.”
“State bene?”
“No! Questo idiota si è fatto colpire da un
proiettile! E adesso che siamo qui tu vieni con me e ti fai sistemare quella
spalla! Non voglio sentire storie su quanto sia insignificante quella ferita
perché non lo è!” e senza aspettare risposte o lamentele afferrò il moretto
per il braccio sano e lo trascinò al piano di sopra.
Seyala fissò allibita il fratello.
Sbaglio o era preoccupato marcio per
l’incolumità dell’altro ragazzo? Anche se ovviamente cercava di nasconderlo.
Lo conosceva da poco ma aveva già imparato a
capirlo fin troppo bene…visto che erano molto simili loro due.
Fu tentata di sorridere ma non le sembrò il
caso di farlo. Jin era pur sempre stato ferito e voleva sapere se poteva
rendersi utile.
Una volta raggiunto il salotto fece sedere Jin
sul divano e senza mezzi termini prese a sbottonargli la camicia. (ohohoh^o^
NdMiyu non pensare male tu! lo devo solo curare!>_< NdH si si..adesso si
dice così!^_- NdMiyu -///- NdH)
Il moretto lo lasciò fare….senza mai staccare
gli occhi dal suo viso, che sembrava concentrato nel suo lavoro.
“Devo andare a svegliare Kylie o tua madre?”
chiese Sey.
“No…non disturbarle. Non ce né alcun bisogno.”
“Dove tieni i medicinali in questa casa?”
chiese Hwo liberando l’ultimo bottone.
“Nel mio bagno…nell’armadietto in basso sulla
sinistra.”
Il coreano lanciò un’occhiata alla sorella che
afferrò il messaggio al volo e si diresse verso il bagno per recuperare
tutto quello di cui avevano bisogno.
Intanto lui aiutò Jin a sfilarsi la camicia,
lasciandolo così a petto nudo. Poi prese a scrutare attentamente la ferita,
tastando con tocco leggero la pelle circostante ancora macchiata di sangue.
Con la sua vita di strada, tra bande e risse,
era diventato familiare con ogni tipo di ferita…e di certo una cosa del
genere non lo impressionava.
Da parte sua Jin voleva dirgli che davvero non
c’era bisogno di preoccuparsi così tanto…visto che la sua parte demoniaca
avrebbe guarito senza problemi quella ferita. Probabilmente entro mattina si
sarebbe rimarginata quasi del tutto.
Però si trattenne dal dirlo. Sia perché
Hwoarang era tremendamente testardo quando si impuntava su qualcosa…e poi
perché tutte quelle attenzioni non gli dispiacevano affatto.
Anche lui aveva capito che il coreano si era
preoccupato parecchio per lui, anche se si sarebbe morso la lingua prima di
ammetterlo…e quel pensiero gli riscaldava il cuore.
Non credeva possibile che tutto ciò che aveva
sempre pensato di Hwoarang si potesse stravolgere in questo modo nel giro di
un paio di giorni. Che cosa mai gli stava succedendo?
“Come supponevo il prioettile ti ha trapassato
da parte a parte…devo ammettere che è una fortuna, se no ti avrei dovuto
fare parecchio male per estrarlo.”
“Ecco qua Hwo! Ho preso tutto quello ti poteva
servire!” disse Seyala ricomparendo dal bagno con in mano un panno
inumidito, disinfettante e garze a volontà.
“Grazie” rispose il fratello, afferrando il
panno e cominciando a ripulire con esso il sangue rappreso.
“C’è qualcos’altro che posso fare per
aiutarvi?”
“Non credo….appena Hwoarang ha finito di
sistemarmi la spalla ce ne andremo di filato a letto. Penso sia il caso che
vada anche tu a riposare.”
“D’accordo….ma domani esigo un resoconto
dettagliato della serata, capito?! Buona notte ragazzi!” e con un cenno
della mano si diresse verso le scale.
Seyala scomparve presto al piano di sotto
mentre Hwoarang continuava a ripulire la ferita con il panno, che ormai
aveva assunto il colore rosso del sangue.
Il suo tocco era leggero e per nulla
fastidioso….non lo avrebbe mai detto conoscendolo.
