Tsunami 3 -La quiete dopo la tempesta- By
elyxyz
Nota: Letteralmente,
nella Lingua Giapponese, ‘tsunami’
significa ‘maremoto’. Cronologicamente, la storia si svolge 6 mesi dopo la fine dei capitoli precedenti.
Fine giugno, 2° anno. Palestra dello Shohoku. Il ritmico tamburellare dei palloni, lo stridio sgraziato delle scarpe sul parquet, le grida d’incitamento e quelle d’avvertimento saturano l’aria della palestra, assieme a quel caldo infernale di un’estate scoppiata da poco, ma con gli interessi arretrati. Hana sogghigna, asciugandosi il sudore col bordo della maglietta fradicia, la qualificazione è vicina, sente già odore di Convocazione.. e lo sguardo vaga sui compagni -troppo intenti a provare nuovi schemi, anche solo per tirare il fiato-, sulle nuove matricole.. su Rukawa. Anche la Volpe artica è ferma lungo il muro
perimetrale, parecchio lontano da lui, e si sta passando l’inseparabile
fascetta sulla fronte. Oggi sembra sudare anche più del solito.. Forse è arrivato il momento di dargli una scantata, giusto per movimentare un po’ l’ambiente.. sono tutti dannatamente troppo ligi al dovere, qui. Hanamichi torna in campo, e chiama palla. “Volpe! Datti una mossa!!” lo sprona, effettuando al contempo un passaggio non esattamente ‘politicamente corretto’ nella sua direzione. Sakuragi sa che Rukawa prenderà la palla, ma che sarà comunque costretto ad interrompere il gioco, per rispondere a dovere alla sua provocazione, e dare il via ad una piccola, gratificante rissa. Ma Hanamichi non ha la sfera di cristallo. Il pallone raggiunge veloce l’ex matricola d’oro, ma
Ru non s’accorge del suo arrivo –distratto da qualcosa di più urgente-, se
non quando è già tardi. Si gira troppo lentamente verso la fonte del
richiamo, e viene colpito dalla pallonata.
Il rossino si riscuote dallo stupore. Nella sua testa
non aveva calcolato che l’azione finisse così. Rukawa non si rialza. Sakuragi s’avvicina.
“Ti sembra il momento per dormire, Kit..?” -Hana ci scherza su, accucciandosi di fianco al moretto.- “Kit..?” sussurra, afferrandogli una spalla. Lo scuote appena. Rukawa non si muove, non risponde. “Kitsune.. non fare l’idiota, dai!!.. SE E’ UNO SCHERZO, FA SCHIFO!!” lo rimprovera, mentre l’agitazione sale. Ma Rukawa non risponde. Forse si è intestardito nella recita. “KAEDE!!” è il grido che richiama tutti gli altri,
che accorrono verso i due. Hanamichi sente una voce familiare gridare al vento
di chiamare un’ambulanza, mentre Ayako lo allontana con gentile fermezza
dalla Volpe. E solo adesso s’accorge del lieve tremolio alle mani. Le chiude di scatto a pugno. “E’ solo svenuto..” decreta la manager, calmando il brusio del gruppo. Capito, Hana?
