A Mel Tsunami
2 -Non può piovere in eterno- By
elyxyz
Nota: Letteralmente,
nella Lingua Giapponese, ‘tsunami’
significa ‘maremoto’.
Non occorre girarsi a controllare.
“-tardo, lo so… lo so…” risponde il rossino, sorridendo imbarazzato. Gli occhi del volpino si dilatano d’incredulità, per un attimo. un attimo appena. Ma Sakuragi lo scorge, e il sorriso gli si allarga
impercettibilmente.
“Vale ancora la proposta dell’one -on- one?” “Nh.” “Ok. Allora mi vado a cambiare….” “Nh… Il riscaldamento non funziona. Vestiti pesante.” “I Tensai non si ammalano mai!!” ghigna, in una smorfia. “Neanche i Do’aho, da quanto ne so…” è il provocatorio parere. “Chissà!” –il sibillino responso di Hana- “Invece le Volpacce sono graciline, e soffrono il freddo, a quanto vedo!!!” e indica il compagno, esageratamente coperto con vari indumenti. “Se io mi ammalo, il campionato va a farsi benedire, Do’aho.” E sbuffa, come se avesse detto un’ovvietà. “Smettila di tiratela, Kitsune… lo sappiamo tutti che, come riserva, ci servi anche tu….” “Baka.” Sakuragi posa la sua roba in un angolo, poi gli si accosta, scrutandolo per bene. “Sembri l’ometto della Michelin…” e scoppia a ridere, ma con una risata allegra. Rukawa sbuffa nuovamente, ma non può impedirsi di
sorridere. Adesso che la scimmia gli si è avvicinata, può osservarlo meglio: si è quasi completamente rapato i capelli. Chissà perché… Hana nota la sua curiosità, ma non vuole spiegare a
quella volpe, oggi incredibilmente quasi curiosa, le sue decisioni. E poi, non crede che alla Kitsune importino davvero
le sue scelte.
Il moretto gli lancia la palla, interrompendo le sue
riflessioni. “Ok.” E si concentra a sua volta. Hanamichi comincia a palleggiare, per iniziare lo
scontro. “Volpe!... Sei sicuro di riuscire a muoverti senza rotolare, con tutto quell’armamentario addosso??” chiede scettico. “DO’AHO!!!” -Esclama il numero 11, forse più incredulo che seccato, che l’altro abbia interrotto il loro allenamento.- “Io sono più agile di te, anche con una zampa sola!” sbotta sostenuto. “Volpaccia megalomane…” e sorride nuovamente, felice che Rukawa sia stato al gioco, e che, per adesso, si dimostri stranamente indulgente, nei suoi confronti. Lo sta mettendo di buonumore. Forse dovrebbe persino ringraziarlo. Oggi, almeno, non è una kitsune inutile.
“Ti muovi??” -ringhia l’ala piccola, posizionandosi.- “Il sole mangia le ore…” “Ma la notte è giovane... e noi non siamo vecchi!!” è la scontata risposta del rossino. Kaede scuote la testa, a metà tra l’esasperato e il divertito… forse anche un po’ scocciato. Le sue scorte
di pazienza sono leggendarie, no?! “Il Tensai ti concede 6 punti di vantaggio… o mi sentirei in colpa… a batterti così…” spiega, generoso. Le volpi sanno
essere magnanime, ma fino ad un certo punto. “Do’aho!! Mettiti a giocare o vattene dai tuoi amici, a perdere tempo da un’altra parte.” Ed è serio, stavolta. Hana ripensa al Guntai e a Mito, probabilmente ancora
a letto, a poltrire.
Sakuragi mastica un’imprecazione a mezza voce. “Ricominciamo... Ti batterò, vedrai!” stabilisce determinato, riprendendo ad avanzare, palleggiando. Ru annuisce, sorridendo internamente. Che lui è stanco di vedere il potenziale di quell’idiota
buttato nel cesso. … L’allenamento prende il via e prosegue, senza particolari intoppi. Le solite schermaglie, le battutine sarcastiche, le
provocazioni di rito. Ma Hana si sta davvero impegnando, vuole vincere la
partita. Ogni tanto si ferma per sfilarsi un indumento, lo sta
facendo sudare più del previsto, quell’idiota.
Ed è per questo che si trattiene dal chiedere a quella scimmia stramba perché si è ritagliato i capelli, in quel modo drastico, poi. Ma sa che non sono affari suoi. Solo che -dannazione!- lo sguardo continua ad arrivare fin là. Con una frequenza preoccupante, per lui. Ma il ‘Tensai’ è un capitolo strano della sua
vita.
E la sua mente sopperisce come può, lavorando freneticamente per elaborare le più svariate teorie.
