Disclaimers: i personaggi non sono nostri, ma noi li usiamo meglio!!!

Together II: someone's secret message

di Unmei e Seilenes

Parte: 2/2


L'aveva seguito da lontano per un’intera giornata, osservandolo mentre scendeva con passo pesante dalle montagne. Teneva le spalle curve, e aveva un espressione chiaramente depressa dipinta sul viso, un espressione ben visibile anche da dove si trovava.
Un espressione che gli feriva il cuore, anche se avrebbe invece dovuto ritemprarlo.
"Non riesco a vederti soffrire, Zel" sospirò nel vento gelido.
Era perchè ancora una volta non era riuscito a tornare normale, oppure perchè... be’, per altro? Non lo sapeva, ed era abbastanza onesto con sè da riconoscere che questo gli faceva ancora più male.
“Non sopporto di non essere parte dei tuoi pensieri…” 
A dire la verità, inizialmente aveva pensato di stargli lontano per un po’ di più tempo, controllandolo senza che se ne accorgesse, sia per non turbarlo troppo - anche se aveva la fortissima tentazione di metterlo con le spalle al muro una volta per tutte - sia per mettere un po’ di chiarezza nella sua personale confusione.
Ma dopo una sola giornata di quella vita, aveva deciso di farsi trovare accanto al fuoco quando si sarebbe svegliato, la mattina seguente. Zelgadiss aveva un risveglio tremendamente faticoso e doloroso, per saperlo bastava guardarlo in faccia la mattina presto... ma chissà, magari avrebbe apprezzato il fatto di svegliarsi al caldo e con la colazione pronta, visto il tempo da lupi che c’era lassù in montagna...
E poi, aveva gia passato troppo tempo senza la sua chimera.
…Per mettere chiarezza nei suoi pensieri, gli era bastato mezzo minuto.
Lui amava Zelgadiss.
Zelgadiss si sentiva legato a lui da qualcosa che non capiva o che non era pronto ad ammettere... qualcosa che gli aveva fatto rinunciare a tornare normale pur di ridargli la vita.
Zel non era stupidamente altruista come tanti... sapeva essere gelidamente calcolatore, e questo era uno dei lati (uno dei tanti…) che amava dello sciamano. Non lo avrebbe fatto se non l’avesse voluto veramente.
E doveva averlo voluto tanto, per rinunciare alla sua umanità...
...non avrebbe mai potuto ripagarlo per quello.
Quel gesto... anche se lo aveva giustificato gelidamente... gli aveva dato una speranza.
Quindi, ora non gli restava che farsi avanti. 
Il problema però era come avrebbe reagito Zel.
Non voleva spaventarlo o turbarlo andando troppo in fretta. Anche perchè, se come sembrava Zel non era pronto ad accettare i suoi sentimenti, avrebbe soltanto ulteriormente rallentato e complicato le cose.
Se veramente avesse avuto bisogno solo di un po’ di tempo...
Aveva passato tutta la giornata a badare di nascosto che non si mettesse nei guai, anche se in realtà erano entrambi con la testa così persa in un altrove che esisteva solo nei loro pensieri, che se anche i guai avessero provato a cercarli, probabilmente non se ne sarebbero accorti neppure.
Quella giornata era stata troppo lunga e decisamente troppo silenziosa per i gusti di chiunque.
Per Xellos, era stata una tortura.

    After running up a gentle slope
    you should rest for a while and sit on the hill.
    Even the birds that sing while flying through the expansive sky...
    Look, even they rest their wings and sleep.

