Too Good, Too Bad
Parte XV:
Rivelazioni
di
CastaliaRimu
In
questo momento di profonda stasi che vivo, l’ultimo forse, sento i miei
sensi perdere consistenza, il calore del cosmo di Ikki che mi si avvicina,
divora letteralmente lo spazio che ci separa, bramoso della mia vita.
Come se tutto non fosse che un sogno, sotto le mie palpebre che finalmente
sento di poter chiudere in pace, passano innumerevoli immagini, di quando
ero bambino, di volti di cui non ricordo nemmeno il nome, visti quell’unica
prima volta che me ne andai a spasso per la città con Ikki, appena
scappati da casa.
Incredibile come io riesca a percepire ancora il calore della sua mano
stretta alla mia, il profumo dell’aria speziata di quella notte, in un
vicolo lercio e sudicio.. Quell’attimo in cui i suoi occhi neri
incontrarono i miei, sorridendo con la loro semplice luce trasparente,
specchiandosi nei miei, mentre il mio cuore di bambino avvertiva per la
prima volta la gioia della libertà da ogni vincolo, da ogni catena che
fino a quel momento mi aveva impedito di guardare liberamente quegli occhi
così belli, senza dover temere una punizione.
E
cento, mille giorni, negli anni successavi a quell’istante ora sospeso
nelle mie memorie, in cui ho potuto vedere chiaramente in te, senza paure,
senza dolore.
Ed
in te io vidi me, vidi la mia anima cantare al solo avvertire tutto quel
calore, quell’affetto che ora ho perduto..
Che
cosa può esser mai successo Ikki, fratello mio?
Cosa ho mai commesso per doverti perdere ora, proprio ora che ti avevo
ritrovato?
La
mia maledizione, la mia malsanità, tutto quell’essere marcio e coperto di
ombre che sono, ti ha costretto a camminare troppo a lungo nell’ombra con
me, per me, per potertene liberare?
Conoscevo bene il tuo carattere, sapevo che in fondo, in tutta quella
sofferenza ti ci eri immerso solo per me, per trarre in salvo la mia
piccola anima senza forze.
Io
non ho meritato mai, nemmeno per un istante tutto il tuo amore, ogni
singolo attimo di calore che hai voluto darmi, e mai lo meriterò.
Perché tutto questo è solo colpa mia!
Mia
solamente, di questo essere sporco e marcio che sono.
Come ho potuto farti questo? Come ho potuto essere tanto ingrato da
appoggiare la mia esistenza alla tua, ben sapendo che già stavi
camminando su un abisso nero di tristezza?
Ma
ora questa maledizione sta per lasciare il tuo cuore, fratello, non temere
più nulla, non temere più quel buio.
Sono immensamente felice di poterti dare la pace.
Perdonami se puoi.
Fratello mio, mio amore, mio tutto.
L’aria intorno a me si sposta, sibila mentre il fendente cala, mentre il
cosmo della Fenice in tutto il suo splendore riluce nelle sue fiamme,
stridendo contro il mio che urla per il dolore infertogli.
E
poi, all’improvviso, una strana vibrazione s’infrange verso i miei sensi
ormai annientati, appena uno scricchiolio, un sussurro, un cosmo che poi
pian piano s’invigorisce, freddo come le terre del nord, entra in
assonanza col mio.
Apro gli occhi istintivamente, senza nemmeno accorgermene e vedo un ombra,
una goccia di rosso sangue che scivola sul terreno di pietra lavica.
Gli
occhi di Ikki, neri, scuri, profondi come la notte che non lasciano i
miei, mentre il suo braccio si ferma ad un soffio dal mio volto, bloccando
il colpo mortale che stava per infliggermi.
Anche lui lo ha avvertito, ha percepito quell’increspatura, quell’energia
che rifluisce alle sue spalle.
E
poi un passo.
-Un
uomo che ha venduto la sua anima al diavolo...tenta di uccidere persino un
fratello che non oppone resistenza.-
Altre piccole gocce si infrangono al suolo, e un altro passo, capelli
color del lino che traggono riflessi rossi dalla luce malsana che entra in
questo luogo.
