Too Good, Too Bad
Parte XII:
Le Dieci Caverne
di
CastaliaRimu
Il
sacro monte Fuji...
Uno
dei suoi tanti misteri è l’ampia distesa di terreno boscoso chiamata
Aokigahara, presso la zona nord-ovest della montagna.
Entrarci senza nessuna preparazione corrisponde ad un suicidio. Si perde
il senso dell’orientamento e non si riesce più ad uscirne..
Un
vero mistero sono anche i numerosi fori provocati dal vento, nel ghiaccio
e nelle grotte che attraversano il sottosuolo della montagna, formando
pericoloso labirinti.
Non
c’è nessuno che sia entrato in quelle caverne e ne sia uscito vivo..Anzi,
qualcuno c’è stato, ma dicono che sia impazzito..
Ed
oggi, che è giunto il giorno della battaglia, non mi stupisco che sia
proprio qui, il posto deciso da Ikki...
Ai
piedi del monte Fuji, presso i dieci fori creati dal vento, vicino ad
Aokigahara.
Tutto sembra quasi avvolto da un alone di mistero, come se la morte fosse
parte integrante dell’atmosfera.
Una
nebbia fitta e pallida ci impedisce la vista in lontananza; il nostro capo
visivo corrisponde a circa un metro e mezzo due metri, non di più.
I
rovi ed i rami secchi mi tirano i capelli troppo lunghi, costringendomi a
fermarmi ogni secondo per disimpigliarli.
Mentre metto un piede dopo l’altro, in questo viaggio che per me
corrisponde ad un suicidio, mi ritrovo inconsciamente a pensare con
nostalgia anche a queste piccole inconsce lamentele quotidiane, i piccoli
incidenti che si sono sempre verificati, le risate, le piccole gioie di
tutti i giorni.
Sto
per perdere il sorriso di Seiya, gli splendidi occhi di Hyoga, la
pacatezza nello sguardo di Shiryu.. Sto per perdere coloro che sono sempre
stati la forza che mi ha permesso di andare avanti, nonostante tutto.
Ma
io DEVO morire.
Per
Ikki.
Devo morire per lui, perché, nonostante provi tanta tristezza in questo
momento, io lo amo sopra ogni altra cosa e continuare a vivere sapendo che
la sua sofferenza sono io mi toglierebbe ogni istante di più un pezzo di
anima, mentre la mia unica compagna, non sarebbe più la spensieratezza, ma
la morte più terribile, quella della mia umanità.
Ed
Ikki è la mia umanità. E’ la luce che mi scalda il cuore quando nel corpo
sento scorrere le fredde correnti dell’inverno, è il mio cuore, è ME.
Perché tutto quello che sono riuscito a diventare, la vita che sono
riuscito a vivere ed anche tutti questi passi che sto continuando a
muovere, sono stati possibili grazie a lui, solo a lui.
La
volontà ad andare avanti è sempre esistita perché esiste lui.
Ed
ora non posso più permettere che lui provi dolore e rabbia ed odio per
colpa mia, perché io esisto.
Quindi questa è la cosa più giusta che possa fare.
Anche se so che è egoistico, verso questi miei compagni che mi sono sempre
stati vicini a loro volta, ora che hanno bisogno della mia forza in
qualità di cavaliere.
Lo
so, eppure non posso evitarmelo.
Perdonatemi, perdonatemi se potete..
-Hei ragazzi ci siamo!-
Tutti fissiamo lo sguardo verso Seiya che scostando meglio un ramo ci
mostra lo spiazzo roccioso che si espande verso dieci marmoree caverne,
incredibilmente della stessa dimensione, sibilanti di forti venti che
scompigliano la vegetazione intorno.
Sia
io che Hyoga indossiamo il Cloth, mentre Seiya indossa solo la tuta grigia
semi attillata che porta sempre sotto di esso.
Abbiamo fatto sapere a Shiryu mediante i contatti che la Fondazione ha con
il suo maestro ai Cinque Picchi che ci saremmo dovuti ritrovare in quel
luogo, un quarto d’ora prima che arrivassimo noi, in modo da non doverlo
aspettare e poterci muovere subito.
Ma
di lui non vi è traccia.
Che
abbia avuto dei problemi nel ritorno?
Ci
guardiamo intorno per cercare di identificare la sua figura, ma nulla.