*-*-*   *-*-*   *-*-*

La luce passava attraverso le palpebre, inondando di luce i suoi sogni.
Per un attimo si sentì perfettamente in pace col mondo, senza pensieri, senza dolore.
Poi, il risveglio dei ricordi.
Cos’era. Dov’era. Con chi era. Solo come sempre, no? Perchè così gli andava bene. Gli aveva detto di andarsene dove voleva, e così lui aveva fatto. Lasciandolo solo. 
Per un attimo, senza voler ammettere con se stesso il perché, cadde dal paradiso all’inferno.
Poi strinse i denti, e con un gemito si gettò nella sua personale, grigia realtà.
“...Ben svegliato, Zel-kun!”
Trasalì, guardando sbalordito il viso sorridente davanti a lui.
Xellos.
Gli sorrise d’istinto, senza quasi rendersene conto, mentre si sentiva più al sicuro di quanto avrebbe mai ammesso, anche con se stesso.
Non era solo, allora...
Non lo aveva lasciato…
Poi si riscosse da quella specie di trance. Cosa ci faceva lui lì?!
Smise di sorridere, e gli ringhiò col tono più ruvido che gli venne un “Cosa ci fai qui, Xellos?”.
L’altro sembrò non aversene. “Ti svegli sempre così allegro, Zel-kun? Perchè, sai, per una volta che mi sento così magnanimo da prepararti la colazione dovresti almeno essere un po’ gentile con me...”
Con un sussulto si accorse che effettivamente accanto al fuoco c’era una tazza di un liquido scuro, fumante, e delle focacce.
Tornò a guardare con sospetto il demone.
“E questo cosa significa?” chiese.
“Niente- disse Xellos con il suo solito tono innocente, spalancando gli occhi –solo che visto che mi stavo annoiando mentre tu dormivi ho pensato di prepararti una sorpresina...”
“See, e naturalmente non c’è nessun trucco e nessun secondo fine! Piantala, Xellos, non penserai mica che ci caschi?!” rispose duramente, senza sapere perchè provava tanta angoscia dentro di sè.
Il demone fece spallucce. “Libero di crederci o no- disse, con l’espressione seria... be’, seria per essere la sua –ma ancora un po’ che aspetti e si raffredda tutto... il thè va bevuto caldo!” proclamò, come se stesse enunciando una qualche teoria metafisca d’altissimo livello... un dogma innegabile.
La chimera lo guardò per un attimo, preso dall’incertezza.
Perchè?
Poi la sua espressione si rabbuiò ulteriormente, e voltandosi per rivestirsi rifiutò sdegnosamente l’offerta.
“Xellos... non so perchè tu ti stia comportando così, ma... non mifido di te!”
...faceva più male dirlo che non sentirlo. Perché? 
...sapeva quanto dolore gli stava provocando con quelle semplici parole?! 
Xellos inghiottì il singhiozzo amaro che gli aveva stretto la gola, e con la voce ancora incrinata riprese a scherzare... come sempre.
Coprendo con quella semplice facciata, quella conveniente maschera, ciò che provava.
Come sempre.
“Hum, Zel, certo che la mattina è proprio dura per te... e poi, scusa, come mi starei comportando?!” concluse, nascosto come sempre dietro al suo sorriso privo di sentimenti.
L’altro non rispose, anzi si irrigidì un attimo e poi riprese a prepararsi, in fretta. Si alzò dal bozzolo di coperte su cui aveva dormito, le rimise assieme e si preparò a partire.
All’ultimo momento, si voltò verso di lui.
“Non so che idea tu ti sia fatto, ma se è per quello che è successo nella grotta, scordatelo! una vita per una, ed il conto è chiuso!”.
Poi, senza attendere risposta, si voltò e riprese la sua strada.
Xellos sorrise, finalmente un sorriso vero anche se un po’ amaro, e triste.
Sapeva che l’altro mentiva.
Come sapeva che non lo odiava... che non l’aveva mai odiato. I suoi sentimenti erano così confusi, ma discernibilissimi per un demone suo pari. 
Non c’era odio. Solo tanta confusione. Chissà dove l’avrebbe portato...
Dopo un attimo, riprese a seguirlo.
“Ma cooome, Zel, così mi offendi!! Visto che c’eravamo tanto divertiti all’andata, ho deciso di accompagnarti anche per il ritorno, no?! E poi per adesso che Rina è in libera uscita non ho altro di meglio da fare...”
Zelgadiss non rispose, ma non aumentò neanche il passo.
Lo considerò una tacita accettazione, e riprese a punzecchiarlo nella strada verso... cosa? Non lo sapeva più.

    Let's walk unhurriedly and patiently.
    Let ourselves be guided by "flashes" or chance happenings.

