Disclaimers: SD è sempre del sommo Inoue... sigh! ;__;
Note: Questa è la fic + lunga che abbia mai scritto! ^^ Per i primi capitoli sembra abbastanza "normale", ma poi cambia radicalmente genere... Altamente sconsigliata ai deboli di cuore e ai sani di mente!
Allora...
*...* pensieri diretti del personaggio
-...- parlato
<...> della "vocina interiore"
[...] presente nell'ultimo capitolo, indica le azioni che compie Hanamichi.
E' proprio tutto ora! C&C sono apprezzatissimi!
Tu sei solo
mio parte
XIV
di Eshty
Dischiuse lentamente gli occhi, cercando di rammentare dove si trovasse...
*A casa, dove vuoi che mi trovi? Non sono più.. là.. *
- Mi devo essere addormentato... - mormorò, con la voce ancora impastata dal sonno.
Si alzò e andò a prendersi un’aspirina, cercando di placare l’incessante martellare nella sua testa.
Dove era sua madre? Che le avessero prolungato il turno di notte? Magari c’era stata una situazione d’emergenza.
- Tu che ne pensi? - chiese distrattamente Hanamichi alla sua vocettina interiore, ma questa non rispose.
Si stava preparando un tè, quando udì dei rumori nell’ingresso; finalmente sua madre era arrivata, magari poteva dargli qualcosa per dormire dato che non riusciva più a prendere sonno.
Varcò la soglia della cucina quando tutte le luci della casa si spensero, facendolo sprofondare nel buio più completo. Trattenne il respiro, il suo corpo divenne madido di freddo sudore. In quel momento uno strano pensiero si affacciò alla sua mente: "a volte ci vuole parecchio fegato anche solo per respirare".
Non era sua madre la persona in casa con lui.
- C-chi... chi c’è? - chiese, con voce resa stridula dalla paura.
Era una domanda stupida, lo sapeva.
Respirò profondamente ma piano, cercando di non emettere nessun suono. Era in casa sua, un punto a suo favore, no? Girò rapidamente lo sguardo nel salotto, cercando di ricordare con la mente la disposizione dei mobili; tutto era nero intorno a lui, dalle finestre non filtrava nemmeno la pallida luce della luna, coperta probabilmente dalle nuvole.
Un rumore simile allo strascicare di passi lo fece sobbalzare; chiunque fosse entrato si trovava a circa cinque metri da lui... vicino, maledettamente vicino.
Appoggiò le mani sulla liscia parete, cercando di allontanarsi andando a tentoni. Guardava continuamente dietro di sé, ma le tenebre avevano avvolto completamente la sua abitazione e riusciva a percepire con difficoltà i contorni degli oggetti più vicini... di certo non poteva sperare di vedere quelli a media distanza.
Arrivò davanti alla porta del bagno e rifletté sulla possibilità di nascondersi lì dentro... ma poi la scartò quasi subito. Tolto il brutto ricordo che aveva delle toilette in generale, più che altro c’era il problema che la porta era per metà in vetro smerigliato, una difesa troppo facile da frantumare.
Mentre la sua mente elaborava questi pensieri, udì nettamente il suono di qualcosa in metallo che sbatteva contro un oggetto in legno, probabilmente il tavolo in noce. Guardò nella direzione da dove era provenuto il rumore, cercando di scorgere almeno un movimento; il suo aggressore gli si era avvicinato silenziosamente, nell’ombra, ed era armato. Di che cosa? Una pistola? Un tubo di ferro?
Un coltello?
Era sicuro... il suo sesto senso gli diceva che era un coltello... e la persona presente in casa sua non era altri che Rukawa, venuto a portare a termine il lavoro iniziato.
Si voltò, deciso a correre lungo il corridoio per poi barricarsi in camera sua, ma intontito com’era dal panico non riuscì a fare che pochi passi prima di finire lungo disteso sul pavimento dopo essere inciampato nella gamba di un mobile.
Sdraiato sul ventre, gli occhi dilatati dal terrore, i muscoli tesi, le mani appoggiate al pavimento, cercò di udire un qualsiasi flebile rumore che gli consentisse di capire dove fosse esattamente Kaede. Che si stesse per avventare su di lui? Ma non sentì nulla.
