Disclaimers:
i ragazzuoli di Tekken, purtroppo, non appartengono a noi ma alla Namco
Corporation! ç_ç Però tutti gli altri personaggi originali appartengono alle
nostre menti malate quindi non si toccano!
Tutti i
miei sbagli parte
III
di Akira14 &
Miyuki
/I
signori passeggeri sono pregati di tornare ai propri posti e di
allacciarsi le cinture! Stiamo per atterrare all’aeroporto di New York!/
Finalmente
era arrivato.
Tra
qualche minuto avrebbe messo piedi a terra. In America.
Il
paese dove sua madre era fuggita dopo averlo abbandonato.
Per
Hwoarang il viaggio era stato tremendamente lungo. L’annuncio di
quell’hostess era stato la sua salvezza….non avrebbe resistito un
momento di più su quell’aereo.
Era
stanco di aspettare. Non amava l’attesa.
Voleva
incontrare sua sorella, scoprire che tipo fosse e tornarsene subito dopo
alla sua solita vita.
Non
sperava di certo di essere accettato a braccia aperte da quella famiglia
che poteva essere considerata sua solo per metà. Non sapeva neppure se
sarebbe stato ascoltato o meno da loro.
Tanto
a lui la cosa era completamente indifferente.
Ciò
che lo aveva spinto ad attraversare mezzo mondo per incontrare quella
ragazza, era stata la sua curiosità…..non il bisogno di avere una
famiglia. Lui ormai era in grado di badare a se stesso, e non aveva
bisogno di nessuno, se non del suo maestro Beak…..l’unica persona che
poteva considerare come un padre.
Voleva
semplicemente togliersi questo sfizio.
Vedere
se tra lui e sua sorella c’era qualche somiglianza…..d’aspetto o di
carattere….qualsiasi cosa che gli avrebbe permesso di capire che nelle
loro vene scorreva davvero lo stesso sangue.
Appena
sentì l’aereo atterrare e fermarsi si stiracchiò per bene,
risvegliando i propri muscoli addormentati da quelle ore di riposo
forzato, e afferrò lo zaino da sotto il sedile pronto a scendere.
Si
ritrovò così in una sala d’aspetto mezza piena di persone nonostante
non fossero neppure le nove di mattina.
Beh…che
cosa si poteva aspettare di diverso? Era o non era New York, una delle
città più famose, popolate e affollate dell’America? Lì ad ogni ora
c’era gente che arrivava e se n’andava!
Fissò
la scena che gli si parava di fronte con uno sguardo di sfida negli occhi
ed un sorriso indecifrabile sulle labbra.
Non
conosceva nessuno in quella città. Era un mondo completamente nuovo per
lui. Un mondo da scoprire dove lo attendeva una difficile prova.
Doveva
riaffrontare i fantasmi del proprio passato.
Ma
questa volta non si sarebbe illuso. Che le cose andassero come andassero
lui non avrebbe più sofferto per gli altri.
“Benvenuto
a New York Hwoarang!!” disse
a se stesso con lo stesso sorriso.
Dalle
vetrate dell’enorme sala dell’aeroporto filtrava una luce quasi
abbagliante per i suoi occhi. Colpa del doppio riflesso…..quello del
sole e quello del fiume che scorreva lì vicino.
Senza
dubbio era uno spettacolo mozza fiato ma al momento non riusciva ad
apprezzarlo in pieno.
Non
aveva mai sofferto il cambio di fuso orario ma i suoi occhi avevano
lasciato Seul durante la notte, con l’oscurità delle tenebre, ed in
volo aveva tenuto sempre le tende tirate….così ora ritrovarsi in pieno
giorno…beh…era decisamente fastidioso.
Per
farli abituare estrasse dallo zaino un paio di occhiali da sole dalle
lenti affusolate e riflettenti e li indossò. Poi si mise meglio lo zaino
in spalla e si diresse verso lo smistamento dei bagagli per recuperare la
propria sacca.
Aveva
un appuntamento con sua sorella che non poteva rimandare.
La
sua idea era di trovare posto per qualche notte in un alberghetto piccolo
e non molto costoso (ma n’esistono così a NY??O_o NdM- se non esistono
tu li creerai apposta per me vero?? NdH- eheh!^^;;; NdM) e cercare di
parlare a Seyala il prima possibile…magari intercettandola appena uscita
da scuola.
Anche
se non sarebbe stato facile, anche se non le avrebbe creduto, le avrebbe
raccontato tutta la storia di quella ‘santa’ di sua madre…della LORO
madre….e poi, se necessario, se ne sarebbe andato.
