HanaRu ispirata da una doujisnhi (anche quella HanaRu,
of course! ^^) del circolo No-ten: purtroppo conosco la trama solo del
primo volumetto di "Tiny Love" ma credo che le dj che compongono
questa storia siano circa quattro… E visto che le No-ten sono uno dei
circoli preferiti di Calipso (be’ anche dei miei…) e che le piace
tantissimo questa dj, ho deciso di scrivere questa fic tutta per lei, per
farle un regalo di compleanno!! Tanti auguri, Calipso!!!! ^_^
E un bacione anche a Greta e a Ria.
Ah, ovviamente ci ho aggiunto anche un po’ di mio,
per evitare un plagio totale! ^_^
I personaggi non sono più di Inoue, me li sono presi…io
volevo solo Ru, ma ho dovuto adottare anche Hana che non sa stare senza il
suo volpacchiotto!!! ^^
Tiny love
di
Nausicaa
>>><<<
La palestra era chiusa a quell’ora: ormai gli
allenamenti erano finiti da almeno mezz’ora e tutti se ne erano andati
quasi di fretta, pensando agli impegni lasciati in sospeso, come i compiti
o altre commissioni extra-scolastiche.
Anche lo spogliatoio era chiuso, e soltanto una
striscia di luce sottilissima che si intravedeva da dietro la porta faceva
capire che però non era vuoto.
Hanamichi sentì le braccia di Rukawa cingergli il
collo e stringerlo, e istintivamente spinse più a fondo dentro di lui
mentre lo teneva stretto a sua volta e affondava il volto nell’incavo
della sua spalla, contro la pelle morbida e liscia.
Si morse le labbra per non gridare, mentre i sospiri di
Kaede gli riempivano la mente…ma non poté trattenersi quando il volpino
si abbandonò, sdraiandosi, continuando a cingerlo perché si sdraiasse
anche lui… in quel modo poteva osservarlo: il suo bellissimo viso
arrossato, accaldato e velato dal piacere gli riempiva gli occhi, e poi i
capelli neri umidi, gli occhi blu socchiusi…uno sguardo più intenso e
raggiunsero il culmine…
Dopo, rimasero abbracciati: Kaede era ancora sdraiato e
lui era chino sulla sua volpe, per baciargli dolcemente una guancia; ci fu
un momento in cui sembrò che Hanamichi stesse per dire qualcosa, ma poi
le parole parvero morirgli sulle labbra e l’atmosfera di aspettativa di
cui si era riempito lo spogliatoio si dissolse, lasciando un leggerissimo
strascico di delusione da parte di entrambi.
Come sempre, si rivestirono in silenzio e, senza una
parola, uscirono dalla stanza, chiudendola, per arrivare alla bicicletta
di Rukawa, parcheggiata nel cortile della scuola.
In genere era Hanamichi a portarla: era così da quando
le cose fra loro erano cambiate, pochissime settimane prima.
Già…era la fine dell’autunno allora, mentre adesso
il freddo dell’inizio dell’inverno era pungente e mancava molto al
momento in cui avrebbe lasciato il posto alla primavera.
Hanamichi si chiese un po’ sconsolato se per quel
tempo sarebbero riusciti a cambiare quella situazione che stava diventando
insostenibile… e si ritrovò a pensare a quando era iniziata…
Aveva ricominciato da poco ad allenarsi con la squadra,
dopo la fisioterapia, ma era ancora nervoso: gli mancava avere in squadra
il Gorilla e Megane-kun, anche se mai quanto a Mitsui, e in più era
irritato perché gli sembrava che Miyagi lo trattasse come se si fosse
appena infortunato. Si era accorto che i suoi allenamenti non erano
esattamente come quelli degli altri… razionalmente lo capiva e sapeva
che doveva esserci anche una precisa disposizione di Anzai dietro questo
trattamento, ma in realtà lo trovava inaccettabile! Non aveva bisogno di
favori, lui, e non ne aveva mai chiesti!!! Per chi lo avevano preso? Per
un rammollito?! Alla fine aveva affrontato i suoi senpai, nello
spogliatoio, prima che ne uscissero per tornare a casa, e avevano quasi
litigato: lo avevano solo urtato le parole ragionevoli con cui Miyagi gli
diceva che ci voleva ancora tempo e avrebbe preso a calci Mitsui quando
questi, a mezza bocca e probabilmente umiliato dal doverlo riconoscere,
gli aveva fatto presente che lui stesso, se non avesse voluto strafare,
ignorando qualsiasi sensata osservazione, non avrebbe passato due anni
senza giocare… voleva fare la stessa fine?
Non era cretino, lo sapeva da sé!!! Ma era tanto
difficile capire che odiava sentirsi escluso?
"Devi solo pazientare un altro po’, Hanamichi!".
Sapeva anche questo, e non era riuscito a replicare.
Dopo altri minuti di discussione piuttosto accesa, i
due senpai avevano lasciato lo spogliatoio (uno per raggiungere,
finalmente, il suo Kogure e l’altro per tentare di accompagnare a casa
Ayako), mentre lui era rimasto lì, fermo, cercando di trattenere la
rabbia.
Doveva pazientare. Ok.
Erano mesi che gli si chiedeva di pazientare, in un
modo o nell’altro!!! E fosse stato solo per il basket!!! Invece no…
"Idiota".
Hanamichi aveva sussultato, voltandosi di scatto e
vedendo Rukawa che se ne stava appoggiato allo stipite della porta, e lo
guardava un po’ cupamente. Il ragazzo dai capelli neri si era fermato in
palestra per fare gli ultimi tiri e doveva aver ascoltato parte della
discussione tra i suoi compagni di squadra.
Questa cosa gli aveva fatto salire il sangue alla testa…
"Stasera non è davvero aria, stupida volpe, ti
avverto!!" gli aveva ringhiato con espressione realmente minacciosa,
stringendo i pugni.