*-*-*   *-*-*   *-*-*

La sera si accampavano presto, dove sceglieva Zelgadiss.
Anche se aveva smesso ancora all’andata di camminare tenendosi dietro di lui, il demone sapeva che non si fidava minimamente di lui... lo sentiva. 
Si percepiva chiaramente, si vedeva in ogni sua mossa, si leggeva tra le sue parole.
Avrebbe urlato di frustrazione... ancora e ancora... e invece lo seguiva ciatterando di cose vacue, il suo falso, inutile sorriso dischiuso a nascondere squarci ben più desolati.
Se non poteva farsi amare... se non fosse riuscito a farsi accettare...
...stava mettendo in gioco molto più di quanto potesse offrire, lo sapeva.
Se avesse perso... non sapeva esattamente cosa ne sarebbe stato di lui.
Zelgadiss sapeva rendere le cose veramente difficili. Sospirò, rivolto al cielo, e poi scosse la testa.
“Cos’hai, Xellos?”

Avrebbe voluto dirlo con più acrimonia, invece quello che gli uscì era un sussurro, che si perse nel silenzio. Perchè vederlo silenzioso e triste lo disturbava? Avrebbe voluto esserne felice... neanche quello era vero...
avrebbe dovuto esserne felice, ma non poteva nè voleva.
“Oooh, Zel-kun, non ti preoccupare! Sto bene, stavo solo pensando!” motteggiò l’altro.
Ma Zel non stette al gioco (l’aveva mai fatto, d’altronde?), e ribattè più ruvidamente.
“Taci, Xellos!- disse, a voce alta, irritato –Era solo una domanda inutile! Non m’interessa neanche saperlo! E poi, chi ti ha dato il permesso di chiamarmi così? Non capisco perchè tu pensi di poterti prendere certe confidenze! Maledizione, Xellos, mi stai ascoltando?!” 
Il demone era leggermente voltato verso la catena montuosa che occupava il paesaggio alla loro sinistra.
Non voleva guardarlo in faccia, mentre lo allontanava da sè... mentre cercava di ferirlo.
Si scrollò leggermente nelle spalle, poi col suo solito sorriso stampato in volto rispose: “Ma daaai, Zel-kun, dopo tanto che viaggiamo dovresti un po’ ammorbidirti!! E’ normale darsi un po’ di familiarità, in fondo siamo buoni amici, no?! Questa tua indifferenza ferisce perfino un povero mazoku come me!”
“E piantala! Noi due NON siamo amici, quindi non chiamarmi con quello stupido soprannome!”
Ci fu un attimo di silenzio, Zel che si era voltato e lentamente proseguiva nel cammino, Xel che continuava a guardare le montagne.
“E comunque la domanda era seria” borbottò piano, dopo un attimo.
Questo tirò fuori Xellos dal suo stato di trance. Affrettò un attimo il passo, e si fermò davanti a Zelgadiss, le mani sui fianchi, fissandolo negli occhi. “Che domanda?”
La chimera evitò il suo sguardo, perdendosi a fissare ostinatamente la terra, i loro piedi, il sentiero. Quando ormai pensava che non avrebbe risposto, alzò lo sguardo e disse: “Cosa c’è che non va. Non ti stai comportando nel solito modo, ultimamente... da quando abbiamo iniziato questo viaggio, e diventi sempre più strano di miglio in miglio”.
Se avesse potuto si sarebbe strozzato con le proprie mani. Quanto aveva svelato di sè con quella semplice domanda?!
Xellos non rispose, rimase fermo a guardarlo.
Poi, con un movimento improvviso, si strinse a lui. Nulla nè più nè meno di un semplice abbraccio, veloce, che però gettò Zel nella più completa confusione. La chimera rimase un attimo ferma, poi con un movimento brusco lo staccò da sè.
“Insomma, Xellos, che ti passa per quella tua mente ba...”
Xellos stava sorridendo tristemente, e il fatto di vederlo così gli tolse per un attimo il fiato.
Non era il suo solito sorriso. Questa volta sembrava… vero.
Il demone allungò la mano, e gli fece una veloce carezza sul viso.
“C’è che anche i demoni possono amare”.
Senza dire altro si voltò, e proseguì il cammino.

