Altra HanaRu… inutile dire che i personaggi non mi appartengono, vero?

Per Ria e Nausicaa, che sopportano tutte le sciocchezze che dico e che riescono sempre a riportarmi sulla ‘retta via’…

Un saluto a Calipso

 


Top Dunk!!

di Greta


"Che palle, oggi arriverà il nuovo comandante…” sbuffò Yohei Mito, fissando il calendario.

“L’eroe?!” rispose sarcasticamente il suo migliore amico, Sakuragi Hanamichi.

SBONK!

“Sei proprio una scimmia demente! Porta rispetto, non sei degno neanche di lustrargli le scarpe a quello!” abbaiò il caposquadra, Akagi Takenori.

“Vorrei tanto sapere come sarà riuscito a far carriera così rapidamente… raccomandato!” bofonchiò ancora Sakuragi, scuotendo i capelli rossi e cercando di far riallungare il collo, rincagnato dal pugno del ‘gorillone’.

“Ma è vero che è riuscito ad abbattere da solo tutta la squadriglia della base Kainan nelle ultime due edizioni del ‘top gun ’?”

“Che domande idiote che fai, Kogure… lo sanno tutti! E comunque questo non basta per considerarlo un eroe!” insistette Sakuragi.

“SCIMMIA!! Non chiamare Kimi-kun ‘idiota’! Qui c’è un solo idiota, e sei TU!” la voce dell’asso della squadriglia, Mitsui Hisashi, si levò improvvisamente in difesa del timido Kogure.

Ma il rossino si limitò a sogghignare… era sempre un successo far esplodere quel mezzo teppista, entrato in aviazione solo per scampare alla galera.

Proprio mentre tutta la squadriglia era occupata con queste chiacchiere amene, arrivò dall’altoparlante la convocazione del generale Anzai, il capo della Base Shohoku.

La segretaria del generale, quella moretta tutto pepe rispondente al nome di Ayako, li fece accomodare nella sala riunioni.

Ayako era una istituzione nella base: era infatti l’unica donna decente, l’unica donna sotto i trenta, diciamo… l’unica donna.

Li accolse sorridente e gentile come al solito, e come al solito poco propensa ad accettare le avances del tenente Miyagi Ryota… il tappetto del gruppo, quello che non si capiva come avesse fatto a passare le visite mediche.

“Sedetevi qui, il generale sta per arrivare” disse la ragazza, poi fece per andarsene, ma si fermò ancora un istante, come vittima di un improvviso ripensamento “Tenente Sakuragi… veda di non farsi trovare dal capo con i piedi sul tavolo!” osservò, prima di girarsi nuovamente ed uscire dalla stanza.

 

“Salve ragazzi…” il generale Anzai assumeva sempre un tono paterno con i ragazzi della squadriglia degli F16. Questo gruppo era la punta di diamante della base, tutti ragazzi sprezzanti del pericolo, sempre pronti a buttarsi a cuor leggero nelle imprese più folli… forse a volte troppo a cuor leggero, tanto che lo Stato Maggiore aveva deciso di nominare un nuovo comandante, a cui fare seguire espressamente le ultime fasi della loro preparazione.

All’ingresso del generale scattarono tutti sugli attenti.

“Riposo, riposo…”

Si sedettero di nuovo.

L’anziano soldato non sembrò voler perdere tempo, infatti, subito dopo aver passato uno sguardo bonario su tutti loro, attaccò con il breve discorso che si era preparato:

“Andiamo immediatamente al motivo per cui vi ho chiamati: oggi è arrivato il nuovo comandante della sezione ‘fighter’… Probabilmente la sua fama lo ha preceduto: sapete tutti quanto la sua carriera sia stata rapida e fulgida, quindi non voglio che mi facciate fare brutte figure. Allo Stato Maggiore, il generale Taoka si fida molto del suo giudizio, se dovesse fare dei commenti negativi… ci siamo capiti, vero?”

Tutti annuirono, un po’ annoiati.

Suonò l’interfono. La voce di Ayako annunciò l’arrivo del maggiore.

“Fallo entrare” rispose Anzai sorridendo.

Appena chiusa la comunicazione, il generale lanciò un ultimo sguardo di avvertimento ai suoi ragazzi…

E in quel momento si aprì la porta.

“Cazzo!” esclamò Sakuragi incapace di trattenersi.

“…gulp…” fece Mitsui, meritandosi uno sguardo di disapprovazione da parte di Kogure.

Nel frattempo Miyagi e Akagi guardavano il nuovo entrato con le bocche aperte…

“Ragazzi, questo è il vostro nuovo comandante: il maggiore Kaede Rukawa.”

 

Il motivo di queste reazioni?

Nessuno di loro aveva mai visto Kaede Rukawa.

Era giovane, probabilmente più di molti di loro, ed era… beh, incredibilmente bello, di una bellezza quasi androgina: alto e magro, la pelle chiarissima su cui spiccavano due grandi occhi blu. I capelli neri, poi, accentuavano il gioco di contrasti sul suo viso, con la lunga frangia che gli accarezzava la fronte spaziosa.

“Maggiore Rukawa, è un onore per noi averla nella nostra base” disse Anzai, accennando un breve inchino.

L’altro rispose secondo la prassi, facendo il saluto militare.

Dopo i convenevoli di rito, il generale decise di presentare i membri della squadriglia degli F16:

“Akagi Takenori, il caposquadra”

Il gorillone fece il saluto mentre Rukawa rispose con un cenno con la testa.

“Mitsui Hisashi… terzo nel ‘top gun’ dell’anno scorso. Kogure Kiminobu, Yohei Mito, Miyagi Ryota e….TENENTE SAKURAGI SI METTA IMMEDIATAMENTE SUGLI ATTENTI!!!!”

Il generale Anzai era sconvolto: possibile che quel deficiente fosse assolutamente allergico alla disciplina?!

Lo sguardo del Maggiore, fino a quel momento non molto espressivo… diciamo pure completamente indifferente, divenne gelido.

Sakuragi fece una pantomima di saluto, borbottando:

“…ao…”.

Anzai, inizialmente rimasto immobile, incapace di reagire a quella chiara mancanza di rispetto, impiegò pochi istanti per riscuotersi, poi cominciò ad avvicinarsi al sottoposto con il mento che gli tremava di rabbia… Eppure non riuscì a dire niente, perché in quell’istante si levò per la prima volta la voce fredda di Rukawa:

“No, generale, lasci a me il compito di riportarli in riga”.

E in quel momento tutti i membri della squadriglia F16 sentirono un brivido gelido correre lungo le loro schiene…

 

“Io non intendo stare agli ordini del ‘principino’…” borbottava Sakuragi, stravaccato con gli altri sui divani del circolo ufficiali “…già mi sta sulle scatole, con quella sua arietta perfettina!”

“L’aspetto sarà pure da ‘piccolo lord’, ma se non sei un pilota con le palle, non vinci per due anni di seguito il ‘top gun’ completamente da solo!” ribatté Yohei, che non comprendeva l’astio esagerato dell’amico. E poi quella scena davanti ad Anzai! Era vero che Hanamichi non era mai stato un sostenitore delle ‘regole’, però salutare un superiore… un maggiore… con un ‘ao’ non l’aveva mai fatto!

Improvvisamente nella sala fece irruzione Kogure, e doveva essere reduce da una lunga corsa, perché aveva ancora il fiato corto:

“Siamo tutti convocati sulla piazza d’armi… pare che il maggiore voglia parlarci!” mormorò ansimante.

“Già comincia a rompere il cazzo, questo!” sbraitò il rossino, guardando con odio tutti i compagni che erano scattati in piedi alla comunicazione.

Yohei lo strattonò per un braccio, trascinandoselo fuori a forza:

“Hana-chan, piantala, o le tue lamentele finiranno per danneggiare il gruppo!” lo rimproverò.

“IO QUELLO LO FACCIO FUGGIRE A GAMBE LEVATE DALLO SHOHOKU!!! Avete capito??!!”

“Va bene, va bene… ma adesso piantala di rompere!” intervenne Mitsui. Ma se non fosse stato per il pugno di Akagi, forse la storia sarebbe andata avanti ancora per molto.

Si disposero in riga, e poco dopo comparve il loro nuovo comandante.

La divisa blu scuro non stava a nessuno come stava a lui: molti sembravano costretti da quel tessuto pesante, e invece su di lui sembrava tagliata su misura.

Li guardò senza mutare la propria espressione un po’ corrucciata:

“Allo Stato Maggiore avete la fama di essere senza disciplina, senza abilità, senza carattere…”

La tensione si tagliava col coltello, e non si sentiva volare una mosca, a parte una specie di ‘grrrrrrrrrrrrrrr’ proveniente, sembrava, dalla direzione di Sakuragi.

“…cominciamo con il dire che a me non frega niente di tutti voi, e del vostro ‘top gun’. Per come siete addestrati adesso, non sareste mai in grado di conquistarlo, per come potrei addestrarvi io, ve lo aggiudichereste senza difficoltà, ma, a dirvi il vero, a me non ne verrebbe niente, né in un caso né nell’altro. Sono qui solo per far passare qualche mese, è una vacanza prima di andare negli Stati Uniti a confrontarmi con i piloti migliori…” si fermò e riprese a guardarli “…quello che vi ‘devo’ insegnare, per esplicita richiesta del generale Taoka e del colonnello Sendoh, è la disciplina… e io sono abituato a mantenere la parola data”

In quel momento, nel silenzio generale, echeggiò l’applauso di Sakuragi.

Rukawa si voltò lentamente verso di lui:

“Immagino che tu sia il buffone, qui dentro…”

Sakuragi continuò a guardarlo mantenendo sul viso il suo celebre ghigno.

“Bene, allora l’addestramento comincerà da te… 25 giri della piazza d’armi” comandò.

Sui volti di tutti i componenti della squadriglia si dipinse una espressione di puro sgomento. Nessuno aveva mai inflitto punizioni per più di dieci giri…

“Oppure, scimmia, non ce la fai?” provocò Rukawa, dimostrando, incredibilmente, di aver colto la somiglianza che tutti rimarcavano tra Sakuragi e la celebre mangiatrice di banane.

Il rossino tremava di rabbia, ma si trovava in una posizione in cui, qualsiasi cosa avesse detto, si sarebbe ritrovato nei guai. Per una volta, la prima, agì saggiamente e si portò sul perimetro della piazza per scontare la punizione.

Al sesto giro già non si sentiva più le gambe, al nono la lingua riarsa sembrava riempirgli tutta la bocca, sfregando come carta vetrata sul suo palato, all’inizio del decimo… SBONK! Si spiaccicò a terra, con le braccia stese in avanti.

Dovettero sollevarlo due suoi compagni, visto che il suo corpo era una fitta continua.

Rukawa gli si avvicinò:

“Altri due turni da otto giri, entro stasera” notificò.

“Ma due volte otto fa sedici…” intervenne Kogure, dimostrando il suo immenso sapere.

Lo sguardo che lo trapassò dopo quest’intervento era ghiaccio puro…

“La rateizzazione prevede sempre degli interessi” sibilò il maggiore, dando il rompete le righe.

 

“Io… io… lo… uccido…” ansimava Sakuragi, abbandonato sul letto dopo aver scontato la punizione “…algido bastardo presuntuoso… quello è morto… QUELLO E’ UN UOMO MORTO!!!”

“Hai ancora fiato per chiacchierare?!” la voce ironica di Mitsui si inserì sgradevolmente nel flusso di parole del rossino.

“Brutto stronzo di un ex teppista! Che è… ti piace tanto Mr Perfezione?! Io VI uccido tutti!!!!”

Il povero tenente Sakuragi continuò a lamentarsi lungamente, quella notte, con somma gioia del suo compagno di stanza, Mito Yohei, che alla fine dovette ricorrere a tappi di cera, per sé, e pugni in testa, per l’amico.

E il giorno successivo non portò buone nuove… nonostante maledizioni, anatemi e macumbe, il maggiore Kaede Rukawa era ancora vivo.

 

Lezione teorica prima, esercitazione pratica dopo.

“Ho visto le registrazioni delle vostre ultime uscite…” stava dicendo il maggiore, con quella voce profonda che riusciva a far rimescolare il sangue a tutti i cadetti.

“…e?” chiese Mitsui.

Rukawa alzò lo sguardo:

“Ovviamente siete penosi…”

“…vaffanculo…” mormorò Hanamichi, fortunatamente con voce abbastanza bassa da non farsi sentire.

“…siete sempre fuori posizione, qualcuno è troppo largo, qualcuno è troppo avanti… Siete dei bersagli facili!”

“…ma… il nostro istruttore dice che…”

Il maggiore scosse la testa… tempo perso, erano davvero senza speranza…

“Questa è la registrazione del top gun dell’anno scorso, Kainan contro Ryonan… vediamo se riuscite a tirarne fuori qualcosa” si abbassarono le luci e partì la cassetta.

In quel momento si spalancò la porta dell’aula, senza che il visitatore avesse neanche bussato.

Dovettero tutti scattare sugli attenti, visto che si trattava di un superiore in grado… maggiore, anche lui.

“Kaede, ti devo parlare!” sibilò il nuovo arrivato, ignorando tutti a parte il comandante.

Una fuggevole espressione nello sguardo di Rukawa avrebbe potuto far capire quanto poco fosse il suo entusiasmo per quella intromissione, ma nessuno lo conosceva ancora abbastanza per coglierla.

“Andiamo di là…” rispose, mantenendo il solito tono distaccato.

L’altro lo afferrò per il braccio, mentre si allontanavano.

“Lasciami Minami” sibilò il moretto con voce gelida, liberando il braccio… ma quello continuava a stargli addosso.