"Non è colpa mia se sei davvero stupido…
nessuno ci sta provando gusto a farti fare allenamenti leggermente
diversi. I senpai sono davvero cauti perché si preoccupano per te… non
si può essere imprudenti quando c’è di mezzo la schiena, te ne rendi
conto?".
Pur in mezzo alla rabbia, il rossino aveva pensato che
quel pomeriggio Rukawa era stranamente loquace… e non solo… nella sua
voce morbida (una voce capace di farlo rabbrividire con una sola parola)
aveva notato una punta di esasperazione…
Che anche l’asso dello Shohoku fosse preoccupato per
lui?
Eppure, tutta la sua rabbia e il suo nervosismo
dipendevano in buona parte da lui…eccolo lì il colpevole delle sue
notti agitate e il bello era che sembrava non essersi accorto di
niente!!!! Se ne stava appoggiato a quel dannato stipite, in modo
languido, e sapeva che non lo faceva apposta, che non c’era niente di
costruito, era sensuale, era sexy di natura, era misterioso ed intrigante…
"Non ho bisogno del tuo falso interessamento,
kitsune malefica!" gli aveva sibilato contro, avvertendo nitidamente
la tensione che aumentava in lui.
Maledizione, erano mesi che sentiva quella tensione:
ogni volta che erano vicini, ogni volta che si scontravano, ogni
dannatissima volta che per un qualche motivo lo sfiorava… e il pensiero
di lui, dannazione, era fisso nella sua testa da… da quando? Da quell’incontro
sulla terrazza, lo sapeva. Gli insulti scambiati con lui, avevano un
sapore diverso (qualcosa del tipo ‘ così insulto te e nessun altro’…),
le risse che alla fine non facevano poi così male, e le liti…avrebbe
litigato con lui per ore… perché in quei momenti lo vedeva con il
bellissimo viso acceso, con gli occhi brillanti, come quando era in campo…
Si rendeva conto di cosa significasse tutto questo,
Hanamichi era troppo onesto anche solo con se stesso per non ammetterlo,
ma dirglielo… come avrebbe potuto?
Quello che lo univa a lui, le risse e gli insulti, era
anche quello che li divideva, e poi c’era l’orgoglio, maledetto
orgoglio, che però era lì e sembrava insuperabile… o forse non era che
paura? Prima o poi avrebbe dovuto chiederselo seriamente: era orgoglio o
paura?
Dopotutto, che ne sapeva lui del volpino? Non riusciva
a immaginare, quindi tantomeno a prevedere, una sua reazione… ok,
avrebbe potuto insultarlo, fin lì non ci voleva Nostradamus, ma poi?!
Sberle, pugni, calci? Shock irreversibile?
Certo, nei suoi sogni più ottimisti il volpino non
faceva niente di tutto questo, ma lo guardava, gli sorrideva e lo
abbracciava dimostrando di ricambiarlo…
"Sei un do’aho".
Di nuovo. Non lo sopportava. Non da lui.
Perché doveva conoscerlo così poco? Possibile che non
sapesse quasi niente del ragazzo che, invece, lo affascinava così tanto?
"Sta’ zitto!!!" era scattato. Perché ce l’aveva
a morte con lui…
Rukawa era intenzionato a diventare il numero uno del
Giappone: aveva dovuto scoprirlo origliando una sua conversazione con il
calimero del Toyotama…
Rukawa voleva andare in America: aveva dovuto saperlo
dalle parole che la volpe aveva rivolto a Sawakita…
Si sentiva tagliato fuori dalla sua vita, lo avvertiva
lontano e non lo sopportava. Avrebbe dovuto parlargli, forse quello era il
momento giusto, mentre erano da soli nello spogliatoio, ma sapeva che non
ce l’avrebbe fatta: già si vedeva, impacciato e con gli occhi bassi,
rosso in volto, a compiere lo sforzo di mettere insieme due parole
decenti!!! Quando si emozionava non capiva più niente, era più forte di
lui…
Perso nei suoi pensieri, intento com’era a tentare di
mettere la sua roba nel borsone e a rivestirsi, Hanamichi quasi non si era
accorto del rumore della doccia e quando il suo orecchio l’aveva
registrato la sua mente aveva cercato di distrarsi, perché pensare a
Rukawa nudo sotto il getto d’acqua calda non era davvero il caso… il
volpino era stato rapido come sempre, e poi era seguito il rumore leggero
dei suoi abiti, il fruscio della stoffa della camicia sulla sua pelle…
>>><<<
Hanamichi non avrebbe saputo dire che cosa avesse fatto
cominciare il tutto, si ricordava solo che ad un tratto aveva detto
qualcosa e la kitsune aveva risposto per le rime e allora avevano iniziato
a litigare. Ma a litigare davvero… e Kaede sembrava arrabbiatissimo con
lui…
In effetti, Kaede era arrabbiatissimo con lui!!!
Prima di tutto, gli aveva fatto prendere un colpo
quando si era infortunato… lui era un ragazzo dai nervi saldi, ma era
stato difficile non mostrare il suo spavento quando lo aveva visto urtare
il tavolo e poi, più tardi, quando aveva fatto quel recupero
azzardatissimo e aveva sbattuto due volte di troppo la sua schiena già
ferita contro il parquet…
Quegli occhi nocciola, in genere allegri, erano
angosciati all’idea di poter perdere qualcosa di appena trovato e questo
gli aveva fatto male. Forse perché ormai si era abituato a sentirli
addosso: durante gli allenamenti, nei corridoi della scuola, nel campetto
del parco… non era così addormentato da non accorgersene, si era
accorto che quello sguardo seguiva i suoi movimenti, i suoi gesti…
vivido, bruciante…
Alla fine, si era anche reso conto che gli faceva
piacere: quando entrava nello spogliatoio e poi in palestra il suo cuore
aveva iniziato ad aumentare i suoi battiti non appena percepiva che, anche
quel giorno, gli occhi di Hanamichi scivolavano lungo il suo corpo e gli
scrutavano il viso, come se stesse cercando di capirlo meglio.