    Everyone shalalala lala
    And continue our respective journeys under the same sun
    for the sake of the happiness and chance meetings for us that
    tomorrow holds.

*-*-*   *-*-*   *-*-*

Sdraiati sotto il lenzuolo della notte.
Detto così suonava come una cosa così intima... se solo avesse significato qualcosa, qualcosa di preciso anche per Zel.
Ma invece era solo lui a sentire quella vicinanza, solo lui ad immaginarsi quel calore.
Era stato bello, abbracciarlo. Dimenticare per un attimo tutto quanto, e perdersi in lui. Non essere respinto... be’, non completamente
almeno... anche se aveva preferito agire in maniera ambigua, senza fargli sapere cosa provava effettivamente.
Un tocco, e poi era fuggito, tornando a camminare come se niente fosse. 
...Non pensava che passare tanto tempo con lui avrebbe significato ridursi ad un ammasso di malinconia e tenerezza... ‘sigh, è proprio vero che con l’età si perdono colpi...’ pensò tra sè e sè, sghignazzando.
Ma non c’era nulla di allegro in quel suono soffocato. 
‘Un demone che si lega volontariamente ad una chimera... del suo stesso sesso... e che per di più non vuole saperne nulla. Se me l’avessero raccontato, non ci avrei creduto.
...Se non altro, ho abbastanza potere da mettere a tacere qualsiasi chiacchiera sul mio conto, se mai si sapesse qualcosa... non che possa interessarmi, d’altronde.’
Sospirò, e poi, come sempre, il suo sguardo fu calamitato alla figura che dormiva vicino a lui.
Solo di quello ormai gli interessava.
Avvolto nelle sue coperte, la chimera respirava leggermente. Dormiva su un fianco, all’inizio voltato verso l’esterno, ora invece verso il fuoco, verso di lui.
‘Come se anche nel sonno preferisse voltare le spalle ai pericoli dell’esterno, piuttosto che a me’ - considerò penosamente.
Il viso finalmente rilassato, quasi sereno... avrebbe voluto entrare nei suoi sogni, ma forse non gli sarebbe piaciuto.
Magari sognava di liberarsi di lui.
Sorrise, amaramente. Più che probabile.
‘Perchè non capisci che non ti farei mai nulla di male? Che non potrei mai fartelo?’
Ma Zelgadiss dormiva, non poteva rispondere alle sue domande. 
Sembrava tanto innocente nel sonno... perdeva tutta la sua durezza.
Avrebbe dato non so cosa per averlo così anche di giorno... accanto a sè...
anche per un solo secondo...
Sogni... nella notte...
Con uno scatto si alzò a sedere.
Non dormiva, non ne aveva bisogno. Restare lì equivaleva a torturarsi.
E a lui non piaceva farsi del male.
Be’... non in quel modo, in quella situazione almeno.
‘Stare con te è una tortura, stare senza di te una tortura ancora peggiore. Ma credo che per me sia il momento di provare la seconda, visto che così non va proprio.’
Svanì in un attimo, gli occhi ancora fissi sulla figura dormiente.

*-*-*   *-*-*   *-*-*

Sole, di nuovo, da fuori.
Un nuovo giorno.
Si alzò deciso, senza pensieri, e poi si voltò cercando Xellos.
Nulla.
Si girò, controllò accanto al fuoco... dietro alle sue spalle... ma niente.
Se n’era andato.
Avrebbe dovuto sentirsi felice... si sentiva felice, leggero... oppresso... aveva passato troppo tempo da solo, realizzò. Ecco perchè gli mancava perfino la presenza di Xellos. Non c’era altra ragione...
semplicemente, non poteva esserci. 
Si preparò, fece colazione e poi partì.

Non gli mancava il suo continuo chiacchiericcio.
Non gli mancavano i suoi scherzi.
Non gli mancava la sua presenza.
Stava benissimo così... non era mai stato meglio.

