Volevo ringraziare per tutti i commenti, anche quelli privati arrivati alla mia email. Dopo le ferie di agosto si tornerò in piena attività!!

 

 

I diritti di Slam Dunk sono del maestro T. Inoue e chi di diritto. Questa storia non è scritta a fini di lucro.

La storia è una AU, piazzata in una fascia temporale non definita (anche se piazzarla in un fine medioevo inglese potrebbe andare bene). I personaggi potrebbero essere O.O.C. In alcune parti. (Non dite che non vi ho avvertito !! ^^ ).

 

 


True Blue

parte III

di Shaka


Akira lasciò cadere la pesante ascia, fendendo un grande ceppo in due.

Visto che il tempo lasciava prevedere ancora freddo, decise di approfittare della pausa dal lavoro per far provvigione di legna per il fuoco.

 

I suoi compagni di lavoro, Okuso e Takamiya erano poco più in là, a consumare il proprio pasto e discutere. Come sempre.

 

 

Ad un tratto il capo giardiniere, Kuwata, si avvicinò a loro.

 

“Kuwata, hai già finito con il tuo pranzo?”

 

“Mica sono un fannullone come voi!” accusò l'uomo dalla figura imponente e l'espressione scocciata. La sua fronte si aggrottò fissando in lontananza Akira, intento a spaccare la legna.

 

“Il pivello si da da fare, vero?”

 

Takamiya rise,

 

“Abbastanza...fa anche i turni supplementari...”

 

“Non da molte confidenze” disse Okuso finendo di masticare il suo pane, “non ci ha mai detto nemmeno da dove viene”

 

“Tu ne sai qualcosa Kuwata?”

 

Il capo giardiniere sorrise maliziosamente.

 

“So bene da dove viene.... lavorava per una tenuta aldilà della montagna... è stato costretto ad andarsene....” affermò sedendosi su una grossa roccia.

 

“Oh!” esclamò il grassone Takamiya rotolandosi vicino all'uomo.

 

“E come mai? Aveva rubato?”

 

“No”

 

“Insidiato la figlia del padrone? La moglie?”

 

“Non proprio...”

 

“Oh” fu sorpreso Okuso, “ e cosa mai lo ha costretto a un così lungo viaggio...?”

 

Kuwata sorrise e spiegò ai suoi uomini ciò che sapeva.

Alla fine del suo racconto il volto di Takamiya era piegato in una smorfia di disgusto.

 

“Che schifo!” pronunciò infatti l'uomo, i tre si voltarono a fissare il giardiniere. Ad un tratto Okuso disse:

 

“Qualche giorno fa ho visto il Conte Kaede cavalcare insieme a lui sullo stesso cavallo”.

 

“Davvero?” chiese Kuwata estremamente sorpreso, mentre l'altro annuiva in conferma.

 

 

 

 

 

 

*************

 

 

 

 

 

 

 

Il giovane dagli occhi verdi uscì dalla piccola baracca, dove aveva appena riposto gli attrezzi da lavoro. La fine della sua giornata lavorativa era finalmente giunta, ed adesso poteva tornare a dedicarsi un po' alla sua casa. La scorsa notte era piovuto, e l'acqua era filtrata nuovamente dal tetto. Sicuramente il vento aveva riaperto qualche vecchia falla, e se non voleva passare nuovamente una notte insonne doveva ripararla al più presto, visto che il cielo non prometteva nulla di buono.

 

Chiusa la porta e la spranga, Akira si voltò incontrando la figura del giovane Conte Rukawa.

I due si scambiarono un saluto veloce, poi insieme fianco al fianco si diressero alle stalle.

 

Cavalcando veloce si diressero ai boschi, stretti sullo stesso cavallo.

 

Da qualche settimana quelli che erano stati inizialmente incontri fugaci e casuali si erano trasformati in veri e propri appuntamenti. A cui nessuno dei due voleva mancare.

Di cui entrambi avvertivano la necessità.

 

Akira finiva il suo lavoro, e sempre alla stessa ora Kaede era lì... di fronte alla piccola capanna in legno scuro, in attesa di accompagnarlo a casa. In attesa di passare del tempo con lui.

