Disclaimers: SD è sempre del sommo Inoue... sigh! ;__;
Note: Questa è la fic + lunga che abbia mai scritto! ^^ Per i primi capitoli sembra abbastanza "normale", ma poi cambia radicalmente genere... Altamente sconsigliata ai deboli di cuore e ai sani di mente!
Allora...
*...* pensieri diretti del personaggio
-...- parlato
<...> della "vocina interiore"
[...] presente nell'ultimo capitolo, indica le azioni che compie Hanamichi.
E' proprio tutto ora! C&C sono apprezzatissimi!
Tu sei solo
mio parte
X
di Eshty
Erano ancora le 5 del mattino, ma il suo cauchemar (= incubo persistente) lo aveva fatto svegliare di soprassalto, con il cuore il gola.
I rossi capelli appiccicati alla fronte, il muscoloso corpo coperto di sudore e gli occhi sbarrati, fissava un punto indeterminato del soffitto.
- Chissà... se mi avrebbe ucciso... - chiese al silenzio della sua camera, senza ottenere risposta.
Nei suoi incubi veniva sistematicamente colpito, ma razionalmente non credeva che il volpino lo avrebbe fatto.
Kaede lo amava, che senso avrebbe avuto ucciderlo?
Chiuse gli occhi sperando di riaddormentarsi, ma nella sua mente si rincorrevano senza sosta le immagini di quella sera... un film sempre uguale, che raggiunto il punto culminante iniziava nuovamente da capo. Da esaurimento...
- Ok, non di dorme più! - sbuffò alzandosi.
Si diresse in bagno per farsi una doccia. Mentre l'acqua calda massaggiava la sua pelle e scioglieva i muscoli ancora indolenziti, non riuscì a non pensare a cosa stesse facendo la kitsune in quel momento.
*Cosa vuoi che stia facendo... dorme, no?*
Contemporaneamente, in un'altra casa di Kanagawa...
- Devo parlargli... - bisbigliò Rukawa, ma nonostante avesse pronunciato quelle parole con un sussurro, esse rimbombarono nella casa, disperdendosi e amalgamandosi con il buio spettrale di quella notte non più notte, di quel giorno non ancora giorno.
*Mitsui e Nicholas sono due problemi* ragionò, mentre entrava nel box della doccia, *due problemi molto gravi...*
Quando l'acqua iniziò a scivolare su di lui, si impose di non pensare più a nulla, almeno finché si trovava sotto quel caldo getto. Aveva bisogno di rilassarsi, dopo sarebbe stato più lucido e avrebbe ideato un piano per riappropriarsi del suo rossino, mettendo fuori gioco i due rivali. Odiava trovare degli ostacoli tra lui e il suo obbiettivo, rimandavano di parecchio il suo giusto ricongiungimento con Hanamichi... e lui era Rukawa Kaede, uno che otteneva sempre quello che voleva, a qualsiasi costo.
Hanamichi fu scortato a scuola da Mitsui e Yohei, e nel frattempo tentava di tirarli su di morale; i due ragazzi infatti erano molto tesi, si guardavano continuamente intorno alla ricerca del volpino.
*Ma non dovrei essere io quello più preoccupato?!?* si chiese Sakuragi, osservando indispettito i due ragazzi ai suoi lati.
<Be', si comportano così perché ti vogliono bene, non fargliene una colpa>
*Mh.. Lo so, è che...* ma interruppe a metà quel pensiero; vide Rukawa entrare nel cortile della scuola, in sella alla sua bici.
Respirò profondamente, cercando di calmare i battiti del suo cuore, ma non riuscì a non impallidire. Aveva una dannata paura, ecco la verità. Lui, il Tensai in grado di far capitolare anche un gruppo di teppisti più grandi e grossi di lui, si ritrovava a tremare davanti ad un sedicenne dal fisico più gracile rispetto al suo.
*Sono un idiota....*
<No, sei normale. Le risse sono abbastanza prevedibili, per questo non le temi, ma il volpino è fuori come pochi, quindi agisce in un modo irrazionale e non sai cosa aspettarti da lui. Non ti demoralizzare, pensa che sei circondato da gente disposta a tutto pur di difenderti!>
*Ok... ma sia ben chiaro: io so difendermi benissimo da solo!!!*
<Va bene caro il mio Tensai, pensala come vuoi, ma adesso muoviti!>
- E' arrivato - disse Mitsui, rivolgendo uno sguardo minaccioso in direzione di Rukawa, che aspettava appoggiato all'ingresso della scuola, dove il trio sarebbe dovuto passare per entrare.
- Lo so, l'ho visto - gli rispose Hanamichi, cercando di avere un tono indifferente. Se si fosse dimostrato preoccupato i suoi amici avrebbero reagito anche peggio...
