A Mel
      perché è una stellina buona, lei.


Tsunami 2

-Non può piovere in eterno-

By elyxyz

 

Nota: Letteralmente, nella Lingua Giapponese,tsunami’ significa ‘maremoto’.
In questa fic, invece, assume un concetto più ampio, diventando quasi sinonimo di più eventi atmosferici: uragano, diluvio, tempesta…  

 

Rukawa sta toccando col piede il parquet, dopo aver insaccato l’ennesimo dunk della mattinata, quando la pesante porta della palestra viene aperta, con il familiare cigolio.

Non occorre girarsi a controllare.

Ha imparato a riconoscere quella camminata strana tra mille.


“Do’aho!... sei in ri-” E la voce gli muore sulle labbra.

“-tardo, lo so… lo so…” risponde il rossino, sorridendo imbarazzato.

Gli occhi del volpino si dilatano d’incredulità, per un attimo. un attimo appena.

Ma Sakuragi lo scorge, e il sorriso gli si allarga impercettibilmente.
E’ sempre una conquista riuscire a stupire quella baka kitsune.  


“Vale ancora la proposta dell’one -on- one?”

“Nh.”

“Ok. Allora mi vado a cambiare….”

“Nh… Il riscaldamento non funziona. Vestiti pesante.”

“I Tensai non si ammalano mai!!” ghigna, in una smorfia.

“Neanche i Do’aho, da quanto ne so…” è il provocatorio parere.

“Chissà!” –il sibillino responso di Hana- “Invece le Volpacce sono graciline, e soffrono il freddo, a quanto vedo!!!” e indica il compagno, esageratamente coperto con vari indumenti.

“Se io mi ammalo, il campionato va a farsi benedire, Do’aho.” E sbuffa, come se avesse detto un’ovvietà.

“Smettila di tiratela, Kitsune… lo sappiamo tutti che, come riserva, ci servi anche tu….”

“Baka.”

Sakuragi posa la sua roba in un angolo, poi gli si accosta, scrutandolo per bene.

“Sembri l’ometto della Michelin…” e scoppia a ridere, ma con una risata allegra.

Rukawa sbuffa nuovamente, ma non può impedirsi di sorridere.
Anche lui ha fatto il medesimo pensiero, quando si è guardato allo specchio.
Ma non glielo dirà mai.

Adesso che la scimmia gli si è avvicinata, può osservarlo meglio: si è quasi completamente rapato i capelli.

Chissà perché…

Hana nota la sua curiosità, ma non vuole spiegare a quella volpe, oggi incredibilmente quasi curiosa, le sue decisioni.
Si rabbuia per un istante, non può impedirselo.
La ferita è ancora troppo recente, e sanguina tuttora, anche se lui cerca di non pensarci.

E poi, non crede che alla Kitsune importino davvero le sue scelte.
Anche se è sempre un mistero riuscire a trovare un argomento di interesse per la volpaccia.


Il moretto gli lancia la palla, interrompendo le sue riflessioni.
“Nh… Vado in difesa.” decide, mettendosi in posizione.

“Ok.” E si concentra a sua volta.

Hanamichi comincia a palleggiare, per iniziare lo scontro.
Avanza lentamente di qualche passo, esaminando il compagno per impostare il gioco.
E si ferma.

“Volpe!... Sei sicuro di riuscire a muoverti senza rotolare, con tutto quell’armamentario addosso??” chiede scettico.

“DO’AHO!!!”

-Esclama il numero 11, forse più incredulo che seccato, che l’altro abbia interrotto il loro allenamento.-

“Io sono più agile di te, anche con una zampa sola!” sbotta sostenuto.

“Volpaccia megalomane…” e sorride nuovamente, felice che Rukawa sia stato al gioco, e che, per adesso, si dimostri stranamente indulgente, nei suoi confronti.

Lo sta mettendo di buonumore.
Un’insperata fortuna.

Forse dovrebbe persino ringraziarlo.
Impossibile.

Oggi, almeno, non è una kitsune inutile.
Ma durerà poco.  


“Ti muovi??” -ringhia l’ala piccola, posizionandosi.- “Il sole mangia le ore…”

“Ma la notte è giovane... e noi non siamo vecchi!!” è la scontata risposta del rossino.

