Dediche:
“Kaipaan Sinua...
E questo capitolo… Ha il sapore del tuo sorriso… Del nostro ultimo discorso…”

“A Nichan…”

“A Stefa-chan, per le nostre promesse.. per i doveri, e per le responsabilità.. grazie frato!”

Al tempo che è stato.. e che non tornerà…



Paring: HomuraxSanzo(xGoku); GoyjoxHakkai
Rating: NC-17

 

Premessa:

È il capitolo di cui vado più fiera.
Ha una lemon senza eguali, tra quelle che ho pensato e scritto (uhmm.. forse non proprio… in una storia di yami no matsuei sono stata più fantasiosa :P). In ogni caso questo è il mio paring preferito, non me ne vogliano le fans di GokuxSanzo (per ora, almeno ^_-).

 

Sanzo ha pane per i suoi denti: ogni cosa è una sfida alla pari, anche dal punto di vista caratteriale.

Homura, seppure è un po’ più “arrendevole” perché più romantico e sfacciato (non sempre), è comunque un carattere forte e deciso, che non si lascia sottomettere facilmente, e se lo fa, c’è un motivo.

Ho tentato il più possibile di tenere fede ai caratteri originali, anche se in realtà Sanzo è venuto molto “sweet” in confronto a quello dell’Anime. Homura invece è se stesso: anche quando sembra che lui stia nella cacca fino al collo, in realtà, è lui a vincere.

 Homura perdendo vince, arrendendosi si impone, lasciando fare il gioco agli altri completa il proprio tornaconto, sempre. Per questo lo amo sopra ogni cosa. Perché ne esce sempre vincitore. È astuto, macchinoso, romantico, malinconico, rassegnato, ma sempre e comunque vittorioso.

 

Tornando alla fic, questo è  il capitolo più lungo che ho scritto per questa storia (o almeno per ora è così).

È frutto di un mio “ritorno alle origini”, e dello studio “matto e disperatissimo” di Fisica I. La fic è scritta infatti durante le pause dalle formule di Dinamica e Termodinamica.

Pazzia? Follia? No…
Solo un modo per non pensare… Per staccare il cervello…
E per ritrovare me stessa…
Un’ultima volta…

 

Leggenda:

- discorsi -
pensieri

 


 

 

To Hold Nothing

 

di Shiwa

 

Parte VI - L'ultima volta

 

 

- Io morirò… sai? – disse il Dio Homura entrando nella stanza, e togliendosi il suo copri spalle viola e rosso.
Sanzo sobbalzò ed alzò il viso. Non si aspettava sarebbe ritornato. Pensava l’avesse lasciato per sempre…

Era rimasto lì tutto il tempo dopo che Goku se ne era andato. Era rimasto a piangere in silenzio e a riflettere: non si aspettava di certo che Homura sarebbe tornato da lui.
Fissò tutti i suoi movimenti. Sembravano stanchi, quasi rassegnati.
- morirò… perché… dentro di me scorre sangue umano, Konzen… - disse il Dio sedendosi ai piedi del letto – e solo ora… mi accorgo, che la vita è preziosa… la prima volta che ho desiderato di volere un futuro, di voler vivere, è quando ho conosciuto Rinrei… Ma quando me l’hanno strappata via… io ho desiderato che quella fine, che per gli dèi non esiste ma per me sì, arrivasse immediatamente… - i suoi occhi si spostarono dal bonzo, alla finestra…

Fuori aveva iniziato a piovere.

Sanzo rimase in silenzio. Ascoltandolo senza interromperlo. Non sapeva cosa dire…

- 500 anni fa, Konzen, io ti vidi per sbaglio, la prima volta, al compleanno dell’Imperatore Celeste. Mi passasti davanti. Io ero solo un passante per te. Ma per me, tu fosti come il Sole… e comprendo bene ciò che prova Goku per te… tu… tu illumini Konzen… la tua sola presenza in questa stanza, mi fa scordare che fuori piove… - Homura dicendo ciò, si era alzato, ed aveva poggiato la testa al vetro freddo, ove scorrevano piccole gocce d’acqua…

Si guardò di sfuggita le mani, le chiuse a pugno, stringendole forte – e sono felice, di morire senza rimpianti… perché morirò felice… perché io morirò da innamorato… perché non provo più il freddo che una volta avvolgeva il mio cuore… perché amo il Sole… e amo te Konzen… - e volse i suoi occhi al letto.

