Disclaimers: I personaggi
non sono nostri ma della Namco Corporation…
Aki: A parte Kylie che è
mia….(preferivo Hwoarang^^)
Miyu:….. Sauzer&co.
e Seyala invece sono miei!^__^
Note: Aki: Se
qualcuno è più informato di me sulla storia di Tekken, che sembra quasi
una telenovela, i suoi consigli saranno ben accetti…
Miyu: Già…..un storia
più complicata non potevano farla!
Aki: E noi siamo
masochiste visto che ci mettiamo da sole nei guai!^^;;;
Miyu: Ma Jin e Hwoarang
sono talmente puccini!!!!!!^+^
Aki: Veeeerrrooooo!!!!!
^O^
Dedicato
a: Tutti quelli che giocano a Tekken e lo preferiscono a KOF ^o^ (senza
offesa per chi gioca a King Of Fighters ^^ NdA14)
Tutti i
miei sbagli
parte I
di Akira14
e Miyu
Fuori piove.
Sai che novità!
Nelle ultime due
settimane ci sarà stata al massimo mezza giornata di sole.
Chissà perché me ne
sorprendo ancora…L’autunno qui è terribile, piovoso e freddo, con
un’umidità del 200%…
Mamma è nervosa. Ha sempre i nervi a fior di pelle, quando c’è maltempo,
però oggi è diverso.
Nella sua nevrosi
percepisco un certo timore.
Di che cosa ha paura? Lo ignoro.
Potrei chiederglielo, ma
lei mi liquiderebbe facilmente. Dato che sono suo figlio, non ho l’autorità
per costringerla a confidarmi ciò che vuole temere nascosto.
Minacciarla? Sarei
veramente crudele se lo facessi.
Approfitterei biecamente dell’ascendente che ho su di lei. Leggo
chiaramente nei suoi occhi che io sono la ragione per cui vive. La persona
cui più tiene al mondo. Il suo tesoro. Tutta la sua vita.
Come lei lo è per me.
Da quella sera di quasi due anni fa. Il giorno del mio ventesimo compleanno.
Si é presentata qui, a casa mia, come se niente fosse.
E io non le ho chiesto
niente.
Ho imparato che certe cose, nella vita, é meglio prenderle così come ci
vengono date.
A volte mi chiedo se non
si sia mai pentita di aver incontrato mio padre. Se l’odio che io nutro
verso di lui la ferisca.
Ed è in un attimo che mi torna alla mente un giorno, una sera di
diciassette anni fa.
Io ero piccolo, talmente
bambino da voler bene a quell’uomo ed osannarlo come un dio.
Stavo tranquillo nella
mia camera, ad osservare le goccioline di pioggia che si condensavano sul
vetro della finestra, proprio come sto facendo adesso.
Poi sentii. La udii
gridare, come mai aveva fatto prima, come se la stessero scuoiando viva. Un
urlo agghiacciante, che a ricordarlo ancora adesso mi si gela il sangue
nelle vene.
Scesi di corsa, pronto
ad affrontare chiunque stesse attentando alla salute della mia ‘kaasan.
Non ero del tutto inesperto nel campo del karatè, e quelle poche mosse che
conoscevo, mi conferivano un coraggio da leone.
Aprii la porta di
pochissimo, per vedere chi c’era dentro il soggiorno e farmi un
impressione del mio nemico.
C’era mio padre.
Era parecchio che non lo
vedevo. Era partito per un viaggio, con lo scopo di allenarsi con i suoi
avversarsi sparsi per il mondo.
Ero felice.
Rivederlo mi procurava
sempre una gioia inesprimibile, mista ad orgoglio d’essere suo figlio.
Lo trovavo così fantastico, con quell’espressione seria ed orgogliosa sul
viso. Mi sembrava l’eroe di uno dei miei fumetti.
Mia madre piangeva,
gridandogli contro epiteti d’ogni genere. Penso di aver imparato più
parolacce quel giorno, che nel resto della mia vita.
Non si rivolgeva solo a lui, in ogni caso. Anzi sembrava scagliarsi
maggiormente contro un uomo piuttosto anziano, che non mi ricordavo di aver
mai visto prima. Neanche mio padre sembrava gioire del fatto che fosse lì.
Lui guardava i miei
genitori dall’alto in basso, sprezzante nella sua arroganza.
Ricordo di averlo odiato dal primo momento che l’ ho visto.
“Allora dimmi che cosa
dovrei fare secondo te, stupida! Pensi che mi faccia piacere piegarmi al
volere di questo vecchiaccio?” le urlò contro mio padre, mantenendo però
un tono freddo e glaciale.
Io volevo quasi entrare,
e dirgli che non doveva trattare così la mamma. Non poteva farla soffrire,
se veramente l’amava. Con me non era mai stato gentile, né affettuoso, ma
io non me ne curavo affatto. Pensavo lo facesse per insegnarmi che per
essere forte non bisognava affezionarsi troppo a chi ti stava vicino.
Però lei sembrava
soffrirne molto più di me. E non si poteva trattar male una persona come la
mamma, perché lei era ciò che più si avvicinava ad un angelo.
Le mie gambe però, sembravano essersi incollate al pavimento.
Così restaì lì ad origliare.
“Non lo so, Kami-sama,
NON LO SO!”-piagnucolò- “Ma non portarmelo via, ti prego!”
Si mise in ginocchio,
umiliandosi di fronte a suo marito e a quello che scoprii essere, in
seguito, suo suocero, cioè mio nonno paterno.
“Te lo chiedo
umilmente…Lascialo a me! Ti prometto che lo renderò forte almeno quanto
te…Lascia che sia io ad occuparmi di lui, dopotutto è mio figlio!” Lui
ignorò ogni sua parola, le prese violentemente il mento, e la schiaffeggiò.
In quel momento capii.
Spesso avevo sentito mia madre disperarsi nella notte, ed avevo cercato di
consolarla, ma avevo solo quattro anni, e non vedevo che a farla soffrire
era proprio quell’uomo che io ammiravo tanto.
Ora, però avevo aperto gli occhi.
“Non pensare di potermi
piegare con questi mezzucci! Tu non sei in grado d’insegnargli a
combattere! Ce ne occuperemo io e mio padre!” le disse lui.
Sentii la rabbia montarmi
dentro, ed entrai in soggiorno buttandomi come una furia addosso a mio
padre. Accecato dall’ira, cominciai a colpire quello che avevo sotto mano.
Lui mi atterrò con un
calcio, ben assestato, nello stomaco. Mi guardava con disprezzo. Vedendomi
nei suoi occhi, mi sembrava di essere l’essere più ignobile che potesse
esistere sulla faccia della terra.