Chissà
che reazione avrebbe avuto nello scoprire quel lato della sua personalità….del
suo passato
Uscì
dall’aeroporto ed osservò affascinato il paesaggio caratterizzato dagli
enormi grattacieli di acciaio e vetro che risplendevano colpiti dai raggi
del sole. Gli balzò subito agli occhi l’enorme differenza che c’era
fra la sua amata Corea e quel posto…..era differente anche da qualsiasi
città giapponese che aveva visitato e che poteva vantare chissà quali
grandi tecnologie ed innovazioni.
Solo
a guardarla riusciva ad intuire lo stile di vita della sua popolazione:
caotico, calcolatore e contro il tempo.
Una
città d’affari in piena regola.
Cacciò
via quei pensieri e si mise alla ricerca di un taxi. Aveva bisogno di una
guida che lo portasse in centro e gli mostrasse un po’ la città….magari
si sarebbe fatto pure consigliare qualche albergo.
Se
non li conoscono loro che sono della città figurarsi lui che era la prima
volta che ci metteva piede.
Purtroppo
per lui si poteva chiaramente distinguere una lunghissima coda di persone
che attendevano l’arrivo dei taxi, fermi di fronte alla fermata.
Il
solo pensiero di dover attendere, ad occhio e croce, un’ora buona lì
impalato come un fesso gli faceva venire la pelle d’oca.
Sospirò
rassegnato. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per fare un giretto della
città.
Se
solo avesse potuto portarsi dietro la sua moto sarebbe stato molto più
facile e divertente.
Iniziò
a vagliare tutte le possibilità.
Avrebbe
potuto prendere l’autobus dopo aver studiato per un po’ le varie
fermate ma ciò significava un'altra lunga attesa ed un altrettanto lungo
viaggio….. e sfortunatamente le ore di volo gli erano più che bastate.
In
fondo lui era stufo di starsene seduto! Era un tipo d’azione che non
amava stare fermo per troppo tempo.
Così
optò per una bella camminata!
Si
sarebbe incamminato a piedi e caso mai in seguito avrebbe preso
l’autobus.
Con
zaino in spalla e borsone a tracolla lasciò l’aeroporto e si incamminò
lungo il marciapiede verso un ignota destinazione.
Avrebbe
curiosato qua e là e poi si sarebbe fermato a mangiare un boccone da
qualche parte….il cibo dell’aereo non era un gran che!
Qualcosa
però non andava. Lo sentiva.
Ad
un certo punto aveva avuto una stranissima sensazione….come se ci fosse
qualcuno che lo stava seguendo e spiando…..ma appena si voltava in
dietro e si guardava attorno non notava nulla di sospetto. C’erano
solamente uomini e donne d’affari, ragazzi, madri con i figli……
Però
quella sensazione rimaneva…..andava e veniva ma sapeva con certezza di
non sbagliarsi. Il suo sesto senso era molto superiore alla norma…in
fondo non era uno dei migliori combattenti del mondo per niente!
Qualcuno
lo stava davvero seguendo. Non sapeva chi né perché ma aveva tutta
l’intenzione di scoprirlo.
Nessuno
lo poteva sottovalutare a quel modo ed illudersi di farla franca.
Con
il massimo della naturalezza svoltò in un vicoletto secondario e deserto
e si mise in attesa che comparissero il suo….o i suoi misteriosi
inseguitori. (mossa davvero astuta complimenti! mai sentito parlare di
imboscate? ¬_¬
NdM)
Non
si fecero attendere molto, infatti, pochi attimi dopo, comparvero nel
vicolo quattro uomini, tra cui uno di colore ed un messicano. (vi
ricordano qualcosa?^^ NdM)
Erano
vestiti con abiti piuttosto eleganti, come dei comunissimi uomini
d’affari, ma la prima cosa che gli balenò in mente appena li vide è
che sembravano quattro yakuza. Non sapeva da dove fosse venuta fuori
quella convinzione ma sapeva con certezza che le intenzioni di quei tipi
erano tutt’altro che pacifiche e che da quell’incontro non sarebbe
uscito nulla di buono.
“Cercavate
me ragazzi?” chiese in un perfetto inglese anche se un po’ accentato.
Gli
uomini fissarono stupiti Hwoarang, che era appoggiato al muro con un aria
di superiorità sul volto.
Probabilmente
non si sarebbero mai aspettati una cosa del genere. Erano convinti di
essere stati prudenti e cauti nel seguirlo e che non si sarebbe mai
accorto della loro presenza….almeno fino a quando non avessero voluto
uscire loro allo scoperto.
