Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma del rispettivo autore. Io non ci guadagno nulla!

Fonti: Mi sono basata sul film “Alexander” di Oliver Stone e sul libro “Il ragazzo persiano” di Mary Renault.

Ringraziamenti a Ely che mi ha detto come tradurre il titolo.

Buona lettura!



Tria

di Bombay


 

Era una notte come tante, non troppo calda. La brezza notturna muoveva un poco le tende colorate.

Bagoa, aveva svolto le sua quotidiane mansioni ed ora, come sempre, attendeva in silenzio un cenno del suo re.

In quel momento un giovane uomo entrò nella stanza, senza bussare, senza farsi annunciare.

Efestione aveva questo privilegio. Solo lui, nessun altro.

I due presero a parlare ignorando completamente l’eunuco che, come sempre accadeva in presenza di Efestione, lasciò la stanza ritirandosi nella propria.

Tutto si sarebbe aspettato, il ragazzo persiano, tranne che il re lo andasse a chiamare di persona qualche ora dopo invitandolo nella sua stanza.

Bagoa non si fece pregare, non aveva sperato tanto quella sera. Seguì Alessandro e rimase di stucco quando, entrando nelle stanza del re, vide anche Efestione, mollemente adagiato sul grande letto con una coppa dorata di vino tra le mani.

Alessandro lasciò cadere la vestaglia di seta che gli copriva le spalle salendo sul letto accanto al generale.

Bagoa la raccolse, un gesto automatico, la piegò con cura e la depose sulla cassapanca decorata. La sua mente era in subbuglio cosa significava quell’invito? E soprattutto cosa ci faceva lì, Efestione?

Con un cenno della mano Alessandro lo invitò a salire sul talamo. Dopo un momento di smarrimento il giovane eunuco si avvicinò e si arrampicò sul letto restando in ginocchio davanti ai due giovani che lo fissavano.

Efestione porse la coppa verso Alessandro che bevve un lungo sorso leccandosi le labbra con gusto.

Tese la mano a Bagoa, il quale la prese ed il re posò le labbra su quelle del ragazzo che chiuse gli occhi rispondendo piano al bacio.

Una mano gli accarezzò la schiena e scoprì essere quella di Efestione: in quel momento Bagoa comprese cosa volevano da lui e si sentì morire.

Alessandro lo sospinse a sdraiarsi tra loro.

- Sono ubriachi – cercò di convincersi, ma sapeva che non era così, erano sobri.

Le labbra di Alessandro si allontanarono dalle sue, mentre le sua mani percorrevano il petto liscio dell’eunuco. Istintivamente Bagoa sollevò i fianchi permettendo al re di sfilargli i larghi pantaloni.

Efestione lo osservò con curiosità ed il ragazzo persiano volse la testa dalla parte opposta, chiudendo gli occhi, non voleva vedere Alessandro ed Efestione baciarsi ed accarezzarsi. Non voleva, ma fu costretto dalla voce calda di Alessandro che gli mormorava all’orecchio: “Bagoa… apri gli occhi”

E così li vide, nudi avvinghiati l’un l’altro. Si  unì a loro mettendosi in mezzo era questo che volevano dopotutto.

Alessandro lo fece voltare e scivolò dentro di lui con un’unica fluida spinta. Bagoa si morse le labbra era così teso che provò dolore, ma il suo lamento fu interpretato come un gemito di piacere.

Sentì una risata leggera ed Alessandro si fermò per poi riprendere con maggior vigore.

L’eunuco volse la testa e vide Efestione dietro Alessandro. Non poteva crederci. Non voleva crederci.

In quel momento odiò Efestione più di ogni altro e in maniera tanto assoluta che ne fu quasi accecato. Non era giusto che lui potesse possedere Alessandro in quel modo e dargli piacere in maniera tanto profonda.

Quando se li era immaginati insieme, nella sua mente, si era sempre figurato che Alessandro prendesse Efestione come prendeva lui e non viceversa. Questa consapevolezza lo ferì nel profondo del cuore.

Alessandro si muoveva più lentamente per prolungare il piacere e sentì distintamente il gemito di Efestione seguito poco dopo da Alessandro che si scioglieva nel corpo di Bagoa.

Il re si stese al fianco dell’eunuco ancora prono ed Efestione dall’altro lato.

Li sentiva parlare dimentichi del fatto che lui fosse ancora lì.

Cosa doveva fare, alzarsi ed andarsene come faceva solitamente? Oppure restare?

Qualcuno gli accarezzava i capelli e qualcuno la schiena.

Decise di volgere la testa dalla parte di Alessandro che sorrise dolcemente scostandogli una ciocca di capelli scuri dal viso.

Avrebbe voluto chiedergli perché gli aveva fatto questo, ma la voce non gli uscì e vedendo il suo sguardo triste Alessandro gli chiese: “Va tutto bene?”

