Disclaimers: I personaggi appartengono tutti a noi! Siccome Hwoarie è mio marito, a ki altri dovrebbe appartenere?Alla Nam..che??Namco? Mai sentita!

Note: Ma non succede  mai niente in questa fic? Come fai ad affermare che è yaoi >.<! E poi xké la sorella del rosso ha tutto questo spazio?NdJin

Fatti i fatti tuoi, Jinaccio!Se no la lemon te la scordi! NdA14

;_; kittiva! NdJin

 


Tutti i miei sbagli

parte IV

di Akira14 & Miyuki


Seyala POV

 

Wow! Sembra di essere in una telenovela!
Della più infima categoria, per di più…Di quelle che guarda la mia nonna rimbecillita, e che sono costretta a sorbirmi quando vado da lei per la mia visita mensile.

Inconsciamente, so bene di sembrare una statua di cera, di quelle di Madame Tussaud’s, tanto sono statica.

D’altronde m’è apparso davanti un fratello che per sedici anni ho creduto morto!
Che cosa dovrei fare, buttargli le braccia al collo piangendo e sbaciucchiarlo?

Ma per favore!

Che rabbia! C’è una parte di me che perdona mio padre, che si rende perfettamente conto che mia madre non è certo andata vantarsi con lui di aver abbandonato suo figlio per le strade di Seul!

Forse lo sapeva da qualche giorno, da qualche mese, ma non dà l’idea di una persona che tiene un tale segreto da anni.
Non sarebbe così sconvolto nel vedermi. Si sarebbe aspettato che alla fine tutto venisse a galla.

D’altronde, dovrò pure trovare un capro espiatorio su cui sfogarmi!
Con mio fratello mi riesce difficile. Dovrebbe essere semplice, perché non lo conosco, quindi, teoricamente, mi sentirei in colpa molto meno rispetto ad arrabbiarmi con mio padre. Non è così.
Per me è un perfetto sconosciuto, quindi non ci tengo a discutere le mie posizioni con lui o a conoscere le sue ragioni.
Voglio questo, invece, dal mio caro paparino!

Solitamente, quando sono così incazzata, mi sfogo con una bella sfuriata, di quelle che fanno tremare i vetri di tutta la casa.
Oggi no.
Ho perso le parole.(eppure ce l’avevo qui un attimo faaa…NdA14 -__- ndH)
Eppure nella mia mente sono chiare e limpide.

Cerchiamo di formulare una frase di senso compiuto, e toglierci da questa situazione, ok Seyala?


Sì, magari più tardi.

Intanto che aspetto i comodi del mio cervello, ancora comatoso per lo shock subito, mi guardo intorno.
Noto la presenza, tra gli ospiti, del tipo che ho urtato mentre correvo verso la subway…È Eddy Gordo, l’uomo del quale tutte le mie compagne amano follemente.
Trent’anni, dirigente di una multinazionale in Brasile. Inoltre, non si può nemmeno sostenere che sia un cesso disumano.
Anzi!Anche se non rientra nei miei canoni di bellezza, devo dire che tutto sommato è un bell’uomo. Possiede un certo suo fascino, insomma.

Un partito molto appetibile per quelle arrampicatrici sociali delle mie compagne…Diciamo che più che di lui, sono innamorate dei suo soldi.

Maledetto il giorno che l’ ho presentato ad un’idiota che mi aveva portato i compiti!
Il giorno dopo lo sapeva tutta la classe!
Che pena…Penso succederà lo stesso a me. Per questo non credo nell’amore…Che cos’è, se non una stupida illusione, nata dal nostro timore d’essere soli. Un’egoistica esigenza di usare qualcun altro per il nostro piacere.

Poi c’è un altro tipo, un suo connazionale, alquanto strano…Vestito molto sgargiante, con una capigliatura a dir poco singolare, buffa oserei dire, e le zeppe ai piedi.

Il mio sguardo si concentra sul ragazzo vicino a questi.
Sebbene in un momento del genere, mi sembra abbastanza stupido, non posso fare a meno di notare quanto sia carino…I suoi occhi, neri come il manto di una pantera, celano un velo di tristezza dietro il loro calore.