In attesa di parlare con lui.

 

Le loro conversazioni non erano mai lunghe, o profondamente personali. Ma erano piacevoli.

Discrete.

Colmi di silenzi,di parole non dette.

 

Kaede era sempre pronto ad ascoltare i mille racconti di Akira. Le sue storie. Le sue battute, che spesso e volentieri rischiavano di rubargli un sorriso. Una risata.

 

Akira sembrava non chiedere mai nulla più di quanto egli fosse disposto a dire.

 

Era come se la sua discrezione e i suoi silenzi si incastrassero perfettamente, come due metà precisamente levigate. Come due anime che poste l'una di fronte all'altra si specchiavano, in cerca dell'unica verità di cui avessero bisogno.

 

Trascorrevano il loro tempo insieme, senza pretendere alcunché, se non il piacere di stare l'uno al fianco dell'altro.

 

Di conoscersi.

 

Non c'era nulla di forzato, nussun obbligo. Nessuna etichetta.

 

Niente tranne loro.

 

I loro desideri.

I loro sentimenti.

 

Quei stessi sentimenti che Akira avvertiva forte e pulsanti dentro sé, e che Kaede non capiva.

 

 

 

E mentre il giovane dagli occhi verdi fissava il moro sciacquarsi il viso dal sudore dovuto al lungo lavoro, lasciò cadere gli occhi sulla pelle bianca del suo torace. Del suo corpo.

 

Ogni piega, ogni forma... esaltavano una bellezza eterea e quasi sovrannaturale. Esaltavano gli occhi profondamente blu e grandi. Le folte ciglia nere. Le labbra piccole e certamente morbide, come il velluto di un amarena dolce e sensuale.

 

A volte era così difficile non fissarlo insistentemente. Non desiderarlo.

Si, non desiderare di sentire la sua pelle sotto le mani. Il suo calore espandersi al sol contatto.

 

Non desiderare la sua carne e il suo corpo.

 

Perché ogni volta che i loro occhi si incrociavano un desiderio irrefrenabile di passione lo coglieva. E ogni giorno era sempre più difficile reprimersi. Fermarsi.

 

Sfuggire al fuoco freddo e blu di quelle iridi contro ogni sua volontà e desiderio.

 

Si, perché in realtà avrebbe voluto perdersi nelle sue labbra. Nel calore intossicante delle sue braccia, del suo corpo...

 

Accondiscendere a quella sensuale creatura, che a volte pareva ricambiarlo. Fissarlo come se gli leggesse dentro....................

 

Eppure non poteva. Akira non poteva cedere al suo istinto, al suo desiderio.

Non poteva. Per lui, e per Kaede.

 

Perché se la loro folle corsa fosse iniziata, allora sarebbe stata la rovina per entrambi. Un' inesorabile rovina dettata dalla disperazione. E lui conosceva molto bene quel sentiero. L'aveva già percorso. Calpestato fino a distruggersi.

 

“Tutto bene?” la voce del Conte lo raggiunse, bassa e lievemente preoccupata.

Lui dagli occhi verdi sorrise:

 

“Si, va tutto bene, entriamo... preparo il thé”.

 

 

 

 

 

 

*****************

 

 

 

 

Kaede rientrò. Per l'ennesima volta tardi quella settimana.

Appena chiusa la porta si voltò trovando una figura familiare ad attenderlo.

 

“E' tardi”

 

Pronunciò suo padre, in tono decisamente freddo e di rimprovero.

 

Il moretto lo fissò, senza dire nulla.

 

“Da domani non transigerò sui tuoi ritardi. Le regole della nostra casa sono ben chiare in merito agli orari e gli obblighi di questa casa. Obblighi che da qualche tempo fatichi a rispettare.”

 

“Domani tornerò alle mie mansioni” fu la risposta del ragazzo.

 

Risposta che sembrò soddisfacente. L'uomo annuì.

 

Il giovane Rukawa fece per andarsene, ma ad un tratto venne richiamato.

