Con questo orrore di fic scritta dopo
un periodo di pausa forzata, voglio augurare i migliori auguri alla cara
Ria che è davvero una gran donna!^^
Il pairing è ovviamente RuHana (non che io avrei scritto altro...) e il genere è fantasy, spero sinceramente che ti piaccia!^^ Ancora i migliori auguri!^^ Tiensen III
di Eny Il sole ferì con le sue lame di luce gli occhi di Hanamichi che mugugnò infastidito. Strano, era sicuro che Rukawa avesse chiuso le imposte... Quel pensiero sfiorò appena la sua mente appannata dal sonno. Le maglie vischiose in cui Morfeo lo aveva imprigionato lo richiamavano a se intrappolando nelle sua fitta rete la lucidità che avrebbe permesso a Sakuragi di mettere a fuoco la situazione. Era stranamente stordito, la mente annebbiata, le membra insonnolite. Parole senza senso e immagini a scatti balenavano alla sua testa scomparendo nell'oblio senza che lui riuscisse ad acchiapparne alcuna. Rukawa?Cosa centrava Rukawa? Gli facevano male le ali... Realizzò distrattamente. Perchè le ali erano libere? Mugugnò sofferente agitandosi a disagio. Uomini in nero. Volevano lui. Aveva spalancato le ali. Cercava di fuggire. Ma poi... Era accaduto qualcosa. Rukawa e i suoi occhi blu...I suoi poteri dileguati. Il nero. Nero? Si. Nero. Come i capelli del volpino. Come il buio che l'aveva avvolto. Come... le ali di Rukawa. Ali? Si. Ali. Ali nere. Un Tiensen come lui. No. PIù forte. E ancora nero. -Hai mai sentito parlare del ' Tabù degli Ibridi '?- -Tabù degli Ibridi? No, mai.-Dolore. Tanto dolore. Forte e intossicante. E ancora buio. Spalancò gli occhi di scatto. Le maglie del sonno totalmente lacerate dalla sequela di immagini e sensazioni che lo avevano portato a ricordarsi ogni cosa. Gemette senza riuscire a impedirlo, quando, alzando di scatto la testa fitte lancinanti lo avevano scosso. Fece ricadere stancamente il capo sul cuscino sospirando esausto. Era uno di quei momenti in cui la sua natura Ibrida gli dava sui nervi! Se fosse stato puro a quest'ora le sue ferite sarebbero praticamente guarite. E invece chissà per quanto avrebbe agonizzato. Dopotutto, però, non poteva lamentarsi troppo: sarebbe comunque guarito prima di qualsiasi essere umano. Sbuffò ancora passandosi una mano tra i capelli. Era nei guai. In enormi guai. Da solo con Rukawa, a casa di Rukawa, per giunta. Non poteva neppure muoversi. Perfetto! Non sarebbe riuscito a mantenere lo scottante segreto per molto. Lui, poi, era un pessimo mentitore. Lo beccavano subito. E di Rukawa, si poteva dire che era mezzo addormentato, ma stupido, no. E certamente, anche se il volpino non era loquace, non poteva certo pretendere che non gli facesse domande! -Ma quanto sono cretino!!- sbottò passandosi le mani in faccia. Sospirò per l'ennesima volta guardandosi in torno, la sera prima non aveva avuto modo di osservare l'arredamento della stanza: era una piccola camera di quella che sembrava una baita dato che era interamente in legno. Accanto al suo letto appoggiato alla parete all'angolo, si trovava una sedia di legno scuro piuttosto grezza, probabilmente era stato Rukawa a portarla li notte tempo. Accanto alla sedia e quindi al letto un piccolo comodino con una brocca e un bicchiere colmi d'acqua.Sulla parete opposta al letto stava una finestra con le tende bianche aperte che lasciava intravedere un cielo azzurro e un prato verde smeraldo. L'arredamento della piccola camera si riduceva a questo.-Stai a vedere che ora sbuca Heidi dalla porta...