 
I capelli sono neri, setosi e lucenti…Quasi mi ricordano quelli di mia madre.
La sua carnagione è chiara, e i suoi lineamenti fieri e gentili,  pressoché perfetti.

E poi c’è il mio “sedicente” fratello.
Indefinibile.
Mi guarda con sprezzo, e io rispondo con ugual scherno nei suoi confronti.

Gli occhi, color nocciola, non tradiscono nessuna emozione, ma emanano un inquietante aura di superiorità.

Le labbra sorridono sarcastiche, accentuando il suo atteggiamento arrogante.

 

Nonostante tutto, questo suo modo di essere non risulta irritante.
È affascinante, invece.

Mi sono sempre piaciuti i ragazzi decisi, ambiziosi e sicuri di loro stessi.
Inoltre, il suo abbigliamento rivela che è senz’altro un motociclista. E con quella superbia, penso proprio che sia a capo di una banda di teppisti.
Non so perché, ma mi dà questa impressione.
 
Per non parlare del suo aspetto esteriore…È stupendo!
Ammetterlo non mi fa piacere, ma è un dato di fatto.
Quel ragazzo mi piace!

 

Basta, devo smetterla.
Andiamocene Seyala, e non rendiamoci ridicole.

 

“Daddy, io andrei a farmi una doccia.

Ah, sono tornata a casa perché mi hanno sbattuto fuori da scuola. Pensa un po’… Non hanno creduto al patetico incontro con mio fratello, e mi hanno rimandata a casa per eccesso d’assenze ingiustificate!(¬¬ ma che razza di ragione è? NdA14)”

 

Aspetto la reazione di mio padre.
Lui resta in silenzio.

Come suo solito.

Mi chiedo come possa restare indifferente e distaccato in una situazione del genere.
Meglio uscire, prima che tutto diventi ancora più insopportabilmente disgustoso.

 

Il timore si sembrare scortese ed arrogante, di dare a mio fratello una cattiva impressione di me fa sì che le mie gambe si dirigano, di loro spontanea volontà, verso la toilette.

Decido di farmi un lungo bagno, aggiungendo i sali all’acqua, e m’immergo, con l’intenzione di rimanerci molto a lungo.
Cerco di liberare la mente dalle mie preoccupazioni, ma non riesco a scacciare la sensazione di essere stata ingannata né l’irritazione che essa causa.

Sedici anni!
SEDICI!
Se non si fosse fatto vivo, questo Hwoarang, chissà per quanto avrebbero continuato a mentirmi?

Forse non l’avrei mai saputo!
Avrei continuato a credere che mia madre fosse, in fondo, una donna straordinaria.
Una che aveva saputo superare il dolore per la perdita di suo marito e di suo figlio, e si era rifatta una vita.
Nonostante tutto, le volevo bene!
Cazzo, era la mia mamma!

 

Quando ho sentito che persona vile, abbietta ed egoista si è mostrata la mia cara genitrice mi sono vergognata di essere sua figlia.
Ho cominciato ad aver paura di diventare come lei.
In ogni caso, è completamente inutile pensarci. Un’inutile perdita di tempo.
Piuttosto, riflettiamo sul modo in cui volgere tutto questo casino a mio favore!
Sono una calcolatrice, lo so.
L’ ho ereditato dalla Signora Milton, questo delizioso atteggiamento.

 

Ma di questa circostanza non riesco proprio a trovare il lato positivo.
Parlarne con qualcun altro, è fuori discussione.
So bene, per esperienza personale, che le colpe dei genitori ricadono sui figli.
Quindi, dovrei fingere che oggi sia stata una giornata come tutte le altre.
Che non sia successo niente.
Fosse facile!

Mia madre diceva sempre che senza un minimo d’impegno non si può ottenere nulla dalla vita.
Il fatto è che non riesco a calarmi nella parte della cinica, e continuare a vivere come se non fosse successo niente.

Sono inerme.