 

“Kaede”, questi si fermò girandosi, “non ho ancora finito...” avanzò di qualche passo, “mi hanno riferito che passi parecchie ore con uno dei nostri inservienti, uno dei giardinieri se non erro”

 

Gli occhi di Kaede si incupirono,

 

“Nh”

 

“Ricorda che sei un conte, la benevolenza verso i nostri servitori è richiesta, ma devi conservare una certa posizione nei loro confronti. Non sono tuoi pari. E il giardiniere in questione non fa eccezione!”

 

I due si fissarono, Kaede non abbassò lo sguardo,

 

“Ci siamo capiti?”

 

“Si” fu la sua unica risposta.

 

“Puoi andare adesso” ordinò l'uomo dirigendosi poi al suo studio per ultimare il suo lavoro.

 

Lui dagli occhi blu salì in camera, gettando i suoi abiti svogliatamente sulla sedia.

 

“Avete bisogno di qualcosa?” chiese Mito consegnando al giovane conte la biancheria pulita.

 

“No, grazie” brevemente risposte il ragazzo, aspettando poi che la porta si chiudesse per ritrovarsi finalmente solo.

Si cambiò sedendosi sul letto.

 

Sospirando si lasciò cullare dal calore delle coperte, scivolando nel sonno... mentre la sua mente volava lontano....

 

 

 

 

 

 

 

***********

 

 

 

 

Camminava lungo il sentiero. Le mani in tasca, la testa piena di pensieri.

 

Aveva finito prima il suo lavoro oggi, ma Kaede non lo aveva raggiunto ai campi alla solita ora.

Lo aveva atteso, per oltre un'ora... impaziente come un bambino, ma lui non era arrivato.

 

Questo lo preoccupava.

Mai nessuno dei due aveva mancato un appuntamento.

 

Si avviò lungo il sentiero, raggiungendo dopo un lungo cammino la sua casa.

Chissà... magari lo avrebbe raggiunto dopo, trattenuto da qualche improvviso obbligo.

 

 

Arrivato, lasciò la sua borsa in casa e andò a raccogliere la legna per quella sera.

Il bosco vicino era ricco di legname da fuoco, quindi la ricerca non lo impegnò per molto tempo.

 

Mentre vagava tra i cespugli notò un piccolo rovo di more.

Si avvicinò iniziando a raccoglierle in un piccolo sacchettino. Le avrebbe portate a Kaede, chissà se i frutti di bosco gli piacevano.

 

Sorrise nel pensare alla faccia del suo amico alla vista di quelle prelibate bacche.

 

Ad un tratto un rumore proveniente da un cespuglio lo distrasse.

Si erse a vedere cosa fosse, ma non vide nulla.

 

Qualche animale del bosco pensò tra sé, ma quando si voltò qualcosa lo colpì travolgendolo.

Cadde all'indietro, impedendosi la violenza dell'urto.

 

“Ma cos...” si sentì afferrare alle spalle, e strascinare.

 

Un' ombra. Un uomo.

 

No! Non era solo, parecchie ombre intorno a lui, di cui non distingueva i tratti.

Sentì più mani afferrarlo e immobilizzarlo, mentre altri lo colpivano.

 

“Cosa volete da me!!?” gridò ricadendo nuovamente sul petto. Il volto urtò violentemente sulla roccia fredda.

 

Avvertì un forte bruciore allo stomaco.

 

Uno degli aggressori si avvicinò, mentre cercava di alzarsi in piedi, lo colpì allo stomaco con un calcio, facendolo rotolare sulla schiena.

Akira annaspò per il dolore.

 

 Notò sul capo dell'uomo un cappuccio nero.

 

“Se siete dei banditi, non ho nulla da darvi!” gridò, ma in risposta ebbe solo un pugno che gli spaccò il labbro, stordendolo.

 

Reagì cercando di difendersi, ma invano.

Fu ripetutamente picchiato.

 

Cadde nuovamente.

Uno di loro lo afferrò, facendolo girare sulla schiena. Incapace di reagire Akira si lasciò andare esausto e dolorante.

 

L'uomo di fronte a lui si chinò,

 

“Non ci interessano i possedimenti di un pezzente come te... a noi interessa quello che fai....”