Clinica Kitamura, 4 ore dopo. “Ti ho detto che non è niente, Do’aho!!” ennesima ripetizione spazientita. “Volpe.. tu non me la conti giusta..” ennesima replica insospettita. “Fuori di qui, Sakuragi.. o chiamo la sicurezza.” Il perentorio aut aut. “Mpf.. Volpaccia indisponente!” -ma l’espressione irritata del moretto lo dissuade dal proseguire. All’inizio, almeno.- “Prima, mi togli 3 mesi di vita con la tua scenata da primadonna, poi vengo a trovarti e tu sei pure più orso del solito, e per finire vuoi cacciarmi??” elenca Hana, contando platealmente con le dita. “Mpf.. Do’hao!” -sbuffa Ru, mezzo rassegnato, e mezzo
divertito.- “Ti ho detto che sto bene! “Te lo ripeto, Kit: hai la testa troppo dura, per una pallonata così innocua… non me la conti..” “FUORI!!” l’inappellabile sentenza. “Ok, ok.. ho capito… quanto la fai lunga!! Volpe permalosa…” “Nh.” “Vedi che ho ragione?” “Nh.” “Kitsune.. tu non mi dai MAI ragione!! Non stai bene!!” Rukawa alza gli occhi al cielo, la misura colma. “Adesso vado, sì, Volpe, vedo che hai sonno.. anche se temo che la botta abbia rovinato il poco cervello che avevi..” Hana si aspetta una reazione –qualunque essa sia- che lo tranquillizzi. Ma Rukawa si limita a guardarlo, senza in realtà vederlo. E il rossino si chiede se ci sia davvero solo
un leggero trauma cranico, dietro al bizzarro comportamento del compagno. “Kit.. ci vediamo domani, ok?” “Nh..” un cenno del capo. Un saluto.
Il giorno dopo. “Buongiorno, Volpaccia!!” il ciclone è arrivato. “Nh..” “Perché, secondo te, le inservienti si ostinano a dirmi che questo è un ospedale? Lo so anch’io.. mica sono scemo!!” polemizza, scandalizzato, il rossino. Rukawa alza gli occhi al cielo, trattenendo malamente uno sbuffo: “Forse vogliono che tu sia meno rumoroso…” lo indirizza. “Ah! L’istinto del tensai gli suggerisce di infornare un
argomento, giusto per depistare la Volpe.. “Nh.” cenno d’assenso. “Verso che ora?” “Doshite?” “Come, perché? Ovvio!! Vengo a prenderti..” “Non sono un bambino, Do’aho!” “Già! Sei una Baka Kitsune, sei.” la provocazione del
rossino cade nel vuoto. Cerca lo sguardo del compagno di squadra, ma Kaede è troppo intento a guardar fuori dalla finestra, per accorgersi del suo turbamento. Cosa sta succedendo? “Kit, è ora che me ne vada..” –perché si sente quasi in imbarazzo, adesso?- “Ci vediamo domani, ok?” Rukawa annuisce, per far capire che sì, ha sentito.
Ma Hana non si muove di un passo. “Vattene, Do’aho. Devo riposare.”
Allontanandosi dalla stanza del Volpino, incrocia un’infermeria carina che lo saluta, diretta dove lui è appena uscito. Hana ricambia distrattamente, con un masticato ‘Konnichiwa’.
Per la prima volta da 6 mesi, Sakuragi si chiede se –e quanto- conosce il ragazzo che è steso su quel letto, dopo che, inaspettatamente, grazie a quella tempestosa giornata di dicembre, si sono riscoperti quasi amici.. Che cos’ha la Volpe? C’è qualcosa che non gli torna, ma Hanamichi non riesce a capire cosa sia. Solo quando è ormai davanti agli ascensori, s’accorge
d’aver dimenticato gli occhiali da sole nella camera di Rukawa. Ripensa al sole del tardo pomeriggio. Fastidioso.
Ripercorre a ritroso il corridoio, arriva davanti
alla sua porta. “Non ci è stato ancora possibile contattare suo padre..” “Nh.. non mi stupisce.” “Il dottor Watanabe insiste: dovrebbe fare altri
accertamenti..” “Ho detto di no.” Che cazzo succede, Kaede? “Per ora riposi, ne riparleremo domani..” tenta di conciliare, lei.
L’istinto di Hanamichi gli suggerisce di non farsi trovare lì, non tanto perché sia scortese origliare, non gliene frega un cazzo, quanto più perché non è pronto –non ancora- a recepire i sottintesi di quello che ha carpito. Per trenta secondi, si dà del do’aho: avrà certamente
frainteso.. sicuro!
