Volevo
ringraziare per tutti i commenti, anche quelli privati arrivati alla mia
email. Dopo le ferie di agosto si tornerò in piena attività!! I
diritti di Slam Dunk sono del maestro T. Inoue e chi di diritto. Questa
storia non è scritta a fini di lucro.
True Blue parte III di Shaka
Akira
lasciò cadere la pesante ascia, fendendo un grande ceppo in due. Visto
che il tempo lasciava prevedere ancora freddo, decise di approfittare della
pausa dal lavoro per far provvigione di legna per il fuoco. I
suoi compagni di lavoro, Okuso e Takamiya erano poco più in là, a
consumare il proprio pasto e discutere. Come sempre. Ad
un tratto il capo giardiniere, Kuwata, si avvicinò a loro. “Kuwata,
hai già finito con il tuo pranzo?” “Mica
sono un fannullone come voi!” accusò l'uomo dalla figura imponente e
l'espressione scocciata. La sua fronte si aggrottò fissando in lontananza
Akira, intento a spaccare la legna. “Il
pivello si da da fare, vero?” Takamiya
rise, “Abbastanza...fa
anche i turni supplementari...” “Non
da molte confidenze” disse Okuso finendo di masticare il suo pane, “non
ci ha mai detto nemmeno da dove viene” “Tu
ne sai qualcosa Kuwata?” Il
capo giardiniere sorrise maliziosamente. “So
bene da dove viene.... lavorava per una tenuta aldilà della montagna... è
stato costretto ad andarsene....” affermò sedendosi su una grossa roccia. “Oh!”
esclamò il grassone Takamiya rotolandosi vicino all'uomo. “E
come mai? Aveva rubato?” “No” “Insidiato
la figlia del padrone? La moglie?” “Non
proprio...” “Oh”
fu sorpreso Okuso, “ e cosa mai lo ha costretto a un così lungo
viaggio...?” Kuwata
sorrise e spiegò ai suoi uomini ciò che sapeva. Alla
fine del suo racconto il volto di Takamiya era piegato in una smorfia di
disgusto. “Che
schifo!” pronunciò infatti l'uomo, i tre si voltarono a fissare il
giardiniere. Ad un tratto Okuso disse: “Qualche
giorno fa ho visto il Conte Kaede cavalcare insieme a lui sullo stesso
cavallo”. “Davvero?”
chiese Kuwata estremamente sorpreso, mentre l'altro annuiva in conferma. ************* Il
giovane dagli occhi verdi uscì dalla piccola baracca, dove aveva appena
riposto gli attrezzi da lavoro. La fine della sua giornata lavorativa era
finalmente giunta, ed adesso poteva tornare a dedicarsi un po' alla sua
casa. La scorsa notte era piovuto, e l'acqua era filtrata nuovamente dal
tetto. Sicuramente il vento aveva riaperto qualche vecchia falla, e se non
voleva passare nuovamente una notte insonne doveva ripararla al più presto,
visto che il cielo non prometteva nulla di buono. Chiusa
la porta e la spranga, Akira si voltò incontrando la figura del giovane
Conte Rukawa. I
due si scambiarono un saluto veloce, poi insieme fianco al fianco si
diressero alle stalle. Cavalcando
veloce si diressero ai boschi, stretti sullo stesso cavallo. Da
qualche settimana quelli che erano stati inizialmente incontri fugaci e
casuali si erano trasformati in veri e propri appuntamenti. A cui nessuno
dei due voleva mancare. Di
cui entrambi avvertivano la necessità. Akira
finiva il suo lavoro, e sempre alla stessa ora Kaede era lì... di fronte
alla piccola capanna in legno scuro, in attesa di accompagnarlo a casa. In
attesa di passare del tempo con lui. In
attesa di parlare con lui. Le
loro conversazioni non erano mai lunghe, o profondamente personali. Ma erano
piacevoli. Discrete. Colmi
di silenzi,di parole non dette.