 

Un secondo uomo parlò

 

“Sappiamo chi sei... e sappiamo cosa hai fatto...”

 

Akira non capiva. L'uomo chino di fronte a sé continuò.

 

“Il conte Rukawa... devi smetterla di stargli intorno... un pervertito come te... non merita di trascinare nel fango il figlio di un signore rispettabile...”

 

“Io non ho fatto nulla!”

 

“Taci!!” un nuovo schiaffo lo stordì. Poi una mano lo afferrò per la gola. Poté osservare gli occhi scuri e furenti dell'uomo davanti a sé mentre pronunciava il suo ordine

 

“Per il suo, ma soprattutto il tuo bene... stagli lontano... altrimenti entrambi finirete al rogo... in questa contea la sodomia è punita con la morte...”

 

Akira abbassò il capo, asciugandosi con la mano il sangue che gli colava dalla bocca.

L'uomo gli artigliò i capelli tirandoli.

 

“Ci siamo capiti?”

 

Nessuna risposta. Tirò ancora

 

“Ci siamo capiti?!?!” il tono si alzò, feroce.

 

“Si...”

 

“Fa in modo che non dobbiamo venire nuovamente a trovarti, perché ti assicuro che la prossima non sarà una visita di cortesia....”

 

Lo colpirono nuovamente più volte, lasciandolo svenuto al suolo, poi scomparvero nella semi oscurità del bosco, facendo perdere le proprie tracce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cavalcava velocemente Kaede, mentre percorreva il sentiero che oltrepassava il bosco.

Il padre lo aveva trattenuto fino a tardi, impedendogli di raggiungere Akira, per il loro consueto pomeriggio insieme.

Chissà se il giovane giardiniere lo aveva aspettato.

Magari preoccupato...

 

Arrivato alla casetta in legno che ben conosceva, Kaede notò che non vi era nessuno.

 

Scese da cavallo, guardandosi intorno. Avanzò fino alla porta.

Nulla.

 

Entrò, ma appena attraversata la soglia notò che nemmeno in casa c'era qualcuno. Si girò per uscire, quando ad un tratto intravide l'ombra conosciuta di Akira sul sentiero.

 

Rimase imbambolato a fissarlo.

 

Un attimo dopo corse da lui.

 

“Cosa ti hanno fatto?!” chiese sorpreso nello scorgere le ferite e le percosse che il ragazzo aveva subito.

 

Fissò il viso pieno di sangue.

Le gambe che si trascinavano appena.

 

Akira non riuscì nemmeno a rispondergli. Quando Kaede gli passò un braccio intorno alle spalle perse i sensi, sfinito.

 

 

 

 

 

 

 

Quando gli occhi verdi del giovane giardiniere si aprirono nuovamente furono accecati dalla flebile luce della candela.

 

Si mosse appena, riconoscendo il calore delle coperte del suo letto.

Fissò il soffitto.

 

Avvertiva le gambe quasi stordite. Un forte dolore al ventre. Alla testa...

 

Ad un tratto un lieve rumore gli ricordò di non essere solo.

 

“Come stai?”

 

la voce bassa e profonda di Kaede sembrò sfiorarlo con estrema dolcezza.

Il moro era vicino a lui, e lo guardava con sguardo preoccupato e evidentemente triste.

Akira fissò il giovane Rukawa.

 

Dentro sé un dolce conforto per la sua presenza. Certo che gli fosse rimasto al fianco per tutto il tempo in cui era rimasto privo di coscienza.

 

“Cosa ci fai qui?”

 

la sua domanda fu più dura di quanto immaginasse.

Kaede sembrò sorpreso.

 

“Non potevo lasciarti così... sei ferito...”

 

Il giovane dagli occhi verdi sembrò incerto. Combattuto tra il desiderio di lasciarsi ai suoi sentimenti... e quello di ubbidire agli ordini che gli eran stati impartiti dagli stessi che lo avevano ridotto in quello stato.

 

Era fuggito via, mesi prima. Fuggito per cambiare vita, per ricominciare da zero.

Ed invece non ci era riuscito.