- ironizzò cercando di sdrammatizzare. Sghignazzò per pochi istanti prima che le sue risa fossero troncate da singhiozzi sempre più crescenti che invano cercava di soffocare. Le mani premute sugli occhi nel vano tentativo di bloccare le lacrime che silenti e implacabili arrossavano la pelle del suo volto con minuscoli ruscelli di acqua salata. Il suo petto si alzava irregolarmente causandogli fitte di dolore puntuali e letali come stilettate. Tentò senza risultati di ingoiare il magone doloroso che gli ostruiva la gola, che rendeva ogni suo rantolo spezzato un'agonia per il corpo e per l'anima. Cominciò a tossire causando squarci di dolore al suo ventre, pulsanti come luci intermittenti, costringendolo a tenersi la pancia con entrambe le braccia lanciando indietro la testa. Si ricordò che sul comodino la volpe aveva appoggiato un bicchiere e dell'acqua e con enorme difficoltà, tentando di reprimere i violenti colpi di tosse, si girò sulla destra trovandosi a contatto con le morbide piume della sua ala, ordinatamente ripiegata e fasciata. Allungò con un rantolo il braccio afferrando con mano tremante il bicchiere colmo facendo cadere alcune gocce trasparenti sulla sua pelle pallida. Con difficoltà se lo portò alle labbra secche e screpolate bevendone lunghi sorsi che riaprirono la sua gola ostruita dal magone, sedando, almeno in parte il fuoco di dolore che ardeva nel suo petto.Ansimando per l'enorme sforzo posò malamente il bicchiere sul ripiano lasciandosi poi ricadere sul letto con un rantolo esausto.-Stupido, stupido, stupido! Non devi piangere!- si rimproverò con rabbia e orrore. -Non devi piangere!- mormorò con un filo di voce coprendosi gli occhi con un braccio. -Gli idioti non piangono. E tu sei il più grande idiota integrale dell'universo...- mormorò con la voce rotta dal magone che nuovamente riaffiorava nella sua gola. -Perchè tra tutti... proprio lui...-singhiozzò nuovamente in lacrime. -Non posso stare qui.. non posso... non con lui.- decretò asciugandosi con foga le lacrime sul volto. -Ok... Ce la puoi fare. - inspirò profondamente prima di chiudere gli occhi e appoggiare entrambi i palmi delle mani sul materasso. Si fece forza e con enorme sforzo cercò di tirarsi a sedere facendo leva sulle braccia. Il suo volto contratto dalla fatica e dal dolore, la dicevano lunga sull'immenso dolore che gli squarciava il petto. Con un grido strozzato riuscì nel suo intento appoggiandosi tremante contro la testiera del letto. Ansimò pesantemente aprendo piano gli occhi aspettando che l'ormai familiare dolore si placasse. Con la mano che vacillava paurosamente si asciugò il gelido sudore che aveva sul volto.Sapendo che attendendo ancora, forse, non avrebbe più avuto la forza di alzarsi, sfruttò la scarica di adrenalina che la paura gli spediva in vena e poggiò i piedi a terra alzandosi di scatto ignorando stoicamente le varie fitte. Digrignò i denti facendosi forza, cercando di tenersi in equilibrio sulle gambe deboli che sembravano di gelatina. La mano destra era artigliata alla parete di legno e il braccio sinistro stretto attorno al ventre. Nonostante si sforzasse non riusciva a stare in posizione completamente eretta. Il volto improvvisamente sbiancato e un'ondata di nausea lo invadeva. -Avanti... sei...il tensai...