Sakuragi notò la cosa con sorpresa… perché diavolo Rukawa permetteva tanta confidenza a questo stronzo?

 

“Secondo voi chi è quello?” chiese Yohei, dando voce alla domanda che aleggiava nella stanza.

Molti scossero la testa, come a dire che non sapevano di chi si trattasse, solo Akagi rimase in silenzio.

“E’ strano che si sia precipitato qui dentro in quel modo… chissà cosa vuole da Rukawa…” intervenne Miyagi con tono pensoso.

“Quello è Tsuyoshi Minami” la voce del gorilla risuonò sonora nella stanza.

“Quel… Minami?!” intervenne Kogure con tono incredulo.

“Già, lui”.

Tutti gli altri si scambiarono sguardi pieni di domande… di che diavolo stavano parlando quei due?!

“Ehi, quattr’occhi… chi cazzo è ‘sto Minami?!” ovviamente la voce era quella di Sakuragi.

Mitsui non si frenò e gli diede un pugno sulla testa…

“NON DEVI CHIAMARLO QUATTR’OCCHI!!!!”

“Vaffanculo Mitchi!”

Di nuovo fu sfiorata la rissa, ma la voce di Kogure intervenne per ristabilire l’ordine, riportando l’attenzione sull’argomento che li stava impegnando prima che i due ex teppisti cominciassero il loro abituale litigio:

“Il maggiore Minami è quello che ha guidato l’esercitazione Muraki.

Per molto tempo, dopo quell’episodio, lo Stato Maggiore fu indeciso se dargli un riconoscimento oppure radiarlo… ha dei metodi un po’ ‘rudi’… diciamo”.

Rimasero tutti in silenzio. Nonostante i vertici militari avessero tentato di mettere a tacere la cosa, era comunque trapelato che in quella esercitazione i ruoli erano stati presi troppo sul serio, che i soldati della base Toyotama ci erano arrivati troppo tesi ed esasperati, tanto che avevano malmenato alcuni ‘prigionieri’, probabilmente con l’approvazione del loro comando.

“E che ci fa, ora qui?!” continuò con voce petulante Sakuragi.

Per un po’ nessuno rispose, poi fortunatamente ci pensò Mitsui:

“Ohi scimmia, ma allora sei deficiente! Che cazzo ne sappiamo noi!”

Yohei, Akagi e Miyagi trattennero il rossino dall’attuare gli ovvi propositi di vendetta…

“IO saprò, perché io sono il GENIO!!!” esclamò infine il rossino quando si fu calmato, uscendo velocemente dalla sala e lasciandoli tutti allibiti.

 

Girò intorno all’edificio e si arrampicò sul muro, raggiungendo la finestra della stanza in cui si erano chiusi quei due e quindi appiccicò la faccia al vetro… così aveva possibilità di vedere e di sentire… di nuovo sfoderò il suo ghigno più soddisfatto: niente era impossibile per il Tensai! E adesso avrebbe saputo qualcosa in più su quel demente che lo aveva umiliato davanti a tutti i compagni dandogli della scimmia…

 

“…non puoi andare, non puoi lasciare tutto così!” stava dicendo Minami.

L’altro rimaneva in silenzio, appoggiato alla scrivania con le braccia incrociate sul petto.

“Non succederà mai più!” continuò il primo.

Rukawa si alzò avvicinandosi alla porta:

“Partirò appena terminato questo corso. La mia decisione è irrevocabile”

La mano era già sulla maniglia:

“E Sendoh? Quello stronzo verrà con te, vero? Quel bastardo ti sta sempre appiccicato… quella faccia da demente! Kaede.. ti prego…” lo sguardo di Minami adesso era fisso in quello di Rukawa “…non te ne andare…” gli posò una mano sul braccio, come se volesse impedirgli di uscire.

Sakuragi cominciò ad arrabbiarsi: che diavolo voleva quel calimero piccolo e nero dal loro maggiore? Come si permetteva di continuare a mettergli le mani addosso? E poi chi era questo Sendoh?! Anche Anzai lo aveva nominato…

“Ora basta” il tono di Rukawa era diventato ancora più duro “La devi smettere con queste stupidaggini. Non capisco come ti vengano in mente simili scenate…”

Ma l’altro sembrava non demordere, gli avvicinò una mano al viso come per accarezzarlo…

Il rossino osservava la scena con gli occhi fuori dalle orbite…

Ma quelle dita non arrivarono a sfiorare quella pelle diafana, prima di poterlo fare il pugno di Rukawa raggiunse Minami in pieno viso, facendogli uscire del sangue dal labbro.

Questi si ripulì con il dorso della mano, poi disse sorridendo pericolosamente:

“E poi chiamano me violento! Ma non intendo rinunciare a te… cerca di mettertelo bene in testa, e deve averlo ben chiaro anche quello stronzo di Sendoh!”

 

Accidenti! Tanto era l’interesse per quello che stava succedendo che aveva perso l’appiglio ed era crollato giù dal muro.

Cazzo! Che diavolo stava succedendo là dentro… cosa diavolo si stavano dicendo quei due, realmente?!

Girò intorno all’edificio, e tornò nel corridoio dove si affacciava quella stanza… mentre correva per arrivare lì, si scontrò con qualcuno che veniva dal lato opposto…

“Stai attento, demente!” si sentì dire.

Ed era proprio quello schifoso calimero…

Faticò a trattenere il pugno che gli stava per partire per infrangersi su quel muso da verme…

“Sakuragi, raggiungi subito gli altri!” la voce fredda di Rukawa lo raggiunse da dietro, mentre ancora stava fissando lo sguardo in quello cupo del maggiore Minami.

“Grrrrrr…”

“Sakuragi! Ubbidisci!” ripeté Rukawa.

“Hn! .. sissignore…” ma lo disse a malincuore.

Pensava che il maggiore si sarebbe ancora trattenuto con quel disgraziato, e invece gli si affiancò per tornare dagli altri.

Camminando fianco a fianco, Sakuragi continuava a gettargli delle occhiate di soppiatto, eppure Rukawa non sembrava diverso dal solito, era sempre freddo e imperturbabile… ma come poteva esserlo, dopo quello che era successo con quell’altro bastardo poco prima?

 

I giorni successivi trascorsero abbastanza tranquillamente. Non ci furono altre visite improvvise, e tutto il tempo della squadra degli F16 e del loro maggiore era assorbito dalle esercitazioni.

Rukawa si stava dimostrando davvero un grande comandante. In breve tempo era riuscito ad eliminare i difetti più marcati nelle loro posizioni in formazione, poi era passato a spiegare alcune tecniche per rendere gli attacchi più efficaci. All’inizio molti di loro si erano mostrati perplessi, visto che erano abituati ad un istruttore di tutt’altro tipo, un tipo bonario a cui sembrava sempre che andasse tutto bene, mentre il nuovo maggiore era un perfezionista maniacale che non li incoraggiava mai, non li gratificava mai quando riuscivano a migliorare i propri punteggi… niente, niente di niente! Solo lavoro, questo erano per lui…

Sakuragi non riusciva mai a staccargli gli occhi di dosso. Stava quasi diventando pazzo cercando di scoprirne il punto debole per umiliarlo, la giusta vendetta per come veniva continuamente umiliato lui, quando Rukawa spiegava i loro errori più stupidi e si scopriva che questi venivano sempre commessi dall’unico e solo tensai della squadriglia… non gliela avrebbe fatta passare liscia!

Eppure non era solo quello. Il rossino sapeva che c’era qualcos’altro, ma cercava di non pensarci, di non pensare alla scena a cui aveva assistito, la scena che lo aveva fatto impazzire di rabbia… la scena in cui quel brutto calimero sembrava… sembrava…

Meglio non pensarci!

Accidenti, di nuovo il ‘ready in five’! Era la terza volta quel giorno! Cominciava ad odiare quella vita… eppure fino a poco tempo prima gli sembrava che quella fosse l’unica che potesse renderlo felice… tutta colpa di quello stronzetto di Rukawa…

“Sakuragi! Fuori tempo!” urlò Akagi.

Odiava quello stupido gorillone presuntuoso, odiava quei suoi compagni che cercavano sempre di fargli fare la figura del fesso, odiava lo sguardo freddo di Rukawa, quello sguardo che sembrava registrare gli errori di ognuno di loro…

Si infilò nell’abitacolo, rullò sulla pista, poi, quando venne il suo momento, decollò, prendendo il proprio posto nella formazione…

“Numero dieci! Più stretto…” sentì la voce ferma del maggiore raggiungerlo tramite la radio.

Regolò gli alettoni e si strinse verso l’apparecchio di Mitsui.

Rukawa continuò a dare istruzioni sul movimento in formazione, poi ordinò la divisione in due gruppi: tutti sapevano che questo significava che avrebbero dovuto simulare un top gun… ma uno di loro sapeva anche che stavolta il genio di Hanamichi Sakuragi si sarebbe imposto su tutti!

Che palle, si trovava in squadra con Akagi e Kogure… sicuramente il primate lo avrebbe sgridato per tutto il tempo… ma perché non tornava nella jungla da dove era uscito?

“Sakuragi! Rientra in formazione!”

Diavolo, Akagi aveva ragione, si era distratto un momento ed era andato leggermente fuori rotta.. niente di male, ci sarebbe rientrato subito!

Si mise all’inseguimento di Miyagi… il nanetto non avrebbe avuto scampo… e poi si sarebbe occupato di Mitsui, facendo vedere al gorillone come si vinceva un top gun!

Seguì l’avversario cercando di metterglisi in coda, stando ben attento a non farsi giocare da quel piccoletto, che più di una volta aveva tentato manovre diversive per poi fregarlo.

Ecco, lo aveva nel mirino… ma.. che stava succedendo? No, forse era l’altimetro che non funzionava! Sparò cacciando un urlo che risuonò nello stretto abitacolo…

“Colpito!” strillò nella radio di bordo, sul canale diretto con il compagno.

“Non credo proprio!” rilanciò l’altro, che immediatamente scomparve dalla sua vista.

Dove diavolo si era cacciato quell’idiota? E poi, a che pro, visto che ormai era stato abbattuto?

Cazzo! Ce l’aveva in coda… provò a virare, ma quello gli stava incollato… in ogni caso, a salvarlo, giunse la voce di Rukawa, che richiamò tutti a terra.

 

“Visto che colpo?!” urlò appena riuscì a sganciarsi il casco.

Miyagi sfoderò il suo sorrisetto da presuntuoso:

“Sei proprio un cretino, Sakuragi!”

Anche Akagi scuoteva la testa… ma che diavolo avevano tutti?

In quel momento li raggiunse il loro maggiore…

“Siete migliorati… leggermente” disse con quel suo tono di voce così stranamente basso.

Il rossino sfoderò il suo famoso ghigno satanico: certo che erano migliorati, era tutto merito suo, del grande tensai che si era abbassato a mostrare ai compagni come si giocava un avversario! Con lui in squadra il top gun era assicurato!

“Tenenti Akagi e Mitsui: avete fatto un’ottima sfida… però siete ancora lenti su certe manovre…” i due arrossirono leggermente, molto orgogliosi delle parole del loro comandante.

“Tenente Kogure, ottimo duello con Yohei, tecnica precisa e strategia corretta…” Kogure annuì in ringraziamento.

“Miyagi e Sakuragi…”

Ebbene sì, era scattata l’ora del Tensai, l’ora in cui il presuntuosetto si sarebbe inchinato davanti all’immensa bravura dell’unico e solo asso dell’aviazione…

Appoggiò le spalle alla parete dietro di sé: doveva mostrarsi tranquillo e incurante durante il lungo e caloroso elogio di quell’iceberg somigliante ad una volpe…

“Miyagi, la tecnica è buona, e quello è l’unico punto in cui quella manovra è consentita dal regolamento… però è una strategia da ultima spiaggia…”

Che stava dicendo? Che strategia? Era LUI ad aver giocato il nanetto!

“Sakuragi…”

Il rossino alzò lo sguardo fissando gli occhi così intensamente blu del suo comandante..

“..non hai niente da dirci?”

Da dire?

“Beh, l’ho colpito!”

Akagi scosse la testa rassegnato, ed evitò di dargli un pugno in testa solo perché sapeva che la mazzata sarebbe comunque arrivata da Rukawa.

“Hai presente quello strano strumento vicino al tachimetro?” chiese il maggiore, sempre con calma.

Sakuragi sbuffò: lo stava prendendo per fesso?

“E allora? E’ l’altimetro!”

“Bravo, Sakuragi… sai che nel top gun non puoi scendere sotto quota cinquecento piedi, vero?”

Un odioso dubbio stava cominciando a torturarlo…

“Sì, ma…”

“Sai che c’è un’unica zona in cui ci si può abbassare sotto questa quota..”

“Sì, ma…”

“Qual era la tua quota quando hai sparato su Miyagi?”

“Qua.. quattrocento…”

“Quindi eri sotto quota, vero?”

“Anche lui…”

“No, lui era nella zona in cui si può stare sotto quota, tu invece eri ancora in quella proibita… ti sei fatto fregare!”

NO! Non era possibile! Quel subdolo nanetto…

“Ma non è corretto… e comunque io l’ho colpito! Questi sono solo sofismi!”

“Sakuragi… DEVI STUDIARE IL REGOLAMENTO, oppure sarai sempre e solo un danno per la squadriglia!” gli disse il comandante.

“Ma… IO SONO UN PILOTA! Il migliore di tutti… non mi importa di queste stronzate da fighetti del comando! Io sono un pilota di caccia, e nessuno riesce a colpirmi!” sbottò.

“Lo pensi davvero?” mormorò Rukawa pensoso.