Kaede
era sempre pronto ad ascoltare i mille racconti di Akira. Le sue storie. Le
sue battute, che spesso e volentieri rischiavano di rubargli un sorriso. Una
risata. Akira
sembrava non chiedere mai nulla più di quanto egli fosse disposto a dire. Era
come se la sua discrezione e i suoi silenzi si incastrassero perfettamente,
come due metà precisamente levigate. Come due anime che poste l'una di
fronte all'altra si specchiavano, in cerca dell'unica verità di cui
avessero bisogno. Trascorrevano
il loro tempo insieme, senza pretendere alcunché, se non il piacere di
stare l'uno al fianco dell'altro. Di
conoscersi. Non
c'era nulla di forzato, nussun obbligo. Nessuna etichetta. Niente
tranne loro. I
loro desideri. I
loro sentimenti. Quei
stessi sentimenti che Akira avvertiva forte e pulsanti dentro sé, e che
Kaede non capiva. E
mentre il giovane dagli occhi verdi fissava il moro sciacquarsi il viso dal
sudore dovuto al lungo lavoro, lasciò cadere gli occhi sulla pelle bianca
del suo torace. Del suo corpo. Ogni
piega, ogni forma... esaltavano una bellezza eterea e quasi sovrannaturale.
Esaltavano gli occhi profondamente blu e grandi. Le folte ciglia nere. Le
labbra piccole e certamente morbide, come il velluto di un amarena dolce e
sensuale. A
volte era così difficile non fissarlo insistentemente. Non desiderarlo. Si,
non desiderare di sentire la sua pelle sotto le mani. Il suo calore
espandersi al sol contatto. Non
desiderare la sua carne e il suo corpo. Perché
ogni volta che i loro occhi si incrociavano un desiderio irrefrenabile di
passione lo coglieva. E ogni giorno era sempre più difficile reprimersi.
Fermarsi. Sfuggire
al fuoco freddo e blu di quelle iridi contro ogni sua volontà e desiderio. Si,
perché in realtà avrebbe voluto perdersi nelle sue labbra. Nel calore
intossicante delle sue braccia, del suo corpo... Accondiscendere
a quella sensuale creatura, che a volte pareva ricambiarlo. Fissarlo come se
gli leggesse dentro.................... Eppure
non poteva. Akira non poteva cedere al suo istinto, al suo desiderio. Non
poteva. Per lui, e per Kaede. Perché
se la loro folle corsa fosse iniziata, allora sarebbe stata la rovina per
entrambi. Un' inesorabile rovina dettata dalla disperazione. E lui conosceva
molto bene quel sentiero. L'aveva già percorso. Calpestato fino a
distruggersi. “Tutto
bene?” la voce del Conte lo raggiunse, bassa e lievemente preoccupata. Lui
dagli occhi verdi sorrise: “Si,
va tutto bene, entriamo... preparo il thé”. ***************** Kaede
rientrò. Per l'ennesima volta tardi quella settimana. Appena
chiusa la porta si voltò trovando una figura familiare ad attenderlo. “E'
tardi” Pronunciò
suo padre, in tono decisamente freddo e di rimprovero. Il
moretto lo fissò, senza dire nulla. “Da
domani non transigerò sui tuoi ritardi. Le regole della nostra casa sono
ben chiare in merito agli orari e gli obblighi di questa casa. Obblighi che
da qualche tempo fatichi a rispettare.” “Domani
tornerò alle mie mansioni” fu la risposta del ragazzo. Risposta
che sembrò soddisfacente. L'uomo annuì. Il
giovane Rukawa fece per andarsene, ma ad un tratto venne richiamato. “Kaede”,
questi si fermò girandosi, “non ho ancora finito...” avanzò di qualche
passo, “mi hanno riferito che passi parecchie ore con uno dei nostri
inservienti, uno dei giardinieri se non erro” Gli
occhi di Kaede si incupirono, “Nh” “Ricorda
che sei un conte, la benevolenza verso i nostri servitori è richiesta, ma
devi conservare una certa posizione nei loro confronti. Non sono tuoi pari.