Si tirò rapidamente su a sedere, premendo la schiena contro il muro e guardando febbrilmente intorno a sé.
Rukawa lo stava certamente fissando, gli occhi pronti a catturare un suo momento di debolezza, di disattenzione...
Aveva voglia di piangere e urlare, ma era troppo sgomento per farlo... I terribili sentimenti che gli stritolavano il cuore stavano ora oscurando la sua mente, impedendogli di ragionare lucidamente. Inoltre la sua vocettina interiore, petulante ma saggia, sembrava essere stata risucchiata da quelle tenebre e con lei se ne era andata anche la parte più razionale di lui.
Un luminoso raggio lunare squarciò improvvisamente quel buio innaturale, dando vita ad ombre minacciose e contorte, pronte a ghermirlo in qualsiasi momento. Si riscosse da quei pensieri, rendendosi conto che la paura stava avendo il sopravvento su di lui, quando i suoi occhi furono feriti dall’intenso luccicare di qualcosa... si parò gli occhi con una mano e li strinse, cercando di capire cosa fosse quel bagliore.... Trattenne il grido che gli stava salendo dal petto; quella luce che lo aveva investito non era altro che il riflesso della luna sulla lama di un coltello....
Si alzò di scatto, deciso a non demordere.
Corse verso la porta di camera sua, la spalancò e poi la richiuse dietro di sé, girando la chiave nella toppa. Con la forza della disperazione riuscì a spingere il grosso armadio bianco davanti a quell’unica entrata, tolta la finestra.
Quel pensiero lo paralizzò.
La finestra.
Si girò lentamente, pronto ad affrontare il suo destino.
Mentre voltava il capo, sentì l’infrangersi dei vetri..
Mentre torceva il busto, udì i passi di qualcuno nella stanza...
Mentre spostava le gambe, vide un’ombra davanti a lui..
[..ti!]
Lo scrollava ripetutamente, gli stava dicendo qualcosa, ma lui non riusciva a sentirlo... il battito del suo cuore era troppo forte, gli riempiva le orecchie, l’anima... tutta la stanza sembrava rimbombare di quel suono.
[...bo!]
Cosa voleva da lui? La sua morte? Allora facesse pure, l’importante era che quella lunga tortura finisse, che non dovesse più essere vittima di quell’estenuante agonia, paranoia, agitazione....
Strinse gli occhi, ricacciando indietro le lacrime.... non voleva piangere mentre moriva, voleva finire i suoi giorni con orgoglio.
Quando si decise a riaprirli per affrontare Kaede, rimase accecato dalla luce intensa che lo avvolgeva... qualcuno lo stava stritolando in un caldo abbraccio.
- Piccolo mio, finalmente ti sei svegliato! -
- Ma-mamma! - urlò incredulo.
- Già... Hai fatto un brutto sogno Hana kun.... E’ già da un po’ che ti urlo "Svegliati, è solo un incubo!", ma non ti decidevi ad uscirne... - gli disse lei, accarezzandogli dolcemente la fronte.
- Un incubo? - rispose lui, mentre sentiva gli ultimi fili di quell’orrida ragnatela mentale dissolversi come neve al sole.
- Sì... me lo vuoi raccontare? Dicono che faccia bene parlarne... -
- N-no, grazie mamma... immagino sia tardi... è meglio che andiamo a dormire tutti e due... - le rispose, abbozzando un pallido sorriso.
- Come vuoi.. comunque se hai bisogno sono di là, va bene? Buona notte -
- Notte mamma -
Sakuragi si trascinò fino alla sua camera, chiudendola accuratamente. Accese la lampadina sulla scrivania e si sedette al centro della stanza, sul suo futon.
Quella notte non avrebbe più chiuso occhio, ne era certo.
Come era sicuro che quell’incubo, per quanto improbabile fosse, non era poi molto lontano da una remota possibilità.
Come era certo che Rukawa, da qualche parte, stava pensando a lui tanto intensamente da provocargli un brivido lungo la schiena....
