I diritti di Slam Dunk sono del maestro T. Inoue e chi di diritto. Questa storia non è scritta a fini di lucro. La storia è una AU, piazzata in una fascia temporale non definita (anche se piazzarla in un fine medioevo inglese potrebbe andare bene). I personaggi potrebbero essere O.O.C. In alcune parti. (Non dite che non vi ho avvertito !! ^^ ). Scusate la degenerazione. Amen!
True Blue parte VI di Shaka
Dalla finestra i raggi del sole filtravano le leggere tende in lino, accarezzando la pelle nivea e spenta di Kaede, riverso tra le coperte. Questi socchiuse gli occhi, accecandosi del fievole bagliore che lo sfiorava.
Ayako, con il capo appoggiato alle coperte, dormiva al suo fianco. Non si era mossa dal suo capezzale, e dopo lunghe ore di veglia si era sopita, in cerca di riposo. Sfinita.
Kaede avvertiva la sua presenza, ma non riusciva a muoversi.... le sue braccia, le sue mani... non rispondevano al suo volere... tutto intorno a lui sembrava così.... sfocato...
Dopo vari tentativi, gemendo sommessamente, il giovane si arrese. Con enorme frustrazione. Iniziò a tremare, avvertendo l'aria gelida intorno a sé cingerlo in una morsa dolorosa e asfissiante ...
Ad un tratto la sorella, ghermita dal suo sonno dai bassi gemiti che il fratello non riusciva a quietare, si svegliò.
Alzando il capo sentì una pesante stanchezza calare sulle sue membra, ma ben poca attenzione prestò ai suoi malesseri, dedicando tutta la sua attenzione al giovane Kaede, che si agitava di fronte a lei.
Subito lo strinse, avvolgendolo con le coperte e tentando di infondergli calore.
Le sue membra tramavano, sofferenti di un gelo malsano...
La pelle bianca, pallida e lucida di sudore trasudava la sua sofferenza ....
Attese lunghi attimi, finché il corpo stretto tra sue braccia calmò i suoi spasmi, e si distese nuovamente perdendo i sensi ............
Cullandolo poi con gentilezza, lo accarezzò a lungo, tentando di infondergli sollievo.
Mito entrò poco dopo con molta discrezione, dopo un lieve bussare. Tra le mani un vassoio, con le medicine.
“Buon giorno signorina” disse avvicinandosi con fare deciso.
“Buon giorno a voi Mito...” rispose la donna con tono basso e sfinito.
Fissò il maggiordomo mentre somministrava al fratello le cure prescritte dal medico: degli infusi scuri di cui non conosceva origine.
Mentre osservava la piccola ampolla di medicamento prosciugarsi sulle labbra del fratello si trovò a riflettere sul fatto che da giorni non notava alcun miglioramento nelle condizioni del giovane, sembrava anzi, che peggiorasse di notte in notte.
Che quelle cure non sortissero alcun effetto?
Che le speranze di una guarigione fossero ormai vane?
Che dunque non vi fosse alcuna speranza, se non quella di affidare il fratello e la sua anima al loro amato Dio, pregando che lo accogliesse rendendogli le sofferenze brevi e lievi?
Fissò un ennesima volta il volto ceruleo e rilassato di Kaede, poi approfittando della presenza di Mito tornò alle sue stanze, per lavarsi e cambiarsi.
Dopo, si diresse nella sala grande, al piano inferiore per consumare la sua colazione.
I suoi genitori sedevano al tavolo, conversando pacatamente. Ma la ragazza non badò ai loro discorsi.
“Ayako... finalmente vi siete decisa a scendere... è tardi, sapete che non è tollerato il ritardo ai pasti” la richiamò il padre. La ragazza si inchinò:
“Scusatemi padre, Kaede ha avuto un' altra crisi questa mattina...”
L'uomo a quella notizia non mutò la propria espressione, abbassando gli occhi sulla sua tazza, continuò a degustare la sua colazione, ignorando le parole che gli erano state dette. Ayako sedette. Era stanca, e sfibrata. Fissò il padre.
“Padre, perché non chiamate l'Anziano Anzai.... per la malattia di Kaede........”
“...” l'uomo la fissò, senza proferir parola. La contessa Rukawa parlò per lui,
“Ayako, credo che vostro padre sappia cosa fare per il bene di vostro fratello... ”
“L'anziano Anzai conosce bene le arti mediche, ha salvato più di una volta anche la vita di voi, padre... lasciate che veda Kaede....”
“No” il tono definitivo del Conte Rukawa vibrò nella stanza. La Contessa Rukawa fissò il marito.
“Ma padre... la malattia di Kaede è stata improvvisa... peggiora giorno dopo giorno... se trascurata potrebbe...”
“Tacete Ayako...” le intimò, costringendola al silenzio.
“Come potete restare tranquilli di fronte a questa improvvisa tragedia... è anche vostro figlio oltre che mio fratello!!!” il viso alterato e allo stesso tempo sorpreso della ragazza sembrò non riuscire a smuovere alcuna reazione.
Il Conte Rukawa terminò la sua colazione, poi asciugandosi con un ricamato tovagliolo in cotone disse:
“Kaede è stato visitato dai migliori medici del Regno... non è il caso di incomodare il Maestro Anzai... e farlo venire fin qui...”
