PREMESSA:
I personaggi di questo racconto non sono di mia proprietà ma degli aventi
diritto.
Questo scritto non è a scopo di lucro.
Too good,
too bad parte
II - The Singing Sea
di CastaliaRimu
Notte.
Buio immenso, stelle come piccoli freddi fari ad illuminare il mio
sguardo.
Mi sento un po' triste, perché dovrò abbandonare questo mio mare, ma lui
sembra quasi sorridermi,cullandomi dolcemente con la sua ninna nanna per
l'ultima volta, dicendomi in un sussurro:
"Bene. Sei stato bravo.."
Ikki è andato a prendere un po' di soldi, non vuole portarsi null'altro
che me con sé, così ha detto. Il resto lo compreremo.
Io sento come una fitta al petto.
Perché alla fine ho ceduto,con lui?
Adesso sarà costretto a fare cose che se fosse rimasto qui non si sarebbe
nemmeno sognato di prendere in considerazione.
Mi sento in colpa.
Sono uno stupido.
Ma ormai è troppo tardi per avere remore di coscienza.
Mi sono stancato anch'io di riflettere sempre, anche se così facendo
faccio violenza a me stesso nel profondo, a ciò che sono, non me ne
importa più niente.
Tuffo una mano nell'acqua.
Che bella sensazione mi da..
Fortunatamente Ikki è riuscito a procurarsi un po' di bende per me, di
nascosto da tutti.
Che buffo..
Per nascondere la crosta in testa e i metri di garza che mi avvolgono mi
ha prestato dei suoi vecchi vestiti e una cuffietta celeste.
Hehehe sembro un pupazzo!
Tutto chiaro come sono e con dei vestiti così di marca sembro appena
uscito da una sfilata di moda per bambini!
Che sciocco..sono così teso che rido di me stesso...
Dei passi.
Ecco Ikki.
-Coraggio Shun. E'ora.-
-Sì..-
Ma stavolta non mi prende la mano.
Camminiamo uno di fianco all'altro, da fratello a fratello, in silenzio,
lasciandoci alle spalle tutto, anche se, una volta risalita la spiaggia,
lui si ferma, butta un occhiata alla sua vecchia casa e con un
sorrisone si volta verso di me.
Mi accarezza la testa facendomi quasi cadere la cuffia.
-Ora siamo solo io e te, fratellino, vediamo di impegnarci, ok?-Mi dice,
poi.
-Sì Ikki!- Rispondo, felice come non mai. Una vita con Ikki, solo io e
lui, insieme, niente più dolore, niente più ferite né sangue da
versare..
Con un gridolino di gioia mi lancio in una piccola corsetta (per quanto le
mie gambe corte mi permettano) avanti a lui, che mi urla di far attenzione
a non cadere e alle macchine.
Dopo un ora che camminiamo raggiungiamo un parco, uno di quelli che io non
avevo mai visto, con le altalene e lo scivolo.
Tuffo le mani nella terra.
Che profumo strano ha, rispetto alla sabbia!
Sa quasi di.. di dolce!
**********
Non ricordo una volta in cui io abbia visto mio fratello così felice.
Lo osservo placidamente mentre tuffa quelle sue manine nella terra, che
lui non sapeva nemmeno esistesse.
-Fratello!Fratello è questa la terra??Ma sa di patate dolci!-
Le labbra mi s'increspano in un lievissimo sorriso.
-Semmai, Shun, dato che le patate vengono dalla terra, sono loro che sanno
di terra e non viceversa.-
Lui sgrana quei suoi enormi occhioni verdi, socchiudendo appena le labbra.
-Davvero le patate dolci sono nate dalla terra?!- Chiede, esprimendo tutto
il suo stupore.
-Sì.-
-Allora lei è la loro mamma!-
Stavolta non posso fare a meno di ridacchiare, tra me e me.
-Perché ridi Ikki? Ho detto una cosa sbagliata?-
Mi siedo su di un'altalena, mentre lui mi si avvicina e s'inginocchia ai
miei piedi, appoggiando il mento sulle mie ginocchia, osservandomi
attentamente.
Gli accarezzo il capo.