*Un’oca sta camminando sulla mia tomba... O forse lo sta facendo lui.... Perché non esistono incantesimi magici contro dei mostri veri? Perché esistono mostri veri nascosti dietro angelici lineamenti? Perché... perché anche se so che lui non è qui ho paura di spegnere la luce perché in quel momento, anche se lui non c’è, so che la mia mente me lo farebbe vedere lo stesso? *
<Mi spiace Hana... Non ho una risposta a queste domande e nei tuoi sogni non posso intervenire, nemmeno per svegliarti... > gli disse con rammarico la sua coscienza.
* Non preoccuparti... non c’è nulla da preoccuparsi... va tutto bene.. va tutto bene...* e ripeté questa frase come un mantra fino a che il sole non sorse, annunciando un nuovo, difficile, giorno.
Rukawa, differentemente da Hanamichi, dormì tranquillamente, crogiolandosi nel suo bozzolo di sicurezze... sicurezze date dal piano che aveva accuratamente pianificato. Gli sfuggivano solo due insignificanti e miseri particolari: Nicholas e Hisashi. Innanzitutto, per portare a termine la sua decisione, dovette con rammarico rinunciare ad una vendetta su Kogure; non ne aveva il tempo e sarebbe potuto diventare un intoppo. In compenso decise di togliersi una soddisfazione... di rifarsi di qualcuno che gli aveva inizialmente messo i bastoni tra le ruote nella conquista del rossino... Aprì stancamente gli occhi guardando vacuamente di fronte a sé.
Sarebbe stato un fantastico week end...
- Mi raccomando Hana kun, non stare fuori tutto il giorno! E vedi di studiare! Non vorrai mica essere bocciato, vero? - gli disse la madre, mentre stava uscendo.
- Certo che no, ma! E poi sono un genio, quindi non rischio nulla! - e la salutò, dandole un affettuoso bacio sulla guancia. Cercò di apparire sereno, non voleva turbarla.
- Va bene genio, ci si rivede lunedì! -
- Lunedì?! - le chiese confuso.
- Ma non hai proprio memoria, eh? Vado ad un meeting di due giorni! Ora devo andare, che sono già in ritardo! Divertiti e non combinare disastri! -
In silenzio, Hanamichi fissò la madre uscire di casa e chiudere la porta, lasciandolo totalmente solo.
- Mamma.... - bisbigliò - spero.. spero di rivederti... -
Dopo aver chiuso il chiavistello, si andò a sedere sul divano. La testa gli faceva male, si sentiva gli occhi gonfi e faticava a mantenere la mente fissa su un solo pensiero. Lasciò che allora il suo cervello lavorasse autonomamente, ricordando e formulando frasi senza interromperlo; magari ne avrebbe tratto qualcosa di buono.
*Stavamo insieme da poco io e la kitsune, 2 mesi, quando successe una cosa che forse avrebbe dovuto mettermi in allarme. Eravamo stati al campetto ad allenarci e stavamo tornando a casa sua quando incrociammo un ragazzo, un bel ragazzo. Un po’ più basso di noi, capelli castani chiari, occhi scuri, fisico asciutto... Rukawa si accorse di come lo stavo fissando e mi diede una gomitata. Arrivati a casa gli chiesi se fosse geloso ma lui mi rispose di no, che non lo era. Io mi arrabbiai.. e quella gomitata cos’era significato? Non era forse gelosia perché stavo guardando un altro? Cos’è che mi rispose? Ah, sì... "No, non è gelosia. Tu sei mio e non divido con altri le mie proprietà, tutto qui". Mi incavolai di brutto, ma poi pensai che forse non voleva ammettere di essere geloso di me e che così avesse raccontato quella stronzata... oppure che non fosse riuscito a spiegarsi bene, d’altronde parla poco e quindi non è molto espressivo. Aveva fatto casini anche perché mi vedevo con Yohei.... alla fin fine sono riuscito a fargli capire che non doveva avere paura che mi portasse via da lui.. Ma a chi la do a bere? E’ vero che non mi diceva più niente in proposito, ma il motivo principale era che io non mi vedevo praticamente più con Yohei al di fuori della scuola e di rari incontri, fatti all’insaputa della kitsune.... Sto così bene qui sdraiato.. mi ricordo che nel suo letto non mi trovavo a mio agio.. troppo grande, e poi la seta non mi