- balbettò cercando di darsi forza. Le lunghe ali abbandonate senza forza dietro la sua schiena toccavano il suolo appesantendolo, ma non poteva ritirarle, erano troppo malconce. Barcollò paurosamente tentando di raggiungere raggiungere la porta. Mai era stato così male. Per un momento pensò come si potesse stare peggio di così. Come poteva essere più forte il dolore di un umano? Lui, che da Tiensen aveva i poteri che attenuavano ogni malore, si ritrovava a chiedersi come poteva esserci dolore maggiore. Ghignò malignamente. Lui era un Ibrido, uno scherzo della natura che la natura stessa disprezzava tessendo per lui ogni possibile punizione per la sua natura impura. Probabilmente maggiore dolore non esisteva, perchè lui come ibrido, soffriva nel maggior modo esistente. Una fitta più forte della altre gli dilaniò il petto facendogli spalancare la bocca in un grido muto. Tutt'un tratto sembrava che qualcuno gli avesse tagliato le gambe. La parete a cui si stava aggrappando disperatamente pareva diventata di ghiaccio liscio, su cui la sua mano non aveva presa. Si schiantò a terra sulle ginocchia urlando di dolore, le braccia strette in un abbraccio disperato, rannicchiato su se stesso. Il suolo di legno sotto di lui macchiato dalle lacrime. -Merda...- ansimò con voce strozzata cercando di rialzarsi. Ma non poté fare altro che ricadere.La nausea lo travolse violenta e inaspettata. Il suo stomaco si contorceva violento, contraendosi e ritorcendosi cercando qualcosa da rigettare fuori.Ma Hanamichi era a digiuno. Ma il suo stomaco continuava imperterrito a contrarsi, quasi egli stesso volesse schizzare fuori dalla gola del rosso. -Non c'è nulla...- parlò incoerentemente -Smettila... non c'è niente...- pregò. Cominciò a tossire convulsamente, quei conati a vuoto gli toglievano il fiato. Artigliò la parete di legno conficcando le unghie nelle travi scure cercando di ignorare la sua agonia per alzarsi e scappare da quella casa.La porta si spalancò, ma Hanamichi non se ne accorse nemmeno, preso dalle fitte di dolore sordo che lo attraversarono. Le forze gli mancarono nuovamente mentre il suo corpo ricadeva attratto dalla forza di gravità verso il suolo decimato di ogni forza. Rukawa lo prese tra le braccia con una violenta imprecazione, impedendogli di cadere.-Sei ammattito?! Vuoi ammazzarti stupido idiota che non sei altro?!- tuonò mentre Hanamichi si aggrappava alla sua maglietta con una morsa disperata. -Una benda...- rantolò Hanamichi. -Cosa?- per un momento lo stupore soverchiò la rabbia.-Mi serve... una... benda- ripeté con voce sempre più fievole e forzata. Rukawa superò il momento di stupore sollevandolo tra le braccia e conducendolo al letto.Era pallido, troppo pallido. Questa volta sembrava veramente un cadavere da quanto la sua pelle era bianca. Ma cosa diavolo credeva di fare alzandosi dal letto?! -Ti prego... una...benda... non devo vedere...- sospirò debolmente, senza nemmeno avere le energie per parlare mentre Kaede lo posava dolcemente sul letto. Le dita bronzee ancora artigliate alla maglia scura del volpino, quasi avesse il terrore che sparisse. Un gesto incoerente a confronto dei pensieri poco prima fatti che lo volevano lontano da lui. Gli occhi stancamente chiusi, lo spasimo scompariva piano piano, sopraffatto dalla stanchezza. Troppo esausto perfino per sentire male, per soffrire. Dita pallide blandirono le mani congestionate staccandole delicatamente dal tessuto, ormai stropicciato, della maglietta, poggiandole sul letto. -Riposa ora, do'hao, alla benda, penseremo dopo. - disse pacatamente senza tradire la preoccupazione e la delusione che aleggiava nel suo cuore.-Una benda... promettimi la benda...