“Certo che lo penso! TU hai vinto per due anni di seguito il top gun? Beh, sono sicuro che ti batterei tranquillamente!” lo sfidò con tono iroso.

Gli aveva dato del TU?! Beh, ormai era tardi per tornare indietro…

“E ‘TU’…” replicò il comandante, calcando sul pronome “…tu pensi davvero di potermi battere?!”

“Certo! Io sono il migliore… lo sanno tutti!” era nato pilota, era la sua vita.. certo che lo avrebbe battuto!

L’altro rimase per qualche istante in silenzio, con il resto della squadriglia che temeva la violenza della punizione che avrebbe colpito Sakuragi per quell’ennesimo atto di insubordinazione…

“Forse è il sistema che ci vuole con te… OK, accetto la sfida: gara a tempo, quaranta minuti” stabilì invece Rukawa, fissando uno sguardo freddo e gelido in quello del suo pilota.

“Ok, ma è come se avessi già vinto” sibilò Sakuragi.

Il maggiore non fece commenti: si allontanò per mettersi la tuta di volo, poi, con i caschi sottobraccio tornarono tutti verso l’hangar.

 

“Maggiore Rukawa!” esclamò un meccanico con tono stupito “preparo il vostro apparecchio?”

“No, Makanori, prenderò uno di quelli della squadriglia, prepara il numero quattro…”

L’altro sembrò un po’ deluso, come se avesse preferito di gran lunga vedere uscire il maggiore sul proprio di apparecchio, il famoso F16 con il numero undici.

I due velivoli furono pronti in pochi minuti, e così presto i due sfidanti si ritrovarono a rullare sulla pista…

Il primo ad alzarsi fu Sakuragi, ma presto si ritrovò affiancato dall’apparecchio del comandante.

“Ah! Finalmente mi divertirò un po’… farò vedere a tutti chi è il tensai!” esclamò, pensando di parlare con se stesso.

“Non ci contare!” fu la replica che lo raggiunse attraverso l’auricolare.

Accidenti! Aveva lasciato la radio accesa!

Però era strano: il tono del comandante era completamente diverso, come se finalmente scorresse il sangue sotto quella pelle diafana…

La doveva smettere di pensare a questo! Che diavolo gli stava prendendo?!

Virò con decisione, portandosi sul campo di gara. Rukawa virò con lui, sempre rimanendogli a fianco.

“Sakuragi, fra trenta secondi saremo sul campo di gara… un minuto per trovare le posizioni, poi si comincia... vedi di tirare fuori le palle!” (*)

Come osava quel damerino rivolgersi al grande genio in quel modo! Gliela avrebbe fatta vedere lui…

“Sissignore!” sibilò, odiando la differenza di grado che lo costringeva a queste forme di rispetto.

Era dietro la linea rossa, ancora sei secondi ed entrambi avrebbero potuto avere accesso al campo di gara…

Virata finale ed era dentro.

L’apparecchio del maggiore era dritto di fronte a lui, che entrava dall’altro lato del campo, adesso cominciava la sfida per mettersi in coda…

Perché diavolo quello stronzo non virava! Voleva andargli addosso?! Mise la mano sulla cloche… quello era un gioco pericoloso, se non si fosse tolto dalla traiettoria si sarebbero spiaccicati uno contro l’altro… eppure c’era qualcosa che lo bloccava, qualcosa che aveva a che fare con l’orgoglio…

Ormai vedeva la sagoma del casco del maggiore all’interno dell’abitacolo, proprio di fronte a sé… ancora pochi istanti e di loro non sarebbero rimasti che tanti piccoli pezzettini simili a coriandoli..

Respirò profondamente e chiuse gli occhi, schiaffandosi contemporaneamente la cloche contro il petto.. L’aereo cominciò una salita quasi verticale, mentre l’altro manteneva la propria traiettoria…

CAZZO! QUELLO ERA COMPLETAMENTE PAZZO!!

Cominciò a guardarsi intorno… dove diavolo era finito? A quella velocità, doveva essere di parecchio dietro di lui… portò gli occhi sul radar per vedere dove se l’era portato lo slancio!

NO! Non poteva crederci… era lì… proprio incollato alla sua coda… doveva aver fatto un loop per potersi girare in così poco spazio…

Virò bruscamente… ci mancava solo che quello lo colpisse… eppure non riusciva a schiodarselo… sembrava leggere in anticipo ogni sua mossa, era rapido e precisissimo… Sakuragi non voleva neanche chiedersi se quello non lo avesse già colpito, semplicemente… non poteva essere!

Adesso gli avrebbe fatto vedere lui…

Niente! Quello continuava a stargli incollato… comunque lui continuava a mantenere l’andatura a zigzag per evitare di essere preso.

Si abbassò in picchiata. Finalmente lo aveva seminato!

Si raddrizzò rallentando notevolmente… se lo sarebbe fatto sfilare sopra la testa per poi abbatterlo! E non sarebbe stata che la prima di una lunga serie di manovre spettacolari!

Si rialzò e vide l’altro apparecchio fare una virata dolce, portandoglisi davanti… che diavolo stava facendo quel fesso? Beh, peggio per lui, adesso lo avrebbe infilzato come un pollo!

Eccolo lì, proprio davanti a lui!

Gli si avvicinò e cominciò a guardare nel mirino, portando il pollice sul pulsante della mitraglia.

Cercò di centrarlo… accidenti! Quello era dannatamente veloce.. destra, sinistra, alto, basso… gli stava facendo venire il mal di testa…

Ma ecco, ora lo aveva proprio ‘nel centro del mirino’… ghignò soddisfatto, e abbassò il pollice.

Dannazione… aveva virato, come se avesse sentito che gli avrebbe sparato in quel momento! Ma no, doveva comunque averlo colpito, era stato rapidissimo… doveva averlo centrato, lui era il GENIO!

Rukawa virò a novanta gradi, ma lui non se lo lasciò sfuggire, continuava a stargli dietro… accidenti! Lo aveva stretto… e adesso erano fianco a fianco… che diavolo aveva intenzione di fare quella primadonna? Vide che cominciava ad alzarsi e a virare… almeno così sembrava…

Non era possibile.. semplicemente non era possibile!

Rukawa era sopra di lui, l’aereo ribaltato: aveva compiuto una rotazione a centottanta gradi, e ora erano praticamente testa contro testa.

Improvvisamente lo vide sfilargli dietro, come se avesse rallentato molto rapidamente.

Perfetto ce lo aveva di nuovo in coda!

Quello lo stava davvero facendo impazzire…

 

Continuarono con tutte queste manovre per i restanti quindici minuti di gara: Sakuragi era sicuro di averlo colpito varie volte, ma solo il suo inguaribile ottimismo gli faceva pensare di essere uscito incolume dal confronto.

Tornati a terra, Sakuragi si avvicinò all’avversario, che era uscito dall’hangar dopo di lui:

“Come avevo promesso, ho vinto io…” sogghignò.

L’altro scosse la testa con espressione di sufficienza, facendo sì che i capelli ondeggiassero ipnoticamente intorno al suo volto.

Hanamichi continuò a guardarlo con quella strana curiosità che ormai dominava tutti i propri rapporti con il comandante, ma non poté aggiungere altro perché furono subito raggiunti dagli altri della squadriglia…

Il viso di Akagi era uno spettacolo: sembrava guardare il maggiore con una ammirazione ed un rispetto che nessuno gli aveva ma visto manifestare per nessuno.

Mitsui e Miyagi erano invece inebetiti, con le bocche leggermente aperte pronte ad inghiottire qualsiasi mosca fosse passata di là.

Kogure, invece, aveva un viso orgogliosamente sorridente mentre si avvicinava per fare i propri complimenti.

“Avete visto come si fa? Ora sapete chi è il genio qui dentro!” urlò Sakuragi, pieno di felicità, per aver battuto quello che, alla fin fine, si era rivelato davvero un osso duro.

Entrarono nella sala dove venivano registrati i colpi sui bersagli… finalmente il riconoscimento della sua vittoria sarebbe stato pubblico!

“Tenente, ci porti i bersagli! F16 numero dieci e F16 numero quattro!” ordinò Sakuragi, non trattenendo più il sorriso che gli arrivava da un orecchio all’altro.

Ad un cenno di assenso di Rukawa, il tenente addetto ai risultati delle esercitazioni proiettò sul grande schermo il bersaglio con i colpi messi a segno dal numero dieci…

Gli stavano facendo uno scherzo? Che era quel coso? Avevano proiettato un bersaglio non ancora utilizzato…

“Ehi! Ma questo non è…”

“E’ esattamente il suo risultato, tenente” replicò asciutto il tecnico “Lei non ha centrato il bersaglio neanche una volta… tutti i suoi colpi sono usciti… Sul foglio grande, può vedere che alcuni sono fuori di poco, ma la maggior parte erano proprio sbagliati…”

Mitsui non trattenne un risolino:

“Il Genio pensava di aver vinto! Si muoveva come una lumaca, e pensava di vincere!”

Hanamichi stava per saltargli addosso, quando li raggiunse la voce di nuovo gelida del maggiore:

“Silenzio! Andiamo avanti con l’altro…”

E questo fu un momento che Sakuragi non avrebbe dimenticato per parecchio tempo.

Fu proiettato il secondo bersaglio e tutti portarono gli occhi sullo schermo…

Hanamichi guardò, arrossì immediatamente e poi divenne nero di rabbia…

Come… come aveva osato quel… quel BASTARDO!

Tutti gli altri scoppiarono a ridere, tutti tranne l’artefice di quell’opera…

Il bersaglio era crivellato di colpi: ogni volta che Rukawa aveva spinto il pulsante doveva averlo colpito, vista la quantità di centri… ma non era solo questo, l’umiliazione era soprattutto che quello stronzo, quel bastardo, quel presuntuoso, si era anche messo a ‘creare’ mentre sparava… sì, aveva fatto questo! E sul bersaglio… Hanamichi chiuse di nuovo gli occhi respirando profondamente… sul bersaglio i colpi disegnavano gli ideogrammi che componevano la parola ‘DO’AHO’!!!

Si alzò lentamente: gli era difficilissimo controllare i movimenti, gli sembrava che le gambe fossero pesantissime, che tutto il suo corpo non volesse altro che collassare sul pavimento… ma resistette, si avvicinò a Rukawa fissandolo con occhi che mandavano lampi:

“Bastardo presuntuoso!” sibilò tra i denti, afferrandolo per il colletto.

Tutti temevano che il compagno avrebbe continuato elargendo una delle sue famose testate, ma, invece, lui si limitò a guardare quegli occhi così blu, così freddi e distaccati, senza fare niente.

Ma non fu che una frazione di secondo, perché il maggiore posò le proprie mani su quelle del rossino, forzandole a lasciare la morsa e allontanandolo da sé.

Sakuragi non aspettò l’inevitabile minaccia sulle punizioni a cui sarebbe andato incontro: voltò le spalle e se ne andò.

 

“Tu sei completamente scemo! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Ti cacceranno dallo Shohoku… insultare e mettere le mani addosso ad un superiore!” lo stava rimproverando Yohei.

Mettere le mani addosso… si nascondevano strani significati dietro le parole! Perché… perché non gli aveva dato un pugno, perché si era limitato a perdersi in quegli occhi così limpidi? Era questo che lo sconvolgeva molto più di quello che aveva fatto, molto più della propria insubordinazione.

C’era qualcosa che non andava in quello che stava succedendo in quelle ultime settimane…

“Yohei, stai zitto.. perfavore!”

“Zitto un corno, Hanamichi! Ma ti rendi conto che devi andarti a scusare se non vuoi essere cacciato…” ma Mito non poté continuare, poiché si sentì bussare alla porta della loro stanza.

“Akagi… che succede?”

“Il generale Anzai vuole vedere questa stupida scimmia…” cominciò il gorillone, ma poi, vista la serietà dell’espressione di Sakuragi, addolcì il tono “…stai attento, Hanamichi, cerca di non perdere le staffe…”

 

“Generale!” salutò il tenente battendo i tacchi.

“Ah… Sakuragi… perché mi vuoi parlare?” chiese l’anziano ufficiale, continuando a cercare affannosamente di riavvitare la stanghetta dei suoi occhiali.

Hanamichi alzò un sopracciglio, stupito:

“Mi ha convocato lei, generale…”

“Ah… già… beh, ho assistito alla sfida con il maggiore Rukawa… volevo dirti…” si interruppe un istante, finalmente soddisfatto per essere riuscito ad aggiustare gli occhiali, ma poi riprese: “…volevo dirti di non abbatterti: il maggiore è imbattibile, il miglior pilota che abbia conosciuto… e poi lui mi ha detto che stai facendo grandi progressi…”

Hanamichi spalancò gli occhi: non riusciva a credere a quello che il vecchietto stava dicendo… Rukawa che affermava che lui stesse facendo dei progressi? Quel Rukawa?!

“Bene, puoi andare, volevo dirti solo questo… su con la vita!”

Si riprese per salutare il generale, che lo stava congedando sorridendo bonariamente.

Non poteva crederci! Rukawa non solo non era andato al comando a denunciare l’atto di insubordinazione, ma in più lo aveva elogiato…

Tornato in stanza si buttò sul letto: non ci capiva più niente, non capiva più niente di quello che gli stava accadendo intorno… Rimase sdraiato solo pochi minuti, poi si rimise in piedi con un balzo: Yohei aveva ragione, doveva andare a scusarsi… si era comportato davvero come un idiota!

Arrivò rapidamente davanti all’alloggio del maggiore: bussò con decisione, quasi a voler scacciare l’incertezza che lo aveva colto una volta spintosi fino là.

“Avanti!”

