Trappola sullo Yamabiko

di Hymeko

"Mokuba-kun, sei davvero certo di poterlo fare?"
Il ragazzino annuì, sospirando:
"Non è un problema. Lo sarà la reazione di mio fratello, però. Senza contare quella che avrebbe ora, se venisse a sapere che sono qui…"
Tutti gli altri assentirono…Anzu, Jono-uchi, Honda e Yugi. Il vero Yugi, non il Faraone. Era dalla notte della nevicata incantata che non usciva dalla sua stanza, nel cuore oscuro del Puzzle Millenario. La notte in cui era stato lasciato…
A nessuno permetteva di raggiungerlo, nemmeno al suo alter ego…la sua anima e i suoi sentimenti si erano sigillati entro quella camera spoglia. Da quasi tre settimane.
Anzu sospirò. Quello che stavano facendo la faceva sentire un po’ sporca. Avrebbero ingannato sia il Faraone che Kaiba-kun, e messo in pericolo Mokuba-kun.
"Eppure non possiamo fare altro. Sono certa che, se si incontrassero, le cose potrebbero cambiare"
"Ne sei davvero convinta?"
Jono-uchi guardò torvo fuori dalla finestra. Il suo astio per Kaiba era tornato a livelli impensabili fino a pochi giorni prima. Pensare a ciò che aveva fatto al Faraone gli faceva andare la bile di traverso.
"Io…sono certo che Anzu abbia ragione. I sentimenti di mio fratello non sono cambiati"
"E come fai a saperlo? Kaiba non è certo uno coerente! Prima non credeva a una parola sul passato, e ora…che diritto ha di basarsi solo su quei ricordi? Non gli importa più il presente? E il loro futuro assieme?"
Non riuscì a finire la frase, colmo di rancore verso il compagno di classe.
Anzu sospirò:
"Ha il diritto di farlo. Noi stessi ci siamo basati solo sugli eventi antichi, finora. Ora non possiamo credere unicamente nel presente perché ci fa comodo. Dobbiamo condividere tutto. Lui l’ha fatto, mettendosi col Faraone ha accettato anche il suo ruolo, ne sono certa. Solo…credo che il suo orgoglio non gli permetterà mai di ammetterlo"
"Sarà, ma non vedo perché perdere ancora tempo con lui"
"Te lo dico io"
Mokuba e Jono-uchi si fronteggiarono.
"L’altro motivo per cui sono venuto da voi, è che mio fratello è effettivamente andato da…Narmer"
Tutti sussultarono, persino il Faraone nel fondo della coscienza di Yugi. I fatti dei giorni precedenti avevano dato ragione a quel pazzo…che fosse anche riuscito a tirare Kaiba dalla sua parte? Sarebbe stato un vero problema, se avessero dovuto contrastare anche il potere della Millenium Rod…
"E-E questo cosa c’entra coi suoi…sentimenti?"
Il biondino poteva a malapena biascicare quella parola…Mokuba abbassò gli occhi, sospirando:
"Ammetto che anch’io ho temuto che volesse schierarsi dalla sua parte, ma ero in errore. Non è stato via molto, e quando è tornato ha detto solo una cosa…che Narmer non avrebbe più dato fastidio a nessuno"
Si guardarono…quella frase poteva voler dire molte…troppe…cose…
Yugi si morse le labbra…sentiva la confusione trapelare dall’anima del suo migliore amico. Era come strappato fra la voglia di intervenire, e la paura di ricevere altre ferite.
’Allora…parlerò io per te’
"Mokuba-kun, cosa pensi abbia fatto tuo fratello?"
Il bambino esitò un attimo, pensando alla figura del fratello che andava a riposare, alla sua mano che stringeva forte l’Oggetto Millenario:
"Io credo che…abbia modificato la mente di Narmer. Non so esattamente il modo, ma penso che fosse questo che intendeva. Forse ha cancellato dai suoi ricordi l’esistenza di tutti noi, forse ha cambiato la sua concezione del presente…qualcosa di simile, insomma"
La domanda che aleggiava nella mente degli altri, se l’avesse ucciso, non fu espressa. Mokuba aveva totale fiducia in lui, non era il caso di guastarla.
"…sinceramente non mi spiace che l’abbia sistemato a dovere"
"Honda…"
"Pensateci…è stata colpa di quel tipo se tutto è andato a rotoli. Se non fosse arrivato lui, adesso il Faraone sarebbe ancora felice assieme a Kaiba!"
Anzu si morse le labbra…il Faraone aveva chiesto a Yugi di trasmettere a tutti il ricordo che Kaiba gli aveva infuso. Dovevano sapere…dovevano sapere la verità. Lui…non poteva permettere che se la prendessero con l’altro senza esser a conoscenza di ciò che aveva fatto…
"Non è detto…forse quel ricordo sarebbe venuto a galla ugualmente, prima o poi…"
Nessuno credeva a quelle parole, neppure lei. Quei due assieme erano troppo felici, per poter pensare a una simile eventualità.
Sbirciò Yugi, riflettendo sul Faraone nel profondo di lui. Le faceva male pensarlo, eppure non riusciva ad avercela con Kaiba. Se il suo ragazzo le avesse fatto una cosa del genere, anche lei lo avrebbe sicuramente mollato. O peggio…riusciva a stento a credere che il Faraone ne fosse uscito illeso. Lo stesso doveva valere per gli altri, perché nessuno dei suoi amici se l’era sentita di affrontare il giovane presidente. Persino Jono-uchi si limitava a imprecargli dietro, senza passare ai fatti.
In più, dalle parole di Mokuba, traspariva come anche Kaiba non se la stesse passando bene, chiuso in un lavoro forsennato, senza tregua, senza riposo…la sua solita reazione, a quanto pareva. Annegare il dolore nell’azienda…
"Sentite, mi piacerebbe rimanere qui, ma se mio fratello mi scopre mi metterà in punizione fino alla maggiore età. Cosa che avverrà quando si incontreranno, immagino"
"Mokuba-kun…"
L’altro scosse la testa:
"Devono tornare assieme. A qualunque costo. Non possono continuare così!"

Yugi camminò piano lungo il corridoio del treno, osservando i sedili, in cerca della nuca della persona che voleva rintracciare. Era la prima volta che saliva sullo Yamabiko Shinkansen, uno dei mezzi super veloci che collegavano Tokyo al nord del paese. Lì viveva una lontana zia cui aveva deciso di andare a far visita…esattamente nel giorno in cui anche Kaiba si recava là per affari.
