Dediche:
Premessa: È il capitolo di cui
vado più fiera.
Sanzo ha pane per i suoi denti: ogni cosa è una sfida alla pari, anche dal punto di vista caratteriale. Homura, seppure è un po’ più “arrendevole” perché più romantico e sfacciato (non sempre), è comunque un carattere forte e deciso, che non si lascia sottomettere facilmente, e se lo fa, c’è un motivo. Ho tentato il più possibile di tenere fede ai caratteri originali, anche se in realtà Sanzo è venuto molto “sweet” in confronto a quello dell’Anime. Homura invece è se stesso: anche quando sembra che lui stia nella cacca fino al collo, in realtà, è lui a vincere. Homura perdendo vince, arrendendosi si impone, lasciando fare il gioco agli altri completa il proprio tornaconto, sempre. Per questo lo amo sopra ogni cosa. Perché ne esce sempre vincitore. È astuto, macchinoso, romantico, malinconico, rassegnato, ma sempre e comunque vittorioso.
Tornando alla fic, questo è il capitolo più lungo che ho scritto per questa storia (o almeno per ora è così). È frutto di un mio “ritorno alle origini”, e dello studio “matto e disperatissimo” di Fisica I. La fic è scritta infatti durante le pause dalle formule di Dinamica e Termodinamica. Pazzia? Follia? No…
Leggenda: -
discorsi
-
To Hold Nothing
di Shiwa
Parte VI - L'ultima volta
- Io morirò… sai? – disse il Dio Homura entrando nella
stanza, e togliendosi il suo copri spalle viola e rosso. Era rimasto lì tutto il tempo dopo che Goku se ne era
andato. Era rimasto a piangere in silenzio e a riflettere: non si aspettava di
certo che Homura sarebbe tornato da lui. Fuori aveva iniziato a piovere. Sanzo rimase in silenzio. Ascoltandolo senza interromperlo. Non sapeva cosa dire… - 500 anni fa, Konzen, io ti vidi per sbaglio, la prima volta, al compleanno dell’Imperatore Celeste. Mi passasti davanti. Io ero solo un passante per te. Ma per me, tu fosti come il Sole… e comprendo bene ciò che prova Goku per te… tu… tu illumini Konzen… la tua sola presenza in questa stanza, mi fa scordare che fuori piove… - Homura dicendo ciò, si era alzato, ed aveva poggiato la testa al vetro freddo, ove scorrevano piccole gocce d’acqua… Si guardò di sfuggita le mani, le chiuse a pugno, stringendole forte – e sono felice, di morire senza rimpianti… perché morirò felice… perché io morirò da innamorato… perché non provo più il freddo che una volta avvolgeva il mio cuore… perché amo il Sole… e amo te Konzen… - e volse i suoi occhi al letto. Ma Sanzo non era più lì. Per un attimo il viso del Dio fu attraversato dal terrore di perdere il suo amato Konzen. Ma si rassicurò subito. In realtà Sanzo si era alzato, ed
era dietro di lui. Lo abbracciò da dietro. Homura sospirò per la sorpresa; non
si era accorto dei suoi movimenti. Solo il rumore della pioggia fuori dalla loro stanza.. -
non importa… non mi importa… non mi importa più nulla… io ho poco
tempo… voglio passarlo con te… - lo fissa negli occhi il Dio Pian piano la passione aumenta. Il bacio diventa un
duello i cui contendenti sono due lingue bagnate, che si scontrano, si
cercano, si sfiorano, si stuzzicano, si amano. Sanzo lo spinge sotto di sé, baciandolo con foga,
sedendosi a cavalcioni su di lui. Homura apprezza il suo gesto, e ricambia il
bacio, afferrando le natiche di lui e stringendole tra le mani, come a far
presente che lui fosse suo, che lo volesse possedere completamente. - domani non potrà essere così, Homura.. domani… ci sarà la battaglia.. e io.. non dovrò guardati come ti guardo ora.. non potrò guardarti come ti guardo ora… - disse il bonzo sfiorando le sue labbra con un dito. - Mi dispiace, Konzen… ma domani… non saremo amanti.. saremo nemici… - disse baciando poi il dito di Sanzo che aveva sulle labbra. - Allora perché.. continuiamo a farci male? – chiese togliendo le mani dal viso di Homura, e posando lo sguardo altrove – perché devo legarmi a te? Il mio credo è non avere legami… Vivere semplicemente per la mia vita… - afferma - …e ora?! – sussurra poi, guardandosi le mani. - E ora stai continuando a vivere la tua vita… e non avrai legami, Konzen… perché… - indugiò il Dio - … perché.. perché io morirò presto… - disse stringendo le mani del bonzo tra le sue. - Non dirlo neppure per scherzo!! Vuoi che ti ammazzi io? ora? – sbraitò Sanzo a quelle parole. - È vero, Konzen… te l’ho detto prima che pff… - le labbra di Homura si chiusero perché Sanzo se ne impadronì in seguito ad un bacio dolce, ma carico di paura: paura di perderlo. Non voleva sentire quelle parole. Non lo voleva e basta.