E il giardiniere in questione non fa eccezione!” I
due si fissarono, Kaede non abbassò lo sguardo, “Ci
siamo capiti?” “Si”
fu la sua unica risposta. “Puoi
andare adesso” ordinò l'uomo dirigendosi poi al suo studio per ultimare
il suo lavoro. Lui
dagli occhi blu salì in camera, gettando i suoi abiti svogliatamente sulla
sedia. “Avete
bisogno di qualcosa?” chiese Mito consegnando al giovane conte la
biancheria pulita. “No,
grazie” brevemente risposte il ragazzo, aspettando poi che la porta si
chiudesse per ritrovarsi finalmente solo. Si
cambiò sedendosi sul letto. Sospirando
si lasciò cullare dal calore delle coperte, scivolando nel sonno... mentre
la sua mente volava lontano.... *********** Camminava
lungo il sentiero. Le mani in tasca, la testa piena di pensieri. Aveva
finito prima il suo lavoro oggi, ma Kaede non lo aveva raggiunto ai campi
alla solita ora. Lo
aveva atteso, per oltre un'ora... impaziente come un bambino, ma lui non era
arrivato. Questo
lo preoccupava. Mai
nessuno dei due aveva mancato un appuntamento. Si
avviò lungo il sentiero, raggiungendo dopo un lungo cammino la sua casa. Chissà...
magari lo avrebbe raggiunto dopo, trattenuto da qualche improvviso obbligo. Arrivato,
lasciò la sua borsa in casa e andò a raccogliere la legna per quella sera. Il
bosco vicino era ricco di legname da fuoco, quindi la ricerca non lo impegnò
per molto tempo. Mentre
vagava tra i cespugli notò un piccolo rovo di more. Si
avvicinò iniziando a raccoglierle in un piccolo sacchettino. Le avrebbe
portate a Kaede, chissà se i frutti di bosco gli piacevano. Sorrise
nel pensare alla faccia del suo amico alla vista di quelle prelibate bacche.
Ad
un tratto un rumore proveniente da un cespuglio lo distrasse. Si
erse a vedere cosa fosse, ma non vide nulla. Qualche
animale del bosco pensò tra sé, ma quando si voltò qualcosa lo colpì
travolgendolo. Cadde
all'indietro, impedendosi la violenza dell'urto. “Ma
cos...” si sentì afferrare alle spalle, e strascinare. Un'
ombra. Un uomo. No!
Non era solo, parecchie ombre intorno a lui, di cui non distingueva i
tratti. Sentì
più mani afferrarlo e immobilizzarlo, mentre altri lo colpivano. “Cosa
volete da me!!?” gridò ricadendo nuovamente sul petto. Il volto urtò
violentemente sulla roccia fredda. Avvertì
un forte bruciore allo stomaco. Uno
degli aggressori si avvicinò, mentre cercava di alzarsi in piedi, lo colpì
allo stomaco con un calcio, facendolo rotolare sulla schiena. Akira
annaspò per il dolore.
Notò
sul capo dell'uomo un cappuccio nero. “Se
siete dei banditi, non ho nulla da darvi!” gridò, ma in risposta ebbe
solo un pugno che gli spaccò il labbro, stordendolo. Reagì
cercando di difendersi, ma invano. Fu
ripetutamente picchiato. Cadde
nuovamente. Uno
di loro lo afferrò, facendolo girare sulla schiena. Incapace di reagire
Akira si lasciò andare esausto e dolorante. L'uomo
di fronte a lui si chinò, “Non
ci interessano i possedimenti di un pezzente come te... a noi interessa
quello che fai....” Un
secondo uomo parlò “Sappiamo
chi sei... e sappiamo cosa hai fatto...” Akira
non capiva. L'uomo chino di fronte a sé continuò. “Il
conte Rukawa... devi smetterla di stargli intorno... un pervertito come
te... non merita di trascinare nel fango il figlio di un signore
rispettabile...” “Io
non ho fatto nulla!” “Taci!!”