Beh….a
quanto pare il loro piano aveva avuto un cambiamento forzato.
“Vedo
che sei più in gamba di quello che ci avevano detto. Complimenti. Da
quanto tempo ti sei accorto di noi?” disse l’uomo di colore con un
sorriso divertito.
“Beh….direi
da poco dopo che ho lasciato l’aeroporto….anche se non ne ero sicuro
al 100%! Posso sapere cosa ho fatto per meritarmi la vostra gentile
attenzione? Non ditemi che siete dei miei ammiratori e volete un
autografo! So benissimo di avere un certo fascino ma di solito sono le
ragazzine urlanti che mi corrono dietro e non dei tipacci come voi!”
“Eppure
non dovrebbe essere molto difficile per te immaginarlo!” disse
ridacchiando.
“Sarà
ma io non possiedo ancora la capacità di leggere nella mente delle
persone e non ho la più pallida idea di chi voi siate….senza aggiungere
che è la prima volta che metto piede in America!"
“Beh…peggio
per te! Vorrà dire che morirai senza sapere il perché!”
Improvvisamente
altri cinque uomini comparvero dall'opposta estremità del vicolo
chiudendogli ogni possibilità di fuga….non che lui sarebbe mai fuggito,
ci mancherebbe altro!
Si
allontanò dal muro mentre quei nove si avvicinavano minacciosi verso di
lui.
Dalle
sue labbra non scomparve neanche per un attimo il suo solito sorriso
beffardo, ma dai suoi occhi si poteva chiaramente capire che stava facendo
sul serio. Scorreva lo sguardo da un uomo all’altro cercando di capire
quali di loro erano i più pericolosi.
Almeno
sei di loro dovevano essere piuttosto bravi a menare le mani….i due
afro-americani, il messicano ed i tre mocciosi. Gli altri tre uomini erano
sulla quarantina e sembravano i classici tipi da pistola ma che non si
volevano sporcare le mani con delle scazzottate.
Loro
sarebbero stati i primi a mangiare la polvere di quel vicolo.
Se
volevano fare a botte lui non si sarebbe di certo tirato in dietro. Se
volevano la sua vita se la sarebbero dovuta prendere con la forza perché
lui di certo non li avrebbe lasciati agire senza combattere.
“Buon
viaggio all’inferno Mr. Jin Kazama! Ricordatevi di fare un po’ di
posto a vostro padre e vostro nonno perché presto vi raggiungeranno pure
loro!” disse uno di loro.
Cosa
cosa??
Jin
Kazama?? JIN KAZAMA!??!
Quei
pazzi avevano scambiato LUI, Hwoarang, per quel fottutissimo di Kazama!!!!
Ma
ce l’avevano una sua foto oppure avevano tutti bisogno di una bella
visitina dall’oculista!? Com’era possibile che lo avessero scambiato
per tipo!?
“Guardate
che state prendendo un abbaglio madornale! Io NON sono Jin Kazama! Questa
è un offesa bella e buona sapete!? Essere scambiato per LUI!” si lamentò
indignato ma di certo quegli uomini non sembravano credere ad una sua sola
parola.
Erano
sicuri del loro bersaglio….ed il loro bersaglio era proprio lui….anche
se non era chi credevano che fosse.
A
quanto pare la causa di tutte le sue disgrazie era sempre e solamente Jin!
Possibile che ovunque andasse lui o anche solo il suo nome lo
perseguitasse!?
E
questa volta era davvero nella merda! Quei nove non erano membri di una
banda di quartiere che, per quanto forti fossero, sarebbe stato in grado
di metterli k.o. da solo! Erano dei stramaledetti professionisti che lo
volevano morto!
Non
ne sarebbe mai uscito vivo ma per lo meno di una cosa era grato….non
avrebbe coinvolto il suo maestro in questa situazione pericolosa, per non
dire pericolosa. Sarebbe morto lì, in quel vicolo, solo come un cane ma
almeno Beak sarebbe stato al sicuro.
Comunque
Jin non l’avrebbe passata liscia! Anche sotto forma di spirito lo
avrebbe perseguitato in eterno per tutto questo!
Quando
vide che tre di loro si stavano scagliando contro di lui, smise di pensare
e si concentrò sul combattimento…da cui dipendeva la sua vita.
Prima
ci aveva visto giusto, quei sei erano davvero in gamba. I due tizi di
colore utilizzavano un ottima tecnica di Muay Thai, il messicano uno
strano incrocio di arti marziali ed i tre mocciosi il classico ma efficace
Kick Boxing di strada.