Una volta finito quel procedimento afferrò la
bottiglietta di disinfettante ed una garza, bagnandola con quel liquido.
L’odore era forte e pizzicava le narici.
Bruciò parecchio una volta che la garza fu appoggiata sulla parte lesa tanto
che Jin dovette stringere i denti per trattenere un gemito di dolore.
Tutta la medicazione si svolse in silenzio. Il
coreano riprese a parlare solo quando cominciò a fasciargli la spalla con
delle bende antisettiche.
“Grazie.”
“Per cosa?” chiese Jin perplesso.
“Per avermi aiutato questa sera…per avermi
protetto….ma vedi di non rifare una stronzata del genere, non ci tengo a
ricucirti nuovamente.”
“Beh…ho agito d’istinto…” rispose Jin
sorridendo. Chissà quanto gli doveva essere costato quel ringraziamento.
“Ma dei due quello impulsivo non ero io?”
chiese l’altro con espressione vagamente divertita.
“Sembra che stare così tanto in tua compagnia
abbia degli effetti collaterali…nulla di così fastidioso da non poter essere
sopportato.”
Hwoarang sbuffò, fissando bene la fasciatura
in modo che non si allentasse nel corso della notte. Poi riportò tutto il
materiale usato in bagno e si lavò dalle mani alcune tracce di sangue che
erano rimaste. Non sapeva come spiegarlo ma averlo sulla sua pelle gli aveva
causato una strana sensazione….come un formicolio.
Dopo questo i due si diressero, come già
preannunciato, direttamente in camera da letto. Quello spiacevole incontro
notturno li aveva stancati ed avevano bisogno di riposo.
Jin si tolse i pantaloni per indossarne un
paio più comodo preso da una vecchia tuta, rimanendo però a petto nudo.
Hwoarang invece indossò un paio di shorts ed una maglietta….e come già
avevano fatto la sera precedente si misero entrambi a letto.
Il giorno prima infatti, si erano messi a
litigare per la sistemazione notturna, non riuscendone a venire a capo per
un buon quarto d’ora.
Jin non poteva permettere a Hwoarang di
dormire per terra o sul divano…Hwoarang non poteva permettere a Jin di
dormire per terra o sul divano….quindi erano finiti in una fase di stallo
fino a quando, rasegnati, decisero che avrebbero dormito tutti e due nel
letto.
Era grande a sufficienza per farci stare
comodamente tre persone….non si sarebbero mai infastiditi…e così fu.
*******************************************
Sirene d’allarme suonavano a tutto volume per
i corridoi.
Luci rosse lampeggiavano ininterrottamente
dando macabri riflessi ai volti delle persone che scappavano, presi dal
panico e dal terrore, da quell’edificio.
Un gruppo numeroso di soldati fece irruzione
da un portone in metallo rinforzato ed iniziò la sua carneficina senza
motivo, uccidendo chiunque comparisse sul suo cammino.
Nessuno doveva sopravvivere…quelli erano gli
ordini.
I corpi di medici, scienziati e civili
cadevano uno dopo l’altro a tapezzare il pavimento ormai bagnato del loro
sangue.
In un laboratorio un uomo stava trafficando
con un computer in una disperata lotta contro il tempo. Doveva cancellare
tutti di dati delle loro ricerche prima che arrivassero da lui.
Poteva chiaramente sentire le urla e gli spari
farsi sempre più vicini a quella stanza…ma aveva ancora qualche minuto di
vantaggio. Dovevano prima far saltare la porta…poteva farcela.
Le mani digitavano velocemente sulla tastiera
mentre sullo schermo si poteva veder scomparire una dopo l’altra numerose
cartelle di file. Ne mancavano solo una decina…gli sarebbe bastato ancora un
minuto.
La porta del laboratorio esplose, stordendolo
per qualche istante. Poi si voltò per vedere i suoi carnefici…sapeva che
quella era la fine. Non c’era possibilità di sopravvivenza.
Ad oltrepassare quella soglia furono in cinque
e l’uomo lì affrontò tutti con sguardo saldo e fiero.