Occhi celesti come il cielo che non ha mai visto nubi brillano nella loro
pacata lucidità.
-Hyoga.-
Avverto Ikki sussurrare il suo nome con una calma glaciale che non gli
avevo mai visto, la pietra scricchiola sotto i suoi piedi, mentre il cosmo
gli si agita in un profondo sentimento misto di irritazione ed odio.
Osservo il lento avanzare di Igor,che si preme una mano sull’armatura
spaccata a livello del cuore, il volto disteso e sereno, anche se
sofferente.
E
soffro a mia volta, nel vedere il sangue continuare a colare de lui, il
cuore che mi romba nelle orecchie.
Ikki, sei stato tu a fargli questo?
-A
quanto pare non ho trafitto il tuo cuore come avrei dovuto.-
Sibila mio fratello, mentre altri passi si sommano a quelli che si sono
appena fermati di Hyoga.
-Ed
ecco qua, un altro uomo che doveva essere morto!-
La
figura ansimante di Seiya esce dalle ombre, ponendosi parallelamente alla
posizione di Igor, proprio dietro ad Ikki.
-Seiya..-
Sussurro, così piano che la mia voce non è riuscita a raggiungerlo, mentre
il sollievo dilaga dentro me, vedendolo salvo.
I
segni dei fori che Shiryu dovette praticargli per liberare il suo sangue
dal veleno che gli era stato fatto crescere in corpo dal suo avversario si
sono richiusi da soli, come il mio amico mi aveva spiegato.
Il
disegno della costellazione di Pegasus
in corrispondenza di quelle cicatrici crea un qualcosa di irreale e
stranamente affascinante su di lui, come se il suo cosmo si fosse
purificato assieme alla sua condizione fisica.
Il
chiarore di quelle vibrazioni amiche, che creano armonia con il potere che
imprigiono nel mio corpo mi spandono uno strano rilassamento nelle vene,
ed inconsciamente mi ritrovo a pensare: “Non sono solo”.
Emetto un sospiro stanco, mentre mi rendo conto che tutto questo odio non
è ancora svanito, che il dolore, la sofferenza di questa guerra tra
fratelli non se ne sono ancora andati.
Tutto stava per finire, tutto stava per aggiustarsi, mentre di nuovo siamo
qui, fratelli nel destino a continuare a percorrere questo sentiero di
morte.
La
frustrazione e il dispiacere mi fanno tremare per un attimo.
Avverto un movimento dietro di me, mentre ancora non riesco a muovermi
dalla mia posizione inginocchiata, sapendo perfettamente che la mia morte
non sarà rimandata di molto.
Ed
io la attendo, con ansia, con una bramosia che la disperazione non fa che
rinfocolare.
Anche Shiryu si è rialzato, ponendomisi al fianco.
Basta ora, BASTA.
Non
capite che inutile che vi facciate ancora avanti?
Non
voglio che versiate altro sangue per colpa mia!
E
insulto questo mio cuore egoista, che nonostante tutto continua a provare
sollievo per la loro vicinanza.
Ma
fino a che punto si spinge il mio animo colmo di egoismo, marcio di questo
sentimento che è come il veleno, veleno che non la smette di corrermi
nelle vene?
Sono a tal punto decaduto, dunque?
-Che credevi Shun, di poterci escludere da tutto questo? Questo fardello
lo porteremo assieme.-
Mi
dice Seiya, sorridendomi pacatamente, mentre avverto la mano di Shiryu
posarsi sulla mia spalla destra.
-Sulle spalle di tutti noi grava lo stesso peso, non pensare di potertene
liberare solo tu.-
Gli
occhi di Hyoga si posano anch’essi su di me, dopo aver scandito, seppur
con un po’ di fatica, quella frase limpida.
No..
Voi
non capite, non capite!
Non
è voi che lui odia.
Sono solo io la fonte del suo male, del suo dolore.
