I diritti di Slam Dunk sono del maestro T. Inoue e chi di diritto. Questa storia non è scritta a fini di lucro.

Piccola notina introduttiva. Questa fic è ancora un mio progetto in fase di sviluppo che spero vi sarà gradito.

Ho preferito orientare la storia in un AU, piazzata in una fascia temporale non definita.

I personaggi potrebbero essere O.O.C. In alcune parti. (Non dite che non vi ho avvertito !! ^^ ).

Ovviamente il pairing non è un errore, ma solo una necessità di trama!! Quindi non uccidetemi!! (Mi riferisco ad una certa Hinao hehehe!! )

Akira Sendoh apparirà nella storia in veste un po' diversa, che spero tutti potrete apprezzare.

Attendo commenti e critiche!!

Buona lettura!!

 

 

 


True Blue

parte I

di Shaka


Il sole risplendeva alto e intenso nel cielo della piccola cittadina di Hyndria.

 

“Kaede!!! Kaede!!!” una voce entusiasta e morbida si levò nell'aria.

 

“Signorina Ayako, fermatevi!!!!” gridava correndo la domestica di Casa Rukawa. Ovviamente correndo dietro alla giovane ragazza che fuggiva per il vialetto di terra battuta e sassi.

 

Kaede si alzò, raddrizzandosi, e asciugandosi il sudore della fronte con il braccio mentre fissava la sorella correre verso di lui.

 

Sorrise.

 

“Sorella, non dovreste far disperare così Midori-san...” rimproverò con tono leggero la ragazza, che fermandosi vicino a lui scoppiò a ridere.

 

“Mi piace troppo prenderla in giro...”

 

“Nh... non è un comportamento da signorina...” fece notare il ragazzo,

 

Ayako si portò le braccia i fianchi sbuffando. Pochi attimi ancora e l'anziana signora Midori raggiunse i due.

 

“Signorina Ayako, prima o poi mi farete venire un infarto a venirvi dietro!!!”

 

“Se siete troppo anziana per correre Midori-san... potreste pure non farlo...” commentò la ragazza con tono divertito.

 

“Screanzata come vi permettete di darmi della vecchia decrepita... venite qui che ve le suono di santa ragione!!” gridò muovendosi minacciosamente verso la ragazza dai lunghi riccioli neri.

 

“Aiutoooooo!” gridò questa nascondendosi dietro al fratello e trascinandolo in un movimentato tentativo di fuga.

Kaede afferrò la sorella per le braccia serrandola al suo petto...

 

“Adesso basta! Perché non volete andare con lei?” chiese,

 

Midori si fermò, e si premurò subito di rispondere al signorino:

 

“Questa sera la casata dei Ryota indice un ricevimento... e la vostra famiglia vi prenderà parte. Vostro padre ha accettato di partecipare nella speranza che vostra sorella possa fare la conoscenza del figlio dei signori di casa, appena tornato dall'Inghilterra... sembra infatti che il giovane duca sia in età da sposalizio... e cerchi moglie...”

 

“Oh..” esclamò Kaede, poi fissando la sorella bisbigliò, “ fossi in te ... fuggirei a gambe levate....”.

 

Ayako rise e poi seguì il gentile consiglio del fratello, fuggendo ancora una volta verso il palazzo.

 

“Signorina!!!!!!!!!!” gridò l'anziana Midori riprendendo l'inseguimento.

 

Kaede sorrise morbidamente osservando la sorella.

 

“E' davvero straordinario osservare la sua bellezza crescere di giorno in giorno, vero Kaede?” quella domanda distrasse l'attenzione del giovane signorino Rukawa, che voltandosi incontrò gli occhi chiari e calmi del suo caro amico, l'anziano Anzai.

 

“E' molto bella... ma così ingenua... il suo cuore è puro come le acque di un ruscello....”

 

“Un tumultuoso ruscello!” scherzò l'anziano uomo avvicinandosi e osservando il lavoro compiuto dal giovane.

Dopo aver osservato con sguardo attento annuì soddisfatto,

 

“Avete fatto un meraviglioso lavoro Kaede, i campi che state curando stan crescendo rigogliosi... ti ringrazio per tutto il lavoro che compi per me “ aggiunse sorridendo.

 

“E' un piacere... potervi aiutare...”

 

Anzai sorrise.

 

“Andatevi a cambiare, o vostro padre vi rimprovererà... dopo venite da me... vi aspetta la vostra lezione....”.