Prima di perdere i sensi,
vidi volto di mia madre che si sfigurava per l’odio.
La vidi farsi avanti, nei suoi occhi risplendeva un non so che di crudele.
Mio padre e il nonno indietreggiarono, spaventati, ma ormai era troppo
tardi.
“Non osare mai più toccare
il mio bambino, capito? Se no ti ammazzo!”
Sentii solo più queste
parole e poi svenni.
Quando mi svegliai, lei era
al mio fianco. Gli occhi erano ancora rossi, e le sue braccia portavano
ancora i segni della lotta, ma mi sorrideva teneramente.
Non appena la vidi, decisi che la mia missione sarebbe stata quella di
proteggerla, fino a quando ce ne sarebbe stato bisogno.
A distanza di diciassette, 17
lunghissimi anni, ben poco è cambiato.
Sebbene mia madre mi abbia
insegnato tutto quello che sa, ed io abbia appreso da autodidatta molte
tecniche di combattimento, loro sono ancora troppo forti per me.
Ed io devo dimostrargli che anche senza di loro, io sono in grado di
diventare l’uomo più potente sulla faccia della terra.
Che rabbia!
Se solo quel coreano di merda, quella testa di cazzo del pel di carota non
si fosse messo in mezzo; ora sarei anche io in grado di trasformarmi in un
demone, e tra me e mio padre, sarebbe, se non altro, uno scontro ad armi
pari.
Giuro, appena lo becco lo
uccido!
Se siamo stati costretti a scappare, a fuggire e a rifugiarci qui a New
York, lo dobbiamo anche a lui.
La yakuza, ci stava alle costole, ed io non avevo la forza di contrastare
tutti gli sgherri di mio padre e mio nonno.
Anzi, mi correggo: è tutta
colpa sua, e di nessun altro!
Dio, come lo odio! Lo odio!
LO ODIO!
Devo ripetermelo nella testa, per ricordarmi della ragione per cui lo
ammazzerò al più presto.
A volte perfino mi manca,
quello stronzo.
Sono tre anni che non ci vediamo.
E la prossima volta sarà
l’ultima.
Qualcuno bussa alla porta
della mia camera, con insistenza.
Probabilmente sta già bussando da qualche tempo, ma ero così perso nei
meandri della mia mente, che non ho sentito niente.
“Signorino Kazama! E’ mezz’ora che vi cerco! Il signor Mishima vi
attende nel soggiorno.”
Di bene in meglio, non c’è che dire.
Dopotutto, visto che frequentavo il Mishima Institute, è probabile che gli
insegnanti, intimoriti dal mio caro nonno (la cui statua troneggia nel
cortile della scuola) abbiano spifferato dove mi sono andato a cacciare.
Che cazzo vuole Mr. Mishima
da me, mi verrebbe da chiedere. D’altronde Kylie, la nostra cameriera, non
può saperne qualcosa. Spaventarla con le nostre questioni familiari è
l’ultima cosa che voglio.
Dove la troviamo un’altra donna delle pulizie, cameriera ecc.. (tuttofare
in poche parole), che sia disposta a lavorare per dei target delle mafie di
mezzo mondo?
E lei sa benissimo in che razza di famiglia si è andata a cacciare.
D’altronde i segni sarebbero stati ovvi anche per l’essere più
rincretinito del mondo…Chiunque avrebbe capito che non erano due persone
qualunque, che dal Giappone si erano trasferite a New York.
Lo dimostrazione tangibile:
il cercare di mantenere le distanze da lui in ogni modo.
A cominciare dal rifiutarsi categoricamente di dargli del tu.
“Kylie. Ci conosciamo da
ormai sei mesi…Potresti anche chiamarmi Jin, giunti a questo punto! Mi dà
fastidio che mi sia continuamente ricordato non faccio parte della famiglia
Mishima!”
“Mi dispiace, Mr. Kazama, ma mi è impossibile” risponde lei, come se
fosse ovvio dare del voi ad un suo coetaneo, solo perché lei lavorava alle
sue dipendenze.
Ed abbassando gli occhi, come
imbarazzata si sentì in dovere di fornire un’altra spiegazione.
“Ho paura, tanta paura che
se mi lasciassi andare con voi, metterei in pericolo la mia famiglia. Mi
capite, vero? Non vorrei diventare vittima delle ripicche, delle vendette
dei suoi nemici…”
“Kylie, tu non mi devi
alcuna giustificazione…Solo che…”-cerca di interrompermi, ma vado
avanti-“Insomma, m’irrita essere chiamato 'Signor Kazama' o peggio
'Signorino Kazama' , ma non voglio che tu debba arrampicarti sugli specchi
per accontentarmi.
Se non ti va, ok…Non c’è problema.
Non sei tenuta a fornirmi un
alibi.”
Lei riprende imperterrita “Invece sì. Voi siete stato molto gentile con
me. Se non mi aveste assunto per questo lavoro, nonostante le mie pessime
referenze, non sarei mai riuscita ad uscire dal tunnel dell’alcolismo.
Naturalmente, non lo debbo solo a questo, ma mi avete aiutato ,moltissimo.
Per non parlare del sostegno morale che mi date, standomi vicino anche se io
cerco di evitarvi. Vostra madre poi…E’ un angelo del Signore,
senz’altro.
E nonostante questo, io
ancora mi comporto egoisticamente.
Vi sembrerò un’ingrata.
Ma non posso
perderli…Perdonatemi.”
L’abbraccio calorosamente,
cingendo le sue spalle con un braccio.
Mentre lo faccio, però, il
mio pensiero corre di nuovo a lui.
Hwoarang.
Maledetto! Per quanto continuerai ancora a tormentarmi?
Te ne andrai mai dai miei pensieri?
Le baciò la fronte, mentre
lei si aggrappa alla mia vita titubante.
“Non ti preoccupare, Kylie. Nessuno oserà far del male, né a te né alla
tua famiglia, finché ci sarò io a proteggervi!
Comunque, se smettere di avere un atteggiamento confidenziale con te può
farti star meglio, ti assicuro che d’ora in poi ti tratterò come una
perfetta estranea.”
Mentre le dico queste parole, i suoi grandi occhi azzurri si fanno tristi, e
distoglie lo sguardo dal mio viso.
Lascia andare il mio bacino,
frettolosa, e mi conduce verso il soggiorno, silenziosa.
Perché continuo ad illudermi
che nel mio domani ci sia qualcosa di diverso dalla mera solitudine?
Ho mai avuto un amico, in
tutti questi anni?