piace.. Nicholas invece aveva un letto morbido e nei cassetti metteva delle bustine con dentro dei fiori, lavanda se ricordo bene, così la sua stanza era impregnata di quel profumo.. Profumo di pulito, di buono.... Nicholas mi fa pensare ai sei mesi passati via da qui.. forse sarei dovuto rimanere là.. meno problemi, meno fastidi.. non soffrirei di incubi, non avrei Rukawa che mi perseguita.... Rukawa... i suoi occhi, kami sama che begli occhi che ha... profondi, luminosi, blu come il mare poco prima della tempesta.. Quando piove mi viene sempre in mente mio padre.. pioveva quando è morto, mentre quei bastardi mi assalirono in gruppo, impedendomi di salvarlo.... Rukawa mi disse che di certo non era colpa mia, che non dovevo prendermela.... disse che sono cose che succedono, che ogni giorno muoiono persone ma che non bisogna farne un dramma.... Mi fece paura quella volta, però pensai che lo stesse dicendo per consolarmi, d’altronde stavo piangendo come una fontana! Come quella che c’era nel parco vicino alla mia vecchia casa; era in pietra e io e gli altri bambini ci divertivamo a fare il bagno nella fontana quando era estate e il sole bruciava sulla pelle. Io ho la pelle più scura di Kaede e anche di Nicholas. Pure di Mitchy. Mitchy... cerca di starmi sempre vicino, è proprio un bravo ragazzo nonostante certe volte si dia ancora delle arie da teppista.... io dovrei stare zitto su questo, non sono certo meglio di lui.... Perché sono arrivato a questo punto? Perché non ho respinto Kaede, continuando a pensare di essere innamorato di Haruko? Certo, agli inizi sarebbe stato difficile, ma adesso starei mille volte meglio.... Yohei ha la tipa, una carina, fa prima nella sezione E. Qualche volta vorrei essere eterosessuale.... così, per poter camminare mano nella mano con la persona che amo, per poterla baciare senza sentire grida di disgusto dalla gente che ci circonda.... Perché non accettano quello che siamo? Non siamo certo diversi da loro solo perché amiamo una persona del nostro stesso sesso e poi non è nemmeno una malattia contagiosa di cui si muore.... Oltre alla difficoltà di essere in un certo senso /diversi\, anche se poi non mi sento poi tanto diverso da Miyagi, solo che lui in una coppietta guarda lei, io il lui, ci si mettono pure i benpensanti a farti pesare la tua scelta. Poi magari dicono tanto e la notte, mentre la moglie e i figli sono a casa a mangiare davanti alla tv, vanno a puttane per sfogare la loro libido repressa... e magari se lo fanno pure prendere in bocca da un ragazzino sbattuto fuori di casa che per sopravvivere deve fare marchette.... Che schifo di mondo.. Poi non posso prendermela più di tanto con Kaede.. sì, posso e devo, però se è così è perché c’è stato quel ragazzo che gli ha fatto del male.. e magari quel tipo a sua volta è stato vittima di sevizie.... un merdoso circolo vizioso senza fine, ecco com’è il mondo.... marcio. Credo che se la terra potesse parlare non si limiterebbe alle parole.... urlerebbe.. come le urla di scherno dei bambini che mi prendevano in giro per via del colore dei miei capelli, come le urla di piacere della kitsune, come le urla di madre quando ha saputo che papà era morto.... A volte mi sembra di impazzire, di essere fuori tempo, fuori luogo.... questo mondo ha dei ritmi e delle regole che non riesco e non posso e non voglio seguire.. Chissà se altri la pensano come me, chissà se sono l’unico che si fa tutte queste paranoie assurde....*
Era ancora assorto in questi tristi pensieri, quando squillò il campanello della porta, facendolo spaventare.
Rimase sdraiato sul divano, fissando terrorizzato l’ingresso.
- Chi è? - chiese, sperando di aver mantenuto un tono di voce normale.
- Sono io, Yohei - rispose Mito dall’altra parte.
- Arrivo! - urlò di rimando il rossino. Guardò distrattamente l’orologio; erano già le 11:30. Cercò di apparire il più naturale possibile, sperando di non far preoccupare l’amico.