Seiya lo chiama a voce alta un paio di volte, ma non riceviamo risposta,
se non l’incessante sibilio del vento.
Ci
avviciniamo l’uno all’altro, per riuscire a sentirci chiaramente.
-Alla fine Shiryu non è arrivato.-
Dice con voce atona Igor.
Il
nostro compagno orientale incrocia le braccia al petto.
-Pazienza. Vorrà dire che combatterò senza Cloth.-
Io
spalanco gli occhi sconvolto.
Ma
che gli è preso?!
-Ma
cosa ti salta in mente Seiya?! Cosi sarebbe solo un suicidio!-
Vedo i suo occhi nocciola farsi appena più scuri, mentre si fissano
taglienti nei miei.
-E
con ciò? Non possiamo permetterci di pensare ad una cosa simile in questo
momento. Possiedo comunque il mio cosmo e, permettimi la vanteria, non è
certo scarso! Posso correre il rischio.-
Pronuncia queste parole con un tono serio e deciso, ma avverto nei suoi
occhi un tremolio.
Adesso ho capito, Seiya amico mio.
Tu
parli così per Shiryu.
Ti
stai buttando nella morte per non rendere vano lo sforzo fatto da quell’amico
che tu hai sempre guardato con ammirazione ed affetto, capisco che ti
sentiresti un vile, perché sarebbe come disonorare la sua essenza, un tuo
rifiuto di questa battaglia che comunque ci siamo tutti decisi a
combattere, anche se ognuno per i suoi scopi.
Ed
in effetti è questo che milady Saori non potrà mai comprendere.
Noi
siamo qui, ora e lo dobbiamo solo a questo nostro essere diversi, a questo
rispetto tacito che sentiamo l’uno per l’altro, anche se per motivi
completamente differenti.
Percorriamo le nostre rispettive strade, ma le percorriamo ‘insieme’.
E
niente potrà cambiarlo.
-E
poi, Shun, tu sei proprio l’ultima persona che potrebbe permettersi di
criticarmi, ora.-
E
sorrido, per la prima volta dopo giorni, con tutto il mio cuore.
-Hai ragione..-
L’aria mi sfiora il volto e percepisco come una scarica elettrica.
Che
cos’è questa presenza che avverto?!
Che
sia??
No,
Ikki non può essere, questo non è un cosmo ostile.
Anzi, per la verità non sembra nemmeno un cosmo.
E’
più come... un’ energia spirituale completamente priva di oscurità.
E’
come.. Non saprei definirla... Come una perfezione completa, sotto tutti
gli aspetti.
Seiya sembra aver percepito la stessa cosa e mi osserva con espressione
confusa.
Poi
un fruscio e dalla strada da noi precedentemente percorsa, una figura
sfuocata si avvicina a noi, avvolta in un abito di seta celeste.
Lungi capelli neri e lucidi si agitano quasi fossero vivi, due occhi neri
come la notte si fissano su di noi.
Io
trattengo il fiato, completamente sconvolto da quello che m i trovo
davanti.
Quello, quello è..!
-SHIRYU!-
Seiya si precipita verso la luminosa figura del nostro compagno e, mentre
lo vedo sorridere tristemente, mi accorgo di un particolare che non avevo
affatto notato prima.
I
suoi vestiti non si muovono.
Il
vento soffia prepotente da ben dieci caverne alle nostre spalle e il suo
aspetto non è scomposto nemmeno un po’.
-Shiryu ti ho aspettato tanto!Meno male che stai bene!-
E
poi c’è la sensazione che ho percepito prima.
Ora
capisco!
Ora
tutto mi è chiaro e sembra averlo capito anche Igor, perché vedo il suo
volto chinato verso il basso, le braccia molli lungo i fianchi.
No..
No!NO!
-Shiryu..-
Non
posso fare altro che esalarlo appena, il dolore che già mi serpeggia nelle
vene, pulsa nel sangue.
Lacrime, anche se solo due, mi solcano il volto, fredde come ghiaccio.
Shiryu allunga una mano a sfiorare impercettibilmente il volto di Seiya,
le sue labbra si muovono, ma da esse non esce nessun suono.
-Shiryu? Shiryu che hai?-
Il
mio amico giapponese è confuso, il volto colmo di preoccupazione.
Seiya, non lo capisci..?