Ma Sanzo non era più lì.

 

Per un attimo il viso del Dio fu attraversato dal terrore di perdere il suo amato Konzen.

Ma si rassicurò subito. In realtà Sanzo si era alzato, ed era dietro di lui. Lo abbracciò da dietro. Homura sospirò per la sorpresa; non si era accorto dei suoi movimenti.
- Io morirò con te, per la terza volta quando tu morirai… - disse Sanzo – io avevo scelto di amare solo le cose che non dovessero essere difese. Che non necessitassero la mia protezione. Ma tu, non hai bisogno della mia protezione. E fin qui il mio discorso regge. Questa volta sono io ad avere bisogno di te nella mia vita… tu mi hai ricordato cosa vuol dire avere legami… e per questo, quando tu morirai, morirò anche io, o per lo meno, una parte di me… - pronunciò queste parole con la guancia poggiata alla schiena del Dio, e la mano poggiata sul cuore di lui, in un pugno chiuso.
- Sanzo… - lo chiamò per la prima volta col suo nome umano. Sanzo alzò il viso – promettimi, solo una cosa: in punto di morte, ti chiederò di esaudire un desiderio. Per favore, esaudiscilo. Non credo ti chiederò molto, ma abbastanza. Ma ti prego… è l’unica cosa che ti chiedo di fare per me… - e le parole del Dio sembrarono quasi una supplica.
- Va bene… quando me lo chiederai… io lo esaudirò… - affermò Sanzo.
- Grazie Konzen… - il Dio sfiorò il viso del bonzo con la mano.
- Io ti amo, Homura…- disse fermamente Sanzo.
- … Dio, ti amo anche io, Konzen… - e lo strinse a se - … non hai freddo? Sei nudo… -
- io ho la pelle dura, sai? – sorride il biondo
- hai avuto la febbre, copriti… - e gli posa sulle spalle il suo copri spalle viola e rosso, che aveva posato poco lontano da loro.
Si guardano negli occhi per un lungo istante.
Poi, contemporaneamente avvicinano i loro visi, e si scambiano un dolce bacio.

 

Solo il rumore della pioggia fuori dalla loro stanza..
- Goku mi ha… - Sanzo provò a parlare, appena le loro labbra si distanziarono. Ma Homura sapeva già cosa gli stava per dire; posò un dito sulle sue labbra per frenarlo.

-          non importa… non mi importa… non mi importa più nulla… io ho poco tempo… voglio passarlo con te… - lo fissa negli occhi il Dio
- Homura… - il bonzo si toglie il dito del Dio da sopra le labbra. Ma Homura gli regala un sguardo fulmineo, così, Sanzo è costretto a non parlare – … non importa… - sussurra in fine, e Homura a quelle parole, gli sorride, e lo stringe a se.
Occhi negli occhi. Il Dio fissa il bonzo negli occhi. Il bonzo sostiene il suo sguardo, con uno dei suoi rari mezzi sorrisi.
- Te lo chiedo di nuovo, Konzen… vuoi fare l’amore con me? – sussurra Homura al suo orecchio.
- c’è da chiederlo? – risponde Sanzo posando gli occhi su quelli del Dio – fai quello che vuoi.. -.
Per tutta risposta il Dio lo bacia dolcemente.

 

Pian piano la passione aumenta. Il bacio diventa un duello i cui contendenti sono due lingue bagnate, che si scontrano, si cercano, si sfiorano, si stuzzicano, si amano.
Il Dio lo sospinge verso il letto, e il bonzo lo asseconda camminando all’indietro; ma poco prima che Homura lo spingesse sul letto posandogli le mani sulle spalle, Sanzo si scansa, lasciando che l’amante cada in avanti sul letto avendo perso l’equilibrio.
- ma…! Konzen!! – protesta Homura girandosi, e ricomponendosi.

Sanzo lo spinge sotto di sé, baciandolo con foga, sedendosi a cavalcioni su di lui. Homura apprezza il suo gesto, e ricambia il bacio, afferrando le natiche di lui e stringendole tra le mani, come a far presente che lui fosse suo, che lo volesse possedere completamente.
- domani… domani… non sarà più così… - sussurra Sanzo, fissandolo negli occhi. Aveva il viso di Homura tra le mani: gli occhi del Dio della guerra erano impazienti, ma curiosi di ascoltarlo.