- gemette Sakuragi spalancando gli occhi vacui senza vederlo realmente. -Ti prometto la benda, ora riposa, disgraziato- lo rassicurò. Hanamichi, udendo tale risposta, si sentì libero di scivolare in un sonno esausto. Appena Rukawa vide che Hanamichi si era addormentato di nuovo si alzò di scatto andando nella stanza attigua chiudendo la porta. Dopo di che demolì con un calcio rabbioso la sedia di legno che aveva avuto la sfortuna di capitargli accanto. Kaede era furioso. Cosa credeva di fare, eh? Cosa cazzo pensava di fare Hanamichi?! Scappare! Era evidente che il rossino aveva intenzione di andarsene! Ma perchè?! Lo odiava così tanto da non sopportare l'idea che fosse lui ad averlo salvato? Che fosse lui a curarlo e ad aiutarlo ora che stava male? Cosa credeva, che a lui facesse piacere? Quel do'hao si era fatto scoprire e, per colpa sua, ora sapevano che anche Rukawa era un Tiensen. Si era scoperto, si era ficcato nei guai per lui, e Hanamichi, cercava di scappare col rischio di farsi trovare nuovamente. Era per questo che Rukawa era furioso? No. Era una spiegazione credibile. Eppure non ci credeva neppure lui. Era più incredibile che a Rukawa non importasse nulla di essere stato scoperto, che lui fosse solo arrabbiato perchè Hanamichi sembrava non curarsi della sua salute. Era grave, forse più grave di quello che sembrava, ma lui si alzava, provava ad andarsene e nemmeno si reggeva in piedi. Era incredibile, eppure pareva essere quella più vera. Non era arrabbiato perchè aveva tentato di scappare. Ne era avvilito, addolorato, ma arrabbiato, no, quello no. Davvero Sakuragi lo odiava così tanto da non voler neppure stare con lui? Quel pensiero gli fece male. Era incredibile. Assurdo. Non era possibile. Ma era vero. Ma Rukawa scacciò quei pensieri con uno scossone del capo e preferì credere alla versione più probabile, ma meno credibile. -Cerchiamo questa benda...- cercò di distrarsi setacciando i vari cassetti del suo rifugio alla ricerca di una benda scura da dare al rossino. Il suo sguardo si posò sui detriti della sedia: un cumulo informe di legna. -Fantastico...- borbottò sarcasticamente -ne avevo solo due di sedie...- **** Hanamichi era sveglio ormai da un po', ma ancora non aveva avuto il coraggio di aprire gli occhi. Avvertiva lo sguardo di Rukawa su di se, lo sentiva, penetrante e indagatore a chiedersi, probabilmente, come uno stupido do'hao come lui fosse lì, cosa lo avesse spinto a salvarlo. Sentiva la sua presenza li accanto, seduto sulla sedia di legno grezzo che ogni tanto cigolava a testimonianza della sua semplice fattura. Percepiva il suo calore, il suo profumo inebriante, la sua forza. E non erano i poteri di ibrido a farglieli percepire. Era inutile negare la realtà, inutile mentire a se stesso. Se anche lo avesse fatto, i suoi poteri avevano un'antitesi tanto incontestabile quanto schiacciante. Non c'erano cavilli che tenessero. Così era e così sarebbe stato, inutile rimuginare e cercare di darsi altre spiegazioni. Forse avrebbe dovuto sentirsi sollevato... Insomma... quella era una delle poche certezze che poteva avere nella vita. Eppure si sentiva così soffocato. Come se un piccolo sgabuzino fosse stato costruito attorno a lui senza uscite, senza spiragli ne di luce ne di salvezza. In quello sgabuzzino l'aria cominciava a mancare poco alla volta e lui, non aveva vie di scampo. Poteva dibattersi in quel piccolo stanzino, ma nessuna uscita sarebbe comparsa, ne tanto meno, quelle pareti avrebbero ceduto. Non poteva scappare. Ciò a cui era condannato era una lunga ed eterna agonia. Di tutti, proprio Kaede Rukawa. Sadica ironia del destino. No, anzi, sadica ironia della natura. Ibrido. Un unica parola che dentro di racchiudeva la condanna di sofferenza eterna. Stava per rimettersi a piangere, il senso di soffocamento lo invadeva, quella sensazione di claustrofobia che si prova quando sembra che non ci sia scampo. Non voleva che lo vedesse così. Eppure ancora avvertiva quelle iridi ipnotiche fisse su di lui. In quel momento, avrebbe realmente desiderato morire, il giorno prima. -Per quanto tempo hai intenzione di pensare che io creda che stai veramente dormendo?