Riuscì
a destreggiarsi piuttosto bene e a parare la maggior parte dei colpi,
dimostrando tutta la sua abilità nel Tai Kwon Do. Due dei tre ragazzini
finirono a terra malconci mentre il loro compagno era ancora in piedi per
miracolo, doveva avere una gamba rotta.
Sistemati
quelli cercò di tenere a bada gli ossi duri…i due energumeni di colore
ed il loro amico messicano….ma con loro era dure spuntarla, soprattutto
se l’attaccavano contemporaneamente. Ne poteva schivare due ma il terzo
riusciva sempre a colpirlo in qualche modo.
La
cosa che però lo irritava ed infastidiva di più era che i tre anziani
del gruppo se ne stavano in disparte, quasi si volessero godere la
scena…e quello non gli piaceva per niente.
Andarono
avanti così per alcuni minuti e nessuno sulla strada sembrava accorgersi
di quello che stava succedendo in quel vicolo. Probabilmente a New York
una ‘scazzottata’ in un posto del genere era cosa da tutti i giorni e
la gente aveva imparato ad ignorare e tirare dritti per le propria strada.
Poi
però uno dei tre uomini in disparte parlò, interrompendo lo scontro.
“Basta
così ragazzi! Stiamo perdendo troppo tempo e prima o poi qualcuno si
accorgerà di noi e chiamerà la polizia! Facciamolo fuori in fretta e
andiamocene!” disse estraendo dal fodero sotto la giacca una pistola con
silenziatore.
A
Hwoarang gli si gelò il sangue nelle vene.
Ora
era davvero spacciato. Una piccola pressione sul grilletto e per lui era
la fine. Non poteva fare nulla contro una pistola ed era troppo lontano
per poterlo disarmare!
Dannazione!
Tutto per colpa di quel Jin Kazama!!
Più
che paura della morte, era arrabbiato perché era stato di nuovo messo nei
casini a causa sua e perché non lo avrebbe più rivisto….lasciando così
aperto il conto che c’era fra di loro e conferendogli automaticamente la
vittoria!
Non
avrebbe mai sentito la sua mancanza! MAI!! (seee come no! raccontala a
qualcun’altra! ¬_¬ NdM)
“Sei
un bravo lottatore, è quasi un peccato ucciderti….ma gli ordini son
ordini quindi devi morire! Addio ragazzo!” disse puntando la pistola
contro il suo petto. Hwoarang lo fisso dritto negli occhi, senza paura,
pronto al suo destino ma una voce famigliare giunse alle sue orecchie.
“Non
ci provare neanche, brutto bastardo!!!!”
L’uomo
si trovò disarmato e ben presto steso a terra privo di sensi mentre su di
lui troneggiava una figura alta e dalla carnagione scura.
“Gordo!?!
Tu cosa diavolo ci fai qui!?” chiese Hwoarang allibito.
“Sono
venuto a salvarti la pelle, non si vede!? Tu piuttosto cosa hai combinato
per fare incazzare così questi tipi!?”
Il
ragazzo brasiliano indossava un paio di jeans strappati ed una maglietta
attillata arancione.
Gli
era quasi venuto un infarto quando aveva visto il suo Hwoarang circondato
da quei brutti ceffi…ma soprattutto nel notare che uno di loro gli stava
per sparare.
Aveva
fatto tardi all’aeroporto perché era dovuto andare a casa del Dr.
Milton, che gli aveva lasciato un messaggio sulla segreteria dicendogli di
doverlo vedere urgentemente.
Se
fosse arrivato prima forse avrebbe potuto evitare tutto questo ma un
entrata spettacolare l’aveva fatta comunque! (e bravo il nostro Eddy!
che furbacchione! ^_^ NdM eheh..tutto è lecito in guerra ed in
amore!^___^ NdE)
“Io
non gli ho fatto assolutamente nulla! Sono loro che cercano di farmi
fuori…ma ti spiego dopo se non ti dispiace!” disse Hwoarang cogliendo
la momentanea distrazione dei suoi avversari per colpirli.
“Sono
d’accordo! Prima mettiamo fuori uso questo branco di pecoroni!”
I
due fianco a fianco iniziarono a combattere i cinque uomini rimasti.
Hwoarang si occupò dei due di colore mentre Eddy teneva a bada il
messicano e gli altri tre che si erano decisi ad entrare in
azione….erano dei combattenti mediocri ma sapevano il fatto loro.