 

 

 

 

 

Kaede velocemente rientrò in casa. Come una scheggia si ripulì e cambiò. Dopo corse giù per le scale per fuggire via e andare nuovamente alla piccola casa dove l'anziano Anzai lo attendeva.

 

Il giovane signore, figlio del Duca Rukawa amava molto coltivare i campi e i fiori, e tra le pause del suo studio si dedicava ad aiutare l'anziano saggio che viveva vicino alla loro tenuta. In cambio l'anziano intratteneva il giovane con interessanti lezioni... di filosofia... letteratura... matematica.... eccellenti stimoli dell'intelletto e della conoscenza.

 

“Kaede ma dove andate?” chiese la madre del ragazzo nel vederlo scendere la scale trafelato e frettoloso.

 

“Dal mastro Anzai madre...devo...” ma non ebbe il tempo di dire altro che la donna lo interruppe.

 

“Kaede vi ho detto più volte che non mi piace che frequentiate quel vecchio... e poi questa sera voglio che anche voi prendiate parte al ricevimento di Casa Miyagi... sarà presente tutta la nobiltà della contrada!”

 

“Madre, la mia persona non è affatto interessata ad eventi di tal genere... vi prego lasciate che vada...”

 

Ad un tratto al fianco della madre apparve la figura di un uomo imponente.

 

“Kaede...”

 

Il giovane moro volse il capo incontrando lo sguardo severo del padre.

 

"Kaede, vi ho detto più volte di non disubbidire a vostra madre... "

 

"Ma padre .. il mastro Anzai mi aspetta..." insisté il ragazzo.

 

"Non tollero la vostra insolenza... andate in camera vostra... subito! E questa sera verrete con noi al ricevimento!"

 

"Ma padre!" lo sguardo severo dell'uomo freddò ogni appello. A Kaede non rimase che ubbidire e tornare nelle sue stanze.

 

Percorse in fretta le scale, chiudendosi la porta alle spalle.

Si lasciò cadere sul letto sbuffando irritato. Finiva sempre così con sua madre! Finiva sempre così con suo padre... non gli veniva data alcuna possibilità di parola.

 

Nessuna possibilità di esprimere il proprio pensiero.

 

A volte si sentiva schiacciato dalla propria famiglia, dalla propria posizione... figlio, nullità...buono a nulla... ecco come lo giudicava il padre.

 

Ecco come a volte si sentiva, privato di ogni possibilità d'espressione.

 

La sua famiglia professava da generazioni rigide regole di educazione. Molto legate alla fede religiosa a cui apparteneva.

 

Questo loro modo di pensare a volte sembrava così soffocante ed antiquato al giovane conte.

La religione spesso uccideva la libertà di pensiero. La giudicava contorta, la censurava.

 

Ma per quanto avesse provato...

Tante volte si era trovavo a scontrarsi contro le idee dei genitori.

Tante volte aveva subito le irragionevoli censure del loro modo di pensare...

 

 

Afferrò il libro voluminoso appoggiato sul suo comodino, e ne sfogliò qualche pagina a vuoto.

Svogliatamente. Senza alcun interesse.

 

Sbuffando nuovamente si alzò avvicinandosi alla finestra e osservando il vialetto deserto del giardino sul retro della casa, li dove si affacciava la sua stanza.

 

La casa del Mastro Anzai era oltre quel giardino. E non era la prima volta che fuggiva di nascosto per raggiungerla.

Anche quel pomeriggio l'anziano amico lo stava aspettando... e per nulla al mondo sarebbe voluto mancare a quell'importantissimo appuntamento!

 

Lanciando il libro sulle coperte del letto afferrò la sua giacca in tessuto scuro, e aprì le ante della sua finestra. Osservo la cornice di quell'apertura di fronte a sé, poi scivolandovi velocemente attraverso individuò le grandi travi che l'incorniciavano e con molta attenzione si aggrappò alle assi in legno.

Facendo forza sulle braccia si calò lungo il davanzale, percorrendolo in discesa. Verso l'unica via di fuga che conosceva..

 

La sua camera si trovava al primo piano, e la finestra era una convenevole via di uscita quando le convenzionali gli erano precluse!

 

Ormai mancava poco... pochi metri e avrebbe potuto fuggire dal cancelletto posteriore del giardino senza essere visto... pochi metri... pochi passi... alla sua libertà....

 

Le sue mani si muovevano sostenendosi alle travi... finché un rumore sordo attirò la sua attenzione... purtroppo troppo tardi per permettergli di aggrapparsi a qualcosa...