 

Che nervi!
Ad accrescere la mia rabbia arriva mio padre, spalancando la porta.
Il suo sguardo è carico di disapprovazione, come se in me vedesse una seconda Maisha.

 

“Hai intenzione di continuare a farti gli affari tuoi, o potresti anche degnarci della tua presenza?” mi chiede freddamente.

 

“A casa mia si presenta un perfetto sconosciuto, dicendo di essere mio fratello.
Distrugge completamente l’immagine che avevo di mia madre; non che io credessi fosse una santa ma arrivare a certi livelli…Ed io cosa dovrei fare, secondo te?
Starmene lì in salotto a chiacchierare amabilmente, magari davanti ad una bella tazza di the?

MA PER FAVORE!!!!!!!!!!!!
LEVATEVI DALLE PALLE!! TU E TUTTI I TUOI AMICI DEL CAZZO!

TUTTI!” rispondo, prendendo a pugni l’acqua.

 

“Non meriti neanche una risposta.” Mormora lui andandosene.

 

Jesus!!
Quell’uomo è l’unico in grado di farmi frignare come una mocciosa!

Cazzo!
Fuck off!
Fuck, fuck, fuck!!!
(ma come siamo fini, signorina…NdA14 Senti chi parla!!! NdSey)


Perché tutto questo doveva succedere proprio a me?
Me lo sono meritato?

Non oso darmi una risposta.

--------

 

Hwoarang, in quel medesimo istante, stava provando l’ebbrezza di una sensazione a lui sconosciuta: confusione.

Dentro di lui scalciava la sua parte più istintiva, ma per la prima volta affiorava anche un barlume di razionalità.

Tutto era cominciato nel vedere Seyala.

I suoi occhi, di un azzurro dalle mille sfumature…I suoi capelli ondulati, lunghi e folti…I suoi lineamenti aristocratici, talmente perfetti da sembrare irreali, efebici, quasi angelici.

Assomigliava così tanto a sua madre(se non fosse stata castana, avrebbe potuto seriamente sospettare che fosse il suo clone) che a vederla gli si stringeva il cuore; e certo non dalla commozione.

Piuttosto, quella sensazione aveva una vaga somiglianza con un’ondata di nausea.

 

I loro sguardi si erano incrociati di rado.
Inspiegabilmente, inoltre, aveva provato uno strano senso di fastidio, quando aveva notato che gli occhi di Seyala si soffermavano un po’ troppo su Kazama.

Quasi certamente dipendeva dalla sua personalità egocentrica.

Voleva essere assolutamente, e costantemente, al centro dell’attenzione, e non gradiva che Kazama gli fregasse il ruolo di protagonista.

Sì sì. Doveva essere andata così! (Akikoi, vero che ho ragione? NdH  Ma ce la fai??? ¬¬ NdA14)

Si era sentito offeso quando lei se n’era andata, senza nemmeno rivolgergli la parola. D’altronde era comprensibile che preferisse scappare di fronte ai problemi, piuttosto che affrontarli.
Che cosa si aspettava da lei?
In fondo era una donna. (e questo che significa?! >.< NdA14&Miyu)

Ed era stata cresciuta dalla stessa persona che l’aveva abbandonato, uccidendo quel bambino gioioso, pieno di speranza che era, per lasciar posto ad un cinico ed arrogante Hwoarang.

Hwoarang.
Se ci pensava gli veniva da prendere la sedia e sfasciarla contro il muro.

Quella pu…Brava donna non gli aveva neanche lasciato un nome.
Il nome che aveva gli era stato dato da Baek.
Per un certo verso, era contento che quella donna non gli avesse lasciato niente.
Non voleva niente da una del genere, neanche il nome.

Hwoarang era ormai abituato a sentirsi chiamare così, eppure, talvolta, si chiedeva quale fosse il suo vero nome. (magari ti chiamavi Jin, oppure Kazuya, o Heihachi ^^NdA14 Non è divertente >.< ndH)
E lo irritava non riuscire a ricordarselo. Eppure ricordava così bene la faccia di quella stronza!

 

In ogni caso, doveva smetterla.
Quell’ambiente gli stava dando alla testa.