Voi
non avete colpe, non ne avete affatto! Se la colpa esiste, quella solo ed
unicamente mia.
Come faccio, come posso fermarvi?
I
miei compagni, i miei amici..
Oh... Ma perché, PERCHE’ ?! Perché tutto questo?!
Gli
occhi di Ikki si chiudono, mentre un sorriso di scherno si dipinge sul suo
volto, le braccia conserte sul petto.
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Gli occhi di questi
sciocchi non vogliono scollarsi da me ora, mentre cerco di recuperare la
calma.
Stavo per farlo,
maledizione!
Stavo per liberarmi
finalmente di Shun, finalmente avrei potuto decidermi ad ammazzarli tutti
quanti, per portare a compimento una parte della mia vendetta.
Oh, sì, perché in
realtà ci sono altre tre vite che voglio prendermi, prima di portare
avanti il mio piano, ma per poterlo fare, devo chiudere questa questione.
Shiryu aiuta Shun a
rialzarsi in piedi, mentre anche lui si pone di fronte a me, anche se con
uno sguardo completamente differente da quello degli altri tre.
I suoi occhi verdi si
soffermano fissi e brucianti nei miei, scavandomi dentro con tutto il loro
sentimento amaro, un fiele caldo e bruciante che tenta di raggiungere il
mio cuore, ma io glielo impedisco.
Non posso fare altro
che odiare, non posso permettermi di avere ripensamenti su questo!
E non sia mai detto che
io provi compassione per un simile mostro!
-Bene, bene, che
vogliamo fare ora?-
Chiedo, rivolto a loro,
distogliendo lo sguardo da quello di colui che un tempo chiamavo fratello.
-Ora basta Ikki, ti
diamo l’ultima possibilità per porre fine a tutto questo. Arrenditi,
smetti con questa tua follia, e ti risparmieremo la vita.-
Una strana ilarità
s’impadronisce di me, mentre scoppio a ridere di gusto, senza però
scompormi più del dovuto.
-VOI vorreste
risparmiare la vita a ME? Hahahahahahaha! Ma non siate ridicoli! Se solo
lo volessi, voi morireste prima di rendervene conto!-
MA che ho detto?!
Se solo lo volessi?!
Perché mai ho dovuto
dire una cosa del genere?
Io VOGLIO la loro
morte.
E allora perché mai ho
dovuto fare una simile affermazione?
- Ma noi non abbiamo
mai desiderato la tua.-
La voce pacata di
Shiryu mi risponde, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Ah no?-
Chiedo, mettendoci
tutta l’ironia di cui possiedo.
Quante bugie!
Quante grandi, stupide
bugie!
Credono forse che con
qualche moina io cambi idea?
I loro occhi seri e
limpidi finiscono per irritarmi ancor di più, accompagnando ad essi il
silenzio come risposta alla mia domanda.
Ma chi si credono di
essere per poter pensare di poter sconfiggere me?
Sono a tal punto persi
nelle loro sciocche e puerili fantasie?
Beh, io non ho nessuna
intenzione di essere clemente!
Mi volto verso Shun,
innalzando le fiamme che mi ardono il cuore, preparando silenziosamente il
colpo.
Voglio il vostro
sangue, lo pretendo!
E non me lo impedirete,
non potrete fare nulla, men che meno con i vostri stupidi limpidi occhi!
Vedo gli occhi di Shun
allargarsi avvertendo il mio cosmo gonfiarsi, mentre abbandona le braccia
lungo i fianchi, inerte, attendendo solo.
Bene, bravo
“fratellino”, non oppormi resistenza.
Tendo il braccio, ma la
sagoma ansante di Igor si para di fronte a Shun, facendogli scudo col
corpo, mentre quest’ultimo si allarma immediatamente, implorandolo di
spostarsi e lasciare che le cose siano quelle che devono essere.
Dio, tutto questo
sentimento sdolcinato è rivoltante!
Gli occhi azzurri di
Hyoga si puntano nei miei, gelandomi con lo sguardo.