…Perderlo una volta... era stato tremendo.
Ora... non sapeva cosa pensare.
Lui se n’era andato volontariamente, non avrebbe dovuto prendersela tanto. Cioè, se se n’era andato... non era morto... solo aveva deciso di lasciarlo. Quindi stava bene, da qualche parte. Come stavano bene Rina, Gourry ed Amelia... bene, e lontano da lui.
Lui stava bene da solo.
Ma perchè Xellos non poteva stare bene accanto a lui? Perchè se n’era dovuto andare? Non lo aveva neppure salutato, come se non importasse... ...quando si rese conto della direzione che stavano prendendo i suoi pensieri, si fermò di botto.
Per un attimo, restò fermo, senza focalizzare. Poi, lentamente, scivolò al suolo.
All’andata, quando era arrivato al Tempio dello Spirito dell’Eternità, aveva agito senza pensare. Spinto da un impulso che veniva da dentro, aveva restituito a Xellos la vita.
O così aveva pensato.
In realtà, si era soltanto ripreso una cosa che considerava essenziale per sè.
Xellos.
Essenziale.
Si mise a ridere... una risata secca, isterica, che poi si sciolse in un riso soffocato, umido di un pianto non versato.
Si era innamorato... di un demone.
LUI aveva perso la testa per Xellos!
Che assurdità… una follia.
...e ora cosa poteva fare?
Ciò che amava poteva essere solo una facciata. Una bugia.
I demoni non possono amare, lo sapeva.
Eppure... ripensò a Mazenda, ed agli altri demoni con cui si erano battuti.
Alcuni di loro si erano comportati in modo... umano.
E poi... Xellos... era morto per lui. Poteva non significare niente? Non voleva crederci.
La sua espressione, le sue parole gli tornavano in mente, come un canto mai assopito. Tanti altri gesti, sguardi che parlavano più di mille discorsi...
“...più cieco di tuo nonno...”, già. Ecco cos’era stato. 
Ora non sapeva più che cosa pensare.
Lui se n’era andato.
Perchè? Era stufo di essere maltrattato? L’aveva lasciato per sempre? 
Si sentiva male solo al pensiero... no, non poteva essere!
...Doveva aspettare pazientemente che tornasse da lui, o farsi sentire?
Chiamarlo? Come?
Prese un profondo respiro, si calmò.
E anche l’altra sera, quell’abbraccio... “...anche i demoni possono amare.” ...e quella carezza... sul momento, non ci aveva fatto caso. Anzi, in realtà era rimasto troppo choccato anche solo per rispondere, o muovere un muscolo... aveva deciso di far finta di niente.
E così si era comportato.
Ma, quella frase restava impressa nella sua mente.
Anche i demoni possono amare.
Ammesso che lo amasse... ancora... sarebbe veramente riuscito a farsi accettare... per ciò che era?

*-*-*   *-*-*   *-*-*

Come aveva pensato, stare lontano da Zelgadiss era una tortura anche peggiore.
Non era passata neppure una settimana, e già gli sembrava di impazzire: non sapere dove fosse, e soprattutto con chi fosse, lo rendevano furioso.
Il fatto di non sapere come stesse, poi, gli faceva fermare per un battito il cuore ogni volta che si fermava a pensarci.
Per fortuna, aveva avuto un po’ da fare, ma comunque non era stato abbastanza... aveva forse tenuto occupate le mani, ma mente e cuore... erano fuori controllo. Stava iniziando a dare i numeri, non c’era altra soluzione.
Decise di tornare da Zelgadiss.
Non ce la faceva più.
Lo voleva, a tutti i costi. Voleva il suo dolore e la sua rabbia, voleva i suoi silenzi e i suoi rari momenti di goia. Ma soprattutto voleva essere lì con lui, a dividerli tutti.
Non gli interessava, se per questo doveva soffrire i suoi continui insulti, il suo disprezzo non velato.
“La vita senza di te... è semplicemente insopportabile”.

    Whether you're sad or you're happy
    your falling tears are very beautiful...

*-*-*   *-*-*   *-*-*

    If you accept your true feelings and are honest to your own heart
    you will no longer have anything to worry about.