No.
Nessuno.
Chi vorrebbe stare accanto a
Jin Kazama, figlio di Kazuya (e nipote di Heihachi) Mishima?
Due dei più grandi boss della yakuza…
Nessuno.
Ed era altresì naturale che
la gente si tenesse alla larga da un partecipante ad uno dei tornei più
importanti del globo: Tekken.
Non che io mi penta di combattere in quel torneo…Dopotutto era l’unico
luogo dove ho trovato qualcuno che potesse definirsi amico…Law, Lei, Paul…Lee…Eddy….Siamo
avversari, eppure ci rispettavano vicendevolmente e qualche tempo fa sono
venuto a sapere che Paul e Law si allenano perfino insieme! Mi hanno anche
invitato ad unirmi a loro, ma il mio carattere solitario ha prevalso ed ho
educatamente rifiutato.
Anche per trovarmi una
compagna, la scelta non può che cadere sulle partecipanti al torneo. La
scelta però, non è molto varia, a dire la verità.
Xiaoyu è infantile fino al midollo, e pensare che ha quasi diciannove anni.
La stessa età che avevo io quando ho partecipato al Tekken Tag Tournament…
Le sorelle Williams, Nina ed Anna sono troppo, per uno come me. E si sa, il
troppo stroppia.
Inoltre, mi sembrano molto,
ma molto femministe. Non vorrei ritrovarmi a fare il casalingo con due arpie
che mi comandano a bacchetta. Fuori del torneo non riuscirei nemmeno a
picchiarle, quelle due.
Sono pur sempre un gentiluomo, io!
La donna del mistero, quella poi….Non ne parliamo. La spiritata contro la
quale si doveva disputare l’ultimo stage…
Kami-sama!
Ho già fin troppi problemi,
senza dovermi intruppare con una che scorrazza seguita dal suo demone di
fiducia!
Il sottoscritto, che è figlio di un angelo e di un demone, non intende
avere altri strani esseri che gli girano per la casa.
Basto e avanzo io!
Siamo quasi arrivati al
soggiorno, ed osservando la splendida ragazza che sta di fronte a me, mi
chiedo come mai non provi niente per lei.
Senz’ombra di dubbio è
bellissima. La donna più bella che io abbia mai visto.
Molto magra, ma non
scheletrica; alta e slanciata, sembra una modella.
Il suo punto di forza, però, è il viso. Spesso illuminato da un sorriso,
è radioso e solare e ti tira su di morale solo a guardarlo. (Ehi! Una
collega! NdS E tu che ci fai qui? Non c’entri niente! NdA14 Io c’entro
sempre ^____________^ NdS -____- NdA14)
E mentre t’incanti sulla
sua risata, affondi nei suoi occhi verde smeraldo ed osservi gli strani
contrasti creati dai riflessi rossi tra i suoi capelli castani e dalla sua
carnagione lattea.
Eppure, non provo per lei
altro che affetto.
Un affetto quasi fraterno.
Se qualcosa mi assilla, so di
poter contare su di lei, sempre.
Anche se cerca di evitarmi,
le piace troppo ascoltare gli altri.
Come la Momo di Ende, anche lei riesce a farti sentire talmente a tuo agio,
che risolvi i tuoi problemi da solo, semplicemente parlando con lei.
Per questo, il suo sostegno
è importante quasi quanto quello di mia madre.
Ci conosciamo da poco tempo, ma per me lei è diventata la sorella che non
ho mai avuto.
E credo che per lei sia lo
stesso.
Lo leggo nei suoi occhi.
Busso alla porta. Lei mi
tiene la mano e m’incoraggia.
“Coraggio, Jin.
Dimostrategli che siete diventato migliore di quanto lui potesse anche solo
immaginare!”
Le sorrido. Uno dei miei rari sorrisi che riservo, solitamente, solo a mia
madre.
Poi mi faccio coraggio, ed entro, anche se non ho udito alcuna risposta.
È o non è casa mia, questa?
Sarò libero di entrare nel MIO soggiorno quando mi pare e piace
“Jin. Vieni avanti,
dobbiamo parlare di questioni importanti!”
Lui?
Qui?
Che cosa diavolo ci fa?
Devo confessare che mi
aspettavo di trovarmi faccia a faccia con mio nonno.
E poi perché diavolo mi
guarda con quell’aria di superiorità?
Mi fa pentire di non averlo
ucciso quando ne avevo l’occasione!
Beh…Naturalmente sono già
felice del fatto che non sia quel vecchiaccio malefico.
Alle volte, guardo Kazuya,
mio padre, e penso che vita debba aver avuto…Essere figlio di quell’uomo
deve essere stato molto più difficile…Per quanto mi lamenti di lui, in
fondo non mi ha fatto che 1/10 del male che gli ha procurato Heihachi.
L’ ha perfino gettato in un
vulcano!
Quindi, come potrei
aspettarmi da lui altro che odio?
Lui odia tutti, tutto.
Come me.
Solo un posto nel suo cuore, una piccola scintilla d’amore è riservata a
mia madre.
La ama, quanto la amo io, ma in un modo diverso, che io non potrò mai
capire.
E forse, io ne sono geloso.
Non riesco a capirmi.
Provo pena per lui, e allo
stesso tempo lo detesto.
Non lo odio, non più ormai.
Quel sentimento è riservato tutto a Hwoarang.
Mi siedo di fronte a lui,
davanti al camino.
Lui si guarda intorno. L’arredamento sembra di essere di suo gradimento.
D’altronde mia madre ha fatto un lavoro certosino per ricreare
l’atmosfera di un vecchio maniero inglese di fine ottocento.
Essendo sempre vissuta in una
villa all’orientale, ha voluto cambiare anche la sua abitazione, per
dimostrare che la sua vita in Giappone era qualcosa di ormai archiviato.
“Che cosa volevate dirmi,
otousan?” gli chiedo, nel tono più neutro che riesco ad ottenere.
Ho sempre dato del voi a mio padre.
Non tanto per rispetto, quanto per ribadire che per me è come se fosse un
perfetto estraneo.
“Avete fatto bene a
trasferirvi qui.
Il saperti dall’altra parte
del mondo ha acquietato l’animo di mio padre.
A ben altri pensieri, che
darti la caccia.
Capisci, se eri sottomano, poteva anche scomodarsi e assassinarti.
Ora però, non vuole
scomodarsi.
E siccome; so che ti sembrerà
strano visto che stiamo parlando di Heihachi Mishima, lui ha un codice di
onore vuole farti fuori personalmente.