Entrò con circospezione. Nel soggiorno non c’era nessuno… dove diavolo si era cacciato il piccolo principe?

“Appoggi pure sul tavolo…” la voce veniva dalla stanza di fronte, evidentemente l’altro doveva aver creduto che fosse il servizio in camera…

Forse faceva meglio ad andarsene! Si voltò e aprì la porta, trattenendo la mano sulla maniglia, indeciso tra il lasciare la stanza oppure fare quello per cui era andato.

Chiuse la porta: era arrivato fino a quel punto, era da stupidi tornare indietro!

Aspettò che il maggiore uscisse: gli avrebbe parlato, si sarebbe scusato e sarebbe andato via… tutto semplice e pianificato.

Pochi istanti dopo Rukawa uscì dalla stanza e… beh, indubbiamente doveva aver pensato, dal rumore della porta, che la tizia del servizio in camera fosse andata via, poiché venne fuori da quello che si era rivelato un bagno con… beh, con solo un asciugamano legato intorno ai fianchi!

Hanamichi spalancò gli occhi, sorpreso… non riusciva a staccare gli occhi da quel corpo… e inoltre aveva la sgradevole sensazione di stare avvampando! Provò a guardare in viso il suo comandante  e vi scorse solo la solita espressione accigliata, insieme ad appena un lampo di sorpresa per quell’intrusione inaspettata.

Poi lo vide voltarsi senza fretta e ritornare in bagno.

Rimasto solo per qualche istante, Sakuragi tentò di calmarsi: era incredibile, lo spettacolo lo aveva sconvolto… vedere Rukawa praticamente nudo lo aveva fatto arrossire e gli aveva fatto provare una strana sensazione alla bocca dello stomaco, qualcosa che sembrava averlo agghiacciato e fatto andare a fuoco nello stesse tempo…

Chiuse gli occhi: quella pelle chiara come il latte, il buon profumo di bagnoschiuma alla vaniglia, i capelli bagnati che gli sfioravano il collo…

Si riscosse da questa ondata di pensieri sconnessi solo quando si sentì rivolgere freddamente la parola:

“Hai qualcosa da dirmi, Sakuragi?”

Era tornato… stavolta avvolto da un lungo accappatoio celeste.

“Eh?!” oddio, cosa gli aveva chiesto?

“Tenente… immagino che tu sia venuto sin qui con uno scopo…” ripeté l’altro.

“Sì… io… io volevo scusarmi per il mio atteggiamento, dopo l’esercitazione…” mormorò arrossendo ma imponendosi di non abbassare lo sguardo.

“Bene. Accetto le tue scuse… c’è altro?”

Altro? No, a parte il fatto che non riusciva a muoversi e a ragionare… a parte il fatto che sentiva ogni cellula del suo corpo tendere verso un contatto… un contatto? Che diavolo stava pensando!

“No… nient’altro…”

“Ok, allora puoi andare..” e il maggiore gli voltò le spalle tornando nella stanza da bagno.

Era stato tutto troppo rapido, e lui sembrava non riuscire a riprendersi, incapace di andarsene, incapace di pensare.

Lasciò vagare gli occhi in quella stanza arredata come tutte le altre, in cerca di qualche elemento di personalizzazione, e l’unica cosa che notò fu una fotografia incorniciata appoggiata sul tavolo… si avvicinò e la prese in mano: erano tre ragazzi vicini, tutti con le divise di volo e i caschi tenuti sotto il braccio…

Riconobbe subito Rukawa in mezzo agli altri due, e riconobbe quello a sinistra… doveva essere Minami… sì, proprio lui, lo stronzo che aveva fatto irruzione nella loro aula poche settimane prima, mentre l’altro… no, non lo conosceva, era il più alto e aveva una strana pettinatura che lo faceva tanto sembrare un porcospino…

Era una immagine canonica ed insolita allo stesso tempo: erano tutti e tre sorridenti… ma soprattutto era sorridente il maggiore, il primo sorriso che gli vedeva sul viso…

Rimise la fotografia dove l’aveva presa e uscì… perché si sentiva così a disagio ripensando a quell’immagine, a quel sorriso che non aveva mai visto dal vero?

Era inutile chiederselo, ormai la risposta, per quanto ancora sfumata nei particolari, era chiara anche a lui.

 

I giorni seguenti trascorsero tra esercitazioni e bevute serali: al circolo ufficiali il gruppo degli F16 rappresentava l’elite… se decidevano di giocare a biliardo, gli altri dovevano subito lasciare il tavolo libero, se volevano divertirsi a cantare accompagnati dal pianoforte, gli altri non potevano protestare…

Hanamichi bevve più del solito in quel periodo: gli sembrava che lo aiutasse a dimenticare quei pensieri molesti che lo assillavano da quando era entrato nella stanza del maggiore… no, era meglio dire da quando lo aveva visto per la prima volta.

Si riempì il bicchiere un’altra volta… non guardò la superficie del liquido, temendo di vederci riflessa la propria faccia, o peggio, quella di Rukawa… si portò il bicchiere alle labbra e lo svuotò di un fiato…

“Hanamichi… non esagerare o ti ubriacherai!” lo avvertì Yohei.

“Lasciami in pace!”

Perché diavolo nessuno si faceva i fatti propri? Che era questa mania di sentirsi una grande famiglia?

Alzò il braccio e ordinò un altro whisky, tanto ormai uno in più, uno in meno…

“Lo sapete che sabato sera ci sarà una festa qui al circolo in cui verranno tutti i pezzi grossi dello stato maggiore?” stava blaterando Kogure.

“Sì? Anche il generale Taoka?” intervenne Miyagi.

“Sì, e con lui altri pezzi da novanta… e poi inviteranno anche le ragazze del corso elicotteristi…”

“Beh… quelle racchie potrebbero anche tenersele!” mormorò Yohei con una smorfia di disgusto.

“E invece dovrai cercare di fartele piacere, perché Ayakuccia rimane solo mia!” esclamò Miyagi con il suo peggior tono da nanerottolo che si sente Golia…

“Ma piantala… guarda che quella non ti si fila proprio…” fu il coro in risposta.

“Io vi uccido tutti!!!!”

Sakuragi aveva assistito con distacco a questo scambio di battute… ci sarebbe stato Taoka, quindi forse anche quel Sendoh a cui aveva accennato Minami… e magari Minami stesso.

Chissà… aveva la vaga sensazione che sarebbe stata una resa dei conti, ma sapeva anche che poteva essere una buona occasione per avvicinarsi a Rukawa…

 

La sala era già piena, ma mancavano ancora alcuni dei personaggi più importanti.

Il generale Anzai e la moglie accoglievano gli ospiti, mentre l’orchestra chiamata per l’occasione aveva già cominciato ad accompagnare la serata.

Sakuragi e Yohei si portarono in fondo alla sala, da dove avevano un’ottima visuale delle persone che entravano: assistettero all’entrata delle ragazze del corso elicotteristi, che confermavano la loro fama di scorfane anche senza la divisa, poi videro tutti i pezzi grossi della base, molti ufficiali provenienti dalle altre accademie… distinsero gli stemmi del Kainan, del Ryonan, del Toyotama…

Toyotama… questo nome rievocò immediatamente al rossino il viso di quel Minami…

Cominciò a guardarsi intorno, per vedere se fosse già arrivato.

“Chi stai cercando?” gli chiese Yohei, incuriosito da tutto il suo agitarsi.

“Eh? Beh, volevo vedere se erano arrivati anche quelli del Kainan…” mentì.

“Dovrebbero essere quelli laggiù, a giudicare dallo stemma sulla manica…”

“Hn…”

Il rossino continuava a scrutare i vari gruppi che affollavano la sala, cercava con lo sguardo quel Minami, ma nello stesso tempo si stava domandando dove diavolo si fosse nascosto Rukawa…

Insomma, Anzai era già là, insieme a tutti i vertici della base, pochi istanti prima era arrivato anche il generale Taoka… almeno così diceva Yohei… dove diavolo si era cacciato quel presuntuoso? Voleva fare la primadonna?!

Ma proprio in quel momento scorse la faccia antipatica di quel brutto calimero: stava con altri ufficiali della base Toyotama… si distinguevano facilmente tra la folla, infatti avevano tutti le facce accigliate, e facevano gruppo separandosi dal resto degli invitati.

I loro occhi si incontrarono per un istante, ma il sorriso sprezzante che quel brutto pennuto gli rivolse, costrinse Hanamichi a distogliere lo sguardo… e fu un bene, perché così riuscì ad assistere allo spettacolo dell’ingresso nella sala delle star della serata…

Il maggiore Rukawa, infatti, stava entrando in quel momento insieme ad un altro ufficiale. Dovevano conoscersi bene, perché sembrava che si stessero scambiando commenti scherzosi… almeno a giudicare dal sorriso smagliante sul viso del tizio che camminava tronfio e arrogante accanto al giovane comandante. Sakuragi lo riconobbe immediatamente: la sua stupida pettinatura l’avrebbe distinta tra mille… quello era il terzo stronzo che compariva sulla foto che aveva visto nella camera del maggiore...

“Hana, che diavolo ti prende…” gli chiese Yohei, notando evidentemente la sua espressione un po’ tesa. Ma come dirgli quello che gli stava succedendo, quando era così difficile anche per lui dargli un nome? Cioè, in realtà doveva piantarla di continuare ad ingannarsi… sapeva benissimo cos’era che lo legava a quello stupido, presuntuoso, arrogante principino del Comando… ma non poteva certamente gridarlo ai quattro venti!

“Niente…” borbottò.

Mito continuò a guardarlo, poi non riuscì a trattenere un sorriso:

“Se l’intensità del tuo sguardo avesse il potere di uccidere, il colonnello Sendoh sarebbe cenere…”

“Che diavolo stai dicendo!” sbottò Sakuragi arrossendo, poi gli riecheggiarono nelle orecchie le parole dell’amico…

“QUELLO è il colonnello Sendoh?!”

“Ohi, Hanamichi! Ma non senti che la gente non sta dicendo altro?!”

Quello era Sendoh… improvvisamente gli tornò in mente la conversazione che aveva origliato settimane prima… Cosa aveva detto il calimero? Se aveva ben interpretato quel tono sofferente e ferito, Minami era geloso del rapporto che Rukawa aveva con quel ridicolo porcospino…

Li vide parlare con il generale Anzai, e poi con il generale Taoka. Gli occhi di tutti erano continuamente rivolti su di loro, i loro nomi erano continuamente accostati nelle conversazioni.

E Minami? Era in un angolo, in mezzo agli altri ufficiali della Toyotama, con un bicchiere sempre pieno in mano che seguiva con lo sguardo le mosse degli altri due… continuava a bere… sì, doveva aver bevuto parecchio…

La festa continuò. L’orchestra cominciò a suonare musica da ballo, e fu uno spettacolo abbastanza inquietante vedere quei grassi sessantenni agitarsi in mezzo alla pista.

Rukawa e Sendoh rimasero per tutto il tempo in disparte. Ogni tanto qualcuno gli si avvicinava, ma, quando i visitatori se ne andavano, rimanevano sempre insieme… i gemellini siamesi!

Per un momento anche loro della squadriglia degli F16 erano capitati vicino alla coppia, e Rukawa li aveva presentati uno per uno a quell’orrido porcospino ridens…

Che ingiustizia! Sakuragi aveva dovuto anche fare il saluto sugli attenti… con quello che continuava ad avere stampato sulla bocca quel sorriso da idiota, e che, molto chiaramente, sembrava non vedere l’ora che tutti loro si togliessero dalle palle per rimanersene solo con il suo amichetto…

Il rossino era furente… e in quel momento odiava anche Rukawa: perché non faceva nulla per liberarsi di quel polipo con i tentacoli stranamente dritti sulla testa?

Beh, allora ci avrebbe pensato lui… ormai la sua voglia di andare lì e spaccare il muso di quello stupido demente era diventata incontenibile… così finalmente l’avrebbe piantata di ridere tutto il tempo! Gli avrebbe fatto ingoiare i denti, gli avrebbe distrutto quella ridicola capigliatura e finalmente avrebbe visto scomparire quello sguardo che sembrava mangiarsi letteralmente il ‘suo’ ‘Kaede’…

Ma qualcuno lo precedette… qualcuno che forse quella sera si era riempito troppo di alcool e bile…

Minami attraversò la stanza con passo baldanzoso, come se fosse molto sicuro di sé oppure molto ubriaco, e si avvicinò ai due.

Sakuragi e i suoi amici non erano proprio vicinissimi al gruppo, ma il tono di voce del calimero fece in modo che nessuno di loro si perdesse una virgola.

 

“Guarda qui chi si rivede!” esclamò Minami all’indirizzo del porcospino.

“Ciao Tsuyoshi…” replicò l’altro, esibendo un sorriso stavolta chiaramente falso.

“Spero di non disturbarvi…” continuò il calimero con tono allusivo.

“Non ti preoccupare, appena non ti vorremo più tra i piedi te lo diremo…” ribatté Sendoh, senza cambiare espressione.

“Piantatela…” sibilò Rukawa, sperando di calmarli con il proprio intervento.