Il
loro scontro però non andò avanti per molto perché ben presto
arrivarono altri spettatori inattesi.
Così,
gli uomini che erano ancora in grado di camminare sulle proprie gambe
aiutarono i feriti ad alzarsi e se la svignarono…lasciando ben
sottinteso il fatto che sarebbero tornati a finire il loro lavoro.
“Eddy!!
Hwoarang!! State bene?? Cos’è
successo!?” chiese Tiger correndo incontro ai suoi amici.
“Non
ti so dire bene perché non l’ ho capito neppure io ma quegli uomini
avevano intenzione di fare fuori Hwoarang ed io sono intervenuto per
aiutarlo!”
"E
tu ovviamente hai fatto la parte dell'eroe salvatore, vero?" disse
sorridendo con una vena di complicità. Sapeva che questa era una buona
occasione per l'amico di fare bella figura con il suo amato Hwoarang.
Hwoarang
però non li stava prendendo neppure in considerazione.
Il
suo sguardo era fisso sull'altro ragazzo intervenuto ad aiutarli....che lo
stava ricambiando con la stessa intensità.
Nessuno
dei due aveva ancora detto una sola parola.
Jin
era stato colto improvvisamente da un inspiegabile colpo di ansia quando
aveva scoperto che quegli uomini mandati per ucciderlo in realtà avevano
adocchiato il rossino.
Era
una cosa che non si aspettava e che lo aveva preso di contropiede.
Per
alcuni minuti era rimasto a fissare il vuoto cercando di pensare a
qualcosa mentre Tiger gli chiedeva spiegazioni che ovviamente non ottenne.
Poi qualcosa dentro di lui scattò.
Seguì
il proprio istinto e si fiondò fuori dall'aeroporto alla ricerca di
qualche traccia di Hwoarang o di quei finti uomini d'affari....e non
trovando nessuno di loro corse lungo il marciapiede seguito da un
perplesso Tiger.
Anche
se Hwoarang era la sua nemesi non poteva certo permettere che morisse a
causa sua....o soprattutto al posto suo. Era lui l'unico che aveva il
diritto di ucciderlo…nessun altro! (e ci riasiamo! evviva i tonti! ¬_¬
NdM)
Non
capiva quello che stava succedendo ma doveva agire in fretta e alla fine
il suo sesto senso lì portò esattamente in quel vicolo.
“Ehi!
Hwoarang! Ora mi daresti quella spiegazione che abbiamo sospeso prima?”
chiese Eddy.
“Già!
Pure tu Kazama mi dovresti delle spiegazione per il tuo comportamento!”
aggiunse Tiger.
I
due sembrarono finalmente riprendere coscienza e tornarono con i piedi per
terra.
“Credo
che entrambi dovreste chiedere a lui- indicando Jin- perché io ne so
quanto voi! Mi spieghi perché quei tizi volevano farmi la pelle quando il
loro reale bersaglio eri tu!? E non ti azzardare ad alzare le spalle,
facendo come se niente fosse, o a dirmi che non sono fatti miei! Ci sono
dentro fino al collo quindi parla!” disse quasi furioso.
Di
tutte le persone che poteva incontrare a New York proprio lui doveva
trovare!
Dannazione!
Con tutti i paesi, gli stati, le città di questo mondo andava sempre a
finire che si trovassero nello stesso posto! La sua era una maledizione!
Per
quanto volesse stargli alla larga se lo ritrovava sempre di fronte….ed
ora era stato pure coinvolto nei suoi affari! Magnifico!
“Sinceramente
non so che dirti. Secondo quello che mi ha detto mio padre, quei tizi
dovrebbero essere dei sicari mandati da un gruppo piuttosto potente di
spacciatori, nemico della famiglia Mishima, con lo scopo di uccidere me o
mia madre per vendicarsi. Io ero venuto all’aeroporto per osservarli e
scoprire le loro mosse….ma non mi aspettavo che attaccassero te!”
disse sospirando.
“Loro
sono convinti che IO sia Jin Kazama!” disse passandosi esasperato una
mano tra i capelli “Grandioso! Ora sono pure l’obiettivo di un gruppo
di killer! Cosa potrei desiderare di più dalla vita!?”
Come
se non avesse avuto già abbastanza problemi per conto suo.
Oltre
alla scoperta di avere una sorella ci mancavano solo gli spacciatori.
“Ma
è ridicolo! Insomma, tutti ormai dovrebbero conoscere la faccia di Kazama
e sapere che è il nipote di Heihachi Mishima! Con tutte le volte che ha
combattuto al torneo Tekken lo dovrebbero sapere pure i muri!” disse
Eddy.