-No, in un certo senso non è sbagliato. Anche se non è proprio così,
poiché lei si limita a farle crescere dentro di sé, per poi donarle a
qualcun altro.-
Lui fissa il terreno sotto di sé per un secondo, riflettendo attentamente
su quanto gli ho detto.
A un tratto solleva la testa di scatto, con un sorriso stampato in faccia,
l'espressione di chi ha capito tutta la verità del mondo.
-Ah! Allora la terra è anche la mia mamma!-
Sono sinceramente disorientato.
-Perché dici così Shun?-
Lui balza in piedi, battendo le mani.
-Massì! Ecco, vedi, non si sa da dove io venga, giusto? E se fosse stata
la terra ad avermi fatto, facendomi crescere fino al momento giusto per
poi donarmi a te?-
Quel ragionamento così assurdo mi appare per un attimo di una logica così
disarmante per un bambino di sette anni che mi ritrovo a non saper cosa
rispondere.
Sorrido poi apertamente, ridendo come non ho mai fatto.
-Sì, può anche darsi Shun, può anche darsi..-
Lui mi si butta tra le braccia, felice di quella sua personale scoperta.
-Certo che, se ti fa piacere paragonarti a una patata dolce..-
Lui si scosta di scatto, fissandomi con un broncio carinissimo.
-Oh, Ikki! Io sarei una patata dolce, secondo te?Ma allora non mi hai
ascoltato prima!-
Io lo riabbraccio, ridendo di nuovo e ancor più di cuore, mentre lui si
dimena con forza ripetendo "cattivo, cattivo!".
All'improvviso mi viene la pelle d'oca, avverto un freddo intenso e sento
che anche mio fratello trema.
-Che succede Ikki?! Io.. Io ho paura.. che succede?-
C'è qualcosa di malvagio, di nero, che ci si avvicina di soppiatto.
Una cosa oscura e potentissima, carica di morte.
Stringo con tutte le mie forze mio fratello, alzandomi di scatto
dall'altalena.
Un ramo che scricchiola.
Qualcosa sbuca da dietro un cespuglio, facendomi sobbalzare con forza,
mentre non riesco a non fare un passo indietro.
E' una bambina dalla pelle chiarissima, ma con gli occhi, i capelli e il
vestito neri come la pece, l'aspetto aristocratico, ma stravolto.
La lingua mi si è incollata al palato, non riesco a muovere un solo
muscolo.
Ma Shun, con un gesto secco e fluido mi scivola via dalle braccia
avvicinandosi a lei, l'aria decisamente sollevata.
-Ciao! E' il tuo fratellino quello?- Le chiede indicando un fagotto nero
stretto tra le sue braccia.
Non ci avevo fatto caso.
Mio fratello inizia a blaterarle senza sosta chiacchiere inutili, mentre
lei non ha nessunissima reazione, continua a fissarlo in silenzio, come a
volerlo esaminare con la massima attenzione.
A un tratto gli sorride.
Un sorriso disarmante, diabolico, folle, determinato.
-Ecco, tu, bambino, sei stato scelto come contenitore per l'anima del mio
sovrano, il signore del regno dei morti, Ades!-
Detto questo scosta un lembo del suo fagotto e mi sembra come di annegare
nell'universo intero, le tenebre e la luce mi perforano l'anima, sento un
bruciore enorme, come una bomba nucleare mi esplodesse in corpo.
L'urlo di Shun, però, mi fa riprendere all'istante.
Lo vedo a terra, gli occhi rivolti al nulla e un pallore mortale che gli
tinge le carni.
-SHUUUN!!- Urlo e mi precipito al suo fianco.
Un sussurro metallico mi s'insinua nella mente, facendomi male, col suo
stridore.
<<Tu dimenticherai tutto, figlio delle fiamme. Ciò che ora è lui
non potrà che portarti ad odiarlo, e questo, per ora non può ancora
succedere.. Ogni cosa a suo tempo.>>
E con un tonfo sordo, cado a terra e tutto mi annebbia il cervello,
tingendo le mie palpebre di nero.
.....
Sogni, sogni confusi, violenti.
Ma che mi è successo..?
Un profumo.
Erba?
Apro gli occhi, anche se con fatica e vedo.
Sono in un parchetto?
E che ci sto a fare qui?!