Dice che i panni sporchi si
lavano in casa, e per una volta sono d’accordo con lui.” Si interrompe
per riprendere fiato e io lo anticipo.
“Oh! Quale onore!
Vi degnate addirittura di venirmi ad assicurare che sono al sicuro!
Avanti, so bene che non vi siete fatto tutte quelle ore di viaggio solo per
farmi visita!
Quindi, se non volete che vi metta alla porta, è meglio che mi diciate che
cosa vi ha portato qui.”
Mi alzo e gli apro la porta, indicandogli l’uscita.
Lui mi raggiunge, e mi tira
un ceffone talmente forte da intontirmi.
“Devi avere più rispetto
per tuo padre, signorino” afferma richiudendo la porta.
“Ah, davvero? E cosa ha fatto mio padre per meritarsi la mia stima?
Anzi, sul serio ho avuto un
padre?
Perché io non me ne sono accorto!” rispondo in tono di sfida.
Rimane interdetto per un attimo.
Mi sembra addirittura di vedere su quel viso un’espressione ferita.
È solo un momento.
Poi torna la sua maschera di
ghiaccio.
Ci guardiamo, in silenzio.
La nostra sfida di sguardi, però, è interrotta dallo scatto della
maniglia.
So già chi si presenterà.
Quello che mi chiedo è se
lei sa chi è qui con me.
Mia madre, in effetti, rimane piuttosto sconvolta nel vedere chi ci è
venuto a trovare.
Io sono impietrito…Mi aspetto una litigata peggiore di quella cui ho avuto
il dispiacere di assistere diciassette anni fa.
Invece, per quanto io li
conosca, i miei riescono ancora a sorprendermi.
“Kazuya…” sussurra lei, portandosi le mani alla bocca, a nascondere la
sua espressione di stupore.
“Jun…” replica mio
padre, avvicinandosi a lei.
Si guardano negli occhi, ma i
loro sguardi sono diversi da quelli che fino a poco fa ci scambiavamo io e
lui.
Li osservo, rapito.
Sembra quasi che riescano a parlarsi, a comunicare quello che risulta
inesprimibile a parole, senza dire niente.
Ed io li invidio.
Vorrei avere anch’io trovare qualcuno con cui avere la medesima intesa.
Con Kylie ci vado vicino, ma
non è la stessa cosa.
Lui la abbraccia.
Sì. Anch’io sono esterrefatto, ma vi giuro che la sta abbracciando!
“Kazuya, itoshi…Sapessi quanto mi sei mancato!
Vorrei chiederti di restare, ma so che sarebbe inutile.
Inoltre ci faremmo del male a vicenda.”
Questa deve essere
sicuramente una puntata di X-Files, perché lui sorride.
“Sono contento che tu abbia capito.”
“Dimmi perché sei
qui…” gli chiede mia madre facendosi seria.
“Per affari.
Dovevo sorvegliare una banda di spacciatori che sgarrava rispetto alle
nostre direttive.
Aspetta, per sparare le tue
frecciatine Jin.
Pensavo che fosse andato
tutto bene, quando ho scoperto che avevano intenzione di vendicarsi.
E la loro ritorsione colpirà
voi, non me.
Sono venuto qua per dirvi di guardarvi alle spalle, tutto qui.
Hanno anche chiamato dei
rinforzi.
Se domani vai all’aeroporto, verso le 8, potrai vedere, se non altro, che
faccia hanno i tuoi nemici.”
Sono piuttosto irritato.
Perché dobbiamo sempre andarci di mezzo noi, nei suoi casini?
“Non potresti occupartene tu, grand’uomo?” dico acidamente.
“Sarei obbligato a restare qui, a casa vostra.
E vedo che la mia presenza non ti è gradita, Jin.
Quindi, siccome sono sicuro che te la puoi cavare anche senza di me, tornerò
in Giappone.
Ti ho forse
sopravvalutato?” risponde pacato.
Ecco la domanda trabocchetto.
Non posso che negare.
E dargliela vinta.
“No.Certo che no!
Tornatevene pure a casa
vostra!
Me la caverò benissimo da solo!” “Ne ero sicuro.” Dice soddisfatto,
mentre mia madre lo accompagna verso l’uscita.
Bastardo!
Mi ha incastrato!
E so che questo è solo l’inizio… Si dice che non c’è limite al
peggio.
Sarà vero?
Spero vivamente di no. Perché non oso immaginare cosa potrebbe
succedermi…
FINE
CAPITOLO UNO
Akira14: Beh, cosa ne
pensate?
H: *non si esprime ma sembra divertito*
J: Cancella subito questa
schifezza! Mi fai sembrare la protagonista di uno shojo!!!!!!!!
A14: Direi di uno shonen ai
^__________^
H&J: *sconvolti* O____________o
A14: Che adorabili puccettini
^o^
________________________________________________
La Corea.
Il mio paese natale.
L’unico luogo al quale mi
sento profondamente legato da un forte sentimento d’affetto. Tutti i miei
migliori ricordi, buoni o cattivi che fossero, sono legati a questo posto.
Mi si potrebbe dare del
sentimentale per questo ma non me ne frega assolutamente nulla. Nessuno
avrebbe tanto fegato da rinfacciarmelo e se per caso ce l’avesse (per sua
immensa sfortuna) gli farei passare io la voglia di sfottere…..a suon di
calci!
I sentimenti sono solo miei,
gli altri si devono solo limitare a temermi!
Le strade della città sono
quasi completamente deserte, probabilmente a causa del caldo e dell’afa.
Qua fuori si toccano quasi i
40°…..e pensare che siamo già in autunno!
Ma questo ormai non mi
dovrebbe più stupire.
Il tempo da queste parti è
sempre stato un po’ strano, quasi quanto me.
Anche questo però fa parte
del fascino di questo paese. Non si sa mai cosa aspettarsi.
Respiro a fondo.
L’aria calda e dagli aromi
così famigliari mi solletica le narici.
Dio come mi è mancato questo
posto durante quegli anni di lontananza. Pure ora che sono tornato ad
abitare qui mi sembra di stare ancora sognando. Specialmente perché sono di
nuovo affianco al mio amatissimo maestro che pensavo perduto tanto tempo fa
e la cui morte era stata la causa della mia improvvisa partenza.
Non riesco ancora a capire
come tutto questo sia stato possibile.
Sembra quasi un miracolo.
Un bel giorno mi presento per
l’ennesima volta al torneo Tekken con l’intenzione di parteciparvi per
chiudere una volta per tutte il conto con quel maledettissimo Jin Kazama e
trovo tra le fila degli sfidanti un tizio che ha osato appropriarsi del nome
del mio amatissimo maestro defunto, Baek Doo San.
