I
personaggi sono e rimarranno sempre di Akimi Yoshida, come il merito di aver
disegnato un manga così bello. La storia si svolge a New York e mi dispiace
se ho sbagliato la geografia dei luoghi, ma io non ci sono mai stata e mi
sono dovuta affidare a carte geografiche e alla mia fantasia. Chiedo venia
anche per qualunque altro tipo di errore o imprecisione che potrebbe
esserci
Ti sto cercando
di Ash
Felice.
Stando con
te, mio caro Eiji, ho imparato ad esserlo. Per la prima volta in tutta la
mia vita ho provato qualcosa di buono. Non credevo che fosse possibile, non
mi credevo più in grado di provare dei sentimenti. Fino al giorno in cui ti
incontrai non ero altro che un bambolotto vuoto, usato da tutti, che cercava
invano la libertà. Ma come può una bambola di plastica ottenere la libertà?
Per cosa, poi? Prima di te non avevo nulla per cui rischiare veramente
tutto. Niente per cui valesse la pena essere libero.
Mi hai dato
molto di più di quanto tu possa immaginare.
Mi hai
donato l'umanità.
Quante volte
credi che mi sia sentito un ragazzo normale, prima di incontrarti? Al
massimo potevo fingere di essere così, come mi sono sempre atteggiato da
duro. Tu hai saputo leggere in me ciò che ho tenuto a tutti nascosto.
Hai letto il
mio dolore.
Lo ammetto,
non sempre mi è piaciuto e, alcune volte, mi sono pure arrabbiato, però è
stata la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me. Sei l'unico che
abbia compreso la mia fragilità e che mi abbia sempre sostenuto. Te ne sarò
per sempre debitore.
So che il
periodo che hai passato qui in America per te è stato un inferno. Dopotutto,
la vita in Giappone deve essere molto diversa. Per questo ho deciso di
mandarti via, lontano da me, anche se contro la tua esplicita volontà. Non
volevo per perdessi ancor di più l'innocenza che ti contraddistingue da
tutti gli altri.
Negli ultimi
tempi in cui eri qui, mi sono accorto di dipendere completamente da te e di
non poter sopportare la più piccola lontananza tra noi. Così ho cercato di
tenerti il più vicino possibile a me, comportandomi con un vero egoista.
Questo è stato il mio più grosso errore.
Ho rischiato
di farti uccidere.
L'ultima
cosa che vorrei è il tuo dolore. Darei la mia stessa vita per te.
Ora soffro,
ma sono più sollevato. Tu non rischi più la tua preziosa vita e so che
starai benissimo a casa tua non appena avrai dimenticato tutto ciò che hai
passato. Non appena ti sarai scordato di me.
Dimenticami
e vivi la tua vita senza tutte queste preoccupazioni. Fallo, perché non
riuscirei a vivere sapendo d'averti fatto solo del male.
Per quanto
riguarda me, me la saprò cavare, anche se, ora più che mai, Dino Golzine è
potente.
Venderò cara
la pelle.
Abbi sempre cura di te,
Ash
21 FEBBRAIO WXYZ- APPARTAMENTO DI
Manhattan ORE 21:30
La gioia dei compagni di Ash si era protratta
allungo durante tutta la giornata. Avevano girato per la città in macchina e
in moto, facendo casino e riuscendo a divertirsi veramente, come non
succedeva da molto.
Quella mattina, saranno state le quattro, Ash
Lynx, conosciuto come il demone bianco, era riuscito finalmente ad eliminare
Dino Golzine. Il piano per uccidere il boss era stato curato nei minimi
dettagli da molto tempo ed era stato finalmente portato a termine alla fine
di una festa dove Golzine era l'ospite d'onore. Un colpo in piena fronte. E
Ash era uscito indenne dallo scontro. Dopotutto non è così difficile
uccidere un vecchio senza alcun tipo di difesa, durante un party in cui è
proibito il possesso d'armi. Naturalmente la festa era stata organizzata
dallo stesso Ash, sotto il nome del minore dei fratelli Lee, ucciso in gran
segreto pochi giorni prima. Il corpo, probabilmente, non verrà mai più
ritrovato.
Però il biondino non era affatto felice.
Avrebbe voluto avere il suo Eiji vicino, mentre, invece, questi si trovava
aldilà dell'oceano inconsapevole di tutto. Era passato poco più di un mese
da quando lo aveva messo, drogato, su un aereo per il Giappone e ce lo aveva
spedito. La lettera colle spiegazioni gliela aveva mandata solo più tardi.
Ora che era tutto finito desiderava più che
mai stringere tra le sue braccia quel ben giapponese dall'aria tanto
infantile che l'aveva colpito al primo sguardo.
Chiuso nella sua stanza del nuovo appartamento
pensava a lui, mentre, nella stanza accanto, i suoi compagni ancora
festeggiavano, bevendo birra e super alcolici e ridendo felici e ormai
spensierati. Ash aveva dato loro l'ordine di non disturbarlo per nessun
motivo perciò non si stupiva che nessuno entrasse a portargli qualcosa da
bere, anche se, ormai, aveva la gola piuttosto secca. Non si sentiva affatto
in vena di festeggiare.
Dall'altra sala provenne il rumore delle
squillo del telefono e riuscì a sentire Alex rispondere e gridare entusiasta
"IBE!!" stupito allo stesso tempo.
Ibe...da quanto tempo non lo sentiva né aveva
sue notizie. Era calato il silenzio tra tutti, così riuscì a sentire Alex
dire:
<Mi dispiace, ma il capo non vuole essere
disturbato...>
A quel punto Ibe doveva stare urlando, perché
Ash riuscì a sentire la sua voce, anche se non riusciva a comprendere ciò
che diceva.
<...ho capito...si...si...me lo hai detto che
è importante...però...>
Ash decise che quello che Ibe voleva dirgli
era davvero importante e che, con molte probabilità, riguardava Eiji, perciò
uscì dalla stanza e andò verso Alex porgendo la mano per farsi dare la
cornetta.
<Ha cambiato idea...ora te lo passo...>
Ash prese in mano il telefono e fece segno
agli altri di lasciarlo un momento da solo. Senza osare contraddirlo
uscirono tutti velocemente dalla stanza.
<Cosa è successo?> chiese immediatamente Ash
<Sarò diretto: Eiji è sparito>
<Cosa!?>
<E' scappato di casa circa una settimana fa,
senza lasciare nessun biglietto. La polizia lo sta cercando, ma io credo che
stia cercando di venire da te. Anzi, potrebbe essere già in America>
<Maledizione! Ma non dovevi badare a lui!?>
<Si, però...vedi...sono successe delle cose in
questo mese...cose non molto belle...>
<Di che si tratta?> cominciando a preoccuparsi
molto seriamente.
<Non ha mai perdonato né a me né a te l'essere
stato rispedito in Giappone. Sai che, appena vi siete conosciuti, sei venuto
a sapere che era in depressione per via dello sport? All'epoca la cosa non
era molto grave. Da quando gli ha mandato la lettera le cose sono
peggiorate. Non era più lui. Non mangiava e, dopo un po', è stato ricoverato
in ospedale. Non che ciò l'abbia aiutato a riprendersi, anzi...direi che era
peggio di prima. Era come un vegetale. Ho provato più volte a farlo
ragionare, ma lui si comportava come se non ci fossi, e lo stesso faceva con
tutti. É arrivato al punto in cui non riusciva a reggersi in piedi da quanto
debole era. Stava molto male e ho paura che gli sia successo qualcosa di
molto brutto dalla sera in cui è scappato>
<E non potevi dirmelo prima!?>
<E cosa avresti fatto? Stavi sistemando i
conti con Golzine e questa faccenda...insomma....te lo dico ora perché
quella cosa è risolta...>
<Questo è più importante di Golzine!! Pensa se
lui fosse arrivato qua e quello fosse ancora in circolazione: non avrei
avuto modo di proteggerlo! E poi mi spieghi come avrebbe fatto a scappare se
non si reggeva neanche in piedi!!??>
<Questo non lo so, ma non è necessario che ti
arrabbi. Oltretutto non siamo nemmeno certi che sia partito per l'America,
anche se conoscendolo potrebbe fare questo ed altro>
<Ho capito. Chiederò a Max di controllare le
liste dei passeggeri di navi e aerei di questa settimana e lo cercherò nei
posti di qui dove potrebbe essere. Tu tienimi aggiornato se scopri qualcosa>
<Lo farò. A presto>
<Si>
E riagganciò il telefono preoccupato come non
lo era mai stato in vita sua.