Vedo il cavaliere del dragone sorridere ancora una volta, anche se molto
più dolcemente e sparire, pian piano, dissolvendosi come una nube di fumo.
Al
suo posto, ora, vi è solo il Cloth di Pegasus, scintillante nella sua
nuova e splendida forma.
Non
posso evitarmi di socchiudere gli occhi.
-No...-
Il
corpo di Seiya si piega su sé stesso, cadendo in ginocchio dinnanzi alla
sua nuova armatura.
-NOOOOOOOOOOOO!!-
La
sua voce rimbomba nella valle, così carica di dolore e rabbia che io
stesso soffro di questo suo cure spezzato.
Proprio come il nostro..
Anche se in lui si agita qualcosa che a noi manca.
Una
sensazione profonda, scura e nera che sembra creare un baratro profondo
dentro a lui.
Che
anche lui provi quello stesso dolore?
Quel dolore che puoi provare solo se ami veramente?
Che
sia..?
Vorrei andare da lui e abbracciarlo, ma qualcosa mi dice che non sia la
cosa giusta, ora.
Così semplicemente mi avvicino a lui, senza nemmeno sfiorarlo, chinando
solo il capo verso la sua figura raccolta.
-Seiya.. Seiya devi alzarti..-
I
suoi occhi del colore della cioccolata si alzano verso i miei dilaniati
dal dolore, bagnati di lacrime che non vogliono smettere di scendere lungo
il suo viso.
Mi
sembra così piccolo e fragile, ora. Così immensamente diverso da come è
sempre stato, così fragile che potrebbe spezzarsi al minimo contatto.
Sento il cuore stringermisi dolorosamente nel petto, il fiato bloccarsi.
Non
è giusto? Perché tutto questo sta succedendo a noi?!
Perché Dio?! Perché?!
Ma
tu ci sei veramente, lassù?
Perché se ci fossi, non riuscirei davvero a capire il senso di tutto
questo dolore, di tutto questo sangue di fratelli sparso senza che nessuna
ferita possa in noi rimarginarsi!
Perché noi, sì, siamo fratelli, fratelli nel destino, nella gioia e nella
sofferenza.
Perché a noi?!
Perché a noi?!
-Seiya..Seiya ti prego, alzati...-
Il
suo sguardo luccica.
-Perché? Per cosa dovrei combattere ora?-
-Perché se non ti alzi ora, tutto questo non avrà più alcun senso e lui
sarà morto per nulla!-
Ma
lui china nuovamente lo sguardo.
-Lui..è...morto..per me..-
Qualcosa dentro di me sta irrimediabilmente per spezzarsi e devo
assolutamente impedirlo.
Se
accadesse nemmeno io riuscirei più ad avanzare e questo non posso
permettermelo.
-Sì, lui è morto per te, ha dato tutto per te e se tu gettassi tutto
questo al vento, non te lo perdonerei mai, hai capito?!-
Stavolta vedo che sussulta, alzando il volto nuovamente su di me.
Ho
alzato la voce.
Non
era più accaduto, dopo quella volta, tanti anni fa..
Ed
è comprensibile che ora sia stupito.
-Ma
insomma, non lo vuoi proprio capire?! Lui ha dato la vita per poterti
riportare il Cloth, per permetterti di vivere, lui lo ha fatto PER TE,
stupido che non sei altro ed ora con il tuo comportamento è come se lo
rimproverassi per questo! Come pensi che si senta ora?!-
Lo
vedo socchiudere le labbra.
-Pensi che io e Hyoga non soffriamo per questo? Pensi che per noi sia una
cosa piacevole?!-
Ed
ecco che sto piangendo di nuovo.
A
volte le odio, queste maledette lacrime..
-E
adesso alzati da lì!!-
Lui
si solleva, emettendo un ultimo sussulto di dolore, concentrando la sua
attenzione verso la nuova splendida armatura della costellazione sua
signora.
Avverto i passi di Hyoga, che si avvicina a noi, fermandosi poi al mio
fianco.
-Indossala, Seiya.-
Le
mani tremanti di Seiya si allungano verso di essa, gli occhi spalancati e
fissi su qualcosa che noi non possiamo vedere.
La
avvolge sul suo corpo, i ganci e il metallo articolato che tintinnano
quasi a comporre una musica, una magnificenza di luce bronzea e suono, una
vera e propria melodia che ti entra nell’anima.