Kaede scuote la testa, a metà tra l’esasperato e il divertito… forse anche un po’ scocciato.

Le sue scorte di pazienza sono leggendarie, no?!

“Il Tensai ti concede 6 punti di vantaggio… o mi sentirei in colpa… a batterti così…” spiega, generoso.

Le volpi sanno essere magnanime, ma fino ad un certo punto.
Mai approfittarne troppo.

“Do’aho!! Mettiti a giocare o vattene dai tuoi amici, a perdere tempo da un’altra parte.” Ed è serio, stavolta.

Hana ripensa al Guntai e a Mito, probabilmente ancora a letto, a poltrire.
Indurisce lo sguardo per un attimo, incassando il colpo.
Inutile polemizzare.

La Kitsune è fatta così.
Prendere o lasciare.  


Sakuragi mastica un’imprecazione a mezza voce.
Ma se l’è cercata.
Lo sa.

“Ricominciamo... Ti batterò, vedrai!” stabilisce determinato, riprendendo ad avanzare, palleggiando.

Ru annuisce, sorridendo internamente.
Ormai ha imparato che quel Do’aho ha bisogno di una strigliata, per impegnarsi davvero.
Che è sul serio geniale su un campo da basket, ma è carente di costanza.
Che solo in condizioni di sfida, riesce a dare il massimo.

Che lui è stanco di vedere il potenziale di quell’idiota buttato nel cesso.
Ma al perché di questo, non ci vuole pensare.

L’allenamento prende il via e prosegue, senza particolari intoppi.

Le solite schermaglie, le battutine sarcastiche, le provocazioni di rito.
Tutto come sempre.

Ma Hana si sta davvero impegnando, vuole vincere la partita.
Rukawa  ne prende atto, felice a modo suo.

Ogni tanto si ferma per sfilarsi un indumento, lo sta facendo sudare più del previsto, quell’idiota.
E sorride.
Solo interiormente, certo.
Non è da Kaede Rukawa palesare apertamente le proprie emozioni.


Ed è per questo che si trattiene dal chiedere a quella scimmia stramba perché si è ritagliato i capelli, in quel modo drastico, poi.

Ma sa che non sono affari suoi.
E che il Do’aho molto difficilmente gli darà una risposta.

Solo che -dannazione!- lo sguardo continua ad arrivare fin là.

Con una frequenza preoccupante, per lui.
Che dei fatti degli altri, non se n’è mai curato.

Ma il ‘Tensai’ è un capitolo strano della sua vita.
Scritto con pensieri che non sempre riconosce come suoi.
Frasi che non sempre sa decifrare.
Alcune lo incuriosiscono, o lo infastidiscono.
Altre lo spaventano.  


E la sua mente sopperisce come può, lavorando freneticamente per elaborare le più svariate teorie.


Quella zazzera arancione è lì, che lo scruta, riprendendo fiato.

Rukawa non riesce a concentrarsi come vorrebbe, forse è per questo che lo scontro sta diventando interminabile, e che non è ancora riuscito a distanziare decentemente il suo avversario.

O, forse, perché Hana sta davvero mantenendo il suo proposito, impegnandosi seriamente per sconfiggerlo, come dimostra il suo ultimo canestro da manuale, che lo riporta in parità: 18 a 18.

“Chi segna il prossimo, vince, giusto?!” domanda retorica, la sua.

“Nh.” e si limita ad annuire.
Meglio tenere il fiato per l’ultima ripresa… c’è poco da fare… Kaede realizza a malincuore che i tempi di resistenza del rossino rimangono comunque migliori dei suoi…

Ma anche Hanamichi inizia a sentire la stanchezza, si nota dal fiatone e dall’espressione tirata, e lo spettro del giorno precedente aleggia ancora su di lui: la spossatezza emotiva è una nemica ben peggiore della fatica fisica…. Lascia segni meno tangibili, certo, ma più lunghi da dimenticare.

L’ultima azione vede la matricola d’oro in attacco.
Le sue movenze, veloci ma precise, sembrano quasi una danza ammaliatrice.
Ma il rossino ha smesso da tempo di rimanerne incantato, a bocca aperta… già in posizione difensiva, si prepara a compiere una stoppata di salvataggio.