Aveva già perso chi amava, e voleva chiuderla una volta per tutte con il
dolore di chi rimane. - bene! E non dire mai più che tu morirai presto o subito o altre vaccate simili! Sia chiaro! Se devi morire, ti ucciderò io! E lo sai benissimo, Baka Kami! – lo rimproverò come di solito rimprovera Goku. Ma Homura era il suo “Stupido Dio”. - Konzen… - sussurrò Homura, prendendo il suo viso tra le mani - … dimmi… - sorrise Sanzo - … nulla… - disse scuotendo la testa il Dio. Decise poi di baciare il bonzo sulle labbra.
Doveva soffocare tutti i suoi pensieri. Ancora una volta.
Non poteva dire la verità neppure all’uomo della sua vita. Non poteva
dirgliela, non perché lui glielo impedisse con stupide minacce, ma perché
altrimenti lo avrebbe fatto soffrire troppo. Ma il Dio sapeva benissimo che da
quel dolore non si poteva salvare: non lo avrebbe potuto salvare. Perché
quando ci sarebbe stato quel dolore, quella perdita, lui non ci sarebbe stato:
perché sarebbe stato lui a mancare, perché sarebbe stato lui la causa del suo
dolore.
Sanzo lo lasciò fare. Si lasciò baciare. - questa sera, sono io che ti voglio!! – pronunciò Sanzo
con fermezza – e non accetto rifiuti o scuse!- Sanzo sapeva che prima di farlo suo, avrebbe dovuto
prepararlo, ma non sapeva da dove iniziare. Lo aveva visto fare ad Homura con
lui stesso, ma era comunque un po’ impacciato. - fa tanto male? – chiese il biondo un po’ preoccupato - è normale… devo abituarmi.. nessuno mi ha mai.. si ecco… nessuno mi ha mai avuto così… - spiegò un po’ imbarazzato il moro - anche tu per me sei stato il primo! cosa credi!? Pensi che a me non abbia fatto male? – rispose gelido Sanzo. Non poteva pensare in quel momento, che in effetti, anche lui ci era passato. Gli era piaciuto ma nei suoi pensieri, sul proprio orgoglio, quel tipo di “rapporto” gli bruciava. - Lo so. Non metto in dubbio le tue parole. Ma eri più pronto di me. Mi hai supplicato di prenderti immediatamente, e non solo una volta! – lo stuzzicò il Dio - Ti sbagli con qualcun altro! Io non ho supplicato proprio nessuno! – gli sussurrò con occhi minacciosi il bonzo - Ah vero… Genjo Sanzo… tu me lo hai imposto, di prenderti! – sorrise sornione Homura - Ecco già va meglio! – sorrise Sanzo - Anche se per me.. quella rimaneva una supplica!! – continuò a stuzzicarlo il Dio. Adorava vederlo imbronciato. - Che cosa? – si infervorò Sanzo - Ammettilo… era una finta imposizione la tua... quella era una supplica bella e buona! Credi non le sappia riconoscere?! – lo provocò di nuovo il Dio, con un ghigno sulle labbra. Le dita di Sanzo, dentro di se, gli stavano facendo strani effetti. - Te la faccio vedere subito la differenza tra supplica ed imposizione!! – disse Sanzo innervosito. Aveva colto la provocazione di Homura, senza neppure accorgersene. Ed il Dio, dal canto suo, non vedeva l’ora di divertirsi.