 

Era come se la sua vita fosse marchiata. Come se quando sembrava raggiungere la felicità qualcosa... o qualcuno... interrompesse i suoi sogni, per ricordargli che in quella vita non c'era perdono per gli uomini diversi. Diversi come lui... diversi e poveri...........

 

Kaede lo fissava ancora, gli occhi lucidi, a stento calmi.

 

E mentre Akira lo guardava si chiedeva fino a che punto provava qualcosa per lui.

 

Fino a che punto poteva permettersi di coinvolgere il giovane Rukawa nei suoi sogni.

 

Fino a che punto poteva sperare che Kaede sognasse con lui.

 

E che non fosse tutto un' illusione... un' illusione proibita e distruttiva come lo era stato in passato.

 

 

Ede era diverso....

 

Diverso da chiunque avesse incontrato in passato.

Era un uomo dall'animo nobile e gentile. Sincero.

 

Un uomo incontaminato dal denaro e dall'ipocrisia dell'alta aristocrazia.

 

Un uomo. Giovane e pieno di speranze...

 

 

Ma che speranza avevano di essere felici?

Che speranza aveva di non trascinare Kaede nel baratro di un errore senza speranza di ritorno.

Che senso aveva amare, se poi quell'amore avrebbe compromesso per sempre il loro futuro?

 

“Ti hanno picchiato vero?”

 

“Si”

 

“Li hai visti?”

 

“No.”, un breve respiro, per raccogliere il poco coraggio rimasto, poi....

 

“ Fareste bene ..ad andare via. Non è.. posto per voi qui”

 

Il tono informale e distaccato di Akira sembrò confondere Kaede.

 

“Ma...”

 

“Sentite, dovete andarvene, non ho bisogno del vostro aiuto... “

 

“Sei ferito!”

 

“So badare a me stesso... andatevene... non voglio in mezzo ai piedi un ricco figlio viziato ...”

 

Kaede aprì la bocca per rispondere, ma era come se le parole gli fossero state rubate.

Dallo stupore.

Da una forte fitta di dolore che improvvisamente gli strinse il ventre.

 

La stessa che sembrò stringere il petto di Akira, mentre la sua voce pronunciava l'esatto contrario di ciò che il suo cuore gridava.

 

Voltò il capo per non incontrare gli occhi scuri e feriti del giovane di fronte a sé.

 

“Andatevene... non fatevi più vedere qui!” pronunciò poi con tono più basso.

 

Kaede si alzò.

In silenzio raccolse il suo mantello, precedentemente lasciato sulla sedia, e dopo avergli rivolto un ultimo sguardo uscì, senza dire niente.

 

 

 

 

 

 

Dopo aver sentito allontanarsi il cavallo del conte, Akira affondò il viso nel cuscino, lasciando che le sue lacrime scendessero a sollevarlo dal forte dolore che avvertiva dentro.

I suoi occhi osservarono le bende pulite che fasciavano le sue ferite.

 

La cura con cui Kaede si era dedicato a lui.

 

E si sentiva pazzo.... pazzo e straziato dal dolore. Fisico e morale, per ciò a cui era stato costretto.

 

Ma non c'erano alternative.

 

Per nessuno.

 

 

 

 

 

 

**********************

 

 

 

 

Kaede entrò in camera.

Aveva appena finito le sue mansioni giornaliere, e si era dedicato alla semina del campo dell'anziano Anzai.

 

Sfinito si lasciò andare sul letto, sbadigliando e strofinandosi gli occhi stanco.

 

Erano giorni che lavorava come un matto, senza fermarsi.

Odiava rimanere in casa a studiare, così ben volentieri si dedicava alle attività manuali che il padre gli riservava. Servivano a tenerlo occupato, e distante.

 

Servivano a non farlo pensare.

Pensare ad Akira. Al fatto che da giorni non tornava al lavoro.

 

Alle sue ferite.

 

Chissà come stava?... Dove era... cosa faceva....?

 

Gli mancavano così tanto le giornate che trascorse insieme...

 

Gli mancava la sua voce.... i suoi occhi.......

 

 

Gli mancava da morire.... lui...