“Padre, Kaede non cammina più!.... Non parla quasi... è così dimagrito da fare temere per la sua vita.... perché vi ostinate a non riconoscere questo stato di cose... volete forse che muoia!!??” a quella parole l'uomo sussultò.
“Ayako... non permettetevi mai più di fare un affermazione simile!” la rimproverò alzandosi, “da troppe notti siete al capezzale di vostro fratello... credo vi farebbe bene riposare e lasciare Kaede alle cure dei nostri inservienti...”
“Bene! Adesso volete impedirmi di prendermi cura di lui??”
“No... certamente... ma non vorrei che l'eccessiva fatica vi provi ulteriormente... offuscando il vostro giudizio...” concluse l'uomo lasciando poi la stanza, seguito dalla moglie.
Ayako strinse i pugni, fino a sentir male ai palmi. Era allibita e furiosa per la composta freddezza dei propri genitori.
Come potevano lasciar trasparire tanto disinteresse per la malattia del figlio?
Come potevano?
Sedette fissando il proprio piatto, colmo di cibarie. Avvertì una forte nausea... e la sua fame sembrò perdersi in una sensazione di sdegno per tutto ciò che stava succedendo.
****************
La carrozza della famiglia reale attraversò nelle prime ore del pomeriggio i cancelli di Casa Rukawa.
Il gentile invito della Contessa Rukawa era stato accolto con entusiasmo dalla Signora di casa Miyagi.
“Contessa vi ringrazio del vostro invito...” si inchinò il conte Miyagi fedele al più aggraziato galateo, dopo essere sceso dalla carrozza. Ser Sakuragi seguì l'amico.
“Ci allieta una vostra visita Conte... mia figlia attendeva trepidante il vostro arrivo...” rispose la donna sfacciatamente.
“Che la mia presenza sia gradita mi rende felice” rispose il ragazzo seguendo la donna, e dirigendosi al piccolo spiazzo nei giardini sul retro.
Di fronte a loro un piccolo ed appartato chiosco in legno, fine e sapientemente lavorato. Un tavolo e tante poltroncine intorno.
Accomodandosi su una delle piccole sedie, Ser Sakuragi osservò fugacemente la contessina Ayako, che li aveva raggiunti lungo il tragitto, poi spostò il proprio sguardo sulla contessa, che discorreva compiaciuta con l'amico.
Pochi attimi dopo la figura del Conte Rukawa fece la sua comparsa.
“Conte Rukawa, siamo lieti che abbiate potuto raggiungerci...” esordì il rossino alzandosi e inchinandosi di fronte al padrone di casa.
“Ci fate onore con la vostra presenza nella nostra umile dimora, Ser”
“Molto gentile Signore.” concluse il rossino tornando a sedere.
“Conte Miyagi, siate il benvenuto...”
“Vi ringrazio Signore” si inchinò Ryota con rispetto. Il giovane tornò poco dopo a sedere e guardò la contessina, assente ed assorta.
“Ayako, mi onorereste della vostra guida per una visita ai vostri meravigliosi giardini fioriti?”
“Con piacere Conte...” rispose la ragazza, alzandosi dal suo cuscino.
I due si scusarono con i presenti, e poi allontanandosi lentamente... calpestando le erbette novelle del sentiero, tratteggiato da sassi e bianca rena.
Il rossino rimase al tavolo, in compagnia del padre della contessina, che ad un tratto parlò:
“Ser Sakuragi, quali buone novelle ci portate dal palazzo reale?” esordì accomodandosi meglio sulla propria sedia intarsiata.
“Mia zia elogia la vostra devozione Conte, e si felicita per la vostra condotta durante il delicato caso che si è verificato sulle vostre proprietà...”
“Mi son affidato a voi, per tacere ogni possibile voce maligna... vi ricordo che dovete ancora concludere i patti del nostro accordo...”
“Sarà fatto Conte, tra due giorni verrò a prelevare il vostro uomo” disse con voce bassa e profonda il rossino, fissando l'uomo che annuì soddisfatto.
Una cameriera si avvicinò con un vassoio su cui erano adagiate fini tazze in porcellana. Servì il tè.
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Ayako sfiorò i petali di una rosa, mentre camminando osservava i nuovi boccioli in fiore.
“E' sempre stato Kaede ad occuparsi dei nostri giardini... la natura...lo ha sempre affascinato”
Ryota sorrise,
“Parlate con molto amore di vostro fratello... nutrite per lui sincera stima...”
Ayako sorrise caldamente, osservando il Conte soffermarsi ad ammirare delle colorate gardenie.
“Vostro fratello è un uomo fortunato...” osservò poi.
La donna arrossì leggermente, poi dopo qualche attimo disse...
“Mio fratello adesso è solo un uomo molto malato...” sentì il proprio cuore mancare per il dolore che quelle parole le infondevano, piene di una consapevolezza sconvolgente.
Ryota sospirò:
“Ho udito dell'improvvisa malattia di vostro fratello. Il Conte Rukawa e la contessa vostra madre, ne han fatto confidenza alla mia famiglia. Ne han parlato con enorme amarezza e dolore....”
Ayako sembrò sorprendersi di quelle parole.
“E' una tragedia che non lascia indifferenti...” proseguì il giovane continuando a camminare lungo il sentiero.