Clinica Kitamura, 48 ore dopo l’incidente. Tardo pomeriggio. “Volpe!! Ma chi cavolo ti ha preparato il borsone??” Kaede si sforza d’ignorare il tono polemico, facendo scivolare l’ultimo bottone della camicia nell’asola “Nh.. Ayako.” “Ma c’è metà della tua casa, qua dentro!! Phf!! Donne..” “Do’aho! Smettila di lamentarti.. è mia, e me la porto da solo..” “NON SE NE PARLA NEPPURE!!” e con uno strattone il rossino s’appropria dei manici della sacca. “Idiota! Non sono moribondo..” “Vuoi che ti faccia rinsavire a suon di testate??” è la perentoria replica. Solo in quel mentre, i due s’accorgono del medico che è entrato nella stanza, e che sta inutilmente cercando di attirare la loro attenzione.. Un colpo di tosse, forse per dissimulare l’imbarazzo, o per racimolare le parole giuste ad esplicare qualcosa di sgradevole: “Ehm.. qui ci sono i moduli di dimissione, già firmati, come da lei richiesto.. Tuttavia.. sia ragionevole, signor Rukawa.. è della sua salute che stia-” “Ma la decisione è mia, no?!” taglia corto la Volpe, senza diritto di replica. “Quale decisione?” s’informa Hana, scrutando alternativamente il medico e l’amico. “Niente, Do’aho. Niente.” “Lo sa che non concordo con questa sua scelta..” –ritenta, impotente, il dottore- “Per il suo bene..” “Ce ne andiamo.” E con un gesto secco gli sfila la cartella clinica di mano, raccatta la sacca e se ne esce dalla camera. Hanamichi lo osserva sbigottito allontanarsi lungo il
corridoio, si riscuote dal suo stupore e ringrazia di fretta il medico,
attonito quanto lui. Ma è diventato scemo, il Volpino??
Lo ritrova nell’atrio, in attesa nervosa di un taxi che non vuole arrivare. “Io e te facciamo i conti, dopo.” Gli sibila, appropriandosi con uno strattone del borsone, e condendo il tutto con un’occhiata che ha ben poco d’amichevole. “Nh.. scordatelo.” E’ il soffio in risposta, ma Hana
non sa se se l’è sognato, o se è semplicemente più comodo ignorarlo.
Casa Rukawa, un’ora dopo. “Te lo chiedo per l’ennesima volta: mi dici che cos’hai?” un ringhio basso, la furia maltrattenuta. Hanamichi è sul punto di esplodere. C’è stato un tempo –una o due vite precedenti?- in cui Hanamichi ha benedetto di cuore la pacata discrezione e la silenziosa attesa di chi –come Kaede o Yohei- non ha voluto forzarlo a parlare, né ha preteso da lui di ottenere spiegazioni, di fronte ai suoi pur strani comportamenti. Ma il fatto che Hana apprezzi sinceramente questo comportamento, non è garanzia che lui scelga di farla propria,
anzi. “Fatti. I cazzi. Tuoi.” Il rossino sorride. Oh, che altro gli resta da
fare?? “Puoi ardere, se credi che mollerò.” E’ la replica. scontata. “Vattene, dài.. il medico ha detto che devo riposare..” “Ah, beh.. credo abbia detto anche un sacco di altre robe..” lascia cadere lì. Ovviamente Kaede non abbocca. Ma l’occhiata che gli lancia, lascia Sakuragi per un
attimo col fiato bloccato. E Hana si chiede, una volta in più, se sia un bene
lasciarlo solo, in quella grande casa. “Ok, Kit. Io me ne vado. Il tuo cellulare è qui.” – indica il basso tavolinetto davanti al divano- “Il mio numero è tra le chiamate rapide. Chiama. Di giorno, di notte. Chiama. Per qualsiasi stronzata, siamo d’accordo?” perché questa nota d’incertezza? “Nh.” e Kaede chiude gli occhi, stanco. Fa caldo, fuori, ma sente quasi freddo. E’ stata una lunga giornata, a suo modo. La stessa voce, nell’atrio: “Ho abbassato il climatizzatore… ok, che sei una volpaccia artica, ma qui si gela!!” Kaede sente le labbra arricciarsi in un maldestro
sorriso. Un leggero lenzuolo gli scivola addosso, e Kaede
rimane un istante sorpreso. “Nh.” “A domani, Kae..” “Nh.”