- Andiamo in classe? - gli propose Yohei. Non voleva trovarsi per troppo tempo il volpino davanti, non sapeva se sarebbe riuscito a trattenersi dal prenderlo a pugni.
I tre entrarono nell'istituto con l'assoluta certezza che Rukawa stava seguendo ogni loro movimento.
La guerra era iniziata.
- Non possiamo andare avanti così in eterno... - sbuffò Hanamichi.
Era appena alla terza ora di lezione e già rischiava un esaurimento nervoso. Yohei lo teneva continuamente d'occhio, fissando astioso chiunque aprisse la porta della classe, e poi sentiva su di sé lo sguardo dei suoi compagni, che nonostante fossero all'oscuro della reale situazione avevano notato la forte tensione tra lui e Rukawa.
*Non che ci volesse un genio...* pensò cupamente.
- Hanamichi... -
In bagno, con la testa sotto il rubinetto e l'acqua fredda che gli rischiarava la mente, non aveva sentito l'aprirsi della porta alle sue spalle. Sentitosi chiamare alzò lo sguardo e nel riflesso dello specchio vide la slanciata figura della sua nemesi: Kaede.
- ... -
Era senza parole, fissava con gli occhi sgranati il moretto, cercando di mantenere una calma che in cuor suo non provava. Ricordò con un misto di malinconia e tristezza di quando, nei "tempi felici", lui e il volpino si davano appuntamento nei bagni durante le ore di lezione per dar libero sfogo alla loro passione.
*Ma cosa diavolo vado a pensare!*
Rukawa sembrò leggergli nella mente, e sfoggiò uno dei suoi rarissimi sorrisi, quelli che avevano la capacità di abbattere le sue già tenui difese.
*Se solo... potessimo tornare indietro...* si disse, ricacciando in dietro le lacrime che minacciavano di affacciarsi.
- Hana... - ripeté Kaede, avvicinandosi ulteriormente al suo ex ragazzo.
- .... -
Nulla, non riusciva a pensare e a dire nulla. Era incatenato, prigioniero dei movimenti sensuali della kitsune, vittima di un intricato groviglio di sentimenti contrastanti...
Odio, rabbia, paura, amore, riconoscenza, desiderio, repulsione, affetto, ribrezzo, cattiveria, malinconia.... una frustrante altalena di emozioni stava dilaniando il suo cuore.
*Sto impazzendo... sto seguendo il cammino di follia che ha intrapreso Kaede...*
- Ricordi? Tu e io... sempre.... - gli sussurrò il giovane ragazzo moro, ormai tremendamente vicino alla sua vittima. Adorava la sensazione di potere che aveva su Sakuragi, amava sentirsi il centro dei suoi pensieri, dei suoi respiri, dei suoi gesti. Hanamichi era suo perché così lui aveva deciso, nient'altro era importante.
- Un tempo era così, Kaede... ora non più... - gli rispose Hanamichi, quando riuscì a trovare la forza di parlare. Avere Rukawa così vicino, avvertire il suo respiro sul collo, sotto l'orecchio... Sentì il proprio corpo diventare di gelatina, mentre l'altro ragazzo prese a baciarlo con passione, leccandogli con frenesia le zone scoperte del corpo e insinuando una mano nei suoi boxer.
- Sì invece... - mugolò tra un bacio e un morso. Il desiderio di possedere nuovamente il suo Sakuragi si fece impellente. Di malavoglia si staccò da lui, ma solo per chiudere dall'interno la porta del bagno. Poi tornò dalla sua vittima, rimasta inebetita a guardarlo.
Strusciò provocatoriamente i suoi fianchi contro quelli di Hanamichi, facendo gemere entrambi per il brivido di piacere che si produsse nelle loro schiene. Un calore intossicante si accese nei loro ventri, propagandosi velocemente in ogni cellula del corpo. Stavano letteralmente bruciando di passione.
- N-no... - protestò debolmente il rossino. Non poteva cedergli... non era normale!
Quel suo fragile rifiuto scatenò una reazione imprevedibile in Kaede.