 

E ogni giorno era sempre più difficile impedirsi di andare a cercarlo...

Impedirsi di guardare dalla finestra per vederlo... per catturarlo con lo sguardo....

 

Impedirsi di stare male.

 

Di ricordare le parole fredde e dure che gli erano state rivolte.

 

Eppure una spiegazione doveva esserci. Non poteva credere che da un momento all'altro tutto era cambiato.

 

Non poteva credere che erano tutte bugie le parole... gli sguardi.... i gesti....

No! Era impossibile.

 

Era impossibile credere che ciò che aveva detto era vero.

 

 

Affondò il volto nel cuscino soffocando un gemito di frustrazione.

Non sopportava più quella situazione.

 

Erano giorni che si sforzava di resistere. Di non stare male. Di andare avanti...

 

Ma appena i suoi occhi si chiudevano qualcosa magicamente sembrava cambiare..

E la sua mente risentiva la sua voce... le sue parole....

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Akira, quanti anni avete?”

 

Venticinque”

 

Vivete già da solo?”

 

 

quando si erano conosciuti........

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siete sposato?”

 

No, nessuna donna starebbe mai con un poveraccio come me...”

 

 

 

 

 

Quando si erano veramente aperti l'un con l'altro per la prima volta........

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi son innamorato... alcune volte... ma non è mai finita bene...”

 

 

Il suo sorriso....

 

 

 

 

 

 

 

Kaede aprì gli occhi di soprassalto. Si era addormentato.

 

Ed aveva sognato Akira.

Regolarizzò il suo respiro, tentando di calmarsi.

 

Non poteva andare avanti così. Erano già parecchie le notti in cui non riusciva a dormire .... perché pensava a lui....... aveva bisogno di vederlo.

 

Di parlargli...... voleva sentire la sua voce. Sfiorare il suo corpo con gli occhi... sentire il suo sguardo addosso.... e sognare... sognare.... sognare il sapore delle sue labbra.... il calore delle sue braccia...... sognare che anche lui provasse le stesse cose.... per poter capire cosa era davvero successo al suo cuore... per spingerlo a quegli irrazionali desideri e pensieri.........

 

Poggiò i piedi a terra, sedendosi sul letto.

Fuori dalla finestra, la pioggia che ticchettava sui vetri, senza sosta......... e decise.

 

Indossò velocemente i suoi stivali.... poi.... uscì da casa.

Dalla finestra, come sempre.

 

Sul suo cavallo galoppò velocemente, spezzando la pioggia. Ripercorrendo quel sentiero che ormai conosceva così bene...

Il cuore aritmico, e una penosa stretta che gli smorzava l'anima lo accompagnavano in quella corsa disperata......

 

Non poteva aspettare che fosse giorno. Non poteva aspettare che la paura lo invadesse facendolo tornare sui suoi passi.

 

Lui doveva sapere. Sapere perché Akira non voleva più vederlo. Sapere perché era stato picchiato.......

 

Sapere come stava.......

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un forte bussare attirò l'attenzione del giovane giardiniere, insonne nel suo letto.

Inizialmente gli era sembrato di sbagliarsi. Di aver udito qualche strano suono proveniente dalla foresta... dalla tempesta che fuori imperversava...

 

Ma quando il rumore era divenuto sostenuto e continuo aveva capito che qualcuno bussava alla sua porta.

 

Piano a fatica scese dal letto.

Chi poteva mai essere a quell'ora della notte e con quella pioggia??

 

 

 

I suoi occhi si dilatarono di fronte alla figura di Kaede, stravolto e bagnato come un pulcino di fronte alla sua porta.

 

Si fissarono un lungo attimo, poi lui dagli occhi verdi parlò:

 

“Cosa siete venuto a fare?”

 

Duro. Freddo. Kaede sembrò spezzarsi, insieme alle sue speranze.

 

“Volevo vederti...” sussurrò.

 

“Vi avevo detto di non tornare più qui...”

 

“Lo so... ma...”

 

“Niente ma... andate via... tornatevene a casa!”

 

“No!”

 

Akira sembrò sorpreso.

 

“Cosa?”