Per quello si era spaventato moltissimo vedendolo
dolorante alla fine dell’incontro con il Sannoh… e poi erano stati
lontani tanto tempo…
Quando era tornato dal ritiro con la Nazionale
juniores, dai senpai aveva saputo che la fisioterapia del numero 10 dello
Shohoku sarebbe durata ancora un po’ e che si era rivelata molto
faticosa.
E, infine, quando era tornato Hanamichi lui si era
sentito di nuovo bene… perché non era cambiato niente e quello sguardo
era ancora sempre fisso su di lui… ma c’era anche qualcosa di più:
una tensione nuova, o che forse lui scorgeva solo allora.
Rukawa sapeva di non essere bravo con le parole e
proprio per questo non poteva dare facilmente un nome a ciò che leggeva
negli occhi di Sakuragi o a ciò che provava quando erano vicini. A ciò
che Sakuragi lo aveva indotto a provare…
Sapeva, però, che, fra le altre cose, quel do’aho
gli dava ai nervi!
I senpai e il coach cercavano di farlo stare riguardato
un altro po’ e lui che faceva? Si lamentava!!! E strepitava che voleva
allenarsi come sempre, che lui era un tensai in grado di rimanere in
palestra fino a notte fonda, perché non conosceva la stanchezza e non la
temeva, cosa credevano?!
Rukawa aveva la tentazione continua di prenderlo a
pugni.
Ma cosa diavolo credeva di dover dimostrare quel
cretino di prima categoria?!
DO’AHO era la parola che compariva più
frequentemente nella sua testa!
Anche quel pomeriggio…
La discussione fra Mitsui, Miyagi e Sakuragi non era
stata una delle più piacevoli da ascoltare e lui ne avrebbe anche fatto
volentieri a meno, ma quei tre non parlavano, urlavano (almeno per i suoi
standard) e così non aveva potuto evitarlo…
Alla fine, quando i senpai se ne erano andati, aveva
dovuto dire la sua a quell’idiota rosso, non aveva resistito, ma si era
accorto subito che qualcosa non andava e che non c’entrava niente con
gli allenamenti e la prudenza…
Avevano iniziato a litigare proprio mentre si stava
rivestendo e lo sguardo di Hanamichi era… non lo sapeva, ma non lo aveva
mai visto così acceso…
Il battito del cuore aveva iniziato a martellargli
forte nella testa e non solo per la rabbia della lite…
E poi quel brivido lungo la schiena, quella sensazione
sottopelle quando Hanamichi lo guardava in quel modo bruciante…
Rukawa era stato colto di sorpresa, ma allo stesso
tempo non si era stupito più di tanto, quando nel bel mezzo della lite
Sakuragi gli si era avvicinato, lo aveva afferrato saldamente per la nuca
ma invece di dargli una testata lo aveva baciato appassionatamente sulla
bocca…
Hanamichi si era reso perfettamente conto di stare per
perdere il controllo, ma non aveva potuto farci niente: l’elettricità
che avvertiva nell’aria, le scariche che passavano fra di loro, gli
avevano fatto raggiungere il punto di non-ritorno…
Aveva preso Kaede per la nuca e lo aveva baciato. E
sembrava che il bacio non dovesse finire mai e dopotutto era quello che
sperava: ne aveva un bisogno disperato, di lui, della sua bocca, della sua
pelle… lo aveva abbracciato e adesso lo stringeva fortissimo, mentre si
sentiva scoppiare di gioia per quel corpo finalmente premuto contro il
suo, perché era il ragazzo che amava…
E poi…Rukawa non si stava divincolando, non aveva
cercato di allontanarlo da sé, anzi si era aggrappato alle sue spalle e
ricambiava il bacio!
Il ragazzo dai capelli neri era stordito: era il suo
primo bacio e poi l’abbraccio del do’aho era così caldo, così…
appassionato…
Sapeva che Sakuragi era una persona vitale, piena di
energie e di entusiasmo, aggressiva anche… ma quella passionalità che
adesso lo avvolgeva e lo travolgeva, facendogli perdere il senso della
realtà…be’ questa passione non era preparato ad affrontarla…
Eppure ne aveva bisogno anche lui: le labbra di
Hanamichi erano bollenti sulle sue, il suo ardore gli faceva scorrere più
veloce il sangue nelle vene, la sensazione della sua lingua che cercava la
sua gli faceva girare la testa, lo elettrizzava…
Non si erano neanche resi conto di essere finiti a
terra, non avrebbero saputo dire quando erano scivolati giù… Kaede lo
aveva capito sentendo il freddo del pavimento raggiungergli la schiena
attraversando la camicia. Ma non per questo aveva allontanato l’altro.
Si erano separati solo per un attimo per guardarsi
negli occhi e ognuno aveva scorto in quelli del compagno lucentezza e
confusione allo stesso tempo; le loro mani stavano iniziando a prendere
confidenza con il corpo dell’altro, timidamente quasi: Rukawa le aveva
posate sulle spalle ampie di Hanamichi e le faceva scorrere sui suoi
muscoli, sentendo quanto fossero forti; il rossino era rapito… Rukawa
era davvero lì con lui, bellissimo e desiderabile… aveva appoggiato
cautamente una mano sul suo petto niveo, accarezzando delicatamente la sua
pelle perfetta… osservando con emozione la bellezza del suo corpo
modellato da tanti allenamenti: i muscoli non eccessivi, allungati come è
proprio dei giocatori di basket… si era chinato a baciarlo dolcemente,
perché il compagno capisse quanto fosse importante per lui quel momento…e
poi dalle labbra di Kaede, morbide e vellutate, era passato al collo,
bianco ed elegante…e più giù, fino al petto… il torace di Kaede si
alzava e si abbassava ritmicamente, affannato, e questo lo aveva fatto
emozionare ancora di più…
Si era chinato a baciare e a sfiorare con la lingua i
piccoli capezzoli rosati e aveva sentito il corpo del volpino tendersi fra
le sue braccia, aveva udito dei sospiri da quelle labbra e le mani che lo
abbracciavano avevano aumentato la stretta… Hanamichi, allora, aveva
deciso di farsi più audace e aveva iniziato a succhiare il capezzolo
sinistro… le dita di Kaede erano affondate nelle sue spalle, e gli era
sfuggito un gemito…
A quel punto, avevano perso la testa tutti e due.