*No?!? Mi sta respingendo? Non può... lui mi ama, MI AMA!*
Senza tanti complimenti girò Sakuragi di schiena, slacciandogli con una mano i bottoni e poi la cerniera dei pantaloni. Glieli fece scendere con uno strattone, prima di chinarsi a leccare la fessura che lo avrebbe portato nello stato d'estasi che tanto agognava. Mente la umettava con la lingua, prese a masturbarlo con una mano, facendo aumentare i gemiti soffocati del suo amante. Hanamichi era disperato: da una parte non desiderava altro, dall'altra temeva ciò che stava succedendo. Temeva il suo non riuscire ad opporsi alla cieca follia di Rukawa. Temeva il suo amore incondizionato per lui. Quando Kaede lo penetrò, sentì un fortissimo dolore farsi strada nei suoi muscoli; voleva urlare, ma non poteva... Cosa avrebbero pensato gli altri? Lui poteva benissimo atterrare con una testata Rukawa, ma allora perché non lo faceva? Perché in fondo, anche se lo stava violentando, la cosa non gli dispiaceva più di tanto, ecco quale sarebbe stato il loro pensiero. E lui non sapeva se era vero o meno. Sollevò le labbra, digrignando i denti in una smorfia di rabbia e sofferenza.
Ben presto il piacere si sostituì al dolore, l'attesa dell'orgasmo si fece spasmodica, l'ansimare di Kaede dietro di lui divenne una dolce melodia, la sua mano del compagno sul suo membro e il suo corpo dentro di lui erano tutto ciò che voleva.... sì, stava decisamente impazzendo, pensò amaramente confuso.
Il moretto accelerò le spinte, rendendole anche più profonde. Sentiva Hanamichi mugolare di piacere, vedeva quanto era attonito e al contempo inebriato da quelle sensazioni e sorrise, nuovamente, compiaciuto del suo operato.
Il rossino era l'unico che avrebbe potuto capirlo fino in fondo, l'unico che gli sarebbe potuto rimanere accanto per sempre... anche perché lui voleva che fosse così.
Vennero contemporaneamente, i loro corpi improvvisamente molli scivolarono al suolo, mentre i loro cuori tentavano di rallentare la loro folle corsa.
In silenzio Rukawa si alzò, aiutò Hanamichi a pulirsi e rivestirsi e infine si posizionò di fronte a lui. Sapeva che quel gesto non sarebbe bastato a fargli cambiare idea, con lui ci volevano anche le parole.
- Dobbiamo parlare. Ci vediamo all'entrata del parco per le 18 - poi aprì la porta e se ne andò.
Sakuragi si sedette nuovamente a terra e, dopo un attimo di smarrimento, vomitò e pianse, travolto dalla rabbia e dal risentimento.
Dopo essersi ripreso Hanamichi andò dai bidelli, inventandosi un dolore allo stomaco accompagnato da una forte nausea e, con in mano straccio e secchio, ripulì il disastro che aveva combinato. Altro che sentirsi male... quello era solo un eufemismo.
Era ancora sdraiato sul lettino dell'infermeria, quando suonò la campanella dell'intervallo.
- Cos’è successo, Hana kun? - chiese Megane kun, preoccupato.
La dottoressa Hiyuki, in pensiero per il tanto improvviso quanto violento malessere di Sakuragi, aveva deciso di avvisare un componente qualsiasi della squadra di basket e aveva mandato una sua collega a cercarne uno. Stava tornando in sala medica quando vide Kogure sbucare dalla segreteria, il quale era andato a prendere dei documenti che gli servivano per l’università, e lo invitò a cercare di far parlare il ragazzo, dato che la scusa che aveva inventato non la convinceva affatto.
- Nulla di grave, Kimi kun - rispose laconicamente il rossino.
- Hana, ti prego... parlami - cercò di convincerlo il compagno.
- No, ne parlerà solo con me - disse una voce ben conosciuta da entrambi.
- Rukawa! - esclamò Kogure, mentre Sakuragi si limitò a fissare senza nessuna espressione il volpino.
- Esci - ordinò il compagno più giovane al senpai.
Megane kun, la mamma chioccia dello Shohoku, non era solo un ragazzo dolce, gentile e comprensivo, ma anche una persona matura, determinata e con una forte personalità, e quest’ultima caratteristica ebbe il sopravvento in quel momento.
- No Rukawa, sei tu che devi uscire e subito - ribatté Kiminobu, il cui tono non ammetteva repliche, nonostante l’apparente calma.
Il volpino gli scoccò un’occhiata gelida e, con calcolata indifferenza, accarezzò il volto di Hanamichi prima di girarsi e uscire dalla stanza.
*Senpai Kogure... dovrai pagarmi questo affronto... Nessuno può trattarmi così, soprattutto davanti al mio amato giocattolino...*
Appena uscito, Kaede fece un incontro inaspettato: Nicholas.
- Ti devo parlare - gli disse il biondo americano.
- In terrazzo - rispose seccamente.
I due rivali, in silenzio, si avviarono verso la scala metallica che li avrebbe condotti in un luogo più appartato per discutere.
- Hana kun, spiegami cosa sta succedendo! - disse perentorio Kogure. Non amava imporsi, ma con Rukawa non aveva potuto fare altrimenti. In un certo senso aveva paura di quel pallido ragazzo taciturno, ma poco prima non era riuscito ad evitare di allontanarlo... temeva seriamente per l’incolumità di Sakuragi e questo suo rifiutarsi di parlare faceva accrescere in lui quella sensazione.