’Mokuba-kun…buona fortuna’
Il ragazzino aveva combinato perché loro due potessero trascorrere assieme le quasi quattro ore di viaggio. Ovvero, aveva dirottato il posto vuoto accanto a suo fratello, prenotato perché nessuno ci si sedesse, sul suo nome. Avrebbero viaggiato vicini.
Sospirò. Lo aveva trovato…pochi posti più avanti, il viso accanto al vetro, a guardare il paesaggio serale scorrere via. La pioggia torrenziale batteva contro la lastra, uno scrosciare costante che accompagnava la corsa del treno.
’Spero solo che non reagisca troppo male…’
Il piano era semplice…praticamente, lo avevano incastrato. Non avrebbe trovato altro posto in quella carrozza, né nelle due vicine. Mokuba aveva programmato tutto, scegliendo con calma i posti. A lui toccava il resto…ovvero trovare il modo di cacciare il Faraone fuori dal Puzzle, farlo entrare nel suo corpo e farcelo rimanere fino a un chiarimento.
’Definitivo, spero’
Quella tensione gli stava facendo aumentare il ritmo cardiaco…non aveva scelta, ormai. Era lì…per il bene del suo amico doveva trovare il coraggio e buttarsi.
’Forza!’
"Kaiba-kun?"
cinguettò fintamente sorpreso, controllando con noncuranza il numero di sedile sul biglietto e sedendosi con un sorriso.
"Yugi?"
Il presidente lo guardò storto, poi gli prese il biglietto dalle mani e controllò il posto.
"…Mokuba!"
digrignando i denti prese il cellulare e compose in fretta un numero:
"Considerati in punizione. Due mesi"
e chiuse senza aggiungere altro.
"Ma…Kaiba-kun"
L’altro lo bloccò con un gesto della mano:
"Ascolta. Non ho nulla contro di te. Per ora. Quindi vedi di non farmi perdere la pazienza"
Yugi annuì, mordendosi un labbro. Era in pensiero per il ragazzino…
"Almeno non essere troppo duro con tuo fratello…è solo preoccupato per te"
Kaiba inarcò un sopracciglio, evidentemente scocciato:
"Mi vorresti venir a insegnare come educare Mokuba?"
"Assolutamente no! Solo che…"
Tentennò un secondo, prendendo fiato…
"…è in pensiero per te. Lo sai"
"Non mi sembra un buon motivo per tendermi un agguato in treno"
commentò sarcastico il presidente, scrollando la testa.
"Non è un agguato!"
"No?"
Yugi scosse la testa:
"È solo un…tentativo"
"E…vi siete mai chiesti se fosse gradito, questo tentativo?"
L’altro socchiuse le palpebre. Metà del piano era a buon punto. Il Faraone era uscito dal Puzzle, e galleggiava accanto a lui. Sapeva che Kaiba non poteva vederlo, così si accontentava di guardarlo senza essere visto.
’Tipico degli innamorati cotti’
pensò. Era il momento di agire. Dovevano tornare assieme, e lui li avrebbe aiutati.
"Mokuba-kun ci ha raccomandato di non farci troppi problemi. Io…ho deciso di seguire il suo consiglio"
Detto fatto. Prima che il Faraone potesse accorgersene, era nel corpo dell’amico. Impossibilitato a tornare nel Puzzle, con l’anima di Yugi che gli impediva l’accesso. E con Kaiba di fronte a lui, gli occhi blu leggermente sgranati.
Lo aveva riconosciuto, sapeva che era lui…
"I-Io…non ne sapevo nulla"
Sbuffando, Kaiba si girò dall’altra parte. Sarebbe stato meglio passare il viaggio a guardare l’acqua che cadeva, piuttosto che aver a che fare con l’ex.
………
"P-Posso chiederti una cosa?"
Il Faraone si morse le labbra…non aveva nemmeno grugnito.
"N-Non riguarda n-noi. Ma…Narmer"
Vedendo gli occhi riflessi spostarsi su di lui, l’antico re si fece forza:
"È vero quel che ha detto Mokuba-kun? Lo hai…"
"Ho cancellato i suoi ricordi. Nient’altro"
Una risposta breve e astiosa, ma era un inizio.
"Kaiba…"
Il presidente lo fissò. C’era del dolore in quella voce.
"…perché lo hai fatto?"
"Non fraintendere. Non l’ho fatto per te. Solo per me stesso. Altrimenti sarebbe venuto a scocciarmi chissà quante altre volte"
Gli occhi viola si spostarono sul sedile di fronte:
"…e perché non hai fatto lo stesso coi tuoi?"
Il presidente si mordicchiò un labbro. Lui stesso ci aveva pensato centinaia di volte...e la risposta che aveva trovato convinceva il suo cervello, ma non il cuore...
"Semplice. Perché non ricordando avrei corso il rischio di ricadere nelle tue trame. Almeno ora so che persona tu sia realmente"
Le palpebre del Faraone si chiusero. Quella stilettata era sicuramente la prima di una serie di allusioni, più o meno velate. Frustate con l’unico scopo di farlo soffrire, di farlo sentire orribile e meschino. Ci riuscivano perfettamente…non si era mai vergognato tanto di esistere. Se avesse potuto si sarebbe di nuovo nascosto nelle profondità del Puzzle, ma Yugi non glielo permetteva…in quel momento, non sapeva davvero se gli fosse amico. Lo stava forzando a sottoporsi al disprezzo di Kaiba…non ce la faceva più.
"Non ti ho mentito"
Non voleva dirlo, ma gli era sfuggito. E Kaiba non si era nemmeno sprecato a sbuffare…
Faceva così male, essere lasciati per una buona ragione. Nel fondo di sé, lo sapeva…se i ruoli fossero stati invertiti, avrebbe fatto la stessa cosa. Avrebbe lasciato Kaiba…come poteva dargli torto? Eppure lui lo amava…si morse un angolo della bocca. In che situazione si era cacciato?
’…cosa devo fare?’
Continuare a lottare
Mio alter ego…
Condivido il dolore del tuo cuore, ma proprio per questo devi andare avanti. Devi lottare…i suoi sentimenti non sono cambiati. Sono solo coperti di sofferenza

L’altro sospirò.
Immagino tocchi a me rimuoverla, dato che ne sono la causa
Sarò al tuo fianco, come tutti. Non mollare!