Entrambi in silenzio proseguirono fino a trovarsi di fronte ad un grande roseto bianco. Il Conte Ryota si chinò a rubare un niveo bocciolo, appena aperto e bagnato di rugiada. Ne fissò i petali delicati e lucenti, poi con le dita, incautamente, strappò via le spine, una ad una.
“Cosa...?... Fate attenzione conte...” sussurrò la contessina, fissando trasognata il giovane uomo passare le sue dita grandi e scure sul verde di quel delicato stelo....
Dopo averlo ripulito, ne fece dono alla ragazza..... ed ella lo accettò, specchiando i suoi occhi in quelli profondi di fronte a sé.........
“Permettetemi, per quanto di poco valore, di offrire la mia forza d'animo per lenire le vostre pene... il mio cuore soffre a sapervi infelice Ayako...”
Un velo soffuso e lucido coprì le scure iridi della ragazza mentre fissava il candore dei petali appena schiusi. La mano del Conte Ryota sfiorò le dita lunghe e affusolate della donna, dolcemente....
Intrecciando le loro mani proseguirono il loro cammino sul sentiero di ritorno verso casa.
Dentro al petto una calda sensazione che faceva vibrare le loro anime ed accendere i sensi....
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Alle prime luci della sera Ayako si avviò alle stanze di Kaede. Dopo aver trascorso le ore dal pomeriggio con il Conte Ryota, sembrava che le sue forze si fossero rinvigorite, pronte ad affrontare nuovamente la sua triste situazione. Giunta di fronte all'uscio della stanza lo sguardo della donna incontrò quello di uno dei servi.
La ragazza ignorò la presenza del giovane e fece per entrare, ma venne fermata.
“Signorina, mi è proibito lasciarla entrare...”
“Eh?” lo stupore colorò le iridi scure della donna,
“Vostro fratello è peggiorato, e la sua cagionevole salute ha obbligato vostro padre a proibire qualsiasi visita all'infuori del medico...” spiegò l'uomo.
“Fatemi entrare!”
“Mi dispiace contessa, ma non mi è concesso disubbidire a vostro padre” la ragazza fissò il giovane servo, scorgendo la sua determinazione. Gli voltò le spalle, colma d'ira e si diresse in fretta e furia alle stanze del padre.
Scivolò lungo i corridoi, lasciando che nella sua mente si conturbassero mille pensieri e ragioni, e quando si trovò di fronte alla porta in pesante legno scuro dello studio del Conte Rukawa, con mano decisa entrò, senza alcun preavviso.
L'uomo, intento nelle sue letture, osservò la ragazza chiudersi la porta alle spalle furente e decisa.
“... Cosa fate qui?” chiese con tono irritato dal quel irriverente apparizione.
“ Voglio sapere perché mi è proibito entrare nelle camere di Kaede!?”
L'uomo non batté ciglio, aspirò una boccata di fumo dalla propria pipa, poi rispose:
“Vostro fratello non può ricevere visite...”
“Io voglio stare al suo fianco...”
“Non è possibile...Pretendo che non vi avviciniate alla sua stanza... è un ordine!” la ragazza fissò l'uomo con sfida.
Ma a ben poco servì la sua testardaggine.
“Ayako, non costringetemi a prendere provvedimenti per la vostra insubordinazione...”
“Come potete permetterlo?!?! Come?!!”
“Adesso basta!” gridò l'uomo alzandosi e sbattendo il pugno sul tavolo, “non dite nemmeno una parola in più, tornate nelle vostre stanze!! A vostro fratello serviranno più le vostre preghiere che le vostra compassionevole presenza!”
La donna lo fissò colma d'ira. Annientata dalla propria impotenza, altro non poté che uscire dalla stanza, dirigendosi ai propri alloggi.
Lì pianse a lungo e pregò per la sorte del suo amato Kaede....
**********
Kaede aprì gli occhi con enorme fatica. Si guardò intorno, incosciente di dove fosse, o da quanto tempo giacesse in quel letto. Il tempo, i luoghi... sembravano aver perso ogni significato... ogni forma...
Il petto gli doleva, così come il capo. Riusciva appena a respirare. Lo faceva con fatica.
Sarebbe bastato smettere di lottare, per precipitare in una morte veloce e priva di ritorno.
Sarebbe bastato poco a permettere al suo cuore di smettere di battere.
Il suo petto di smettere di alzarsi ritmicamente... in cerca di aria....
Lo pensò più volte, il giovane Conte. Pensò più volte a cosa effettivamente lo trattenesse dal lasciarsi finalmente andare, e così esaudire il suo unico vero desiderio.... morire.
Ad un tratto il rumore della porta squarciò il silenzio della stanza. Kaede avvertì dei passi avvicinarsi al letto, ma incapace di voltarsi, a causa del suo corpo privo di controllo, sospirò attendendo che chiunque fosse, lasciasse che i suoi occhi lo intravedessero.
E ben poco tempo attese, perché ciò avvenisse.
Gli occhi di ghiaccio del Conte Rukawa incontrarono quelli del figlio. Li fissarono, intravedendo la fiamma della vita farsi debole e sbiadita.
“P..a...d..r.e” sussurrò il giovane.
“Vengo a darti l'ultimo saluto, figlio”disse l'uomo fissandolo con gelida indifferenza, “Che la tua anima possa essere accolta nella pace... di una morte indolore...” si allontanò, lasciando che i due uomini che lo avevano accompagnato si avvicinassero, e con forza strappassero Kaede dal letto, vestendolo di abiti stracci e di un scuro cappuccio, volto a nasconderne i tratti.