- Hana! - proruppe improvvisamente Yohei, che si affacciò dalla porta dell’infermeria ancora affannato per la corsa fatta - Che ti è successo? Come stai? E’ stato quello stronzo? - chiese a raffica, con Mitsui e gli altri componenti della squadra di basket e dell’armata Sakuragi che entravano uno alla volta, guardandolo preoccupati.
- No, ho solo avuto mal di stomaco - rispose il rossino, tenendo gli occhi chiusi.
- Non sparare cavolate! - disse Okusu.
- Infatti... che ti prende? Dai, diccelo! - lo incitò Miyagi.
- Niente. N-I-E-N-T-E. Capito? - urlò Hanamichi, ormai stanco di tutte quelle domande. Gli spiaceva non poter dir loro la verità, ma cosa avrebbero pensato di lui? Che era un rammollito? O forse che era pazzo quanto Rukawa? O magari che era masochista? Non aveva voglia di dare spiegazioni, anche perché non le conosceva nemmeno lui. Il fatto che ricordasse ogni abuso subito dalla volpe e che rivivesse continuamente il suo incubo non significava necessariamente che dovesse anche raccontarli. Forse era veramente pazzo, chi lo poteva sapere?
<Io e non sei pazzo.>
*Dici? *
<Non \dico/, ne sono certa>
*Nh, convinta tu... *
<Hana.... tu sei semplicemente innamorato di Rukawa, legato ai ricordi che ti riportano con la mente a lui... ma devi fartene una ragione; quello è il PASSATO, non potrà più tornare tutto come prima!>
*Perché? Io.. io ero così felice con lui... Perché? Perché Akira e Kaede mi hanno tradito? Perché? *
<Perché sono due stronzi? Perché non ti meritano? Perché è venuto il momento di darci un taglio con sta storia, se no esci di testa pure tu?>
*Ho tanto sonno... *
<E allora dormi, riposati... sei in infermeria per questo, d’altronde>
- Sono stanco, vorrei riposare... - disse Hanamichi, rompendo il silenzio che si era creato nella stanza.
- Va bene, ma devi deciderti a confidarti con noi. Lo facciamo per te, lo sai questo, vero? - gli chiese dolcemente Ayako, mentre gli occhi di Sakuragi si stavano già chiudendo.
- Sì, lo so.. grazie di tutto... - e, dopo un piccolo sbadiglio, si addormentò.
- Hana kun è mio - sentenziò solennemente Nicholas.
Con il vento nei capelli, appoggiati alla ringhiera, il giovane americano e Rukawa iniziarono un discorso che, per certi versi, avrebbe segnato il futuro di entrambi anche se ancora non lo sapevano.
- No -
- Tu non sei adatto a lui... Lui ha bisogno di dolcezza, tenerezza, coccole, tanto amore... fedeltà. E sono tutte qualità che ti mancano! - gli disse Nick, infastidito dalla freddezza del ragazzo moro.
- No. Lui ha bisogno di me -
- E tu di lui.... Sì, come no... -
- No, io non ho bisogno di lui. Lui è mio e basta - puntualizzò Rukawa.
- No, fammi capire.... Tu vuoi Hanamichi solo perché lo consideri una tua proprietà? - ribatté l’altro, incredulo.
- Non lo ritengo, lo è -
- Ma di che parli?! Lui è un essere vivente, può decidere liberamente con chi stare! Tu non hai il diritto di... -
- Io - lo interruppe Rukawa - mi riprenderò Hanamichi. Tu sei di intralcio - e, con uno sguardo tutt’altro che rassicurante, lo afferrò per i capelli.
- Cosa vuoi fare?!? - urlò Nicholas, impaurito da come si stava mettendo la situazione. Il luccichio negli occhi di Kaede faceva intendere il peggio.
- Te lo dico una sola volta ancora: lui è mio, tu togliti dai piedi - e lasciò la bionda chioma.
- Tu... tu sei pazzo... Avvertirò tutti.. Non.. non mi fai paura.. Hana kun sarà mio, tu l’hai già perso, povero idiota! Ahahaha! - e ridendo, uscì dalla porta del terrazzo, tornando all’interno dell’istituto.
*Un altro affronto... oggi non è giornata... * pensò il volpino, girandosi a guardare il panorama *Hana kun, mi stai facendo faticare parecchio... ma non sono abituato a perdere, io sono un vincente... ottengo sempre ciò che voglio.. Un giorno pagheranno quello che mi hanno fatto... È una promessa. *
Fine decima parte
(continua...)
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