Shiryu, amico mio, hai davvero fatto un miracolo di luce, in questo mondo
così buio...
************
Tsk, alla fine sono
arrivati, quegli stupidi inetti.
Quell’immenso stupido
di Shiryu si è sacrificato per Seiya, che oltretutto ha ancora un cosmo
assolutamente non degno di nota, sebbene superasse quello dei suoi
compagni.
Il cosmo del Dragone
era di gran lunga più ampio e con un’elevatissima potenzialità di
sviluppo!
Perché non ha pensato
di sfruttarlo tramite una nuova armatura?!
Tutto questo è
assolutamente privo di senso!
Perché sacrificarsi per
qualcuno che è inferiore a te?
Tra lui e te, chi ha
maggiore probabilità di uscire vincitore da qui è quello a cui spetta di
diritto il proseguire!
Anche io commisi
l’errore di voler proteggere qualcuno che giudicavo importante e che alla
fine si è rivelato essere la più inetta, inutile e repellente creatura che
possa esistere sulla faccia della terra!
Shiryu, hai fatto
davvero la più grande cazzata del secolo.
Ma tanto meglio per me!
Così non avrò problemi di ritardo nel completare il mio piano.
Non avrei nemmeno
dovuto mettermi a pensare a simili sciocchezze.
E presto la vita di
quell’inutile essere che io un tempo chiamavo fratello avrà fine e potrò
liberarmi di una piccola parte della rabbia e dell’odio che mi ha portato
il passato..
-OMBRA!-
Chiamo e sento la sua
presenza al mio fianco.
-Mi ha fatto chiamare
Signor Ikki?-
-Quei tre stupidi
stanno per entrare nelle caverne, da disposizioni ai tuoi tre compagni che
si preparino alla battaglia.-
-Sì Signor Ikki!-
Avverto chiaramente
l’eccitazione scorrere dentro di lui.
Bah..
-E vedete di non
fallire! Voglio le loro membra strappate qui dinnanzi a me, sono stato
chiaro?! Ma lasciate a me Shun. Potete ferirlo quanto volete, cavargli gli
occhi, la lingua, tagliargli braccia e gambe, ma lo voglio vivo! Chiaro?!-
-Sì!-
-E ora vattene!-
E lo sento scomparire.
In gesto meccanico mi
porto una mano alla cicatrice che mi solca la fronte.
Come me la sarò fatta?!
Questo è ancora un
mistero, per me.
Non ho ricordi di essa,
ma ogni volta che mi trovo a rifletterci a lungo, si riapre
misteriosamente e sanguina come non avesse intenzione di fermarsi mai più.
Eppure, in lei vi è
qualcosa di molto importante.
Ed io odio dimenticare,
perché non ti permette di controllare pienamente quello che ti circonda.
Ed io odio non avere
controllo.
Lo odio.
E poi il mio maestro me
lo promise.
Nascendo come la
Fenice, non avrei più avuto lacrime da versare, perché dopo la sua
morte…dopo la morte della mia Esmeralda..
L’ira mi sale
improvvisamente in corpo mentre schianto un pugno così forte contro la
parete rocciosa di questa caverna che tutto intorno sembra tremare.
-Esmeralda..-
Shun..Shun, me la
pagherai! Me la pagherai anche per la sua morte!
************
-La
sua anima è venuta fino qui per portarti l’armatura, Seiya, vedi di non
disonorarlo.-
Il
mio amico giapponese osserva Hyoga seriamente, annuendo deciso con il
capo.
Ma
c’è ancora qualcosa che non va.
E’
come se ancora ci fosse un’altra presenza vicino a noi, di cui non riesco
a riconoscere la natura.
Poi
avverto una scintilla e le mie catene si animano.
-Che succede Shun?-
Mi
volto rapidamente verso un albero alla nostra sinistra e scaglio
delicatamente la catena verso di esso, rompendolo in due parti.
Se
avessi usato troppa forza avrei distrutto la vegetazione per un centinaio
di metri.
-Vieni fuori, smettila di fare scherzi!-
Una
piccola figura salta veloce da dietro l’albero rotto, ma faccio in tempo
ad afferrarlo per una gamba con la catena di difesa, immobilizzandolo a
terra mentre mi avvicino velocemente a lui seguito dai miei due amici.
