Hola lettrici e lettori, come state? Io molto bene, grazie! Sinceramente non sono cosa scrivervi.

Hisashi: allora stattene zitta e facci leggere!

Mitchi: ma cosa vuoi tu? Tanto in questa storia neanche ci sei!

Hisashi: osi trattarmi male?

Mitchi: no, amore mio, non oserei mai.

Hisashi: ecco, brava! Allora stai zitta che la gente vuole leggere.

Mitchi: agli ordini!

Hisashi: non ti avevo appena detto qualcosa?

Mitchi: mmm m mm!

Michiru: posso almeno finire io per lei?

Hisashi: dipende!

Michiru: sarò velocissima.

Hisashi: hai tre secondi.

Michiru: i personaggi sono di Inoue!!

Hisashi: bravissima, tu sì che mi piaci!

Mitchi: mmmmmmmmmmmm!

 

 

Together

Di Mitchi131421

 

 

Gli allenamenti erano finiti anche per oggi e gli atleti se ne tornavano a casa con la gioia degli occhi, gioia perché speranzosi di fare bella figura ai nazionali; solo uno di loro non voleva tornare a casa, nel suo sguardo non c’era la felicità di incontrare avversari sempre più forti, in lui c’era qualcosa d’amaro, qualcosa che non gli andava giù, stava soffrendo le pene dell’amore.

Hanamichi Sakuragi, questo era il suo nome, stava vagando senza metà per la città.

I pensieri gli attanagliavano la mente e senza rendersene conto arrivò al mare. La spuma biancheggiante sbatteva contro la costa e lui cominciò a manifestare i suoi sentimenti.

“L’oceano, a volte calmo e tranquillo che sembra addormentato, a volte burrascoso, come volesse fare a pugni con il mondo, un po’ come lui. Già… lui! I suoi occhi sono come il cielo all’imbrunire e la sua pelle è bianca, quasi trasparente, oh Kami! Quanto vorrei perdermi nel suo oceano, venderei l’anima al… ma… aspetta… quei nove centimetri di capelli laggiù mi sembra di conoscerli!?… Sendo? No, quello è un comune pescatore! Figurati se Akira Sendo sa pescare! In ogni caso vado a buttare un occhio, caso mai ci scappa un bel pesce gratis se mi gioco bene la parte del bravo ragazzo”.

Sakuragi si avviò verso il molo con le mani in tasca e il borsone che pendeva dalla spalla destra.

“Allora avevo visto giusto!”.

Il giovane pescatore si destò dai suoi pensieri e con un mugugno si voltò verso il suo interlocutore.

“Da quando in qua il grande Akira Sendo sa pescare? Non è che hai imparato perché hai scoperto di essere una schiappa nel basket?”

“Io una schiappa nel basket!?” glielo disse sorridendo

“Certo… ah ah…. Ti ricordo che ti ho battuto nell’ultima partita”

“Mah! Se mi ricordo bene non sei stato tu a battermi”

“Sarà, ma se non sbaglio l’ultimo punto che ha portato lo Shohoku ai nazionali lo fatto io!”

“Ah ah! Hai ragione”

“Ecco, bravo, allora inchinati davanti al gran genio del basket A-chan!”

“A-chan!?” lo sguardo di Sendo, in un primo momento divertito dalle parole di Hanamichi, divenne subito serio, con una punta di tristezza che non sfuggì al rossino “Non ti permettere mai più di chiamarmi così, solo una persona può farlo”. Sendo prese le sue cose e se n’andò lasciando Sakuragi attonito e con la bocca aperta, era sconvolto dalle parole dure usate dall’altro ragazzo, solito a sorridere sempre.

 

Lo cercava da cinque giorni, andava sempre al molo a vedere se lui era li, ma non c’era. Voleva scusarsi, voleva chiedere  cosa era successo, voleva solo vederlo. Non sapeva il perché, anzi, lo sapeva, ma non ci voleva credere.

“Possibile che io mi sono innamorato del porcospino?”.

Il suo primo e vero amore stava scivolando via pian piano. Sapeva che le ragazze offrivano merce che a lui non interessava, ma pensava che la sua cotta fosse solo ammirazione per quel ragazzo che sapeva giocare bene a basket con lo sguardo di ghiaccio, invece, non riusciva a stargli lontano più di un giorno e li dava molto fastidio il tifo scatenato di giovani galline in minigonna.

Si era accorto di amarlo quando lo vide stremato accasciarsi sulla panchina, quando ha pensato “Questa partita la vincerò per te”, ma ne fu veramente convinto nel momento in cui, nello spogliatoio, dopo aver perso quella partita a causa sua, sussurrava il suo nome tra le lacrime, pensando di non averlo fatto felice.

Aveva deciso di diventare un campione per essere al suo livello, ma adesso una porta si stava aprendo sul mondo Rukawa e un gran sorriso splendente entrava lentamente facendo crollare ogni certezza che si era fatto sull’amore.

Può un colpo di fulmine vincere su un amore cresciuto giorno dopo giorno e gesto dopo gesto? Si, perché il posto di Kaede nel cuore di Hanamichi si stava assottigliando, facendo posto alla parte dedicata a Sendo.