Palestra dello Shohoku, il giorno seguente. Hanamichi corre, dribblando le oche del Rukawa’s
Shitenai, per arginare almeno in parte il ritardo colossale che ha
accumulato. Una scorsa veloce all’orologio.. Ryota lo spennerà.. poco ma sicuro.. Avvicinandosi all’ingresso degli spogliatoi, sente già il familiare tamburellare dei palloni, e le grida di Ayako, che guida le matricole.. Chissà se c’è Rukawa..? Appena varcata la soglia, Hana si ritrova sbattuto contro gli armadietti, e la faccia assai poco rassicurante del Volpino a una spanna dalla sua. Ahi, ahi, ahi.. “Ciao, Ru..” pigola, cercando di prendere tempo... come ha fatto a farsi fregare così? “Impara a farti i cazzi tuoi, Do’aho!!” è il ringhio di risposta, accompagnato da uno strattone sul colletto della divisa. La rabbia di Kaede è palese. Come pure lo sforzo di
trattenersi dal prendere a pugni quella stupida scimmia ficcanaso. “Kitsune, io..” è il magro tentativo di giustificazione. Kaede rafforza la stretta, puntandogli contro uno
sguardo rovente: “Kaede, io..” “Fottiti, Do’aho.” Come una replica al rallentatore, Hana si sente
sbattere nuovamente contro la parete dura alle proprie spalle, chiude gli
occhi in attesa di un pugno che sa di meritare -che ha la certezza
arriverà- e poi più nulla. Dove cazzo sarà andato? Hanamichi scuote la testa per snebbiare la mente.. pensa, Hana, pensa.. Raccatta di fretta la propria sacca e quella del
Volpino, che nella sua sfuriata se l’è scordata lì. Per dirle che? Una scusa veloce, giusto perché non ci si metta pure lei a preoccuparsi per quella volpe scema.. Sakuragi avanza rapidamente lungo le vie della città. Giunge al campetto in
riva al mare, quello dove lui e la Kitsune s’allenano di solito, ma è
vuoto. Riprende la sua ricerca, facendo con rapidità mente
locale: c’è sempre il canestro vicino al parco! Per 30 secondi, prende in seria considerazione l’idea di sfogare la sua ira a suon di calci, contro la trave che sostiene il canestro, ma a che pro? Dove cazzo sei, Kaede? Hana ricomincia la sua ricerca, correndo qua e là,
senza meta precisa, come un forsennato. No, Kami, no.
Combattendo la stanchezza, Hanamichi cerca di non arrendersi, vagliando tutte le possibilità che vorticano come trottole impazzite nella sua testa.
E’ quasi il tramonto, quando Sakuragi arriva infine davanti al cancello di Casa Rukawa. Anche se non ci crede, spera che Kaede sia tornato. Suona il campanello, ma la familiare voce della Volpe
non risponde al citofono. Se deve andarsene da lì, vuol prima essere convinto che davvero la Kitsune non sia in casa. Si avvicina all’ingresso. Come cavolo si fa a dimenticare le chiavi appese nella toppa? Una vocina colpevole gli suggerisce che forse è colpa
sua.. ma Hana sorride. Mentre sta per girare la maniglia, l’improvvisa consapevolezza che forse non sarà il benvenuto gli piove addosso, come una doccia gelata. Hanamichi fa un lungo sospiro per prendere tempo, o forse per racimolare coraggio, chissà.. E poi entra.