“A quanto pare l’abbiamo trovata Kim Sung-Hwan”
“Signor Mishima…” rispose l’uomo con voce
colma di disprezzo.
“Lei è stato davvero uno stupido…pensava
davvero che non avrei scoperto che cosa stavate tramando?Per essere
l’assistente del Dr. Abel mi ha molto deluso.”
Kim non rispose. Si limitò a fissare senza
paura il volto ghignante di Heihachi mentre questi si avvicinava di qualche
passo a lui.
“Fare degli esperimenti sul Devil Gene senza
avvertirmi…siete stato poco carino sapete?”
“Lei ha già ottenuto tutto ciò che voleva dal
Devil Gene…questo esperimento non la riguarda.”
“Sbagliato dottorino, tutto ciò che ha a che
fare con quel virus mi riguarda…mi appartiene quindi solo io ho il diritto
di venire a conoscenza dei suoi segreti.”
Kim gli rise in faccia.
“Come se a lei interessasse davvero qualcosa.
Lei è una persona disgustosa e priva di scrupoli che ha avuto il coraggio di
sacrificare le persone che ama, o almeno dovrebbe amare, per la sua brama di
potere. Si diverte a vederle soffrire quando avrebbe potuto benissimo
risparmiare loro tutto quel dolore…mi fa schifo!”
“Senti senti…lei non mi sembra molto diverso
da me. Sbaglio o ha addirittura utilizzato il proprio figlio come cavia per
i suoi esperimenti?”
“Stia zitto! Lei non sa niente di quello che
ho fatto io ed in che cosa consiste il mio lavoro…e non osi più nominare mio
figlio!” ringhiò feroce Kim.
“Infatti non lo so…ma mi piacerebbe saperlo…”
“E’ un’illuso se pensa che parlerò.”
“Allora morirà.”
“Prego, faccia pure…” sorrise con tono di
sfida.
Heihachi schioccò le dita e l’attimo dopo i
quattro soldati che erano con lui aprirono il fuoco contro di lui.
Kim crollò a terra privo di vita pochi istanti
dopo.
Avrebbe voluto eliminare anche quelle ultime
cartelle di dati dal computer prima di morire ma non ne era stato in grado.
In ogni caso Heihachi avrebbe impiegato parecchio tempo prima di scoprire in
che cosa consisteva il suo lavoro.
Fino ad allora suo figlio era al sicuro.
Il sangue di quello scienziato fu cosparso in
quella stanza. Era rosso…proprio come il colore dei suoi capelli.
*******************************************
“NOOOOOOOO!!!!!”
Jin balzò a sedere con il cuore in gola,
subito completamente sveglio e pronto a combattere i loro assalitori. Si
guardò attorno ma vide che la stanza era ancora avvolta dall’oscurità…ed era
deserta.
Riportò l’attenzione su Hwoarang.
Erano state le sue urla a svegliarlo di
soprassalto e gli erano sembrate così disperate e rabbiose da credere che
fossero stati attaccati nel sonno. Ma a quanto sembrava non era successo
nulla di tutto ciò.
Qualcosa però doveva tormentare seriamente
l’altro ragazzo, che si stava dibattendo tenacemente tra le lenzuola e stava
mormorando parole nella sua lingua natia.
Stava avendo un incubo…ed uno non proprio
piacevole visto il suo comportamento.
Così Jin decise di svegliarlo, prima che
disturbasse tutta la casa o si facesse del male da solo ad agitarsi a quel
modo.
“Hwo…Hwoarang! Su svegliati! E’ soltando un
brutto sogno!” disse il giapponese cominciando a scuotere il rossino.
Ci volle qualche istante prima che il ragazzo
si decidesse ad aprire gli occhi. Si sedette di scatto come aveva fatto poco
prima Jin, stringendosi una mano al petto mentre cercava di riprendere
fiato. I suoi occhi erano spalancati, come se ciò che aveva vissuto
nell’incubo lo stesse ancora perseguitando.
Poi si voltò a fissare l’amico con espressione
ancora frastornata e persa, tanto che Jin cominciò leggermente a
preoccuparsi.
“Ehi…stai bene?”