“Forse
loro non sono appassionati di combattimenti” disse Tiger.
“O
forse qualcuno ha dato loro delle informazioni sbagliate” aggiunse Jin.
Era
strano ma era l’ipotesi più probabile.
Ma
chi avrebbe mai potuto far girare quelle informazioni errate e per quale
motivo prendersela proprio con Hwoarang. Lui non centrava nulla con la
famiglia Mishima e si vedeva chiaramente che non aveva caratteri somatici
giapponesi.
Eppure
l’intera situazione gli puzzava….c’era qualcosa sotto……qualcosa
che o suo padre aveva tralasciato di dirgli….oppure era al di sopra
delle sue conoscenze.
“In
ogni caso cosa sei venuto a fare in America!? Pensavo te ne fossi tornato
in Corea assieme a Beak!”
“Se
è per questo potrei farti la stessa domanda. Ti credevo ancora in
Giappone….e comunque non sono fatti tuoi!”
I
due si guardarono in cagnesco.
I
loro incontri non erano mai stati amichevoli ma quella situazione li
batteva tutti. La tensione fra di loro era molto intensa.
“Oh!
A proposito!!! Con tutta questa storia quasi mi dimenticavo la mia
missione! Il Dr. Milton mi ha detto di accompagnarti subito da lui appena
avessi messo piede all’aeroporto!” disse Eddy. (e la tua missione
primaria, quella di sedurre Hwoarang dove la metti, eh? NdM)
Hwoarang
si volto di scatto a fissarlo, l’incredulità dipinta sul volto.
“E
tu come diavolo fai a sapere……”
“Beh…io
e Sebastian Milton siamo amici da parecchi anni. E’ stato il mio
terapista quando da giovane mi sono fatto male ad un ginocchio durante un
incontro e da allora lo vado a trovare appena posso….tipo questa
settimana. Io e Tiger siamo in città per una serie d’incontri di
Capoeira e così ho pensato di fargli un salutino. Non avrei mai pensato
che voi due foste parenti….mi è venuto un colpo quando me l’ ha
detto…..anche se non è mai entrato nei dettagli….sembrava che ne
sapesse poco anche lui…."
“Basta
così Eddy! Non aggiungere una sola parola altrimenti potrei
momentaneamente dimenticarmi che mi hai salvato la vita e prenderti a
calci!” disse Hwoarang rabbioso.
Questo
era troppo!
Lui
non avrebbe mai voluto che si sapesse questa storia in giro! Nessuno
doveva sapere del suo passato!
Se
lo avessero scoperto avrebbero potuto iniziare a guardarlo con pietà e
compassione e lui non lo avrebbe sopportato. Non ora che la pietà e la
compassione erano completamente inutili…..ne avrebbe avuto bisogno
quando era piccolo ma adesso non se ne faceva nulla!
“Ok
ok non ti scaldare!” disse imbronciato “Io ho solo il compito di
portarti da lui! Ci vuoi venire o no?”
Hwoarang
lo guardò storto e poi passò lo sguardo sugli altri due ragazzi
fermandosi su Jin.
Ora
anche il suo nemico avrebbe scoperto il suo segreto….chissà che belle
risate si sarebbe fatto scoprendo il suo passato da orfanello….lui che
aveva avuto sempre tutto.
Ma
purtroppo non aveva scelta. Quella era la migliore occasione che gli
potesse capitare per incontrare il Dr. Milton e sua sorella Seyala.
“Portami
a casa sua….ma vi avverto…..se ciò che sentirete dovesse per caso
diventare di dominio pubblico….giuro che vi riterrò gli unici
responsabili e vi ucciderò senza pietà!” disse con una voce e con
degli occhi che confermavano le sue intenzioni.
La
casa della famiglia Milton era un enorme villa a tre piani dalla pallida
verniciatura gialla, con un vasto giardino rigoglioso e una
piscina…..tutto circondato da un alto muro in pietra grezza.
Il
viaggio era stato piuttosto silenzioso anche se Tiger aveva fatto di tutto
per cercare di coinvolgere i due rivali numero uno in qualcosa di
abbastanza simile ad una conversazione.
Una
volta arrivati a destinazione i quattro ragazzi entrarono dal cancello in
metallo e percorsero il lungo sentiero che li avrebbe condotti
all’entrata dalla casa.
Eddy
sembrava essere piuttosto in confidenza con il luogo e saluto allegramente
il vecchio maggiordomo che li accolse e li fece accomodare in soggiorno,
dove un uomo di mezza età li stava aspettando impaziente.