Sakuragi vuole vincere.
E non per fare poi una delle sue sparate megalomani in faccia al volpino.

Semplicemente, sentire l’adrenalina scorrergli dentro, lo fa sentire bene.
Combattere contro Rukawa, il suo eterno rivale, gli impedisce di lasciare che la mente vaghi oltre delle porte che, da quella mattina, si è ripromesso di non varcare mai più.

Mentre lo vede avvicinarsi rapidamente, si rammarica quasi che lo scontro sia praticamente finito.
Giocare con la volpe richiede tutte le sue energie, fisiche e mentali.
L’ideale.  


Ma ora basta, si rimprovera, le seghe mentali è meglio lasciarle a dopo.
Adesso è giusto assaporare gli ultimi istanti di confronto senza pensare, si dice.

E scatta, istintivo e potente, pronto ad accogliere l’avversario.


La palestra diventa di colpo semibuia.

Hanamichi sente che Rukawa ha smesso di palleggiare.

“Do’aho?!” una voce vicina a lui.

“E’ saltata la corrente.” Risponde alle tenebre.

“Intuizione geniale, idiota!”

“Ohi, Kitsune!... Non rompere!!!” sbotta, seccato dal rimprovero.

“Vado a controllare il quadro degli interruttori… Rimani lì.”

“Ok. Ma solo perché le volpi vedono anche al buio…” concede.

“Nh!”  unica risposta del moretto.


Hanamichi sente i passi del volpino affievolirsi, segno tangibile che sta uscendo dalla palestra.

A tentoni si avvicina ad un muro perimetrale e si lascia scivolare a terra.
E’ stanco.
Perché negarlo?

Sa che dovrebbe compiere gli esercizi di defaticamento, ma non gliene frega un accidente.

Dopo un tempo indefinito, la porta della palestra viene spalancata, cigolando.
L’ombra della volpe si staglia nel cono di luce.

Quando lo ha individuato, la Kitsune lo raggiunge, sedendo di fianco a lui, sistemandosi una ciocca di capelli umidi.

“La compagnia elettrica ha tolto la corrente a tutto il quartiere, stanno sistemando i danni provocati dallo tsunami di ieri.”

“Torniamocene a casa.”

“Ha ripreso a piovere.”

“Forte?”

“Nh.”

“Non me n’ero accorto…”

“Neanch’io.”


I due rimangono in silenzio, sentendo, solo ora, il basso ticchettio costante delle gocce di pioggia infrante sul tetto.

“Nel ripostiglio, c’è il bastone estensibile con cui il custode tira le tende di queste vetrate, se le apriamo, possiamo riprendere ad allenarci….” Suggerisce il rossino.

“Nh... no.”

“Perché?!”

“Ho fatto il giro della palestra. Tutte le finestre al lato nord, ad est e quelle ad ovest sono state sprangate, per colpa del tifone.”

“Possiamo aprire quella sopra il portone d’entrata,  per vederci meglio, no?!”

“Sarà comunque un’illuminazione insufficiente, per giocare….”

“Beh, io a casa non ci torno, sotto questo diluvio…. Mi dovrai sopportare, volpino.”

Rukawa non risponde, mentre si alza per andare a cercare il bastone del custode.


In un tempo relativamente breve, il moretto ritorna, e si ritrovano nuovamente seduti vicini, appoggiati al muro, ma almeno adesso l’ambiente sembra meno spettrale e desolante.


Hanamichi si circonda le gambe in un abbraccio, e posa svogliatamente la testa sulle ginocchia.

Con la coda dell’occhio, sbircia il compagno, affianco a lui: Kaede è in una posizione scomoda, la testa reclinata indietro, contro la parete, ha gli occhi chiusi, e probabilmente si sta riposando….
O forse si è già addormentato.
Anche in quella posa assurda.

Un sorriso indulgente gli si dipinge sulle labbra….

Volpe narcolettica


E finalmente anche lui si rilassa, coccolato dal silenzio.

Per una volta, apprezza la quiete che solo la vicinanza di Rukawa può donargli.
Non deve per forza inventarsi un dialogo inesistente o alimentare una conversazione forzata.

Anzi… gli sta pure facendo un favore, restandosene zitto.

E gli scappa uno sbadiglio, la stanchezza sta tornando prepotente.