22 GENNAIO- UNA PARTE IMPRECISATA DI N.Y. ORE
01:16
Era stanchissimo. Aveva girovagato per quell'immensa
città per tutto il giorno, ma non era riuscito a trovare nessuno dei posti
che conosceva e, ancor meno, qualcuno il cui viso non fosse nuovo. Ed erano
tre lunghi giorni che si trovava lì. Stava finendo i soldi e non aveva
mangiato nulla da 48 ore a questa parte. In più aveva molto freddo e non
riusciva più a camminare, né a formulare qualche pensiero coerente. Si
sedette su una panchina della via illuminata da rari lampioni, pronto a non
rialzarsi più, ben sapendo che, con tutto quel freddo, la sua situazione non
sarebbe affatto migliorata. Anzi, se gli andava di lusso non sarebbe morto
assiderato. Era stato uno sciocco a scappare in quel modo, senza portarsi
abbastanza soldi- ne aveva avuti solo per un economico biglietto aereo e
qualche scarno pasto- e almeno un cambio di abiti. Ma non ce la faceva più
stare rinchiuso in quell'ospedale a sentire i medici ripetergli di mangiare
e Ibe dirgli che Ash aveva ragione e che avrebbe dovuto dimenticarlo, mentre
i suoi unici pensieri erano rivolti a lui e quella atroce lontananza lo
stava uccidendo. Non poteva vivere senza Ash. Lo amava troppo per rinunciare
a lui in questo modo.
Una macchina frenò bruscamente davanti a lui e
un uomo si sporse dal finestrino. Doveva avere circa quarant'anni, con pochi
capelli sulla testa e l'aria di chi ha bevuto troppo.
<Hey, ragazzo! Me lo fai un servizietto? Pago
bene...>
"Cosa...? Vuoi vedere che mi ha preso per..."
<Sei carino. Sali in macchina. Ti porto al
caldo>
"Al caldo...magari... qua fuori fa veramente
freddo..."
<Scommetto che hai freddo. Su, vieni...ci
penso io a scaldarti>
In quel momento l'unica cosa che Eiji seppe
fare fu alzarsi dalla panchina e raggiungere la macchina, per salire a
bordo. Sapeva ciò che quel tizio voleva da lui, e il suo orgoglio gli diceva
di rifiutare, ma non sopportava più il freddo, la stanchezza e la fame che
da giorni lo attanagliavano. Doveva sopravvivere per incontrare Ash e, anche
se poi se ne sarebbe vergognato, quello era l'unico modo che aveva per
guadagnare dei soldi in fretta.
"Una volta sola...una volta sola..."
L'auto sfrecciò per le vie di New York fino ad
un palazzo, dove si fermò.
<Vieni, casa mia è al terzo piano> lo incitò
l'uomo aprendogli la portiera per farlo scendere.
Tremante, Eiji lo seguì dentro l'edificio e su
per le scale. C'era odore da marcio in quel sudicio posto ed ora avrebbe
senz'altro preferito stare al freddo piuttosto che fare ciò per cui
l'avrebbe pagato.
Gli era già successo una volta, con Papa Dino
e quel Lee, di trovarsi in una situazione simile, legato al letto sotto le
loro "effusioni", e si era sentito sporco, ma non aveva provato vergogna.
Perché non era stato lui a decidere, a volerlo, e non gli era piaciuto. Ora
che stava per prostituirsi di sua iniziativa aveva il terrore di non
riuscire più a guardare in faccia Ash, di vergognarsi di sé stesso. Il
biondino, per quanto volte l'avesse fatto, c'era sempre stato obbligato e
mai aveva deciso che quella era l'unica via. Mentre Eiji si era arreso e
aveva seguito il primo porco che gli aveva proposto dei soldi "facili" e
"sicuri". Che poi non c'era nulla di facile e sicuro.
"Ne vale davvero la pena?" si chiese mentre il
tizio apriva la porta della sua stanza e lo faceva entrare.
Si guardò un attimo in giro. Era un
monolocale, con un letto matrimoniale in un angolo, un armadio e un cucinino
dall'altra parte della stanza. Lì affianco c'era una porta che doveva dare
sul bagno.
Sentì le mani dell'uomo su di lui e si
irrigidì.
<Che aspetti a spogliarti?>
"No..." non poteva farlo
<No...> sussurrò.
<Cosa?> chiese l'uomo che non aveva capito
bene e cercava di togliergli i pantaloni.
Con una mano Eiji lo bloccò e ripeté la
negazione a voce più alta e decisa.
<Mi prendi in giro? Ormai ti ho portato fino a
qui e devi fare tutto ciò che io voglio!>
<Lasciami! Voglio andarmene...> cercò di
divincolarsi.
<No, tu non te ne vai prima di aver finito!>
<Mollami!>
Lo colpì con un calcio al linguine. Il tizio
gridò di dolore e mollò la presa. Eiji si allontanò da lui raggiungendo la
porta, ma, prima che potesse uscire, gli arrivò un pugno in pieno viso. Vide
tutto bianco intorno a se e cadde a terra come un cencio. Era debole, si
sentiva distrutto, ma il suo istinto lo obbligava a muoversi, urlandogli di
scappare da quel posto. Riuscì a mettersi carponi, ma un calcio sullo
stomaco gli stroncò il respiro, facendolo a cadere addosso ad un mobiletto
lì affianco, che gli si ribaltò addosso. Riaprì gli occhi dolorante e vide,
a pochi centimetri dalla sua mano destra, un portafoglio. Lo afferrò senza
pensarci due volte, proprio mentre l'uomo gli toglieva di dosso il mobiletto
e lo metteva violentemente in piedi. Nascose il portafoglio nella tasca
della giacca e i preparò ad essere colpito di nuovo.
<Stronzo di un giapponese!!> lo sbatté con
tutta la forza che aveva in corpo contro il muro e, accecato dalla rabbia,
aprì la porta d'ingresso e lo buttò fuori di malagrazia.
Eiji non si rese nemmeno conto di trovarsi
fuori dalla stanza fino a quando non riaprì gli occhi. Il dolore che aveva
ovunque gli imponeva di stare fermo. La testa gli girava ed era certo di
sentire del liquido scorrergli lungo il collo. Probabilmente sangue. Era
così stanco e debole. Ora voleva solo lasciarsi andare. Così si lasciò
avvolgere dalle tenebre senza fare nulla per impedirlo.
Quando riaprì gli occhi non si trovava più nel
corridoio, ma in un confortevole letto di una bella stanza illuminata dal
sole. Scostò le coperte e si mise seduto, incurante del dolore allo stomaco
e alla testa. La camera era bianca, linda, senza nessun vestito sparso in
giro. La finestra era grande e si poteva vedere la città dall'alto. Doveva
essere come minimo al quarto piano di un grande edificio. I suoi vestiti era
appoggiati con cura su una sedia, mentre addosso aveva solo i boxer.
La porta d'ingresso si aprì ed entrò un
ragazzo di circa vent'anni. Era bello, con corti capelli neri, occhi scuri,
alto, l'aria allegra. Eiji ne fu subito colpito.
<Allora ti sei ripreso> constatò sorridendo.
<Già>
<Hai fatto un'enorme sciocchezza a voler
fregare il vecchio Jerry. Hai visto come ti ha ridotto, no?>
<Come sono finito qua?>
<Ti ci ho portato io, che domande. Sono
tornato tardi da lavoro e ti ho visto svenuto e ridotto in uno stato
pietoso. Dall'appartamento di Jerry provenivano le sue urla contro un
ragazzo giapponese molto difficile, così ho capito che eri tu. Se ti avessi
lasciato lì avresti fatto una brutta fine>
<Grazie>
<Hai fame? Ho giusto fatto ieri la spesa>
"Fame? Da quanto è che non mangio?"
<Ti preparo qualcosa> disse senza aspettare
una risposta.
<Non so se voglio mangiare>
<Scherzi? Se non mangi quando cresci?>
Si diresse al cucinino e cominciò a trafficare
ai fornelli.
<Mi sai dire dove siamo?>
<Nell'Upper West Side, proprio vicini a
Central Park. Conosci qualcuno qui?>
<No> sospirò
<E allora come mai sei venuto?>
<Sto cercando una persona>
<E questa persona dove sta?>
<Potrebbe essere ovunque, a dir la verità.
Prima che me ne andassi, il mese scorso, stava a Chinatown>
<Chi è? Magari lo conosco.>
<Ash Lynx>
<Ne ho solo sentito parlare. É il capo di una
banda, dico bene?>
<Esatto>
<E come mai lo stai cercando?>
<E'...un mio amico> mentì.
<Però, a quanto pare, ti sei perso>
<Non conosco bene la città. Non l'ho mai
visitata tutta>
<Ti sarà un po' difficile trovarlo se non sai
dove andare. Tieni> e gli porse un piatto con dentro del cibo.