Kaede perse i sensi, troppo debole per reagire. Troppo confuso per capire.
***
Ser Sakuragi cavalcando il suo destriero fermò il proprio passo alla fine del sentiero. Guardandosi intorno, fissò il buio, scuro e profondo che lo circondava. Si strinse al suo mantello color della notte, rabbrividendo del gelo intorno a sé.
Sapeva che la sua missione lo avrebbe impegnato per poco quella notte, e nel freddo che gli soffiava intorno, sperò che i gravi a cui era costretto si estinguessero in poco tempo.
Sospirò.
Era riluttante all'ordine che doveva eseguire, malgrado provenisse dalla regina stessa.
Con una flebile torcia illuminò la via, ancora deserta. Impaziente. Attendeva l'arrivo degli uomini del conte Rukawa.
Ma la sua attesa non fu lunga.
Gli uomini giunsero al tempo stabilito sul luogo dell'appuntamento. Trottando al passo con i loro cavalli lasciarono che la luce della torcia li identificasse.
Sakuragi li fisso, agitando la torcia.
Il rossino fissò i cavalli fermarsi di fronte al suo. Attaccato alla sella di uno dei destrieri, notò la figura di un uomo incappucciato, che faceva mostra tra la terra ed il fango.
Ser Sakuragi lo fissò con espressione dura e decisa.
“E' lui?” chiese poi, indicandolo con un gesto del capo il corpo riverso al suolo.
“Si, il Conte ci ha detto di affidarlo a voi”, il rossino annuì.
“Potete andare... lasciatelo qui”.
I due annuirono. Uno di loro slacciò la corda, lasciando che il prigioniero scivolasse al suolo in un tonfo sordo.
“E' tutto vostro signore” disse uno dei due, per poi velocemente allontanarsi insieme al compagno nel bosco.
Ser Sakuragi fissò a lungo il corpo di quel uomo al suolo.
Il nodo alle mani. Le vesti insanguinate all'altezza del petto e delle gambe. L'avevano certamente trascinato per chilometri appeso a quel cavallo.
Gli fu quasi impossibile non pensare che sarebbe stato meglio per tutti se egli fosse arrivato già morto, avrebbe risparmiato un inutile macchiarsi di sangue alla propria spada. Ma le membra tremanti, percorse da spasmi, fugavano ogni dubbio riguardo al suo stato.
Gli occhi di scuro miele del severo cavaliere fissarono quel corpo di stracci e fango.
Il volto era coperto. Così come da accordo. Coperto, e privo di nome.
Il Conte scivolò dalla sella, piantando la torcia al suolo.
I gemiti di sofferenza che sfuggivano a quella bocca nascosta, suonarono alle sue orecchie. Voltandosi osservò la figura del giovane tentare di alzarsi. Invano.
“Non tentare di scappare... non hai speranze...” disse con tono fermo, sfoderando la propria spada.
Si avvicinò con passo fermo, e colpì con un possente calcio allo stomaco quel pezzente. Il moretto cadde, rotolando su un fianco con un grido sofferente.
“E' inutile che scappi... perché ti riprenderei ovunque tu andassi... ” con la punta della spada sfiorò il pesante manto che copriva il suo volto, “questo copricapo ti proibirà di capire quando sarà il momento... della tua morte... .. l'ignoto momento della tua disfatta.............. ti ucciderò... per purificarti dal tuo lascivo peccato...” gli occhi scuri di Hanamichi continuarono ad osservare la propria vittima senza un volto, “... è giusto che così muoia un sodomita ...” non era la prima volta che si macchiava dell'esecuzione di sporchi traditori del Regno, ma quel uomo lo turbava particolarmente.
Lo osservò ancora un attimo, notando la completa mancanza di reazione, quindi lo afferrò per gli abiti tirandolo in piedi, ma fu inutile, perché Kaede non riuscì a muovere un passo, e cadde in ginocchio. Debole e debilitato dalla lunga agonia sofferta nelle veglie passate.
Respirava appena, sotto il telo pesante del cappuccio che copriva il suo volto. E ogni attimo che passava pregava per una morte veloce e liberatrice.
“Non vuoi chiedere perdono e supplicare la mia grazia, verme?” la spada affilata gli sfiorò appena il mento. Una piccola stilla di sangue si unì alle scure tracce ormai coagulate lungo il collo. Ma Ser Sakuragi non ebbe alcuna risposta, e questo lo rese il suo animo ancora più inquieto,
“Non rispondete?”
Il volto impassibile del giovane discendente reale si fissò sul corpo di quel uomo silenzioso, sul suo capo chino verso il suolo.... come una tacita richiesta a porre fine alla sua vita.
Sembrava rassegnato alla propria sorte.
“U..cc..i..de..temi...” quella frase flebile vibrò nell'aria, spezzando il pensante silenzio intorno a loro.
Sakuragi strinse gli occhi colpito da quella voce..... una voce che aveva udito ... ma non per la prima volta...
Fermò il suo braccio, chiedendosi poi il perché della sua esitazione... infondo era la sua missione: uccidere quel uomo e buttarlo ai cani, così come era stato fatto con il suo compagno.