-          domani non potrà essere così, Homura.. domani… ci sarà la battaglia.. e io.. non dovrò guardati come ti guardo ora.. non potrò guardarti come ti guardo ora… - disse il bonzo sfiorando le sue labbra con un dito.

-          Mi dispiace, Konzen… ma domani… non saremo amanti.. saremo nemici… - disse baciando poi il dito di Sanzo che aveva sulle labbra.

-          Allora perché.. continuiamo a farci male? – chiese togliendo le mani dal viso di Homura, e posando lo sguardo altrove – perché devo legarmi a te? Il mio credo è non avere legami… Vivere semplicemente per la mia vita… - afferma - …e ora?! – sussurra poi, guardandosi le mani.

-          E ora stai continuando a vivere la tua vita… e non avrai legami, Konzen… perché… - indugiò il Dio - … perché.. perché io morirò presto… - disse stringendo le mani del bonzo tra le sue.

-          Non dirlo neppure per scherzo!! Vuoi che ti ammazzi io? ora? – sbraitò Sanzo a quelle parole.

-          È vero, Konzen… te l’ho detto prima che pff… - le labbra di Homura si chiusero perché Sanzo se ne impadronì in seguito ad un bacio dolce, ma carico di paura: paura di perderlo.

Non voleva sentire quelle parole. Non lo voleva e basta. Aveva già perso chi amava, e voleva chiuderla una volta per tutte con il dolore di chi rimane.
- tu domani, sarai il mio nemico! Domani noi due saremo nemici, ci scontreremo lealmente,e questo è quanto!! Intesi?? – disse con la sua voce da duro, come sempre.
Negli occhi di Homura, passò un espressione di tristezza, ma lo sguardo serio e fiero di Sanzo, lo costrinsero ad annuire – sì, Konzen… certo! – .

-          bene! E non dire mai più che tu morirai presto o subito o altre vaccate simili! Sia chiaro! Se devi morire, ti ucciderò io! E lo sai benissimo, Baka Kami! – lo rimproverò come di solito rimprovera Goku. Ma Homura era il suo “Stupido Dio”.

-          Konzen… - sussurrò Homura, prendendo il suo viso tra le mani

-          … dimmi… - sorrise Sanzo

-          … nulla… - disse scuotendo la testa il Dio. Decise poi di baciare il bonzo sulle labbra.

 

Doveva soffocare tutti i suoi pensieri. Ancora una volta. Non poteva dire la verità neppure all’uomo della sua vita. Non poteva dirgliela, non perché lui glielo impedisse con stupide minacce, ma perché altrimenti lo avrebbe fatto soffrire troppo. Ma il Dio sapeva benissimo che da quel dolore non si poteva salvare: non lo avrebbe potuto salvare. Perché quando ci sarebbe stato quel dolore, quella perdita, lui non ci sarebbe stato: perché sarebbe stato lui a mancare, perché sarebbe stato lui la causa del suo dolore.
Non c’era soluzione. Il tempo scorreva: la vita fuggiva. Homura sapeva a cosa andava in contro.

 

Sanzo lo lasciò fare. Si lasciò baciare.
Ma poi qualcosa in lui scattò. Il pensiero di perderlo, gli accese una spia d’allarme dentro il cuore.
Si scatenò un sentimento che conosceva bene, ma che non aveva mai manifestato in tal forma: disperazione. Il pensiero di perderlo, lo faceva sentire impotente, e lui non voleva! Lui era Genjo Sanzo Hoshi, e non poteva rimanere impotente, non per la seconda volta!!

Sanzo lo spinse sotto di sé, avventandosi su di lui con voracità.
La disperazione, lo stava facendo impazzire. Non poteva crederci: Homura poteva morire. Più pensava a questa rivelazione del Dio, più si infervorava. Si domandava perché nulla potesse essere eterno. Neppure l’amore?! Perché? Genjo Sanzo Hoshi, a queste parole non sapeva trovare risposta. Trovava solo una reazione: possedere Homura.
Non aveva scelta! Doveva sentire che era suo, che tutto era reale in quel momento: che era lì, con il Dio della Guerra, col suo nemico, e si amavano.