Sanzo ritrasse le dita dal corpo dell’amante, che fece un gemito di disappunto. Prese per il fianchi il moro, e lo rivoltò come un hamburger in padella. E purtroppo, in questa posizione, non poteva vedere il sorriso soddisfatto di Homura. - che hai intenzione di fare, Konzen?! – chiese il Dio, fingendosi preoccupato. - T’ho detto che questa notte amerai Sanzo, non Konzen! Smettila di chiamarmi così! – protestò Sanzo sistemandosi tra le gambe di Homura. - Perdonatemi venerabile Genjo Sanzo Hoshi! – disse il Dio con vocina da paraculo. - Te ne pentirai Homura, fidati! Ti pentirai!! – sussurrò infervorato Sanzo. Il bonzo aprì bene le natiche del Dio, e piano, iniziò ad
inumidire con la propria lingua l’orifizio di Homura. Quel gesto fu come un
lampo a ciel sereno per il Dio. Non si sarebbe mai immaginato una cosa così da
Sanzo. Lo aveva pensato intraprendente, ma non così spudorato. Non che la cosa
gli dispiacesse, ovviamente. Ma era assurdo vederlo così, anzi, sentirlo così. - eh no… devi aspettare me! Non vale darti piacere da solo! – lo ammonì il biondo. - Sanzo.. ma io… - protestò il Dio. - Niente ma… se ti senti pronto… allora ci soddisfiamo insieme! – sussurrò il bonzo al suo orecchio, mentre continuava a muovere le dita, ora tre, dentro di lui - Sono pronto… sono pronto! – protestò ancora una volta il Dio. - Non sei convincente… ! – rispose Sanzo - Scordatelo.. so dove vuoi parare! Non lo farò!! – disse Homura girando di poco il viso per guardarlo negli occhi - Ah.. ok.. allora smetto! – affermò deciso Sanzo fermando il movimento delle sue dita - NO! Sanzo NO! TI… - ma si fermò. Non avrebbe detto che lo pregava di essere preso. Perché è lì che Sanzo voleva andare a parare. - Tu mi… ?! avanti… continua… - disse Sanzo spingendo le dita dentro di lui, per un unico movimento - Ah… basta.. non torturarmi più… prendimi!! – sussurrò tra gli ansimi il Dio. - Non basta… - rispose Sanzo. Lo voleva supplicante. Aveva detto che gliela avrebbe fatta pagare, no?! Così sarebbe stato. - Sanzo… Per favore… - sussurrò Homura. - No… non va ancora bene… - rispose in rimando il biondo. - Per piacere.. Sanzo.. – riprovò il moro. - Non ci siamo… evidentemente non mi vuoi abbastanza… - e dicendo ciò, il bonzo ritrasse via le dita. - CAZZO SANZO!! PRENDIMI! TE LO ORDINO! SONO IL TUO DIO E TE LO ORDINO!! – Homura era sbroccato. Aveva urlato incazzato nero. Quand’era troppo, era troppo. Sanzo sorrise soddisfatto. Non erano proprio le parole che voleva, ma la sostanza era quella. Sapeva benissimo che non si trattava di un ordine, esattamente come non lo fu il suo, quando lo chiese in precedenza al Dio. Ma erano due uomini molto testoni. E quegli ordini, in realtà, erano suppliche velate. Ciò dimostrava che Homura aveva ragione. -
certe volte.. per vincere.. devi saper perdere… - sussurrò il moro,
sentendo il fruscio delle lenzuola che accompagnava la presa di posizione del
biondo tra le sue gambe.
Sanzo iniziò a muoversi in lui, con lunghi movimenti,
molto lenti all’inizio. Voleva godersi ogni attimo di quella situazione.
Voleva imprimersela nella mente, per non scordarla più. - sono felice.. Sanzo… - sussurrò tra i gemiti. - … hn… - fu la sola risposta del biondo, che lo stava amando. - Sempre di.. aaah… poche.. uhmmm… parole… - ansimò il moro. - E sta un po’ zitto! – disse aumentando le spinte il bonzo – ti pare il momento di parlare?! – disse in tono scocciato - È che.. aaahh… aahh… ah.. vorrei.. aah.. urlare dalla felicità… - sussurra il Dio, stringendo tra le dita le lenzuola. - Fa quello che vuoi! – rispose lapidario il bonzo. Anche se, Homura, pur non vendendolo in volto, sapeva che l’altro stava ghignando soddisfatto. Ad un tratto, il biondo decise di aumentare i movimenti, fino a farli più veloci e decisi. Il moro tra ansimi e gemiti, continuò a seguirlo col suo
corpo. Era in estasi, non aveva provato una cosa del genere, neppure quando fu
lui a prendere il bonzo.