I baci si erano fatti ancora più appassionati, si
erano liberati dei boxer, lasciandosi completamente andare all’istinto.
E poi… e poi Hanamichi aveva sfiorato le gambe di
Kaede per indurlo ad aprirle maggiormente… il suo volpino (perché era
suo, sì, ormai poteva dirlo) lo aveva assecondato, ma quando il rossino
lo aveva guardato così bello, abbandonato a lui, si era sentito morire…
"E ora?" aveva pensato, ripetendosi questa
domanda nella mente come un mantra.
Prima di tutto, era imbarazzatissimo…ossia, voleva
fare l’amore con il suo volpino più di qualsiasi altra cosa, ma era la
prima volta…per tutto quanto!!!
"E ora?" si era ripetuto.
Che doveva fare, come lo doveva fare?!
Hanamichi si sentiva un po’ in preda al panico e
Kaede non lo aiutava: aveva alzato gli occhi cercando i suoi, ma lui
teneva il suo bellissimo viso voltato su un lato… e anche così poteva
vedere le sue guance arrossate, i suoi denti che affondavano nel labbro
inferiore, il suo leggero imbarazzo…
Era vero: Kaede era imbarazzato, ma non perché avesse
ripensamenti, soltanto…soltanto era la prima volta che qualcuno lo
vedeva così, che qualcuno lo toccava così intimamente… gli ci voleva
qualche minuto per abituarsi… e poi, perché quel do’aho non faceva
più niente?! Anche se non lo guardava, percepiva la sua immobilità e
anche una sua leggera ansia.
Alla fine, la kitsune si era voltata di nuovo verso di
lui con una luce interrogativa negli occhi blu e a quel punto Sakuragi
aveva dovuto ammetterlo! Si era chinato, affondando e nascondendo il volto
nell’incavo della spalla di Kaede, premendo contro il suo collo.
"E’ che… non so come si fa…" aveva
mormorato, stringendolo forte.
Kaede aveva spalancato gli occhi.
"Eh?!" oddio…
"Cioè, non è che non so come si fa…- si era
riscosso Hanamichi, dopo aver sentito il tono velatamente stupito (e
allarmato? Un pizzico di allarme c’era, sì!) del compagno-…ma non l’ho
mai fatto e ho paura di farti del male…" aveva ammesso, parlando a
bassa voce.
Aveva temuto di aver rovinato tutto, l’atmosfera, le
aspettative di Kaede… invece il compagno lo aveva stretto a sé e aveva
detto in un soffio:
" Neanche io l’ho mai fatto… ma non penso che
sarà difficile imparare…" e poi gli aveva preso la mano e aveva
iniziato a baciare e a inumidire le dita di Sakuragi, che a quel gesto
aveva preso molto dell’imbarazzo che gli era rimasto addosso ed era
stato scosso da un brivido.
Aveva ricominciato a baciare il collo di Kaede,
sensualmente arrovesciato all’indietro, e intanto le sue mani avevano
iniziato a scivolare lungo il suo corpo, lentamente.
Solo allora Kaede si era irrigidito, quando aveva
sentito la mano di Hanamichi insinuarsi nella sua intimità vergine: aveva
anche provato l’impulso naturale di afferrargli il polso e distoglierlo
così da lui, di allontanarlo, ma in realtà non lo voleva davvero e aveva
saputo trattenersi.
Era solo un po’ di imbarazzo per l’essere toccato
in quel modo, si era detto, respirando profondamente, mentre Hanamichi
riusciva a strappargli sospiri sempre più affannosi e, dopo i sospiri, i
primi gemiti…
Entrambi, a giorni di distanza, si sentivano ancora
sottopelle la più bella sensazione che avessero provato quel pomeriggio:
Hanamichi non aveva mai provato un calore simile a quello avvertito nel
corpo del suo Kaede, quando era entrato dentro di lui, un fuoco che era
arrivato in ogni parte di lui, in ogni cellula… e il ragazzo dai capelli
neri si era sentito sciogliere un nodo che gli stringeva l’anima da
troppo tempo, quando aveva sentito le parole sussurrate dall’altro:
"Finalmente, Kaede…".
Perché aveva capito che non si riferivano ad una
soddisfazione o a un sollievo fisico, ma ad una completezza assoluta
cercata e raggiunta.
Era stato quel mormorio a farlo rilassare, a farlo
abbandonare ancora di più all’atto di possesso del compagno, fino a far
scemare il dolore che aveva provato all’inizio in un piacere
totalizzante…
>>><<<
Già, quella era stata la
loro prima volta, ricordava Hanamichi, mentre pedalava con vigore e quasi
con rabbia verso la casa di Kaede.
E, naturalmente, ne erano seguite altre, ma mai
accompagnate dalle parole giuste!!! Il comportamento che tenevano l’uno
nei riguardi dell’altro era cambiato di poco: adesso le risse erano meno
frequenti e gli insulti non facevano più male, ma era solo questo…
Non uscivano insieme, non si telefonavano, parlavano
poco… ecco, forse era stato proprio quello l’errore: il non aver
parlato subito dopo la loro prima volta! Si erano fatti una doccia e si
erano rivestiti in silenzio, un po’ storditi perché comunque era
successo tutto inaspettatamente, e si erano salutati a bassa voce,
guardandosi intensamente.
E così le volte successive! Ossia, adesso Hanamichi
accompagnava a casa Rukawa e poi tornava a casa sua a rimuginare e a darsi
del cretino!!!!