La somiglianza era notevole
ma non poteva essere lui.
Fui posseduto subito da una
tale rabbia che decisi di ucciderlo per l’affronto che aveva recato alla
memoria del vero Baek.
Però, quando ci trovammo
finalmente uno di fronte all’altro durante il torneo, qualcosa dentro di
me scattò.
Non solo aveva il nome ma
anche la stessa tecnica del mio maestro, il Tae Kwon Do più perfetto di
questa terra. Un livello che in tutti i miei anni di duro allenamento non
sono mai riuscito a raggiungere.
Quella non poteva essere una
coincidenza.
Era troppo anche per me
credere che esistesse qualcuno all’infuori di Baek a possedere una simile
abilità.
Ma come potevo credere che
quello fosse davvero il mio maestro?
Era ancora più assurdo!
L’ ho visto con i miei
occhi esalare l’ultimo respiro tra le macerie del nostro dojo, messo a
ferro e fuoco da quell’essere ignobile….ho stretto tra le braccia il suo
corpo morente!
E poi quell’uomo aveva si e
no trent’anni mentre il mio maestro aveva la sua età, anche se in quanto
a forza e destrezza non era
secondo a nessuno.
Eppure qualcosa dentro di me
mi diceva che era lui e più combattevamo più questa assurda certezza si
faceva strada nella mia mente.
Ma furono le sue parole alla
fine del nostro scontro, dal quale uscii io vincitore, anche se con immensa
fatica, a convincermi del tutto.
“Devo dire che su di te
l’ira, la rivalità e la vendetta hanno avuto un buon effetto. Ti trovo
enormemente migliorato ragazzo mio!”
Il mio cuore in quel momento
sembrò fermarsi.
Il tono della sua voce mentre
pronunciava quelle parole, quasi con affetto, quello strano luccichio negli
occhi, quel sorriso enigmatico ma soddisfatto…..
Non potevo più sbagliarmi!
Le somiglianze erano troppe
perché potesse essere un semplice sosia, qualcuno che cercava di imitarlo
per ingannarmi e farmi cadere in chissà quale trappola.
Per quanto potesse sembrare
assurdo era davvero lui, Baek Doo San!!
“Ma-maestro? Siete davvero
voi?” chiesi tentativamente.
La mia voce tremò
leggermente sia per l’emozione sia per la paura di essermi sbagliato.
“Sono proprio io Hwoarang”
“Ma com’è possibile!?
Voi eravate morto! Ero presente anch’io quel triste giorno!”
“La tua sorpresa è pari
alla mia , ragazzo. Non so spiegarti cosa sia successo. So solo di essermi
svegliato cinque mesi fa così, in quello che sembra essere il mio corpo di
trent’anni fa”
Io lo guardai allibito
parlare. Era troppo bello per essere vero.
“Non so quale strana magia
mi abbia riportato indietro o perché e non mi importa. Mi è stata data una
cosa più unica che rara: una seconda possibilità che non ho nessuna
intenzione di sprecare! Hai ancora intenzione di essere mio allievo o pensi
di saperne già abbastanza sul Tae Kwon Do da non avere più bisogno dei
miei insegnamenti!?”
Quella domanda mi colse un
po’ alla sprovvista ma senza pensarci troppo sapevo già la risposta.
Avevo trovato di nuovo la mia
guida, l’unica famiglia che avessi mai avuto.
“Maestro….io ero, sono e
sarò sempre vostro allievo!” dissi sorridendo sereno per la prima volta
dopo tanto tempo….troppo tempo.
Così eccoci qui. Nel luogo
dove tutto era stato interrotto.
Qualche giorno dopo la fine
del torneo ci siamo recati all’aeroporto ed abbiamo preso il primo volo
per la Corea, dove abbiamo ripreso ad allenarci come un tempo.
Però non siamo tornati
subito nella nostra città. Prima il mio maestro ha preferito viaggiare un
po’ per il paese in modo che potessi apprendere alcune varianti del Tae
Kwon Do osservando vari combattimenti.
Ora, a distanza di tre anni,
ho solo un rimpianto che mi sono lasciato alle spalle, al tempo del torneo.
Non essere riuscito nemmeno
questa volta a regolare i conti con Jin!!
Maledizione!
Possibile che quello
stronzetto figlio di Yakuza, per un motivo o per l’altro, la debba sempre
fare franca!?
Spero per lui che non si sia
illuso di avermi tolto di mezzo. Potrebbe avere qualche brutta sorpresa un
giorno o l’altro.
Non ho ancora saziato la mia
voglia di sangue. Del SUO sangue!
Sarò soddisfatto soltanto
quando lo avrò ai miei piedi in fin di vita ad implorare pietà.
Vederlo mangiare la polvere
ed il suo stesso sangue mi riempirà di soddisfazione!
Quello sarà il giorno più
bello della mia vita…beh…a parte quello in cui ho ritrovato il mio amato
maestro.
Tiro fuori dalla tasca dei
pantaloni un pacchetto nuovo di sigarette e ne estraggo una, appoggiandola
delicatamente tra le labbra.
L'accendo ed inspiro
profondamente, assaporando il gusto forte della nicotina, prima di lasciare
che il fumo mi esca dalle labbra.
Cammino tranquillamente per
le strade pensando a tutto e a niente. Ho lasciato la mia moto in un
parcheggio non molto distante dal bar dove ho passato queste ultime due ore
a chiacchierare con alcune vecchie conoscenze.
Nessuno di loro però lo
posso considerare davvero mio amico.....ne gli ex membri della mia vecchia
banda, ne gli ex allievi di Baek.
Sono soltanto delle persone
con cui mi sono divertito a passare il tempo in passato. Poco più di
conoscenti.
Loro di certo non hanno mai
fatto nulla per cercare la mia amicizia ne tantomeno la mia fiducia.
Mi temevano. Mi rispettavano.
Per questo ricercavano la mia
compagnia e certamente io non mi aspettavo nulla di più da loro. A me
andava benissimo così.
Sono sempre stato in grado di
badare a me stesso ed ho imparato a cavarmela con le mie sole forze (e di
questo devo essere grato al mio maestro).
La vita mi ha insegnato che
non bisogna mai fare troppo affidamento sugli altri, altrimenti si corre il
rischio di venire traditi. Ed il dolore che genera il tradimento, dopo aver
affidato tutta la propria fiducia ad una persona, è difficile da
sopportare. Ti lascia con l'amaro in bocca per molto tempo.
Proprio com'è capitato a
me......