“Sì” riuscì solo a mormorare girandosi supino.

“Strano dalla tua faccia non si direbbe”

Bagoa si volse verso Efestione che lo osservava sostenendosi la testa con un braccio.

Per loro non era altro che un oggetto, così come lo era la cassapanca su cui era posata la veste del re, o la coppa dorata dalla quale avevano bevuto.

A quel punto non si sarebbe affatto stupito se Alessandro avesse dato il consenso ad Efestione di farlo suo, ma ciò non avvenne Efestione si limitava a sfiorarlo appena, non era interessato a lui; nei suoi occhi c’era solo Alessandro.

Il re sospirò chiudendo gli occhi esausto, Efestione si sporse al di sopra di Bagoa e baciò le labbra socchiuse del re. Di li a breve entrambi si addormentarono.

 

La lampada si era spenta e l’oscurità avvolgeva tutto.

Bagoa fissava il soffitto decorato ascoltando il respiro sommesso dei due amanti addormentati.

Perché Alessandro gli aveva fatto una cosa del genere? Perché?

Si districò da quei corpi e scese dal letto. Il pavimento era gelido sotto i suoi piedi nudi.

Raccolse i pantaloni e li indossò. Un profondo senso di sconforto lo pervase fissando Efestione ed Alessandro profondamente addormentati.

Nella stanza aleggiava l’odore della loro pelle e del sesso, Bagoa ne fu disgustato. Con lo stomaco in subbuglio lasciò la stanza.

Percorse il corridoio incurante degli sguardi delle guardie, da quel punto di vista era inattaccabile, anche se sapeva che molti avrebbero voluto mettergli le mani addosso, ma il timore dell’ira di Alessandro li tratteneva.

Si accasciò in un angolo, posando la fronte sulle ginocchia. Non voleva pensare, ma le immagini di quello che era successo poco prima tornavano a tormentarlo crudeli.

Per quanto tempo rimase seduto a terra in un angolo non lo sapeva. Fu la voce di Efestione che chiamava il suo nome a riportarlo alla realtà.

“Bagoa…”

Il ragazzo persiano sollevò gli occhi scuri resi ancora più profondi dal pesante trucco.

“Cosa vuoi?” domandò secco.

Il giovane macedone rimase in silenzio per un lungo momento quindi gli tese la mano per farlo alzare, ma Bagoa volse il viso dall’altra parte e la ignorò.

“Torniamo da Alessandro” disse semplicemente.

L’eunuco spalancò gli occhi incredulo e si alzò in piedi di scatto. Era più basso di Efestione, ma questo non gli incuteva la minima soggezione.

“Non ci penso nemmeno, io non prendo ordini da te” gridò.

Efestione sospirò scuotendo il capo, i capelli gli adombrarono parte del viso.

Bagoa strinse i pugni e sentì montargli dentro una rabbia a lungo sopita.

“Se non te ne fossi mai accorto, Efestione, ho dei sentimenti anche io e mai fino ad ora qualcuno li aveva calpestati in questo modo” urlò.

“Abbassa la voce” lo ammonì il macedone vedendo alcune guardie fare capolino, ma non intervenire.

“Che sentano, non mi interessa, non posso cadere più in basso di così”

“Non ho intenzione di stare ad ascoltare i capricci di un bambino” sbottò Efestione irritato voltandosi per andarsene.

“Non sono un bambino, non lo sono più da molto tempo ormai” gli gridò dietro Bagoa.

“Ma cosa ne sai tu di me, Efestione? Tu  che hai tutto. Per te sono poco più di un oggetto. Visto che come tale mi hai trattato questa notte. Lo  avete fatto entrambi”  la sua voce si affievolì sulle ultime parole, mentre un dolore sordo si faceva strada nel suo cuore.

“Non ti rendi nemmeno conto di quello che hai, di quello che puoi dargli, quello che io non potrò mai…” proseguì.

Efestione si girò e lo fissò poi un sorriso si allargò sul suo viso.

“Sei geloso?”

“Sì” ammise Bagoa con semplicità disarmante.

“Sono geloso perché sono innamorato di lui” dichiarò incurante dei mormorii lungo i corridoi.

Il ragazzo persiano credette che Efestione sarebbe scoppiato a riderergli in faccia da un momento all’altro: invece si limitò a piegare il capo di lato e sorridere.

“Lo so”

Quella risposta lasciò Bagoa completamente spiazzato. Si appoggiò con le spalle al muro sentendone l’intonaco duro sulla pelle nuda della schiena.

Si strinse nelle spalle piegando il capo in avanti lasciando che i capelli gli ricadessero in avanti a nascondere il suo viso e le sue lacrime.