 

La tavola a cui si reggeva si spezzò, lasciandogli percorrere in caduta i pochi metri distanti dal suolo.

 

"ACCIDENTI!" gridò Kaede atterrando violentemente.

 

"Ahiiii!" un grido lo distrasse, e poi una strana sensazione di morbido proprio sotto di sé. Alzando il capo il giovane moro notò di essere precipitato su qualcosa... o meglio qualcuno.

 

"Mi fareste il favore di togliere il vostro sedere dalla mia schiena!!" sbraitò il morbido cuscino agitandosi. Kaede si alzò a fatica, trovandosi di fronte un ragazzo ... capelli castani, appena lunghi e scomposti. Occhi verdi e brillanti. Figura slanciata e magra. Quasi imponente.

 

"Ma chi sei tu? Che ci fate qui?" chiese il giovane Rukawa.

 

"Voi chi siete..e cosa ci fai qui?!?" rispose il giovane dai capelli a punta irritato,

 

"Ho chiesto prima io!" controbatté Kaede togliendosi di dosso le tracce di terra dai pantaloni.

 

"Il caso voglia che io sia il giardiniere di questa casa!!"

 

"Ah"

 

"E voi invece? Chi siete un ladro? Un furfante??"

 

"Voglia il caso che io sia il figlio del conte... Kaede Rukawa" ribatté seccato il moro.

 

"Ah" fu la risposta sorpresa dell'altro giovane, "scusatemi signore..."

 

Kaede fissò il moro.

 

"Il vostro nome? Non vi ho mai visto in casa mia..."

 

"Oggi è il mio primo giorno signore... il mio nome è Akira Sendoh..."

 

"Akira... vi siete fatto male?"

 

"Oh beh signore.. stavo sicuramente meglio prima..." disse toccandosi il collo dolorante, "sapete non capita tutti i giorni che qualcuno mi precipiti addosso... è usanza dei signori di questa casa uscire dalle finestre?" chiese poi sorridendo.

 

"Nh" commentò Rukawa irritato con in sottofondo la flebile risata dell'altro giovane. Ad un tratto i due udirono un rumore. Il giovane conte riconobbe la voce del capo della servitù, Yoehi Mito. Fissò il giardiniere facendogli segno di tacere,

 

"Voi non mi avete mai visto... vero?" chiese poi.

 

"Certamente no signore..." si lasciò sfuggire Akira accennando un mezzo sorriso mentre Kaede oltrepassava velocemente il recinto.

Il giovane dagli occhi verdi sorrise e mentre con un colpo di zappa scostava una zolla di terreno arido fece spallucce.

 

"Che tipo strano..." si disse iniziando nuovamente a fischiettare.

 

 

 

*****

 

 

 

"Signorina Ayako siete pronta?" chiese l'anziana governante entrando nella camera della contessina.

 

"Si.." rispose la ragazza aggiustando i nastri del suo abito.

 

Uscita dalla porta la ragazza intravide il giovane Kaede avanzare verso di lei.

 

"Fratello..." lo chiamò osservandolo incantata.

Il giovane moro si avvicinò offrendole il braccio.

 

Il suo corpo dolcemente fasciato da un abito scuro ed elegante stregava al primo sguardo. Pure la contessina sembrava sorpresa.

Da anni la bellezza del fratello era cresciuta a dismisura, ma non poteva mai abituarsi a quei lineamenti così perfetti e a quegli occhi blu così tersi e profondi da far invidia alla tela di un artista.

La ragazza si appoggiò al suo cavaliere e insieme si diressero al piano inferiore.

 

La carrozza attendeva nell'ampio spiazzale i due giovani. E poco dopo partì alla volta della loro destinazione.

 

 

 

 

Il palazzo dei Miyagi era in realtà un grande antico castello.

In occasione del ricevimento la grande costruzione era stata addobbata in ogni dove di fiori e luci.

 

Kaede si diresse all'ingresso della sala osservandosi intorno.

La sorella al suo fianco gli faceva compagnia.

 

"Chissà come sarà questo Ryota! Magari un principe alto e bellissimo.." fantasticava la ragazza, sotto lo sguardo divertito del fratello.

 

"E' un uomo sorella, come volete che sia..."

 

"Oh ma non saprei...questa sera la sala è così piena di giovani stupendi!"

 

Kaede si guardò intorno imperturbabile.

