Toxic
Intoxicated
Remix
By
Voce del Silenzio
Oddio!
Oddio che fame che mi fa venire! Che fame di pelle, liscia,
vellutata, che sembra brillare quasi, sotto la luce dei neon di questo
studio. È bello. È troppo bello. E mi fa venire fame.
Sono stati scelti i
dieci ragazzi più belli di tutto il paese, e lui è fra questi, solo per
farmi venir male mentre lo guardo.
Devono fare un servizio fotografico di moda. Deve essere
stato uno stilista emergente ad aver voluto modelli sconosciuti per
questa sua collezione, e così sono qui a guardare Kaede che si mette in
pose bollenti, con vestiti succinti, e mi tira sorrisi idioti che, come
frecce, centrano il bersaglio e mi mettono in tensione. I pantaloni mi
sono stretti.
Ora sta indossando
dei jeans a vita bassissima. Solo quelli, a petto nudo su di una
panchina di legno bianco. Partono stretti
stretti. Cominciano ad allargarsi solo quando arrivano al
ginocchio. Sta inginocchiato, in questa panchina dalle assi bianche. Ha
i gomiti appoggiati allo schienale. Lo schienale è rivolto verso
l’obiettivo, e verso di me. Ha la schiena inarcata. Le dita si toccano
appena in quest’incontro di arti. E i pantaloni gli arrivano appena a
coprire quel fondoschiena che, senza esagerazioni, sfiora la perfezione
geometrica di una sfera, sotto i jeans. Aderenti e bassi.
Adesso, rimanendo inginocchiato, raddrizza la schiena. Si
mette i pollici delle mani dentro i pantaloni. Appena, appena dentro, e
se li tira ancora più giù. Le fasce di addominali spiccano, come l’erba
che esce tra una mattonella e l’altra.
“Sorridi…” gli dice
il fotografo.
Lui non lo fa.
Oddio. Oddio. Oddio.
Che fame.
Non sorride, ma ha quell’espressione maliziosa che mi fa
sempre quando siamo in una stanza da soli. So che vuole che lo guardi e,
in effetti, non è possibile distogliere lo sguardo. Lui si diverte
perché sa cosa sto facendo. Mi sto perdendo in un mare di sudore. Ha
accettato il lavoro solo per questo. Idiota!
La panchina viene tolta e lui si posa alla parete, sempre
bianca, che gli sta dietro. Si appiccica alla parete, voltandoci le
spalle. Ha la guancia destra incollata al candore e qualche capello
color tenebra crea una fantasiosa acconciatura senza ordine.
“Tira un po’ in fuori il culo!”
No! Questo non deve dirlo il fotografo! Mi vuole vedere
morto?
Le mani, a livello della testa, anch’esse appoggiate alla
finta parete bianca. E questa schiena che, incurvandosi lievemente,
mette in risalto queste curve intrappolate nei jeans.
Quei jeans!
“Ok, ora vai a metterti i boxer!”
Ora c’è un divano ad essere il portavoce del bianco. Lui ci
sta spaparanzato sopra, con la gamba sinistra leggermente piegata ed
inclinata verso destra. La destra diritta. Ha solo questi boxer neri.
Attillatissimi. Ha una mano che va ad accarezzarsi dietro la nuca.
L’altra entra nei boxer. Uno sguardo di fuoco. Un po’ disinteressato.
Vorresti essere tu, il proprietario di quella mano. Ne senti la
necessità. Hai quella voglia, quella fame, quella brama di stringere
forte… e lui lo sa.
I muscoli che formano dune sulle braccia, che formano
conche, che formano nuvole e che sollecitano il desiderio. Chiude gli
occhi e rimane serio. Rimane con quella mano dentro ai boxer, quella
mano… andrei là a strappargliela, o forse gli strapperei i boxer, perché
quando fa così io mi accendo proprio, e allora non me ne frega niente di
nessuno… vorrei solo averlo nudo sotto, o sopra di me!
“Bene, ora gli slip!” che cosa? Ci sono anche gli slip?
Se ne va dal set e nel farlo mi passa davanti, con quel suo
culo perfetto! Ghigna! Oh, sì, mi ha ghignato! Imbecille!!!
Arriva dopo due minuti, durante i quali sono andato a
sedermi perché, beh, perché… sì, insomma stando in piedi… si vedeva… sì,
ecco…
Indossa degli slip bianchissimi, che non hanno niente di
speciale. Non capisco perché devono essere pubblicizzati…
Lui è in piedi. Lo
sfondo nero. E quel tessuto bianco che senza un briciolo di pudore gli
forma un… si adagia sul… una confezione perfetta! Curve equilibrate e
piene. Lui in piedi senza far niente, che pur non facendo niente mi fa
sudare troppo.
Sei tossico, mi avveleni con la tua presenza, e invece di
morire io soffro come un dannato. Soffro perché tu mi hai avvelenato!
“Acqua!” ti buttano una secchiata d’acqua addosso.
I tuo capelli neri che adesso gocciolano, gocciolano sul
tuo petto e su tutta la tua pelle, che sembra essere stata baciata dalla
rugiada e che ti rende più sexy. Dannatamente sexy!
Gli slip sono diventati di niente. Si vede tutto. Ti si
vede sotto. E io sono qui seduto, stretto dentro un paio di pantaloni. E
tu continui a fare il figo!
Ti si vede tutto, e ti voglio completamente.
Sei tossico, tossicotossico! Mi avveleni!
Sei la mia droga!
Assuefazione…
Mi mordo la mano sinistra. La mordo forte perché sto
soffrendo dal dolore. Ti voglio! Adesso! Togliti quelle cazzo di
mutande!
Sei tossico!
- fine
-
Disclaimers:
i personaggi protagonisti della storia sono di proprietà del signor
Inoue e degli aventi diritto. Il titolo mi è stato ispirato da un remix
della canzone Toxic di Britney Spears, canzone con cui la storia
non ha niente a che fare.
Se volete
contattarmi, io attendo… il mio indirizzo è nella sezione ‘Indirizzi
Autori’.