Avrebbero dovuto parlare subito, ma non lo avevano
fatto per un disagio velato di pudore che li aveva colti subito dopo e
ormai più passavano i giorni più diventava difficile affrontarsi. Certo,
non sarebbe stato un discorso lungo, Hanamichi doveva dirgli che lo amava
ed erano tre parole in tutto: Kaede, ti amo!
Ma non riusciva a dirglielo: aveva paura di perderlo,
non aveva capito cosa pensasse il volpino. Cioè, sapeva di dover essere
importante per lui, altrimenti Rukawa non avrebbe mai fatto l’amore con
lui, di questo era sicuro… eppure, il tempo scorreva e sembrava sempre
difficile dirgli che era innamorato perso di lui, che non poteva pensare
di vivere senza di lui, che pensava soltanto a lui…
E se il ragazzo dai capelli neri non gli avesse
creduto? Se l’avesse considerata una dichiarazione fatta solo per poter
continuare a fare l’amore con lui? Ipotesi poco probabile, però c’era…
E se non lo avesse ricambiato abbastanza da voler stare
insieme a lui, da voler formare una coppia? Anche questo non corrispondeva
molto all’immagine che si era fatto del suo amore, ma l’insicurezza lo
aveva sempre reso così: la sua fantasia iniziava a volare e sempre verso
le direzioni peggiori!!!!
Eppure doveva venirne a capo!!!!
Era stato così assorto che solo in quel momento si
rese conto del silenzio totale di Rukawa.
"Oi, stupida volpe, non addormentarti e vedi di
reggerti bene!!" gli disse, preoccupato.
"Non sto dormendo".
"E allora che hai? Com’è che oggi non trovi il
fiato per riprendermi su come faccio le curve?" chiese Sakuragi; gli
piaceva sentirlo parlare… be’ sì , quelle poche volte in cui
succedeva!!!!!
"Sono un po’ stanco".
Queste parole fecero suonare un campanello d’allarme
nella testa del numero 10 dello Shohoku: per cosa era stanco? Era un modo
per dirgli che era stato troppo appassionato, prima, mentre facevano l’amore?
Era un modo gentile e formale per dirgli che era stanco di lui e della
situazione?
Hanamichi si agitò e prestò meno attenzione alla
strada; arrivò anche a voltarsi indietro per poter scrutare il suo
profilo… ma perché doveva sedersi in quella maniera sul portapacchi?
Forse per evitare di doverlo stringere per reggersi?
Nervoso, il rossino gli chiese con tono impaziente:
"Oi che hai?".
Se avesse guardato meglio la strada, avrebbe visto
anche il sasso che si trovava giusto lungo la traiettoria della bicicletta…
Fortunatamente stavano attraversando il parco quando la
bici aveva perso l’equilibrio ed erano caduti; o meglio, Rukawa era
caduto e Hana aveva la gamba un po’ indolenzita per lo sforzo che aveva
fatto cercando di puntellarsi.
"Kitsune!!!- gridò Hanamichi, avvicinandosi per
aiutarlo a rialzarsi- Come stai? Hai battuto la testa?" gli chiese,
preoccupato, rivelando tutto il panico che provava con il suo tono
ansioso.
"No, ho fatto cadute peggiori dalla bici"
disse il numero 11 dello Shohoku e in fondo era vero: non avrebbe saputo
dire quante volte aveva rovinato le sue biciclette…sicuramente però
dovevano essere molte, visto che il proprietario del negozio in cui le
comprava quando lo vedeva gli rivolgeva sempre un gran sorriso…
Si alzò senza stare a pensarci troppo, ma ebbe un
capogiro di cui Hanamichi si accorse subito.
"Volpe scema, non alzarti così di fretta!! Ecco,
lì c’è la recinzione dell’aiuola, siediti un attimo, tanto casa tua
non scappa!!".
Hanamichi era stato più burbero di quanto in realtà
non volesse essere, per mascherare la sua ansia. Sì, vabbe’, mascherare…
Eccolo lì, inginocchiato davanti a Kaede che se ne
stava a testa china, seduto sulla recinzione.
Sembrava…sembrava triste… cosa aveva?
Era per qualcosa che aveva fatto lui? si chiese con
angoscia.
"Oi… che hai?" gli domandò nuovamente,
appoggiandogli delicatamente una mano sul petto.
"Niente che non possa risolvere con un tè caldo,
appena sarò tornato a casa. Forse è un principio di infreddatura"
rispose tranquillamente il compagno.
Il rossino si sentì stringere qualcosa dentro e
avvertì una fitta al cuore. Infreddatura.
Era colpa sua? Colpa di quando facevano l’amore?
Sakuragi ripensò al pavimento freddo, alla parete altrettanto fredda,
alle ante degli armadietti e alle docce…
Era stanco di tutto questo: non gli bastava più,
quello che voleva veramente era stringere Kaede nel tepore di un letto o
di un futon, e poi rimanere con lui e guardarlo dormire e poterlo
abbracciare nel sonno… loro si meritavano di più, il loro rapporto
meritava di più, Kaede meritava di più!
Stava per dirgli qualcosa, anche se era confuso e le
idee erano troppo veloci nella sua mente, quando si accorse di un gesto
che il suo volpacchiotto doveva aver compiuto inconsciamente… aveva
fatto per muovere il braccio ma solo allora si era accorto che Kaede si
era come aggrappato al bordo nella giacca della sua divisa scolastica…
non chissà come, ovviamente, aveva preso un pezzo di stoffa tra il
pollice e l’indice e basta, eppure… gli sembrò un gesto dolcissimo
che lo emozionò profondamente.
E forse sarebbe stato meglio di no, perché l’emozione
per Sakuragi era cattiva consigliera talvolta: lo portava a prendere
decisioni affrettate e a sbagliare, lo faceva reagire in un modo di cui
spesso, dopo, si pentiva. Così accadde anche quella volta.
Vedere Kaede ‘aggrappato’ a lui lo fece sussultare,
ma così facendo mosse il braccio e fece perdere al volpino la presa sulla
stoffa; e poi il numero 11 dello Shohoku aveva agito inconsciamente,
appunto, e aveva sussultato a sua volta quando si era accorto di ciò che
stava succedendo.