“Oh, hai ritrovato la parola!” lo canzonò Minami “Pensavo che non ci ascoltassi, distratto dal pensiero di quando te le infilerà nel…”

Ma non riuscì a terminare la frase, perché il pugno di Sendoh lo mandò a tappeto…

Ora erano diventati il catalizzatore degli sguardi di tutta la gente presente alla festa, e la situazione si stava facendo piuttosto imbarazzante per diversi motivi: una rissa tra ufficiali in un posto pubblico non era mai una nota al merito, ma una rissa davanti a tutti i pezzi grossi del comando era qualcosa di simile ad un suicidio, e poi quello che stava accadendo poteva avere conseguenze gravi soprattutto per Rukawa, perché, anche se era evidente che il maggiore Minami era completamente brillo, se qualche capo avesse sentito, creduto, amplificato e riportato le parole che il calimero aveva pronunciato o altre accuse, più esplicite, che poteva ancora tirare fuori per rabbia, questo avrebbe costituito un siluro fatale…

Minami si rialzò con fatica. Una volta in piedi, si avvicinò a Sendoh e, fortunatamente per tutti, meno che per il suo ‘interlocutore’, smise di accusare per passare all’attacco fisico, colpendolo allo stomaco e dando il via ad una rissa.

Sendoh sembrava colpire più per rendere inoffensivo l’avversario che per fargli male, mentre l’altro metteva una tale furia nei propri colpi che era evidente che voleva arrivare ad annientare il rivale.

Sebbene i pugni che i due si erano scambiati non fossero stati numerosissimi, quando la voce autoritaria del generale Taoka intervenne per dividerli erano entrambi coperti di ferite… e quella sarebbe stata la più lieve delle conseguenze, lo sapevano tutti.

“Bastardo! Goditi quello che hai ottenuto con il tuo sorriso da stronzo! Se ha scelto te, vuol dire che non vale poi quanto io credevo!” furono le ultime parole sibilate da Minami, mentre i compagni della Toyotama lo portavano via.

Il colonnello non rispose, si ripulì alla meglio il viso coperto di sangue e poi scambiò qualche frase con Taoka, evidentemente una prima apologia per ciò che era accaduto.

Rukawa era rimasto immobile, come se fosse troppo anche per lui credere che quella scena fosse realmente accaduta, poi si avvicinò a Sendoh e gli sussurrò qualcosa.

Immediatamente i due ufficiali lasciarono la sala, e il sorriso che stavolta aleggiava sul viso del ragazzo più grande sembrava indicare che forse quella rissa pubblica avrebbe avuto degli aspetti positivi per lui…

“Signori… ci dispiace molto per lo sgradevole spettacolo a cui avete assistito… ma si sa, quando si è giovani è motivo di orgoglio esibire la focosità del proprio carattere, e poi è una caratteristica dei piloti essere coraggiosi ed impetuosi… e infine diciamo che l’alcool ha aiutato in questa dimostrazione pratica!” esclamò Taoka, cercando di forzare un sorriso.

Come al solito, il comando interveniva per proteggere i propri rampolli…

 

“E’ incredibile… ma che diavolo gli è preso a quei due?! E poi quelle parole a Rukawa… non so se ho capito bene ma sembravano significare che…”

“Piantala Yohei!” lo zittì immediatamente Sakuragi. Non voleva neanche pensare a quello che potevano suggerire quelle parole…

Dove diavolo se ne erano andati quei due? Non poteva lasciare che quello stupido porcospino presuntuoso stesse da solo con Rukawa… e se poi… NO! Non era possibile… il moretto non poteva essere innamorato di quell’individuo ridicolo… doveva… si meritava… uff, solo il Tensai poteva aver presa su quel pezzo di ghiaccio!

“Mito, io mi allontano un momento… ehm, ho lasciato una cosa in camera, torno subito…” il suo migliore amico non fece in tempo a replicare, che di Hanamichi Sakuragi era rimasta solo una nuvola di polvere…

Doveva raggiungerli… chissà dove diavolo erano finiti quei due… quel maniaco poteva cercare di approfittare della situazione per… per saltargli addosso! Perché diavolo doveva essersi scelto due amici così stronzi e antipatici…

Ma correre alla cieca non aveva senso… Hanamichi si fermò un istante… doveva ragionare… Cosa poteva aver detto Rukawa per uscire immediatamente?

OVVIAMENTE era scartata a priori l’idea di un ‘infrattamento’ immediato… non ce lo vedeva l’algido principino a fare proposte del genere, e quindi… quindi…

Ma certo! Lo stronzo con i capelli a punta era pieno di tagli… dovevano essere andati in infermeria!

Corse a rotta di collo verso l’ospedale della base e vide le luci dell’ambulatorio accese… come aveva fatto anche poche settimane prima, si arrampicò ed osservò quello che stava succedendo dalla finestra.

 

Sendoh era seduto sull’alto lettino bianco, mentre Rukawa gli stava proprio di fronte, con una mano a sollevargli il mento e l’altra a disinfettargli le ferite sul volto. Ogni tanto il primo faceva delle smorfie di dolore, che però avevano come unica conseguenza degli sguardi accigliati da parte dell’altro.

“…sei davvero insensibile, Kae-chan, brucia!” provava a lamentarsi Sendoh, ma il sorriso con cui pronunciava queste parole stava ad indicare che si sarebbe sottoposto a quella tortura in eterno, pur di continuare ad avere le dita leggere dell’amico a sfiorargli il viso…

Ovviamente, dal suo punto di osservazione, Hanamichi assisteva alla scena con istinti omicidi nei confronti dell’orrido porcospino… ma sapeva che era ancora presto per far capire al petit prince che loro due erano fatti l’uno per l’altro, quindi cercò di contenersi e di limitarsi ad assistere…

“Smettila di fare il bambino!” mormorò Rukawa tra i denti, continuando la medicazione.

“Vorrei vedere te, nella mia situazione, honey!” rise l’altro.

“E smettila di chiamarmi con quell’odioso nomignolo!” e per rimarcare il concetto, spinse più forte il tampone contro la ferita, strappando al compagno un gemito di dolore.

“Certo che Minami doveva essere proprio arrabbiato… non sono mai riuscito a capirlo bene, quel tipo…” disse Sendoh con tono pensoso, poi riprese: “…era strano già in Accademia, stava sempre da solo, oppure cercava di stare con te. Hai fatto breccia subito… peccato che quello sia un teppista senza possibilità di redenzione… non ti pare?!”

L’unica risposta che ebbe fu un “Hn” di difficile interpretazione.

“Sempre diplomatico, eh?! Pure prima, sapevi benissimo per cosa ci stavamo sbranando e non hai fatto una piega…” e Sendoh afferrò con la propria la mano del moretto, fissandolo negli occhi e sorridendogli.

“Piantala, Akira” rispose l’altro duramente.

“E’ davvero incredibile come tu rimanga impassibile di fronte alle nostre ruote da pavoni…”

 “Vuoi che finisca di disinfettarti o vuoi che ti lasci qui?!” il tono del comandante stavolta era molto spazientito.

“Non ci sono altre possibilità?” fu la replica maliziosa di Sendoh.

 

Accidenti! Quello ci stava apertamente provando!

Hanamichi ormai stava con il naso completamente schiacciato contro il vetro, mentre con la bocca continuava a biascicare improperi all’indirizzo di quel bastardo insinuante.

Honey! Lo aveva chiamato ‘honey’… e poi Kae-chan… ma come diavolo si permetteva tutta questa confidenza?! Non sapeva che Rukawa era proprietà privata di Hanamichi Sakuragi? Non era evidente?

Beh… oddio, forse non era ancora ‘proprio’ evidente… ma lo sarebbe stato presto!

In ogni caso doveva stare attento… chissà cosa stava tramando quel maniaco…

 

“Ok, così dovresti stare a posto…” mormorò il moretto rimettendo a posto la cassetta del pronto soccorso “..ti fa ancora male?”

“Sì, ma se mi dai un bacino su ogni ferita…”

Rukawa scosse la testa sconsolato:

“A volte mi domando come abbiano fatto a promuoverti colonnello…”

“Ovviamente per la mia maturità!” scherzò Sendoh, ma poco dopo riprese:

“Senti… parlando seriamente… Minami è pericoloso. Forse dovrei fare qualcosa, tipo farlo mandare in missione in qualche posto sperduto…”

“Lascia stare. Tra poco il problema sarà risolto” replicò l’altro freddamente.

“Sei sempre deciso?” lo sguardo di Sendoh stavolta era velato di preoccupazione e tristezza.

Rukawa annuì.

“Somiglia tanto ad una fuga…”

“Ma non lo è” fu la secca risposta.

“Tu hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te, Kaede…”

“Ti sbagli. Sono molto più forte di quanto tu non possa pensare”

“Allora mettiamola così: IO voglio prendermi cura di te: ti amo… tanto…”

 

Hanamichi riuscì a stento a trattenersi dal dare una testata contro il vetro e fare irruzione nella stanza! Aveva capito bene? Quello aveva detto che ‘amava’ Kaede… si era dichiarato… e se, preso di contropiede, l’altro si fosse lasciato abbagliare da queste parole e… e…

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!

 

“Akira, a che serve parlarne ancora…” il tono di Rukawa era stanco, come se quello fosse stato un argomento ripetutamente affrontato.

“Serve, perché tu non capisci quanto saresti felice con me!” mormorò l’altro sorridendo dolcemente.

“Molto modesto, eh?!”

“Ti amo da quando ti ho conosciuto in Accademia… conosco tutto di te, i tuoi pensieri, le tue paure, i tuoi punti di forza e quelli di debolezza… e so che in tutto sei complementare a me, siamo due facce della stessa medaglia, diverse ma che non potranno mai separarsi…”

“Sei già il mio migliore amico”

“Non mi basta! Non posso accontentarmi di questo! Kae-chan, dammi una possibilità…”

Il silenzio che seguì questa richiesta sembrava carico di elettricità… come se qualunque cosa fosse seguita sarebbe stata definitiva.

“Ti ricordi il nostro bacio? Anche quello stai cercando di cancellare?” riprese Sendoh.

“Akira! Ero ubriaco…”

“..e io me ne sono approfittato… hai ragione, ma è stata la cosa più bella che mi sia capitata…”

“Lasciamo stare, perfavore… sai bene che questo discorso non ci porterà da nessuna parte”.

Ma l’altro non sembrò demordere:

“Non intendo arrendermi, Kae-chan. Lo sai, vero?” e si sporse in avanti depositandogli un bacio leggero sulla fronte.

Improvvisamente si sentì un rumore proveniente dall’esterno, entrambi si girarono, ma fuori della finestra non notarono niente di insolito…

 

Per poco non lo avevano scoperto! A parte che non gli sarebbe interessato poi più di tanto… insomma, quel porco si stava giocando tutte le sue carte, e se le stava anche giocando bene! Aveva tutto il diritto di intervenire…

Beh, Rukawa doveva essere un osso duro per respingere le insistite attenzioni di quei due… oddio, forse semplicemente, lui era ‘regolare’… perché mai dovevano tutti presumere che avesse ‘quei’ gusti?

“Gusti o non gusti, cederà al fascino del Tensai!” urlò.

Adesso non doveva far altro che raggiungerli in quella stanza e porre fine a quell’incontro che non poteva portare a niente di buono…

Proprio mentre stava correndo nel corridoio dell’infermeria, vide gli altri due venirgli incontro, evidentemente diretti verso l’uscita.

“Sakuragi… che ci fai qui?!”  lo apostrofò Rukawa, ‘quasi’ con espressione sorpresa.

“Io… io…”

IDEA!!!

“Il generale Anzai mi ha mandato a cercarvi, ritiene che dovreste tornare alla festa… gli ospiti si sono chiesti dove foste andati…” che genialata! In questo modo i due siamesi sarebbero stati costretti a tornare in un luogo in cui le avances di Sendoh diventavano impossibili.

“Bene, può andare, tenente” gli rispose il porcospino.

Fece il saluto, ma continuò a tenerli d’occhio finché non furono rientrati nella sala del circolo ufficiali.

Bene, almeno questa era sistemata!

In ogni caso quel ridicolo colonnello sembrava un osso duro… e riusciva anche a far parlare Rukawa!

Sakuragi cominciò a ripensare alla conversazione a cui aveva assistito… quel porco aveva approfittato di una ubriacatura del maggiore per baciarlo… al rossino ribolliva il sangue nelle vene a pensarci… e poi, poi ci furono altri pensieri… chissà come doveva essere il sapore di quelle labbra, di quella bocca… accarezzare quella pelle liscia…

“Hanamichi… che ti prende?” gli chiese Yohei, guardandolo sorpreso.

Saluragi impiegò qualche istante per riprendersi e capire dove si trovasse…

“Eh?!” fece di rimando.

“Beh.. niente, è che sei strano… tutto rosso…” mormorò l’altro lentamente.

“Ehm.. ehm, è il caldo…” e che caldo! Mr Perfezione gli stava facendo perdere completamente il controllo!  Doveva stare attento…

Finalmente la gente cominciò ad andare via. A parte il breve diversivo offerto da Minami, la serata era andata esattamente secondo le previsioni, i comandanti delle varie basi avevano chiacchierato amabilmente, gli ufficiali del comando avevano assunto la solita aria di quelli che ‘sanno’ cosa decidevano le alte sfere, e poi, quando l’alcool aveva cominciato a scaldare il sangue nelle vene, c’era stato qualche scherzo a proposito dell’assegnazione del Top Gun.

Presto la sala si fu svuotata. Sakuragi aveva deciso di assicurarsi con i propri occhi che Sendoh se ne fosse andato via, e così lo aveva seguito sin sul selciato di fronte alla sala, dove il colonnello, sebbene a malincuore, era andato via con il generale Taoka.

Adesso poteva ritirarsi anche lui, sebbene non fosse poi così stanco.

Aveva bisogno di pensare. Lasciò che Yohei tornasse in camera da solo, e lui si avviò verso la spiaggia. Lì avrebbe respirato un po’ di aria fresca, e avrebbe organizzato un piano di azione che gli avrebbe permesso di risolvere quel problema che prendeva il nome di Kaede Rukawa.