un nuovo schiaffo lo stordì. Poi una mano lo afferrò per la gola. Poté
osservare gli occhi scuri e furenti dell'uomo davanti a sé mentre
pronunciava il suo ordine “Per
il suo, ma soprattutto il tuo bene... stagli lontano... altrimenti entrambi
finirete al rogo... in questa contea la sodomia è punita con la morte...” Akira
abbassò il capo, asciugandosi con la mano il sangue che gli colava dalla
bocca. L'uomo
gli artigliò i capelli tirandoli. “Ci
siamo capiti?” Nessuna
risposta. Tirò ancora “Ci
siamo capiti?!?!” il tono si alzò, feroce. “Si...” “Fa
in modo che non dobbiamo venire nuovamente a trovarti, perché ti assicuro
che la prossima non sarà una visita di cortesia....” Lo
colpirono nuovamente più volte, lasciandolo svenuto al suolo, poi
scomparvero nella semi oscurità del bosco, facendo perdere le proprie
tracce. Cavalcava
velocemente Kaede, mentre percorreva il sentiero che oltrepassava il bosco. Il
padre lo aveva trattenuto fino a tardi, impedendogli di raggiungere Akira,
per il loro consueto pomeriggio insieme. Chissà
se il giovane giardiniere lo aveva aspettato. Magari
preoccupato... Arrivato
alla casetta in legno che ben conosceva, Kaede notò che non vi era nessuno. Scese
da cavallo, guardandosi intorno. Avanzò fino alla porta. Nulla. Entrò,
ma appena attraversata la soglia notò che nemmeno in casa c'era qualcuno.
Si girò per uscire, quando ad un tratto intravide l'ombra conosciuta di
Akira sul sentiero. Rimase
imbambolato a fissarlo. Un
attimo dopo corse da lui. “Cosa
ti hanno fatto?!” chiese sorpreso nello scorgere le ferite e le percosse
che il ragazzo aveva subito. Fissò
il viso pieno di sangue. Le
gambe che si trascinavano appena. Akira
non riuscì nemmeno a rispondergli. Quando Kaede gli passò un braccio
intorno alle spalle perse i sensi, sfinito. Quando
gli occhi verdi del giovane giardiniere si aprirono nuovamente furono
accecati dalla flebile luce della candela. Si
mosse appena, riconoscendo il calore delle coperte del suo letto. Fissò
il soffitto. Avvertiva
le gambe quasi stordite. Un forte dolore al ventre. Alla testa... Ad
un tratto un lieve rumore gli ricordò di non essere solo. “Come
stai?” la
voce bassa e profonda di Kaede sembrò sfiorarlo con estrema dolcezza. Il
moro era vicino a lui, e lo guardava con sguardo preoccupato e evidentemente
triste. Akira
fissò il giovane Rukawa. Dentro
sé un dolce conforto per la sua presenza. Certo che gli fosse rimasto al
fianco per tutto il tempo in cui era rimasto privo di coscienza. “Cosa
ci fai qui?” la
sua domanda fu più dura di quanto immaginasse. Kaede
sembrò sorpreso. “Non
potevo lasciarti così... sei ferito...” Il
giovane dagli occhi verdi sembrò incerto. Combattuto tra il desiderio di
lasciarsi ai suoi sentimenti... e quello di ubbidire agli ordini che gli
eran stati impartiti dagli stessi che lo avevano ridotto in quello stato. Era
fuggito via, mesi prima. Fuggito per cambiare vita, per ricominciare da
zero. Ed
invece non ci era riuscito. Era
come se la sua vita fosse marchiata. Come se quando sembrava raggiungere la
felicità qualcosa... o qualcuno... interrompesse i suoi sogni, per
ricordargli che in quella vita non c'era perdono per gli uomini diversi.