Kaede è sdraiato sul divano, gli occhi aperti a
fissare il nulla. Hanamichi lo vede, e si rilassa inconsciamente. Di tutte le scelte razionali che può fare, Sakuragi decide di dar retta all’istinto.. Se ne va in cucina, a prendere una pocari sweat e un tramezzino dimenticato in frigo, e prega che non sia avvelenato, mentre ritorna in salotto, e si accuccia sul costoso tappeto persiano ai piedi del sofà, dando la schiena alla Volpe. Kaede non si muove, non reagisce. Il tempo scorre, al ritmo di un fastidioso pendolo che rintocca con petulante precisione. Finito lo spuntino, la Scimmia accende la tv, cerca
una partita sul canale satellitare e poi si mette comodo. Kaede ancora non si muove, non reagisce. E Hana tenta di sopprimere un gemito di frustrazione. ….. La partita è finita. D’un tratto si ritrova gli occhi della Volpe puntati addosso, ma non riesce a capire cosa gli vogliano dire.. “Hai intenzione di dormire lì per terra?” il tono volutamente annoiato. Hana sorride. uno a zero per lui. “Mph.. Quale strategia?” “Semplice! Non ti assillerò più di domande.. aspetterò che sia tu a dirmi qualcosa..” un ghigno. “Do’aho!! Mi sembrava abbastanza chiaro che io non voglio…” “Non c’è problema!!... Non ho mica fretta…” è la risposta condiscendente. Se Kaede non fosse tanto incazzato con se stesso e
con lui, potrebbe quasi trovare il lato comico della faccenda.. “Ho tutta l’eternità, davanti. Volpe.” E il ghigno s’allarga. Il silenzio ricade su di loro, come una coperta,
stavolta meno soffocante.
Ore 6.30 del mattino dopo. Un calcio sullo stinco. “Do’aho.. vattene a scuola.”
Sakuragi ignora la schiena indolenzita che grida vendetta e si solleva dall’angusto giaciglio di fortuna, dove ha passato la notte. Ma non dovrebbero essere più soffici, ‘sti cazzo
di tappeti col pedigree?? Il rossino si passa una mano sugli occhi, cercando in vano di uscire dalle maglie del sonno. “E tu non ci vieni?” s’informa, notando come Kaede sta cedendo alle lusinghe di Morfeo. “Manco per sogno. Nh.. niente allenamenti. Niente scuola.” Chiaro, no? “Ok. Sono d’accordo.” E si risdraia pure lui, fingendo di non sentire l’urlo di ammutinamento dei muscoli dorsali. Il moretto si gira nella sua direzione, dopo aver
registrato la risposta. “Oh, sì.. come no?!” la serafica replica del Tensai. Kaede apre un occhio, anche se gli costa un’immane fatica: “Hai deciso di rimanere qui, vita natural durante??” Un sorriso da far invidia al Porcospino. E’ un gemito di desolazione, quello che è sfuggito
alle labbra della Volpaccia?
6 ore dopo. “Sei in convalescenza, Volpe, lascia cucinare a me.. Ahi!!” “Se non la pianti con ‘sta storia, Do’aho, ti caccio via…” “Ingrato sacco di pulci… sei sulla buona strada per divenire la stola che regalerò a mia madre per Natale!!” “Taci, Scimmia.” l’avvertimento. “Volpaccia permalosa…” “Hai bruciato le verdure.. Do’aho inutile.”
Tardo pomeriggio, stesso giorno. Spuntarla sulla Kitsune è svenante quanto una sessione supplementare, ma Hana sa tirar fuori le scorte di testardaggine, quando serve.. L’allenamento è saltato. Lo sguardo malevolo di Ru lo perfora, lo può sentire anche se gli dà le spalle, tanto è risentito. Meno uno… da qui all’eternità, no? Appena deposta la cornetta, il telefono squilla inaspettatamente. Il moretto si trincera dietro un ostinato
menefreghismo, ‘fanculo anche il seccatore di turno. “Moshimoshi, Casa Rukawa.” Sakuragi si zittisce, ascoltando a lungo l’interlocutore. Kaede si riscuote dalla sua indifferenza: chi potrà mai essere? “La ringrazio. Sì. A dopo.” Perché quel tono serio? La Volpe si solleva dal divano, improvvisamente
nervoso. “Il dottor Watanabe. Ha i risultati di alcuni tuoi esami.” “K’so.”
