Too Good, Too Bad
Parte X:
Unrelentingness
di
CastaliaRimu
Il vento mi scompiglia i capelli biondi, ora macchiati di sangue.
Il mare spumeggia, lasciando cadere sul mio viso sporco di quel caldo liquido rosso ora divenuto freddo, le sue fresche goccioline.
E' come vivere un incubo.
I miei compagni sono qui al mio fianco, nelle mie stesse condizioni.
Getto uno sguardo spento verso di loro...Seiya e Shiryu appoggiati contro quella lurida parete da porto, intenti ad aggiustarsi le fasciature improvvisate che si sono fatti per evitare che alcune piccole ferite peggiorassero.
L'unico, che ancora non scompone il suo portamento elegante è Hyoga, perso come me prima nella contemplazione di quella superficie increspata, color cremisi.
Sento il corpo dolermi in una maniera incredibile... Quando scoprirono che l'armatura sacra di Sagitter era stata rubata, mi mandarono a chiamare dall'ospedale in cui ero appena stato ricoverato.
E ho dovuto alzarmi nuovamente.
Le abbiamo inseguite, quelle Ombre, localizzandole grazie all'aiuto che Shiryu mi ha fornito durante la ricerca.
Il dolore non mi permetteva grande concentrazione in quel momento.
Come giungemmo al porto, ci separammo nelle direzioni verso le quali ci giungevano le vibrazioni prodotte da quegli insoliti cosmi.. Non ci sarebbe stato possibile scambiarli con nessun altro.
Avevano qualcosa di nero, di... sporco..
Mi mossi saltando sui tetti metallici di quegli enormi depositi, spostandomi silenziosamente mentre inseguivo il cavaliere che avevo localizzato.
Feci scorrere, in un musicale tintinnio, le mie catene lungo le braccia; questo suono non riuscii a mascherarlo e fu notato dall'Ombra, che interruppe di colpo la sua corsa verso il mare.
La mia catena d'attacco si srotolò verso di lui, disegnando ampi cerchi metallici intorno ai suoi piedi.
Quel ragazzo, colto di sorpresa, non riuscì ad evitare di essere avvolto dal campo magnetico del mio cosmo, mentre l'energia scorreva
lungo il corpo della catena.
Non poteva più muoversi. Se avesse fatto anche un solo passo sarebbe morto carbonizzato.
Scesi con un balzo dalla mia posizione, arrivandogli alle spalle.
-Cavaliere, restituisci quel che hai rubato e ti lascerò andare.-
Udii una breve risata secca, uscirgli dalla gola.
-Tsk, il signor Ikki mi aveva avvertito che ci avreste inseguito..-
Si volse verso di me, levandosi la maschera nera dal volto, rivelando il viso di un ragazzo forse ancor più giovane di me.
-..Ma proprio non mi sarei aspettato di essere inseguito da colui che Egli odia di più!-
Qualcosa dentro di me s'incrinò per un attimo.
Non avevo tempo per il dolore. Avevo già preso la mia decisione.
Eppure, ogni volta, quella sofferenza bruciante sembrava sgretolarmi man mano, inesorabilmente.
-Hai sentito cosa ho detto. Non intendo ripetermi.-
Feci una fatica immensa, ad assumere quel tono duro.
Gli occhi mi pizzicavano.
-Hahahaha! Cosa ti fa pensare che io abbia intenzione di farlo?! Credi che un essere come te possa in qualche modo spaventarmi? Tu sei il dolore più grande per il signor Ikki ed io non posso che odiarti!-
Tutto, nella mia mente, pareva come offuscarsi, la logica perdeva consistenza..
-Non…non ha importanza che lui mi odi…Ho già perso la mia decisione..-
Quello fece tanto d'occhi, lasciando che il suo viso riassumesse poi la solita smorfia canzonatoria.
-Mi fai pena. Sei davvero un ingenuo ragazzino che vuole giocare ai grandi…-
Il mio controllo sull'energia presente nelle catene diminuì drasticamente, mentre sentivo un altro pezzo di me andarsene.
Anche il mio avversario se ne accorse e con un alto balzo tentò di scavalcare la barriera che avevo eretto attorno a lui.
Gli occhi mi si fecero vitrei, mentre nella mente si creava il vuoto.
Tutti gli insegnamenti pagati col sangue divennero puro istinto, mentre il mio Io si rifugiava da qualche parte dentro la mia anima sanguinante.
