I personaggi non sono miei, io ho solo preso possesso dei genitori di Rukawa e Sakuragi che ho fatto, sadicamente, innamorare e far fidanzare giusto per incasinare la vita ai due poveretti...
Tutta colpa dell'amore
Parte III - Trasloco dalla volpe
di Athenachan
Forza Hana! O faremo tardi! – esclamò Yoko cercando con lo sguardo il figlio che, ovviamente, era ancora nel letto a sognare la sua Harukina – HANA!!!! – l’urlo disumano della donna fece drizzare sull’attenti il rossino che in un battibaleno fu lavato, vestito, profumato e pronto per rompersi la schiena sotto le valige della sua adorabile mammina. Per fortuna la madre decise, saggiamente, di chiamare un taxi per portarli dalla casa della Volpe, Hanamichi cercò di sembrare il più allegro possibile anche se dentro di sé la sua anima urlava maledizioni contro ogni forma di vita esistente. – Hana vero che Kaede è un ragazzo bellissimo? – chiese all’improvviso sua madre – Eh? – credette di non aver capito bene, ma quando vide sua madre sorridere sorniona verso di lui si ricredette – Hana vedi di diventare veramente suo amico... sai Kyosuke mi ha raccontato che è un tipo difficile da gestire e parla poco... dice che si è chiuso totalmente in se stesso da quando la sua mamma se n’è andata di casa – lo informò la madre, allora lei aveva capito che lui e la Volpaccia non andavano per niente d’accordo! Che dannata! E nonostante l’avesse capito aveva acconsentito a trasferirsi! “Altro che amore filiale!” pensò sbuffando Hanamichi ormai rassegnato al suo destino. - Amoreeee eccoti! – la voce allegra di Kyosuke li accolse immediatamente oltre il cancello del giardino di fronte al quale il taxi si era fermato – Finalmente siete qui! Forza entrate e non fate complimenti! – continuò aiutando la donna a portare la sua valigia, mentre Hanamichi si ricaricava come un Do’aho tutte le valige rimanenti. A quel punto apparve dal cancello pure la Volpe, che senza salutarlo, afferrò due o tre delle borse che il rosso si stava issando sulla schiena. - Ohi Volpaccia com’è che mi stai aiutando a portare le valige? – domandò stupito Hanamichi – Idiota guarda che non sto aiutando te... ma tua madre – rispose Rukawa entrando nella casa mentre Hanamichi si rendeva conto che la Kitsune gli aveva preso solamente le valige della madre lasciandogli le sue sulla schiena “Quanto lo odio!!!!” pensò entrando anch’egli in casa. Rimase sulla porta osservando ciò che lo circondava, stupito dalla bellezza dei colori e dei mobili, sistemati in perfetta armonia per donare familiarità, doveva ammettere che la casa del suo amico narcolettico era veramente splendida. Non si soffermò oltre, deciso a farlo solo dopo aver sistemato i suoi bagagli nella loro futura stanza, quindi si decise a seguire il moro per le scale, che Rukawa faceva in modo estremamente lento data la sua stanchezza E te pareva che non fosse già stanco... bah come farà?” pensò Hanamichi dandogli un calcio per farlo muovere, quello voltò appena la testa, giusto per fulminarlo, e poi cominciò a fare le scale a due a due. Giunsero davanti ad una porta nera con un pallone da Basket disegnato attaccato proprio al livello del suo sguardo, Rukawa non attese neanche un secondo e aprì la porta della stanza. La prima cosa che notò Hanamichi era che le pareti della stanza erano di un azzurro chiaro, mentre gli armadi erano color del legno... la che lo colpì di più però furono i poster che tappezzavano la stanza: giocatori di Basket e decine di migliaia di palloni ovunque e, voltandosi, notò che, proprio in corrispondenza alla foto del pallone davanti alla porta, vi era un piccolo canestro. “Questo è proprio un fissato...” pensò Hanamichi sospirando, notando solo in quel momento che, se guardava in alto, sugli alti armadi vi erano molti premi assegnati al Volpino. - Vado a prenderti le coperte per farti il letto – annunciò Rukawa prima di uscire dalla porta lasciando Hanamichi in quella stanza che per terra notò, non solo minimo 3 palloni da basket, ma anche libri di scuola trattati come tappeti e quaderni di matematica con enormi impronte di piedi sulle pagine bianche “La scuola non è neppure il suo forte... ma questo già lo sapevo” si disse rammentando quando il Gorilla aveva organizzato una notte di studio per aiutarli a recuperare dato che erano tutti degli asini “E poi ho mangiato la pasta fatta dalla mia Harukina...” ricordò arrossendo e sbavando al contempo a pensare alla sua Harukina e alla pastasciutta fatta dalle sue manine. All’improvviso cadde a terra sotto il peso di alcune coperte, copriletto e cuscino – Do’aho ecco fatti il letto – gli disse Rukawa prima di sdraiarsi sul letto e, come era prevedibile, cominciare a dormire – Sempre molto simpatico eh Volpaccia Bastarda! – sbottò rosso di rabbia Hanamichi rialzandosi per fare il suo letto, che si trovava a meno di un metro di distanza da quello del moretto “Troppo vicino... rischio di non riuscire a resistere dall’ucciderlo quando russerà” constatò dopo aver sistemato il suo letto per poi adagiarci sopra la sua valigia pronto per disfarla. Nemmeno un’ora dopo scese lasciando, saggiamente, dormire Rukawa per scendere nel salotto dove, per sua immensa sfortuna, vide l’allegra coppietta sbaciucchiarsi e strusciarsi in atteggiamenti intimi... così, sempre saggiamente, decise di andare in esplorazione della casa. Non seppe bene come, ma si ritrovò in un’ala buia della casa dove vi erano diverse foto attaccate alle pareti “Il Genio non può avere paura né del buio né un paio di foto!” si disse facendosi coraggio. All’improvviso il suo sguardo fu catturato da una foto raffigurante tre persone: un bambino moro, una donna dai capelli castano chiaro e un uomo che riconobbe subito come Kyosuke... allora “Il bimbo deve essere il Volpino” valutò osservando come la donna stringeva a sé quel moretto che, incredibile a dirsi o anche solo pensarlo, sorrideva... pensò seriamente che il bambino potesse essere un altro, ma il solo fatto che ci fosse Kyosuke e che il bambino assomigliasse in modo impressionante alla Volpe non gli lasciarono alcun dubbio: stessi capelli neri sbarazzini, stessi occhi blu come il cielo notturno, stessa pelle alabastrina e poi, dovette ammetterlo con se stesso, il sorriso faceva brillare di luce propria quel bambino... chissà quanto sarebbe stato bello Rukawa se mai avesse sorriso almeno un poco “COSA?! ALT! Ho appena pensato che quella Volpaccia sarebbe bella se sorridesse?! Devo essere stanco... si mooooooolto stanco! Anche i Geni si stancano!” si disse da solo per cercare di camuffare il pensiero, che nonostante tutto era rimasto lì... si Rukawa con il sorriso sarebbe stato veramente stupendo. Cercando di ridarsi un contegno si diresse in cucina dove, sua madre, Rukawa e Kyosuke, lo attendevano per la cena, che ovviamente finì quasi per intero nel suo stomaco di Genio.
Continua...
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