2 ore dopo. “Da solo, Do’aho. Capito?!” “E’ un tuo diritto.” Esala l’altro, storcendo il naso. “Nh.” Si sente una merda, a trattarlo così. ….. Sakuragi si tortura le mani da quasi un’ora, da
quando quella Volpaccia scema e deficiente è entrata dentro lo studio del
medico che l’ha presa in cura. Una finale di scacchi, di sicuro, dura di meno.
Di colpo, la porta si apre. Rukawa se ne esce con un
raccoglitore sottobraccio. Lastre. “Andiamo a casa, Do’aho.” E Hana si ritrova a seguirlo, ombra silenziosa in una sera d’estate. All’orizzonte si profila un temporale, chissà che
porti un po’ di frescura. ….. Kaede ed Hana entrano in casa, giusto quando le prime gocce di pioggia evaporano sull’asfalto bollente. Il rossino va alla finestra, osservando cupo i
nuvolosi minacciosi. Non si sono detti una parola, da che sono usciti dall’ospedale. Hana sospira. Si rincantuccia in cucina, a preparare una cena di fortuna, da almeno tre giorni la Volpe non fa la spesa. Ru è in salotto.
Stessa sera, qualche ora dopo. “Aprilo.” Hana fissa Kaede, per un istante smarrito. La pioggia batte con insistenza contro le vetrate del salotto, e d’improvviso Sakuragi non ha più tutta questa fretta di sapere cosa il plico contiene. Si era ormai rassegnato al silenzio della Volpe, per quella sera, e quest’ordine –arrivato in un sussurro- lo destabilizza non poco. Aprilo. Hanamichi s’allunga sul tappeto, fino ad afferrare
l’incartamento giallastro. E il moretto è lì, lo fissa, chiuso nel suo nuovo mutismo. Solo un cenno del capo.
Mentre il rossino sfila il contenuto, un fulmine caduto vicino fa calare l’illuminazione del lampadario. Un lampo di panico gli attraversa lo sguardo,
rievocato da infantili paure. Hana lo guarda, in attesa.
Fuori, il temporale impazza. Incurante del dramma che si sta consumando lì. “Mph.. questo è il mio cervello.” spiega, indicando una scansione di forma ellittica. Sakuragi alterna lo sguardo fra lui e la placca: sente aria di guai. Grossi guai. “Vedi questa macchia?” è la domanda paziente, incolore. Hanamichi strizza gli occhi, focalizzando il puntino
indicato in controluce. “E’ una cisti.” “DOVUTA AL TRAUMA CRANICO??” l’interrompe, alzando di un’ottava la voce. Il moretto scuote la testa. La Scimmia stramba
sarebbe capacissima di addossarsi la colpa anche di questo. Ma l’ex numero 10 trattiene ancora il fiato, e non si sente –stranamente- più leggero, dopo questa discolpa. Tutt’altro. “Continua.” Lo incita, in un bisbiglio. “Quasi certamente è un tumore.” La bomba è sganciata. Hanamichi sussulta, trattenendo in vano un gemito. “Ok. E che si fa?” Rukawa lo osserva sbigottito, non tanto per gli eccezionali tempi di ripresa, quanto più per la disarmante semplicità della domanda. “Niente.” “Come, niente?” salta su l’altro, spiazzato. “Una biopsia rivelerebbe se è benigno, o..” e lascia