"Ah!".
"Ah!".
Un attimo interminabile di silenzio e poi le parole di
Rukawa, che aveva uno sguardo un po’ cupo.
"Non mi ero reso conto…" si limitò a dire,
sottintendendo tutto il resto.
A quel punto Hanamichi ebbe la tentazione di sbattere
la testa al primo albero che gli fosse capitato a tiro! Non era possibile,
l’atmosfera era rovinata e in più aveva come la sensazione che avessero
fatto dei passi indietro invece che avanti!!!
Ma gli bastò pensare di nuovo alla mano di Kaede che
stringeva la sua giacca per provare uno strano sfarfallio allo stomaco e
per sentire un’ondata di dolcezza invadergli il cuore; guardò ancora
una volta Kaede, seduto davanti a lui, ripensò a quando le sue braccia
bianche lo abbracciavano mentre lui lo possedeva e poi agì seguendo
semplicemente l’istinto: si chinò e levò una mano per alzare il
bellissimo viso del compagno e poi gliela passò dietro alla nuca,
affondando le dita fra i capelli neri, morbidi come fili di seta… lo
baciò dolcemente sulle labbra: un contatto quasi casto, una carezza fra
le loro bocche…
Solo quando il bacio finì e si tirò indietro vide gli
occhi sgranati del volpino.
Oddio… aveva sbagliato di nuovo?!
"Ah!".
"Ah!".
Stesso copione, ma stavolta Sakuragi aggiunse:
"Scusa… adesso… andiamo a casa, vuoi?".
In silenzio, Rukawa lo seguì, ma stavolta nessuno dei
due montò sulla bicicletta: proseguirono a piedi, con Hanamichi, nervoso
e insicuro, che si trascinava dietro la bici a mano e Kaede che camminava
guardando da un’altra parte.
In effetti, Rukawa era un po’ triste: passavano i
giorni e tutto rimaneva come quella prima volta. Non diceva niente perché
era impensabile: lui, che faticava moltissimo a parlare anche delle cose
più quotidiane, non avrebbe mai saputo iniziare un discorso sui
sentimenti. E poi… e poi, per dirla tutta, non riteneva di dover essere
lui a parlare, ma quella testa rossa che gli camminava nervosamente al
fianco!
Dopotutto, era stato il do’aho a scuotere il suo
mondo fino ad allora perfettamente ordinato… prima quegli sguardi
brucianti, poi quella lite e… be’ , quel che ne era seguito!!! Rukawa
ne era contento… provare quel nuovo sentimento che gli riempiva l’anima
era bello, gli piaceva fare l’amore con Hanamichi, eppure non gli
bastava più; si chiedeva se sarebbe stato così ancora per molto: momenti
rubati, posti un po’ scomodi… gli sarebbe piaciuto dormire con il
rossino, sentire le sue braccia che lo stringevano, forti, in un letto,
per riscaldarlo…
Ma Hanamichi non diceva niente e quindi taceva anche
lui…
Orgoglio? Forse… Timore? Un poco…
Non capiva perché l’altro tacesse a riguardo, nei
primi giorni aveva quasi pensato che quello del rossino fosse solo uno
sfogo fisico: certo, tutta la scuola sapeva del numero spropositato di
rifiuti che Sakuragi aveva dovuto incassare, i suoi amici non si erano
fatti problemi a dirlo a voce alta. Cinquanta ragazze gli avevano detto di
no.
Che quella fosse la sua rivalsa? Un modo per dare uno
schiaffo ideale a quei ‘no’ e anche per prendersi una sorta di
rivincita nei suoi confronti?
Rukawa sentì una stretta proprio alla base dello
stomaco; se fosse stato così… be’ per nessuna cosa al mondo avrebbe
mai usato espressioni sdolcinate come ‘gli si sarebbe spezzato il cuore’
(orrore!), ma il senso era quello!
Anche se in realtà sapeva che non era credibile; a
dispetto di quello che gli diceva sempre, non considerava Hanamichi uno
stupido e soprattutto aveva capito che era un ragazzo sensibile… non
avrebbe mai usato un’altra persona, né si sarebbe preso gioco di lei…
era limpido, incapace di mentire o di fare del male ad un altro
coscientemente…
E poi lui l’aveva visto quello sguardo… quello che
gli rivolgeva subito dopo aver fatto l’amore: era colmo di dolcezza e
sembrava volerlo ringraziare… e spesso si chinava a dargli tanti piccoli
baci sulle guance o sulla punta del naso e lo abbracciava fino a fargli
perdere il respiro.
E, infine, il bacio che gli aveva dato poco fa!
Lo aveva baciato, semplicemente. Si erano baciati e
basta.
Era la prima volta che capitava: in genere, dopo che si
erano rivestiti e avevano varcato la porta dello spogliatoio, non c’era
più contatto fisico fra di loro; non si sfioravano più, non si toccavano
più, come se ci fosse una sorta di tacito accordo che però adesso
Sakuragi aveva violato.
Quindi… forse doveva soltanto aspettare…
Non gli erano sfuggiti gli sguardi un po’ tormentati
e indecisi che ogni tanto gli lanciava il compagno, probabilmente anche
lui si interrogava sul loro rapporto.
Quando Kaede voltò distrattamente gli occhi verso la
strada, vide che erano ormai giunti a casa sua: era arrivato, anche per
quel giorno, il momento dei saluti.
Hanamichi la prese male.
Ok, aveva passato gli ultimi minuti a chiedersi quale
fosse l’eremo più adatto in cui ritirarsi se fosse capitata un’altra
giornata piena di sbagli come quella, ma non gli andava affatto di
salutare il suo volpino.
E, invece, Rukawa gli aveva già tolto dalle mani la
bicicletta, appoggiandola al muro di cinta, e se ne stava sulla soglia a
guardarlo in quel suo modo indecifrabile che lo faceva impazzire.