Homura capì dai gesti del bonzo che ciò che lo stava guidando era un sentimento ben più forte dell’amore: era la paura. La grande paura che tutto potesse non essere reale.
Così decise di lasciarlo fare. Gli lasciò le redini della situazione. Sapeva che Sanzo non lo avrebbe deluso.

- aah.. Konzen..! – gemette il suo nome Homura, sentendo le mani di Sanzo sul proprio membro - … così mi torturi… - sussurrò tra gli ansimi.
Sanzo era a cavalcioni su di lui. Lo stava spogliando, e nel togliergli i pantaloni, strusciava le mani volutamente sulla virilità di Homura, ancora coperto dalla stoffa delle mutande.
Con uno scatto lo liberò dai pantaloni. Poi dalla maglia. Homura si alzò un po’ dal letto per poter togliere dalle spalle di Sanzo il proprio coprispalle rosso e viola. Ma appena fatto ciò, il Dio fu risbattuto con la schiena sul letto.

- questa sera, sono io che ti voglio!! – pronunciò Sanzo con fermezza – e non accetto rifiuti o scuse!-
- … come tu mi vuoi… Sanzo… - sussurrò Homura ad un centimetro dalle sue labbra, mentre i loro occhi si studiavano, ed i loro capelli si mischiavano. Sanzo amava il suo nome pronunciato dalle labbra del Dio.
- … questa notte, Homura… tu amerai Genjo Sanzo Hoshi, bada bene! E non Konzen Douji! Sia chiaro! – e seguitò a baciarlo, senza dargli il tempo di replicare. Ma Homura, era ben felice di non aver il tempo di replicare. Quella notte si sarebbero amati come Homura e Sanzo, e nessun altro.
Quella notte si sarebbero mischiati i sapori, i corpi, le anime…

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Homura era in balia dei baci di Sanzo. Il bonzo non lo lasciava più respirare. Era in balia di un raptus sessuale misto a sentimenti controversi che neanche lui stesso capiva.
Accarezzava i fianchi del Dio, e glieli graffia dolcemente con le dita. Il Dio della guerra, a causa di ciò era in preda a brividi di piacere non indifferenti.
Le loro virilità spingevano l’una contro l’altra, bollenti, e febbricitanti di essere accontentate.

Sanzo sapeva che prima di farlo suo, avrebbe dovuto prepararlo, ma non sapeva da dove iniziare. Lo aveva visto fare ad Homura con lui stesso, ma era comunque un po’ impacciato.
“Ho voluto dirigere il gioco…
Ed ora lui è nelle mie mani…
Non posso fare figure del cavolo proprio ora…” si disse mentalmente il biondo.
Homura, d’altro canto, guidato dal desiderio di essere soddisfatto ed amato dal proprio amante, prese la mano destra di Sanzo, e se la portò alle labbra: iniziò, quindi, a succhiare uno, poi due dita con una sensualità sfacciata. Le labbra del biondo, a quella visione, si incurvarono in un sorriso malizioso e deliziato.
Finito di inumidirle con la saliva, Homura aprì le gambe per fargli spazio.
Sanzo cercò il suo orifizio, per poi penetrarlo lentamente con un dito.
A quell’intrusione il Dio della guerra di morse le labbra. Sanzo sapeva cosa stava provando, e non sapendo se ritrarre la mano o proseguire, rimase fermo.
Homura piano si rilassò, e tirò un sospiro di sollievo quando iniziò a non sentire più dolore.
Sanzo allora mosse piano il dito, imitando i movimenti che a breve avrebbe fatto la sua virilità dentro di lui. Il moro chiuse gli occhi completamente rilassato.
Le labbra del biondo, vedendo che il dolore nel compagno stava scomparendo, si incurvarono in un sorriso soddisfatto: decise quindi di aggiungere il secondo dito.
Alla seconda intrusione Homura reclinò la testa all’indietro gemendo, e spingendosi contro di lui.