Alzò la spada mirando i lineamenti del prigioniero. Osservò il filo della sua spada brillare alla luce bianca della luna, mentre il corpo dell'uomo di fronte a sé rimaneva in ginocchio, tremante nel tentativo di non cadere.
La lama si mosse, tagliando l'aria e apprestandosi a ghermire impietosamente la sua vita.... ma poco prima di colpire un dubbio attraversò la mente del nobile cavaliere.
Abbassando la spada si avvicinò, afferrando per gli abiti stracci l'uomo.
“La vostra inerzia... mi sollecita a compiere il mio dovere con maggior solerzia...” le sue mani scure e forti si strinsero intorno alla gola dell'uomo, “ ...dimostrate un innato coraggio ad accettare la vostra sorte....per questo voglio uccidervi fissandovi negli occhi... così che per l'eternità possiate ricordare negli inferi il nome ed il volto di chi vi ha punito per il vostro peccato!”
E fu così che in un gesto deciso, Hanamichi strappò via il copricapo dell'uomo, lasciando che questi, libero dalla sua stretta, cadesse su un fianco.
La luce rossastra della torcia di fuoco illuminò debolmente i lineamenti del Conte Rukawa. Abbastanza per permettere al giovane Cavaliere di riconoscerlo. Nonostante le ferite ed il sangue.
Ser Hanamichi avrebbe riconosciuto in ogni dove il viso bianco e pallido dell'uomo che aveva osato sfidarlo...
L'uomo che con sfrontato orgoglio aveva rivendicato il personale orgoglio e il così la sua attenzione. Sorpreso, e sconvolto si inginocchiò al fianco della figura del giovane.
“Conte Rukawa...?” lo scosse, osservandolo aprire appena gli occhi, “cosa significa tutto ciò??”
Il giovane moro gemé, contorcendosi in forti spasmi.
“Fa.te.l.o!”
“Cosa ??” ripeté Sakuragi, non comprendendo.
“Uccide..temi...”
Ser Sakuragi serrò le labbra. Le parole del giovane moro lo avevano ricondotto alle ragioni della sua missione. Ma ciò che gli sfuggiva era il perché di tutto ciò... del perché il Conte Rukawa desiderava che il proprio figlio perisse....
Che il giovane fosse dunque anche egli vittima della perversa sodomia che il nobile aveva scoperto sulle proprie proprietà?
Che dunque per paura di perdere i propri privilegi e posizione, il Conte avesse chiesto l'aiuto di un membro della famiglia reale?
“Uccidetemi... vi sup..pli..co...” sussurrò ancora Kaede, tirando con le mani la stoffa del suo abito e perdendo i sensi poco dopo.
Ser Sakuragi voltò il capo, fissando la propria spada. Doveva eseguire gli ordini dettati dal suo accordo con il Conte Rukawa. Ma come uccidere quel giovane di fronte a sé?
Come togliere la vita al figlio di un suo pari?
Lo fissò un attimo ancora contorcersi in uno spasmo di sofferenza. E rimembro delle parole del Conte Ryota, a proposito della malattia di cui si vociferava fosse stato colpito il fratello della contessina Ayako.... che dunque tutto ciò fosse frutto di mera menzogna?
Alzò la sua lama, riponendola nel fodero.
Perso negli intrecci della sua coscienza, decise. Veloce.
Non si vi era dunque tempo da perdere.
Si abbassò sul Conte Rukawa, alzandolo di peso tra le braccia.
Fissò il suo viso pallido e malato, e incamminandosi verso il suo destriero, pregò per lui... e per sé...
“Che Dio perdoni il mio peccato....”
******************************
Dei rumori provenienti dalla porta finestra, svegliarono il giovane padrone di casa Miyagi. Piccoli ticchettii, come sassi lanciati contro il vetro.
Ryota curioso di scoprire la provenienza di quei strani rumori, si alzò dal letto, avvicinandosi alle finestre. Aprì le porte, notando nel buio un ombra appena sotto il suo balcone. Non impiegò molto tempo a riconoscere l'amico, il Conte Sakuragi.
“Arrivo!”
Quando aprì la pesante anta in legno della porta sul retro, il giovane Ryota fu sorpreso dal trovarsi il Cavaliere con in braccio un uomo.
“Ryota, dovete aiutarmi...”
“ Hanamichi, ma chi è quest'uomo??” chiese, prima che la luce si soffermasse a illuminarne i tratti.
L'espressione del Conte Ryota dipinse perfettamente il suo stupore. Si mosse dalla soglia lasciando che l'amico entrasse. Con discrezione e attenzione, il ragazzo condusse il rossino in una delle stanze del piano superiore, nell'ala Sud della villa. Abbandonata e poco frequentata.
“Qui nessuno ci disturberà...” disse accendendo la luce di un lume, “Poggiatelo lì” gli indicò un letto.
Hanamichi si avvicinò alla branda, vi poggiò il corpo del giovane.
“Ha bisogno di un medico...” sussurrò poi. L'amico si voltò, notando l'espressione preoccupata del suo viso.
“Corro a chiamare l'anziano Anzai, voi rimanete qui...”
Lui dai capelli rossi annuì.
Diverse tempo dopo l'Anziano Anzai giunse a Villa Miyagi accompagnato dal giovane Ryota, che lo condusse in segreto alla stanza ove il giovane Sakuragi vegliava sul Conte Rukawa. Entrando nella stanza la figura di Hanamichi venne loro incontro,
“Maestà...”