Eiji lo prese e cominciò a rimirarlo come se
fosse nelle sue mani solo per fare esposizione, senza alcuna intenzione di
mangiare, troppo intento a crogiolarsi nei suoi problemi. Come avrebbe fatto
a trovarlo? Questa suo enorme pazzia aveva un senso? Aveva sentito per i
vari notiziari della morte di Papa Dino e della sparizione del giovane Lee,
però si immaginava che quegli non fossero gli unici nemici di Ash e che ce
ne fosse qualcuno pronto a colpirlo. Poteva essere pericoloso girare a New
York senza un'arma...non che lui sapesse sparare...ma almeno si sarebbe
sentito meno indifeso, Certo che, di questo passo, non sarebbe arrivato a
capo di nulla.
Il ragazzo, spazientito dal fatto che non
toccava cibo, si sedette sul letto affianco a lui e disse:
<Non so se hai notato che hai un aspetto
orribile, almeno oggi. Sei pallido come un cencio, coperto di lividi, le
labbra tendono ancora al viola, hai l'acetone e questa notte l'hai passata
con qualche linea di febbre. Tu sei indubbiamente un bel ragazzo, ma se non
ti curi un po' di più finirai per rovinarti per sempre. Scommetto che hai
passato dei momenti molto brutti e che non tocchi cibo da giorni- e non dire
di no perché si vede benissimo- perciò o tu ora mangi e poi vai a farti un
bagno, oppure sarà costretto ad imboccarti e a metterti nella vasca a forza.
E poi...in questo stato come pensi di riuscire a trovare il tuo amico?>
<Parli come i medici>
<Lo so, e mi dispiace>
Lo fissò negli occhi e, accortosi di non
averlo convinto affatto, sospirò e disse:
<Ti faccio una proposta: tu promettimi di
prenderti cura di te ed io ti aiuterò a trovare questo Ash. Io ci sono nato
a New York e la conosco bene. Ti sarò d'aiuto. Accetti?>
Eiji non poteva credere alle sue orecchie!
Quel ragazzo, di cui non sapeva neanche il nome, si stava preoccupando per
lui che, per quanto ne sapeva, poteva benissimo essere un poco di buono. E,
in più, aveva promesso di aiutarlo, a patto che si trattasse meglio. Ma chi
poteva essere per avere una tale bontà d'animo? Di persone così generose al
mondo se ne incontrano poche, possibile che lui, che di sfortuna addosso ne
aveva parecchia, avesse trovato un ragazzo così bendisposto nei riguardi di
un ragazzo giapponese di cui non sapeva nulla e che la prima volta che
l'aveva visto era svenuto su un corridoio coperto di botte? Di uno che, da
quel che aveva capito, era gay e faceva marchette. Non che fosse vero, ma
lui non poteva saperlo.
Ancora incredulo gli porse la mano e il
ragazzo gliela strinse sorridendo.
<Mi chiamo Eiji Okumura. Grazie per ciò che
fai per me>
<Tom Harris, molto piacere>
STESSO GIORNO- HOTEL DI LUSSO SULLA COSTA
ATLANTICA
<Volevi parlarmi, Moris?> disse Blanca appena
ebbe avvicinato il telefono pubblico all'orecchio
<Ho delle importanti novità> rispose la voce
maschile dall'altro capo del telefono <novità che riguardano il giovane Ash
Lynx>
<Cosa ti fa pensare che mi importi più
qualcosa di lui?>
<Se non gliene importasse nulla, come mai non
l'ha ucciso quando poteva?>
<Smettila di parlare a vanvera: mi da
fastidio>
<Allora, vuole sapere cosa è successo o no?
<Avanti parla, non farla tanto lunga>
<Il suo "ex" pupillo ha eliminato Papa Dino
Golzine e, si presume, anche il giovane Lee>
<Interessante. Era ora che questa storia
finisse>
<Ma non è tutto>
<Sai qualcos'altro?>
<Certo, ma la parcella aumenterà appena glielo
dirò>
<Se i soldi saranno un problema ti farò un
buco in piena fronte, non preoccuparti>
<Il mese scorso Ash rispedì il suo amico
giapponese, Eiji Okumura, a casa, dicendogli di non farsi più vivo...>
<Lo so...> lo interruppe l'altro.
<Non sia così impaziente. Il fatto è che Eiji
è tornato in America ed è a New York già da 4 giorni. Precisamente
nell'Upper West Side in compagnia di un certo Tom Harris. Li ho visto con in
miei occhi. Pare che il Giapponese si sia messo in testa di cercare Ash e
che sia scappato dall'ospedale dove era ricoverato in Giappone...>
<Ospedale?>
<Pare che abbia cominciato a non nutristi. Lui
voleva Ash...lei non è l'unico a tenere a quel biondino...>
<Non parlare di me come se mi conoscessi>
<Scusi>
<E Ash sa di Eiji?>
<Il signor Ibe, il tipo che era con Eiji, lo
ha informato ieri dopo che aveva ucciso Golzine. Però non si sono ancora
trovati>
<New York è grande e il giapponese non la
conosce>
<Harris ha promesso di aiutare a trovare Ash,
per quanto ne so>
<Sai anche se hanno una pista da seguire>
<No. Ma, dato che la maggior parte del tempo
che Eiji ha passato qui è stato a Chinatown, è probabile che si diriga lì.
In fondo il giovane Sin lo conosce bene e potrebbe aiutarlo>
<Ash dove si trova?>
<Al momento della telefonata di Ibe era in un
appartamento a Manhattan>
<E' tutto?>
<Per ora si. Le farò avere la parcella al
solito indirizzo di posta elettronica>
<E io la pagherò al solito indirizzo non
appena avrò confermato la veridicità delle sue informazioni>
<Addio>
La conversazione fu interrotta.
"E ora cosa faccio?" non poté fare a meno di
chiedersi il sicario, che era profondamente attratto dal demone bianco e
cominciava a provare della gelosia per quell'assurdo giapponese che sembrava
aver aperto il cuore del "suo" Ash,
23 FEBBRAIO WXYZ- CENTRAL PARK ORE 17:35
Eiji era stato male tutto il giorno e la sera
prima perciò, dato che aveva promesso di trattarsi bene e che Tom non voleva
farlo alzare dal letto, era rimasto tutta la giornata fermo in quella
stanza, impaziente di poter uscire alla ricerca di Ash. Il suo nuovo amico
era rimasto a fargli compagnia fino a tarda sera, quando era uscito per
incontrasi con della gente che forse sapeva dove si trovava Lynx, senza
successo, Di lui si sapeva solo che aveva ucciso Golzine. Era pur sempre
vero che le sue conoscenze non erano strette con il ragazzo, ma aveva
sperato in qualcosa di più dato che era una leggenda, ormai. Tuttavia era un
po' felice di ciò: avrebbe potuto passare più tempo con quel nuovo e strano
ragazzo. Lui non era gay, ma Eiji gli stava molto simpatico e la sua
gentilezza era una forza bella e rara a New York. Sentiva d'essersi già
affezionato molto a lui, come amico, e non intendeva abbandonarlo prima
d'averlo visto al sicuro, La città è un posto pericoloso per chi non ne fa
parte e quel ragazzo era un pesce fuor d'acqua nella grande mela.
In quel momento si trovavano a sud Central
Park, appena dopo il Central Park Zoo. Tom aveva voluto fargli visitare il
parco, dato che, comunque, per andare verso Chinatown si doveva passare lì
vicino. Non era molto convinto di volerci andare quel giorno, dato che ormai
era tardi, ma sentiva il bisogno di far muovere Eiji dal letto perché, se
fosse stato richiuso ancora in quella stanza, era sicuro che gli sarebbe
venuto un attacco di nervi e sarebbe scappato.
Il giorno prima gli aveva raccontato della sua
vita e lui era rimasto molto colpito dal fatto che praticasse salto con
l'asta, anche se diceva d'aver smesso da tempo. Gli aveva anche parlato del
tempo che aveva passato con Ash e, anche se non gliel'aveva detto
esplicitamente, era sicuro che ci fosse qualcosa tra i due. Aveva capito
subito che Eiji non era etero perciò la cosa non lo stupiva più di tanto,
dato che anche suo fratello aveva il fidanzato.
<Allora, ti piace?> chiese Tom all'amico
appena uscirono dal parco.