Quella zazzera arancione è lì, che lo scruta, riprendendo fiato. Rukawa non riesce a concentrarsi come vorrebbe, forse è per questo che lo scontro sta diventando interminabile, e che non è ancora riuscito a distanziare decentemente il suo avversario. O, forse, perché Hana sta davvero mantenendo il suo
proposito, impegnandosi seriamente per sconfiggerlo, come dimostra il suo
ultimo canestro da manuale, che lo riporta in parità: “Chi segna il prossimo, vince, giusto?!” domanda retorica, la sua. “Nh.” e si limita ad annuire. Ma anche Hanamichi inizia a sentire la stanchezza, si nota dal fiatone e dall’espressione tirata, e lo spettro del giorno precedente aleggia ancora su di lui: la spossatezza emotiva è una nemica ben peggiore della fatica fisica…. Lascia segni meno tangibili, certo, ma più lunghi da dimenticare. L’ultima azione vede la matricola d’oro in
attacco. Sakuragi vuole vincere. Semplicemente, sentire l’adrenalina scorrergli
dentro, lo fa sentire bene. Mentre lo vede avvicinarsi rapidamente, si rammarica
quasi che lo scontro sia praticamente finito.
Ma ora basta, si rimprovera, le seghe mentali è
meglio lasciarle a dopo. E scatta, istintivo e potente, pronto ad accogliere l’avversario.
La palestra diventa di colpo semibuia. Hanamichi sente che Rukawa ha smesso di palleggiare. “Do’aho?!” una voce vicina a lui. “E’ saltata la corrente.” Risponde alle tenebre. “Intuizione geniale, idiota!” “Ohi, Kitsune!... Non rompere!!!” sbotta, seccato dal rimprovero. “Vado a controllare il quadro degli interruttori… Rimani lì.” “Ok. Ma solo perché le volpi vedono anche al buio…” concede. “Nh!” unica risposta del moretto.
Hanamichi sente i passi del volpino affievolirsi, segno tangibile che sta uscendo dalla palestra. A tentoni si avvicina ad un muro perimetrale e si
lascia scivolare a terra. Sa che dovrebbe compiere gli esercizi di defaticamento, ma non gliene frega un accidente. Dopo un tempo indefinito, la porta della palestra
viene spalancata, cigolando. Quando lo ha individuato, “La compagnia elettrica ha tolto la corrente a tutto il quartiere, stanno sistemando i danni provocati dallo tsunami di ieri.” “Torniamocene a casa.” “Ha ripreso a piovere.” “Forte?” “Nh.” “Non me n’ero accorto…” “Neanch’io.”
I due rimangono in silenzio, sentendo, solo ora, il basso ticchettio costante delle gocce di pioggia infrante sul tetto. “Nel ripostiglio, c’è il bastone estensibile con cui il custode tira le tende di queste vetrate, se le apriamo, possiamo riprendere ad allenarci….” Suggerisce il rossino. “Nh... no.” “Perché?!” “Ho fatto il giro della palestra. Tutte le finestre al lato nord, ad est e quelle ad ovest sono state sprangate, per colpa del tifone.” “Possiamo aprire quella sopra il portone d’entrata, per vederci meglio, no?!” “Sarà comunque un’illuminazione insufficiente, per giocare….” “Beh, io a casa non ci torno, sotto questo diluvio…. Mi dovrai sopportare, volpino.” Rukawa non risponde, mentre si alza per andare a cercare il bastone del custode.
In un tempo relativamente breve, il moretto ritorna, e si ritrovano nuovamente seduti vicini, appoggiati al muro, ma almeno adesso l’ambiente sembra meno spettrale e desolante.
Hanamichi si circonda le gambe in un abbraccio, e posa svogliatamente la testa sulle ginocchia. Con la coda dell’occhio, sbircia il compagno,
affianco a lui: Kaede è in una posizione scomoda, la testa reclinata
indietro, contro la parete, ha gli occhi chiusi, e probabilmente si sta
riposando…. Un sorriso indulgente gli si dipinge sulle labbra…. …Volpe narcolettica…
E finalmente anche lui si rilassa, coccolato dal silenzio. Per una volta, apprezza la quiete che solo la
vicinanza di Rukawa può donargli. Anzi… gli sta pure facendo un favore, restandosene zitto. E gli scappa uno sbadiglio, la stanchezza sta tornando prepotente.
Stancamente, lascia vagare lo sguardo sul perimetro
della palestra. Non hanno nemmeno finito l’one -on- one. Chissà chi
avrebbe vinto?
Un altro sbadiglio gli sfugge. Vorrebbe un bel letto caldo, adesso, su cui fare un lungo lungo sonno. Di quelli che, sempre più spesso, invidia alla volpe. Che il futon di
Mito era comodo, sì, ma lui non è stato certo in grado di goderselo
davvero.