…grazie, amico mio

Yugi tornò nel Puzzle, e il Faraone strinse i pugni. Ci doveva pur essere un modo per rimediare! Un appiglio per sgretolare le mura che lo dividevano dal lui…doveva solo pensare. E Kaiba doveva essere il centro della sua mente.
Sbirciò il suo riflesso nel vetro. Erano fermi da un po’ alla stazione di Kitakami, e la pioggia non accennava a diminuire. Kaiba stava guardando fuori, studiando la piattaforma accanto al binario. Il mento appoggiato al palmo della mano, e gli occhi socchiusi…era splendido ma distante...
DLIN DLON
L’altoparlante gracchiò da sopra le porte:
"Si avvisano i signori viaggiatori che, a causa di una frana, la linea ferroviaria rimarrà chiusa per alcune ore. La corsa termina quindi in questa stazione. La JR si scusa per l’inconveniente, e assicura che verrà fornita tutta l’assistenza necessaria ai passeggeri. Vi preghiamo di scendere dal mezzo e di recarvi al punto d’accoglienza accanto alla biglietteria per lo Shinkansen. Ripeto: si avvisano i signori viaggiatori…"
Kaiba sbatté la testa contro il vetro:
"Vi siete messi tutti d’accordo, non è vero?"
L’altro scosse il capo, e si spostò nel corridoio. Non sapeva se quell’interruzione fosse da considerarsi una fortuna, o meno…
………
"Ecco signore, questa è la chiave della sua camera"
"Grazie"
Il Faraone strinse il metallo, mentre saliva per le scale. Il suo trolley da cabina non pesava molto, era pieno più che altro di dolcetti che Yugi aveva scelto per la zia.
Non vedeva l’ora di infilarsi sotto la doccia. Ne aveva enormemente bisogno…l’acqua calda avrebbe portato via le tracce di quel viaggio, e lui si sarebbe sentito più leggero. Senza più l’umidità della pioggia, il senso di colpa, né il rancore a circondarlo.
La piccola stanza era all’ultimo piano di un ryokan convenzionato con la JR…era poco lontano dalla stazione, e i passeggeri del treno l’avevano riempito in fretta. Era fortunato a viaggiare solo, perché gli aveva permesso di non essere diviso da nessuno, e di esser sistemato in fretta. Non aveva pretese esagerate, a lui bastavano un letto pulito e una vasca d’acqua calda.
Chiuse a chiave la porta dietro di sé. Finalmente…un letto matrimoniale all’occidentale riempiva quasi tutta la stanza, e sulla parete di sinistra c’era la porta del bagno.
L’antico re si sedette sul letto, facendosi poi scivolare indietro. Aveva bisogno di calma…
"E tu che ci fai qui?"
Sussultò. La porta del bagno s’era aperta. E ne era uscito Kaiba.
Si fissarono. Il Faraone mezzo steso sul letto, e l’altro in yukata, con un asciugamano sui capelli umidi.
"È-È la mia stanza"
biascicò infine lo Spirito del Puzzle, rimettendosi a sedere…cosa aveva fatto per meritarsi tutto quello?
"Stronzate. È la mia stanza!"
"L-L’hanno data a me! Ecco il documento!"
Kaiba lo prese senza gentilezza. E imprecò.
"Con chi hai parlato alla reception?"
"Con il ragazzo con la treccia…"
Il presidente prese in mano il telefono:
"Lo sentivo che era un deficiente!"
Dalla litigata che ebbe con l’addetto, il Faraone capì che avevano consegnato al presidente una chiave difettosa, e che questi l’aveva rimandata indietro, con la richiesta di averne una funzionante al più presto. Ma, forse per la confusione, forse per la stanchezza, forse per l’ora, la nuova chiave era stata consegnata a lui. Con la stanza.
"…e state pur certi che farò chiudere questo posto!"
Un ultimo urlo, e Kaiba chiuse la telefonata, gettando il cordless sul letto. Lo guardò e lo riprese, digitando in fretta un altro numero:
"Mokuba, sono in un ryokan a Kitakami. Si chiama Katsuya Ryokan. Sì, come quel pulcioso Jono-uchi. Compralo e preparane la demolizione. Non discutere o ti prendi un altro mese di punizione"
Un fulmine cadde poco distante, facendo saltare le comunicazioni...il presidente si accasciò sul letto, massaggiandosi le tempie. Era troppo anche per lui.
Il Faraone allungò una mano verso le sue spalle, ma non accarezzò che l’aria. Non aveva il coraggio di toccarlo.
Conosco i tuoi pensieri, ma non puoi farlo
Yugi…
Non puoi offrirti di andartene! È l’occasione per rimanere veramente solo con lui, per tutta la notte!
Ma…
Smettila di esitare! Agisci! È tuo diritto star qui!
…va bene

Nonostante avesse il sospetto che lo incoraggiasse anche per non rischiare di finire ancora sotto l’acqua, lo Spirito si fece forza. Aveva ragione, quella stanza era anche sua.
Si alzò, prese della biancheria pulita dal trolley, e lo yukata piegato sul letto.
"Che pensi di fare?"
Kaiba gli rivolse un’occhiataccia infuocata.
"Vado a farmi un bagno"
gli rispose con voce neutra.
Il presidente non aggiunse nulla. Non poteva buttarlo fuori, e lo sapeva. Non c’erano posti disponibili nel raggio di chilometri, soprattutto col mezzo tifone che s’era scatenato.
E, nonostante tutto, sepolta sotto tonnellate d’ira e rancore, palpitava la preoccupazione. Non voleva che corresse il pericolo di vagare alla ricerca di un posto per dormire…
"Fa’ un po’ come vuoi"
gli ringhiò, uscendo senza nemmeno prendere la chiave. Aveva bisogno di stare da solo, e di racimolare il coraggio necessario. Avevano una notte da passare nello stesso letto, e lui doveva assolutamente trovare la forza di resistere.
………
"Hai intenzione di continuare per molto?"
Un fulmine cadde vicino, e la sua luce trapassò anche la pesante tenda alla finestra. Il tuono sottolineò l’irritazione nella domanda…era una brutta nottata per Kaiba. Dopo esserselo trovato in treno e in stanza, avevano mangiato poco distanti. Poi lui s’era immerso nella lettura di un quotidiano locale, cercando di non curarsi di quegli occhi che non smettevano di sfiorarlo. Il suo ex era tornato in stanza per primo, e dopo meno di un’ora lo aveva trovato infilato a letto, coricato su un lato, rannicchiato in posizione fetale. E quando s’era steso lui, aveva scoperto che l’altro non faceva che tremare.