Non sapeva cosa gli era successo, sapeva solo che il sorriso di Akira lo faceva star bene.

Si ricordava della prima volta che aveva visto quel ghigno, un brivido gli aveva percorso tutta la schiena, il suo corpo non riusciva a muoversi e la bocca, per la prima volta nella vita, non emetteva suono.

Si era chiesto mille volte perché era successa quella cosa e Yohei gli aveva risposto che era un colpo di fulmine. Non ci credeva, ma quando gli era ricapitato quel giorno al molo, allora aveva capito tutto.

Poteva dirlo con certezza… amava Akira, e Rukawa? Doveva dimenticarlo! Ma come?  E soprattutto, si può dimenticare il vero amore? Doveva trovare Sendo, perché, forse, rivedendolo avrebbe capito tutto.

Un giorno, mentre camminava sognante per la città, notò una faccia familiare uscire dal McDonald’s con una borsa piena di vivande… era lui… decise di seguirlo, ma il tragitto fu breve. Sendo si sedette su una panchina del parco e, messa la mano nella busta, afferrò il primo panino sbuffando annoiato, Sakuragi gli si sedette accanto e lui gli diede l’hamburger non ancora scartato prendendosene un altro.

Seduto su quella panchina fredda, Akira cominciò a pensare, tra un boccone a l’altro, a quell’anno così intenso.

“Ecco un altro amore che se ne va! Ma sarà stata così grande la mia colpa? Non fondo non ho fatto altro che amare due persone contemporaneamente. Perché non posso mangiare caldo e freddo insieme? Perché poi mi fa male, ecco perché. Rimango scottato.

Credo di aver perso il vero amore! Sarà “vero”? In fin dei conti io lo tradivo spesso! Però lo amavo, almeno penso! Non lo so, non so più niente, so solo che quando stavo con Koshino stavo bene, ma quando stavo con Rukawa… stavo divinamente. Koshino, Rukawa. Rukawa, Koshino. Che incasinamento mentale. Io amavo entrambi, perché loro non volevano capirlo?! Non hanno mai capito niente, c’è voluta una visita inaspettata di Hiro per fargli capire tutto.

Quel pomeriggio non so cosa mi è preso, sapevo che lui sarebbe passato da me in serata, ma io avevo bisogno di Kaede. Lo chiamai dicendogli che la mia voglia di baciarlo era troppo imminente e doveva essere soddisfatta.

Arrivò neanche venti minuti dopo la telefonata e, senza dire una parola, cominciammo a baciarci scivolando lentamente sul divano. I miei genitori erano a lavoro, la casa era tutta per noi, giovani amanti che si lasciano travolgere dalla passione del momento.

L’orologio a pendolo della mia defunta bisnonna suonò le quattro del pomeriggio. Ho sempre odiato quel rintocco di campane che riecheggiava per la casa, ma mai quanto quel giorno.

La porta d’ingresso si aprì proprio mentre io e Rukawa ci davamo dentro, facendo un’ ombra, seguita dai raggi del sole, sui nostri corpi nudi.

Mi girai violentemente scosso da una terribile sensazione di paura e mi pentì profondamente di quando dissi a Koshino che, per ogni evenienza, nascondevo le chiave di casa nel vaso di gerani di mia madre.

Lui era lì, in anticipo di tre ore sul nostro appuntamento, ci guardava con la bocca aperta, le chiavi gli scivolarono dalla mano cadendo rumorosamente per terra e una voce seguì quel frastuono.

Urlò con tutto il fiato che aveva in gola che ero un bastardo e che non voleva vedermi mai più. Se ne andò sbattendo la porta. Mi girai verso Kaede che si stava rivestendo e mi disse tranquillamente che Hiroaki aveva ragione… ero un bastardo. Avevo due fidanzati nello stesso periodo e li avevo persi entrambi nello stesso istante.

Sinceramente di Koshino non me ne fregava niente. Anche se continuavo a dirgli che lo amavo la fiamma si era spenta ormai da tempo. Mi importava ormai solo di Kaede. Non so perché, ma per lui avevo sentito qualcosa che non avevo mai provato. Gioia nel vederlo, dolore nel lasciarlo tornare a casa, rabbia per non poterlo incontrare tutti i giorni. Adesso tutto questo l’avevo perso e non l’avrei mai più ritrovato, sarei vissuto nel sofferenza del ricordo, ma io non sono masochista, quindi sarebbe meglio se io lo dimenticassi, caso mai con l’aiuto di qualcuno.

Chissà se lui mi può aiutare!”

Passarono diversi minuti e i due ragazzi non parlavano, né un pensiero, né uno sguardo, stavano fermi, avevano gli occhi fissi davanti a loro per non perdersi neanche un istante di quel meraviglioso tramonto che stava tingeva il cielo di rosso. Le carte che avvolgevano i panini finirono di accumularsi e il sole lasciò spazio alla luna quando, finalmente, uno dei due si decise a parlare.

