Un’altra
songfic per glorificare la coppia d’oro di Slam Dunk, ossia l’HanaRu!
Questa volta ho preso in prestito una canzone bellissima degli 883.
Dedico
questa fic a Nausicaa, a Greta, a Ria e mando un bacione a Angie.
Ah,
ovviamente Ru è mio, per gli altri…..ci sto lavorando!^^
Ti sento
vivere di
Calipso
Non so che cosa fare
Il sonno se ne è andato e non tornerà
Un vetro da cui guardare
Il silenzio fermo della città
E ti vorrei chiamare
Sì però a quest’ora ti arrabbierai
E poi per cosa dire
A metà io so che mi bloccherei
Perché non è facile
Forse nemmeno utile
Certe cose chiare dentro poi non
Escono, restano, restano
Vorrei dirti, vorrei
Ti sento vivere
In tutto quello che faccio e non faccio ci
sei,
mi sembra che tu sia qui
sempre
Vorrei dirti, vorrei
ti sento vivere
Dovunque guardo ci sei tu
Ogni discorso sempre tu
Ogni momento io
Ti sento sempre più
Guardo
l’orologio sul mio comodino: le tre del mattino. Sospiro, tirandomi su a
sedere sul futon, è inutile che io resti sdraiato, tanto non ho più
sonno. Mi succede spesso ultimamente, più precisamente è da una
settimana che soffro di questa strana insonnia. Mi ritrovo con gli occhi
sbarrati a fissare il soffitto, la mente piena di pensieri che talvolta mi
fanno arrossire, che mi fanno andare le guance in fiamme e nascondere la
testa sotto il cuscino, come se fosse possibile così, tenerli lontani!
Non ho mai provato niente di simile, pensando a qualcuno, perché è
questo che mi capita: immagino la morbidezza del suo corpo se fosse qui
accanto a me, nel mio letto, le mie mani che scivolano sulla sua pelle
nuda, io che…..ecco che ricomincio! Mi faccio quasi paura, constatando
come i miei pensieri siano sempre meno casti ultimamente, ed è tutta
colpa sua! Uhm, forse colpa è esagerato, diciamo che vista la sua
bellezza è praticamente impossibile non fantasticare su di lui. Bè, cosa
sono quelle facce?! Ah, il tensai ha capito, voi pensavate che stessi
parlando di Haruko! No, lei non ha niente a che vedere con il mio stato
d’animo scombussolato, è qualcun altro, qualcuno che credevo di odiare
e che, invece, mi ha stregato ogni giorno di più, ogni respiro di più.
Mi sono innamorato, innamorato veramente! Quello che ho scoperto di
provare per lui non è lontanamente paragonabile alle cotte infantili che
ho sempre sbandierato. Kaede, sì ormai nei miei pensieri lo chiamo per
nome, ha conquistato il mio cuore, ogni singola cellula del mio corpo
freme quando lui mi capita vicino o riesco ad incrociare i suoi occhi
bellissimi.