 

"Avete un ampia scelta sorella questa sera... l'unico rischio che temo corriate è che entro la fine della serata tutti gli uomini presenti siano innamorati di voi... altrimenti non saprei proprio come giudicare la bellezza..."

 

"O gli uomini..." aggiunse la ragazza sorridendo.

 

"Oh no.. gli uomini son facili da giudicare..." rispose il giovane conte strizzandole un occhio.

 

"Mi rende felice fratello sentire queste parole di lauta considerazione per voi stesso e la vostra razza..."

 

"Sciocchezze..." rispose il giovane bagnandosi le labbra con un bicchiere di dolce vino.

 

"Fratello un giorno quando qualche donzella vi ruberà il cuore sarete costretto a smettere di deridere i vostri giovani coetanei ... e darvi da fare..."

 

Il ragazzo non rispose, si dedicò ad osservare le varie coppie che danzavano lungo la grande sala addobbata di luci e fiori.

 

 

 

 

"Contessa quale gioia vedervi qui.." la padrona di casa Miyagi accolse calorosamente la moglie del Conte Rukawa.

 

"Trovo sia meraviglioso tutto questo sfarzo... semplicemente meraviglioso e di buon gusto..." commentò la donna guardandosi in giro.

 

"Mi onorate con le vostre parole..." rispose l'altra proferendo un inchino di gratitudine.

 

"Mi hanno detto che vostra figlia Ayako è cresciuta, in bellezza e fattezze... ci piacerebbe molto se Ryota la prendesse in considerazione..."

 

"Sarebbe un onore per noi..." rispose sorridendo ampiamente soddisfatta la contessa dagli occhi blu, voltandosi a fissare i figli che lentamente passeggiavano per la sala.

 

I balli della serata si alternavano velocemente.

Molte coppie danzavano volteggiando con grazia.

 

"Fratello non ballate?" chiese improvvisamente Ayako.

 

"No, se posso farne a meno..." rispose il moro.

 

"Siete sempre il solito..." commentò la ragazza, subito distratta però dalla voce del padre.

 

"Ayako..." la richiamò, avvicinandosi con al seguito la moglie e altre tre persone, "Conte Ryota vorrei presentarvi mia figlia Ayako..."

 

I due si fissarono un attimo, e subito dopo si inchinarono in forma di cortesia.

Il conte Ryota si avvicinò esibendosi in un galante baciamano.

 

"E questo è mio figlio Kaede..."

 

"Molto onorato signore" si inchinò il Conte Ryota.

 

"L'onore è tutto mio" rispose il giovane Rukawa con estrema cortesia.

 

"Conte, vostra madre ci ha raccontato dei vostri studi in Inghilterra..." esordì la contessa Rukawa,

 

"Si contessa, ho appena ultimato i miei studi, e sono tornato per rilevare l'attività di famiglia e permettere al mio amato padre di prendersi il dovuto riposo" tutti risero,

 

"Oh figliolo non sono poi così vecchio.." scherzò l'anziano conte Miyagi,

 

"Nobili intenzioni mio signore.." cinguettò la Contessa Rukawa, " che giovane generoso ... non trovate Ayako?"

 

La contessina annuì senza dire altro.

Ad un tratto un giovane si avvicinò al gruppo di persone.

La sua figura attrasse subito l'attenzione di tutti... infatti una spiccata capigliatura rossa ornava il volto dorato e fortemente delineato. Occhi scuri e profondi rilucevano come il riflesso della luna sullo specchio di un quieto lago.

 

"Ryota avete intenzione di unirvi al balli... o no?" una voce allegra e squillante uscì dalle sue labbra.

Il giovane conte si girò, facendo segno all'amico di avvicinarsi.

 

"Signori voglio presentarvi Ser Hanamichi della Casata dei Sakuragi" le sue parole furono seguite da un regale inchino dal giovane dai capelli color del tramonto.

 

"Ser Sakuragi, deduco dal vostro titolo che siete parente della Regina..."commentò l'austero padre di Kaede.

 

"Mia zia, Conte. Sono un discendente della sua casata, e generosamente investito a cavaliere" chiarì il ragazzo dagli occhi di miele.

 

Kaede si voltò a fissarlo, ricevendo in cambio uno sguardo curioso ed acceso.

 

"Signori non so voi, ma finite le presentazioni io gradirei riprendere le danze..." sorrise Ayako.

 

"Ayako, vorreste concedermi il prossimo ballo?" chiese Ryota offrendole la mano.