<E' molto grande. In Giappone non ce ne sono
di parchi così>
<Una volta mi ci sono perso dentro. Avevo
cinque anni e vagai lì dentro per tre ore senza trovare l'uscita. Fu un
barbone a pormici fuori. In cambio mi ricordo che mia madre gli offrì un
pasto completo>
<Allora siete molto particolari tu e tua
madre. Non ho mai incontrato nessuno così aperto e disponibile con gli
sconosciuti>
<Già. Sai, alcuni ci chiamano sprovveduti,
sciocchi, ma a noi va bene così, perché pensiamo che nessuno meriti il
nostro disprezzo senza che abbia fatto qualcosa per meritarselo>
<E' un buon ragionamento>
<Naturalmente c'è chi se ne approfitta, però
va bene anche così>
Rimasero in silenzio. Eiji aveva una domanda
sulla punta della lingua, ma esitava a farla, per non ferire in qualche modo
Tom, Però sapeva che prima o poi la questione sarebbe venuta fuori, perciò
tanto valeva togliersi subito il dubbio:
<Quando pensi di portarmi a Chinatown?>
Tom si bloccò. Si aspettava una domanda del
genere prima o poi, ma non si era preparato a rispondere.
<Avrei dovuto portartici oggi, lo so. Però
ormai è tardi e quando saremo là, con il traffico che c'è, sarà buio e non è
prudente muoversi con l'oscurità, soprattutto in quel luogo. Ammetto anche
d'avere un po' paura ad andarci, perché vi capitano spesso cose brutte>
<Se non vuoi non ti costringo a venire. É
vero: è pericoloso. Capiscimi però: non posso rinunciare ad andarci>
<Quel tipo ti ha fatto proprio perdere la
testa, eh?>
Eiji arrossì. "Come l'ha capito?" si chiese.
<Senti, sono le sei e qualcosa. Che ne dici se
andiamo in un bar a prenderci da mangiare. E' vero che è presto, ma oggi
abbiamo pranzato solo con un panino e ho fame>
<D'accordo. Però domani...>
<Nessun problema. Domani saremo a Chinatown>
E si diressero verso un bar dall'altro lato
della strada.
Per Eiji il cibo non era più in grande
problema, anche se mangiava ancora poco, e non protestava più durante i
pasti. Il fatto che Tom gli avesse promesso d'aiutarlo e che avesse scoperto
d'avere un alleato, quando credeva che tutti avrebbero voluto fermarlo, era
rassicurante e non aveva più senso la sua forma di protesta.
Ordinarono da mangiare e si sedettero su un
tavolo vicino alla grande finestra che dava su una grande strada. Davanti a
quella zona del grande bar c'era un palazzo altro e in fase di
ricostruzione. Eppure non c'era nessun a lavorare.
Quando arrivarono i loro piatti cominciarono a
mangiare affamati parlando, tra un boccone e l'altro di loro e della loro
vita. Così Eiji venne a sapere, dopo molti sforzi per convincerlo a parlare,
che Tom faceva il poliziotto, ma che era stato deposto dal servizio a tempo
indeterminato per alcune faccende poco pulite. Sembrava impossibile che un
tipo come lui potesse aver avuto tra le mani degli affari sporchi, ma lui lo
rassicurò dicendo che non era nulla di tanto grave. Aveva solo fatto uno
stupido errore.
Dopo un po' esaurirono gli argomenti e, mentre
Eiji beveva un amaro caffè, Tom guardava fuori dalla finestra, senza
qualcosa di preciso. E fu così che lo vide. C'era un uomo al primo piano
dell'edificio davanti, con lungi capelli neri raccolti in una coda, alto,
colle spalle larghe, indubbiamente un bell'uomo. A parte lo sguardo. Quello
era di un pazzo. Fissava loro due...anzi, fissava Eiji con odio. Tra le
mani, appoggiato al piccolo davanzale e ben coperto dalla vista dei passanti
e di chiunque avesse guardato solo superficialmente, teneva un fucile da
precisione. Prima che potesse reagire, lo vide abbassarsi e prendere la
mira. Stava per sparare...stava per uccidere Eiji. Si sentì avvolgere da una
folata gelida che gli strinse il cuore. Per un attimo la paura lo
immobilizzò. Ma lui era un poliziotto e quello un suo amico: non poteva non
fare nulla. Si alzò in piedi e, senza cercare di proteggersi, prese l'amico
per le spalle per spingerlo di lato.
Fu un attimo.
Non sentì il rumore del colpo appena sparato,
ne quello del vetro in frantumi. Avvertì, invece, solo un forte dolore.
Eiji cadde a terra spinto da Tom proprio
mentre i vetro si rompeva. L'amico gli cadde addosso privo di sensi. Preso
dal panico, come quella volta in cui Shorter morì, e non sapendo cosa fare,
lo scosse per ricevere una qualche reazione. Una volta. Due. Niente. Un
proiettile bucò il pavimento alla sua destra. Uno gli sfiorò il viso. Lo
scosse ancora. Poi lo girò e vide gli occhi spalancati dal terrore,
doloranti. Ma, soprattutto, il buco in piena fronte.
Fredde lacrime cominciarono a scendergli lungo
le gote, mentre le labbra formavano una strana smorfia e gli si formava un
asfissiante nodo alla gola.
<TOOOOOOMMM!!>
Urlò abbracciandolo disperatamente. In quello
arrivò l'ennesimo proiettile, che, invece di colpire lui, prese in piena
schiena il morto. Eiji alzò il viso e lo vide.
Blanca.
Era stato lui. Lui aveva ucciso Tom!
<FUCKIN BASTARD!!> urlò come se le sue parole
potessero colpirlo.
Si accorse che stava per sparare di nuovo e
che, questa volta, non lo avrebbe mancato. Come una furia mossa dal dolore e
dalla rabbia, si liberò del corpo dell'amico e si buttò a destra, verso
altro tavoli. Sentì la vetrata sopra di sé rompersi, ma non seppe mai dove
finì il proiettile. Si gettò di nuovo più a destra e, senza fermarsi, riuscì
a rifugiarsi dietro il bancone. Era solo: tutti era scappati. Sentì altri
spari raggiungerlo, ma non colpirlo.
Vide l'uscita del personale. Era poco più a
destra ancora, dietro il bancone. A pochi metri da lui. C'erano le chiavi
appesa alla toppa, ma sarebbe morto se avesse perso tempo usandole. Doveva
solo sperare che la porta fosse aperta. Era la sua unica speranza. Oppure
poteva aspettare la polizia, però...Blanca ne frattempo poteva ucciderlo...oppure
la polizia l'avrebbe fermato per interrogarlo e non voleva perdere altro
tempo. Era troppo arrabbiato e disperato per ragionare razionalmente. Aveva
solo bisogno del suo Ash. Perciò, guidato dall'istinto, si avvicinò carponi
alla porta e, dopo aver raccolto tutto il suo coraggio, con uno scatto la
raggiunse girò la maniglia.
I pochi secondi che passarono durarono come
minimo dieci minuti, nella sua mente. Mentre la porta si apriva sotto il suo
frenetico tocco, un proiettile gli passò accanto, ancora una volta vicino
alla testa. Senza fermarsi, capendo che una qualsiasi esitazione avrebbe
provocato la sua morte, passò oltre e chiuse la porta alle sue spalle con
forza. Sentì dapprima alcuni spari, poi solo il suono delle sirene della
polizia. E decise di scappare.
STESSO GIORNO- CHINATOWN ORE 22:40
Ash era seduto in un bar e sorseggiava della
birra. Erano due giorni che cercava Eiji per tutta New York, ma ancora non
lo aveva trovato, L'unica cosa certa era che era arrivato in aereo tre
giorni prima della telefonata di Ibe e che lo stava cercando. Possibile che
ancora non fosse venuto a Chinatown? Sarebbe stata la mossa migliore da fare
ed era certa che Eiji, non essendo stupido, lo aveva capito. Che gli fosse
successo qualcosa di brutto? In fondo non conosceva la città e, per quanto
ne sapeva, poteva trovarsi ovunque. Gli sarebbe stato utile avere un
indirizzo di un conoscente di Eiji che lui non conosceva, ma sapeva che era
impossibile: le uniche persone con cui aveva avuto un contatto lì erano le
stesse di Ash. Era molto preoccupato: Ibe gli aveva rivelato che stava male
e era certo che non possedesse molti soldi. Probabilmente li aveva finiti
per il biglietto aereo. Sperava che non avesse fato nulla di cui pentirsi.
Allo stesso tempo, però, era ammirato per
quello che Eiji aveva fatto. Aveva dimostrato un coraggio che lui, forse,
non avrebbe mai avuto. Dopotutto, era scappato in un altro continente, alla
ricerca di un ragazzo che poteva essere anche morto, fregandosene del fatto
che Lee o Papa Dino avrebbero potuto fargli del male. Ma questa, in fondo,
era la sua natura ed anche ciò gli piaceva di lui. Era buono e audace allo
stesso tempo; timido, ma a volte deciso; era gentile, ma sapeva offendere.
Quanti al mondo come lui c'erano? Di quanti altri si sarebbe potuto
innamorare?