La reazione di Hwoarang lo prese completamente
alla sprovvista. Invece di rispondergli il coreano gli era saltato addosso
con ferocia e lo aveva steso sotto di lui, cominciandolo a prendere a pugni
sul petto, più per sfogarsi che per fare male davvero.
Sembrava talmente sconvolto e fuori di sé da
non essere in grado di attingere alla sua forza per infliggere colpi
pericolosi.
Jin infatti non li sentì nemmeno. Il suo
sguardo era fisso sul volto di Hwoarang mentre cercava di afferrargli i
polsi.
“Siete stati voi!!! Voii!! Voi lo avete
ucciso! Lo avete giustiziato a sangue freddo!! Maledetti!!” urlò,
continuando a colpirlo con insistenza.
“Hwoarang! Che diavolo ti prende!? Calmati!”
“Vigliacchi!! Tu e la tua famiglia….siete dei
vigliacchi! Era disarmato…disarmato!! E voi lo avete massacrato! Assassiniii!!”
“Non so di cosa cazzo stai parlando! Stai
delirando!! Era solo un sogno Hwoarang!!”
“Noooo!! Non era un sogno! L’ho visto! Era
lui! E lo avete ucciso! Siete stati voi! E’ tutta colpa vostra!” urlò
afferrando Jin per le spalle e cominciando a scuoterlo bruscamente.
Quello era il momento che il giapponese stava
aspettando e con rapide mosse riuscì ad intrappolare i polsi di Hwoarang in
una stretta ferrea ed a ribaltare la situazione. Lo bloccò sotto il suo
corpo, costringendolo ad allungare le braccia sopra la testa.
Ora non poteva più muoversi come voleva, il
massimo che poteva fare era tentare di divincolarsi ma non ci sarebbe
comunque riuscito.
“Razza di idiota ti vuoi dare una calmata!!”
gli ringhiò contro esasperato, non sapendo cosa fare per farlo smettere.
“Lasciami! Non mi toccare lurido assassino!!
Ti ucciderò! Ve la farò pagare per quello che avete fatto!! Me lo avete
portato via!!”
“Ma di cazzo stai parlando si può sapere!?”
“Mio padre!!” gli urlò contro singhiozzando
mentre lacrime, a fatica trattenute, iniziavano a scorrere liberamente sul
suo volto “Siete stati voi ad ucciderlo…non è stato un incidente…siete stati
voi a portarmelo via!”
“Tuo padre?” chiese sorpreso, trovandosi
inconsciamente ad allentare la presa sui suoi polsi…ma questo non aveva
importanza visto che Hwoarang si era accasciato sul letto esausto e scosso
da incontrollabili singhiozzi.
Liberò le braccia e si voltò di lato con il
busto, cercando di nascondere il viso sotto una pioggia di capelli rossi.
Jin gli sedeva ancora sulle gambe e gli impediva qualsiasi tentativo di
nascondersi maggiormente.
Era tremendamente umiliante farsi vedere in
quelle condizioni da lui….era dalla morte del suo amato maestro che non
piangeva così….ed anche prima non si era mai lasciato andare a quel modo.
Ma quello che aveva visto lo aveva colpito nel
profondo….nell’unica cosa che avrebbe ancora potuto farlo soffrire.
“Hwoarang…hai sognato la morte di tuo padre?”
gli chiese con voce calma e comprensiva, tutta la rabbia di prima era
sparita.
Da quel poco che aveva capito sul passato del
ragazzo era che la madre lo aveva abbandonato in mezzo alla strada dopo che
il padre era morto….probabilmente tutti gli avvenimenti di quei giorni lo
avevano scosso ed avevano indebolito le sue difese emotive facendogli avere
degli incubi.
Riportare alla luce ricordi così spiacevoli
non doveva essere stato affatto facile.
“Non l’ho sognata! L’ho vista! Ho visto quello
che gli è successo realmente…che è stato ucciso…che non è stato
semplicemente la vittima di uno sfortunato incidente in una centrale
elettrica…ho visto la verità! Non so come ma è così!” spiegò senza voltare a
fissare il compagno.
Jin lo fissò confuso.