Diversi come lui... diversi e poveri........... Kaede
lo fissava ancora, gli occhi lucidi, a stento calmi. E
mentre Akira lo guardava si chiedeva fino a che punto provava qualcosa per
lui. Fino
a che punto poteva permettersi di coinvolgere il giovane Rukawa nei suoi
sogni. Fino
a che punto poteva sperare che Kaede sognasse con lui. E
che non fosse tutto un' illusione... un' illusione proibita e distruttiva
come lo era stato in passato. Ede
era diverso.... Diverso
da chiunque avesse incontrato in passato. Era
un uomo dall'animo nobile e gentile. Sincero. Un
uomo incontaminato dal denaro e dall'ipocrisia dell'alta aristocrazia. Un
uomo. Giovane e pieno di speranze... Ma
che speranza avevano di essere felici? Che
speranza aveva di non trascinare Kaede nel baratro di un errore senza
speranza di ritorno. Che
senso aveva amare, se poi quell'amore avrebbe compromesso per sempre il loro
futuro? “Ti
hanno picchiato vero?” “Si” “Li
hai visti?” “No.”,
un breve respiro, per raccogliere il poco coraggio rimasto, poi.... “
Fareste bene ..ad andare via. Non è.. posto per voi qui” Il
tono informale e distaccato di Akira sembrò confondere Kaede. “Ma...” “Sentite,
dovete andarvene, non ho bisogno del vostro aiuto... “ “Sei
ferito!” “So
badare a me stesso... andatevene... non voglio in mezzo ai piedi un ricco
figlio viziato ...” Kaede
aprì la bocca per rispondere, ma era come se le parole gli fossero state
rubate. Dallo
stupore. Da
una forte fitta di dolore che improvvisamente gli strinse il ventre. La
stessa che sembrò stringere il petto di Akira, mentre la sua voce
pronunciava l'esatto contrario di ciò che il suo cuore gridava. Voltò
il capo per non incontrare gli occhi scuri e feriti del giovane di fronte a
sé. “Andatevene...
non fatevi più vedere qui!” pronunciò poi con tono più basso. Kaede
si alzò. In
silenzio raccolse il suo mantello, precedentemente lasciato sulla sedia, e
dopo avergli rivolto un ultimo sguardo uscì, senza dire niente. Dopo
aver sentito allontanarsi il cavallo del conte, Akira affondò il viso nel
cuscino, lasciando che le sue lacrime scendessero a sollevarlo dal forte
dolore che avvertiva dentro. I
suoi occhi osservarono le bende pulite che fasciavano le sue ferite. La
cura con cui Kaede si era dedicato a lui. E
si sentiva pazzo.... pazzo e straziato dal dolore. Fisico e morale, per ciò
a cui era stato costretto. Ma
non c'erano alternative. Per
nessuno. ********************** Kaede
entrò in camera. Aveva
appena finito le sue mansioni giornaliere, e si era dedicato alla semina del
campo dell'anziano Anzai. Sfinito
si lasciò andare sul letto, sbadigliando e strofinandosi gli occhi stanco. Erano
giorni che lavorava come un matto, senza fermarsi. Odiava
rimanere in casa a studiare, così ben volentieri si dedicava alle attività
manuali che il padre gli riservava. Servivano a tenerlo occupato, e
distante. Servivano
a non farlo pensare. Pensare
ad Akira. Al fatto che da giorni non tornava al lavoro. Alle
sue ferite. Chissà
come stava?... Dove era... cosa faceva....? Gli
mancavano così tanto le giornate che trascorse insieme... Gli
mancava la sua voce.... i suoi occhi....... Gli
mancava da morire.... lui... E
ogni giorno era sempre più difficile impedirsi di andare a cercarlo... Impedirsi
di guardare dalla finestra per vederlo... per catturarlo con lo sguardo.... Impedirsi
di stare male. Di
ricordare le parole fredde e dure che gli erano state rivolte. Eppure
una spiegazione doveva esserci. Non poteva credere che da un momento
all'altro tutto era cambiato. Non
poteva credere che erano tutte bugie le parole... gli sguardi.... i
gesti.... No!