"A domani".
"Sì… ci vediamo a scuola…".
Tempo due secondi e la porta era chiusa.
All’interno della casa, Kaede salì le scale per
andare in camera sua: una stanza mediamente grande, con le pareti che
parlavano di NBA e dei campioni americani e con un bel letto all’occidentale
su cui si lasciò cadere, affondando il viso nel cuscino e chiudendo gli
occhi.
"Oggi, per la prima volta, ci siamo soltanto
baciati…" si ritrovò a pensare e quel pensiero lo rese contento e
lo fece sentire più leggero. Dopotutto, anche quello era un cambiamento
che poteva bastare… Kaede Rukawa non aveva mai avuto bisogno di parole,
gli sarebbe dispiaciuto dover iniziare proprio ora…
All’esterno della casa, invece, Hanamichi camminava
lentamente quando tornò a pensare al bacio di poco prima, alla dolcezza
che gli aveva riempito il cuore…istintivamente si portò una mano alla
bocca e le sue dita si appoggiarono leggere là dove pochi minuti addietro
erano state le labbra di Kaede.
Sorrise al ricordo.
Ma poi si intristì, ripensando al fatto che non aveva
potuto parlargli.
Però… non aveva potuto o semplicemente si era
lasciato prendere dal panico?!
Sakuragi si fermò in mezzo alla strada, mosso da un
improvviso insieme di sicurezza e di entusiasmo che avrebbe voluto avere
anche prima; cioè… quello era il SUO ragazzo!!!!!!! Ma proprio suo, non
c’era ombra di dubbio!!!! E lui doveva stare lì a tergiversare come un
cretino, rischiando di rovinare quanto di più bello e importante avesse
per non sapeva neanche lui cosa?!
Mille volte do’aho, altro che tensai, aveva ragione
la sua volpetta!!!!!!!!
Dopotutto lo aveva appena baciato fuori dalla palestra,
spezzando un silenzioso e idiotissimo accordo che avevano siglato quella
prima volta… il primo passo era fatto!!!
Fece dietro-front di scatto, poi marciò con passo
marziale verso la villetta che custodiva la sua preziosissima volpe…
>>><<<
Il suono del campanello
della porta fece sobbalzare Kaede, che era ancora sdraiato sul suo letto e
che stava per addormentarsi.
In casa non c’era nessun altro, quindi dovette
alzarsi malvolentieri e scendere al piano di sotto; non aspettava nessuno,
chi poteva essere il dannato scocciatore?!
Rimase sorpreso quando si trovò davanti la faccia
rossa e imbarazzata di Sakuragi, ma riuscì a non darlo a vedere grazie al
suo autocontrollo.
"Ehm…- iniziò Hanamichi- … volevo chiederti…domani
pomeriggio, dopo gli allenamenti, vorresti venire in sala giochi con me? O
al cinema, forse lo preferisci… o magari potremmo anche andare al
campetto del parco, se avrai ancora voglia di giocare a basket!" si
affrettò a dire. Qualsiasi cosa, pur di passare più tempo con lui.
Kaede trattenne il fiato, sorpreso, mentre il compagno
lo fissava, un po’ ansioso, aspettando una risposta; dopo gli
allenamenti… ossia quando finivano per fare l’amore nello spogliatoio…
invece, questa aveva tutta l’aria di essere una richiesta di
appuntamento.
Forse… stavano per diventare una vera coppia…
"Hn…ok…potremmo giocare un po’ al campetto e
poi andare al cinema, allo spettacolo serale…" rispose Kaede,
lentamente.
Il volto di Hanamichi si illuminò: campetto e
cinema!!! La paura di una reazione negativa della volpe svanì veloce come
era arrivata, ora era veramente pieno di entusiasmo e, soprattutto, sicuro
di stare facendo la cosa giusta!
"E… dopo il cinema potremmo cenare fuori… da
"Denny’s", che ne dici?" azzardò, sperando di non stare
esagerando.
Ma se avesse potuto sentire il cuore di Kaede, si
sarebbe accorto che batteva forte quanto il suo.
"Va bene…" annuì il volpacchiotto,
sorridendo leggermente.
"Ok, allora…".
"Hn…".
"A domani…".
"Sì, a domani…".
La porta fu chiusa piano, mentre Hanamichi raggiungeva
il cancelletto.
Kaede rimase immobile per qualche istante prima di
salire le scale per tornare al piano di sopra; il giorno dopo sarebbero
stati sempre insieme… oddio, forse non sarebbe stata la cosa più facile
del mondo: dopotutto non aveva mai trascorso tanto tempo con una persona
dal carattere tanto diverso dal suo, sicuramente non sarebbero mancate le
discussioni, ma del resto non gli avrebbe neanche fatto piacere; era
qualcosa che faceva parte del loro rapporto, da sempre.
Rukawa non era ancora arrivato al piano superiore che
suonarono di nuovo al campanello. Per un attimo fu tentato di non andare
ad aprire, visto che non aspettava nessuno, ma poi fu colto da un dubbio e
scese velocemente i pochi scalini che aveva fatto.
Aprì la porta senza chiedere chi fosse e si trovò di
nuovo davanti Hanamichi, più rosso di prima.
"Io ti amo, Kaede!- gli disse quel do’aho, tutto
d’un fiato, senza permettergli di aprire bocca- Era da un po’ che
volevo dirtelo, lo volevo veramente ma poi non ci riuscivo mai. Anche
oggi, è da stamattina che ci penso… ed ero già arrivato alla strada,
quando ho capito che non ce la facevo più e che non mi bastava averti
chiesto di uscire. Io…penso a te come al mio ragazzo e penso a me stesso
come al tuo ragazzo… e vorrei stare con te ogni secondo della mia
giornata e… e fare l’amore in un letto, finalmente, per poterti
coccolare dopo…e…e ti amo, ecco!" solo a quel punto il rossino si
permise di riprendere fiato, senza però distogliere gli occhi da quelli
bellissimi e molto stupiti di Kaede.