“Maestro Anzai, chiedo perdono per l'ora, ma vi è bisogno del vostro aiuto...”
L'anziano fissò il giovane svenuto.
“Potete fare qualcosa per lui?” chiese osservando il maestro chino sul Conte, a controllare le sue condizioni.
“Proverò...... ma i segni della sua sofferenza sono profondi... versa in queste condizioni da parecchie lune presumo...” disse.
Ryota portò alcune catinelle piene d' acqua e l'anziano vi versò il contenuto di alcune boccette piccole e scure.
“Non conosco le sue condizioni prima di questa notte... ” spiegò il rosso osservando l'anziano mescolare un' essenza chiara, ma profumata, in una delle catinelle.
“E' certamente vittima di un avvelenamento....” spiegò l'uomo, spogliando il giovane dagli abiti laceri e sporchi, “quasi certamente Belladonna ed albicocco*.... molto velenose... e con la tendenza ad uccidere molto lentamente........” continuò.
Il rossino fu sorpreso da quelle parole.
“Aiutatemi Ser” disse l'anziano richiamando la sua attenzione. Si avvicinò.
“Con questo panno pulite le sue ferite, eviteremo infezioni... io preparerò un infuso per lenire gli effetti dell'avvelenamento di cui è vittima...” dicendo così, si allontanò, assentandosi per un tempo indefinito, dedicandosi alla preparazione del medicamento necessario.
Hanamichi rimase in piedi. Fissò il maestro allontanarsi, e poi abbassando lo sguardo. I suoi occhi si posarono sul moretto, semi cosciente e sofferente sulle tiepide coltri.
L'azzurro dei suoi occhi si intravedeva appena. Terso e limpido come il cielo di fine estate....
Inumidì il panno nell'acqua profumata, l'essenza versata dall'anziano uomo giunse alle sue narici, dolce ed inebriante.
Con il panno deterse alcune ferite ............... dal viso contratto e sofferente......... al collo, dalla linea apparentemente morbida e delicata.
Lo percorse con tocco leggero e attento. Togliendo le macchie di sangue coagulato e del fango, che scuro rendeva quella pelle bianca.
Il petto era ferito, da graffi, lacerazioni profonde. Alcune ancora in piena emorragia.
Quando il panno umido lo sfiorò, Kaede quasi gridò dal dolore, nell'incoscienza in cui era caduto a causa dei continui spasmi di cui il suo corpo era vittima.
“Abbiate pazienza, passerà” sussurrò Hanamichi con voce bassa e morbida. Gli occhi di Kaede si schiusero appena un attimo, languidi ed arrossati.
Il Cavaliere dai capelli di fuoco mosse la sua mano per alleviare il sangue, morbido e caldo, che delineava le pieghe di quella pelle color latte.
Dal petto all'addome.... dalla curva morbida dei fianchi....
...............nudi di fronte ai suoi occhi...
............nudi e morbidi nei contorni e al tocco....
Le sue mani scure ne inseguirono le linee ........... lentamente.
Quasi rapite...
Rapite dal candore e dalla morbidezza di quel volto....
Rapite ......dalle pieghe di quelle labbra secche e socchiuse....... che indecentemente provocavano al suo corpo un brivido inspiegabile e sconvolgente..............
Le stesse labbra .........dal cui proveniva un languido sospiro di sofferenza......... che sembrava torcergli le interiora e fargli intima violenza ................
Il maestro Anzai tornò, con un vassoio colmo di medicamenti.
“Ser, provvederete voi nei prossimi giorni a medicare le ferite del giovane Rukawa....dovrete andare via da qui, questo non è un luogo sicuro ove egli potrà trovare rifugio da colui che voleva la sua morte....” il tono dell'anziano era chiaro.
“Nessuno sa che è vivo...” confermò il cavaliere, l'anziano annuì,
“Spero sia vostra premura non farlo sapere....”
Il rossino fissò un attimo l'uomo, che nel frattempo iniziò a medicare le ferite del giovane Conte.
“Era mio incarico ucciderlo...” ammise ad un tratto, “ma...”
L'anziano lo fissò un attimo, poi tornò a prestare le sue cure.
Ser Sakuragi non disse altro. Si allontanò verso l'altro capo della stanza, lasciando che l'uomo compisse il suo dovere.
Dopo lunghi attimi di silenzio, il Maestro Anzai si allontanò dal letto, lasciando che Kaede riposasse tranquillo.
Ser Sakuragi sedeva su di uno spoglio sgabello. L'animo turbato, e le idee confuse.
“Avete intenzione di tornare sui vostri passi, Ser?”
La domanda dell'Anziano maestro lo strappò ai suoi pensieri, e lo sorprese, denudando le sue paure, e i suoi dubbi più profondi....
“L'uomo che desiderava la sua morte non desisterà dal riprovarci... avete intenzione di portare fino in fondo il vostro gesto di nobile compassione?”
“Cosa intendete?”
“Sapete cosa intendo... non è mia usanza metter bocca in questioni che non sono di mio dominio.... io sono un pover uomo che mette a disposizione la sua sapiente arte agli uomini, nobili o meno che siano.... e non è mia premura conoscere le condizioni in cui Voi e il Conte Rukawa... vi siete incontrati........... è mio interesse sapere se avete intenzione di prendervi cura di lui? Perché è di cure che ha bisogno... per il suo corpo.... ma soprattutto per il suo animo...........”