Mi
alzo definitivamente dal futon e istintivamente rabbrividisco, ma è
normale visto che siamo a metà gennaio. Indosso una felpa che avevo
lanciato ieri sera su una sedia e guardo la città fuori dalla finestra,
immersa nell’oscurità. Alzo gli occhi al cielo, le stelle non sono
visibili stanotte, il cielo è coperto e tende al bianco, scommetto che
tra un po’ comincerà a nevicare, coprendo tutte le cose di un candore
scintillante, come la sua pelle……torno con la mente a una settimana
fa: lui ed io eravamo rimasti in palestra da soli, ormai capita spesso, da
quando sono rientrato in squadra dopo la riabilitazione i nostri rapporti
sono leggermente migliorati, meno insulti, meno risse è come se avessimo
trovato un equilibrio, un modo di andare d’accordo, un modo tutto
nostro. Io ero già vestito, lui stava uscendo dalla doccia e, passandomi
vicino è scivolato sul pavimento bagnato. Io mi sono mosso istintivamente
e ho allungato un braccio, prendendolo per la vita
e sostenendolo, così me lo sono praticamente trovato addosso, le
mie narici inebriate dal profumo della sua pelle, che sa di buono e di
dolce. Ho aumentato la mia stretta e lui mi ha guardato interrogativo con
quei splendidi zaffiri che sono i suoi occhi, freddi e pungenti, ma così
espressivi. Non una parola, non una domanda, lui sembra non aver bisogno
di parlare per farsi comprendere, almeno non da me. L’ho sentito
rilassarsi nel mio abbraccio, come se fosse a suo agio o fosse usuale per
noi trovarsi in simili situazioni, così vicini…..poi il mio sguardo si
è fissato sulla sua bocca dischiusa e ho cominciato a sentirmi bruciare
dentro, bruciare dal desiderio di sentire il sapore di quelle labbra
invitanti e semplicemente ho fatto quello che il mio cuore voleva, come
sempre nella mia vita del resto……mi sono chinato sul suo volto senza
lasciare che si muovesse da vicino a me e l’ho baciato, una carezza
lieve e senza pretese: uno, due, a un certo punto non mi bastavano più,
incoraggiato dal suo mutuo consenso, ho passato la mia mano tra i suoi
capelli, li ho intrecciati
alle mie dita e gli ho fatto inclinare la testa per avere libero accesso
al suo collo e avvertire i brividi sulla sua pelle. Sono tornato a cercare
la sua bocca e questa volta il bacio è stato violento, intimo,
coinvolgente e troppo breve.
Come risvegliatomi da un sogno, ho realizzato che stavo baciando Rukawa e
mi è preso il panico! Non era vergogna di provare attrazione per un altro
ragazzo, ma la consapevolezza che quel bacio aveva aperto uno spiraglio
nella mia coscienza, facendomi capire quello che avevo nascosto fino ad
allora anche a me stesso e la paura di non provare piena corrispondenza in
lui. Ho farfugliato un ‘adesso devo andare ’ e sono uscito dallo
spogliatoio senza voltarmi a guardare l’espressione del suo viso. Mentre
rievoco questo ricordo, mi sfioro le labbra con le dita, come a cercare
una traccia di quel meraviglioso contatto. Nessuno di noi due ha accennato
a quanto accaduto quel pomeriggio in questi giorni, ma sento che qualcosa
è cambiato, che quel bacio non ha cambiato solo me, ma come fare per
averne la sicurezza? E poi, sarei in grado di dare voce
a quanto mi si agita dentro adesso quando penso a lui? Eppure so
che devo trovare il modo per farlo! Guardo il telefono sulla mia
scrivania: potrei chiamarlo…….bè, certo sono solo le tre di notte!!!
Sicuramente ti arrabbieresti, non a torto ammetto e poi, che ti direi?!
Certe cose sono così chiare nel cuore, dentro di me, ma se provo a
cercare le parole per poterti spiegare quello che sento, quello che provo,
niente! Le parole si impigliano nell’anima e restano lì avvolte,
intrecciate su loro stesse e io non so che fare…..basterebbe dirti che
in ogni mio discorso c’è il tuo nome, così come in ogni pensiero? Che
ogni cosa che faccio o non faccio tu ci sei? Che ti sento vivere dentro di
me, accanto a me anche quando sei lontano? Capiresti quanto sono
innamorato di te, inesorabilmente e totalmente? Mi crederesti? Non lo so,
non lo so proprio e continuo a pensare a te, sempre…..
Seduto lì a parlare
Con i tuoi amici che bello sei
Mi sembra di impazzire
Per essere lì con te non so che darei
Ti vorrei far vedere tutte i miei
foglietti e le lettere
Che ti vorrei spedire
Ma non ho il coraggio e non so perché
Perché non è facile
Forse nemmeno utile
Certe cose chiare dentro poi non
Escono, restano, restano
Vorrei dirti, vorrei
Ti sento vivere
In tutto quello che faccio e non faccio ci
sei,
mi sembra che tu sia qui
sempre
Vorrei dirti, vorrei
ti sento vivere
Dovunque guardo ci sei tu
Ogni discorso sempre tu
Ogni momento io
Ti sento sempre più
Cammino lentamente verso la stazione, il
rumore dei mie passi è attutito dalla neve caduta in quantità stanotte:
un morbido strato bianco che avvolge tutto. A me piacciono i panorami
invernali, mi sento a mio agio, li avverto come consoni al mio carattere,
in fondo sono nato a gennaio….mi piace il silenzio che inevitabilmente
comporta l’inverno, quel desiderio di ambienti chiusi, caldi e
confortevoli….l’unico inconveniente è che con questo tempo i campetti
di basket sono praticamente impraticabili!