Stava per caso dicendo di avere avuto una
visione del passato? Era una cosa impossibile….come poteva! Eppure lui
sembrava esserne così certo.
In realtà, qualcosa dentro di lui gli stava
sussurrando che non stava mentendo….che era andata davvero così…e, ad essere
sinceri, ormai non si dovrebbe più sorprendere di nulla. Una visione a
confronto di quello a cui aveva assistito lui era una cosa ridicola.
Provò a dargli fiducia, per vedere se riusciva
a chiarire quella situazione.
“E chi lo avrebbe ucciso?”
“Heihachi….tuo nonno…” sussurrò.
Ora Jin era completamente spiazzato.
Ok….doveva stare calmo e pensare….se quello
che stava dicendo Hwoarang era la verità ed aveva davvero visto ciò che era
successo veramente a suo padre….una domanda sorgeva spontanea. Cosa mai
aveva a che fare il padre di Hwo con suo nonno?
Che lui sapesse la sua famiglia non ha mai
avuto legami con la gente comune. Perché Heihachi avrebbe dovuto desiderare
la morte di quell’uomo?
Il suo corpo rabbrividì ad una strana
sensazione di deja-vu….
In teoria neppure Hwoarang aveva nulla a che
fare con suo nonno…eppure questi lo voleva vedere morto…
Non gli piacque il pensiero che scaturì da
questo ragionamento.
Potevano aver trovato la chiave per risolvere
quel mistero…ma sinceramente aveva paura di scoprirlo.
“Hwoarang….raccontami quello che hai visto nel
sogno…”
Il ragazzo rimase in silenzio alcuni istanti
prima di cominciare a parlare.
“Ero…in un laboratorio di qualche tipo,
l’allarme era in funzione…degli uomini, soldati, avevano fatto irruzione ed
avevano cominciato a fare una strage delle persone che lavoravano in quell’edificio…”
disse con voce bassa e scossa dai singhiozzi mentre si circondava il corpo
con le proprie braccia in modo protettivo “Mio padre stava in una stanza a
trafficare disperatamente con un computer quando…quando Heihachi entrò con
altri quattro uomini….e cominciarono a parlare. Heihachi accusò mio padre di
aver fatto degli esperimenti senza il suo permesso…che come assistente di un
certo Dr. Abel lo aveva deluso….”
“Per…per caso hanno anche detto su che cosa si
basavano questi…esperimenti?” chiese Jin con voce incerta, sperando
ardentemente che la risposta non fosse quello che temeva.
“Sul Devil Gene….”
“Che altro…hanno detto?” continuò ad
interrogarlo attingendo a tutta la sua forza di volontà per non sprofondare
nel turbinare di idee e sensazioni che lo affliggeva….mentalmente stava
lanciando epiteti poco carini a quel destino beffardo.
“Si sono messi a litigare…mio padre ha
insultato Heihachi dicendo che era una persona spregevole e senza una
coscienza perché faceva ingiustamente soffrire le persone che amava…e
lui…lui ha risposto che mio padre non era molto differente…perché lui stesso
aveva usato come cavia dei suoi esperimenti…suo figlio…” ed il quel momento
decise finalmente di voltarsi a fissare Jin con occhi ancora colmi di
lacrime “…me…..per questo è stato ucciso.”
La mente di Jin andò in black-out nello stesso
momento in cui quelle parole giunsero alle sue orecchie.
I suoi occhi erano spalancati dalla sorpresa e
dall’angoscia di quella rivelazione.
No….Kami-sama no….non poteva essere vero….nel
sangue di Hwoarang non ci poteva essere la sua stessa maledizione. Non era
assolutamente possibile. Non era giusto che lui dovesse soffrire più di
quello che stava già soffrendo a causa di quel fardello. Non doveva
conoscere quel dolore.
Però non c’era altra spiegazione. Suo nonno
non si sarebbe mai scomodato così tanto se la situazione non richiedesse la
sua massima attenzione. E solo il Devil Gene occupava il top della sua lista
di priorità.