"S-Scusa…ma ho troppo freddo"
Kaiba sospirò. Aveva quasi ragione. Neppure lui stava benissimo con quella temperatura, ma non gli sembrava nemmeno che fosse tanto bassa.
Lo guardò. Non si era mosso. Gli dava le spalle, nella stessa posizione di quando era entrato. Forse per non disperdere il calore, o per non vederlo…non lo sapeva. Ma di certo non potevano andare avanti così. Già averlo accanto era difficile, sentirlo poi tremare rendeva tutto sfumato di crudeltà.
C’era solo una cosa da fare, e sapeva che lo avrebbe reso felice, nell’immediato. Per poi colmarlo di acredine il giorno successivo, al risveglio da quella favola…
"Dai, vieni qui"
"Eh?"
Si aspettava quella risposta…non doveva esser facile da credere, dopo tutto quello che gli aveva detto quella sera…
"Ascolta. Sono stanco e voglio dormire. Ma non ci riuscirò mai, con te che fai tremare il letto. Ti faccio notare che di scosse ne abbiamo già abbastanza di naturali, in Giappone. Quindi, o vieni qui, ti scaldi e dormi, lasciando riposare anche me, o ti butto fuori dal letto, e allora scoprirai il vero freddo"
Lo avvertì girarsi piano. Probabilmente era ancora incredulo…
"P-Posso davvero?"
"Hai bisogno di una raccomandata di conferma?"
Non gli avrebbe reso le cose più facili. Non doveva pensare che quel gesto di gentilezza avrebbe portato a un riavvicinamento. Lo faceva solo per se stesso.
’Per me stesso’
Era vero. In parte…ma al resto Kaiba si impose di non pensarci. Aveva un problema maggiore…resistere assolutamente all’istinto di abbracciarlo forte.
La pelle della sua fronte contro la base del collo, e il corpo stretto al suo fianco…Kaiba si morse le labbra, per impedire al gemito che aveva in gola di unirsi a quello sottile dell’altro.
"Grazie, Kaiba"
"Hn"
Il suo fiato gli accarezzava il collo, e il corpo freddo assorbiva il suo calore…capiva il motivo dei tremiti. Non sapeva come avesse fatto a raffreddarsi così tanto, ma almeno per quella notte sarebbe stato al suo fianco. Non ricordava fosse tanto piacevole averlo vicino…
Strinse i denti. Si stava già addormentando…il suo respiro era più profondo e regolare. Sereno e mite, come dopo aver fatto l’amore con lui.
’Smettila di pensarci!’
Ma era una sfida persa in partenza, anche perché il suo ex gli aveva posato un braccio di traverso sulla vita, un candido abbraccio nel torpore del sonno.
Kaiba lo guardò. Fulmini lontani filtravano nella stanza, illuminandogli lievemente il viso. Rendendolo dannatamente bello ai suoi occhi. Quei capelli, quelle ciocche bionde che gli accarezzavano le guance, le punte che gli sfioravano le labbra accompagnando il suo sguardo sulla bocca corrucciata…
"…come puoi essere tanto sottile, eppure così forte?"
mormorò, spostando il viso più vicino al suo. Sapeva che cadendo una volta sarebbe caduto molte volte, quella notte, ma non poteva resistere. Un bacio leggero, il ricordo di una felicità non più sua…ne aveva bisogno. Lo desiderava.
"J-Jon…"
Kaiba si bloccò a un soffio da lui. Stava sognando quel deficiente…nemmeno nei suoi sogni aveva ancora posto, anche se era lui che lo stava scaldando.
"È così difficile…"
mormorò, sentendo i frammenti del suo cuore spezzarsi in pezzi sempre più piccoli, e la speranza insensata, che pur nutriva, bruciare del tutto.
"…avere accanto la propria metà e sapere di non esserne amato"
Gli posò una mano sul fianco, e lo strinse a sé. Non gli restava che vivere di ricordi.

"Avresti potuto svegliarmi. Ho dovuto pregare per avere un po’ di colazione"
Kaiba lo guardò appena:
"Non sono la tua balia"
mormorò, affogando quel che voleva dire realmente…che era rimasto immobile a guardarlo dormire, che svegliarlo da quel sonno sarebbe stato un crimine. Che stava cedendo alla sua forza. Che ancora qualche minuto da solo con lui, e sarebbe caduto in ginocchio. A implorare di poter tornare a essere il suo ragazzo.
"Sì sì"
borbottò l’altro, sorseggiando del tè verde. Svegliandosi da solo in quel letto si era sentito perso. Aveva sperato che gli sarebbe rimasto accanto fino alla mattina…che avrebbe vegliato sul suo sonno sino al destarsi. Era un pensiero stupido, lo sapeva. Stava andando alla deriva, sperava l’irrealizzabile. Non aveva fatto nulla per riconquistarlo, ma pretendeva di riaverlo già per sé. Senza sforzo.
’Scemo…’
Guardò la pioggia cadere…l’intensità era diminuita tanto da permettere l’inizio dei lavori di sgombero della frana. Nel giro di alcune ore i binari sarebbero stati ripuliti, e il viaggio sarebbe ripreso. Non poteva perdere tempo…le sue chance diminuivano più il tempo passava. Kaiba si stava allontanando da lui, un passo dopo l’altro. Doveva tenere il passo, accelerare fino a raggiungerlo. Doveva solo riuscire ad afferrare un lembo del suo soprabito, e non lasciarlo più andare. Non solo per se stesso, ma anche per Mokuba e i suoi amici.
Strinse i denti. Jono-uchi…era un modo per creare un sottile link.
"Kaiba?"
Il presidente staccò a malapena gli occhi dal paesaggio. Ma era comunque un inizio…
"Io…vorrei metterti in guardia. Stai attento"
L’altro continuò a sbirciarlo impassibile, senza dire nulla…il Faraone sospirò profondamente, e continuò:
"Stanotte ho fatto un sogno…Jono-uchi ti pestava a sangue…"
"Pensi davvero che ne sia in grado?"
Si fissarono, poi lo Spirito del Puzzle scrollò le spalle:
"Io so solo che è davvero arrabbiato…quindi stai attento se lo incontri"
Kaiba appoggiò il mento su un palmo:
"Prova a dirgli la verità…io dico che si calmerà"
"…l’ho già fatto. Sanno tutto"
Mordendosi l’interno di una guancia, il Faraone si irrigidì. Ci era riuscito…aveva catturato la sua attenzione.