“Ehilà
Sebastian! Guarda un po’ chi ti ho portato!” disse Eddy.
Il
Dr. Milton si alzò di scatto dalla poltrona sulla quale era seduto ed andò
loro incontro.
Era
uno uomo sulla cinquantina, piuttosto alto, dai capelli castano chiaro e
dai caldi occhi marroni. In quel momento il suo volto sembrava
particolarmente teso anche se non perdeva quella sensazione di dolcezza
che traspariva dai suoi lineamenti.
Si
fermò a qualche distanza da loro e li fissò attentamente prima che un
sorriso amichevole sbocciasse sulle sue labbra.
“E’
un piacere poterti finalmente conoscere Hwoarang!” disse tendendo la
mano al ragazzo dai capelli rossi che gliela strinse un po’ titubante
“Il piacere è mio Signor. Milton”
“Oh!
Non chiamarmi signore ti prego! Chiamami Sebastian! Ma prego accomodatevi,
non restiamo qui impalati sulla soglia! Ci sono molte cose di cui dobbiamo
parlare e certamente tu vorrai sapere come sono venuto a conoscenza della
tua esistenza e del tuo viaggio qui a New York!”
“Effettivamente
la domanda mi aveva sfiorato” disse rilassandosi un po’ a
quell’accoglimento amichevole.
Era
stato piuttosto nervoso durante il viaggio in taxi fino alla villa.
Quell’incontro era stato un pochino troppo improvviso per i suoi gusti e
non aveva fatto in tempo a prepararsi psicologicamente.
Si
sedettero tranquillamente sui divani…Hwoarang assieme a Eddy di fronte
alla poltrona del Dr. Milton mentre Jin e Tiger su un altro.
“E’
stato il tuo maestro Beak a telefonarmi qualche giorno fa. E’ stata una
bella sorpresa sapere che il figlio di mia moglie era ancora vivo….ho
avuto quasi la tentazione di sbattergli il telefono in faccia perché non
volevo credergli….ma mi ha mandato per fax le prove che stava dicendo il
vero. Mi ha detto che tu non sapevi ancora nulla della nuova vita che tua
madre si era rifatta ma che te ne avrebbe parlato il prima possibile e ti
avrebbe mandato qui per incontrarci” e poi aggiunse con una vena di
tristezza “Mi spiace davvero che tu sia venuto a sapere tutto in questo
modo, soprattutto della sua morte…deve essere stato un brutto colpo per
te. Se solo ci avessi fatto sapere prima che…beh…che eri ancora vivo
penso che Maisha ne sarebbe stata contenta.”
“Il
mio maestro non le ha raccontato la mia storia?”
“No.
Ha detto che era giusto che fossi tu a raccontarmi tutto. Di te so
solamente quello che mi ha raccontato Maisha….che eri identico al tuo
vero padre, morto durante un incidente alla centrale elettrica dove
lavorava, e che all’età di quattro anni eri scomparso ed eri stato dato
per morto dalla polizia….tutto qui…..non le ha mai fatto piacere
parlare molto del suo passato, probabilmente la faceva soffrire troppo.”
Hwoarang
si ritrovò inconsciamente a ridacchiare, sorprendendo tutti e lasciandoli
un po’ perplessi.
I
tre intrusi lo fissavano curiosi di sapere cosa ci trovasse di tanto
divertente in quello che aveva appena detto l’uomo, specialmente Jin.
Come
era successo prima all’aeroporto, per il fatto che Eddy fosse innamorato
di un misterioso ragazzo, (certo che sei sveglio eh!?-__-;;; NdM) anche
ora era posseduto da una forte curiosità e dalla voglia di sapere
qualcosa di più sul passato del suo rivale.
Non
si spiegava il perché di tutto questo interesse ma era più forte di lui.
“Tipico!
E’ davvero degno di lei raccontare queste balle!”
Hwoarang
guardò con simpatia quell’uomo che era stato abbindolato da quella
donna che era sua madre.
Non
conosceva nemmeno una piccola parte della verità.
Probabilmente
la donna che conoscevano non era la stessa….nel senso che sua madre
poteva anche essere migliorata durante quegli anni, forse spinta dai sensi
di colpa che la dilaniavano dentro…..ma era più probabile che il fatto
di aver abbandonato suo figlio non la avesse toccata minimamente e si
fosse limitata a ricominciare una nuova vita fingendosi una povera
sventurata che aveva perso tutto ed era alla ricerca di un po’
d’affetto.