 

"Certamente..." rispose la ragazza poggiando la sua sul palmo aperto del giovane. I due si diressero al centro della sala, perdendosi tra le decine di coppie che occupavano la pista da ballo.

Le musiche si susseguivano a note leggere mentre donzelle ed accompagnatori volteggiavano nei passi dei più conosciuti balli.

 

Ser Sakuragi sorseggiava il suo punch osservando l'amico volteggiare tra la folla al fianco della contessina Rukawa.

Ad un tratto i suoi occhi scuri furono attratti dalla figura immobile del giovane Kaede, che silenziosamente fissava la sorella. Sicuramente il giovane più bello che avesse mai potuto osservare. I suoi tratti mascolini erano così perfetti da attirare le invidie di chiunque.

 

"Non ballate conte?" chiese il rossino fissandolo dalla coda dell'occhio.

 

"Non amo particolarmente danzare" fu la sua risposta, breve ma esauriente.

 

"Capito" sussurrò in risposta il giovane allontanandosi poi verso i gruppi di ballo.

 

Il rossino approfittò della gioiosa compagnia delle dame per alternarsi in balli di gruppo veloci ed allegri.

 

Ryota si riunì a lui sul terrazzo qualche tempo dopo a riprender fiato.

 

"Vedo che avete trovato compagnia..." esordì il moretto,

 

"Non più di voi, danzate da tutta una sera con il fiore più splendente della festa..."

 

"Oh... è una creatura splendida... ho visto che invece voi avete avuto l'onore di conversare con il fratello...altra splendida creatura, non trovate?" scherzò il giovane,

 

"Per carità..." commentò il rossino ridendo, "... diciamo che lui, al paragone con la sorella, è appena passabile... non abbastanza da allettarmi con i suoi 'sorrisi' " concluse.

 

Ryota rise apprezzando il suo doppiosenso.

 

"Torniamo alla sala... la vostra bellissima compagna di ballo vi starà cercando... non preoccupatevi per me, ho già trovato lieta distrazione..." disse ancora Hanamichi.

 

I due brindarono dirigendosi nuovamente alla sala, ignari della presenza appena dietro l'angolo del grande balcone di due ombre. Quelle di Kaede e Ayako.

 

Appena furono lontani la ragazza fissò il fratello divertita.

 

"Avete fatto colpo con la vostra loquacità..."

 

"Hn"

 

"Oh, non abbattetevi, sarebbe stato peggio se gli foste piaciuto... avreste dovuto rivolgergli la parola!" scherzò beccandosi uno sguardo di disapprovazione del moro.

 

"Meglio così... ho sempre sostenuto che il denaro non soppesa al cervello..."

 

Ayako rise divertita, mentre entrambi rientravano nella sala.

 

Kaede si riappropriò della propria postazione in attesa della sorella, che prese parte ai movimentati ritmi suonati dall'orchestra.

 

Al termine dell'ultimo ballo la giovane Rukawa raggiunse il fratello seguito da Ryota.

In pochi attimi giunse anche la madre e Ser Sakuragi.

 

"Vi ringrazio dello splendido ballo contessina, non mi son mai divertito così..." sussurrò il giovane sorridendo felice.

 

"Oh mia figlia Ayako è un eccellente ballerina... " esordì la contessa Rukawa.

 

"Indubbiamente Contessa..." concordò il giovane Miyagi, "anche la vostra compagna Haruko è davvero una ragazza molto simpatica..."

 

"Verissimo" concordò Ayako,

 

"Oh la giovane Contessina Akagi, quella ragazza è abbastanza carina, ma poco aggraziata..."

 

"Mamma!" sussurrò Ayako imbarazzata dall'intervento della donna.

 

"Ayako è così aggraziata..." lo sguardo del giovane Hanamichi mentre fissava la donna parlare sembrava quasi divertito, "alcuni anni fa un giovane aristocratico si invaghì di lei, a tal punto che pensavamo tutti l'avrebbe chiesta in sposa...ed invece le dedicò solo dei versi..." la donna sembrò affranta dal suo racconto, si rinfrescò con l'aria del suo ventaglio, prontamente interrotta da Kaede.

 

"Purtroppo i versi furono così scarni... che l'amore si spense... dimostrazione di quanto la poesia possa scacciare l'amore..."

 

Hanamichi fissò intensamente il giovane,

 

"Mi è stato insegnato conte, che la poesia è fonte dell'amore eterno..." commentò con voce interessata,

 

"Se è vero amore, Ser... se è una patetica inclinazione lo uccide....scadendo nel mediocre..."