Il rumore della risacca gli calmava i nervi… si sedette sulla sabbia asciutta…

Impiegò qualche minuto per capire di non essere stato l’unico ad aver avuto quell’idea. Poco più avanti, con la schiena appoggiata sulla sabbia, le braccia incrociate sotto la testa, a guardare il cielo scuro, c’era proprio la persona a cui erano rivolti i suoi pensieri.

Per un istante Sakuragi si sentì incapace di muovere qualsiasi muscolo, di formulare qualsiasi pensiero, ma poi capì che l’occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Il rumore improvviso fece sollevare Rukawa sui gomiti…

“Ah… Sakuragi” mormorò con voce inespressiva.

“Comandante…”

La situazione era un po’ grottesca: il maggiore che rimaneva seduto sulla sabbia e lui lì, in piedi, che non si capiva cosa stesse aspettando ad andarsene.

Prese coraggio e gli si sedette accanto.

Rimasero per diversi minuti in silenzio. Il maggiore si era sdraiato nuovamente, e sembrava preso dall’osservazione di quelle stelle luminosissime in quella notte di luna nuova.

“Come mai ancora in giro a quest’ora?”

Il sussurro gelido di Rukawa colpì Sakuragi provocandogli una scarica elettrica lungo la schiena.

“Non avevo sonno, e poi il mare mi rilassa… io vengo da una città sul mare” fu la prima risposta che gli venne in mente.

“Hn”

Di nuovo quel silenzio, ma stavolta più rilassato.

Stava per impazzire… lo aveva così vicino, in quella posizione di ‘resa’… se lo avesse bloccato contro la sabbia, l’altro non avrebbe potuto opporsi.

Era così silenzioso, così difficile da capire… deciso e misterioso.

Si stava bene, era una notte senza vento, fresca ma non fredda. Una di quelle notte che ispirano riflessioni, come quella che gli uscì quasi involontariamente dalle labbra:

“Pensi mai a come sarebbe potuta essere la vita… fuori da qui? Senza regolamenti?”

Come diavolo aveva potuto rivolgergli una domanda così idiota? Quello sarebbe scoppiato a ridere. E poi aveva di nuovo usato il ‘tu’…

“No”

Hanamichi rimase perplesso di fronte a questa replica immediata.

“Perché?” cazzo, si stava proprio facendo i fatti di quell’altro… senza più pudore!

“Era già tutto deciso. Non ho conosciuto altro…”

Tristezza? No, non sembrava. Solo una semplice constatazione.

Avrebbe voluto trovare una battuta, una di quelle fulminanti, tipiche del Tensai, e invece rimase in silenzio. Si sdraiò anche lui… tra le luci fisse delle stelle ne vide qualcuna in movimento… aerei di linea… già, sopra di loro passavano le rotte per l’America…

Lo aveva appena trovato e già lo stava perdendo? No, non sarebbe stato così… l’intensità di quello che sentiva per il ragazzo, non per l’ufficiale, non per il maggiore, non per il comandante, ma solo per il ragazzo che gli stava accanto era troppo forte per lasciarlo andare via.

Un’altra luce in movimento, ma stavolta una stella cadente. Chiuse gli occhi ed espresse il suo desiderio… tanto valeva fare appello a tutto ciò che poteva aiutarlo!

Ormai doveva essere davvero molto tardi… se non fosse rientrato avrebbe potuto passare dei guai seri…

Si voltò a guardare la figura stesa accanto a lui: non voleva lasciarlo lì, non voleva che nessun altro lo vedesse come lo aveva visto lui..

“Rukawa…” bisbigliò. Ma non ottenne nessuna risposta. Che diavolo gli era successo? Si sporse su di lui in modo da vederlo meglio...

Sorrise.

Stava dormendo, stava dormendo proprio come un bambino…

E adesso?

Si ributtò sulla schiena: lo avrebbe lasciato dormire per altri cinque minuti e poi avrebbe cercato di svegliarlo… era troppo bello osservare quel volto incantevole così rilassato.

 

Quel cretino di Yohei doveva aver lasciato la finestra aperta… il vento freddo cominciava ad infastidirlo! Si girò continuando a stringere il cuscino… letti da militari! Aveva così tante gobbe quel materasso che gli stava facendo venire i lividi!

Oddio… il cuscino viveva di vita propria… era praticamente sicuro di averlo sentito muovere…

Spalancò gli occhi… e li richiuse subito…

No. Semplicemente non era possibile.

Li riaprì più lentamente, ma la situazione non era cambiata.

CAZZO!

Non c’era il soffitto!!! Stava all’aperto, sotto le stelle… abbassò lo sguardo e vide… vide che appoggiata sulla sua spalla c’era una testa mora, i cui capelli morbidi gli accarezzavano il collo…

Già, il cuscino che stava abbracciando era la schiena di… di… DI RUKAWA!!!!

Un insopportabile ghigno di vittoria gli si allargò sul volto… la loro prima notte insieme….

Certo, dormire sulla sabbia non era il massimo, sarà pure stato romantico, però, cavolo, era dura! Cercò di muoversi lentamente, ma riuscì comunque a sfilarsi la giacca. Da come l’altro lo stringeva, si capiva che era in cerca di calore più che di affetto!

Coprì entrambi con il pesante indumento, e poi passò nuovamente le braccia intorno al corpo del ‘suo’ maggiore. Meglio continuare a dormire, anche se non mancava molto all’alba…

 

Si sentiva stranamente caldo e protetto, ma non c’era solo questo… c’era qualcosa che non andava in quella situazione… insomma, non sembrava di stare in un letto…

Aprì gli occhi a fatica, per lui svegliarsi la mattina aveva sempre costituito il dramma principale della giornata. 

In Accademia, Sendoh si era beccato un sacco di pugni solo per il fatto di tentare di svegliarlo ed evitargli delle punizioni… Bah, meglio non pensare a Sendoh, adesso.

Finalmente mise a fuoco…

Accidenti! Doveva essere l’alba, e lui si era addormentato sulla spiaggia! 

Si sollevò sul gomito, continuando a stropicciarsi gli occhi con la mano… qualcosa gli stava scivolando dalla spalla… la giacca di una divisa…

Con un certo sgomento portò lo sguardo sulla massa scura che aveva usato come cuscino… oddio, aveva tanto un aspetto ‘umano’… risalì piano con lo sguardo…

Che diavolo ci faceva Sakuragi lì con lui?!

Che diavolo ci facevano le braccia di Sakuragi strette intorno alla sua schiena?!

Il primo istinto sarebbe stato quello di spingerlo via da sé, ma forse doveva riflettere… dovevano essersi addormentati quando guardavano le stelle, la notte prima, e doveva averli portati uno accanto all’altro solo il freddo dell’aria notturna di Aprile.

Non era giusto trattarlo male.

Lo scosse con delicatezza…

 

“Voglio dormire, Yohei!” bofonchiò Sakuragi, sperando che quella scossa fastidiosa terminasse.

“Sakuragi!”

No, non era la voce di Yohei… sembrava tanto… Rukawa!!

Improvvisamente si ricordò dove fossero, e spalancò gli occhi…

L’altro si era già alzato, e lo guardava dalla battigia.

Si tirò su pure lui… avvicinandoglisi: era così bello nella luce ancora incerta del mattino, i capelli un po’ scompigliati, gli occhi luminosi di chi si è appena svegliato…

“Dobbiamo tornare nelle stanze, e tu devi dormire. Oggi è l’ultimo giorno di esercitazioni, domani comincia il top gun…”

Rukawa sembrava voler archiviare senza commenti quella strana nottata, e Sakuragi non riuscì a trovare le parole giuste per evitarlo.

Si avviarono insieme verso gli alloggi degli ufficiali… una situazione fra l’altro abbastanza imbarazzante, visto lo stato dei loro vestiti, e la sabbia mischiata ai loro capelli…

Se qualcuno li avesse visti, sarebbe stato il massimo! Ma furono fortunati…

Quando Sakuragi entrò nella stanza, trovò Yohei sveglio.

“Dove diavolo sei stato, scimmia!” fu l’esclamazione che lo aggredì, ma era solo la preoccupazione a portare l’amico a reagire in quel modo.

“Mi sono addormentato sulla spiaggia…” mormorò svogliatamente.

Mito lo guardò, poi sorrise maliziosamente:

“Quindi non erano poi così orride quelle del corso elicotteristi…”

“Eh?” Hanamichi faticava a connettere, e poi stava ripensando al tragitto che aveva percorso in silenzio con Rukawa poco prima.

“Vuoi dire che sei stato fuori tutta la notte e.. non hai combinato niente?!” Yohei era allibito. Cominciava a pensare che l’amico fosse davvero un caso patologico.

Sakuragi sorrise:

“Non ho combinato niente, eppure è stata la notte più bella della mia vita”.

Yohei annuì:

“Dal tuo sorriso, direi che è proprio così… Però, non ti ci facevo così misterioso!”

Ma l’altro non gli rispose, anzi, lo lasciò solo chiudendosi in bagno per una lunga doccia.

Aveva dormito stringendo Rukawa tra le braccia… ancora sentiva il suo respiro leggero accarezzargli il collo, la sua testa pesargli dolcemente sulla spalla… perché diavolo non gli era saltato addosso là sulla spiaggia! In quel modo si sarebbe risolto tutto: il principino avrebbe capito che era suo, e sarebbero vissuti felici e contenti…

Sembrava tanto una favola… già, e invece di difficoltà se ne presentavano parecchie.

Non tanto quei due invasati di Sendoh- porcospino, o Minami-calimero, quanto proprio il carattere del petit prince… non si capiva mai cosa pensasse per davvero…

Si era comportato con naturalezza, come se svegliarsi abbracciati fosse una cosa naturale, e poi non aveva più pronunciato una sillaba…

Si asciugò velocemente e si rinfilò nel letto… ancora un’oretta di sonno forse riusciva a ritagliarsela…

 

“Oggi farete un volo guidato, niente tattiche o strategie dell’ultimo secondo… Durante l’esercitazione vi darò le istruzioni, e voi dovete solo cercare di seguirle con precisione”.

Netto, conciso, freddo. Il solito Rukawa.

Non sembrava aver risentito delle poche ore di sonno, il viso era quello di sempre, forse c’era sono un po’ più di tensione nelle sue parole, ma quello era conseguenza dell’imminenza del Top Gun.

“Sissignore!” risposero tutti insieme.

Sakuragi non poteva evitare di guardarlo, cercando di capire a che punto fosse il loro rapporto, dopo quella strana notte passata insieme.

Si alzarono in volo uno dopo l’altro, e, quasi automaticamente, si disposero in formazione.

Dall’auricolare giungevano le direttive del comandante, non stava facendo fare manovre particolarmente complicate, li stava facendo solo volare tranquilli, sembrava una pausa dalla tensione degli ultimi giorni, un ritorno al puro gusto del volo.

Quando tornarono a terra erano effettivamente più rilassati, quasi allegri.

Ad attenderli trovarono il generale Anzai.

“Ragazzi…” cominciò tutto sorridente “…domani ci sarà il Top Gun… Lo Shohoku non ha mai vinto, ma questo potrebbe essere l’anno buono. Avete avuto un ottimo comandante, e vi siete dedicati con sacrificio all’addestramento… contiamo su di voi, e, qualunque sarà il risultato, sono fiero del lavoro che avete svolto”.

Poche parole, e una espressione bonaria che voleva tranquillizzarli.

 

Quella sera, al circolo ufficiali non ci fu la solita bisboccia. Tutti i componenti della squadriglia degli F16 erano molto seri, l’indomani si sarebbero confrontati con le squadriglie delle basi più forti… Shoyo, Kainan, Ryonan, Toyotama… poteva essere una giornata trionfale.

Andarono a letto presto, era meglio riposare…

 

Una marea di gente, una marea di discorsi ufficiali: la gara del Top Gun era sicuramente la più sentita dalle scuole aeronautiche. Quella che la vinceva, si imponeva come modello…

Ci si scontrava con la regola del girone, le prime due classificate si sarebbero poi affrontate per il titolo.

Lo Shohoku vinse la gara inaugurale contro lo Shoyo, perse contro il Kainan, pareggiò con il Ryonan e vinse per un colpo contro il Toyotama.

Il colpo decisivo contro il Toyotama lo mise a segno proprio Sakuragi, utilizzando la tecnica di Rukawa del ‘muso contro muso’: oddio, era davvero una mossa per stomaci forti, ma lui era riuscito a tenere duro mentre vedeva l’altro arrivargli dritto contro, ed era andata bene.

Mentre tornava a terra, fu messo in comunicazione con il comando.

Era Rukawa…

“Non lo fare mai più!” furono le parole che si sentì sibilare nell’auricolare.

Sorrise tra sé e sé…

“Ci ha permesso di vincere!” l’adrenalina era a mille e non riusciva a contenere la felicità….

“Lo puoi fare solo se conosci personalmente l’avversario! Lo capisci che se avessi avuto di fronte Maki vi sareste disintegrati?!”

“Il vegliardo?! Tse!

Grazie alla mia bravura siamo in finale, e il Tensai conquisterà per TE anche la vittoria del Top Gun!” urlò, scendendo in avvitamento per sottolineare le proprie parole.

Accidenti, glielo aveva detto! Ma era così carico che sarebbe stato capace di rivelarlo a tutto lo Stato Maggiore riunito…

“IDIOTA! Che cazzo stai farneticando!”

“Ti amo, Baka!”

E Sakuragi spense la radio: il suo amore non sembrava in vena di romanticherie…

Scesero a terra, c’era un’ora prima dello scontro finale che li avrebbe visti affrontare il Ryonan, impostosi sul Kainan, arrivato a pari punti, solo grazie alla differenza colpi centrati/subiti.