Efestione si avvicinò “Alessandro ti ama…” sussurrò.

Bagoa scoppiò a ridere una risata stridula e per nulla divertita.

“Non prendermi in giro sappiamo benissimo chi ama al di sopra di tutto Alessandro: te” sentenziò velenoso.

“Hai ragione ed hai torto. Credevo che lo conoscessi più a fondo” lo rimproverò voltando lo sguardo sul cielo stellato.

“Alessandro ama me, te, Rossane, il suo esercito. Io  modi differenti, ma ci ama. Lui  stesso un giorno me lo disse: ci sono molti di amare…” tornò a posare gli occhi in quelli di Bagoa che sostenne il suo sguardo.

“Ho mai fatto qualcosa per danneggiarti da quando Alessandro ti ha preso nel tuo letto? No. Ti sei mai chiesto perché?” domandò con calma.

“Sì, e mi sono anche risposto perché tu sei l’unico che lui ami veramente ed io sono solo un servo, un eunuco per giunta” disse con amarezza “Mi sono illuso tante volte che i suoi gesti fossero qualcosa di più…” le lacrime tornarono a pungergli gli occhi, ma le ricacciò indietro caparbiamente e torno all’attacco.

“Tu non sei geloso di me, ma di Rossane sì, ho visto i tuoi occhi il giorno del loro matrimonio”

Efestione sorrise tristemente “E’ vero, lo ero. Non lo sono più non ho motivo di esserlo”

Bagoa scosse la testa proprio non lo capiva.

Il giovane macedone fece qualche passo e volse ancora lo sguardo al cielo.

Il cessare del brusio nei corridoi allarmò Bagoa che si guardò intorno. Alessandro era in piedi poco distante dal loro. L’eunuco si immobilizzò. Da quanto era lì.

Efestione guardò Bagoa, stava per dire qualcosa, poi guardò nella stessa direzione del ragazzo e sorrise.

“Da quanto sei qui?” domandò, mentre Alessandro si avvicinava in un fruscio di seta.

“Da abbastanza” rispose guardando Bagoa che abbassò lo sguardo e chinò il capo.

Alessandro gli posò la mano sulla guancia e gli sollevò il viso perdendosi per un momento in quegli occhi neri e profondi; senza dire nulla posò la bocca su quella dell’eunuco baciandolo piano, violando le sue labbra con la lingua senza incontrare alcuna resistenza.

Si sollevò sorridendo lasciando Bagoa stordito da quel bacio. Quindi baciò nello stesso modo Efestione che aveva osservato i due senza fiatare.

Bagoa invece strinse i pugni e distolse lo sguardo. Non riusciva proprio a sopportarlo, era più forte di lui, anche dopo le parole di Efestione.

Efestione.

Bagoa si maledisse di non averlo avvelenato quel giorno lontano.

“Torniamo nella camera, c’è troppa gente curiosa in giro e troppo è stato detto” ordinò il re.

Efestione seguì Alessandro, mentre Bagoa rimaneva immobile fermo dov’era.

Alessandro si volse e sorrise. “Vieni” lo incitò.

Cos’altro poteva fare? Quindi li seguì e si coricò nuovamente con loro. Qualunque cosa gli avessero chiesto doveva farla, non aveva scelta.

Non gli chiesero nulla, Alessandro si limitava ad accarezzargli la spalla nuda.

Bagoa rimase fermo e rigido con gli occhi serrati

“Perdonami” mormorò Alessandro.

Il ragazzo persiano spalancò gli occhi stupefatto non poteva crederci, un re si stava scusando con lui, un servo.

Volse gli occhi su Efestione e scoprì che sorrideva, avrebbe pagato qualunque prezzo per sapere cosa stesse pensando.

Bagoa chiuse gli occhi sospirando voleva solo che quella notte assurda finisse e voleva dimenticarla.

Nella mente dell’eunuco continuavano a rimbombare le parole si Efestione.

Possibile che dicesse il vero? Lui non riusciva a crederci  e se era vero come faceva il macedone a non essere geloso?

Efestione osservò a lungo il ragazzo persiano e, credendo che si fosse addormentato, chiese: “Da quanto eri lì?”

“Ti ho seguito pochi istanti dopo che ti sei alzato”

“Hai ascoltato tutta la conversazione, dunque…”

Il re annuì, spostando gli occhi dal viso di Efestione a quello di Bagoa.

“E’ innamorato di te” sottolineò Efestione scrutando il volto di Alessandro che annuì ancora.

“Quello che gli hai detto è il vero…” sembrava voler aggiungere qualcos’altro, ma tacque.

Efestione sospirò adagiandosi tra i cuscini e chiudendo gli occhi imitato qualche istante dopo da Alessandro.

Nessuno dei due si accorse del sorriso sulle labbra di Bagoa.


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions