Trittico parte II – Non piangere di Marty
Respiro a fondo. Finalmente ci sono riuscito. Ho chiuso con te. Non sono sicuro di aver fatto la
cosa giusta, ma d’altro canto non sono mai sicuro di niente, quindi niente di
nuovo sotto il sole. Certo, è innegabile che mi
manchi già, da impazzire oltretutto, però lo sapevo. Avevo già messo in conto il
dolore lancinante che mi pulsa da un lato del petto, come se mi fossi
strappato il cuore, ma voglio credere a quella teoria di Sirius secondo cui la
ruota gira e quindi se oggi mi getta nella disperazione domani mi concederà
qualcosa per cui sorridere. Ci spero tanto. Prendo la strada per la torre
Gryffindor, con le mani in tasca, ed è così strano camminare da solo senza
averti al mio fianco! Oddio, è vero che ti avevo al
mio fianco solo quando nessuno poteva vederci, però... Senza accorgermene mi ritrovo
davanti al campo di Quidditch. Resto a fissare il cielo per
qualche istante, fino a che mi sento tirare la maglia. Mi volto, ed è Ron che mi guarda
con aria preoccupata. "Come mai oggi sei da solo?
Hai litigato con Draco?" mi domanda. So quanto gli sia costato
accettare la nostra relazione, so quanto gli costi vederci insieme e so
quanto sia difficile per lui farmi una simile domanda. "Beh, ecco…" non so
bene che rispondergli, ma lui annuisce comprensivo. "Vedete di fare pace"
mi intima prima di lasciarmi solo. La notte è scesa rapidamente, e
io che non me ne ero reso conto vengo preso dal panico all’idea che sarà la
prima che passerò da solo dopo tanto tempo; così inizio a correre verso la
Stanza delle Necessità, dove eravamo soliti incontrarci dopo cena, quando
nessuno dei due aveva allenamenti o punizioni da scontare. Quando sono già davanti alla
porta, mi fermo. Ma che diavolo sto facendo?! Non va bene così, non sarebbe
giusto. Né per me né tantomeno per te. Ho detto che ti avrei lasciato
tempo, che mi sarei messo da parte e dopo poche ore torno da te? Gran bella forza di volontà,
Harry, complimenti! Io so che ci hai provato, Draco,
ce l’hai messa tutta. Non è colpa di nessuno se non
sei riuscito, come non ci sono riuscito io, a tenere in piedi questo
rapporto. E capire che non potevamo
continuare così non vuol dire dichiararsi sconfitti, ma solo crescere. Scuoto la testa e me ne andrei se
tu non aprissi la porta di scatto. Io sono sotto il cono di luce
del corridoio, e tu sei quasi tutto in ombra. Non riesco a vederti finché non
mi raggiungi. Mi afferri per una manica, le
tue dita tremano appena, e guardi a terra. Credo di capire: sono stato il
primo vero amico che tu abbia mai avuto, per la prima volta ti sei reso conto
che la tua solitudine non poteva riempirti la vita ed hai paura di ricaderci. "Io ci sarò, quando
vorrai" ti sussurro. "Dato che non sono più il
tuo ragazzo, non ti cercherò, ma tu invece puoi farlo quando ne hai bisogno. Non ho nessuna intenzione di
abbandonarti. Quello che non voglio è che il
rapporto si logori facendoci diventare vittime di una schiavitù che un tempo
invece ci faceva sentire liberi…lo capisci, questo?" Quando sollevi il tuo sguardo su
di me, trasalisco: hai gli occhi rossi e gonfi, e stringi la mascella come
per impedirti di piangere ancora. Non puoi piangere! Non tu! Ti prego! Altrimenti io non riuscirò più
ad arginare le mie lacrime… "Non voglio perderti…"
mi dici "non voglio che torniamo a litigare…" Un singhiozzo ti scuote le
spalle ed io, mentre ti stringo piano, mi rendo conto che sei dimagrito molto
ultimamente. Sono davvero un perfetto
imbecille a non aver notato prima quanto stessi soffrendo. "Non piangere, ti prego,
Draco… non è da te…tra noi due sei sempre stato tu quello forte, con le idee
chiare… Se ti lasci andare anche tu io
come faccio a farmi forza?" Sembri confuso. "Ma Harry…tu mi hai
lasciato…" "Non perché abbia smesso di
amarti" tento di spiegarti di nuovo "ma solo perché volevo di più
dalla nostra relazione. E né io né te siamo in grado di
dare di più in questo momento." Ti sistemi una ciocca di capelli
dietro all’orecchio. "…non vuoi proprio ripensarci?"
mi chiedi in un soffio. Scuoto la testa per la seconda
volta, stasera. Ho deciso, e non ci torno sopra.
Dobbiamo darci tempo. Se il nostro è destinato ad essere un amore infinito,
ci ritroveremo. Mi sciolgo dall’abbraccio e
indietreggio di due passi per guardarti meglio. Sei magro e triste, ma non mi
sei mai sembrato così bello. Una vocina nella mia testa grida
che sono pazzo a lasciar andare via un qualcosa di così meraviglioso in
funzione di un futuro incerto e pericolante, però non mi lascio influenzare. Certo, mi sento perso in questo
momento, e certo, nei prossimi giorni verrò assalito da mille dubbi, ma è
normale: passerà. E la vita mi ricompenserà
adeguatamente per il dolore che sto provando adesso. Ti sorrido, piegando il capo
verso sinistra, e salutandoti con la mano mi allontano. Sento il tuo sguardo fisso sulla
mia schiena, ma non devo voltarmi. Non posso. Ho provato tante volte a
mettermi dei limiti, a porre dei confini, a stabilire i comportamenti che
avrei dovuto tenere in determinate occasioni, ma è stato inutile. Tutti i miei propositi sono
sempre stati spazzati via dalla tempesta delle tue iridi. Ed è per questo che non posso
rischiare che tu mi faccia fare marcia indietro di nuovo. L’amore ha le sue ragioni che la
ragione non comprende, d’altronde. Ciò non toglie, ripeto fra me e
me, che se mi cercherai mi farò trovare. Sono felice di non avere il
cellulare, qui, così non avrò la tentazione di chiamarti. Non volevo che fossimo schiavi
di questo amore, ma in questo momento, mentre mi butto a peso morto sul
divano in Sala Comune, mi rendo conto che sono già una vittima, e non ho
scampo. Non devo piangere, non posso,
già ho fatto piangere te. Chissà quanto ti ha sconvolto la mia decisione per
causarti una reazione così poco "Malfoy". Come non vuoi tu, neppure io
voglio perderti, sai? Fai parte della mia vita,
volente o nolente, a te devo successi e stimoli a migliorare. Le nostre risse… Quelle le abbiamo interrotte da
un po’. Non è stata una decisione
ponderata, ma spontanea. Mi rendo conto che sto piangendo
solo quando dopo la doccia mi guardo allo specchio del bagno. "Non piangere,
cretino" mi dico con durezza "non è da te…tu sei forte!" E magari domani farà un po’ meno
male, aggiungo mentalmente andando a dormire. |