-          fa tanto male? – chiese il biondo un po’ preoccupato

-          è normale… devo abituarmi.. nessuno mi ha mai.. si ecco… nessuno mi ha mai avuto così… - spiegò un po’ imbarazzato il moro

-          anche tu per me sei stato il primo! cosa credi!? Pensi che a me non abbia fatto male? – rispose gelido Sanzo. Non poteva pensare in quel momento, che in effetti, anche lui ci era passato. Gli era piaciuto ma nei suoi pensieri, sul proprio orgoglio, quel tipo di “rapporto” gli bruciava.

-          Lo so. Non metto in dubbio le tue parole. Ma eri più pronto di me. Mi hai supplicato di prenderti immediatamente, e non solo una volta! – lo stuzzicò il Dio

-          Ti sbagli con qualcun altro! Io non ho supplicato proprio nessuno! – gli sussurrò con occhi minacciosi il bonzo

-          Ah vero… Genjo Sanzo… tu me lo hai imposto, di prenderti! – sorrise sornione Homura

-          Ecco già va meglio! – sorrise Sanzo

-          Anche se per me.. quella rimaneva una supplica!! – continuò a stuzzicarlo il Dio. Adorava vederlo imbronciato.

-          Che cosa? – si infervorò Sanzo

-          Ammettilo… era una finta imposizione la tua... quella era una supplica bella e buona! Credi non le sappia riconoscere?! – lo provocò di nuovo il Dio, con un ghigno sulle labbra. Le dita di Sanzo, dentro di se, gli stavano facendo strani effetti.

-          Te la faccio vedere subito la differenza tra supplica ed imposizione!! – disse Sanzo innervosito. Aveva colto la provocazione di Homura, senza neppure accorgersene. Ed il Dio, dal canto suo, non vedeva l’ora di divertirsi.

 

Sanzo ritrasse le dita dal corpo dell’amante, che fece un gemito di disappunto. Prese per il fianchi il moro, e lo rivoltò come un hamburger in padella. E purtroppo, in questa posizione, non poteva vedere il sorriso soddisfatto di Homura.

-          che hai intenzione di fare, Konzen?! – chiese il Dio, fingendosi preoccupato.

-          T’ho detto che questa notte amerai Sanzo, non Konzen! Smettila di chiamarmi così! – protestò Sanzo sistemandosi tra le gambe di Homura.

-          Perdonatemi venerabile Genjo Sanzo Hoshi! – disse il Dio con vocina da paraculo.

-          Te ne pentirai Homura, fidati! Ti pentirai!! – sussurrò infervorato Sanzo.

Il bonzo aprì bene le natiche del Dio, e piano, iniziò ad inumidire con la propria lingua l’orifizio di Homura. Quel gesto fu come un lampo a ciel sereno per il Dio. Non si sarebbe mai immaginato una cosa così da Sanzo. Lo aveva pensato intraprendente, ma non così spudorato. Non che la cosa gli dispiacesse, ovviamente. Ma era assurdo vederlo così, anzi, sentirlo così.
La lingua del biondo accarezzava la carne tenera e un po’ tesa del moro. Poi piano, la sua lingua, inumidì il proprio dito, e continuando a leccare tutt’intorno, lo penetrò con esso, aggiungendone subito un secondo.
Homura stava impazzendo. Stava iniziando davvero a perdere la ragione. Iniziò ad ansimare pesantemente, e anche di dolore. La propria erezione spingeva contro il materasso, e gli doleva in modo fastidiosissimo. Non sapeva più come farsi appagare. Iniziò quindi a strusciarsi contro il materasso con il bacino. Sanzo sorrise divertito, e gli bloccò il bacino.

-          eh no… devi aspettare me! Non vale darti piacere da solo! – lo ammonì il biondo.

-          Sanzo.. ma io… - protestò il Dio.

-          Niente ma… se ti senti pronto… allora ci soddisfiamo insieme! – sussurrò il bonzo al suo orecchio, mentre continuava a muovere le dita, ora tre, dentro di lui

-          Sono pronto… sono pronto! – protestò ancora una volta il Dio.

-          Non sei convincente… ! – rispose Sanzo

-          Scordatelo.. so dove vuoi parare! Non lo farò!! – disse Homura girando di poco il viso per guardarlo negli occhi

-          Ah.. ok.. allora smetto! – affermò deciso Sanzo fermando il movimento delle sue dita

-          NO! Sanzo NO! TI… - ma si fermò. Non avrebbe detto che lo pregava di essere preso. Perché è lì che Sanzo voleva andare a parare.