In quel momento l'immagine sullo schermo del
televisore davanti a lui cambiò e, dal busto di una donna sui quaranta, si
passò alla visione dall'alto di un locale distrutto vicino Central Park. Lo
speaker cominciò a parlare:
<Erano le sette e cinque minuti quando qui,
nel Central Park Bar, un uomo è stato freddato da un colpo di pistola in
piena fronte, per poi essere di nuovo colpito alla schiena. Il ragazzo, Tom
Harris, di vent'anni, era stato visto in compagnia di un suo amico, un
giovane giapponese, dalla cameriera che li aveva serviti. Il ragazzo,
probabilmente lui in vero obbiettivo dell'assassino, è scappato prima
dell'arrivo della polizia. L'assassino pare si trovasse dentro l'edificio
abbandonato situato proprio davanti al bar. É riuscito a scappare, ma un
passante dice di averlo visto e ha fornito questo identikit alla squadra
investigativa>
Sullo schermo comparve il viso di un uomo che
Ash conosceva fin troppo bene: Blanca. Così, quella notizia che sarebbe
stata senza senso per molti, era una traccia che portava dritta a Eiji.
Doveva trovarlo al più presto: si trovava veramente in pericolo. Se Blanca
aveva deciso di eliminarlo era chiaro che da solo non sarebbe riuscito a
scappare. Adesso era vivo solo perché quel Harris era stato colpito al suo
posto, anche se non capiva come fosse potuto succedere: quello che era stato
il suo istruttore aveva una mira a dir poco perfetta e da quella distanza
era impossibile per lui sbagliare. A meno che non fosse tranquillo...in quel
caso tutto era possibile,
"Chi diavolo l'avrà assunto?" si chiese.
Blanca aveva sempre lavorato per qualcuno, non
uccideva per vendetta personale o divertimento...almeno non l'aveva ancora
fatto. Chi poteva avercela con Eiji e avere abbastanza soldi per pagarlo?
Nessuno che conoscesse. Possibile che stesse agendo per proprio conto? Ma
perché poi? Forse era geloso del rapporto tra lui e il ragazzo? Possibile,
dato che l'uomo gli aveva dimostrato di non essergli indifferente.
Se era vero ciò...Blanca era un uomo pazzo di
gelosia. Avrebbe potuto fare qualunque cosa. Ma lui conosceva meglio Eiji e
sapeva che, dato che era riuscito a scappare e che sicuramente si era reso
conto del pericolo che stava correndo, si stava allontanando dalla zona.
Forse per venire proprio a Chinatown, dove probabilmente avrebbe trovarlo
chi l'avrebbe aiutato.
Dio...quanto voleva riabbracciarlo...sentire
il suo respiro...la sua voce...vedere i suoi occhi...le sue labbra...
Non sapeva come aveva fatto a resistere fino a
quel momento, ma ora voleva solo tenerlo al sicuro stretto a sé.
Bevve l'ultimo sorso di birra, si alzò e uscì
dal bar lasciando i soldi sul bancone.
Se i suoi ragionamenti erano esatti, Eiji si
trovava tra l'Upper West Side e Chinatown...non che ciò aiutasse molto. Non
se la sentiva, però, di aspettarlo. Non con Blanca in giro, almeno. Doveva
avvertire qualcuno che stava a Chinatown e di cui Eiji si fidava di
prendersi cura di lui nel caso fosse arrivato. Sin era la persona adatta,
sempre che avesse accettato. Ma non poteva mandare nessuno, se non lui
stesso, incontro al giapponese. Con il sicario in giro non sarebbe stato
affatto prudente e non se la sentiva di rischiare la vita di quei ragazzi in
quel mondo.
Si avviò verso la cabina telefonica più vicina
e compose il numero di telefono della casa dove stava Sin colla sua banda.
Contava di trovarlo lì e ci azzeccò.
<Ash? Cosa è successo?> chiese subito il
ragazzo mettendosi in allarme: il demone bianco non chiamava mai nessuno se
non per questioni urgenti.
<E' probabile che Eiji si faccia vivo qui a
Chinatown tra oggi e domani. Io vado a cercalo nell'Upper West Side. Se lo
trovassi dovresti accertarti che stia bene>
<Il giapponese? Ma non lo avevi rispedito a
casa?>
<Si> pensò dolorosamente a quell'occasione <ma
è riuscito a scappare alla sorveglianza di Ibe e ad arrivare a New York. É
qui da prima che uccidessi Papa Dino>
<Accidenti, che tipo testardo. C'è
qualcos'altro, vero?>
<C'è anche Blanca e sta dandogli la caccia. Lo
ucciderà senza dubbio se non trovo prima>
<Uff...mai un attimo di pace! Va bene, farò
sorvegliare Chinatown e ti chiamerò appena lo troviamo, se lo troviamo>
<Bene. Io parto adesso. Per metterti in
contatto chiama a questo numero> e gli diede il numero del cellulare che
aveva fregato giorni prima.
<Ci vediamo>
E la telefonata venne chiusa là.
24 FEBBRAIO- STRADA PER CHINATOWN ORE 00:15
Eiji camminava nascosto dalle tenebre, ancora
tremante per ciò che era successo. Non poteva credere che Tom fosse morto. A
causa sua. L'aveva salvato rimettendoci la sua stessa vita. Era la seconda
volta che qualcuno veniva ucciso per colpa della sua stupidità. Non poteva
sopportare quest'orrore. Non da solo. Voleva Ash. Voleva stringerlo a se,
sentirlo, ricevere quel suo affetto che, purtroppo, non era mai andato oltre
l'amicizia.
Sospirò. No, non doveva abbattersi così, ma
essere forte. Si era reso conto di correre un grave pericolo, che Blanca non
era un tipo d'essere preso sottomano...persino Ash aveva avuto paura di lui.
Doveva scappare, raggiungerlo a Chinatown, o dovunque si trovasse.
Se avesse avuto un po' di soldi avrebbe potuto
comprarsi un biglietto della metropolitana e arrivare presto al quartiere,
ma con Jerry non aveva concluso niente e...un attimo! Gli aveva fregato il
portafoglio! Si mise velocemente le mani in tasca e ne tirò fuori l'oggetto
in pelle scura. Senza esitare lo aprì: oltre alla carta di identità c'erano
cinquanta dollari in pezzi da cinque. Bene, si sarebbe potuto permettere il
metrò e non avrebbe più dovuto camminare per strada al freddo. Ora doveva
solo trovare una stazione.
Una macchina gli passò accanto velocemente. La
guardò di sfuggita rendendosi conto che era un taxi. E gli venne un'altra
idea, più costosa, ma anche più sicura: perché non chiamare un taxi?
Dopotutto, i soldi per pagare li aveva e New York ne era piena anche a
quell'ora.
La strada che percorreva non era affatto
vuota, c'era gente che gli camminava affianco e molte macchine che giravano.
Era ancora presto perché la gioventù andasse a dormire. Perciò non sarebbe
sembrato strano se un ragazzo fosse montato su un taxi. Probabilmente non
avrebbe attirato l'attenzione di nessuno.
Si mise al margine del marciapiede e cominciò
ad agitare le braccia tutte le volte che un taxi passava di lì. Al terzo
tentativo uno si fermò e lo fece salire. Non prestò nessuna attenzione al
guidatore e montò sul sedile posteriore scandendo la destinazione.
<Chinatown non è piccola. C'è un posto in
particolare dove vorresti andare?>
<No, mi porti là. Le dirò io quando farmi
scendere>
Il guidatore non gli rivolse più la parola e
lui si rilassò sul sedile prendendosi quel riposo che fino ad allora si era
negato.
STESSO GIORNO- STESSO LUOGO STESSA ORA
Se l'era lasciato sfuggire. Che errore da
principiante! La prima volta aveva mirato bene, ma l'altro si era messo in
mezzo ed era morto, salvando l'obbiettivo. Poi non era più riuscito ad avere
una mire decente: ogni volta che sparava vedeva davanti a sé Ash e si
deconcentrava, Infine, quando ormai era certo di riuscire a colpirlo, il
giapponese era riuscito a scappare da quella porta. Come poteva essere stato
tanto idiota?
Ma ora non c'era tempo da perdere. Eiji quasi
sicuramente si stava dirigendo a Chinatown e anche Ash era sulle sua tracce.
Doveva agire prima dell'arrivo del biondino.
Stava percorrendo in macchina la strada più
breve per Chinatown, quella che quasi sicuramente anche Eiji stava usando.