Quando si ritrovarono nell’Hangar, il maggiore era lì.

Sakuragi scese dal proprio apparecchio con un balzo, e dovette contenersi per non correre ad abbracciarlo…

Si sentiva invincibile, onnipotente, super-euforico… e non si aspettava che Kaede lo afferrasse per il colletto e lo addossasse al muro…

“Non provare mai più a fare quella manovra, idiota! Sei un pivello e ti senti imbattibile, questo è il momento in cui ci rimetti la pelle!” gli urlò in faccia.

Ma Hanamichi non mutò il sorriso a trentaquattro denti che gli illuminava il volto. Mise le mani su quelle del maggiore:

“Era tutto sotto controllo…”

“Un accidente! Non ci riprovare”

“Già ti preoccupi per me, amore?” gli chiese Hanamichi con gli occhi a cuore.

Rukawa lo sbatté contro la parete, facendogli male alla testa:

“Di questa nuova stronzata ne parliamo dopo!”

“Non c’è niente da discutere, tu sei fatto per me, e basta”.

Si fissarono negli occhi, e quelli del moretto non sembravano esattamente carichi di affetto, ma, fortunatamente per Hanamichi, in quel momento echeggiò la voce di Akira Sendoh:

“Kaede, dobbiamo andare, tra poco dovranno rialzarsi in volo…”

“Ehi stronzo, te stavi nel Ryonan, vero?” lo apostrofò Sakuragi, ormai completamente fuori controllo.

“E allora?”

“Vi stracceremo!”

“Non ne dubito!” poi Sendoh si rivolse a Rukawa “Hai una squadra agguerrita! Dai, andiamo fuori…” e i due uscirono insieme.

“Sakuragi… ma che ti prende?!” gli chiese Kogure, evidentemente sconvolto dal suo comportamento.

“Niente di particolare, quattr’occhi…” ma non riuscì a proseguire che lo raggiunse l’urlo dell’ex teppista:

“Non chiamarlo quattr’occhi, scimmia!” sbraitò Mitsui.

“Piantatela tutti quanti, cerchiamo di stare tranquilli, che tra poco si ricomincia” li zittì il capo squadriglia Akagi, rispolverando il suo tono segreto da King Kong.

Uscirono di nuovo in formazione. Akagi era la punta del gruppo, mentre Kogure lo chiudeva, le ali erano presidiate da Sakuragi e Mitsui, mentre Yohei e Miyagi agivano da tiratori interni, pronti a sganciarsi per passare in difesa.

Varcarono la linea rossa: la gara aveva inizio.

“Saku-scimmia, a te Koshino, io mi prendo Uozumi… Niente stronzate!”

“Ok, Gori!” e Sakuragi si staccò dalla formazione per cominciare il duello con il pivellino del Ryonan.

Oddio, non che poi fosse proprio un pivellino… era piuttosto astuto, a dire il vero…finte e controfinte, discese veloci ed improvvise risalite e cambi di rotta… ma aveva a che fare con il Tensai, quindi non aveva alcuna possibilità…

“Sakuragi… attento al numero 10!”

Diavolo, per salvare Koshino, un altro stronzo gli si era piazzato in coda!

Si alzò quasi verticalmente, avrebbe fatto un loop e gli si sarebbe messo in coda… esattamente come aveva fatto le petit prince con lui…

Accidenti, forse stava salendo troppo verticalmente, stava rischiando lo stallo…

 

“Accidenti, Hanamichi, raddrizzati!”

Sendoh guardò Kaede con curiosità e sospetto.

“Hanamichi?” rimarcò stupito.

“E’ così idiota che sta rischiando di ammazzarsi! Do’aho…” mormorò l’altro senza rispondere.

 

“Scimmia! Raddrizzati, andrai in stallo!” gli urlò Akagi nelle cuffie.

“Non riesco a controllarlo! Accidenti…”

“Hanamichi! Riprendilo!!” lo implorò Kogure.

Muoveva la cloche, ma non otteneva alcuna reazione… era in stallo! Era stato stupido…

“Kaede…” riuscì a mormorare, mentre l’aereo si ribaltava, cominciando la picchiata.

Se andava in avvitamento era finita… non avrebbe più avuto speranze…

 

Molte delle persone che osservavano la scena da terra sembravano non aver capito la gravità della situazione, considerandola uno spettacolo una cosa ad uso e consumo del pubblico, ma i più esperti seguivano le manovre del numero dieci dello Shohoku con trepidazione… non sarebbe stata la prima volta se il Top Gun si fosse concluso con una tragedia…

 

“Hanamichi… blocca quella cazzo di cloche!!!”

La voce di Rukawa gli arrivò attraverso l’auricolare risvegliandolo…

“E’ impazzita, mi sfugge… sto per entrare in avvitamento!” riuscì a replicare, ormai in preda al panico.

“Mettici tutte e due le mani e bloccala anche con le ginocchia… forza!”

Sakuragi fece quello che l’altro gli aveva ordinato… pensava che non sarebbe servito, e invece, riuscì, lentamente e faticosamente, a raddrizzare l'apparecchio...

“Bravo, Hana!” furono le ultime parole di Rukawa, prima che interrompesse la comunicazione.

“Ti devo la vita, Kae-chan…” mormorò lui, purtroppo consapevole che l’altro non potesse più sentirlo.

 

La gara riprese, come se niente fosse successo.

‘The show must go on’ , dicono in America…

E lo Shohoku, caricato come non mai, mise a frutto tutte le proprie risorse, aggiudicandosi il titolo.

La squadriglia tornò a terra tra il tripudio del pubblico.

Appena riportati gli apparecchi nell’hangar, l’intero gruppo si presentò per la premiazione ed il discorso di chiusura.

Il generale Anzai strinse la mano ad ognuno di loro, senza riuscire a smettere di emettere il suo caratteristico “Oh, oh, oh….”

Ayako era praticamente saltata in braccio a Miyagi, facendolo diventare scarlatto, ma la scena che tutti seguirono con più attenzione fu l’avanzata di Hanamichi Sakuragi…

Il casco tenuto saldamente sotto il braccio, i passi lunghi e sicuri, si avvicinò al palco su cui era il maggiore Rukawa. Si fermò di fronte a lui sugli attenti, fissandolo negli occhi, e si portò la mano alla fronte, nel più studiato ed impeccabile dei saluti militari.

L’altro annuì, rispondendo al saluto.

“Ho mantenuto la promessa…” stavolta il tono non aveva più nulla in comune con quello di appena un’ora prima.

“Ho visto”

“Ho pensato che doveva esserci un motivo se volevi che tornassi vivo, no?” continuò Sakuragi sorridendo.

Anche Kaede accennò un sorriso:

“Do’aho! Vai dagli altri… c’è la premiazione”

“Sì… ‘andiamo’!” e, improvvisamente, lo afferrò per il braccio trascinandoselo via sotto lo sguardo allibito di Sendoh.

 

“Ci hai fatto prendere un colpo, scimmia!” esclamò Mitsui, riempendosi un altro bicchiere.

Finalmente i festeggiamenti ufficiali erano terminati, e adesso erano tutti nella grande sala del circolo, abbandonati sui divani, a scolarsi birre e a scherzare.

“Già, me la sono vista brutta! Ma il grande Tensai non poteva lasciarci le penne!” rise lui.

“Come hai fatto a riprenderti?” chiese Yohei.

“Diciamo ‘la voce di un angelo’…” e arrossì.

“E cioè?”

“Lasciamo stare…”

In quel momento fece il proprio ingresso Rukawa… finalmente senza divisa ma in jeans scuri e camicia azzurra.

“Maggiore… si unisca a noi…” lo invitò immediatamente Mitsui.

Rukawa si avvicinò, sedendosi fra loro, subito rifornito con una birra enorme…

Akagi alzò il bicchiere, per l’ennesimo brindisi, ma forse uno dei più sentiti:

“Al nostro comandante, senza il quale non avremmo vinto…” proclamò.

“Al nostro comandante, che ci ha dovuti sopportare per tutti questi mesi…” aggiunse Yohei.

“Al nostro comandante, che ci ha insegnato il poco che sappiamo…” mormorò Kogure.

“Al nostro comandante, a cui devo la vita e a cui dedico la mia vittoria” scandì lentamente e chiaramente Hanamichi, senza distogliere lo sguardo dagli occhi azzurri di Rukawa.

Tutti si girarono sorpresi… che stava dicendo?

“E’ grazie a lui, alle sue parole, se ho ripreso l’apparecchio…” spiegò semplicemente.

“La voce di un angelo…” mormorò pianissimo Yohei, ripetendo le parole pronunciate poco prima dall’amico…

 

Fecero tardi quella notte, ma era una notte speciale, nessuno li avrebbe rimproverati per questo.

Quando arrivò il momento di ritirarsi, il maggiore fu il primo ad andarsene, poi, man mano, lo seguirono tutti gli altri.

Gli ultimi a rimanere furono Yohei e Sakuragi.

“Che sta succedendo, Hanamichi? Possibile che tu non voglia più dirmi niente?”

Il rossino scrollò le spalle, come a dire che non c’era niente da raccontare.

“Devo scoprirlo così, che ti sei innamorato?” insistette Yohei.

Hanamichi lo guardò sorpreso, poi scoppiò a ridere:

“E’ così evidente? Beh, è vero, sono innamorato…”

“E lui?”

Per un momento rimase a bocca aperta: accidenti, Yohei lo conosceva troppo bene!

“Ancora non lo sa…”sbadigliò rumorosamente, poi aggiunse:

“Andiamo, Mito… e spera che stanotte io non torni in stanza, perché vorrebbe dire che non sono riuscito a farglielo capire!”

L’amico ebbe bisogno di alcuni istanti per riprendersi… non aveva mai visto il Tensai così determinato…

“In bocca al lupo, scimmia!”

 

Ormai era diventato bravissimo ad arrampicarsi sui muri e a sbirciare dalle finestre, comunque era una fortuna che la stanza di Rukawa fosse al primo piano!

Si issò con facilità fin sul balcone, e poi aprì delicatamente la portafinestra lasciata socchiusa.

Era buio, ma le luci della base inondavano la stanza di una luce soffusa.

Hanamichi aprì la porta giusta, la camera da letto: Rukawa stava già dormendo, le lenzuola che non arrivavano a coprirgli il torace nudo… Si avvicinò, lasciando gli occhi scorrere su quella pelle di porcellana… era vero, doveva a lui, alla sua voce, ai suoi ordini, l’aver ripreso in mano l’apparecchio…

Si sedette sul bordo del letto… avrebbe desiderato svegliarlo, per dirgli tutto quello che provava, per fargli capire, finalmente, quello che a lui era stato chiaro quasi dal primo istante in cui si erano visti. Eppure non riusciva a trovare il coraggio di disturbarlo; sembrava così tranquillo mentre dormiva che per Hanamichi l’idea di interrompere quella condizione appariva improvvisamente improponibile.

Forse sarebbe dovuto tornare nella propria stanza, non aveva senso aveva rimanere lì se non riusciva a costringere l’altro ad ascoltarlo. Eppure non riusciva ad allontanarsi… e poi era stanco, aveva bisogno di dormire…

Cominciò a sbottonarsi la camicia, poi si sfilò i jeans… se non fossero riusciti a parlare durante la notte, lo avrebbero fatto appena svegli! Si infilò nel letto accanto a Kaede e lo abbracciò da dietro, abbandonandosi in pochi minuti al meritato riposo.

 

Lo aveva sentito, ma non aveva fatto niente.

Stentava a riconoscersi! Lui che aveva respinto le attenzioni insistenti di persone come Sendoh e Minami permetteva a quello stupido rossino di infilarsi così nel suo letto?

Eppure… quelle braccia che lo stringevano lo facevano sentire bene, così come era stato quella notte sulla spiaggia, per non pensare al terrore che lo aveva colto durante il pomeriggio, quando aveva visto l’apparecchio andare in stallo.

Possibile che lui, l’uomo di ghiaccio, avesse trovato qualcuno in grado di perforare la sua corazza? E quando era successo, poi?

Ripensò al loro primo incontro… tutto sommato niente da passare agli annali… poi ripensò alle lezioni, all’atteggiamento strafottente di Sakuragi. Certo, era irritante, grezzo, presuntuoso, ma aveva anche molte qualità: amava volare, era impaziente di imparare, e poi nascondeva molta ingenuità dietro quell’atteggiamento da gradasso… 

Aveva fatto bene ad infliggergli quell’umiliazione durante la sfida a due… però avrebbe dovuto rendersi conto subito che c’era qualcosa di strano nell’aver perso tempo a ‘scrivere’ con i colpi, per il gusto di fargli uno scherzo… non si era mai abbassato a tanto con nessuno: gelido e impeccabile, questi erano in genere gli aggettivi che lo descrivevano, e invece aveva voluto ‘interagire’ con quel buffo ragazzo.

Abbassò lo sguardo su quelle mani che lo stringevano: erano mani grandi, forti… diverse dalle sue, pallide e sottili… si tirò leggermente indietro, appoggiandosi a quel torace largo… l’indomani poteva sempre far finta di non essersi accorto di quella presenza…

 

Possibile che Rukawa dormisse così tanto?

Continuava a guardarlo, ma quello era ancora immerso nel suo sonno tranquillo… gli poggiò un bacio leggero sulla guancia.

Il pugno partì in automatico…

“Ahio! Mi hai fatto male!”

“CHE CAZZO STAI FACENDO QUI! Esci immediatamente dal mio letto!” gli urlò Rukawa in faccia.

“Ehi! Stai calmo! Non ti ho fatto niente!” replicò Hanamichi, urlando nello stesso modo.