Era passato il sesto giorno da quella mattina, ed ormai stava già facendo sera. Zel era fermo in una radura, e stava pensando se fermarsi lì o andare oltre.
Dopo tanto, si sentiva fiducioso verso il domani. Aveva un obiettivo... aveva finalmente trovato qualcuno con cui sentiva di poter dividere la propria esistenza.
Sembrava sciocco, detto così, ma era vero.
Si fidava di lui... da tempo... e non se n’era mai accorto. Ma ora, se Xellos glielo avesse permesso, l’avrebbe fatto. 
Poteva continuare a farlo, no?
Non riusciva a credere di stare parlando così... non era assolutamente da lui, ma non poteva farne a meno.
Aveva finalmente trovato un angolo di serenità nella sua vita... qualcosa che non riteneva possibile. Era stato... accettato... per ciò che era, senza maschere e bugie. Il fatto che fosse assolutamente contrario a qualsiasi etica... be’... non è poi che lui si fosse mai fatto molti problemi, al riguardo.
Il mondo intero l’aveva sempre giudicato secondo il suo aspetto... scacciandolo ed allontanandolo, senza cercare di capirlo. Che la sua felicità dipendesse ora da un demone era, visti i precedenti, accettabile.
Se poi pensava che quel demone era Xellos... 
...chissà perchè non se n’era reso conto prima. La risposta lampeggiò nella sua mente: pregiudizi. Nessuno ne è incolume, in fondo... 
Non vedeva l’ora di arrivare in città.
Prima di tutto, avrebbe messo la sua roba in una locanda. Poi, avrebbe cercato un qualche libro su come evocare i demoni... chissà, magari c’era un capitolo proprio su Xellos... pensò tra sè e sè con un lieve sorriso.
Non si era mia interessato molto a quell’argomento, ma la sua ormai inveterata abitudine a frugare nei nascondigli più reconditi sicuramente gli avrebbe permesso di trovare qualcosa di interessante. E se non avesse trovato qualcosa lì, c’era anche Sayloon... e poi c’erano monasteri, e bibiloteche segrete, e...
Un’ombra si mosse dietro di lui, leggermente sulla sinistra.
Zel se ne accorse, tendendosi, ed iniziò a preparare un Rah Tilt. Chiunque fosse, non gli sarebbe piaciuto cercare di coglierlo impreparato.
Una voce lo bloccò: “Allora, Zel-kun, cosa stai facendo qui fermo in una radura? Sei in ritardo, perchè sei venuto giù così lentamente?”.
Xellos.
Si voltò di scatto, con un sorriso splendente.
“Xellos.”
Non si era mai sentito meglio in vita sua... per poco non gli saltò addosso. 
Avrebbe voluto... e invece rimase imbambolato a guardarlo, come se fosse uscito da un cappello a cilindro. Be’, avrebbe anche potuto farlo, conoscendolo.

    Both the stars that fall mysteriously and the cold wind...
    Secretly, nature conveys an important message.

*-*-*   *-*-*   *-*-*

    Someday shalalala lala
    I want to whisper privately to you the secret that I have hidden...
    I will always stay with you and look after you from behind.