Con un po' di fortuna e d'attenzione l'avrebbe trovato e, questa volta, non
si sarebbe distratto. Doveva eliminarlo una volta per tutte e l'avrebbe
fatto anche davanti ad un centinaio di persone, ma aveva bisogno di saperlo
morto, di essere certo che Ash non l'avrebbe baciato e toccato come tante
volte aveva immaginato di fare lui al ragazzo. Mai avrebbe permesso che il
suo cuore fosse occupato da qualcuno che non fosse lui e se Ash non provava
nulla nei suoi riguardi di quel genere, allora gli avrebbe impedito di amare
qualcun altro.
<Dove potrebbe andare ora Eiji?> si chiese.
E subito pensò al ragazzo cinese che una volta
aveva incontrato a casa di Lee e che aveva organizzato la fuga di Ash quando
questi era stato prigioniero di Golzine. Sin...
Certamente avrebbe cercato Ash a Chinatown, ma
sapeva che non l'avrebbe trovato perché lui sarebbe stato nell'Upper West
Side a controllare la zona, resosi conto, avendo ascoltato i notiziari, di
ciò che stava accadendo "all'amico". Perciò sarebbe andato a chiedere aiuto
a Sin. Non poteva fare altrimenti. Poteva ucciderlo in quella occasione,
quando ancora sarebbe stato lontano dalla protezione del demone bianco.
Sbarazzarsi di Sin e di quelli della sua banda sarebbe stato un gioco da
bambini, forse anche divertente.
STESSO GIORNO- CHINATOWN ORE 01:40
<Sin! Eccolo: lo abbiamo trovato!>
Due ragazzi della banda di Sin avevano trovato
Eiji non appena questi era sceso da taxi e lo avevano portato al "quartier
generale", dove il loro capo stava bevendo birra e facendosi gli affari
suoi. Appena il giapponese venne fatto entrare nella stanza che già
conosceva, fu accolta di un Sin piuttosto esasperato:
<Era ora che ti facessi vivo! É da giorni che
Ash ti cerca>
<Dov'è ora?>
<Nell'Upper West Side. Mi ha avvertito dicendo
che probabilmente saresti venuto qua, ma è voluto andare a controllare che
tu non fossi rimasto in quella zona. Hai combinato un bel casino>
Gli passò una birra e lo fece sedere attorno
al tavolo. Nella stanza c'erano solo loro due, perciò Sin parlò senza
esitare:
<Blanca ti sta cercando. Chissà cosa hai
combinato perché voglia la tua morte>
<Niente>
<Sei stato un pazzo a voler tornare: adesso
potresti essere morto. Lo sapevi che Ash ha ucciso Golzine e Lee?>
<No. Quando è successo?>
<Il 19 o il 21 di questo mese. Hai avuto del
fegato a venire qua pensando che quei due fossero ancora vivi>
Rimasero in silenzio per un po', poi il cinese
disse:
<E' meglio che chiami Ash, così verrà a
prenderti. Non è prudente che tu resti qui con Blanca che ti cerca>
<Non lo è per me o per te?>
Ignorò quest'ultima domanda e si attaccò al
telefono.
Eiji ascoltò ciò che disse guardando fuori
dalla finestra.
<Ash, era ora che rispondessi! Eiji è qui con
me, a Chinatown...sta bene...no, lui non si è ancora visto... per chi mi hai
preso, cero che sto facendo tener d'occhio la zona!?>
Un attimo di pausa. Eiji osservò la strada e
vide un taxi fermarsi davanti all'edificio. Per un attimo sperò che fosse
Ash, anche era impossibile che fosse già arrivato. Guardò l'uomo che stava
uscendo dalla vettura e il suo cuore perse un battito. Si allontanò di
scatto dalla finestra, terrorizzato.
<Sin...è qui...Blanca è…> disse.
<Cosa!?> si allontanò dal telefono.
<E' appena sceso da un taxi qui davanti. Ne
sono sicuro>
<Shit!> poi si riavvicinò alla cornetta e
disse velocemente <Muoviti ad arrivare: Blanca è già qui e non so per quanto
tempo riuscirò a tenerlo occupato!> Poi sbatté già il telefono e si avviò
veloce verso un armadio. Lo aprì e ne tirò fuori una pistola carica. La
diede ad Eiji dicendo "prendi bene la mira prima di sparare e non esitare
mai" e si affrettò ad armarsi.
<Che facciamo?>
<Tu te ne vai. Scappa e vedi di rimare vivo
almeno fino all'arrivo di Ash. La vedi quella finestra? Esci di là e segui
la scala antincendio. Muoviti!>
Eiji si diresse verso la finestra, l'aprì e ed
usci dalla stanza.
<E tu cosa farai?>
<La vuoi smettere di perdere tempo? Corri!
Maledizione, vattene!>
<Non morire>
E cominciò a scendere le scale il più
velocemente possibile, conscio del fatto che non sarebbe uscito vivo da un
secondo scontro con Blanca.
Si fermò solo per un attimo in mezzo alla
strada, giusto in tempo per sentire il suono di un proiettile.
<Sin...>
Sin stava rischiando la vita in quel momento e
lui l'unica cosa che sapeva fare era scappare. Cosa non avrebbe dato per
sentirsi utile a qualcuno, perché nessuno si mettesse più nei guai per
proteggerlo. "Ma che posso fare io?"
Così la vide. Era una casa diroccata, a tre
piani, completamente sprangata da assi di legno. Non avrebbe potuto fare
molto contro Blanca all'aria aperta, senza protezione, ma quella casa...poteva
essere una buona postazione e, se anche lui fosse entrato, avrebbe avuto a
disposizione molti nascondigli. Correva il rischio di fare la fine del topo
in trappola, ma almeno sarebbe morto facendo qualcosa di utile, per una
volta.
Senza pensarci oltre la raggiunse e cercò
un'entrata. La trovò sul retro. C'era una finestra dove le sbarre non erano
state messe bene e si riuscivano a sfilare in modo tale da permettere
l'entrata ad una persona abbastanza piccola. Era perfetta per Eiji, che
entrò dopo essersi guardato un attimo le spalle. Blanca ormai doveva essere
uscito dall'edificio- "fa che Sin sia vivo, ti prego"- e probabilmente lo
stava cercando. Non avrebbe potuto sapere che era entrato in quella casa, a
meno che non l'avesse visto. Ma era comunque prudente ideare un piano.
"Se tutte le entrate sono chiuse, per entrare
Blanca dovrà romperle, facendo rumore. Per me sarebbe una specie d'allarme,
così saprò dove si trova. Ho la pistola, ma non sono molto...portato...ad
usarla. Mi serve un'arma che sappia usare bene"
Cominciò a girare per la grande e buia casa
facendo il più piano possibile. Ogni volta che entrava in una stanza, si
trovava di fronte ad una grande desolazione, senza contare alle gigantesche
ragnatele che cercava in tutti i modi di evitare, non sempre riuscendoci.
Quell'abitazione doveva essere disabitata da parecchio tempo e la cosa lo
stupiva molto. Era senz'altro meglio dell'edificio dove stava Sin colla
banda, perché non aveva pensato ad usarla? Doveva esserci un motivo, e
doveva essere anche molto serio. La cosa lo preoccupava un tantino...
Prese le scale verso il basso e le percorse
arrivando davanti ad una porta. La aprì con poco entusiasmo, mentre lunghi
brividi freddi gli percorrevano la schiena. Aveva paura, ma sapeva che non
doveva dare un nome a ciò che lo spaventava, perché, se fino a quel momento
era stata solo una sensazione del corpo, capendo cosa l'avesse provocata,
anche la sua mente sarebbe stata d'accordo sul fatto di scappare il più
lontano possibile.
Entrò nella stanza, desiderando d'avere una
torcia. C'era pochissima luce, che entrava per delle piccole finestrelle a
raso del cortile. L'odore di polvere era forte, quasi insopportabile, unito
a quello di muffa, di chiuso e di...morto. Quest'ultimo odore sovrastava
tutti gli altri, si era ormai impregnato in tutto ciò che c'era in quel
luogo. Odore di putrefazione. Faceva venire voglia di vomitare.
Eiji si mise un fazzoletto davanti al naso,
non celando una smorfia di disgusto, mentre, a passi lenti e misurati,
cercava qualcosa che potesse essergli utile contro il sicario, semmai fosse
arrivato. Ma, prima di trovare un'arma, trovò il cadavere. Era disteso
supino dietro un tavolo, ormai senza pelle né occhi, mentre alcune mosche
gli giravano attorno. Disgustato, Eiji distolse lo sguardo. Era decisamente
troppo per i suoi gusti. Sarebbe uscito da quella stanza e sarebbe andato
altrove.