la frase a metà. “Quando hai l’intervento?” domanda il rosso, troppo serio. troppo calmo. “Non ci sarà nessuna biopsia, per adesso.” Chiarisce, pacato. “COME??!!.... ma.. ma Kae… in questi casi, non dovrebbero sapere i risultati al più presto??” s’inalbera il rossino, scosso. La Volpe si lascia sfuggire un sospiro. adesso
viene il bello. “Come?.. PERCHE’??” “Il Campionato è alle porte, no?” risposta palese. “CHE CAZZO C’ENTRA IL CAMPIONATO, ADESSO??” La Scimmia non si pone neppure più il problema di non urlare, anzi. -Che cos’ha nel cervello la Volpe? Segatura??- “CERCA DI ESSERE CONVINCENTE, VOLPE, O…” la minaccia velata. “Non ti riguarda.” E Hana dilata gli occhi, d’incredulità. “Hai ragione. Non mi riguarda.” -Si risolleva dal tappeto, a passo spedito verso l’uscita.- “Scusa se mi preoccupo per te.” E spalanca la porta all’acquazzone. Solo in quel momento, Kaede capisce che quell’idiota
vuole andarsene, sotto la pioggia. Ma la sua prima reazione è stata quella di
difendersi. Di proteggersi. Anche dall’interesse di Hana. Si alza di scatto, rincorrendo quel testone fuori da casa, a piedi scalzi: “Do’aho! Dove credi di andare?! Do’aho.. resta!!” Hanamichi si volta a guardarlo, quando è già con una mano sul cancello. L’espressione incazzata e ferita. “Resta.” Se scappa ora, può continuare a vivere ignorando la
verità. E senza sapere come, si ritrova il Volpino accanto, sotto la pioggia battente. Un muto invito. Dannatissima Volpe testaccia di legno!!
Rientrati in casa, si scrollano via le gocce. La Kitsune sparisce in camera propria, riapparendo con una tuta di ricambio per sé e per la Scimmia. E un asciugamano a testa. “Li vuoi asciugare?” chiede, premuroso. “No.” Taglia corto l’altro. “Allora siediti, Do’aho, dobbiamo parlare.” Il rossino annuisce, prendendo posto sul sofà accanto
a lui. “Lasciami spiegare, ok?” perché mette già le mani avanti?? “Mmm.” concede, di malavoglia. “Nh.. allora: il Campionato è alle porte… non posso farlo proprio ora.” ‘Fanculo anche il proposito di star zitto. “Se l’esito fosse negativo, dovrei cominciare a fare terapie, radiazioni.. e un casino di altra roba…” “Ti sei già informato?” “Hai.” “..E se invece andasse tutto bene??” “E’ comunque un intervento delicato… non potrei tornare in campo subito..” “So che la qualificazione è vitale, per te, Ru.. ma…” tenta di farlo ragionare. “Proprio perché tu lo sai, dovresti capirmi.” “No, Volpe! Se cerchi approvazione da me, hai sbagliato il tiro.” Chiarisce, perentorio. “Non ti sto chiedendo niente, Do’aho. Sakuragi scuote la testa con vigore. “…Potrebbe non esserci un altro Campionato, per me.” amare parole. “Se non ti fai curare, ti faccio espellere dalla squadra.”
Rukawa boccheggia, in cerca d’ossigeno. “Tu non… non puoi, non..” farfuglia, la soglia dell’incredulità brecciata senza appello. E’ uno scherzo, dai!! Il pugno parte in automatico, ma non inatteso. ….. Hana respira a fondo, cercando di regolarizzare cuore
e polmoni, e ansia. Rukawa forse dorme, forse –semplicemente- lo ignora.