-Se hai intenzione di
lanciare il Genmaken, è inutile Ikki. Tu stesso hai detto che la mente di
un Saint, una volta che ne ha compresa un'altra, per esso il colpi
avversari non sono più una minaccia.-
-E tu pretendi di aver
compreso la mia?-
Lui affila ancor più lo
sguardo.
-Posso respingere il
tuo colpo, e rimandartelo indietro anche, se lo voglio. Ormai ho compreso
il suo segreto.-
Brutto ragazzino
arrogante, che credi di concludere con le parole?
Credi forse di
spaventarmi?
-Mi infastidisce che
uno che stava per morire mi stia ancora davanti.-
Dico, prima di lanciare
il colpo, travolto dall’ira.
Muori, Muori, MUORI!
Levami la tua faccia da
davanti agli occhi una volta per tutte!
Lo vedo attendere
immobile, per una frazione di secondo, sempre immobile dinnanzi a Shun
che ormai ha perso anche la forza di muoversi.
Poi i suoi occhi
brillano, mentre le scintille ghiacciate del suo cosmo si librano
nell’aria come piccoli cristalli, un muro trasparente gli si para di
fronte, come uno specchio che non riflette alcuno spettro di luce.
Vedo le particelle
atomiche rosse del mio colpo rimbalzare contro di esso, tornando verso di
me più velocemente di quando le avevo create, ed io le guardo,
inesorabili, rivoltarmisi contro.
Non so perché, ma
qualcosa dentro di me urla, uno spettro del me stesso antico forse, oppure
una semplice illusione, ma essa mi blocca, mi impedisce di evitare il
Genmaken che potrei scansare senza nessuna difficoltà.
Mi sento intorpidito,
perdo il controllo sulla mia volontà, senza nemmeno poter avere il tempo
di recuperarne il comando, il torpore che già mi avvolge, dolce come
nulla più avevo provato.
La mia ferita sulla
fronte si riapre, sanguinando copiosamente, la vista mi si copre,
tingendosi di rosso.
Il mio stesso incubo mi
risucchia, avvolgendomi con la sua luce abbagliante e con le sue tenebre
fredde come il gelido tocco della morte.
Una voce mi rimbomba
nel cuore, assordandomi.
E di nuovo, tutto quel
dolore mi sommerge, due occhi verdi come quelli di Shun mi scorrono nella
mente, capelli profumati del fumo del vulcano, del colore delle nocciole,
una pelle scura quanto la mia mi accarezza il volto, un attimo prima della
morte.
“Ikki…vola come la
Fenice…vola via..”
ESMARALDA! Esmeralda
non morire, non andartene! Non lasciarmi!
Esmeralda amore mio, il
tuo sangue che mi scorre addosso come fosse lava, il tuo calore che si
raffredda..
Esmeralda, Esmeralda
mio sole, mia unica luce..
Una maschera grottesca,
mi si para dinnanzi, un fiato fetido e freddo mi rimbalza in volto, il mio
maestro, l’assassino del mio cuore, colui che ha tolto la vita ad
Esmeralda, colui che odio!
“Odia! Odia Ikki! Odia
e uccidimi!Odia e non avrai più lacrime da versare!”
Sento la follia farsi
strada dentro di me, incendiare ogni poro, ogni cellula del mio cuore
lacerato, della mia anima ormai in preda dell’ira più profonda.
VENDETTA! VENDETTA! Mi
sussurra, strisciando poi esplodendo dentro di me.
Urlo, con tutto il
fiato che possiedo, stringendo ancora a me Esmeralda, il suo corpo
esanime, e affondo un braccio nelle viscere del mio maestro, strappando,
lacerando quanto più posso, ed urlo ancora, fin quando la gola non si
squarcia, ed il sangue mi esce assieme al respiro.
Un fuoco brucia dentro
di me, mentre le fiamme ci avvolgono, e bruciano il suo corpo fino a
renderlo cenere dopo una lunga e lenta agonia.