-Si
può sapere tu chi sei?-
E’
un bambino, all’incirca di nove dieci anni, che ci fissa con un
espressione terribilmente contrariata.
-Voi razza di maleducati irrispettosi! Sebbene io abbia portato fin qui
dal Pamir questa stupidissima ferraglia non avete avuto un minimo di
riguardo!-
Hyoga spalanca appena gli occhi.
-L’hai
portata tu?-
Il
ragazzino comincia a spolverarsi i vestiti di lino con energiche manate.
-Già! Visto che quel tipo chiamato Shiryu non poteva tornare, il Signor Mu
mi ha ordinato di portare qui almeno questo Cloth.-
Vedo Seiya irrigidirsi, la mani contratte a pugno.
-Cosa gli ha fatto?!-
Il
bambino posa lo sguardo annoiato su di lui fissandolo interrogativamente.
-Che vuoi dire?-
-Che avete fatto a Shiryu?!-
Il
più piccolo si gratta pensosamente la testa.
-Oh, beh, io questo non lo so, però il Signor Mu diceva che per riparare i
due Colth serviva la vita di Shiryu.-
Il
cavaliere mio amico allunga una mano furiosamente a stringersi sul collo
di quel ragazzino che si ritrova sollevato di due spanne da terra.
-Che diamine di torture assurde gli avete imposto, razza di maledetti
bastardi?!-
Mi
spavento, a quel gesto rabbioso, decidendomi a muovermi per calmare la
situazione.
Ma
non faccio in tempo a fare due passi che dal bambino si comincia a
sprigionare una forte aura, molto diversa dall’energia cosmica che ognuno
di noi cavalieri possiede.
I
suoi occhi s’illuminano sinistramente, mentre scintille dorate escono
dalla sua bocca quando alla fine parla.
-Non ti permettere di trattarmi in questo modo, cavaliere di Athena! Porta
rispetto per chi è di grado superiore al tuo!-
Seiya shockato lo lascia cadere allontanandosi goffamente, mentre tutto
nuovamente si placa come la furia di quel piccolo sconosciuto.
-Io
sono una delle maggiori autorità nel monastero Brahaminico del Pamir,
diretto allievo del Maestro Mu, ultimo riparatore di armature. Un altro
comportamento puerile come questo e mi sentirò in diritto di riprendermi
ciò che il mio maestro ha forgiato, che lo vogliate o no.-
E,
come a sottolineare l’affermazione appena fatta, nei suoi occhi scorre uno
scintillio pericoloso.
Stavolta mi faccio avanti.
-Scusaci per il trattamento che ti abbiamo riservato, ma cerca anche di
capire la situazione in cui noi tutti ci troviamo.-
Lui
mi fissa, nuovamente altezzoso ed arrogante nello sguardo scuro.
-MMh, e sia, ma spero di essere stato chiaro.-
Ed
un sorrisetto di trionfo, tipicamente infantile gli si dipinge in volto.
Sorrido interiormente tra me e me.
Questo, sebbene abbia una grande forza, resta pur sempre un bambino che si
diverte a fare i capricci.
Infilo una mano in una manica e ne faccio uscire cinque piccoli campanelli
argentati.
-Dovremo separarci nell’entrare nel monte. Non sappiamo quale sia la
caverna giusta e non ci rimane che seguire tre strade differenti.-
Mi
avvicino a Igor e Seiya e gli porgo un campanello ciascuno.
-Legateli al polso. Seguendo il suono del campanello sapremo sempre come
ritrovarci in caso di bisogno.-
Loro mi guardano senza dire una parola e li indossano in silenzio.
Nella mia mano ne restano due..quello che avevo preso per Shiryu ora è
totalmente inutile..
Il
mio sguardo s’intristisce, ma Seiya fa una cosa che mi lascia di stucco.
Ne
afferra uno dal mio palmo e lo porge al bambino giunto dal Pamir.
-Tienilo, tu, conservalo. Io non credo che Shiryu sia morto veramente, se
credessi il contrario sarei degno della morte io stesso. Se torna, bada di
consegnarglielo.-
Il
piccolo rimane senza parole, fissando lui e poi il campanello nelle sue
mani un paio di volte, prima di annuire un po’ impacciatamente.
-Bene, e ora andiamo da Ikki.-
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