Il tempo scorre, testimoniato solo dal ticchettio fastidioso della pendola, a ricordare loro che la vita va avanti, malgrado tutto. “…Come...?” Hanamichi si rialza sui gomiti, sopprimendo un gemito
per il movimento compiuto, e fissa l’altro, che gira la testa nella sua
direzione, pronto ad ascoltarlo. Rukawa si passa il dorso della mano sul labbro
spaccato, sussultando a contatto col sangue coagulato. Brucia. Il taglio sullo zigomo della Baka Saru, invece, non
si è ancora rimarginato, ne è testimone il rivoletto che cola a lato del
mento. Si è accorto da subito che Hana, pur nella foga, ha
cercato di non colpirlo in testa…
Kaede non sa quanto tempo sia passato. Si è incantato a fissare le escoriazioni sul corpo del compagno.. Ma Hana intanto pensa, pensa veloce.. deve escogitare un’idea degna del Tensai, si dice. Poi sospira, può tentare solo questo: Domanda retorica. Un cenno d’assenso. “Noi vinciamo per te, e tu ti rimetti per fare la primadonna nel finale, ok?!” “Do’aho, io…” “E’ l’unica possibilità che ti offro, Kit. “Nh…… Come farete senza di me?” domanda legittima. “Perché?! Ci sei mai servito in campo?” uno sbuffo
ironico.
5 giorni dopo, Casa Rukawa. “Abbiamo vinto, Volpe, visto??!!” gongola il rossino, rivolto al compagno seduto sul tappeto. “Nh.. l’ultimo rimbalzo faceva pena…” puntualizza il moro, con sussiego. “Volpaccia pignola…” “Mpf..” “Cos’ha detto Watanabe-san?” “Domani mattina.” “Ottimo! prima è, meglio è..” –la filosofica ripresa- “C’è una Finale che ti attende…” Ma Rukawa ha già smesso di starlo a sentire. China la testa in avanti, e la frangia gli copre gli
occhi, atavica protezione dal mondo. “E’ un problema?” s’interessa la Scimmietta curiosa, meravigliata da quell’uscita. “Sì.” Confessa l’altro. Ma non se la sente di spiegare i perché.. Kitsune idiota... Hanamichi si appoggia sul tavolino, per issarsi in
piedi. Ma Kaede sembra ancora troppo immerso nelle proprie riflessioni –nelle proprie paure- per accorgersi della scomparsa. E poi il Do’aho ricompare, così com’è svanito, e si
riaccuccia al suo fianco sul tappeto. “Do’..!!” ma è già anche troppo tardi. Rukawa dilata incredulo gli occhi: in un attimo, Hana si è rasato una striscia di capelli. E continua, mentre lo guarda serio. E finisce alla meno peggio. Il Volpino sbuffa, scuotendo la testa incredulo, fissando in alternanza la montagnola di ciocche rossicce sul pavimento, e il taglio selvaggio che campeggia davanti a sé. “Lasciati sistemare, Do’aho.” E Hanamichi lo accontenta, docile. Chiude gli occhi e si rilassa, mentre sente le mani
della Volpe frizionare la sua cute. “Ho finito.” Decreta il moretto, scrutando con occhio critico la rada peluria, più regolare. “Ora tocca a te.” Replica l’altro, riappropriandosi del rasoio. E fa cadere ciocca dopo ciocca. E’ buffo, pensa Rukawa, mentre vede mescolarsi fili rossi e fili neri. La Baka Saru autocelebra le proprie doti di
tensai-coiffeur, permettendosi di stropicciare la testa del moretto. La quiete dopo la tempesta? Ma Kaede ha quasi timore di leggere -negli occhi
dell’altro- il riflesso dei propri. Hana gli prende il viso tra le mani, il compagno
sovrappone le proprie dita alle sue, stringendo la presa.
OWARI?
Disclaimers:
Hana e Ru non mi appartengono, purtroppo… Un
grazie a N, per averla corretta, malgrado i
tanti impegni… A titolo informativo, l’uso delle lettere maiuscole, delle minuscole e
la punteggiatura in generale di questa fic,
non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una
scelta consapevole, la mia, per assecondare una sorta di
armonia interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure
ignoratela.... Se decidete di mandarmi C, C & C, mi trovate al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
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