Stancamente, lascia vagare lo sguardo sul perimetro della palestra.
Il pallone è ancora lì in mezzo, vicino alla lunetta.

Non hanno nemmeno finito l’one -on- one.

Chissà chi avrebbe vinto?  


Un altro sbadiglio gli sfugge.
E non tenta nemmeno di trattenerlo.

Vorrebbe un bel letto caldo, adesso, su cui fare un lungo lungo sonno.

Di quelli che, sempre più spesso, invidia alla volpe.

Che il futon di Mito era comodo, sì, ma lui non è stato certo in grado di goderselo davvero.  


All’ennesimo sospiro sonnolento, sta meditando di piantare il volpino lì -che tanto non arriverà certo il lupo cattivo, a portarselo via- e di andare a schiacciarsi un pisolino sui materassini di atletica leggera.

“Hai fatto le ore piccole, stanotte?!”

“Come, scusa??!!”
Hana si riscuote dal suo torpore, voltando il capo verso il suo interlocutore.
Non immaginava certo che l’altro fosse ancora sveglio…

Rukawa non si è mosso dalla sua posizione scomoda, ma ora lo sta spiando di profilo:

“Ti ho chiesto se hai fatto baldoria coi tuoi amici.” Scandisce bene, ma con tono basso.

 “N.. no…” risponde, incupendosi di riflesso.

“Nh.”

Kaede preferisce non insistere, anche se ha notato l’improvvisa tristezza del rossino.


Il silenzio cala nuovamente su di loro.
Ognuno immerso nei propri pensieri.


Sakuragi si accarezza lentamente la testa,  provando una sensazione stranamente nuova e sconosciuta.
Non ricordava il piacevole solletico provocato dalla rada peluria sul palmo della mano.
Ma imparerà a conviverci presto.

E poi ricresceranno, e si dimenticherà nuovamente di questo contatto.


Si sta chiedendo che ore possano essere, dato che sono lì dentro da un bel pezzo.
Non ha l’orologio con sé.
Lancia un’occhiata alla volpe, che ha richiuso gli occhi, rintanandosi nel suo mondo.
Neanche l’altro sembra portarlo.


Hana socchiude le palpebre.
Nel leggero dormiveglia in cui fluttua, il tempo sembra dilatarsi all’infinito.

In sottofondo, solo il costante ticchettio della pioggia a cullarli.

Ridestandosi, si chiede se si è davvero appisolato, o se l’ha solo immaginato.
Sbuffa, sfiorandosi nuovamente il capo.

Senza nemmeno sapere come, d’improvviso si ritrova la testa della volpe sulla spalla, con i capelli corvini a solleticargli il mento.

Rukawa deve aver perso il precario equilibrio che si era imposto.

“Ohi, Kitsune… svegliati…” gli soffia piano.

Perché sta sussurrando, se lo vuole svegliare?

“Non stavo dormendo, Do’aho.”

-E’ la risposta del moretto, che tuttavia non si sposta da lì.-

“Stavo pensando.”

“A cosa?” è la curiosa domanda.

“Perché ti sei tagliato i capelli?”

Sempre diretto al punto, eh Kitsune?!

“Nh.”

“L’altra volta, ti sei tosato per espiare un’inutile colpa, di cui ti sei stupidamente addossato la responsabilità…”

“Ohi, Volpe, non ricominciare, eh?!” polemizza Hanamichi, rianimandosi.

“Lasciami finire, idiota.”

“Vuoi che ti meni come l’altra volta??” obietta l’altro.

Ru lo ignora, continuando la sua riflessione a voce alta:
“Ma stavolta non ce n’è ragione… che io sappia, non hai combinato grossi guai, nelle ultime partite che, per inciso, abbiamo vinto.”


Sakuragi non ribatte, anche se il moretto sa che lo sta ascoltando, quindi si sente autorizzato a proseguire:

“Generalmente, un uomo fa un gesto come il tuo per due motivi: per autopunirsi di qualcosa, magari in campo lavorativo… o perché vuole chiudere un capitolo della sua vita e darci una svolta…”

“Ohi, Volpaccia!!!.. ma da quando sei diventato tanto prolisso e aggiornato sulle tendenze in voga??!!” esplode, sulla difensiva.