 

“Non tornerò a casa... non tornerò senza una valida spiegazione... voglio sapere perché fai così...?” Kaede avanzò, afferrando Akira per le spalle. Questi lo fissò.

 

“Lasciatemi...”

 

Rukawa non ubbidì.

Il suo sguardo era distrutto. Segnato da una sofferenza sottile, ma profonda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Kaede... vattene... ti prego... non rendere tutto più difficile......”

 

 

 

Quelle parole furono sussurrate con disperazione crescente, mentre lo stesso Akira tentava di convincersi della correttezza delle proprie azioni.

 

Il conte avvertì come una stilettata trapassargli il cuore...

 

“Io non ce la faccio.... non ce la faccio ad andare via... non voglio andare via................. so che me ne pentirei tutta la vita........................... se ti perdessi.............”

 

“Non dire così Kaede... ti prego........” lo supplicò Akira, liberandosi dalla sua stretta, “non farlo....”

 

 

Kaede scosse il capo, mentre i suoi occhi iniziavano a piangere

 

“Ti prego... dimmi che anche tu provi qualcosa per me......... dimmi che non sono il solo a sentire... questo dolore.......” le iridi di Akira s'incupirono, le sue mani incorniciarono il volto del giovane conte,

 

“Smettila Kaede.... ti prego torna a casa...... non dar voce a questa follia.... perché è una follia lo capisci..........???!??!”

 

“No!”

 

“Tuo padre..... la tua famiglia.......... sarebbe una condanna a morte per entrambi...........”

 

Kaede avanzò con forza, cingendo le spalle di Akira lo strinse a sé.

 

 

“Kaede...”

 

 

 

 

 

 

“Senti anche tu... quel che io sento adesso?”

 

 

Akira tremò.

Rimasero così, stretti, il capo di Kaede sulla sua spalla... infiniti minuti....

Le sue mani forti e grandi salirono a cingere i fianchi del giovane Rukawa.

 

Entrambi si strinsero convulsamente. A lungo. Disperati.

 

Poi Kaede si tirò indietro leggermente.

I loro visi pericolosamente vicini e persi....

 

I loro occhi si incrociarono, e la bocca del giovane Akira tacque. Sommersa da emozioni senza voce, e sofferenza infinita...

 

Il suo sguardo fu rapito dai pozzi blu cobalto di fronte ai suoi.

Dal viso pallido e bellissimo del giovane conte, su cui i suoi occhi scivolarono fino a sfiorare le sue labbra.

 

“Fermami Kaede ti prego......”

 

Una supplica.

 

L'ultima che Akira pronunciò prima che le loro bocche si unissero, sfiorandosi in un bacio, umido e lento.

 

Kaede strinse le sue spalle saldamente, premendo la sua bocca maggiormente su quella di Akira, che rispose con ardore, inducendolo a schiudere le labbra.

 

Quando le loro lingue si sfiorarono avvertì uno sfarfallio d'emozione allo stomaco.

 

Come se tutto ciò che avessero atteso tutta una vita fosse in quell'abbraccio. Fosse in quelle sensazioni meravigliose che la loro unione gli donava.......

 

La pioggia continuava a bagnare entrambi, sulla soglia di quella piccola casa in legno.

Ma loro non vi badavano.

Akira accarezzava i capelli setosi e umidi del suo compagno, mentre la sua bocca gli regalava dolci baci a fior di labbra. Baci in cui Kaede si perdeva annullandosi totalmente............

 

Lui dagli occhi verdi gli incorniciò il volto, e staccando le loro labbra, rimase incantato a fissare le sue iridi liquide e calde. Smarrite e confuse.

 

“Kaede....”

 

Il conte lo abbracciò forte,

 

“Non cacciarmi via.... lasciami restare con te.......”

 

Akira sorrise dolcemente, poi insieme entrarono in casa.

 

“Sei bagnato fino all'osso... vieni ti do degli abiti miei....”disse Akira muovendosi a fatica, prendendogli degli abiti nel mobile, “metti i tuoi panni sulla sedia vicino al fuoco, si asciugheranno...”

 

Kaede annuì, iniziando a spogliarsi.