Il mio respiro si condensa in nuvolette
davanti al mio viso, fa veramente freddo…..chissà cosa sta facendo quel
do’aho? Ecco, ci risiamo, sto pensando nuovamente a lui! La cosa non è
nuova per me, intendiamoci: inizialmente mi soffermavo a guardarlo
giocare, perché ero attratto dal suo talento naturale, dalla grinta e la
passione che lo portavano anche a fare delle figure terribili, ma mai ad
arrendersi e, a modo mio, lo ammiravo. Poi c’è stato quel contatto
cercato e voluto alla fine della partita del Sannoh, le nostre mani che si
sono toccate, mille scintille nel mio cuore ai suoi occhi puntati nei miei
mentre mi veniva incontro….dovevamo essere proprio buffi,
credo…..quindi, non dovrei meravigliarmi se mi ritrovo a pensare a lui,
ogni tanto…..spesso….solo che da una settimana a questa parte, i miei
pensieri non vanno al suo modo di giocare, ma a dettagli più fisici,
diciamo così! È successo qualcosa tra noi, un bacio, inaspettato e non
cercato, ma che ha toccato il mio cuore, scaldandolo. Eravamo soli negli
spogliatoi e io sono scivolato sul pavimento bagnato dopo la doccia. Ho
sentito il suo braccio chiudersi intorno alla mia vita e un brivido
corrermi lungo la schiena, sono diventato consapevole del suo corpo forte
premuto contro il mio e ho sperato che quel contatto durasse il più a
lungo possibile. Hanamichi,( ecco, vedete? Lo chiamo anche per nome,
adesso! ) mi ha stretto maggiormente e io ho alzato lo sguardo su di lui,
su quegli occhi caldi, dolci, del colore del cioccolato, mi sono sentito
così bene, come quando salto a canestro e sento il rumore confortante
della retina accarezzata dalla palla. La sua bocca è calata dolce,
incerta e carezzevole sulla mia….ho chiuso un attimo gli occhi
esultante, come se avessi sperato che lo facesse…..i sui baci sono
continuati, sono passati sul mio collo, le sue dita strette intorno ai
miei capelli e poi…..il primo vero bacio di tutta la mia vita, la sua
bocca umida e calda, il suo sapore…..porto le dita alle labbra,
rievocando quel tepore e quella morbidezza…..sorrido lievemente tra me e
me, poi una punta di rammarico al ricordo di lui che si allontana, che mi
lascia solo, quando io avrei voluto essere stretto dalle sue braccia e
baciato, ancora e ancora…..ho scoperto di provare qualcosa per lui o
forse, più propriamente ho preso coscienza di quali fossero i miei veri
sentimenti per lui, ma ignoro i suoi. Cosa ha significato quel bacio per
lui? Cosa sono io per lui ora?
Continuo a camminare, ma davanti alla sala giochi mi fermo: tu sei lì
con tuoi amici, seduto su uno sgabello e sei così bello….non ti ho
guardato quando sei uscito dagli spogliatoi oggi, non avevo visto quanto
di dona quella felpa verde con il cappuccio che indossi sui jeans…..stai
ridendo con i tuoi amici, probabilmente di qualche sciocchezza che stai
raccontando, una delle tue idiozie e ridi, non la tua risata megalomane e
un po’ maniacale, ma una vera risata che ti illumina il volto. Non so
che darei per essere lì con te. Rimango a fissarti come un cretino, il
naso sul vetro e ripenso all’idea stupidissima che ho avuto ieri sera:
scriverti, per dirti che da quando ci siamo baciati io penso sempre a te,
che dove prima c’era posto solo per la pallacanestro, ora tu ti sei
sistemato stabilmente! Qualunque cosa faccia o non faccia tu sei lì, ti
sento vivere dentro di me e sono spaventato, spaventato da quanto tu sia
diventato importante in così poco tempo, contro ogni mia logica, ogni mio
tentativo di convincimento che è solo un sogno. Io che non ho paura di
niente, non ho il coraggio di farti avere quei mie foglietti pieni di
speranze e sogni, pieni d’amore….per te.