Era impossibile. Era
impossibile credere che ciò che aveva detto era vero. Affondò
il volto nel cuscino soffocando un gemito di frustrazione. Non
sopportava più quella situazione. Erano
giorni che si sforzava di resistere. Di non stare male. Di andare avanti... Ma
appena i suoi occhi si chiudevano qualcosa magicamente sembrava cambiare.. E
la sua mente risentiva la sua voce... le sue parole.... “Akira, quanti anni avete?” “Venticinque” “Vivete già da solo?” quando
si erano conosciuti........ “Siete sposato?” “No, nessuna donna starebbe mai con un poveraccio come me...” Quando
si erano veramente aperti l'un con l'altro per la prima volta........ “Mi son innamorato... alcune volte... ma non è mai finita bene...” Il
suo sorriso.... Kaede
aprì gli occhi di soprassalto. Si era addormentato. Ed
aveva sognato Akira. Regolarizzò
il suo respiro, tentando di calmarsi. Non
poteva andare avanti così. Erano già parecchie le notti in cui non
riusciva a dormire .... perché pensava a lui....... aveva bisogno di
vederlo. Di
parlargli...... voleva sentire la sua voce. Sfiorare il suo corpo con gli
occhi... sentire il suo sguardo addosso.... e sognare... sognare.... sognare
il sapore delle sue labbra.... il calore delle sue braccia...... sognare che
anche lui provasse le stesse cose.... per poter capire cosa era davvero
successo al suo cuore... per spingerlo a quegli irrazionali desideri e
pensieri......... Poggiò
i piedi a terra, sedendosi sul letto. Fuori
dalla finestra, la pioggia che ticchettava sui vetri, senza sosta......... e
decise. Indossò
velocemente i suoi stivali.... poi.... uscì da casa. Dalla
finestra, come sempre. Sul
suo cavallo galoppò velocemente, spezzando la pioggia. Ripercorrendo quel
sentiero che ormai conosceva così bene... Il
cuore aritmico, e una penosa stretta che gli smorzava l'anima lo
accompagnavano in quella corsa disperata...... Non
poteva aspettare che fosse giorno. Non poteva aspettare che la paura lo
invadesse facendolo tornare sui suoi passi. Lui
doveva sapere. Sapere perché Akira non voleva più vederlo. Sapere perché
era stato picchiato....... Sapere
come stava....... Un
forte bussare attirò l'attenzione del giovane giardiniere, insonne nel suo
letto. Inizialmente
gli era sembrato di sbagliarsi. Di aver udito qualche strano suono
proveniente dalla foresta... dalla tempesta che fuori imperversava... Ma
quando il rumore era divenuto sostenuto e continuo aveva capito che qualcuno
bussava alla sua porta. Piano
a fatica scese dal letto. Chi
poteva mai essere a quell'ora della notte e con quella pioggia?? I
suoi occhi si dilatarono di fronte alla figura di Kaede, stravolto e bagnato
come un pulcino di fronte alla sua porta. Si
fissarono un lungo attimo, poi lui dagli occhi verdi parlò: “Cosa
siete venuto a fare?” Duro.