Stava per raggiungere la porta, quando una
domanda comparì assieme al rumore di assi rotte al piano sopra. "Di cosa è
morto? Niente buchi, ne proiettili, e non credo sia morte naturale." Blanca
era lì, al piano sopra, lo sentiva camminare, mentre le assi del pavimento
scricchiolavano sotto il suo peso, ma questo dubbio non lo lasciava,
superava persino la paura. Recuperando un filo di coraggio, tornò indietro
verso il cadavere e si accorse che c'era qualcosa vicino al morto. Qualcosa
che gli sarebbe stato molto utile.
STESSO GIORNO- STESSO LUOGO STESSA ORA
Ash scese dalla macchina senza neanche
preoccuparsi di spegnere il motore. Era arrivato solo ora, guidando come un
pazzo dall'Upper West Side su una macchina rubata, schivando ben tre
incidenti e seminando due volanti della polizia. Eppure credeva di non
essere arrivato in tempo. Dove potevano essere Eiji, Blanca e Sin? Non a
casa del cinese, sperava, altrimenti avrebbe solo trovato dei cadaveri.
Si guardò un attimo intorno e il suo sguardo
si fermò sulla porta della casa abbandonata, quella dove nessuno voleva
vivere perché era creduta maledetta. Le sbarre che la chiudevano erano state
spezzate. Qualcuno doveva essere entrato e, dato che la sera prima era tutto
in ordine. Questo voleva dire che era stato Blanca. Eiji no di certo,
almeno.
Strinse la sua pistola e si diresse verso
l'apertura. Guardò all'interno, ma non vide nessuno. Sentì, però una voce.
Voce che assomigliava a quella del suo ex maestro. Proveniva dalle scale che
davano verso il basso. Entrò senza esitare e, camminando senza far
scricchiolare nessuna asse, seguì quella voce, desiderando solo di potergli
sparare.
<Lo so che sei qua, piccolo Eiji. Vieni fuori
e non ti farò del male. Devi solo sparire per un altro po' e startene buono
lontano dal mio Ash. Lo so che sei qua, non serve che ti nascondi...tanto ti
trovo>
"Non dargli ascolto, non uscire allo scoperto"
implorava silenziosamente Ash.
Intanto Blanca raggiunse la porta e l'aprì.
Quando l'odore di morto lo avvolse, si coprì il viso con una mano.
<Che schifo! Eppure, tu sei qui. Chissà se
sopporti bene questa puzza!>
Entrò nella stanza e Ash cominciò a scendere
le scale dietro di lui. Lo vide cercare Eiji nella stanza. Aveva in mano una
pistola. Doveva agire adesso, prima che lo trovasse. Alzò la pistola,
prendendo la mira e...
<Salve, Blanca! Da quanto tempo...>
Blanca si girò, preso alla sprovvista, solo
per trovarsi una pistola puntata in piena fronte. Da quella poca distanza,
Ash lo avrebbe colpito certamente. Il suo Ash. Morire per mano sua sarebbe
stato comunque accettabile, ma prima doveva uccidere quel moccioso.
<Ash...>
<Getta a terra la pistola>
<Spareresti ad un uomo disarmato?> si finse
stupito.
<Si. E ora gettala a terra>
<Ti accontento subito>
Blanca non aveva nulla da perdere, perciò
decise di tentare una mossa in extremis. Anziché gettare la pistola ai suoi
piedi, la gettò addosso ad Ash. Nel momento in cui il ragazzo si spostò per
non essere colpito, con un solo calcio, Blanca lo disarmò.
<La situazione si è ribaltata, mi pare>
Lo colpì in pieno stomaco con un destro
lancinante. Ash si piegò in due dal dolore l'uomo ne approfittò per colpirlo
nuovamente, facendolo cadere a terra. Poi gli puntò la pistola addosso.
<Chiama il tuo amico. Digli di venire fuori.
Digli che se non viene io ti ammazzo>
Non aprì bocca. Non aveva intenzione di
consegnargli il ragazzo che tanto amava.
<Stupido. Sai, io non voglio veramente
ucciderti, ma di questo passò sarò costretto a farlo. E sai bene che lo
farei>
<Perché?>
<Cosa? Il piccolo genio non ha ancora capito!?
Bene, ti spiego tutto subito. Io ti amo, Ash Lynx, e vorrei stare con te per
sempre. Però tu ami quello stupido ragazzino. Che fare, allora, se non
ucciderlo. E chissà che dopo non mi venga voglia di uccidere anche te. Ti
amo, si, ma so che non potrò mai averti>
Stupito. Sapeva di piacergli almeno un po', ma
da qui all'amore...la strada è lunga.
<Tu sei pazzo>
<Forse, ma non posso vivere sapendovi insieme>
<Noi non stiamo assieme>
<Adesso, ma appena vi sarete ritrovati non vi
separerete mai più>
<E chi ti dice che anche lui ami me?>
<Se non perché sarebbe venuto fin qua. E,
comunque, per me non fa differenza che lui ti ami o meno. Io voglio
ucciderlo perché sei tu ad amarlo. Sarai tu la causa della sua morte. Ora,
fallo venire fuori>
<No.>
<VALLO VENIRE QUI, HO DETTO!!>
<NO!>
<Benissimo. Vorrà dire che morirai tu per
primo>
Avvicinò il dito al grilletto e cominciò a
fare pressione. Il colpo stava per partire, quando il suo corpo cominciò a
muoversi, come scosso da violenti brividi.
Ash vide i suoi occhi farsi bianchi, i suoi
muscoli irrigidirsi e la bava cominciare ad uscire dalla sua bocca.
Contemporaneamente cominciò a sentire un forte odore di carne bruciata e il
suono dell'elettricità che gira. Piccole scosse blu cominciarono a farsi
vedere attorno al corpo di Blanca. La pistola, ancora stretta nella sua mano
minacciava ancora di sparare, ma era puntata altrove, nella stanza.
Era uno spettacolo orribile. Blanca stava
morendo così, davanti ai suoi occhi, e lui non riusciva a capacitarsene.
Cosa gli stava succedendo?
Finalmente, dopo alcuni minuti, il suono
dell'elettricità si interruppe e Blanca si accasciò a terra, morto. Il suo
corpo, però, ancora si muoveva violentemente, percorso dalle scariche. In
piedi dietro il cadavere, Eiji teneva in mano una grossa pinza collegata ad
un filo dell'alta tensione.
<Eiji...>
Ash non poteva credere ai proprio occhi. Si
alzò in piedi proprio quando il giapponese cadde a terra, in ginocchio. Gli
si avvicinò di corsa, preoccupato, ma felice di vederlo. Lo abbracciò
togliendogli di mano l'arma. Tremava con una foglia, ma era troppo scioccato
per piangere.
<...l'ho ucciso...> sussurrò solo.
<Va tutto bene, non preoccuparti> lo consolò
l'altro.
<Ma io...>
<Non avevi scelta. Per fortuna stai bene>
<Ash>
Invocando il suo nome lo strinse forte attorno
a se. Finalmente lo aveva trovato. Finalmente lo sentiva di nuovo.
Finalmente poteva sentire il suo profumo, la sua pelle, vedere il suo occhi,
ascoltare il suono della sua voce, cibarsi dell'affetto che gli mostrava.
<Mi sei mancato tantissimo...>
Riuscì solo a dire prima di lasciarsi svenire
tra le sue braccia.
Quando ciò accadde, Ash se lo strinse di più
addosso, non accorgendosi di stare piangendo. Era felice. Eiji era lì con
lui e, sebbene avesse perso i sensi, stava bene. Non era ferito, non era
morto. Il suo respiro e il calore della sua pelle ne erano le prove. Quanto
gli era mancato. Quanto aveva sognato il momento in cui l'avrebbe stretto
ancora tra le sue braccia. Aveva un disperato bisogno di lui. Ora che era
tornato si rendeva conto che, per tutto quel mese, non aveva fatto altro che
impegnarsi fino all'osso del collo pur di non sentire il peso lacerante
della sua mancanza distruggerlo.
<Ti starò sempre accanto>
Disse, prima di prenderlo in braccio e
portarlo fuori da quella casa maledetta.
DUE GIORNI DOPO- CHINATOWN ORE 23:57
Ash entrò nella camera dove Eiji stava
dormendo e si sedette sull'orlo del suo letto. Lo guardò un attimo dormire
tranquillo, poi cominciò ad accarezzargli la testa. Piano, Eiji aprì gli
occhi per godersi appieno quelle carezze così rassicuranti ed amorevoli.
<Scusa, non volevo svegliarti> si scusò Ash
<A me fa piacere che tu l'abbia fatto, invece>
rispose l'altro mettendosi seduto vicino ad Ash.
<Come stai?>
<Meglio>
<Mi hai fatto preoccupare molto>
<Scusami, non volevo>
<Hai rischiato troppo venendo a New York>
<Non riuscivo più a sopportare di starti
lontano> arrossì violentemente.