Devo studiare, domani ho il test di algebra e quei maledetti algoritmi non
mi entrano in testa nemmeno pregando!
Oddio! E' tardissimo! Cosa dirà mia madre?!
O meglio, cosa *non* dirà!
Sento un movimento leggero al mio fianco e mi volto.
Ma.
E'Shun?!
Ed ecco, nella mia mente tutto si delinea, è come se avessi aperto una
finestra e l'aria circolasse di nuovo.
Sono scappato di casa con lui ed è finita che ci siamo addormentati qui.
Mi sono ricordato persino quell'assurdo discorso sulle patate dolci.
Gli poso una mano su una spalla e lo squasso piano, per svegliarlo.
Lui, si agita per un secondo, poi mi fissa, disorientato quanto me prima.
-Ikki!- Mi sussurra, sorpreso.
-Mi sa che ci siamo addormentati qui come due cretini,sai?-
-Ma.ma dove.Ah!- Esclama, ricordandosi anche lui del perché siamo così
lontani da casa.
-Coraggio, è ora di alzarsi fratellino, non possiamo dormire qui
fuori,no?
E' meglio che ci troviamo un riparo, almeno per stanotte. Da domani
potremo dormire in albergo!-
-Ma quanti soldi hai preso?!-
Sorrido maliziosamente.
-Ho rubato un paio di carte di credito! E siccome che sono a importo
limitato e quindi non collegate alla banca, mio padre non può trovarci!-
Lui mi sorride, con un piccolo balzo si rimette in piedi e si spolvera il
vestito.
-Andiamo, allora?- Mi chiede, col tono più gioioso di cui è capace.
Mi alzo anche io, spazzolandomi gli abiti a mia volta, facendo tossire
Shun che è più basso di me e standomi vicino viene avvolto dalla
polvere.
Lo prendo per mano, incamminandomi verso la strada, seguendola nella
direzione che so conduce alla città.
**********
Non so da quanto è che camminiamo per le strade asfaltate e colme di
gente, in quest'ora notturna.. Molte persone mi fissano in maniera
perplessa, strana e affascinata.
Mi sento triste.
Perché tutti quando mi vedono non possono che pensare che io sia un
mostro?
Ma adesso non è il momento per questi pensieri!
Sono con Ikki e questo basta.
All'improvviso notiamo che la folla si dirada vociando sommessamente.
Che succede?
Due uomini grandi ci si avvicinano velocemente, hanno degli strani vestiti
blu, entrambi uguali e un cappello in testa.
Ikki mi strattona forte, tirandomi dietro di sé, in gesto protettivo.
-Fratello ma che succede?-
-Taci Shun, da adesso in poi ti vieto di aprir bocca!Chiaro?- Mi risponde,
senza nemmeno voltarsi indietro.
Io annuisco, confuso.
-Buonasera bambini. Dove sono i vostri genitori?- Chiede all'improvviso
uno di quei due signori, parandosi di fronte a noi.
Ma mio fratello non dice nulla, così l'uomo si rivolge a me.
-Bambina, quanti anni hai? Sei straniera? Qualche persona grande come noi
ti ha portato qui? Non aver paura, rispondimi!-
Ma io taccio, non disubbidirò mai a mio fratello.
-Lui non è una bambina, è mio fratello.- Esclama Ikki, rispondendo per
me.
L'uomo spalanca gli occhi, sinceramente stupito. Poi sospira, ironico.
-Andiamo ragazzino, questa balla non ce la beviamo, sai? Dicci chi sono
quelli che vi usano.
Pedofili? Spaccio di droghe? Furti di portafogli? Cosa, avanti!-
Mio fratello s'indigna profondamente a quelle affermazioni di cui,
francamente, non capisco il significato e avverto i suoi muscoli tendersi.
-Noi non siamo usati da nessuno e per nessun scopo. Stiamo solo
passeggiando. E' proibito?-
Il signore grande, sbuffa, esasperato.
Scuotendo il capo si leva da una delle tasche un affare di plastica e
metallo nero, schiaccia un pulsante e si mette a parlare di un
trasferimento alla centrale, due bambini che si fanno un giro notturno,
così dice. Rimette quella cosa dove l'aveva presa, e fa un cenno al suo
compagno che afferra un braccio a Ikki e se lo strattona al fianco.