All’ennesimo sospiro sonnolento, sta meditando di piantare il volpino lì -che tanto non arriverà certo il lupo cattivo, a portarselo via- e di andare a schiacciarsi un pisolino sui materassini di atletica leggera. “Hai fatto le ore piccole, stanotte?!” “Come, scusa??!!” Rukawa non si è mosso dalla sua posizione scomoda, ma ora lo sta spiando di profilo: “Ti ho chiesto se hai fatto baldoria coi tuoi amici.” Scandisce bene, ma con tono basso. “N.. no…” risponde, incupendosi di riflesso. “Nh.” Kaede preferisce non insistere, anche se ha notato l’improvvisa tristezza del rossino.
Il silenzio cala nuovamente su di loro.
Sakuragi si accarezza lentamente la testa,
provando una sensazione stranamente nuova e sconosciuta. E poi ricresceranno, e si dimenticherà nuovamente di questo contatto.
Si sta chiedendo che ore possano essere, dato che
sono lì dentro da un bel pezzo.
Hana socchiude le palpebre. In sottofondo, solo il costante ticchettio della pioggia a cullarli. … Ridestandosi, si chiede se si è davvero appisolato,
o se l’ha solo immaginato. Senza nemmeno sapere come, d’improvviso si ritrova la testa della volpe sulla spalla, con i capelli corvini a solleticargli il mento. Rukawa deve aver perso il precario equilibrio che si era imposto. “Ohi, Kitsune… svegliati…” gli soffia piano. Perché sta
sussurrando, se lo vuole svegliare? “Non stavo dormendo, Do’aho.” -E’ la risposta del moretto, che tuttavia non si sposta da lì.- “Stavo pensando.” “A cosa?” è la curiosa domanda. “Perché ti sei tagliato i capelli?” Sempre diretto
al punto, eh Kitsune?! “Nh.” “L’altra volta, ti sei tosato per espiare un’inutile colpa, di cui ti sei stupidamente addossato la responsabilità…” “Ohi, Volpe, non ricominciare, eh?!” polemizza Hanamichi, rianimandosi. “Lasciami finire, idiota.” “Vuoi che ti meni come l’altra volta??” obietta l’altro. Ru lo ignora, continuando la sua riflessione a voce
alta:
Sakuragi non ribatte, anche se il moretto sa che lo sta ascoltando, quindi si sente autorizzato a proseguire: “Generalmente, un uomo fa un gesto come il tuo per due motivi: per autopunirsi di qualcosa, magari in campo lavorativo… o perché vuole chiudere un capitolo della sua vita e darci una svolta…” “Ohi, Volpaccia!!!.. ma da quando sei diventato tanto prolisso e aggiornato sulle tendenze in voga??!!” esplode, sulla difensiva.
Hana sente che
Kaede sta arrivando vicino alla verità.
Rukawa ignora anche la seconda provocazione, concludendo il suo ragionamento: “.. in questo caso, riguarda l’aspetto sentimentale.” Ad Hanamichi sfugge un sospiro triste. Cosa può dire
alla volpe??
Il moretto sa di aver lanciato l’amo. Perché si
sente tanto coinvolto??
“Ho preso una scelta importante, è vero.” –soffia fuori, il rossino.- “E ho voluto pagare per uno sbaglio, ecco.” Come mai è di
colpo più leggero, il peso che ha sullo stomaco?
“Ma non è per Kaede si chiede cosa lo autorizzi a osare tanto, e perché l’altro non l’abbia già mandato al diavolo, gridandogli di farsi i cazzi suoi…
Ennesimo sospiro. “No. Lei non c’entra niente….. Io…. io… ….Dovevo scontare un mio sbaglio.” E la voce gli muore in gola, per soffocare un singhiozzo. “Amare non è mai una colpa, Do’aho.”
Perché sente
gli occhi bruciare? No.
Perché sente
un braccio avvolgerlo protettivo? No.
Perché sa che
può lasciarsi andare, che si può sfogare? No.
Dev’essere
solo un sogno, Hana. Perché la
realtà non può superare la fantasia… O forse sì?! E gli si accoccola contro, bisognoso solo di una persona che rimanga lì con lui. E’ tutto
quello che Hanamichi desidera, ora. Forse perché le parole di Rukawa si sono conficcate
dentro di lui.
Kaede è lì, in silenzio, a carezzargli la schiena. Come può il
Ghiacciolo emanare un tepore così rassicurante? Ru sa di avergli detto la cosa migliore. Ed è felice di potersi rendere utile per quella scimmia stramba. Anche se non è
ancora pronto ad indagare sui
perché… E benedice la pioggia che ancora cade fuori da lì, che ha li ha costretti a rimanere. … Lentamente, i singhiozzi perdono d’intensità, fino
a cessare. Non è da ‘Tensai’,
cadere così in basso. “Mi sento un idiota.” Soffia, direttamente sulla spalla del compagno. “Tu sei un idiota...” –sussurra piano l’altro- “Nh… ma forse questa è l’unica volta, in vita tua, in cui non lo sembri…” e accompagna le sue parole posandogli le labbra tra i capelli. Le iridi di Hanamichi si dilatano all’infinito.