Svolto in un vicolo
secondario un po’ soprapensiero quando una voce famigliare attira la mia
attenzione.
"Guarda guarda cosa ci
ha portato qui la fortuna! Il nostro carissimo amico Hwoarang!"
Mi volto con tutta calma
nella direzione di quella voce rauca anche se so già chi mi troverò di
fronte.
"Non posso dire
altrettanto Sauzer. Rivedere il tuo brutto muso non si può certo definire
una fortuna!"
Quel piccolo insulto sembra
quasi divertirlo.
Sauzer, un ragazzo dalla
carnagione molto scura, dal corpo muscoloso e dalla testa rapata a
zero.....zero come il suo quoziente intellettivo....
"Io invece sono molto
felice di averti incontrato. Noi due abbiamo lasciato una piccola questione
in sospeso tempo fa e non desidero altro che chiuderla!" sorrise
perfidamente schioccando le dita. Subito dopo comparvero quattro tizi di cui
ricordo a mala pena il nome. "E poi è tanto tempo che io ed i miei
amici non ci divertiamo un po’!"
Dio, com'è prevedibile!
Mi domandavo quando si
sarebbe deciso a farsi avanti.
Quasi tutte le altre bande
mie rivali al tempo della mia partenza si sono già decise a sfidarmi
gridando vendetta.....e quasi tutti sono finiti dritti al pronto soccorso,
qualcuno pure ricoverato in ospedale.
A quanto pare si ricordano
tutti la mia faccia ma si dimenticano la cosa più importante: la mia forza!
Non avevo di certo la
reputazione di un angioletto io, anzi, ero più simile al figlio del
demonio!
Sorrido divertito.
Questi poveracci credono
davvero di avere qualche possibilità di battermi!?
Nemmeno Jin può vantare
questa certezza.
Sono tutti degli scarafaggi
di fronte ai miei occhi, LUI più di tutti.
"Avanti fatti sotto
Hwoarang! Oppure hai paura di batterti con noi, i possenti Hell Wolves!?"
Gli rido di gusto in faccia,
gettando a terra la mia sigaretta ormai esaurita e spegnendola
definitivamente con la suola della scarpa.
"Siete davvero
divertenti.....siete talmente patetici da farmi ridere!"
Questa volta non sembrano
prendere bene l'offesa e mi attaccano tutti e cinque contemporaneamente.
In meno di due minuti sono
tutti accasciati al suolo privi di sensi e sanguinanti.
Uffa!
Non c'è proprio gusto a
combattere contro questi incompetenti!
Sono più delicati di una
statuetta di cristallo.
Un pugno e sono già a terra.
E non ho usato neppure 1/100
della mia vera forza.
Patetici.
Questo però mi fa tornare di
nuovo in mente quel maledetto figlio di Yakuza!
Quanto non lo sopporto! Perché
proprio contro di lui non riesco mai a spuntarla come vorrei!?
Quel fighettino figlio di papà,
al quale basta una sua sola parola per fargli ottenere tutto quello che
desidera.....mentre io ho sempre dovuto sudarmi ogni cosa che possiedo!!
E' solo uno stupido viziato!
Non posso sopportare che solo
i nostri combattimenti creino in me qualche interesse o soddisfazione!
Con il pessimo umore che ha
generato questo pensiero monto in sella alla mia moto e sfreccio veloce per
le strade, infischiandomene altamente dei limiti di velocità. Tanto ormai
la polizia del posto mi conosce e ha rinunciato a fermarmi....sanno bene che
non servirebbe a nulla.
In appena dieci minuti arrivo
al nostro dojo, completamente ricostruito. Un bel regalino da parte degli
altri allievi del maestro Baek.
Già, una cosa davvero degna
di quel branco di pecore.
Tra tutti sono stato io
l'unico a mollare tutto e partire alla ricerca dell'assassino del maestro
per vendicare la sua morte. Gli altri hanno pensato bene di rimanersene qui
buoni buoni a piangere come delle femminuccie e pensare ad un modo per
ricostruire il dojo....magari con l'intenzione di usarlo come un tempio dove
venerare la sua memoria.
Ma chissà quanti di loro
erano veramente dispiaciuti per quello che era successo......scommetto che
lo consideravano solamente un insegnante di Tae Kwon Do......il
migliore....ma pure sempre un insegnante.
Certo! A loro che gliene
fregava se era morto!? Tanto potevano tornare tranquillamente alla loro vita
perfetta, nella loro bellissima famiglia felice e lasciarsi tutto alle
spalle!!
Ma io no cazzo!! Non sono
fortunato come loro o come quello stronzo di Jin! Non posso permettermi una
vita perfetta ne tanto meno possiedo una famiglia!
Per me Baek era tutto! E'
stato la mia salvezza, l'unica persona che si è presa cura di me! Se non
fosse stato per lui a quest'ora penso proprio che sarei già morto da un bel
pezzo.
Gli devo tutto quello che
sono.
Quindi il minimo che potevo
fare per lui era almeno vendicarlo!
Entro dall'enorme portone in
legno.
Il dojo è completamente
avvolto nel silenzio. Quest'atmosfera così calma e serena riesce a
trasmettermi una sensazione di pace interiore in grado di rilassare ogni
muscolo del mio corpo e della mia anima.
Mi dirigo automaticamente
verso la palestra dove so con certezza di trovare il mio maestro.
Infatti eccolo là! Assorto
in una profonda meditazione..
Senza disturbarlo (anche se
so che in quei momenti nemmeno una bomba atomica riuscirebbe a scuoterlo) mi
tolgo le scarpe ed avanzo a piedi nudi sul freddo legno, inginocchiandomi di
fronte a lui a qualche metro di distanza.
Da quel momento rimango in
silenziosa attesa.
Qualche minuto dopo il mio
maestro apre lentamente gli occhi e mi guarda, per nulla sorpreso di vedermi
lì....quasi fosse stato sempre cosciente della mia presenza accanto a lui.
"Ben tornato Hwoarang"
mi dice sorridendo.
"La ringrazio maestro e
mi scusi se l' ho fatta attendere. Sono pronto ad iniziare l'allenamento non
appena lei vorrà"
"Non importa ragazzo.
Oggi non ci sarà nessun allenamento. Devo parlare con te di una cosa della
massima importanza"
Lo guardo sorpreso.
Cosa può avere da dirmi di
così importante da annullare completamente gli esercizi giornalieri!?
"Vedi figliolo....è da
molto tempo che rifletto se questo sia o no il momento giusto per dirti ciò
che so......ma è stato altrettanto lungo il tempo del mio
silenzio....quindi penso sia giusto che tu sappia......"