 

"Le vostre teorie sono audacemente argomentate, cosa consigliate dunque per alimentare la passione?" insisté il giovane cavaliere dagli occhi di miele, con intenzione ben intuibile di far smascherare il proprio interlocutore.

 

Kaede lo fissò sottecchi, rispondendogli con sicurezza, e forse un po' di arroganza.

 

"Certamente la danza, Ser, anche se il cavaliere è appena passabile...."

 

La diretta frecciatina colpì impietosa.

La voce profonda e decisa del Conte Rukawa sembrava aver colto nel segno.

Sakuragi sorseggiò il suo bicchiere impassibile, mentre le danze incominciavano nuovamente a riempire la sala di suoni. I suoi occhi fissi in quelli blu ghiaccio del giovane conte, che pochi istanti dopo si voltò allontanandosi sotto lo sguardo divertito di Ayako, e quello sorpreso della madre.

 

 

 

***********

 

 

 

“Come ti sei permesso!!” la voce pensante del Conte Rukawa precedette la sua mano, altrettanto impietosa, prima che essa colpisse il volto di Kaede. L'uomo era furioso per il comportamento del figlio. Aveva sfoderato il proprio orgoglio, deridendo un parente della famiglia reale.

 

“Ti sei permesso di prendere in giro un parente della regina!! Lo sai che se volesse potrebbe toglierci tutto... e solo per il tuo stupido orgoglio!!”

 

Kaede non abbassò lo sguardo. Fissò il padre deciso e risoluto.

 

Un nuovo schiaffo lo colpì, costringendolo a piegare il capo di lato. Il suo sguardo si posò sulla figura della sorella che veniva trascinata al piano superiore dalla madre. Ayako lo fissava spaventata.

 

Kaede la fissò, avvertendo i suoi sentimenti.

Ai suoi genitori non andava mai bene nulla di quello che faceva.

Ma Ayako era diversa. Lei era sua sorella. Gli voleva bene.

Lo comprendeva.

Lo sosteneva nelle sue idee.

 

Lo ammirava, come lui ammirava lei. Era un rapporto unico, costruito in tanti anni di vita insieme. Un rapporto che il padre e la madre potevano solo invidiare.

 

E che nessuno avrebbe potuto spezzare o rubare.

 

Ed adesso che Kaede subiva l'ennesima punizione dal padre... il sostegno di quello sguardo caldo e dolce bastava a fargli forza...

 

Bastava a sopportare gli schiaffi del padre.

Bastava a sopportare il forte dolore al volto che avvertiva mentre il padre continuava a colpirlo con la sua mano grande e quell'anello pesante e duro che impietosamente incastonato tra quelle dita lo feriva.

 

“Domani andrete a scusarvi con Ser Sakuragi” ordinò il padre.

 

“No” rispose il moro, con tono irremovibile. Uno schiaffo lo raggiunse ancora stordendolo.

 

“Quello che io ordino deve essere fatto. Non voglio discussioni!”

 

“Non chiederò mai scusa a quel pallone gonfiato!! Andateci voi se è vostro interesse!!” rispose a tono, girandosi per allontanarsi.

 

“Kaede!!”

 

Il suono del suo nome lo raggiunse insieme alla mano forte dell'uomo che lo teneva fermo. Kaede controbatté, liberandosi e correndo via.

Uscì fuori dal palazzo. Dentro solo l'ansia di allontanarsi da quel posto soffocante.

 

Corse a perdifiato lungo il sentiero scuro. Corse. Finché esausto non vide un sasso e vi inciampò cadendo per terra. Respirava a malapena.

Sentiva caldo. Terribilmente caldo. Il viso stordito. Le mani tremanti.

 

Aveva le vertigini, e le immagini giravano furiosamente intorno a sé.

 

Si toccò gli abiti, notando il tessuto bagnato.

Alzò gli occhi al cielo...

 

.......pioveva.............

 

 

Avvertiva le gocce fredde bagnargli il viso, gli abiti... le mani...

 

Aveva freddo.

 

“Ehy!”

 

Gli sembrò il pallido richiamo della pioggia... un sussurro nella notte silenziosa, interrotta dal cadere leggero di tante piccole e lucenti gocce d'acqua.

 

Poi... avvertì una strana sensazione di calore sulle spalle, e poi di nuovo una voce.

 

“Cosa ci fate qui con questo tempo?”

 

Ci volle qualche attimo per capire. Per mettere a fuoco il tono, le sfumature... i lineamenti del viso vicino al suo.