Sembrava felice di vederlo.
Sembrava veramente felice... ma sarebbe durato, dopo il primo secondo? Zel era sempre pronto ad accoglierlo, e poi a rifiutarlo.
Non era la cosa giusta da pensare, ora, perciò gli rispose col suo solito entusiasmo: “Hei, Zel-kun!- gli fece l’occhiolino –come te la sei passata! Ho avuto un po’ di lavoro ultimamente, ti farà piacere sapere che Rina è di nuovo in gira a far guai. Sta cercando la Fonte dell’Et--”
In un batter d’occhio si trovò sdraiato a terra, con la chimera su di lui.
“Oooh, Zel, non sei mica leggero!! Lo sai che sei di pietra, pesi! 
Dai, per favore, alzati!” disse, un attimo preoccupato... molto preoccupato. Che avesse perso la testa? ...anche se dentro di sè non era poi così sicuro di volere che si alzasse... anzi, non lo voleva proprio... ma se ora iniziava a picchiarlo non sarebbe stato più così carino...
“Dillo”.
“Dire cosa?” chiese, senza capire.
“Dì quello che stavi cercando di dirmi quando... stavi per morire” disse Zel, guardandolo negli occhi.
Quella richiesta colse il demone completamente alla sprovvista.
Non si sarebbe aspettato una domanda simile neanche in mille anni... fatta lì, mentre erano in quella posizione, le mani di Zelgadiss appoggiate a terra appena sopra le sue spalle, i corpi che aderivano dalla vita in giù, era come minimo irreale. Un gioco per folli ideato da qualche assurda mente masochista.
“Zel, non capisco... dai, spostati...”
Non voleva capire... non se la sentiva proprio di rischiare qualche altra reazione, come lo scatto del giorno prima... ma la chimera lo strinse ancora più forte, bloccandogli le braccia al suolo.
Non è che fisicamente non avesse abbastanza potere per farlo, ma liberarsi... gli era impossibile. Non poteva, non poteva proprio. Restò a guardarlo negli occhi, e poi disse l’unica cosa che riuscì a dire, la più vicina alla verità: “Che violento.- sorrise, quasi con malinconia-Io... volevo dire che mi piaci così come sei”.
Zel continuò a guardarlo, come a capire cosa c’era sotto quella frase. 
“Che, per quanto ti possa apparire strano, o disgustoso, ti *accetto* così come sei!”
Ricambiò il suo sguardo, per fargli capire che l’ulteriore significato della frase era voluto. Chissà cosa avrebbe fatto, adesso. L’avrebbe odiato? L’avrebbe allontanato ancora di più? Si era ripromesso di lasciargli tempo per capire, e invece cedeva alla prima spinta... oh, questo sì che era un pensiero interessante per la pratica...
Zel continuava a guardarlo negli occhi, profondamente.
Stava cercando di capire cosa significasse, quando ad un tratto il giovane stregone abbassò il viso e, fermandosi un secondo quasi a chiedergli il permesso, lo baciò dolcemente. Solo un soffio, e poi si strinse quasi timidamente a lui, appoggiando la testa alla sua spalla, continuando a guardarlo negli occhi.
La sua chimera.
La SUA chimera.
Be’, avrebbe dovuto abituarsi, no?
“Lo sai che sei mio?” gli disse, alzandogli un attimo il viso per dargli un bacetto sulla punta del naso.
Non si sarebbe perso l’espressione che attraversò il viso del giovane neanche per tutto l’oro del mondo.
Troppo banale... facciamo tutti i talismani magici del mondo. E anche un paio dell’Altromondo, visto che ci siamo.
Zel arrossì vistosamente, e poi si alzò sul fianco con un brusco scatto, coprendosi istintivamente il naso con la mano.
Che carino.
“E adesso cosa si fa?” gli chiese, trattenendo a stento una risatina.
“Be’... io stavo cercando un buon posto per accamparmi per la notte... Non pensarci neppure!” disse, prevenendo un’eventuale battuta del mazoku.
“Guarda che io non ho detto niente!” disse Xellos, spalmandosi in faccia un’espressione eccessivamente innocente.
“Non ho neanche pensato niente!” soggiunse, per chiarezza. 
“XELLOS!!!”

*-*-*   *-*-*   *-*-*

Rina e Gourry stavano girando ancora, in cerca della Fonte dell’Eterna Giovinezza.
“Sicuro che fosse verso Est, Gourry? Cosa diceva la mappa?”
“Mappa? Ma io pensavo che ce l’avessi tu!”
“Maledizione, Gourry, vuol dire che fino ad adesso abbiamo... ooOPS!!
Via! Di qui non si passa!”
“Ma cosa c’è, Rina? Mi pareva una bella radura... ehi, ma quei due non sono... oooh... ma, Rina... è possibile che quei due fossero... non è che magari dovremmo...”
La maga lo guardò di storto, facendolo per un attimo ammutolire.
“Gourry, in queste situazioni si può fare solo una cosa. Ci si volta, ci si allontana velocemente facendo finta di niente e si nega anche l’evidenza!”
E così fecero.

Qualcun’altro intanto sarebbe comunque stato troppo occupato perfino per accorgersi della loro presenza...

    Everyone shalalala lala
    And continue our respective journeys under the same sun
    I will always stay with you and look after you from behind.

    Someday shalalala lala
    I want to whisper privately to you the secret that I have hidden...
    I will always stay with you and look after you from behind.

---The End!---




 
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