-
… sta zitto…! – protestò Sanzo. Homura dapprima non capì a cosa si
riferisse. - … - Homura stette per dire qualcosa, ma ci ripensò. - Lo so…- sussurrò Sanzo, tra i sospiri. Durante tutto l’amplesso aveva solamente sospirato. Mai un gemito o un ansimo, nulla. – lo so. Io.. ti.. aah… - Sanzo prese fiato – ti sento… sento la tua voce… Homura.. Ho-Homura.. la sento… - Homura a quelle parole sorrise. La sua felicità gli era
arrivata. Il suo bonzo la sentiva. Era la cosa più bella che potesse
capitargli. Iniziò a concentrarsi ancor di più sul proprio rapporto, su quanto
fosse felice in quel momento, formulando mille pensieri. Sentiva la voce di Homura forte come se stesse urlando davvero sotto di lui tutte le cose che pensava. E sentiva forte anche l’avvento dell’orgasmo. Mancava ormai pochissimo e sarebbe venuto. - Sa… Sanzo! – gemette il Dio con un filo di voce, mentre si svuotava sulla propria mano e quella del bonzo. - Sta… sta zittooooo!! Baka Kami!! – urlò Sanzo, sciogliendosi in lui. Il biondo si accasciò sulla schiena del moro, il quale si distese meglio sotto di lui.
Sanzo ansimava stremato. Nulla era mai stato così
stremante come quell’amplesso. Nessuna battaglia, nessun viaggio, niente di
niente.
Quando gli occhi ametista del bonzo si riaprirono, trovarono quelli del Dio, colmi di gioia ad accoglierlo. - … Ti amo… - riuscì a dire solamente il moro, con un dolcissimo sorriso sulle labbra. Non c’erano altre parole per quel momento. - … Ti amo… - disse di rimando il biondo. E le sue labbra furono catturate da quelle di Homura. Quel carico di emozioni era troppo per Sanzo. Stava infrangendo troppo la sua barriera di freddezza. - guarda che hai combinato! – cambiò quindi discorso il biondo, osservando la propria mano destra ricoperta dallo sperma del compagno. - Lasciamo stare… o ti mostro tu cosa hai combinato! – rispose in rimando il Dio ghignando. Sanzo divenne rossissimo in volto. Il moro, di rimando, gli fece la linguaccia. - Tsk! Baka Kami! - protestò il bonzo. Fu il turno di Homura, questa volta, di sghignazzargli in faccia. - Adoro quando mi chiami così… - Sanzo per protestare, girò il viso dall’altro lato. Il Dio colse l’occasione per salirgli sopra, e iniziarlo a preparare. - Homura!!! Che diavolo stai facendo?? – protestò Sanzo, cercando di levarselo di dosso. - … lasciami fare, e sta zitto, caro il mio Genjo Sanzo Hoshi! – replicò il moro. - Ti odio!! – affermò Sanzo stringendo tra le mani il lenzuolo sotto di lui. - Ti ho lasciato fare, ora tocca a me… - e sentendo che il suo amante sotto di sé, era rilassato, lo prese immediatamente. Sanzo gemette, serrando gli occhi. Homura sapeva, che finché non avrebbe protestato oltre, non gli stava facendo male. Così iniziò subito a farlo suo. Era l’unico modo per sentirlo gemere in libertà. Prima quando fu il bonzo a prenderlo, non lo sentì mai gemere come ora. - adoro sentirti gemere sotto di me… - sussurrò il Dio, mordendogli una spalla. Sanzo non replicò, perché appunto, l’aria gli serviva per
gemere ed ansimare. Sanzo giurò a se stesso che quella sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbe legato a qualcosa e a qualcuno: al loro amore e ad Homura. Sapeva bene che quella felicità appena trovata, non era destinata a durare, ma non voleva curarsene in quel momento. Infondo, quella era un’unica notte, ed andava vissuta, non rovinata con i suoi soliti pensieri.
Homura, anche, sentiva che quella sarebbe stata l’ultima notte in cui avrebbe amato qualcuno. Ma per lui era diverso: per lui era l’ultima notte che avrebbe vissuto. L’ultima volta… Prima della fine.
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