Hana sente che Kaede sta arrivando vicino alla verità.
Troppo vicino.
E non sa se vuole che accada…  


Rukawa ignora anche la seconda provocazione, concludendo il suo ragionamento:

“.. in questo caso, riguarda l’aspetto sentimentale.”

Ad Hanamichi sfugge un sospiro triste.

Cosa può dire alla volpe??  


Il moretto sa di aver lanciato l’amo.
E adesso è curioso di vedere le reazioni di quella scimmia stramba…

Perché si sente tanto coinvolto??  


“Ho preso una scelta importante, è vero.” –soffia fuori, il rossino.- “E ho voluto pagare per uno sbaglio, ecco.”

Come mai è di colpo più leggero, il peso che ha sullo stomaco?  


“Ma non è per la Akagi , vero?”

Kaede si chiede cosa lo autorizzi a osare tanto, e perché l’altro non l’abbia già mandato al diavolo, gridandogli di farsi i cazzi suoi…


Ennesimo sospiro.
Alle orecchie del moretto, sembra quasi più un gemito.

“No. Lei non c’entra niente….. Io…. io…

….Dovevo scontare un mio sbaglio.” E la voce gli muore in gola, per soffocare un singhiozzo.

“Amare non è mai una colpa, Do’aho.”


Perché sente gli occhi bruciare?

No.
Non può mettersi a piangere davanti alla Volpe, no, non può….


Perché sente un braccio avvolgerlo protettivo?

No.
Non può essere della Kitsune, la mano che lo sta accarezzando, consolandolo.


Perché sa che può lasciarsi andare, che si può sfogare?

No.
Non può.
E’ il suo nemico, quello che ha davanti, che lo sta confortando in silenzio.
Che non lo sta lasciando solo, a macerare nella sua disperazione.


Dev’essere solo un sogno, Hana.

Perché la realtà non può superare la fantasia…

O forse sì?!

E gli si accoccola contro, bisognoso solo di una persona che rimanga lì con lui.

E’ tutto quello che Hanamichi desidera, ora.

Forse perché le parole di Rukawa si sono conficcate dentro di lui.
Forse perché capisce che, probabilmente, non sono del tutto errate.
Forse perché comprende di aver fatto la scelta giusta, sì, ma di aver sbagliato a colpevolizzarsi, per il suo sentimento verso Yohei.


Kaede è lì, in silenzio, a carezzargli la schiena.

Come può il Ghiacciolo emanare un tepore così rassicurante?

Ru sa di avergli detto la cosa migliore.
Perché lui ci crede davvero.

Ed è felice di potersi rendere utile per quella scimmia stramba.

Anche se non è ancora pronto ad  indagare sui perché…

E benedice la pioggia che ancora cade fuori da lì, che ha li ha costretti a rimanere.

Lentamente, i singhiozzi perdono d’intensità, fino a cessare.
Hana si è sfogato.
Sente chiaramente che ne aveva bisogno, e che ora va meglio.
Ma non può impedirsi di provare vergogna per questa sua debolezza.

Non è da ‘Tensai’, cadere così in basso.

“Mi sento un idiota.” Soffia, direttamente sulla spalla del compagno.

“Tu sei un idiota...” –sussurra piano l’altro- “Nh… ma forse questa è l’unica volta, in vita tua, in cui non lo sembri…” e accompagna le sue parole posandogli le labbra tra i capelli.

Le iridi di Hanamichi si dilatano all’infinito.
Per quelle parole. per quel gesto.


Con gentilezza, il volpino lo scosta da sé, rialzandosi.

“Nh… ha smesso di piovere.” Decreta.

“Co..cosa?!” ancora troppo confuso, per capire.

“Non sento più le gocce sul tetto…. Andiamo a casa.” E gli tende una mano, per aiutarlo ad alzarsi.

Il rossino la guarda.

Come si guarda una bestia rara che, se si è fortunati, si può osservare una sola volta nella vita.

“Non morde, Do’aho!”

“Phf!” ma allunga la propria verso quella tesa.


Sakuragi barcolla un attimo, ancora in parte stordito.

E’ certo di aver perso tre anni di vita, in due giorni.
Un altro così rischia di stroncarlo.

Ma, malgrado tutto, sorride.