Che ne faresti, eh Hanamichi? ( secondo la visione che io ho di Ru,
lui non scriverebbe foglietti & affini, ma per esigenze di armonizzare
le strofe della canzone con la fic, mi sono presa questa licenza poetica,
chiamiamola così!^^ ndC )
Guardo nuovamente verso di te e vedo il
tuo amico, quel Yohei dirti qualcosa e troppo tardi mi rendo conto che ti
sta rivelando che io sono qui. Tu volgi la testa verso di me e ti alzi,
vieni verso di me. Resto ad aspettarti, la mano stretta sulla cinghia del
borsone.
“Rukawa….”
“Sakuragi….”
Ecco, ora che ci siamo ricordati come ci
chiamiamo?! Lui mi guarda incerto, si passa una mano sulla nuca, lo fa
sempre quando è imbarazzato……
“Che ci fai da queste parti?” mi
chiede infine.
“Sto andando a casa….”
“Ah…..bè……senti, io……ti và
se facciamo la strada insieme?”
Annuisco brevemente e il mio stupido cuore
batte più forte. Hanamichi torna dentro, prende il suo giaccone, saluta i
suoi amici e torna da me.
“Andiamo?”
Raggiungiamo la stazione e ci sediamo su
una panchina. Continuo a chiedermi perché abbia voluto lasciare i suoi
amici per fare la strada con me, lo scruto ogni tanto con la coda
dell’occhio, guarda insistentemente davanti
a sé. Cerco di scaldarmi le mani, soffiandoci sopra, ho dimenticato i
guanti stamattina. Non avverto il movimento di Hanamichi, vedo solo che le
sue grandi mani calde si stringono intorno alle mie.
“Sei gelato, dovresti portare i guanti
con questo tempo….” Non avevo mai sentito nella sua voce questa nota
di dolcezza.
“Lo so…” ammetto e lui sorride.
“Hai anche le guance arrossate dal
freddo, kitsune.” No, non credo che sia freddo, quello! È l’effetto
delle nostre mani unite!
L’arrivo di un gruppo di studenti ci fa
trasalire: torniamo ognuno ai propri pensieri. Ignoro a quale fermata lui
scenda, ma in prossimità della mia mi avvicino alla porta.
“Ci vediamo….” gli dico, alzandomi,
ma lui mi imita.
“Aspetta! Io….volevo dirti….” Si
interrompe, sbuffando e arrossendo. Io stringo le labbra, lasciando andare
il respiro, afferro il suo polso e lo trascino fuori dal treno, quando
arriva alla mia fermata, lui mi lascia fare. Raggiungiamo casa mia e solo
davanti a un tè, troviamo finalmente entrambi il coraggio di parlare di
quello che è successo nei nostri cuori ed è bellissimo, perché la
parole dell’uno trovano piena corrispondenza in quelle dell’altro.
Scopriamo i stessi timori, i stessi sentimenti…..
“Io penso sempre a te……”
“Qualunque cosa faccia mi viene in mente
la tua faccia da do’aho…..”
“E io vedo il tuo musino da volpe
spuntare ovunque…..”
“Do’aho!”
“Stupida volpe!!”
Continuando nella nostra migliore di
interpretazione di volpe VS scimmia rossa, avviciniamo i nostri visi e
quello che dentro di noi è talmente chiaro da essere evidente, ma così
difficile da esprimere a parole, trova istintivamente il modo di
rivelarsi: con i nostri baci! Ora come non mai lo sento vivere e questa
volta con me!
FINE.
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