In ogni caso era strano che in tutto questo
tempo Hwoarang non avesse mai dato alcun segno di possedere anche lui quel
gene nel sangue. Si sarebbe dovuto risvegliare da tempo quel potere….a meno
che le ricerche di suo padre non fossero di qualche altro tipo…già ma come
scoprire di cosa trattavano?
Heihachi doveva averlo scoperto di certo…e
dalla sua reazione doveva essere qualcosa che di molto ‘scomodo’ per lui per
volersene sbarazzare così alla svelta.
Il suo sguardo cadde nuovamente sul coreano e
provò una fitta al cuore nel vedere quell’orgoglioso combattente tremante ed
in lacrime dopo aver fatto una scoperta che rovesciava completamente tutte
le sue certezze.
Ma erano i suoi occhi che lo ferivano più di
tutto il resto. Erano così persi, confusi e colmi di rabbia nei suoi
confronti…perfino le parole che pronunciò non lo rattristarono più di essi.
“E’ colpa vostra….siete voi la causa di tutta
la mia sofferenza. Se non fosse stato per voi mio padre sarebbe ancora vivo
e la mia vita sarebbe potuta essere felice e spensierata….invece tutto è
stato distrutto ed io sono stato sbattuto all’inferno senza sapere neppure
il perché.” sussurrò con voce roca dal pianto.
Jin sorrise con tristezza mentre con una mano
cancellava le ultime tracce di lacrime dalle sua guancie arrossate.
“Mio nonno ha fatto soffrire molte persone…tra
cui i suoi stessi famigliari. E’ come ha detto tuo padre nel sogno, è senza
scrupoli e non ha sentimenti….ma noi gliela faremo pagare per tutto quello
che ci ha fatto….solo ti prego, non avercela anche con me per colpe che sono
solo sue…non lo sopporterei…”
“Ormai non mi è rimasto neppure questo modo
per alleviare la mia sofferenza….neppure volendolo potrei odiarti a questo
punto…” sospirò rassegnato, chiudendo gli occhi per sfuggire allo sguardo di
Jin.
Quest’ultimo non seppe cosa lo spinse ad agire
in quel modo. Si chinò sul rossino e posò le labbra contro le sue.
Subito Hwoarang si irrigidì e spalancò gli
occhi, incontrando il nero profondo di quelli di Jin. Non leggendovi però
alcun segno di derisione o pietà, ma solo tanta dolcezza e comprensione, si
ritrovò inconsciamente a rilassarsi sotto quel tocco.
Questo diede il coraggio a Jin di approfondire
il contatto e fu piacevolmente sorpreso quando Hwo socchiuse le labbra per
far si che ciò avvenisse. Le loro lingue si sfiorarono ed incontrarono
lentamente non volendo rovinare quella sensazione di pace e serenità che li
aveva avvolti.
Per alcuni istanti entrambi riuscirono a
dimenticare il proprio dolore concentrandosi solamente l’uno sull’altro. Era
qualcosa che nessuno dei due aveva mai provato prima.
Hwoarang affondò una mano tra i fini capelli
color ebano di Jin, giocando con le sue ciocche mentre continuavano a
baciarsi.
Ad un certo punto dovettero allontanarsi,
anche se non si allontanarono di molto. I due presero a fissarsi con sguardi
persi, quasi sognanti, senza dire una sola parola che potesse compromettere
quell’atmosfera quasi surreale.
Jin gli depositò un bacio sulla fronte e poi
sussurrò:
“Ora sarebbe meglio tornare a dormire….domani
ne parleremo con mia madre e vedremo cosa riusciremo a scoprire.”
Hwoarang si limitò a fare un cenno d’assenso
con il capo mentre Jin si stendeva accanto a lui sul letto, per poi
attirarlo a sé con un braccio in modo che potesse riposare contro il suo
petto.
In questo modo il sonno li raggiunse presto
entrambi, momentaneamente assolti da tutti i loro problemi.
Fine Ottava Parte
Miyu- ma…ma…ma che kawaaaaaaaaiiiiiiiii!!!!ç______ç
*Miyu che si è sciolta come il burro*
Aki- oooooohhhhhhhhh!*_____*
J&H- ……………………*senza
parole* …………..(speriamo sia un segno positivo^^;;;)
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