- Ciao Hana kun... -
- Yohei! Ma... che c’è? Che ti è successo?! - gli chiese, notando il dolore che traspariva dagli occhi del ragazzo più basso. (oi! NdYohei E’ vero, quindi taci che è un momento cruciale! NdA)
- Haruko.... -
- Haruko? Cosa c’entra lei? Sta male? -
- E’ morta -
Mi guardo allo specchio.... so di piacere alle ragazze e la cosa non mi tocca. Solo vorrei che non mi assillassero continuamente con le loro proposte, le loro dichiarazioni, i loro sospiri, i loro sguardi languidi.... Non c’è posto per loro nella mia vita e nel mio cuore, solo Hanamichi può starmi vicino. Così ho deciso quando l’ho visto.
I suoi genitori lavorano e il fratello è all’università.... perfetto
Mi reco ad una cabina telefonica e la chiamo. Balbetta dall’altro capo del telefono e io cerco di sembrare triste... affranto... le mento.. le dico che mi sono accorto di amarla e che ho trattato malissimo Hanamichi perché credevo che lei fosse interessata a lui.... che storia assurda, ma lei è proprio stupida e ci casca e viene all’appuntamento che le do, in spiaggia.
La vedo arrivare dallo scoglio su cui sono seduto, corre, poi rallenta appena mi scorge. Capisco perché piacesse tanto al mio Hanamichi, in effetti sarebbe pure carina se non si fosse intromessa nella nostra storia.
Per troppo tempo ha tenuto per sé il cuore di Sakuragi....
Per troppo tempo lo ha tenuto lontano da me....
Mi sorride, un sorriso solare, ingenuo, infantile.
Il sorriso le muore quando vede il sasso che tengo in mano e cerca di urlare, ma io sono più veloce di lei, le premo un fazzoletto sulla bocca e la colpisco ripetutamente. Non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello di stuprarla, mi fa schifo e mentre la colpisco glielo dico, glielo sussurro in un orecchio... Le faccio capire il mio disprezzo nei suoi confronti, il vomito che rischiavo rigettare ogni volta che la sentivo parlare, la pelle d’oca che mi veniva quando avvertivo la sua presenza vicino.... Le uccido l’anima prima di ammazzarla fisicamente e il primo omicidio mi da più soddisfazione del secondo.
Il suo corpo crolla come una marionetta a cui hanno tagliato i fili, la sua pelle è divenuta pallida, i suoi occhi sono vitrei e vuoti come lo erano quelli di Hikiguchi.
I suoi capelli sono incrostati di sangue, il suo viso è rigato dal sangue, sulla pietra che tengo in mano c’è il suo sangue, i guanti che indosso sono intrisi del suo sangue. Ovunque quel colore rosso. Controllo i miei vestiti e sorrido tra me e me soddisfatto; non si sono sporcati.
Sempre con indosso i guanti di pelle nera mi avvio verso casa, passando per le strade meno frequentate... ma oggi è sabato mattina, sono appena le 8:30, è un giorno di vacanza e non c’è proprio nessuno in giro.
Arrivato a casa accendo il fuoco il camino e ci getto dentro i guanti e il fazzoletto che le avevo messo sulla bocca. Dopo un po’, per prudenza, faccio bruciare anche i vestiti e lavo accuratamente le scarpe, togliendo ogni traccia di fango da sotto la suola.
Cerco di capire se sono rimasto almeno un po’ scosso da ciò che ho fatto.... ma ripenso al viso di Hanamichi e so che ho fatto la scelta giusta.
Anche lui lo capirà, ne sono certo.
Il week end è iniziato proprio bene.
Commenti fuori onda 3
L’avevo detto che Haruko avrebbe fatto una brutta fine, vero? NdA
Sei una strega! Pensavo gliela facessi pure stuprare.... NdHana
E sì che le davo questa immensa soddisfazione prima di schiattare! :-P Tu che ne pensi, Ru? NdA
A quando la prossima scena lemon con il do’aho? NdRu
Questo è più cinico di me! ^^;;; NdA
Fine dei commenti fuori onda 3
Fine quattordicesima parte
(continua...)
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|