“Sai… ogni giorno sono andato al molo… ti stavo cercando… volevo chiederti scusa”

“Quando vuoi sai proprio essere carino”

“Non è essere carino, è essere preoccupato”

“Che cos’è questo tono malinconico?! Non ti si addice! Pensavo ti saresti gasato dicendo frasi tipo <<è logico… sono un genio>>… stai cambiando Sakuragi”

“No, sono appunto malinconico”

“He si! L’amore fa proprio soffrire”

“Come fai a sapere che è per amore?”

“Devi sapere che in realtà il vero genio sono io!”

“Mpf! Sendo sei un cretino!”

“Però ti ho fatto sorridere!”

“Si, ma anche tu ora stai sorridendo, quindi il genio rimango sempre io!”.

Una risata sonora si perdeva nel parco dove i bambini avevano lasciato da ormai un bel po’ di tempo i loro giochi e subito dopo se n’aggiunse un’altra. Terminato quel periodo di spensieratezza Sendo riprese a parlare.

“Ti va di venire a casa mia? C’è una cosa che desidererei mostrarti!”

“Cosa?”

“Non fare la scimmietta curiosa, vieni e poi vedrai!”.

Hanamichi seguì il suo nuovo amico come un gattino randagio segue la prima persona che vede per un po’ di cibo e in breve tempo, sempre senza parlare, arrivarono alla casa della famiglia Sendo, una villetta modesta, molto simile a quelle che c’erano in tutto il vicinato.

“Dai, entra, non avere paura, i miei non ci sono”.

Si levarono le scarpe nell’ingresso e Akira lo condusse nella sua stanza.

“Siediti pure sul letto, un attimo quanto mi lavo le mani e arrivo”.

Tornò dopo pochi istanti e si sedette vicino al ragazzo con i capelli rossi che lo guardò come a dire “e la cosa che dovevi farmi vedere?” il giocatore del Ryonan se n’accorse, si girò verso di lui e fece uno dei suoi soliti sorrisi prima di baciare all’improvviso il suo ospite.

Hanamichi rimase sorpreso, non riusciva ad allontanare il suo aggressore che l’aveva spinto sul letto e cercava di toglierli la maglietta, ma alla fine ce la fece.

“Sendo… ma sei impazzito!”

“Scusa, Sakuragi, scusami e che sto attraversando un brutto periodo”

“E cercavi di sfogarti con me?” l’aveva detto urlando e alzandosi dal letto.

“Ti prego ascoltami… ho una confessione da farti… vedi e già da quasi un anno che io e Koshino stiamo insieme, puoi avere tutti i pregiudizi che vuoi non me né frega niente…”

“Non ho pregiudizi, ma ste’ cose non è meglio che le fai con lui!?”

“Non posso più, è finita ormai tra noi perché c’è un altro nella mia testa, una persona che non potrò mai avere e siccome oggi sei stato tanto carino con me ho pensato che potevi aiutarmi a…”

“A fare una sana e bella scopata? Sendo, anch’io ho i miei problemi, anche nella mia vita esiste una persona che non potrò mai avere, ma non vado ad infilare la lingua in gola al primo che fa il carino con me” una lacrima gli scese dall’occhio destro e Sendo si alzò dal letto con faccia commiserevole mentre Sakuragi continuava il suo monologo con lacrime copiose che gli scivolavano sulle guance per poi cadere sulla maglietta bianca.

“Io mi sono innamorato di lui, e non lo posso avere, lui mi odia, dice che sono un idiota e io fingo di amare una ragazza che sembra una babbuina. Non c’e la faccio più, vorrei sparire dal mondo per non vederlo. I suoi occhi blu mi fanno soffrire, ma non posso abbandonare la squadra, non posso, allora soffro e piango cercando di dimenticarlo, cercando di dimenticare quell’algida kistune… voglio dimenticarmi di Kaede Rukawa”.

Anche Sendo stava piangendo, ma non violentemente come Hanamichi. Si avvicinò a lui, gli incorniciò il viso con le mani e con le dita gli asciugò le ultime lacrime, poi lo baciò lentamente appoggiando solo le labbra contro quelle di lui, un bacio casto, che durò un attimo e fu seguito dalla frase che sigillò il loro amore.

“Dimentichiamolo insieme!”

 

Owari

 

 

Mitchi: mmmm mmmmm mmmmm

Hisashi: ora puoi parlare!

Mitchi: thanks my love! Volevo dire che questa è una fan fiction fatta per penitenza, perché se no io non l’avrei mai fatta, in quanto Sendo deve stare per forza con il mio Hisa o con Kosh. Capito!!

Akira: ooooh, che cara!

Hana: ma non vale, facciamo una bella coppia io lui!

Kaede: non è vero!

Michiru: do ragione alla volpe!

Mitchi: lo sappiamo, Senpai, che lei preferisce le Hana+Ru, quindi il suo voto non conta, comunque… ciao ciao Hana, vattene con RuRu!!

Hisashi: bene, è adesso?!

Mitchi: non lo so.

Michiru: come sempre concludo io, se no qui facciamo notte.

 

Saluti e baci a tutti quelli che hanno letto questa fan fiction.