Con gentilezza, il volpino lo scosta da sé, rialzandosi. “Nh… ha smesso di piovere.” Decreta. “Co..cosa?!” ancora troppo confuso, per capire. “Non sento più le gocce sul tetto…. Andiamo a casa.” E gli tende una mano, per aiutarlo ad alzarsi. Il rossino la guarda. Come si guarda una bestia rara che, se si è fortunati, si può osservare una sola volta nella vita. “Non morde, Do’aho!” “Phf!” ma allunga la propria verso quella tesa.
Sakuragi barcolla un attimo, ancora in parte stordito. E’ certo di
aver perso tre anni di vita, in due giorni. Non può
piovere in eterno, no?!
In silenzio, entrambi raccattano le proprie cose sparse in giro, avviandosi poi all’uscita.
Alla luce di un tiepido sole, rivolge uno sguardo al rossino, che si sta stiracchiando pigramente come un gatto insonnolito. “Farai venire un infarto alla Akagi, quando ti vedrà.” “Non me ne frega un cazzo.” è la placida risposta. “E agli altri, che dirai?” “Che non sono fatti loro.” “Ti prenderanno in giro…” “E io a testate.”
Rukawa sorride interiormente. Il Genio sta
tornando.
“Do’aho, posso?!” Sta chiedendo
di fare una pazzia, lo sa. “Nh.” Hanamichi annuisce. La volpe allunga titubante una mano verso l’altro. Dove si è
nascosta tutta la sua determinazione?! Non dovrebbe. E la mano si ferma a mezz’aria.
Hana lo sbircia curioso, senza muoversi. E Kaede annulla lo spazio tra loro, affondando le dita nel morbido tappeto rosso.
Sakuragi lo fissa sorpreso, facendolo arrossire lievemente. Tuttavia non distoglie subito il contatto, indugiando
nell’assaporare la consistenza di quella rada peluria.
Ma poi realizza quest’assurda situazione, ristabilendo le giuste distanze tra loro, ritraendosi di scatto. Un ghigno di vittoria affiora sulle labbra del rossino: “Di’ la verità: sono irresistibile!!!” gongola. “Mph!... sembri Mr. Patata in versione ‘zucca’, dopo Halloween.”* “Baka Kitsuneeee grrrr…” un ringhio, mortalmente offeso. “Do’aho.” Sbuffa, in una smorfia che sa tanto di sorriso. “Sgrunt.” Sono troppo buono per picchiarti, oggi. “Nh.” mugugna il moretto, come unica risposta. Neanche a lui va di fare a botte, ora.
Arrivati al cancello, inevitabile è la separazione. “Dovevi arrivare prima, Do’aho. Il mio allenamento è già finito.” “Eh?!” “L’one –on- one è rimandato a data da destinarsi.” Spiega, incamminandosi verso casa. Sakuragi lo guarda andare via… colto alla sprovvista. “Volpeee!!!” “Nh?!” Rukawa si volta, rallentando, richiamato dal compagno. “Il Genio ti batterà, vedrai!” gli ingiunge convinto, sventolando una mano a mo’ di saluto. “Mpf.” e annuisce, perché ha capito. Ha uno strano
modo di ringraziare, quella scimmia stramba…
E finalmente anche Kaede sorride, non solo dentro di sé.
Oggi ha tante pagine da aggiornare nel suo libro
della vita, alla voce ‘Do’aho’. Quando troverà
il coraggio per provare ad archiviarli insieme? OWARI?
Disclaimers:
Mito,
Hana e Ru non mi appartengono, purtroppo… Un
grazie a N, per averla corretta, malgrado i
tanti impegni…
*Non mi riferisco al famoso pupazzetto
scomponibile e assemblabile, bensì a degli oggetti (costituiti da calze
di nailon, riempite di terriccio e similari, al cui interno, nella parte
superiore, sono depositate sementi di comune erbetta) che ricordano delle
buffe faccine. Quando l’erbetta viene innaffiata, cresce piano piano,
creando una simpatica capigliatura… sono venduti comunemente nei vivai e
nelle fiorerie. NOTA:
a titolo informativo, l’uso delle lettere maiuscole, delle minuscole e
la punteggiatura in generale di questa fic,
non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una
scelta consapevole, la mia, per assecondare una sorta di
armonia interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure
ignoratela.... Se decidete di mandarmi C, C & C, mi trovate al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
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