"Sanno…cosa, esattamente?"
L’altro strinse fra le mani il Puzzle:
"La verità. Ci siamo sincronizzati, e Yugi è riuscito a condividere con tutti i miei amici quel…tuo ricordo"
terminò con un sospiro.
"Spero per te che nel novero di quegli amici non ci fosse Mokuba"
Il Faraone scosse la testa:
"Non gli ho detto nulla. Immaginavo non avresti gradito"
"Allora ogni tanto qualcosa di giusto lo fai anche tu"
commentò acido Kaiba.
"N-Non potevo permettere che se la prendessero con te per il mio comportamento"
"Ma da quanto mi hai detto, Jono-uchi non è molto d’accordo"
"Infatti…per ora l’hanno convinto a stare calmo, però…per favore, non stuzzicarlo. Non so cosa potrebbe fare. Non essere sgarbato con lui, te ne prego…"
Kaiba si alzò, sovrastandolo:
"Mettiamolo bene in chiaro. Me ne sbatto dei tuoi amici. Se pensi che siano in grado di farmi qualcosa, li sopravvaluti più di quel che sapessi già. Soprattutto quello straccio per pavimenti di Jono-uchi. E invece di perdere il tuo tempo a preoccuparti per me, fatti un esame di coscienza, e chiediti se hai ancora il diritto di farmi la predica"
e se ne andò.
Il Faraone si lasciò andare contro lo schienale. Aveva sbagliato di nuovo.
Forse no
Amico…
Io credo che Kaiba ti dia contro più per partito preso, che per vera discordia
Cioè?
Lo spirito di Yugi si sedette sul tavolo.
Penso che lo faccia perché sia più facile che darti ragione, altrimenti il suo rancore diminuirebbe inesorabilmente. E lui desidera che quell’astio resti inalterato, perché gli permette di coprire il dolore che prova
È quello che ha detto Mokuba
Allora stavi ascoltando!

L’altro sorrise, mordicchiandosi una ciocca.
Lo confesso…
Allora che aspetti? Vagli dietro!
Ma…
Non dico di tentare di camminare a braccetto con lui! Solo di…fare in modo di incontrarlo per strada! Kaiba-kun non ha l’esclusiva per passeggiare in questa città!
…si arrabbierà, amico mio
Non so…sotto la pioggia è tutto così romantico…

L’acqua scorreva lungo la tela dell’ombrello, creando una sorta di rete protettiva attorno a lui. Poche persone osavano sfidare gli ultimi sussulti di vita del tifone…aveva i marciapiedi solo per sé, e ne era lieto. L’aria fredda non riusciva a oltrepassare la sciarpa e il soprabito, e i guanti proteggevano le sue mani. Avrebbe potuto camminare per ore…forse sarebbe stato costretto a farlo.
Si mordicchiò un labbro fino a farlo sanguinare. Ma non servì a distrarre la mente, che ancora pensava alla conversazione avuto col suo ex pochi minuti prima.
Rimpiangeva di avergli parlato così, e ammetterlo gli faceva ancora più male. Stava cedendo, cadendo di nuovo ai suoi piedi. Agendo come tutti speravano che facesse.
’Merda!’
Nemmeno in quella situazione riusciva a sconfiggerlo. Non era passato nemmeno un mese, e già gli permetteva di avvicinarsi tanto da far scattare la sua irritazione come meccanismo di autodifesa.
Si fermò davanti a una vetrina, guardando il proprio riflesso e non l’interno. Era alto e slanciato, e anche bello. Se non avesse avuto quell’espressione sempre dura sul viso, probabilmente avrebbe fatto strage di cuori. Peccato che a lui ne interessasse solo uno…e che i dubbi continuassero ad assillarlo.
’Cosa devo fare?’
si chiese, sapendo più che mai di essere solo. Anche Mokuba desiderava vederlo tornare col Faraone, per la prima volta non aveva nessuno cui chiedere un consiglio oggettivo. Gli avrebbe detto che era la cosa giusta da fare, che quel ricordo era falso, o qualcosa del genere…ma cambiare idea avrebbe risolto tutto, i suoi tormenti sarebbero terminati.
’Forse è vero…’
Ma lo era solo in parte, e lo sapeva. Non aveva più fiducia nei sentimenti del Faraone…alla fine la questione era semplice. Si trattava di comprendere se ne valesse la pena. Senza di lui stava male, aveva abbastanza coraggio da ammetterlo. Ma tornare a essere il suo ragazzo quanto dolore gli avrebbe causato? Quanto avrebbe sopportato la vita che gli si prospettava davanti? Diffidare di ogni ragazzo che incontrava, e dei suoi stessi sospiri mentre facevano l’amore. Non sapeva nemmeno se avrebbe di nuovo avuto il coraggio di toccarlo. Aveva paura di scoprire che tutta la sua insistenza era solo dovuta alla mancanza del giocattolo preferito.
Gli si strinse il cuore, e riprese a camminare. Lo amava, maledizione! Perché aveva un cuore ancora in grado di soffrire? Con tutto quello che gli era capitato, non poteva limitarsi a pulsare e basta?
Guardò il cielo. Non accennava a smettere di piovere. Le strade erano piene d’acqua, e il fiume che attraversava la città era in piena. L’acqua marrone trascinava rami e rifiuti, accumulandoli vicino ai pilastri del ponte. Una situazione non esattamente sicura.
’Chissà se si sta preoccupando per me’
Sbirciò l’orologio, e fischiò…era uscito da più di due ore. Gli era sembrato molto meno. Se Mokuba avesse passeggiato in una simile situazione, sarebbe uscito a cercarlo dopo dieci minuti.
Però…dopo quello che gli aveva detto a colazione...era naturale che non smaniasse di corrergli dietro. Forse aveva esagerato. Non aveva il diritto di prendersela così…il Faraone era preoccupato, e gliel’aveva dimostrato. In fondo, era una testimonianza di quanto tenesse a lui.
Rimpiangeva di averlo apostrofato in quella maniera, anche se causargli sofferenza era uno dei pochi modi che conosceva per lenire la propria. Ma come poteva scusarsi? Seto Kaiba non aveva mai chiesto perdono! E non poteva certo iniziare con lui! Perché se davvero…
…se davvero non l’avesse amato…
…avrebbe saputo di possedere il più innamorato dei giocattoli.