“Allora dimmi che ci fai nella mia camera”

Il maggiore si era tirato su, sedendosi con la schiena appoggiata alla testata del letto, mentre Sakuragi era finito seduto sul pavimento.

“Te l’ho già detto durante la gara… Ti amo, Kaede…” mormorò.

“Come ti viene in mente di rivolgermi una frase simile?! Cosa diavolo ti fa pensare che…”

Ma il rossino gli impedì di continuare:

“Te lo dico perché tu sei fatto per me… indipendentemente dalle tue proteste…”

“Vattene immediatamente”.

“Non ne ho la minima intenzione…” e Hanamichi incrociò le braccia sul petto, come a voler sottolineare le proprie parole.

“Senti do’aho, io la settimana prossima partirò per gli Stati Uniti…”

Rukawa non riusciva a terminare una frase che l’altro interveniva con la propria bocca a ciabatta, e infatti:

“Non è questo il punto… io ti sto dicendo che ti amo…”

“Piantala… dimentichiamoci quello che è successo e…”

“Non essere melodrammatico, non è successo un bel niente, sebbene la tentazione ci fosse!” lo interruppe ancora Hanamichi.

Prima un pugno, adesso uno schiaffo! Ma si era scelto proprio un ragazzo violento!

“Guarda che è la verità!”

Rukawa scrollò la testa:

“Sono stanco, Sakuragi: la vittoria deve averti dato alla testa, torna nella tua stanza ed io non sporgerò rapporto…”

“Puoi farne anche tre di rapporti, ma prima dovrai dirmi in faccia che non provi niente per me!” stava rischiando il tutto per tutto… e se quello lo avesse guardato negli occhi e gli avesse detto che non provava assolutamente niente per lui? Meglio non pensarci…

“Vado a farmi la doccia. Non voglio trovarti quando avrò finito”.

 

Se ne era andato a farsi la doccia e l’aveva mollato lì, senza rispondergli.

Sentì il rumore dell’acqua… oddio, l’immagine del corpo di Rukawa sotto il getto caldo cominciò a ballonzolargli davanti agli occhi… Doveva fare qualcosa o sarebbe diventato pazzo!

Spalancò la porta del bagno e si piazzò davanti al box a gambe larghe e i pugni sui fianchi:

“Rukawa, non mi hai risposto!”

Nessuna reazione…

Aprì la cabina e vide il moretto seduto a terra, le gambe raccolte al petto e l’acqua che gli scendeva lungo il corpo.

“Kaede… mi devi una risposta!”

“Do’aho!”

Hanamichi avanzò con decisione, poi si chinò, lo afferrò per le braccia e lo tirò su:

“Dimmelo, Kaede… ti prego!” lo implorò.

“Non so di cosa tu stia parlando”.

Hanamichi lo addossò alle piastrelle fredde della parete:

“Dimmi che non partirai… dimmi che mi ami…”

“Lasciami, mi stai facendo male…”

Ma il rossino non desistette, anzi…

Lo sollevò tra le braccia e lo trascinò in camera da letto, depositandolo così, ancora coperto di gocce d’acqua, sul letto disfatto.

Rukawa lo guardò a lungo, ma non c’era paura o amore nei suoi occhi, e la voce che gli uscì era gelida:

“Cos’è, scimmia, ti eccita pensare di farti il tuo comandante?!”

Queste parole ferirono il rossino come una stilettata…

“Non hai capito un cazzo! Te lo vuoi mettere in quella testa bacata che IO TI AMO?!”

“Allora lasciami…”

“Dammi un buon motivo per farlo…”

“Le cose sarebbero più semplici” nel pronunciare queste parole, il moretto distolse lo sguardo.

“Quindi anche tu mi ami…” stavolta quella di Sakuragi non era una domanda.

Si sporse sul volto di Rukawa, avvicinandoglisi lentamente finché non sentì il suo respiro sulle proprie labbra…

“Mi ami?” gli chiese ancora, fermandosi a pochi millimetri da quella bocca morbida.

Rukawa non rispose, ma colmò la distanza, toccandogli appena le labbra, più una carezza che un bacio… allontanandosi però immediatamente per mormorare: “Che accidenti sto facendo…”.

“Solo quello che è inevitabile…” e il rossino lo ripagò con un bacio molto più profondo. Con la lingua leccò le labbra del compagno, facendo in modo che l’altro le socchiudesse, poi cominciò la battaglia per prendere il controllo di quel loro primo atto di passione.

“Ti amo tanto…” mormorò Sakuragi, senza allontanarsi di molto da quella pelle, anzi… scivolando con la bocca su quel corpo ancora bagnato.

“Che stai facendo… Hanamichi!”

La mano del rossino era scesa dal collo al petto, aveva sfiorato gli addominali e poi, piano piano, era scesa in una lenta carezza tra le gambe del ragazzo bloccato contro il materasso.

“Fermati…” ansimò Rukawa, cercando di sottrarsi a quel contatto.

Ma lui fece finta di non sentirlo, continuando quella sottile tortura, mentre le labbra accarezzavano la pelle chiara del petto, la lingua la leccava, i denti la mordicchiavano…

“Lasciati andare, per una volta…” sussurrò.

E, inaspettatamente, fu proprio quello che fece Rukawa… si lasciò accarezzare, baciare, avvolgere da quella bocca, da quelle mani…

Ormai anche Sakuragi era tremendamente eccitato… non avrebbe resistito a lungo, ma non voleva assolutamente che la loro prima volta fosse meno che perfetta ed indimenticabile.

Continuando ad accarezzargli la virilità, con la mano libera afferrò un polso di Kaede, guidandogli le dita fresche sulla propria pelle…

Proprio quando capì che l’altro non avrebbe retto ancora a lungo, decise di interrompere quelle carezze insinuanti, riportando entrambe le braccia ad avvolgergli la schiena liscia. Poi riprese a baciarlo, ricominciando l’esplorazione di quella bocca calda e morbida.

Ma non stava facendo solo questo… contemporaneamente si stava strusciando contro l’eccitazione del compagno, un contatto che provocava scariche elettriche in entrambi i corpi.

Ora doveva capire fin dove volevano arrivare… era la loro prima volta, soprattutto era la prima volta di Rukawa… forse non era il caso di andare fino in fondo…

Ricominciò a fargli scivolare la bocca lungo il collo, poi sulla clavicola, il petto, l’ombelico, e poi ancora più giù…

“Ahhhhhhhh!!!!” urlò Kaede. Ma Sakuragi sapeva che se non gli avesse dato soddisfazione, l’altro avrebbe sofferto ancora di più…

Lo prese in bocca: prima solo la punta, leccandola lentamente, poi risalì piano verso la base, con baci leggeri, lasciando che Kaede regolarizzasse il proprio respiro, e infine lo avvolse completamente, facendo scorrere la lingua sull’eccitazione ormai al limite.

Sentì le mani del compagno serrargli la nuca e spingerlo ad accoglierlo sempre di più… mentre i fianchi agivano con la stessa intenzione spingendo verso l’alto.

Non si fece pregare… si dedicò con trasporto alla soddisfazione di quel corpo così perfetto, facendo scivolare, allo stesso tempo, un dito nella stretta fessura tra le natiche…

Per un momento sentì Rukawa irrigidirsi… oddio, forse era stato violento, forse troppo precipitoso, magari quel ‘ruolo’ non era affatto gradito al compagno…

Si allontanò per un istante, sollevando lo sguardo verso il volto teso del moretto…

“Ti ho fatto male?” mormorò sperando che l’altro lo smentisse.

Rukawa scosse la testa, continuando a mordersi il labbro inferiore con i denti, poi sibilò:

“Che ti prende scimmia… hai già esaurito il tuo ardore?”

Hanamichi sorrise, Kaede era incantevole in quel desiderio di mostrarsi invincibile:

“Non lo pensare neanche!”

Ricominciò ad avvolgerlo, a leccarlo, a succhiarlo… aumentando il ritmo finché il moretto non gli esplose in bocca con violenza.

A questo punto risalì lungo quel corpo per depositargli un bacio gentile sulla fronte:

“Come va?” gli sussurrò.

L’altro stava ancora ansimando, ma gli rivolse un piccolo sorriso, sollevando nel contempo una mano per accarezzargli i capelli…

Rimasero per qualche minuto così, con Sakuragi che si era lasciato scivolare sulle lenzuola e Rukawa che gli aveva appoggiato la testa sulla spalla… e fu proprio il moretto a rompere il silenzio…

“E tu?”

Hanamichi rise:

“Ci sarà un’altra occasione…”

“E’ questa la tua occasione…” mormorò Kaede arrossendo leggermente “…approfittane…”

Sakuragi non poteva credere alle proprie orecchie… la sua eccitazione era così dolorosa che l’idea di poterle finalmente dare soddisfazione gli fece fare un balzo sul corpo del compagno, ma l’altro lo fermò per un istante, prima di farlo ‘procedere’…

“E’ la mia prima volta… stai attento”.

E il rossino fu attento, cercò di fare piano, di dosare ardore e dolcezza, e, tutto sommato, i gemiti e poi le urla del compagno gli fecero pensare di aver raggiunto il proprio scopo…

Uscì da quel rifugio caldo e inebriante a malincuore… e continuò ad accarezzare il corpo del suo ‘amante’ finché non caddero entrambi addormentati.

 

Era trascorsa una settimana, una settimana strana, in cui i loro dialoghi erano stati soprattutto di sguardi, di sorrisi appena accennati…

Rimaneva un problema da risolvere, tra loro, una spada di Damocle che pendeva sopra le loro testa: quella decisione di Rukawa, apparentemente irrevocabile, di partire per gli Stati Uniti.

Hanamichi aveva paura di affrontare l’argomento, temeva sempre di vedere l’altro irrigidirsi, di accorgersi di costituire una catena limitativa per la sua libertà.

Come quasi tutte le sere, si arrampicò sul balcone ed entrò nella stanza del moretto: come la prima notte lo trovò addormentato… si spogliò con un ghigno di soddisfazione per lo splendore della preda che era riuscito a catturare e si infilò nel letto abbracciandolo dolcemente per non svegliarlo… una delle cose che aveva compreso, a proprie spese tra l’altro, era che non conveniva disturbare Kaede quando era profondamente addormentato…

 

Fu svegliato nel cuore della notte… che diavolo stava succedendo?

“HANAMICHI!!!” era questa l’esclamazione che lo aveva investito, facendolo balzare sul letto.

“AAAAHHHHH! CHE C’E’?!” urlò, saltando su con la bocca aperta come una caverna.

L’altro aveva un’espressione leggermente risentita:

“Comincio a non sopportare più questa tua abitudine di infilarti nel mio letto!”

Il rossino sogghignò:

“Davvero? Eppure pensavo che la cosa non ti dispiacesse così tanto…” e scoppiò in una delle sue risate da Tensai.

“Do’aho!” ribatté Rukawa seccato.

“E comunque, visto che ormai sono qui… non potremmo occupare il tempo con qualcosa di più piacevole?” propose malizioso, depositandogli baci leggeri su tutto il viso.

“Hn..”

“E’ un sì?”

“Tu che dici, scimmia?!” e Kaede gli passò le braccia intorno al collo, attirandolo su di sé.

 

“Hanamichi…”

“Sì?”

Sakuragi si voltò a guardare Kaede con occhi carichi di dolcezza… avevano appena finito di fare l’amore e adesso riposavano uno accanto all’altro.

“Volevo che tu sapessi una cosa… Non che sia importante, in effetti…” mormorò il moretto.

“Cosa…” DOVEVA essere importante, se Kaede decideva di parlargliene a quell’ora…

“Ho accettato il posto offertomi dallo Stato Maggiore. Ho deciso che è meglio rimandare la partenza per gli Stati Uniti, anche se comunque intendo andare entro un anno…”.

Hanamichi rimase a bocca aperta, gli occhi, che, inopportunamente, cominciavano a bruciargli… si sollevò su un gomito per guardarlo in viso:

“Stai dicendo sul serio?! Oddio… sono… sono… felicissimo!!!”

“Guarda che non l’ho fatto per te!”

“COSA???” perché doveva essere sempre così antipatico?

“Ho solo pensato che fosse meglio concludere il vostro addestramento… non mi piace lasciare le cose a metà!”

Hanamichi lo guardò cercando di interpretare l’espressione di quel viso impassibile, poi scoppiò in una delle sue risate:

“Sei un bugiardo! Comunque non ti preoccupare, alla fine dell’anno sarò in grado di surclassarti… poi verrò con te e daremo una lezione a quei presuntuosi degli Americani!!!!”

“Do’aho!” replicò Rukawa, senza però riuscire a nascondere un piccolo sorriso…

Il rossino intanto proseguiva imperterrito con le proprie farneticazioni:

“E’ fantastico! Il grande Genio si impegnerà e partiremo insieme… comunque sapevo che non avresti potuto rinunciare al Tensai.. tutti soccombono al mio fascino!!!”

“Mph!”

“Ehi, che vorresti dire?!” beh, era piuttosto risentito…

“Mph!” ripeté l’altro.

“Ti pentirai di questa tua aria di sufficienza!” e Sakuragi sferrò uno dei suoi proverbiali attacchi romantico-passionali che li lasciò entrambi privi di forze.

“Sai una cosa, Baka?” mormorò continuando a baciargli il collo, la gola, le spalle...

“…cosa…”

“Ti amo da impazzire… anche se come comandante sei uno stronzo…”

“Do’aho!”

 

TOP DUNK! - THE END

 

(*) E’ troppo bella la scena, durante la partita con lo Shoyo, in cui Rukawa si rivolge ad Hanamichi con queste parole…



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