<Saresti potuto morire>
<Anche tu. E, comunque, meglio morire cercando
di starti affianco piuttosto che vivere sapendoti perso>
Ash lo abbracciò e continuò:
<Non dire queste cose. Farai di tutto perché
non ti accadesse qualcosa di male, a costo di tenerti lontano da me, a costo
di soffrire io stesso>
<Ma così soffrivamo entrambi. Ash, io voglio
starti per sempre vicino. Non mandarmi più via. Qualunque cosa accada io
voglio rimanere con te>
Ash sciolse l'abbraccio di pochi centimetri,
sufficienti per guardare Eiji negli occhi. Era tutto rosso in viso, ma non
abbassò lo sguardo. Adesso voleva quell'amore che per un mese e più aveva
solo sognato, desiderato. Quell'amore che gli aveva fatto commettere pazzie
enormi, ma giuste. Pazzie senza le quali sarebbe impazzito. Voleva quell'amore
di cui solo il pensiero era riuscito a tenerlo in vita.
Così lo baciò.
Baciò Ash con tutto l'affetto che provava e
lui rispose dando prova d'amarlo allo stesso modo. Sentì una mano tornare ad
accarezzargli i capelli, mentre un'altra era ferma sul suo petto.
Quel bacio...da quanto tempo entrambi avevano
bramato di impossessarsi delle labbra dell'amato, rimandando sempre! Non
potevano aspettare. Così la lingua di Ash cominciò a giocare con quella di
Eiji, mentre i loro corpi ribollivano di quella passione che avevano sempre
repressa e le loro virilità si eccitavano.
<Ti amo> riuscì a dire Eiji, in un momento di
respiro <Non posso vivere senza di te>
<Eiji...darei la mia stessa vita per te da
quanto ti amo>
Poi tornò a baciare quelle labbra così soffici
e saporite, per poi passare a posargli teneri baci sul collo, fino alla
spalla e poi di nuovo su fino all'orecchia.
Eiji non poteva credere che stava succedendo.
Era così felice, bramoso, eccitato...voleva il suo Ash più di qualsiasi
altra cosa al mondo e si lasciò cadere in un turbinio dei sensi, mentre
un'ondata di piacere lo colpiva e sommergeva fino a fargli perdere la
ragione.
Ash velocemente si tolse la maglietta, mentre
Eiji non la smetteva accarezzarlo lungo la schiena e di baciarlo ovunque.
Poi, tornato a baciare quella pelle così liscia e vellutata, gli tolse la
camicia e lo spinse disteso sul letto.
<Ash...>
Non era un'invocazione che pretendeva una
risposta, tuttavia lui si fermò e tornò a baciarlo sulle labbra, come prova
del fatto che stava pensando solo a lui.
<Se non lo vuoi...basta che dici ...di no...>
sussurrò Ash al suo orecchio
<Do'hao...certo che...lo voglio>
Non perse tempo a chiedergli cosa significasse
quell'espressione giapponese. Tornò a posargli baci sul petto, tracciandone
una scia fino al ventre, ne posò uno sull'ombelico e ritornò su, per
cominciare a stuzzicare il capezzolo destro. Ne baciò il contorno, per poi
passare la lingua sulla punta ormai indurita. Eiji gemeva di piacere ai suoi
baci, mentre le sue mani si erano soffermate sui capelli di Ash e sul suo
collo, accarezzandolo ovunque arrivassero.
Colla lingua, Ash fece una scia fino al
capezzolo sinistro, dove ripeté la stessa operazione. Scese ancora
baciandolo fino all'ombelico, mentre le mani andarono sui bottoni dei suoi
pantaloni, aprendoli e sfilandoli. La stoffa dei boxer di Eiji era così
tirata che minacciava di rompersi da un momento all'altro. Ash passò una
mano sull'indumento, mentre l'eccitazione s'induriva ulteriormente a quel
tocco. Eiji per poco non gridò preso alla sprovvista, ma gemette forte
quando il ragazzo gli sfilò i boxer e cominciò una dolce tortura colla
lingua. Dapprima baciò l'interno coscia, procurando brividi per tutto il
corpo al moretto, che ormai non riusciva più a trattenere le urla di puro
piacere. Poi colla lingua passò e si soffermò sui testicoli, disegnando dei
piccoli cerchi.
<A..Ash...muo...viti> gemette Eiji.
Ash cominciò a passare la lingua su e giù per
la virilità dell'altro, soffermandosi a baciare le parti dove era più
sensibile. Eiji arcuò la schiena quando lui, finalmente, si decise a
prenderlo interamente in bocca e guidò la sua testa su e giù, ritmicamente,
fino a che il piacere che provava passò quella sottile linea e venne nella
sua bocca, svuotandosi.
Ash bevve quel liquido e tornò a baciare
passionalmente Eiji, che rispose colla stesso entusiasmo.
<Non ti fermerai mica, spero> disse
Ash sorrise e lo baciò di nuovo mentre il
giapponese cominciò a togliergli i pantaloni, ormai soffocanti. Prima che
riuscisse a togliergli anche i boxer, Ash tornò giù a baciare l'asta di
nuovo rigida e si tolse l'ultimo indumento. La sua virilità pulsava come non
mai e non gli dava pace. Doveva concludere ciò che aveva iniziato o sarebbe
impazzito.
<Lo vuoi sul serio?> chiese come ultima
conferma
<Ti sembrano domande da fare adesso!?> Ok, era
un si.
Senza esitare oltre, ma pur sempre con un
certo riguardo, lo penetrò con un dito. Lo sentì irrigidirsi per il dolore.
<Tranquillo, adesso passa tutto> lo rassicurò
baciandolo.
Avvolse di nuovo l'eccitazione con tutta la
bocca e cominciò a pompare, a ritmo con movimento del dito. Molto presto
aggiunse un secondo e un terzo dito, fino a quando seppe che Eiji era quasi
giunto al limite una secondo volta e che anche lui stava per venire. Così
tolse le dita e, avvertendo un po' di disappunto da parte di Eiji per
l'interruzione, le sostituì con la sua virilità. Eiji si irrigidì
nuovamente, ma poi alcune parole dell'amato giunsero alle sue orecchie e si
rilassò. Ash cominciò a muoversi su e giù dentro Eiji, mentre colle mani
pompava la sua eccitazione, che ormai pulsava all'inverosimile.
Anche lui si sentiva allo stesso modo. Era
così eccitato...il suo corpo era invaso da mille emozioni, sentimenti, non
era più in grado di controllarsi. Vide gli occhi di Eiji stringersi a
fessure dall'enorme piacere. Si mosse ancora e seppe, da un urlo di piacere
dell'altro, d'aver trovato quel magico punto. Continuò a muoversi
guardandolo arcuarsi sempre più, colla teste ormai piegata all'indietro e le
mani che stringevano con forte le lenzuola. Sentiva di non farcela più.
Ancora qualche istante e sarebbe venuto. Guardò ancora una volta l'Eiji
arcuato ed eccitato sotto di lui e si sentì esplodere. Tutto il calore andò
in un unico punto, lì nel basso ventre, ed uscì liberandolo.
Eiji si sentì riempire da Ash mentre lui
veniva. Ormai era al limite anche lui, non sarebbe resistito oltre, e si
lasciò andare, venendo nelle sue mani. Si lasciò cadere sul letto liberando
la schiena da quella posizione. Era sfinito. Ma felice. Sentì Ash uscire da
lui e distendersi al suo fianco, coprendoli entrambi. Lo abbracciò
baciandolo con le poche energie rimaste.
<Te l'ho detto prima, ma te lo ripeto anche
adesso: ti amo, Ash. Tu non immagini neanche quanto>
<Anche io ti amo, oltre l'inverosimile. Non ti
abbandonerò mai più>
Si strinsero di più mentre il sonno calava su
di loro e li faceva addormentare così come avrebbero sempre desiderato
stare: l'uno avvolto nelle braccia dell'altro, a sentire il suo calore fino
al mattino.
OWARI.
Evviva! L'ho finita! Facciamo festa! Questa ff
l'ha dedico a Koji, che sta facendo gli esami di maturità. Le ho detto che
gliela dedicavo solo se li passava, ma sarà così anche se (poco probabile,
se non impossibile) rimanesse in quinta...per consolazione!
Vi piace, non vi piace? Sappiate però che è la
prima lemon che scrivo...mi dispiace se è venuta male. E sottolineo
appunto il "se". Sapete, la speranza che sia venuta bene c'è sempre...
Un bacione a tutti coloro che l'hanno letta.
Accetto commenti di tutti i tipi, perciò fatemi sapere come vi sembra, per
favore: è importante per me sapere cosa ne pensiate, quantomeno per
migliorare.
Ash.
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