Hanamichi fissò il letto, e la sagoma su di esso riversa. Le parole dell'anziano saggio dipingevano il quadro di quella situazione in modo chiaro.
La decisione era lasciata a lui.
Doveva scegliere dunque, ancora una volta...
Scegliere di portare infondo la sua scelta e viverla, oppure tornare indietro, e finire con il filo della spada, ciò che il suo animo aveva risparmiato....
***********
Dopo aver rivestito il giovane, il Conte Sakuragi lo avvolse in delle calde coperte che Ryota gli aveva procurato.
Fissò con il proprio lo sguardo turchino del giovane, che da poco aveva smesso di lamentare dolore. Gli occhi blu e socchiusi fissi su di lui sembravano colmi di lucida consapevolezza. Ma il cavaliere sapeva che il ragazzo era vittima di uno stato d' incoscienza che sopiva i sensi.
Egli quindi sembrava sveglio, ma in verità riposava, ignaro di ciò che avveniva intorno a lui.
Con la mano gli massaggiò le spalle larghe e ampie, nel tentativo di lenire la sensazione di freddo che egli stesso provava, in quella camera umida e abbandonata.
Il Maestro Anzai si affiancò al nobile.
“Si riprenderà?” chiese infine lui dagli occhi di miele.
L'anziano sorrise, e annuì,
“Siete arrivato appena in tempo....”
Fissando poi Kaede, si chinò carezzandogli una guancia:
“Non è mai stato felice... questa vita non era adatta al suo nobile animo....” sussurrò.
Hanamichi ascoltò in silenzio. Poi fissando l'uomo dai folti capelli bianchi, lesse nei suoi occhi la preghiera... la preghiera di chi, a quel ragazzo, voleva davvero il bene. Tornò con lo sguardo sul viso dolcemente abbandonato del giovane conte, ed un indecifrabile moto di dolcezza lo colse.
Scegliere non fu mai così facile come in quel momento. Privo di nebbie e dubbi....
“Tra qualche giorno partirò per tornare al mio castello.............” gli occhi chiari dell'anziano si accesero di speranza, “....... lo porterò con me.............. infondo abbiamo tutti diritto ad una seconda possibilità ...........” l'altro annuì, soddisfatto.
“Vi spiegherò come curare i sintomi dell'avvelenamento di cui è vittima......”
Il Cavaliere si alzò, raggiungendo il maestro nella camera adiacente.
Lì apprese i medicamenti di cui necessitava la cura per il Conte.
E quando l'anziano maestro Anzai si apprestò a lasciare Villa Miyagi, il giovane Sakuragi poté osservare gli occhi preoccupati e pieni di affetto del vecchio, rivolti a Kaede.......... come l'addio di un padre, che lascia andare via il figlio, sapendo che solo così gli donerà una felicità mai trovata.......
Nel suo cuore, colmo di stima per quel anziano maestro, si unì un profondo rispetto.... e la consapevolezza che.... nonostante tutto quello che il giovane conte avesse fatto.... l'affetto che quegli occhi chiari e colmi di amore dimostravano, non gli erano padroni....
.............perché in verità avrebbe dovuto appartenere ad un padre lontano.... forse troppo.....
............... che in realtà, di amore per il giovane Kaede, non ne aveva mai provato...........
Quale disonore, più della lascivia e del peccato.... poteva risiedere nel cuore di un uomo che non ama il proprio figlio.... e che ne attenta la vita.... unicamente per non perdere i privilegi di cui gode............ ??
Una forte sensazione di disgusto colmò l'animo del nobile cavaliere.....
Ma altrettanto forte era la consapevolezza che il Conte Rukawa non era né il primo né l'ultimo uomo che poneva il proprio interesse prima all'amore. Prima del rispetto. Prima del proprio cuore.
Anche egli stesso in passato era stato accecato dal proprio egoismo... e memore di ciò, come non comprendere dunque, la malsana azione di quel uomo, che nonostante tutto sembrava così.... sbagliata... e contorta......
Colmo di pena per quel giovane uomo, abbandonato e vittima di un incomprensibile gioco di potere, Ser Sakuragi scelse di accordargli la possibilità di cambiar vita.... di chiudere con il passato.............. di forgiare il suo spirito sotto i propri insegnamenti.... e renderlo capace di riprendere le redini della propria esistenza.........
Perché il suo nobile animo, incline al coraggio, non accettava il piegarsi alle ingiustizie.....
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Ryota si avvicinò al rossino.
“Hanamichi....” egli si voltò, fissando l'amico e la sua più che giustificata volontà di comprendere ciò che stava succedendo....
Annuì dunque, e con un gesto del capo lo invitò ad allontanarsi dal capezzale del Conte Rukawa.
Nell'anticamera i due si sedettero, e Ser Sakuragi raccontò le tristi vicende di quella notte, e dei giorni passati...
Il Conte Miyagi ascoltò in silenzio, apprendendo ogni cosa. Rimase silenzioso fino alle ultime parole... poi...
“Non riesco a credere a tutto ciò....”
“E' difficile anche a me credere... a un così ignobile complotto atto... a tanta bassezza.............. ma i fatti sono chiari..........”
Il giovane annuì, poi una domanda venne alle sue labbra:
“Lo porterai con te?”
“Si, tra tre giorni ripartirò per il castello.... verrà con me....................”