"Sapere cosa
maestro?"
"Notizie sulla tua
famiglia Hwoarang"
Quelle parole....
Fu come ricevere una
secchiata d'acqua in pieno viso.
"Famiglia? Quale
famiglia? Io non ho nessuno!!" dissi con il massimo disprezzo che la
mia voce potesse esprimere.
Baek sospirò scuotendo la
testa.
"Sapevo già che avresti
reagito in questo modo.....ma per favore...potresti per lo meno ascoltare
pazientemente quello che ho da dirti?"
"E perché mai dovrei
farlo!? E' stata proprio questa 'famiglia' a voler chiudere ogni rapporto
con me ancora prima che potessi comprendere quello che stava
succedendo!"
Odio.
Puro odio iniziò a scorrere
nelle mie vene.
Neppure l'immagine di quel
Kazama potrebbe farmi infuriare più di così!
Sono letteralmente fuori di
me dalla rabbia!
Famiglia.....non ne ho mai
avuta una.
L'unico parente in vita che
mi era rimasto era mia madre, una donna bellissima dai lunghi capelli neri e
dagli splendidi occhi azzurri......me la ricordo ancora nitidamente, anche
se ero molto piccolo quando l' ho vista per l'ultima volta......prima che
lei mi tradisse.
A quel tempo avevo si e no
quattro anni. Io e mia madre vivevamo in un piccolissimo appartemento
praticamente mezzo vuoto.
Eravamo poveri, lo capivo
anche se ero solo un bambino ma lei faceva di tutto per non farmelo pesare.
Era allegra, simpatica e quel
poco tempo che passava a casa dopo aver lavorato come un cane per guadagnare
qualche soldo, lo passava con me a giocare.
Io l'adoravo, le volevo un
bene dell'anima e lei ne voleva a me, così diceva......e diceva anche le
ricordavo mio padre (del quale io non ho memoria), che ero identico a lui.
Stesso colore dei capelli, stessi occhi marroni, stessa carnagione.
Ogni volta che ne parlava le
si illuminava il volto. Si capiva benissimo che lo amava, che lo aveva amato
con tutta se stessa.
Pensavo che, anche se in
quelle misere condizioni, avremmo potuto essere felici. Solo noi due.....e
nessun altro.
Ma mi sbagliavo....dio, come
mi sbagliavo.
Accadde qualcosa che turbò
profondamente mia madre tanto da farla cadere in crisi depressiva: aveva
perso il suo lavoro e da quel momento le cose inziarono a peggiorare sempre
di più.
Smise di sorridere e la vidi
sciuparsi e disperarsi lentamente ma io, con l'ingenuità che solo un
bambino possiede, speravo che si sarebbe sistemato tutto.
Infatti si sistemò tutto, ma
non nel modo che speravo io.
Un giorno mia madre mi portò
fuori a fare una passeggiata.
Io ero al settimo cielo perché
non uscivo spesso. Mia madre era sempre stata costretta a lasciarmi a casa
tutto il giorno da solo per andare a lavorare.....ma quel problema ormai non
esisteva più.
Ricordo che mi divertii un
mondo e che ci sedemmo su una panchina a mangiare un gelato. Lì le dissi
che quello era stato il giorno più bello della mia vita e lei mi sorrise
dolcemente, accarezzandomi la testa.
Poi mi disse che doveva fare
una cosa e che io dovevo aspettarla buono buono su quella panchina. Mi disse
che sarebbe tornata subito.
La salutai con la mano mentre
si allontanava e continuai a gustarmi il mio enorme cono al cioccolato.
Ma solo qualche ora più
tardi capii che non sarebbe più tornata.
Mi aveva abbandonato.
L'unica persona che amavo e
della quale mi fidavo ciecamente mi aveva tradito.
Ero solo un piccolo ed
indifeso bambino di poco più quattro anni che si ritrovò improvvisamente a
dover sopravvivere da solo in un mondo che non conosceva.
Ero disperato, piangevo ma
nessuno mi aiutava. Troppo presi dai loro problemi per pensare ai miei.
In qualche modo riuscii a
tornare al nostro appartamento, dopo aver girato in lungo e in largo, ma lo
trovai vuoto....e sapevo che tale sarebbe rimasto.
Non sapevo cosa fare, dove
andare...nulla!
Quella donna che diceva di
essere mia madre e di volermi bene si era sbarazzata di me come un sacco
d'immondizia perché ormai ero solo un peso per lei. Faceva fatica a
mantenere se stessa figurarsi pure un bambino piccolo.
Magari sperava che qualcuno
mi avrebbe raccolto o che mi avrebbero messo in uno di quelle specie
d'istituti per ragazzi in attesa di essere adottati......ma non fu così.
Nessuno si accorse di me per
ben due mesi, durante i quali, non so neanche io come, riuscii a
sopravvivere trasformando la strada nella mia casa.
Poi un bellissimo giorno di
pioggia (H- chissà perché questo genere d'incontri avvengono sempre quando
piove!-_- Miyu- perché fa più atmosfera!^_^ H- e molto più fradicio....)
incontrai un uomo anzi, fu lui a trovare me, un piccolo esserino spaventato,
rannicchiato in un angolo di un vicolo.
Non so bene cosa spinse
quell'uomo, che si sarebbe presto rivelato essere il mio amatissimo maestro,
a prendermi in braccio e portarmi con se al suo dojo o cosa spinse me a
fidarmi di lui......so solo che se non fosse stato per Baek ora non sarei
qui.
Lui mi salvò la vita, mi
accolse nella sua casa, mi insegno ogni segreto del Tae Kwon Do, mi restituì
la speranza!
Divenne il padre che non
avevo mai conosciuto.
Divenne la mia nuova ragione
di vita.
Quindi non voglio neppure
sentir nominare quella presunta 'famiglia' che ho avuto in passato, perché
la mia vera famiglia è solo e soltanto il mio maestro!
"Hwoarang....so
benissimo ciò che provi.....ma non ti sembra arrivato il momento di
dimenticare e perdonare chi ti ha fatto del male in passato?" disse con
voce dolce e paziente.
"Maestro, una parte di
me ha sempre capito il motivo che ha spinto mia madre a comportarsi in quel
modo e forse l' ha pure perdonata....ma l'altra parte nutre un odio così
profondo per quella donna e per quello che mi ha fatto da aver completamente
rimosso il suo nome dalla mia memoria.....anche se il suo volto mi è ancora
oggi molto nitido......."