"Merda!"
La sua sagoma riflessa continuava a chiamarlo, a sottolineare come stesse male da sola. Che se avesse avuto qualcuno vicino sarebbe stata magnifica. L’ombrello che lo riparava era così grande…Kaiba non poté trattenersi dal guardare il vuoto accanto a lui. Quel ragazzo minuto ci sarebbe stato comodamente, nessuno si sarebbe bagnato…
’Non abbiamo mai passeggiato assieme sotto l’acqua’
La pioggia aumentò all’improvviso, costringendolo a ripararsi sotto un portico. I negozi erano aperti, e alcune coppiette chiacchieravano incuranti dello scrosciare. Per quelle persone non esistevano che loro, il resto del mondo era solo un surplus.
Anche per lui era stato così…e per la prima volta Kaiba provò invidia.
Strinse i denti. Doveva rischiare. Aveva vinto tutte le scommesse fatte in passato. Il suo istinto gli diceva che era la cosa giusta da fare…non aveva mai sbagliato.
Si avviò verso l’albergo, deciso a sfidare la furia del nubifragio. Doveva tornare da lui, e credere…il resto sarebbe venuto da sé.
A metà strada, una vetrina colpì il suo sguardo, ed entrò. Era stato lui a lasciare…toccava a lui fare il primo passo.
………
"Scusa…tu non sei Yugi Muto?"
Il vero Yugi spinse il Faraone ad annuire. C’era il rischio che Kaiba fosse da quelle parti, non voleva frapporsi in un eventuale riavvicinamento.
"S-Sì"
"Non mi riconosci, vero?"
"Ehm…"
I due spiriti si guardarono, ma nessuno aveva capito.
"Un piccolo indizio: ti ho invitato alla mia festa in maschera. Ad Halloween"
Il Faraone sussultò:
"Tu sei…Nakano! Ren Nakano!"
Come aveva potuto esser tanto stupido? Era a quella festa che lui e Kaiba si erano baciati la prima volta.
"Esatto. Hai partecipato? Non sono riuscito a riconoscerti in nessuna maschera"
"Ah…ho girovagato un po’ per le stanze…non mi sono fatto notare molto"
Più che altro ti sei imboscato con Kaiba…
gli fece notare Yugi con un ghigno…ancora non gli aveva perdonato il silenzio iniziale, e tutti quei segreti.
Mio alter ego, ti prego non ora!!!
"Senti, non hai voglia di mangiare qualcosa? Mezzogiorno è vicino, e io inizio ad aver fame. Così possiamo chiacchierare un po’"
Nonostante lo spirito di Yugi avesse scosso la testa, il Faraone accettò. Aveva bisogno di distrarsi un po’.
"Bene, ti va di pranzare in quel locale?"
"Certo"
Si sedettero accanto alla vetrata, al secondo piano. Potevano dominare buona parte del quartiere, e in lontananza il fiume faceva capolino fra gli alberi. La pioggia non accennava a diminuire, a volte anzi aumentava, incupendo sempre più la giornata.
"Allora, cosa mi racconti? Come mai sei qui?"
L’antico re assaporò l’udon caldo che aveva nella ciotola:
"Io…ero sullo Yamabiko di ieri sera, ma…"
L’altro lo interruppe:
"Davvero? Anch’io, che coincidenza! In che carrozza sei?"
"Nella seconda"
"Ah, io nella quinta"
Il Faraone si concentrò sul cibo. Non sapeva bene come continuare quella conversazione…Nakano si stava comportando in modo troppo amichevole. Non si erano mai parlati prima, cosa voleva da lui?
"Viaggi solo?"
Yugi scosse la testa…il suo amico s’era quasi strozzato col brodo.
"Ehm…più o meno. Ho scoperto che il mio posto è accanto a quello di…un amico"
Ce ne voleva a definire così Kaiba, soprattutto in quella situazione, ma qualcosa gli suggeriva di non dirgli che era lì col lui.
"Ah. Dove siete ospitati?"
Il Faraone si morse le labbra…non voleva ritrovarselo in alloggio.
"In un ryokan vicino alla stazione. Non ricordo il nome"
Mentì spudoratamente, ma non si sentì in colpa. Il suo alter ego aveva ragione. Non sarebbe dovuto andare lì.
"Mi permetti una domanda un po’ indiscreta? Se vuoi però non rispondere"
"…certo"
Bevendo il brodo a piccoli sorsi, l’antico re attese. Sperava solo che non volesse fargli domande su Kaiba…
"Ti è successo qualcosa di sgradevole? Prima avevi un’aria molto afflitta, e anche ora…è chiaro che non sono io quello con cui vorresti essere"
Si fissarono. Nakano aveva capito tutto in fretta…il Re dei Giochi doveva stare attento. Se Kaiba avesse saputo che ne aveva parlato con uno dei suoi concorrenti, avrebbe messo una lapide su di lui.
"Io…ho fatto qualcosa che…ha profondamente ferito la persona che amo. Che…mi ha lasciato"
e con quello sperava di aver chiuso il discorso.
"Ah…"
Negli occhi di Nakano c’era un luce che non vedeva da molto tempo: la comprensione.
"…mi dispiace. Non volevo essere indiscreto"
L’altro scosse la testa, assaggiando del tempura di verdure:
"Non ti preoccupare"
"Io…so che non dovrei dirlo, dato che non conosco la situazione, però vorrei che ti facessi forza. Tornerà da te…ne sono certo"
L’occhiata che il Faraone gli rivolse lo fece arrossire. Proprio come aveva detto, non sapeva nulla. Come si permetteva di parlare?
"Scusami, ma mi sono semplicemente immedesimato. Solo un idiota potrebbe rinunciare a te"
"Eh?"
I due spiriti si sbirciarono. Ma di cosa stava parlando quello?
"Ehm…ho parlato troppo?"
Il Faraone lo fissò, improvvisamente interessato:
"Nakano…tu sei gay?"
L’altro avvampò. Poi annuì.
"Guarda che non c’è niente di male"
"Non puoi capire. Un industriale che opera in un campo destinato anche ai bambini, se dà lavoro alle minoranze è considerato un grand’uomo. Ma se appartiene egli stesso a una minoranza come quella omosessuale…rischia di essere tacciato come un pervertito che tenta di traviare le menti della gioventù"
Anche Kaiba gli aveva spiegato un qualcosa di simile…la gente sapeva davvero avere delle paure ridicole.
"Ti pesa molto questa segretezza?"