 

Akira.

 

Il ragazzo che aveva incontrato quel pomeriggio nel suo giardino.

 

Il giovane lo fissava.

I suoi occhi chiari esprimevano stupore fissando il grosso livido che gli macchiava la guancia bianca, e il taglio vistoso sul labbro. La camicia macchiata di sangue.

 

“Conte, cosa vi è successo?”

 

Quella domanda sembrò perdersi nel vuoto. Kaede sembrava assente, perso nei suoi pensieri.

 

“Venite forza!” disse il giardiniere tentando di far leva sulle braccia e di aiutarlo ad rialzarsi. Ma Kaede non accennava a muoversi, né ad aiutarlo nel suo intento.

 

“Volete rimanere qui a farvi venire un accidenti?”

 

Provò nuovamente a tirarlo su

 

“Forza alzatevi!” esclamò ancora riuscendo finalmente.

 

“Ce la fate a camminare?”

 

Kaede annuì, senza dir nulla. Insieme si diressero lungo il sentiero di terra battuta.

Il fango macchiava le loro vesti, e penetrava umido fino alle ossa, provocando un lungo e fastidioso brivido lungo la schiena.

Quella zona era tipicamente molto fredda in inverno. Le terre friabili raccoglievano grandi quantità di acqua nel periodo invernale, ed erano praticamente incoltivabili a causa della loro cedevolezza.

 

Gli inverni erano rigidi, le estati miti, ma mai troppo calde.

Gli alberi sembravano impassibili spettatori di un teatro cupo e freddo.

 

Akira scosse il capo liberandosi dall'acqua che gli bagnava i capelli.

 

'Maledetta nebbia' pensò,voltandosi poi a fissare il suo accompagnatore, che impassibile camminava dietro di lui.

Il moro sembrava perso nei propri pensieri.

Le ferite ben visibili sul suo viso sanguinavano ancora. Dovevano fargli parecchio male.

 

Una piccola casa apparve di fronte a loro. Piccola e fatiscente.

Akira camminò fino all'entrata poi girando una robusta maniglia aprì la porta.

 

“Venite...” sussurrò entrando e facendo strada. Kaede rimase sulla soglia, attirando così l'attenzione del giovane.

 

“Venite su... mica vi mangio...” sorrise avanzando e sfiorandogli il braccio. Il giovane entrò.

 

Il conte Rukawa si guardò intorno, la stanza era piccola, ed arredata molto semplicemente. Un piccolo mobile nell'angolo a destra, una piccola stufa a sinistra. Poche pentole riposte in un angolo. Ed infondo alla camera un letto. Semplice. Modesto.

 

“Non è certamente la gentile grazia a cui siete abituato... ma con questo maltempo non potete tornare al palazzo.. appena spiove...”

 

“Va bene...” sussurrò l'altro interrompendolo,

 

“Venite...” lo richiamò Akira, “sedetevi qui e lasciate che veda queste ferite...” Kaede si avvicinò, sedendosi su uno sgabello in legno vecchio e fragile. Il giovane giardiniere lo fissò, contemplandone i folti capelli neri... scuri come la notte... e morbidi come seta...

Erano lunghi, lisci... stranamente disciplinati.... a causa della pioggia si appiccicavano sulla fronte e sul collo.

 

I suoi occhi scivolarono sul viso... chiaro tanto da sembrare ceruleo.

E lì, appena sotto la gota una macchia rossastra, con sfumature blu.

 

Frugò nel piccolo mobiletto, estraendo una scura ampolla. Bagnò un panno con il contenuto..

Medicamenti a base di erbe.

 

Quella pelle bianca era così fredda al tocco delle sue mani. Quasi gelida.

Le sue dita percorsero lentamente i lividi, scivolando sul labbro.

 

“Vi hanno colpito con molta violenza...” fu l'evidente costatazione del giovane dagli occhi verdi.

 

“Sono caduto...” rispose debolmente l'altro. Akira sorrise, e i suoi occhi sembrarono espandersi in mille stelle.

 

“Il vostro cavallo vi ha forse sbalzato dalla sella signore?”

 

“Nh” .

 

E poi il silenzio. Interrotto solo dal rumore dell'acqua che bolliva in una vecchia casseruola posta sulla stufa.

 

Pochi attimi dopo due tazze di the fumante poggiavano sul tavolo.

Kaede fissò il bruno intruglio contenuto nella sua tazza con curiosità.