Freddo. Kaede sembrò spezzarsi, insieme alle sue speranze. “Volevo
vederti...” sussurrò. “Vi
avevo detto di non tornare più qui...” “Lo
so... ma...” “Niente
ma... andate via... tornatevene a casa!” “No!” Akira
sembrò sorpreso. “Cosa?” “Non
tornerò a casa... non tornerò senza una valida spiegazione... voglio
sapere perché fai così...?” Kaede avanzò, afferrando Akira per le
spalle. Questi lo fissò. “Lasciatemi...” Rukawa
non ubbidì. Il
suo sguardo era distrutto. Segnato da una sofferenza sottile, ma profonda. “Kaede...
vattene... ti prego... non rendere tutto più difficile......” Quelle
parole furono sussurrate con disperazione crescente, mentre lo stesso Akira
tentava di convincersi della correttezza delle proprie azioni. Il
conte avvertì come una stilettata trapassargli il cuore... “Io
non ce la faccio.... non ce la faccio ad andare via... non voglio andare
via................. so che me ne pentirei tutta la
vita........................... se ti perdessi.............” “Non
dire così Kaede... ti prego........” lo supplicò Akira, liberandosi
dalla sua stretta, “non farlo....” Kaede
scosse il capo, mentre i suoi occhi iniziavano a piangere “Ti
prego... dimmi che anche tu provi qualcosa per me......... dimmi che non
sono il solo a sentire... questo dolore.......” le iridi di Akira
s'incupirono, le sue mani incorniciarono il volto del giovane conte, “Smettila
Kaede.... ti prego torna a casa...... non dar voce a questa follia.... perché
è una follia lo capisci..........???!??!” “No!” “Tuo
padre..... la tua famiglia.......... sarebbe una condanna a morte per
entrambi...........” Kaede
avanzò con forza, cingendo le spalle di Akira lo strinse a sé. “Kaede...” “Senti
anche tu... quel che io sento adesso?” Akira
tremò. Rimasero
così, stretti, il capo di Kaede sulla sua spalla... infiniti minuti.... Le
sue mani forti e grandi salirono a cingere i fianchi del giovane Rukawa. Entrambi
si strinsero convulsamente. A lungo. Disperati. Poi
Kaede si tirò indietro leggermente. I
loro visi pericolosamente vicini e persi.... I
loro occhi si incrociarono, e la bocca del giovane Akira tacque. Sommersa da
emozioni senza voce, e sofferenza infinita... Il
suo sguardo fu rapito dai pozzi blu cobalto di fronte ai suoi. Dal
viso pallido e bellissimo del giovane conte, su cui i suoi occhi scivolarono
fino a sfiorare le sue labbra. “Fermami
Kaede ti prego......” Una
supplica. L'ultima
che Akira pronunciò prima che le loro bocche si unissero, sfiorandosi in un
bacio, umido e lento. Kaede
strinse le sue spalle saldamente, premendo la sua bocca maggiormente su
quella di Akira, che rispose con ardore, inducendolo a schiudere le labbra. Quando
le loro lingue si sfiorarono avvertì uno sfarfallio d'emozione allo
stomaco. Come
se tutto ciò che avessero atteso tutta una vita fosse in quell'abbraccio.
Fosse in quelle sensazioni meravigliose che la loro unione gli donava....... La
pioggia continuava a bagnare entrambi, sulla soglia di quella piccola casa
in legno. Ma
loro non vi badavano. Akira
accarezzava i capelli setosi e umidi del suo compagno, mentre la sua bocca
gli regalava dolci baci a fior di labbra. Baci in cui Kaede si perdeva
annullandosi totalmente............ Lui
dagli occhi verdi gli incorniciò il volto, e staccando le loro labbra,
rimase incantato a fissare le sue iridi liquide e calde. Smarrite e confuse. “Kaede....” Il
conte lo abbracciò forte, “Non
cacciarmi via.... lasciami restare con te.......” Akira
sorrise dolcemente, poi insieme entrarono in casa. “Sei
bagnato fino all'osso... vieni ti do degli abiti miei....”disse Akira
muovendosi a fatica, prendendogli degli abiti nel mobile, “metti i tuoi
panni sulla sedia vicino al fuoco, si asciugheranno...” Kaede
annuì, iniziando a spogliarsi. Poco
più tardi entrambi si stesero sul letto, abbracciati. Era tardi, e fuori
pioveva ancora a dirotto. Lampi e tuoni si univano a quell'atmosfera di
dolce attesa... Akira
accolse al suo petto il volto del giovane moro, lo strinse a sé con
gentilezza. “Va
meglio?” “Nh” Gli
accarezzò i capelli con dolcezza, depositandovi un bacio leggero. Rimasero
così a lungo. Stretti nel tepore delle coperte. Kaede
improvvisamente tirò indietro il capo, fissando Akira negli occhi. Questi
sorrise, scendendo a sfiorare le sue labbra, quasi timidamente. “Perchè
ti sei comportato così?” Il
giovane giardiniere si era aspettato una domanda simile. Sapeva che prima o
poi gli sarebbe stata posta. “Io...” Kaede
alzò la mano, coperta da una camicia larga, che abbondantemente copriva la
sua pelle, e sfiorò il labbro del giovane Akira, “Perché
ti hanno picchiato?” “Non
posso dirvelo...” “Perché?”