Al suo ex ragazzo non importava molto, e a lui bastava che i suoi amici fossero con lui, ma Nakano sembrava parecchio abbattuto:
"Un po’. Vorrei poter uscire con un ragazzo, e parlarne liberamente, ma i miei obblighi non me lo consentono. Troppe persone dipendono da me"
"Già…sarebbe bello se questo mondo fosse perfetto, vero?"
"Sì…ma spero che trovando la persona giusta, tutto lo diventi"
"…è bello stare col ragazzo che si ama"
mormorò il Faraone soprapensiero…
Faraone!!!
La sua attenzione si spostò dall’amico al ragazzo seduto di fronte a lui, che lo guardava ad occhi sgranati:
"Allora sei gay anche tu?"
"Ops…"
Lo Spirito del Puzzle si gelò, incredulo. Aveva appena fatto outing. Con una delle persone che il suo ex più detestava.
"Ehm…sì"
"E…e…sei stato…lasciato da lui…"
Detestandosi per la propria stupidità, lo Spirito del Puzzle annuì. Era un in guaio, e non vedeva come uscirne.
"Stai tranquillo, non ti chiederò altro. Nemmeno le iniziali del suo nome. Non sono un ficcanaso, e ti chiedo scusa se lo sono sembrato"
Nel sorriso comprensivo di Nakano, il Faraone trovò un piacevole calore. Era bello sapere che qualcuno non desiderava impicciarsi degli affari suoi, o non lo giudicava per ogni azione…
"Ti ringrazio"
"Comunque, ripeto quello che ho detto prima. Tornerà presto da te"
"Come fai a dirlo?"
gli domandò, con un sorriso pallido. Stava iniziando a provare simpatia per quel ragazzo. Kaiba era prevenuto nei suoi confronti, e probabilmente la cosa era reciproca, ma lui era fuori dalle loro beghe. Non aveva mai parlato dei suoi problemi di cuore con un altro ragazzo gay…Kaiba aveva affermato di non esserlo, e di certo non era una persona molto comunicativa.
"Semplice. Deve essere meraviglioso avere te come compagno"
L’altro non comprese subito il significato profondo di quella frase. Si fermò alla superficie, lusingato dal complimento. Era tanto tempo che non ne riceveva uno…
Fu Yugi a fargli notare la sottile affermazione dietro di esso:
Faraone…non è che ti sta corteggiando?
Eh?

Gli occhi di Nakano erano fissi su di lui, e splendevano…l’antico re strinse i pugni, scuotendo la testa:
"Non credo proprio…non sai nulla di me, né di ciò che ho fatto"
Ma il giovane di fronte a lui era un industriale…abituato come Kaiba a non mollare mai, a tentare fino alla fine di ottenere ciò che voleva:
"E non mi daresti l’occasione di…conoscerti meglio?"
Il Faraone digrignò i denti. Nakano era riuscito in due minuti a fargli ribaltare l’impressione che aveva di lui:
"Perdonami, ma credo che questa conversazione stia andando troppo oltre"
Con un sospirò, l’altro alzò le mani:
"Ok, mi arrendo…non vorrei guastare sin dall’inizio questo rapporto"
"Nakano…non abbiamo un rapporto"
"È l’albore di un’amicizia, no?"
"…vedremo"
terminò lo Spirito. Si stava allargando troppo, e quell’eccesso di comprensione iniziava a dargli fastidio. Si sentiva colpevole, e non poteva accettare l’assoluzione di uno sconosciuto senza aver ricevuto quella dell’amato.
"Non essere duro con me. Mi sono arreso, no?"
Il Faraone si ritrovò a sorridere. Era come essere alle prese con un cucciolo insistente.
"Perdonami se ti ho infastidito con la mia insistenza, Yugi. Quando sto bene con una persona, tendo a parlare troppo. E tu…credo che sarei felice con te"
"Davvero?"
Era la prima volta che qualcuno che non fosse Kaiba manifestava interesse per lui…
"Sì. Sei triste ma forte, dolce e determinato…sei tutto. Ora…so che probabilmente mi detesterai, e lo comprendo, però…non posso non chiedertelo. Potresti concedermi di spostarti una ciocca dal viso?"
Yugi e il suo alter ego si scambiarono un’occhiata veloce, e il primo scrollò le spalle. Non toccava a lui la scelta.
Lo Spirito del Puzzle sospirò. Se lui avesse fatto una simile richiesta a Kaiba, avrebbe dato qualsiasi cosa per ricevere un sì. Toccarlo per attenuare il dolore che aveva nel petto. In fondo, gli chiedeva solo di sfiorargli una ciocca…gli sorrise piano, sperando che presto fossero di nuovo le mani di Kaiba ad accarezzarlo.
"Solo una ciocca"
mormorò flebilmente.
Nakano non fece nulla di più. Scostò leggermente i capelli dal suo viso, contemplando il sorriso sottile sulle sue labbra, trovandolo carico di fascino e regalità.
Anche il Faraone sorrideva. Si sentiva leggero…con quel semplice gesto, una persona stava meglio.
Peccato che Kaiba avesse assistito alla scena. Dall’altra parte della strada, mentre tornava in ryokan. Si era fermato un attimo, il suo sguardo inspiegabilmente attirato verso l’alto, alla vetrata di un ristorante. In tempo per vedere la mano di Ren Nakano toccare il viso del suo ex ragazzo. Del ragazzo che amava. Che sorrideva all’odiato concorrente.
"Perché devo sempre assistere a queste scene?"
si domandò, il suo destino che procedeva appaiato a quello che era stato di Seth. Anche la sua mano abbandonò nella tasca la scatoletta che teneva stretta…dentro c’era la sua richiesta di perdono. Due fedi…che sarebbero rimaste inutilizzate.
Strinse i denti. Doveva continuare a camminare. Aveva passato situazioni peggiori. Il suo cuore aveva ricevuto semplicemente un’altra ferita, non restava che indurirlo ancora di più.
Si diede dello stupido. Dopo quella notte, dopo la chiacchierata a colazione, gli aveva creduto. Era cascato come uno sciocco nella sua trappola, aveva creduto che lo amasse davvero. Chissà che risate s’era fatto alle sue spalle…
"Merda!"
Riprese a camminare. La linea sarebbe stata riaperta di lì a poco, aveva sentito in giro. Sarebbe ripartito appena possibile. Da solo.

"Fratello…cos’è successo?"