Ryota fissò l'amico preoccupato,
“E Ayako...? Morirà nell'apprendere una notizia di morte del Conte.....”
Sakuragi fissò il giovane,
“Ryota non deve sfuggire a nessuno di noi tutto ciò che è avvenuto questa notte......... se si venisse a sapere che il Conte Rukawa è ancora vivo............... sarebbe in pericolo la sua vita, e anche la mia............ per aver non aver obbedito ad un ordine della regina...........”
L'espressione seria e priva di incertezze del rossino colpirono il giovane Miyagi. Una breve riflessione lo condusse a comprendere le motivazioni dell'amico.... e la consapevolezza che era l'unico modo per salvare veramente la vita di Kaede lo fece desistere da ogni proposito avverso...
“E' sia...” si arrese dunque.
“Per i prossimi giorni dovrete accoglierlo da voi, al palazzo Sakuragi non sarebbe al sicuro...... io, appena libero dagli impegni della trattativa per cui sono qui, verrò a cibarlo, e curarlo....” l'altro annuì.
Sakuragi si alzò e silenziosamente mise fine alla loro conversazione.
Tornò al capezzale di Kaede. Ove rimase per le ore a venire....
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L'alba del giorno che seguì si dipinse di cupa disperazione.
La notizia della morte del Conte Rukawa venne annunciata nelle prime ore del mattino.
Ayako l' apprese al suo risveglio.
Dopo aver trovato la porta aperta della camera di Kaede. Il letto disfatto.
La stanza vuota....
Il suo cuore perde un battito...
Le fu comunicato dalla madre... a cui furente aveva chiesto spiegazioni per la mancanza di Kaede dalle sue stanze.
La verità era giunta come una frustata. Improvvisa e colma di sofferenza. Era così corsa via.
Lontano da tutto e tutti.
Lontano dal dispiacere che cupo si stendeva sulla grande villa.
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Il Conte Ryota giunse a Villa Rukawa verso il mezzodì.
Informato dell'improvviso lutto, non aveva esitato a compiere i suoi doveri.
Accompagnando i propri genitori era andato personalmente a porgere le sue condoglianze alla famiglia della Contessina Ayako.
Dopo aver esaurito i propri doveri ed aver incontrato il Conte e la Contessa, egli si mosse dirigendosi all'esterno della costruzione, e lasciando la famiglia, in compagnia dei conti presenti alle visite.
Mosse il passo lungo i sentieri in fiore. Con certezza sapeva che Ayako era lì, rifugiata tra i suoi ricordi, ed il suo dolore.
La trovò sull'altalena nascosta dal roseto. Il luogo ove erano soliti rifugiarsi per discorrere in privato, ogni qual volta il conte andava a farle visita.
La giovane ragazza piangeva in silenzio, china sulle gambe. Dondolandosi....
Ryota si avvicinò in silenzio, ascoltando i suoi singhiozzi. Si inginocchiò davanti a lei.
Lo sguardo colmo di lacrime e arrossato della contessina si alzò, incontrando il suo, scuro e pieno di pena, fin dentro l'anima.
La volontà del giovane Conte sembrò vacillare di fronte alla disperazione che traspariva nettamente da quel viso insolitamente acceso dalla disperazione.
Conoscere la verità metteva a dura prova il suo amore...
Adesso, ai suoi occhi, Ayako appariva debole e indifesa. Preda di un dolore troppo grande per essere compreso, anche da lui.
La giovane donna si mosse, fissando il suo sguardo in quello caldo e colmo di amore dell'unica persona che in quel momento avrebbe voluto vicino a sé.
Pochi attimi, poi si strinse a lui. Con forza. Con passione.
Con necessità..... necessità di soffocare un dolore troppo forte per essere racchiuso in profondità di un cuore lacero e ormai distrutto dalla sofferenza.
Nessuna parola scivolò dalle loro labbra. Ma il calore, e la forza della loro stretta espresse tutto ciò che era importante.
Importante in quel momento.....
Tutto ciò di cui Ayako sentiva la necessità: amore, conforto....
E mentre le lacrime della donna scivolavano lungo la pelle chiara e arrossata, Ryota affondò le narici nei suoi capelli profumati, chiedendo pietà per quella menzogna ignobile e carica di dolore........... a cui era stato costretto dalle innegabili necessità.........
Pregando che il dolore della donna che amava potesse un giorno annullarsi nell'apprendere la verità......
Continua...
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* La Belladonna e il nocciolo di albicocco di cui faccio menzione in questo capitolo sono in realtà delle erbe molto velenose. Ma vista la mia completa ignoranza nel campo le ho utilizzate ai fini della storia senza aver avuto possibilità di approfondire maggiormente le notizie su di loro. Quindi vi prego di passarmi questa imperfezione di trama ^^ GraSSie. *******************************************************************************
Grazie a tutte per i bellissimi commenti, e per le email ^____________^ Me feliZe!! Grazie per il sostegno e la costante presenza che mi ha incoraggiato molto a finire questo ennesimo capitolo di True Blue, nonostante gli incombenti impegni universitari. Un grande grazie va in particolare a: Hiromi, Pekai, Silvia, Silvì76, Yuki, Masami, Satsuki, Kiromi, sakura1978, sesshoudany, Hinao, Mirra, Gaia e Alessandra.
Baci a tutti `ShaKa
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