Akira
si morse un labbro, tentato e confuso. “Dei
banditi...” “Non
è vero!” Kaede attirò il suo viso vicino al proprio, con decisione. I
suoi occhi blu erano profondi e penetranti. Decisi. “Non
mentire Akira!” Questi
lo fissò, e dopo un attimo di riflessione cedé. “Non
lo so chi erano.... ma sapevano molte cose di me.... soprattutto il motivo
per cui sono stato mandato via... dall'altra tenuta....” “...” “Io
vi ho detto la verità su quello che è successo.... però... non vi ho
detto la cosa più importante....” Kaede
si alzò sulle braccia, in attesa che proseguisse. Akira
sembrò incerto, ma decise che ormai non aveva senso mentire.... “Il
figlio del padrone... voleva che diventassi il suo amante...... ma io amavo
suo fratello, corrisposto....” “Uomini?” “Si...”
Akira sondò lo sguardo del giovane, poi proseguì, “ ha detto al padre
che avevo provato a sedurlo, e fui cacciato.... sono andato via anche per
salvare la persona a cui volevo bene, se mi avesse difeso sarebbe stato
ripudiato dalla sua famiglia.... e io non volevo fosse
disonorato.................. come vorrei nemmeno tu soffrissi....per me.” Kaede
aveva ascoltato con attenzione il racconto del giovane. Ascoltato e
compreso. “Dovevi
dirmi tutto subito!” “Non
potevo!” “Perché?” “Come
potevo spiegarvi la mia diversità... non sapevo nulla di voi... e vostro
padre è un uomo profondamente religioso... non potevo sapere il vostro
pensiero in merito..... non potevo rischiare di essere cacciato
via.........di nuovo.......” una breve pausa, “non volevo rischiare di
perdervi........” Kaede
fissò gli occhi verdi del proprio interlocutore, questi poggiò la sua mano
sul viso. Il
conte Rukawa si sporse in avanti, lento e sensuale, offrendogli la
propria bocca........ Un'offerta
a cui Akira non seppe dire no.... “In
questi giorni mi sembrava di impazzire....” sussurrò impadronendosi delle
sue labbra in un bacio appassionato e caldo. Kaede si abbassò nuovamente
tra le lenzuola, mentre Akira si sdraiava sul suo corpo, rubandogli il fiato
e la ragione................. “Ti
amo Kaede...” Il
suono della sua voce si perse nella bocca calda e profumata di passione del
giovane dagli occhi blu, mentre entrambi, stretti in quel letto scoprivano
la dolcezza di quell'amore così diverso... ma infinitamente
speciale........ che li aveva legati in modo profondo e saldo..........
Continua..... ***************************************** Volevo
ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, in questa follia
SenRu che mi ha colpito. Andateci piano con i pomodori nelle email!!! E
ricordate... W HanaRu!! Baci,
`ShaKa`
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