-          Tu mi… ?! avanti… continua… - disse Sanzo spingendo le dita dentro di lui, per un unico movimento

-          Ah… basta.. non torturarmi più… prendimi!! – sussurrò tra gli ansimi il Dio.

-          Non basta… - rispose Sanzo. Lo voleva supplicante. Aveva detto che gliela avrebbe fatta pagare, no?! Così sarebbe stato.

-          Sanzo… Per favore… - sussurrò Homura.

-          No… non va ancora bene… - rispose in rimando il biondo.

-          Per piacere.. Sanzo.. – riprovò il moro.

-          Non ci siamo… evidentemente non mi vuoi abbastanza… - e dicendo ciò, il bonzo ritrasse via le dita.

-          CAZZO SANZO!! PRENDIMI! TE LO ORDINO! SONO IL TUO DIO E TE LO ORDINO!! – Homura era sbroccato. Aveva urlato incazzato nero. Quand’era troppo, era troppo.

Sanzo sorrise soddisfatto. Non erano proprio le parole che voleva, ma la sostanza era quella. Sapeva benissimo che non si trattava di un ordine, esattamente come non lo fu il suo, quando lo chiese in precedenza al Dio. Ma erano due uomini molto testoni. E quegli ordini, in realtà, erano suppliche velate. Ciò dimostrava che Homura aveva ragione.

-          certe volte.. per vincere.. devi saper perdere… - sussurrò il moro, sentendo il fruscio delle lenzuola che accompagnava la presa di posizione del biondo tra le sue gambe.
Sanzo comprese bene quelle parole, così, decise di accontentare il suo Dio. Lo prese in un'unica spinta, facendolo sussultare.
Il moro inarcò la schiena urlando: non di dolore. Era un urlo di soddisfazione. Finalmente il biondo gli avrebbe dato il piacere tanto agognato.

 

Sanzo iniziò a muoversi in lui, con lunghi movimenti, molto lenti all’inizio. Voleva godersi ogni attimo di quella situazione. Voleva imprimersela nella mente, per non scordarla più.
Homura sotto di lui assecondava i suoi movimenti. Chiuse gli occhi, lasciandosi guidare dall’istinto.

-          sono felice.. Sanzo… - sussurrò tra i gemiti.

-          … hn… - fu la sola risposta del biondo, che lo stava amando.

-          Sempre di.. aaah… poche.. uhmmm… parole… - ansimò il moro.

-          E sta un po’ zitto! – disse aumentando le spinte il bonzo – ti pare il momento di parlare?! – disse in tono scocciato

-          È che.. aaahh… aahh… ah.. vorrei.. aah.. urlare dalla felicità… - sussurra il Dio, stringendo tra le dita le lenzuola.

-          Fa quello che vuoi! – rispose lapidario il bonzo. Anche se, Homura, pur non vendendolo in volto, sapeva che l’altro stava ghignando soddisfatto.

Ad un tratto, il biondo decise di aumentare i movimenti, fino a farli più veloci e decisi.

Il moro tra ansimi e gemiti, continuò a seguirlo col suo corpo. Era in estasi, non aveva provato una cosa del genere, neppure quando fu lui a prendere il bonzo.
“Konzen… se tu sapessi.. che mi stai rendendo veramente felice…
Io non riesco a parlare, ma solo a gemere, ma spero…
Spero… che questa mia felicità, che sto provando, tu la percepisca…
La senta forte dentro di te.. nella tua anima, nella tua testa…
Ascolta la mia voce Sanzo… Ascolta le mie parole…
Sono felice, grazie a te!!”

 

-          … sta zitto…! – protestò Sanzo. Homura dapprima non capì a cosa si riferisse.
Sanzo continuò a farlo suo, e posò una mano sul membro di Homura, iniziando a massaggiarlo. La stessa mano del Dio, si posò su quella del bonzo, e insieme iniziarono a dargli piacere.

-          … - Homura stette per dire qualcosa, ma ci ripensò.