Non può piovere in eterno, no?!  


In silenzio, entrambi raccattano le proprie cose sparse in giro, avviandosi poi all’uscita.

Il moretto si riappropria dei vestiti, rimbacuccandosi, incenerendo con uno sguardo l’altro.
E facendolo, di nuovo, ridacchiare brevemente.

Alla luce di un tiepido sole, rivolge uno sguardo al rossino, che si sta stiracchiando pigramente come un gatto insonnolito.

“Farai venire un infarto alla Akagi, quando ti vedrà.”

“Non me ne frega un cazzo.” è la placida risposta.

“E agli altri, che dirai?”

“Che non sono fatti loro.”

“Ti prenderanno in giro…”

“E io a testate.”


Rukawa sorride interiormente.

Il Genio sta tornando.  


“Do’aho, posso?!”

Sta chiedendo di fare una pazzia, lo sa.

“Nh.” Hanamichi annuisce.

La volpe allunga titubante una mano verso l’altro.

Dove si è nascosta tutta la sua determinazione?!

Non dovrebbe.
No.

E la mano si ferma a mezz’aria. 


Hana lo sbircia curioso, senza muoversi.

E Kaede annulla lo spazio tra loro, affondando le dita nel morbido tappeto rosso.


Sakuragi lo fissa sorpreso, facendolo arrossire lievemente.

Tuttavia non distoglie subito il contatto, indugiando nell’assaporare la consistenza di quella rada peluria.
Stranamente soffice, tanto da far quasi il solletico sul palmo.


Ma poi realizza quest’assurda situazione, ristabilendo le giuste distanze tra loro, ritraendosi di scatto.

Un ghigno di vittoria affiora sulle labbra del rossino:

“Di’ la verità: sono irresistibile!!!” gongola.

“Mph!... sembri Mr. Patata in versione ‘zucca’, dopo Halloween.”*

“Baka Kitsuneeee grrrr…” un ringhio, mortalmente offeso.

“Do’aho.” Sbuffa, in una smorfia che sa tanto di sorriso.

“Sgrunt.” Sono troppo buono per picchiarti, oggi.
Questa te la abbono.”

“Nh.” mugugna il moretto, come unica risposta.

Neanche a lui va di fare a botte, ora.


Arrivati al cancello, inevitabile è la separazione.

“Kitsune, io….” l’imbarazzo si fa palese.

“Dovevi arrivare prima, Do’aho. Il mio allenamento è già finito.”

“Eh?!”

“L’one –on- one è rimandato a data da destinarsi.” Spiega, incamminandosi verso casa.

Sakuragi lo guarda andare via… colto alla sprovvista.

“Volpeee!!!”

“Nh?!” Rukawa si volta, rallentando, richiamato dal compagno.

“Il Genio ti batterà, vedrai!” gli ingiunge convinto, sventolando una mano a mo’ di saluto.

“Mpf.” e annuisce, perché ha capito.

Ha uno strano modo di ringraziare, quella scimmia stramba…
ma è pur sempre meglio di niente.  


E finalmente anche Kaede sorride, non solo dentro di sé.


Oggi ha tante pagine da aggiornare nel suo libro della vita, alla voce ‘Do’aho’.
E anche alla sezione ‘Kitsune’.

Quando troverà il coraggio per provare ad archiviarli insieme?
 

OWARI?

 

Disclaimers: Mito, Hana e Ru non mi appartengono, purtroppo…

Un grazie a N, per averla corretta, malgrado i tanti impegni…  

*Non mi riferisco al famoso pupazzetto scomponibile e assemblabile, bensì a degli oggetti (costituiti da calze di nailon, riempite di terriccio e similari, al cui interno, nella parte superiore, sono depositate sementi di comune erbetta) che ricordano delle buffe faccine. Quando l’erbetta viene innaffiata, cresce piano piano, creando una simpatica capigliatura… sono venduti comunemente nei vivai e nelle fiorerie.

NOTA: a titolo informativo, l’uso delle lettere maiuscole, delle minuscole e la punteggiatura in generale di questa fic, non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una scelta consapevole, la mia, per assecondare una sorta di armonia interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure ignoratela....

Se decidete di mandarmi C, C & C, mi trovate al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it


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