 

“Potete berlo... sono povero, ma posso ancora permettermi un buon the da offrire ad un ospite importante...”

 

Kaede sembrò colpito da quelle parole.

 

“Non volevo offendervi...”

 

Lo sguardo di Akira sembrò addolcirsi.

 

“Vi credo...” sussurrò sedendosi vicino a lui.

 

Lo scoppiettio della vecchia stufa risuonava nella stanza.

Kaede silenziosamente fissava la luce rossastra all'interno di essa, quasi incantato.

Una piccola candela illuminava la stanza.

 

“Vi sentite meglio?”

 

La voce del giovane dagli occhi verdi sembrò farlo trasalire. Fissò la sua figura mentre si spogliava degli abiti fradici che indossava. Era appena un ragazzo...

 

“Akira, quanti anni avete?”

 

“Venticinque”

 

“Vivete già da solo?”

 

“Mia madre è venuta a mancare quando ero molto piccolo, e mio padre non era molto tagliato per fare il padre...” sorrise il ragazzo parlando con semplicità ma con una sfumatura leggermente amara nella voce.

 

“E' morto anche lui?”

 

Akira scosse il capo chiudendo la sua camicia e sedendosi nuovamente.

 

“Lui vive ancora, ma non lo vedo da anni...”

 

Kaede lo fissò curioso, ed il ragazzo di fronte lui continuò,

 

“Sapete, le prime volte che mi picchiò... anche io dicevo alle persone di essere caduto...” il conte sussultò. Il giardiniere fece spallucce,

 

“All'inizio la gente ci credeva... poi con il tempo tutti capirono... e non serviva mentire... la gente non chiedeva più... non vedeva più...”

 

“Io...”

 

“Non vergognatevi di quello che vi succede...”

 

“Lui è fatto così...” sussurrò il giovane Rukawa. Akira annuì. Comprensivo.

 

Anche lui aveva passato una situazione difficile. Dopo la morte della madre era stato tutto complicato. I suoi fratelli erano cresciuti, sposandosi e abbandonando la propria casa natale. Con il tempo aveva dovuto imparare a convivere da solo con il pesante modo di pensare del padre. Delle sue insoddisfazioni, delle sue manie. Della sua violenza, spesso ingiustificata.

 

Aveva sopportato per anni, poi un giorno dopo aver creduto che fosse l'ultimo aveva deciso.

Deciso di fuggire. Di affrontare la vita da solo.

Infondo tutto quello che avrebbe dovuto affrontare sarebbe stato sopportabile, dopo quello che aveva dovuto subire per anni e anni.

 

 

Fuggì in una notte qualunque.

 

Senza meta, senza nulla.

 

Pochi abiti in una sacca, e tanta speranza dentro.

 

E da allora il suo viaggio non lo aveva mai ricondotto sui suoi passi.

 

“Non vi sentite mai solo?” la domanda di Kaede sembrò sorprenderlo.

 

“Ogni tanto...” rispose senza esitazione, “sapete la solitudine uccide chi non sa conviverci... io e questa splendida donna siamo amici ormai...”

 

Le labbra del giovane conte sembrarono piegarsi in un sorriso, mentre Akira fissava fuori dalla finestra.

 

“La pioggia sta smettendo di cadere...”

 

Kaede rifletté un attimo, poi si alzò.

 

“Devo tornare a palazzo... o mio padre diventerà furioso...”

 

“Non volete rimanere?”

 

Kaede scosse il capo. Poggiò la piccola tazza sul tavolo.

 

“Devo tornare...” si avvicinò al moro, chiudendosi la camicia come meglio poteva. Akira lo fissò, poi allungando la mano prese da sopra una sedia una camicia in lana. La porse al suo ospite.

 

“Non è molto ma vi terrà caldo... l'ho fatta io...”

 

“Ma... non pos..”

 

“Me la restituirete ...” sorrise il giovane. L'altro annuì.

 

“Si... grazie... di tutto... il the era molto buono”

 

“Eh lo so... sono molto bravo a preparare il the” sorrise il giovane con espressione allegra strizzandogli un occhio.

Un attimo dopo e Kaede avvertì le mani grandi di Akira incorniciargli il viso. Gli scostò i capelli ancora umidi dalla fronte, “abbiate cura di voi....”.

 

I due si fissarono, poi il giovane conte scivolò fuori dalla fatiscente costruzione, e si diresse a palazzo.

 

Nel cuore una sensazione di morbido benessere, che faceva accelerare i battiti... e tanta confusione...