Ma il mio cuore non è
placato…
Anzi, brama di più,
vuole altro sangue, altra carne da rendere cenere!
Poi una luce accecante
mi avvolge di nuovo, una figura luminosa come il sole mi si avvicina, le
ceneri della mia amata si spargono al vento e due dita sottili mi sfiorano
la fronte, procurandomi questo taglio che ancora mi sanguina sulla fronte.
Capelli del color
dell’oro si spargono intorno a noi, risplendendo in tutta la magnificenza
che possiede quel cavaliere dall’armatura dorata.
-Chi…sei..?-
Riesco ad esalare
ancora perduto nel mio dolore cieco.
E di nuovo un
particolare mi giunge alla mente…Il mio maestro, prima di morire, mi
sussurrò una verità, una verità che non ho mai voluto ascoltare e che ora,
alla presenza di quel Santo, mi riaffiora alla mente come fosse la cosa
più naturale del mondo.
“Quell’uomo, quell’
uomo che ti raccolse è il tuo vero padre, lui è il padre di tutti e voi
cento! Quel pazzo fece quello che non andava fatto spinto dalla follia di
servire la dea! Hahahah, tu povero sciocco incatenato al tuo destino!”
Il sangue esce ancor
più copiosamente, mentre il mio odio si rinfocola e urlo di nuovo.
-Io sono il più forte!
Il più forte! Sono uscito da questo inferno, e avrò la mia vendetta! Il
sono il più forte!-
Il dolore non mi
toccherà più, lo avevo promesso, lo avevo giurato!
-Dicono che anche Son
Goku si ergesse sulla mano del Buddha dicendo di essere il più forte.-
Quel Santo ha parlato,
avvicinandosi un po’ di più a me, osservandomi attento, un lieve sorriso
gli increspa le labbra.
-Proprio come te, ora.
Ma sappi che ci sarà sempre qualcuno più forte di te. Il tuo battito d’ali
non è che un semplice venticello per me.-
-Ma tu chi sei? Che sei
venuto a fare qui?!-
-Ho fatto il mio
dovere, nulla di più, nulla di meno. Il mio nome è Shaka, cavaliere.-
La sua calma mi irrita
sempre di più e con la mia ira crescono nuovamente anche le mie fiamme.
Lui nota il
cambiamento, ma non si scompone, dinnanzi a me. Sa che voglio colpirlo,
comprende che lancerò il mio colpo, ma si limita a rimanere fermo,
immobile, gli occhi sempre chiusi.
Una mano si pone
assieme all’altra, mentre le solleva a livello del viso e dice, con voce
chiara e scandita:
-OM.-
Sento l’ondata della
sua energia cosmica travolgermi come un fiume in piena, le mie cellule
impazzite andare in risonanza dolorosa con essa, il fiato non riesce
nemmeno più a uscirmi, rimanendo bloccato all’altezza dello sterno.
Soffro, provo un dolore
indicibile, alcune vene si rompono, e con esse la mia pelle, il sangue
scorre.
Ma che cosa sei? Un dio
forse?
Lo penso solo, ma lui
mi risponde.
-No, Ikki di Phoneix.-
Fissa gli occhi nei
miei, leggendo da me come un libro aperto e vedo un’ombra di compassione
sul suo viso.
-I tuoi occhi sono
limpidi, cavaliere, anche se nessuno saprebbe vederlo. Stai rifuggendo la
cosa che hai sempre servito, per perdere di nuovo il dolore, per fuggire
da esso, per affogare ogni sentimento nel nulla.-
Si china su di me e
nuovamente mi sfiora la fronte, fermando la fuoriuscita del sangue dal
taglio che essa reca.
-Dimentica tutto
allora, fin quando non sarà il momento per te, di riprovare il dolore che
tanto temi.-
E di nuovo il buio,
stavolta, mi agguanta, mi ghermisce, facendomi riaprire gli occhi sul
presente, su un altro paio di occhi verdi, ma occhi che ora non sono più
quelli che ricordavo.
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