-          Lo so…- sussurrò Sanzo, tra i sospiri. Durante tutto l’amplesso aveva solamente sospirato. Mai un gemito o un ansimo, nulla. – lo so. Io.. ti.. aah… - Sanzo prese fiato – ti sento… sento la tua voce… Homura.. Ho-Homura.. la sento… -

Homura a quelle parole sorrise. La sua felicità gli era arrivata. Il suo bonzo la sentiva. Era la cosa più bella che potesse capitargli. Iniziò a concentrarsi ancor di più sul proprio rapporto, su quanto fosse felice in quel momento, formulando mille pensieri.
A Sanzo, d’altro canto, gli stava esplodendo la testa.

Sentiva la voce di Homura forte come se stesse urlando davvero sotto di lui tutte le cose che pensava. E sentiva forte anche l’avvento dell’orgasmo. Mancava ormai pochissimo e sarebbe venuto.

-          Sa… Sanzo! – gemette il Dio con un filo di voce, mentre si svuotava sulla propria mano e quella del bonzo.

-          Sta… sta zittooooo!! Baka Kami!! – urlò Sanzo, sciogliendosi in lui.

Il biondo si accasciò sulla schiena del moro, il quale si distese meglio sotto di lui.

 

Sanzo ansimava stremato. Nulla era mai stato così stremante come quell’amplesso. Nessuna battaglia, nessun viaggio, niente di niente.
Homura aveva già ripreso da un po’ il respiro regolare. Scivolò piano da sotto il biondo, che rimase disteso a pancia in giù. Il moro si sdraiò su un fianco ad osservarlo.

 

Quando gli occhi ametista del bonzo si riaprirono, trovarono quelli del Dio, colmi di gioia ad accoglierlo.

-          … Ti amo… - riuscì a dire solamente il moro, con un dolcissimo sorriso sulle labbra. Non c’erano altre parole per quel momento.

-          … Ti amo… - disse di rimando il biondo. E le sue labbra furono catturate da quelle di Homura.

Quel carico di emozioni era troppo per Sanzo. Stava infrangendo troppo la sua barriera di freddezza.

-          guarda che hai combinato! – cambiò quindi discorso il biondo, osservando la propria  mano destra ricoperta dallo sperma del compagno.

-          Lasciamo stare… o ti mostro tu cosa hai combinato! – rispose in rimando il Dio ghignando. Sanzo divenne rossissimo in volto. Il moro, di rimando, gli fece la linguaccia.

-          Tsk! Baka Kami! -  protestò il bonzo. Fu il turno di Homura, questa volta, di sghignazzargli in faccia.

-          Adoro quando mi chiami così… -

Sanzo per protestare, girò il viso dall’altro lato. Il Dio colse l’occasione per salirgli sopra, e iniziarlo a preparare.

-          Homura!!! Che diavolo stai facendo?? – protestò Sanzo, cercando di levarselo di dosso.

-          … lasciami fare, e sta zitto, caro il mio Genjo Sanzo Hoshi! – replicò il moro.

-          Ti odio!! – affermò Sanzo stringendo tra le mani il lenzuolo sotto di lui.

-          Ti ho lasciato fare, ora tocca a me… - e sentendo che il suo amante sotto di sé, era rilassato, lo prese immediatamente.

Sanzo gemette, serrando gli occhi. Homura sapeva, che finché non avrebbe protestato oltre, non gli stava facendo male. Così iniziò subito a farlo suo. Era l’unico modo per sentirlo gemere in libertà. Prima quando fu il bonzo a prenderlo, non lo sentì mai gemere come ora.

-          adoro sentirti gemere sotto di me… - sussurrò il Dio, mordendogli una spalla.

Sanzo non replicò, perché appunto, l’aria gli serviva per gemere ed ansimare.

Quella fu la prima volta in cui furono completamente disarmati dalla passione.
Solo per quelle poche ore, furono arrendevoli con loro stessi, e si lasciarono amare in ogni modo e maniera l’uno dall’altro.

 

Sanzo giurò a se stesso che quella sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbe legato a qualcosa e a qualcuno: al loro amore e ad Homura. Sapeva bene che quella felicità appena trovata, non era destinata a durare, ma non voleva curarsene in quel momento. Infondo, quella era un’unica notte, ed andava vissuta, non rovinata con i suoi soliti pensieri.

 

Homura, anche, sentiva che quella sarebbe stata l’ultima notte in cui avrebbe amato qualcuno.

Ma per lui era diverso: per lui era l’ultima notte che avrebbe vissuto.

L’ultima volta…

Prima della fine.


 Continua…