Una dichiarazione così…era proprio tipica del SUO do’aho,
stava riflettendo il volpino, quasi stordito per le cose che aveva detto
Hanamichi e per il tono concitato con cui gliele aveva rovesciate addosso.
"Ti amo, Kaede" ripeté la testa rossa.
"Hn".
"Ti amo…".
"Ho capito" gli sorrise il numero 11 dello
Shohoku.
"E’ che…non dici niente e allora…".
"Stavo pensando…".
"A cosa?".
"Che ti amo anch’io".
C’era davvero un tremito di emozione, in quella voce
sempre così calma? Hanamichi sarebbe stato pronto a giurare di sì, che
non se l’era sognato, che era vero, che Kaede era davanti a lui e gli
stava dicendo che lo ricambiava!!!
Hanamichi credette che il cuore gli sarebbe scoppiato
per la gioia: fece un passo avanti e circondò con le braccia la vita di
Kaede, sollevandolo da terra e ridendo.
"Che diavolo fai, do’aho?!" Rukawa avrebbe
voluto essere più severo nel fare la sua domanda, ma in realtà si poteva
benissimo cogliere un accenno di riso anche in lui.
"Sta’ zitta, volpetta artica!!! Non puoi
immaginare quanto io sia felice!!!" rise Hanamichi, girando su se
stesso un paio di volte, prima di far tornare il compagno con i piedi per
terra, senza sciogliere il suo abbraccio però.
Le braccia di Kaede gli cinsero forte le spalle, il suo
viso si appoggiò nell’incavo del suo collo.
"Finalmente, Hanamichi…" mormorò il
ragazzo.
Sakuragi accentuò la sua stretta: ricordava la frase
che gli aveva detto la prima volta che avevano fatto l’amore… e questa
era il suo completamento…
Quando si separarono, più che altro per problemi
respiratori, Hanamichi gli chiese sorridendo: "Kaede, che ne dici se
adesso tornassi a casa a posare questa roba e poi ritornassi qui, per
passare il pomeriggio con te? Perché non mi va affatto di starti
lontano!".
L’asso dello Shohoku annuì, mentre le frasi del suo
do’aho continuavano a vorticargli nella testa: era la prima persona a
dire di volere la sua compagnia… il suo carattere solitario e silenzioso
non era fatto per attirare l’amicizia e l’interesse dei suoi compagni
di squadra o di scuola, non lo era mai stato.
Lui era sempre stato il campione della squadra di
basket, con cui non serviva più parlare una volta finiti allenamenti o
partite; ok, a volte era stata anche un po’ colpa sua: quando era ancora
alla Tomigaoka c’erano stati dei compagni che avevano provato una
sincera ammirazione per lui, che erano gentili e che avrebbero voluto
essere suoi amici… lui non aveva mai assecondato questa cosa, per il
disagio che gli procurava anche solo l’idea di dover parlare di più con
altre persone.
Eppure con quella testa rossa era stata un’altra cosa
fin dall’inizio e adesso tutto l’entusiasmo, l’affetto, l’amore
con cui lo stava travolgendo Hanamichi… be’, lo rendevano proprio
felice!!!
Di nuovo si salutarono e la porta venne chiusa; Kaede
stava per tornare in camera sua quando ebbe un’idea e si sedette sul
primo gradino della scala per vedere se aveva indovinato.
Pochi secondi e suonò il campanello per la terza
volta.
Il ragazzo dai capelli neri si alzò scuotendo la testa
con un leggero sorriso sulle labbra.
Naturalmente era Hanamichi.
"Sì, lo so, è la terza volta che suono, ma ero
arrivato al cancelletto quando mi sono chiesto perché dovrei tornare a
casa!!!!! È del tutto inutile, non ho bisogno di posare borsone e
cartella, dopotutto!!!" gli disse subito Sakuragi, non appena furono
di nuovo uno di fronte all’altro.
"Mi stavo giusto chiedendo quanto ci avresti messo
a capirlo…" replicò Kaede.
"Stai insinuando qualcosa, stupida volpe?"
ringhiò Hanamichi, accigliandosi..
"Affatto…solo che mi sembra di capire che sei un
po’ lento…".
"Come osi, stupidissima volpe?!".
"Non è colpa mia, è il tuo comportamento che me
lo fa dedurre…".
"Hai voglia di una rissa, kitsune?!" si
esasperò il rossino, cercando di accentuare la minacciosità della sua
espressione; mica poteva guardarlo con adorazione anche mentre
questionavano!!!!
Invece sì, a quanto pareva…perché quella sfumatura
dolcemente canzonatoria nello sguardo di Kaede indicava che le sue minacce
non erano prese sul serio!
Forse perché anche adesso non poteva fare a meno di
sorridergli con occhi brillanti di gioia e avere il desiderio di
soffocarlo di baci e coccolarselo tutto…adesso che le parole potevano
scorrere libere e limpide fra di loro.
Il pomeriggio trascorse fra battibecchi, racconti e
confidenze e poi attimi di silenzio e complicità: qualcosa di nuovo, per
loro, a cui sarebbe stato bello abituarsi; ma non furono quelli i momenti
che li emozionarono di più e che li confermarono che davvero tutto era
cambiato e che avevano saputo superare i muri che li avevano bloccati fino
ad allora.
No, quel momento fu quella notte, dopo che Rukawa aveva
detto ad Hanamichi di fermarsi a dormire da lui: quando si erano
rannicchiati sotto la coperta, si erano dati la buona notte e si erano
addormentati abbracciati…
>>><<<
Fine ^^
È una situazione che non mi è molto congeniale,
quella descritta nella dj Tiny Love ( preferisco che ci sia prima la
dichiarazione e poi …^/////^ lo ammetto, sono tradizionalista in questo!
^^), per questo ho cambiato un bel po’ di cose rispetto alla storia
delle No-ten, come avrà notato chi conosce la dj. Spero che il risultato
sia comunque credibile! ^^
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