Che
gran bella bugiarda! Le avrebbero dovuto dare l’oscar come migliore
attrice.
“Non
sono scomparso e nemmeno sono stato rapito Signor Milton.” disse
rispondendo alla sua muta domanda “E’ stata mia madre ad abbandonarmi
all’età di quattro anni nel mezzo di una strada.”
Ecco
lo aveva detto….ora tutti sapevano la verità.
Dall’espressione
d’incredulità che era comparsa sul volto dell’uomo Hwoarang dedusse
che non avrebbe mai creduto a quello che gli aveva detto…ma soprattutto
che non credeva possibile che la sua adorata moglie fosse in grado di fare
un azione tanto spregevole.
Eddy
e Tiger lo fissavano con un espressione sconvolta ed anche Jin sembrava
particolarmente colpito…..sapeva con certezza che almeno loro tre gli
credevano……anche se non avrebbe mai voluto che lo scoprissero.
Era
umiliante mostrare le proprie debolezze!
“Stai
mentendo! Maisha non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Era una
persona dolcissima che amava i bambini…..adorava nostra figlia….le
voleva un bene folle anche se con lei era molto severa….ma tutto per il
suo bene…..non posso credere una cosa del genere!” disse con voce
tremante.
“Mi
dia pure del diffamatore Signor Milton. Non mi interessa assolutamente
quello che pensate di me e non mi spiace per niente di averle rovinato
l’immagine di donna perfetta e altruista di mia madre….perché questa
è la verità, che mi creda o no! Anzi ne sono felice perché finalmente
può rendersi conto del tipo di donna che era realmente. O forse crede che
un bambino di quattro anni sia troppo stupido per accorgersi di quello che
gli sta accadendo o che si possa dimenticare a distanza di anni quello che
gli è successo!?
Se
non si fida chieda pure al mio maestro! E’ stato lui a raccogliermi e a
salvarmi da morte certa dopo ben due mesi passati a cercare di
sopravvivere per strada!
E’
stata mia madre ad abbandonarmi per il semplice fatto che dopo la morte di
mio padre eravamo troppo poveri, per poter sopravvivere entrambi. Così ha
deciso di sacrificare me per salvare se stessa e venire qui in America a
ricostruirsi una famiglia come se niente fosse….gran bella faccia tosta
non trovate anche voi!?”
Nella
stanza calò un fastidioso silenzio.
Nessuno
sapeva cosa dire o cosa fare dopo una simile rivelazione.
Sebastian
Milton era perso nei propri pensieri e stava riflettendo con calma alla
sua vita passata con Maisha….non sapendo se credere o no al ragazzo.
Eddy era addolorato per quello che era accaduto al suo Hwoarang e stava
pensando ad un modo per fargli capire che era vicino e che sarebbe sempre
stato lì ad aiutarlo…ma non voleva di certo che pensasse che la sua
fosse pietà…sapeva quanto il rossino fosse orgoglioso. Tiger era
semplicemente sorpreso….mentre Jin…beh….lui ne era rimasto molto
colpito.
Doveva
ammettere che la vita di Hwoarang non era stata per nulla facile…forse
era stata addirittura più dura della sua (che non era di certo stata rose
e fiori). In fondo lui una famiglia ce l’aveva ancora….per quanto
detestasse alla follia alcuni dei suoi membri…..e comunque gli bastava
chiedere per ottenere qualunque cosa….anche se per principio lui non
aveva mai voluto nulla (o il minimo possibile) dalla famiglia Mishima.
Inconsciamente
stava cominciando a rivalutare un pochino il suo avversario.
“Se
questo la può sollevare io non sono venuto da lei per ottenere la sua
pietà o entrare a far parte della sua bella e altolocata famiglia. Io
ormai ho già la mia vita e sono felicissimo come sono. Sono venuto
soltanto per raccontarle la mia storia ed incontrare mia sorella….così,
per sapere che tipo era visto che abbiamo lo stesso sangue nelle
vene….ma una volta fatto tutto questo me ne andrò e non la disturberò
più. La lascerò continuare a vivere nel suo sogno di perfezione, se così
desidera…a me non interessa!”
“Seyala
in questo momento non è a casa…si trova a scuola, a lezione…”
rispose flebilmente il dottore.
“Allora
credo sia meglio che me né vada….non vorrei essere di troppo qui.
Quando torna ditele che suo fratello la saluta e che un giorno di questi
verrà a trovarla!”
“Non
ti preoccupare…ho già ricevuto il messaggio” disse una voce femminile
dall’uscio della porta.
Fine
Terza Parte
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