"Allora cerca di placare
l'ira, seppur giustamente motivata, di questa tua metà ed ascolta ciò che
ho da dirti......penso di meritarmi un po’ della tua attenzione e solo
dopo potrai giudicare....."
Non oso replicare.
In fondo devo molto al mio
maestro e penso di poter ascoltare ciò che deve dirmi.....tanto non saranno
queste notizie a cambiarmi la vita.
Lui sembra leggere i miei
pensieri, mi sorride ed inizia a parlare.
"Vedi Hwoarang molti
anni fa ho chiesto ad un mio amico detective di cercare di scoprire qualcosa
su tua madre e quello che le era successo. Ti risparmio i dettagli perché
so che non ti interessano......comunque venni a sapere che si era trasferita
in America e che lì aveva conosciuto un medico, una bravissima persona che
l'aiutò a ricostruirsi una vita e della quale si innamorò, scoprendosi
ricambiata. Loro due si sposarono e....beh....ebbero una figlia....."
"Volete dire
che......"
"Si ragazzo mio.....hai
una sorella...sorellastra per essere precisi. In questo momento vive a New
York assieme a suo padre.........tua madre purtroppo è morta circa cinque
anni fa in un incidente stradale......."
Quella notizia mi lascia
completamente senza parole.
Più che della morte di mia
madre, per la quale non provo nessun sentimento (non si merita neppure la
mia compassione), sono sorpreso di quello che ha fatto.
Con che faccia tosta ha osato
ricominciare una nuova vita in un nuovo paese dopo aver abbandonato suo
figlio, senza neppure un ripensamento!?
Non si è neppure scomodata
ad accertarsi che fossi ancora vivo.
"Cosa pretendete che
faccia ora che so della sua esistenza?"
"Non ti voglio di certo
obbligare a fare qualcosa che non vuoi....però penso che sarebbe una buona
idea che tu la vada a trovare"
"Perché mai dovrei
farlo!?"
"Perché è l'unica tua
parente e poi a lei potrebbe far piacere sapere di avere un fratello
maggiore"
"Io non voglio avere
nulla a che fare con lei!" urlo alzandomi di scatto in piedi "Non
voglio neppure sentirla nominare!"
"Hwoarang, è inutile
che scarichi le colpe di tua madre su di lei. Tua sorella è completamente
innocente e probabilmente non è neppure a conoscenza della tua esistenza.
Non sono la stessa persona e non è detto che debba per forza tradirti anche
lei.....magari incontrandola potrai finalmente trovare un po’ della
felicità che ti meriti."
Fisso il mio maestro con la
furia negli occhi.
So benissimo che ha ragione.
Non è giusto che me la prenda con quella ragazza però non posso evitarlo.
Non posso mandare giù il
fatto che lei abbia avuto l'amore di mia madre per tutto questo tempo mentre
io ho ricevuto l'abbandono senza nessuna colpa se non quella di essere un
peso.
Io odio quella donna. La odio
con tutto me stesso per quello che mi ha fatto!
Improvvisamente sento un paio
di braccia che mi circondano le spalle e mi stringono forte.
Il mio maestro sta cercando
di rassicurarmi con quell'abbraccio ed io sento tutta la rabbia scivolare
via.
E' come se riuscisse a
leggere nel mio animo.
"Ascolta.....so
benissimo quanto hai sofferto in passato e non volevo di certo farti
soffrire di nuovo rievocando tristi ricordi ma mi sembrava giusto informarti
che c'è qualcuno a questo mondo con il tuo stesso sangue nelle
vene........in questo modo saprai di non essere solo....."
"Ma io non sono
solo....ho voi maestro...."
"Lo so Hwoarang ma io
non potrò vivere per sempre. Non ti posso garantire che non accada di nuovo
quello che è successo anni fa.....e mi rattristerebbe sapere che non
possiedi neppure una persona cara sulla quale fare affidamento.....anche se
so con certezza che saresti perfettamente in grado di vivere da solo.....in
fondo hai 22 anni ormai!"
Rifletto attentamente sulle
sue parole.
Perché dalla sua bocca
sembrano uscire solo frasi sensate!?
Non è giusto!
"Come si chiama?"
chiedo sospirando rassegnato.
"Chi?"
"Mia sorella"
"Seyala Milton.....ha 16
anni..."
16 anni.....
Mi viene da sorridere al solo
pensiero di avere una sorellina minore.
Non mi ci immagino proprio
come fratello maggiore. Non penso di essere tagliato per queste cose.
"E va bene maestro, mi
arrendo. Andrò a trovare mia sorella. Tanto vale provare, non ho nulla da
perdere!"
"Bravo ragazzo! Così si
parla!" ribatte soddisfatto "E se proprio dovesse andare male sai
dove tornare! Qui un posto per te ci sarà sempre!"
"Certo....non pensi di
liberarsi così facilmente di me! Indifferentemente dal risultato del nostro
incontro tornerò da voi. Avete ancora molto da insegnarmi!"
"Non così tanto come
pensi Hwoarang"
Così due giorni dopo mi
trovo imbarcato su un aereo turistico diretto a New York.
L'amico detective di Baek è
stato davvero bravo. Mi ha fornito tutte le informazioni necessarie per
raggiungere mia sorella: indirizzo di casa, numero di telefono, la scuola
che frequenta, l'ospedale dove lavora suo padre....tutto insomma!
L'unico problema è che non
ho la più pallida idea di cosa dirle una volta che l'avrò incontrata.
Probabilmente non crederà ad una sola parola di quello che le dirò ma
pazienza.......avrò perso solo un po’ di tempo e guadagnato una gita alla
Grande Mela!
Per quello che le dovrò
dire....beh....ho tutto il viaggio per pensarci!
FINE PRIMO CAPITOLO
Miyu- beneeee!! con la mia
parte il capitolo è completo!^___^
H- senti......perché la
storia della mia vita deve essere così melodrammatica!?
Miyu- perché questo velo di
tristezza ti si addice perfettamente!^_______^
H- secondo me sei pazza.....
Aki- Dovresti essere contento invece! Anche Mel di NYNY e Nana hanno avuto
un’esperienza simile alla tua ^_____^
J- e pure la tua amica non è
tanto normale.....
Miyu&Aki- sigh....siamo
dei geni incompresi......
Aki-
Hey Baek…
Baek
- Sì signorina?
Aki - Sappi che quella precisazione non mi è piaciuta per niente! Seyala è
sua sorella, punto e basta!
Baek- Gomen Nasai…Non era intenzionale…Se vuole, per farmi perdonare le
regalo Hwoarang…E’ ancora in ottimo stato sa?
Aki- Sì lo voglio *_*!!!!!!!!!
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