Ora che aveva visto sua sorella, poteva anche tornare a casa.

Sapeva com’era fatta; si era tolto la curiosità.
Adesso poteva andare al JFK Airport, e prendere il primo volo per Seul.


Avrebbe voluto farle mille domande, ma molto più grande era il desiderio di tornarsene in Corea e riabbracciare il suo amato maestro Baek.
E di sapere che tra lui e Kazama c’era non solo un’oceano, ma anche tutto un continente.

Che più lontani di così non potevano essere.
Quel pensiero lo mise di buon umore.(chissà come mai ^_____^ ndA14)
Il rendersi conto che, però, a Seul non ci poteva tornare(causa sicari) lo rigettò nella frustrazione profonda.


Eddy, invece, si sentiva piuttosto soddisfatto.

Stava seduto vicino al ragazzo più sexy che potesse esistere sulla faccia della terra, ed era quasi riuscito a circondare le sue spalle con il suo braccio, fingendo di stirarlo lungo lo schienale del divano. (che trucco banale -__- NdA14)

Ad un tratto, però, proprio quando stava per toccare la calda pelle di Hwoarang ed inebriarsi del suo odore, quest’ultimo si alzò.
Gordo lo guardò agitato, non capendo cosa frullasse per la testa del Blood Talon.

Si era fatto migliaia di chilometri per rincontrare la sua famiglia, ed ora voleva andarsene?
Senza nemmeno essersi confrontato con Seyala!
E perché poi?
Semplicemente a causa del suo stratosferico orgoglio.
Era ciò che più amava di Hwoarang, ma a volta gli riusciva difficile capire come una persona potesse farsi trascinare tanto dalle passioni.
Comportarsi in modo così irrazionale, imprevedibile…
Doveva convincerlo a ritornare sui suoi passi, a mettersi nei panni di qualcun altro una volta tanto.

Sebbene Sey lo vedesse come uno dei tanti clienti di suo padre, Eddy le voleva bene.
L’aveva vista crescere.
E la conosceva abbastanza bene per dire che il suo più grande difetto era la sua arroganza.

Senza contare che possedeva un’alterigia da far invidia a suo fratello.

Piuttosto che scusarsi per il suo comportamento alquanto maleducato, avrebbe preferito sotterrarsi viva.

Hwoarang era troppo permaloso per tollerare un atteggiamento del genere.

Ma DOVEVA capire che non era l’unico a soffrire per la sua situazione famigliare. Che non poteva lavarsene le mani, ora che aveva tirato fuori gli scheletri della famiglia Milton dall’armadio.

Aveva voluto sconvolgere la vita di sua sorella?
Ed ora doveva prendersi le sue responsabilità!

 

Stava quasi per fermarlo, quando sulla porta si presento Sebastian.

 

“Sono mortificato.
Seyala è solo un tantino irritata…Pensa di essere stata ingannata. In fondo sua madre le ha sempre fatto pesare il fatto che tu fossi morto. Ed ora riappari dal nulla,  facendoci scoprire lati di Maisha che non conoscevamo affatto.

Cerca di capire che queste rivelazioni ci hanno turbato.” Disse il signor Milton con voce ferma e calma.

 

Hwoarang lo guardò stranito. Sembrava quasi le parole di Sebastian avessero acquietato il suo animo.

Solo per qualche istante, però.
Un attimo dopo la sua faccia stava già bruciando dall’ira.

 

“NON VENITEMI A DIRE COSA DEVO O NON DEVO FARE!!

So benissimo decidere da solo!
Ed ho appena deciso che me ne andrò, ok?
E non cercate di fermarmi!” rispose il rosso.

 

Detto ciò, il giovane uscì dalla stanza e dalla casa.
Sbattendo tutte le porte stizzosamente, manco a dirlo.

Gordo si scusò per lui, assicurando al Mr Milton che gliel’avrebbe riportato quanto prima.
E si sarebbero chiariti una volta per tutte.

 

Poi gli corse dietro.


Avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare il suo Hwoarang ad uscire dai guai.
Solo che non aveva la minima idea del come.

 



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