-Ma come si permette?!Mi lasci subito!- Gli grida mio fratello,
dimenandosi come un pazzo.
L'altro signore mi si avvicina e fa per trattarmi come l'altro ha fatto
con Ikki, ma alzo a mezz'aria una mano e m'incammino dietro agli altri
due.
-Bravo bambino!Sei davvero strambo, sai?hehehe..- Ride, chiudendo poi la
fila.
Camminiamo per quelle strade caotiche per un quarto d'ora e alla fine
raggiungiamo un edificio stranissimo, tutto illuminato e pieno di gente
che fa avanti e indietro per i corridoi.
Come entriamo un chiasso peggiore di quello che c'era in strada ci
avvolge, gente che discute di quello o quell'altro, frasi a metà che
afferro, interrotte da squilli di telefono che m'impediscono di sentire le
evidenti proteste di Ikki che ancora si dimena, anche se più
moderatamente.
Sono affascinato da quest'ambiente così strano, non avevo mai visto
niente di simile!
Nemmeno alle grandi feste e ricevimenti che osservavo di nascosto a villa
Hanekawa.
Quelle erano più.. come dire.. "ordinate"..
Percorriamo un'infinità di corridoi e alla fine ci portano in una strana
stanza, semibuia e incredibilmente calda.
C'è un tavolo grigio al centro, con l'unica luce di una piccola lampada
gialla;un uomo dai capelli grigio-neri ci osserva senza nessuna
espressione in volto, portandosi alla bocca una cosa strana che non
conosco, dalla forma cilindrica e sottile che emette una scia grigiastra
di fumo.
Ci fa cenno di sederci su due sedie di fronte al tavolo, mentre uno dei
signori che ci ha portato qui gli bisbiglia qualcosa ad un orecchio.
Poi esce dalla stanza, sbattendo con così tanta forza la porta che faccio
un salto sulla sedia.
-Bene ragazzi, mi hanno detto che vi hanno sorpreso mentre vi facevate una
passeggiatina per i quartieri notturni,he? Mi volete dire una volta per
tutte cosa ci eravate andati a fare lì?-
Nessuno di noi due risponde, Ikki si limita semplicemente a fissarlo con
occhi di fuoco, mentre la mia attenzione è ancora focalizzata su quella
roba che fa fumo e ad altri oggetti a me sconosciuti che stanno
abbandonati da un lato del tavolo.
-La pregerei di non fumare vicino a mio fratello, signore.- Dice Ikki, con
evidente irritazione.
-Oh, mi dispiace! Spengo subito.- Detto questo, quel signore schiaccia lo
strano affare in una ciotolina con dei becchi.
-Ikki, Ikki, mi dici che cos'è quella cosa lì?- Chiedo a mio fratello
indicandogli il punto.
Lui non mi guarda nemmeno.
-E' una sigaretta Shun e quella specie di affare coi becchi è un
posacenere, che serve per spegnere le sigarette.-
-Oh!- Rispondo io, sporgendomi verso il tavolo e fissando meglio quegli
strani oggetti, ripetendo i loro nomi piano per fissarli nella mente.
Sollevando poi lo sguardo noto lo sbigottimento dell'uomo che ci sta di
fronte, perso ad osservarmi come avesse visto un animale raro.
-Cioè, tu vuoi farmi credere che non avevi mai visto una sigaretta e un
portacenere?!- Esclama a bassa voce quel signore, continuando a fissarmi
ad occhi spalancati.
Io mi sento intimidito da quello sguardo così grande e mi ritraggo
chinando il capo, afferrando un lembo della giacca di Ikki, stringendomi a
lui.
-Ehi! Non spaventi mio fratello con quel suo brutto muso!-
L'altro scuote la testa, borbottando qualcosa con espressione stanca.
-Ci dica quel che deve dire,non possiamo stare qui tutta la notte! Mio
fratello ha bisogno di dormire!-
Esclama con voce forte Ikki, scuotendo quel signore dai suoi pensieri.