Le braccia incominciarono la loro danza, accompagnate dal corpo.
Le catene sembrarono vibrare di gioia, colorando l'aria con la loro musica mortale, mentre si avventavano sull'Ombra, trapassandone il corpo da parte a parte, infilzando il suo corpo mantenuto sospeso da esse, più e più volte, il suo sangue che mi colava addosso copioso, come una vera e propria pioggia, sempre più battente e calda.
Una piccola lacrima bollente come quel sangue mi scorse sul viso gocciolante della vita appartenuta al mio avversario.
Quel ragazzo cadde a terra, tossendo sangue e guaendo come un cucciolo.
Era così giovane...
Il peso di quel che avevo fatto mi crollò addosso come un macigno.
Ero fuggito via, da tutto, spaventato da quel dolore che non ero riuscito più a gestire e nascondere, lasciando alla follia mortale del mio cosmo il controllo del mio corpo e delle mie azioni.
Era come un dejà-vu...
Un nero profondo.
Mi feci accanto a lui, liberando il suo corpo martoriato dalle catene che ancora lo trafiggevano.
Caddi in ginocchio, chinando il capo verso le mie gambe piegate, le braccia che cadevano sul cemento a peso morto, completamente inerti.
Avvertii il suo sguardo su di me.
Era ancora vivo?!
Sollevai il volto stravolto verso il suo e lo vidi pieno di odio.
Ancora...ancora odio...solo odio..
Una sua mano si sollevò tremante, lanciandomi addosso un oggetto lucente, sporco anch'esso del suo sangue.
-Ti..tieniti..pure…quel ch...che volevi…! Vatt…ene..sparisci da qui!
Lasciami…morire in…-
Una altro profondo colpo di tosse gli fece vomitare sangue come se esso dovesse uscire naturalmente da lui, come una fonte...
Un singhiozzo mi scosse le viscere, mentre le mie braccia si stringevano con uno spasimo sul pezzo dell'armatura che mi aveva gettato, la schiena che si curvava ancor più verso terra.
Dolore.
Solo quello.
Come una lava incandescente che mi bruciasse nel corpo, tremavo incontrollatamente.
Quel ragazzino stava morendo...
Stava morendo davanti ai miei occhi..
E lo avevo ucciso io.
Io avevo ucciso quella vita così giovane...per la mia vigliaccheria..
I suoi occhi nocciola, disperati nei miei, brillarono un attimo ancora.
-Voi…è colpa vostra…vo..i...lo avete...fatto
soffrire...atrocemente..Vi..io..vi odio..-
Ma che stava dicendo?
Lo fissai, l'anima in pezzi, un sospiro che esalai non so nemmeno io come.
-Noi?-
Lo vidi sussultare ancora una volta, il colore che fluiva via dal suo viso.
-Vi..odio...Per quel che…gli avete fatto…!-
-A chi? A chi?-
Ero sempre più terrorizzato, tutto era come un fiume in piena che si stesse riversando senza sosta addosso a me.
-A...A colui che...fu così sciocco da amarti…più di sé stesso..-
Un gemito lungo e senza alcun suono gli deformò il viso divenuto livido.
Gli occhi vuoti, perdevano la loro luce.
E poi più nulla.
Attesi qualche secondo, completamente shockato, privo di forze.
Ma nulla.
Nulla.
Allungai una mano tremante verso quel viso ancora infantile, giovane, dalla pelle soffice e gelida.
Gli occhi mi si spalancarono fino all'inverosimile, la schiena che scattava all'indietro, inarcandosi violentemente, le unghie che mi si spezzavano, strette contro la superficie dorata di quel che ero stato mandato a prendere.
Urlai.
Urlai con quanto fiato avevo in corpo, il cemento che si sollevava in pezzi sempre più grandi intorno a me, le catene come impazzite si tendevano verso il cielo, il mio cosmo stesso che si spandeva in onde d'aria per ogni angolo di quel luogo, disintegrando qualsiasi cosa.
Urlai, urlai per non so nemmeno io più quanto.
Come mi ripresi, il corpo di quel ragazzo era stretto tra le mie braccia, entrambi bagnati del suo sangue, grondanti di esso, la gola che mi bruciava come vi divampasse un fuoco, la sentivo squarciata, mentre la bile mi saliva alla bocca.