 

 

Poco più tardi entrambi si stesero sul letto, abbracciati. Era tardi, e fuori pioveva ancora a dirotto. Lampi e tuoni si univano a quell'atmosfera di dolce attesa...

Akira accolse al suo petto il volto del giovane moro, lo strinse a sé con gentilezza.

 

“Va meglio?”

 

“Nh”

 

Gli accarezzò i capelli con dolcezza, depositandovi un bacio leggero.

 

Rimasero così a lungo. Stretti nel tepore delle coperte.

 

Kaede improvvisamente tirò indietro il capo, fissando Akira negli occhi. Questi sorrise, scendendo a sfiorare le sue labbra, quasi timidamente.

 

 

“Perchè ti sei comportato così?”

 

Il giovane giardiniere si era aspettato una domanda simile. Sapeva che prima o poi gli sarebbe stata posta.

 

“Io...”

 

Kaede alzò la mano, coperta da una camicia larga, che abbondantemente copriva la sua pelle, e sfiorò il labbro del giovane Akira,

 

“Perché ti hanno picchiato?”

 

“Non posso dirvelo...”

 

“Perché?”

 

Akira si morse un labbro, tentato e confuso.

 

“Dei banditi...”

 

“Non è vero!” Kaede attirò il suo viso vicino al proprio, con decisione. I suoi occhi blu erano profondi e penetranti. Decisi.

 

“Non mentire Akira!”

 

Questi lo fissò, e dopo un attimo di riflessione cedé.

 

“Non lo so chi erano.... ma sapevano molte cose di me.... soprattutto il motivo per cui sono stato mandato via... dall'altra tenuta....”

 

“...”

 

“Io vi ho detto la verità su quello che è successo.... però... non vi ho detto la cosa più importante....”

 

Kaede si alzò sulle braccia, in attesa che proseguisse.

Akira sembrò incerto, ma decise che ormai non aveva senso mentire....

 

“Il figlio del padrone... voleva che diventassi il suo amante...... ma io amavo suo fratello, corrisposto....”

 

“Uomini?”

 

“Si...” Akira sondò lo sguardo del giovane, poi proseguì, “ ha detto al padre che avevo provato a sedurlo, e fui cacciato.... sono andato via anche per salvare la persona a cui volevo bene, se mi avesse difeso sarebbe stato ripudiato dalla sua famiglia.... e io non volevo fosse disonorato.................. come vorrei nemmeno tu soffrissi....per me.”

 

Kaede aveva ascoltato con attenzione il racconto del giovane. Ascoltato e compreso.

 

“Dovevi dirmi tutto subito!”

 

“Non potevo!”

 

“Perché?”

 

“Come potevo spiegarvi la mia diversità... non sapevo nulla di voi... e vostro padre è un uomo profondamente religioso... non potevo sapere il vostro pensiero in merito..... non potevo rischiare di essere cacciato via.........di nuovo.......” una breve pausa, “non volevo rischiare di perdervi........”

 

Kaede fissò gli occhi verdi del proprio interlocutore, questi poggiò la sua mano sul viso.

 

Il conte Rukawa si sporse in avanti, lento e sensuale, offrendogli  la propria bocca........

 

Un'offerta a cui Akira non seppe dire no....

 

“In questi giorni mi sembrava di impazzire....” sussurrò impadronendosi delle sue labbra in un bacio appassionato e caldo. Kaede si abbassò nuovamente tra le lenzuola, mentre Akira si sdraiava sul suo corpo, rubandogli il fiato e la ragione.................

 

 

 

 

 

 

 

“Ti amo Kaede...”

 

 

 

 

 

 

Il suono della sua voce si perse nella bocca calda e profumata di passione del giovane dagli occhi blu, mentre entrambi, stretti in quel letto scoprivano la dolcezza di quell'amore così diverso... ma infinitamente speciale........ che li aveva legati in modo profondo e saldo..........

 

 

 

 

Continua.....

 

 

 

 

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Volevo ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, in questa follia SenRu che mi ha colpito. Andateci piano con i pomodori nelle email!!! E ricordate... W HanaRu!!

Baci, `ShaKa`