-Dunque, innanzitutto modera il tono marmocchio. Pensi che mi diverta a
perdere il mio tempo con due mocciosi? Sai quanti ne capitano come voi
qui, ogni sacrosanto giorno?-
Dice con sguardo tagliente, nonostante la voce calma e fredda, mentre
afferra dei fogli e toglie il tappo a una penna, accostandola poi a una
pagina piena di quadretti, puntini e righe tratteggiate.
Comincia chiedendoci nome e cognome(sul quale Ikki mente e se ne inventa
uno per entrambi), cittadinanza( Si stupisce non poco quando mio fratello
gli risponde che sono giapponese pure io), data di nascita, segni
particolari e quant'altro.
-Allora, mi dite chi vi ha comprati?-
-Nessuno ci ha comprati.- Dice Ikki, calmo.
-Allora chi vi manovra.-
-Nessuno ci manovra.-
-Quale lavoro fate? Spaccio? Prostituzione? Furto?-
-Nessun lavoro.-
-Ma mi prendi per cretino, ragazzino?!-
-Non lo so. Me lo dica lei...-
Vedo gli occhi di quell'uomo farsi di brace, si alza dalla sedia con tale
violenza da farla rovesciare. Sbatte i palmi delle mani sul metallo del
tavolo. Mi spavento tanto a quei movimenti improvvisi che non riesco a
impedirmi di lanciare un gridolino di paura, rannicchiandomi un poco su me
stesso.
-Sto perdendo la pazienza moccioso! Rispondimi, o ti giuro che non ti
faccio uscire da questa stanza finché non fiati!-
Anche mi fratello si alza in piedi di scatto, sbattendo con forza un piede
sul pavimento.
-E io le giuro che se spaventa ancora mio fratello le cavo un occhio con
le mie mani!-
All'improvviso qualcuno dall'esterno bussa alla porta, spezzando il gelo
che sento addosso, rendendomi un po' di sollievo.
-Hem, signor commissario, c'è qui una persona che vuol parlarle!- Dice
una voce ovattata dall'altra parte della porta.
-Questo non è il momento Kumayashi!-
-Hem, no, capo, dice che riguarda quei due ragazzini che sta
interrogando.-
-Che entri allora!- Dice l'altro, accasciandosi di nuovo sulla sedia con
gesto stanco.
La porta scricchiola e un uomo sulla sessantina entra nella stanza,
vestito molto elegante, accompagnato da un altro signore altrettanto
elegante ma completamente calvo.
Il commissario spalanca gli occhi.
-Signor Kido!- Esclama, basito.
-Buonasera commissario Ekawa, scusi se la disturbo, ma vorrei chiederle un
favore personale riguardo questi due bambini.-
E li vedo che si appartano a un lato della stanza, discutendo
animatamente.
-Cosa diavolo succede ora?- Sussurra Ikki, tra sé e sé.
Sono in ansia anche io. Che ne sarà di noi?
Quei due signori ci si avvicinano ora, mentre il commissario aspetta a
fianco della porta ancora spalancata.
-Bene bambini, adesso siete sotto la mia custodia. Verrete con noi in un
bel posto e non dovrete più preoccuparvi di nulla.-
Ci sussurra, e io mi sento un po' meglio. Ma Ikki scatta.
-Come sarebbe a dire che siamo sotto la sua custodia?! Noi non andiamo da
nessuna parte, sia chiaro questo!-
Urla, incapace di contenersi, parandosi poi davanti a me, allungandomi una
mano su un braccio come a dirmi di starmene fermo.
-Ma ragazzino, che tu voglia o meno non m'interessa,sai? E comunque questo
è l'unico modo che avete per uscire da questo posto senza guai. Oppure
volete l'assistente sociale?-
Sento Ikki irrigidirsi visibilmente, chinando la testa con uno scatto.
-E sia.Ma non dovete allontanarmi da Shun, chiaro?Lui è mio, su questo
non transigo!-
Quell'uomo sorride e con un gesto fluido della mano la porta al petto,
accennando un inchino.
-Così sarà. Ma ora andiamo, prego.- Dice, spostando la mano dal petto
nella direzione della porta, raddrizzando la sua lieve pendenza in avanti,
innalzandosi in tutta la sua statura.
Ikki mi afferra la mano e mi trascina alla porta.
Appena fuori, sento i polmoni pungermi per l'aria fredda della notte, una
limousine ci attende nera e maestosa.
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