Mokuba lo seguì per i corridoi della loro villa, correndo per riuscire a tenere il suo passo. Non aveva ancora detto una parola, cosa strana dato che con lui non era mai stato particolarmente taciturno.
"…fratello"
Non l’aveva più sentito da quando gli aveva ordinato di comprare il ryokan; gli aveva solo mandato una mail dopo che l’affare per cui era in viaggio era stato concluso.
Kaiba si fermò. Non poteva prendersela con Mokuba, lo sapeva. Aveva già ricevuto la sua punizione, sfogarsi su di lui sarebbe stato ingiusto.
In quel momento gli dava le spalle. Non avrebbe visto la sua espressione…poteva parlare più o meno liberamente:
"Mokuba…so che l’hai fatto per il mio bene, ma non voglio più che tu ti…infanghi stando vicino a lui. Non merita la tua fiducia"
"Perché? Fratello ti prego!"
Doveva dargli una spiegazione, lo sapeva. Un motivo che tranciasse definitivamente il legame che ancora c’era fra loro.
"Perché…ha già trovato qualcun altro per consolarsi"
L’ansito del fratellino convinse Kaiba a concedergli ancora qualche secondo, anche se non si girò. Non ne aveva la forza…faceva male, anche solo raccontarlo.
"N-Ne sei certo?"
Mokuba non poteva crederci…il Faraone amava suo fratello, doveva esserci un errore…sicuramente c’era…
"L’ho visto coi miei occhi…sorridere mentre si lasciava accarezzare…sul viso"
"P-Poteva essere un suo amico!"
Kaiba sorrise. Il fratellino gli voleva davvero bene. Vagliava ogni appiglio, ogni possibilità, ogni possibile combinazione, in cerca di una spiegazione diversa dalla sua…gli spiaceva dover uccidere quelle speranze…
"Era…Ren Nakano"
mormorò aprendo la porta, ben sapendo di gelargli in gola ogni possibile replica.
Mokuba fissò il legno scuro che si chiudeva. Le orecchie gli facevano male.
Si morse un labbro. Doveva saperlo dal Faraone. Doveva credere che suo fratello avesse visto male. Non poteva, non poteva davvero essersi messo con Nakano!
………
Yugi e i suoi amici sussultarono quando la porta si spalancò. Mokuba entrò di corsa, ansimando.
"Ho bisogno di parlare con lui!"
biascicò con gli occhi lucidi.
"Mokuba-kun, calmati e siediti"
Anzu tentò di farlo accomodare, ma lui si piantò davanti a Yugi:
"Fammi parlare con lui! Voglio parlare con lui!"
"S-Sì"
Il Faraone prese il controllo del corpo, leggermente in ansia. Il ragazzino sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
"Eccomi…dimmi"
"Cos’hai fatto a mio fratello! Cos’hai fatto a mio fratello!!! Come hai potuto fargli questo! Mi avevi detto che volevi tornare con lui! Invece lo hai ferito ancora di più!"
In preda all’ira Mokuba lo prese per il colletto e iniziò a scuoterlo, unendo tutta la sua disperazione alla poca forza delle braccia.
"Mokuba fermo!!!"
Honda e Jono-uchi lo allontanarono dal loro amico, che fissava scioccato il ragazzino scalciare e imprecare contro di lui.
"Mokuba-kun calmati e spiegati"
"Chiedetelo a lui! È tutta colpa sua, ha fatto bene mio fratello a lasciarlo! Lui ha di nuovo rovinato tutto, e adesso mio fratello sta peggio! Non volevi tornare con lui, volevi solo farlo soffrire ancora! Ti odio! Ti odio!!!"
urlò, accasciandosi a terra, trattenendo a stento lacrime di rabbia. Non era giusto…non era giusto…
Anzu, Jono-uchi e Honda fissarono il Faraone, che restituì loro uno sguardo vuoto:
"Io…non ho idea di cosa stia dicendo"
"Non fare il finto tondo!"
sibilò il fratellino del suo ex, tendendo i muscoli.
"Mokuba…io non…"
"Smettila smettila smettila!!! Come hai potuto farlo!!!"
I tre ragazzi dovettero usare tutta la loro forza per trattenerlo, per impedirgli di farsi del male per la foga, mentre copriva di insulti il loro amico, che subiva passivamente i suoi attacchi. Mokuba era un fiume in piena, il dolore traboccava da ogni sua parola, e la disperazione guidava le sue azioni…il Faraone lo lasciò sfogare. Se lo aveva scelto come capro espiatorio, si sarebbe docilmente adattato. Sapeva che non sarebbe durata molto…stava troppo male per continuare…già i singhiozzi spezzavano le sue imprecazioni.
"E…proprio con lui dovevi tradirlo?"
L’ultima frase spiazzò tutti, a partire dal Faraone.
"C-Che cosa stai dicendo?"
"Perché l’hai tradito???!!! Mi avevi giurato d'amare mio fratello!!!"
"…è la verità"
Quel soffio fu coperto dalle urla di Mokuba, che con rinnovata energia aveva ripreso a insultarlo…il Faraone fissò Yugi, che era sbiancato.
Io…credo di aver capito…
Yugi…
Lui…deve averti visto

"Perché ti sei messo con Nakano se ami mio fratello?!"
Il cuore del Faraone saltò un battito. Li aveva davvero visti…
"Mokuba…"
"Perché ti sei lasciato accarezzare da Nakano se non lo ami?!"
Non c’era più forza nelle sue grida. Solo odio. E negli occhi dei suoi amici, lo Spirito del Puzzle leggeva incredulità.
"È un equivoco. Solo un equivoco"
mormorò.
"Certo…peccato che come al solito sia mio fratello a soffrire!"
Mokuba si liberò dagli altri, e si diresse verso la porta.
"Non hai idea di quello che hai fatto! Non sai cosa era disposto a fare per te mio fratello!"
aggiunse prima di uscire. Suo fratello non lo sapeva, ma cercando il suo cellulare nel soprabito, aveva trovato la scatoletta della gioielleria, aveva visto le fedi…
"Faraone…"
"Mi ha solo chiesto di lasciarmi accarezzare…perché così si sarebbe messo il cuore in pace"
Anzu si morse le dita:
"E non hai pensato che Kaiba avrebbe potuto vedervi?"
"…no"
Nella stanza scese il silenzio. Avevano pensato a quel piano per farli riavvicinare. Non avrebbero mai creduto che invece le cose si sarebbero complicate…

Fine


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