Mi ripresi solo dopo un tempo che non saprei calcolare.
Afferrai il pezzo dell'armatura, allontanandomi da quel luogo in cui avevo perduto anche l'ultimo brandello di quel controllo che mi ero imposto, lasciando che ogni cosa mi uscisse dal cuore quasi come una benedizione.
Ho avvolto il corpo di quel Santo in un pesante telo grezzo trovato in uno dei magazzini che mi circondano, non avendo un posto dove poterlo seppellire.
Affido la sua salma alle acque profonde del mare, recitando una preghiera, sebbene sappia che il perdono che spero mi conceda la sua anima, non giungerà mai.
I miei compagni assistono a questa mia cerimonia in silenzio, guardandomi con una sorta di tristezza agrodolce, che mi lascia come un vuoto dentro e che allo stesso tempo mi conforta.
Le mie speranze sembrano sempre più lontane, sempre più vaghe..
Ma, nonostante tutto, ho deciso di inseguirle comunque.
Perché, alla fine, sono l'unica cosa che mi è rimasta.
Una mano gentile si posa sulla mia spalla.
I miei occhi incontrano quelli nocciola di Seiya.
-Vieni ora Shun. E' ora di tornare alla villa..-
Abbozzo un pallido sorriso.
-Sì..-
:::::::::::::::::::::
-Come sarebbe a dire che avete recuperato solo le braccia e le gambe??!!-
L'esclamazione rabbiosa di Tatsumi fa quasi vibrare la stanza in cui siamo stati ricevuti, non appena tornati dalla missione.
Il sangue, ancora ci ricopre.
-Come siete potuti tornare indietro così?! Che vi è passato per la mente?!-
Vedo Seiya scrutare quell'uomo con un'espressione così rabbiosa che fa tremare anche me.
Shiryu sembra non essere nemmeno qui. Il suo sguardo è placido e vuoto.
Un freddo muro di ghiaccio, invece, sembra essersi creato sul volto di Hyoga, che osserva la scena con un furore gelido.
Avverto il cosmo del cavaliere di Pegasus innalzarsi pericolosamente, e faccio per muovermi nella sua direzione, aprendo la bocca per parlare. Non voglio più vedere nulla.
Non per oggi.
-Basta così Tatsumi!-
Il tono autoritario e secco di milady Saori mi blocca, mentre tutti ci voltiamo verso la sua elegante figura.
L'uomo la guarda stupefatto.
-Ma milady questo non è assolutamente ammissibile!-
Il suo sguardo altezzoso e boriosamente offeso si pianta in quello del suo interlocutore, senza lasciarlo un momento.
-Hai forse intenzione di opporti a me?-
A volte, quella ragazza mi trasmette una sensazione stranissima, come se tutta quella aristocratica forza sia sua come qualcosa di naturale e scontato, come un' aura sconosciuta che freme nell'aria.
Tatsumi abbassa lo sguardo mestamente.
-N-no milady..-
Vedo Seiya sogghignare a quella sollecita sottomissione, mentre quell'uomo lo osserva dalla sua posizione lievemente inchinata con una furia cieca che gli brilla nelle pupille scure.
-Andate pure a lavarvi. La vostra presenza qui non è più necessaria.-
Ci voltiamo, ben felici di poter uscire da quella stanza, chiudendoci la porta alle spalle.
C'incamminiamo verso le nostre stanze, in silenzio.
-Scusatemi..-
Parlo, senza quasi rendermene conto.
Loro si voltano verso di me, mentre saliamo le scale.
-Come?-
Questo è Seiya.
I loro occhi sono sorpresi.
Abbasso appena il capo.
-Ecco, per essermi comportato in una maniera così... eccessiva..-
Il ragazzo giapponese sbuffa, posandosi una mano su un fianco.
-Mi sembra un'affermazione alquanto stupida la tua, e soprattutto completamente inutile.-
Sospiro.
-Lo so. Scusatemi ancora.-
E li sorpasso lungo le scale di marmo, passandomi una mano nei capelli incrostati.
Brutti ricordi di tanti anni fa si riaffacciano nella mia mente, nel sentire quell'odore metallico ricoprire il mio corpo e tremo, senza nemmeno rendermene conto, per un solo attimo.
Ma allora Ikki era con me.
E io, adesso, mi sento così solo..
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