- chiese bonariamente il volpino. Hanamichi sorrise imbarazzato. Una voragine si aprì nel petto per l'imbarazzo, si sentì avvampare ed era certo che era arrossito, o, visto la situazione di salute in cui si trovava, sicuramente aveva preso almeno un po' di colore. Le palpebre fremettero e socchiuse gli occhi, quando Rukawa lo fermò. -Non aprirli- disse semplicemente -Ho la benda- Sakuragi sussultò violentemente. Come sapeva della benda?! Voleva dire che lui... che lui..sapeva. Il cubicolo in cui aveva la sensazione di essere sembrava essersi stretto maggiormente. Non respirava, si sentiva male. Ansimava pesantemente. -Ehi! Che hai, stai male?!- scattò Rukawa preoccupato. -Come sai... come fai a sapere... della benda?!- ansimò disperato aprendo gli occhi, impallidendo più di quanto non lo fosse già. Rukawa, non sapeva perchè, si affrettò a posare una mano sugli occhi sbarrati di Hanamichi. Voleva una benda. Aveva detto che non doveva vedere. Non voleva che stesse male di nuovo. -Me lo hai detto tu che volevi una benda! Calmati e chiudi gli occhi!- disse cercando di non tradire la nota di ansia che, invece, risuonò chiara nella sua voce. Il rossino sembrò rilassarsi a quelle parole. Le dita di Rukawa erano appoggiate sulla sua pelle calda. Erano fresche, morbide. Non se ne era mai accorto quando facevano a botte. Erano fresche. Eppure lui si sentiva accaldare al contatto con la mano del volpino. Chiuse gli occhi come gli veniva chiesto e sentì le dita diafane abbandonare il suo volto. -Non mi ricordavo di avertela chiesta...- si giustificò. -Ce la fai ad alzare la testa? Ti metto la benda.- Hanamichi sentì la sedia scricchiolare segno che Kaede si era alzato dalla sedia di legno. Il profumo della volpe gli invase e inebriò i sensi, sentì il suo calore più vicino. -C...certo...- balbettò facendo come gli veniva detto. -Non so perchè ti serve la benda, ma vedi di tenerla su. Non vorrei che mi morissi in casa...- disse bonariamente legandogliela dietro la testa. Hanamichi non capiva più nulla. Il volpino.. era...praticamente sopra di lui. Sentiva le mani del ragazzo che sfioravano i suoi capelli nel legargli la fascia. Avvertiva il suo calore anche attraverso il leggero lenzuolo con cui era coperto. Il suo respiro. Sentiva un formicolio sulla pelle nell'avvertire la vicinanza di quel corpo. -B...baka! I...io sono...un oss..s.so duro...- balbettò paurosamente sentendosi tremendamente in imbarazzo. Era arrossito di nuovo. Lo sapeva dannazione! Colpa della sua faccia di pongo! Si capiva subito cosa gli passava nella testa! -Che si è fatto ridurre a un colabrodo umano! mmm complimenti.- lo punzecchiò Rukawa. Si deliziò del rossore diffuso sulla faccia di Hanamichi e si domandò che espressione evessero i suoi occhi sotto la benda scura. Tuttavia il rossino non rispose a parole alla sua provocazione: gli mostrò semplicemente la linguaccia per poi sospirare rumorosamente e tentare di mettersi a sedere. -Ti do una mano?- chiese Rukawa alzandosi nuovamente dalla sedia. -No.. grazie... io sto meglio.- lo fermò riuscendo a tirarsi su con un piccolo sforzo. -I miei poteri cominciano a funzionare di nuovo...- spiegò imbarazzato e, nonostante i suoi occhi erano coperti abbassava il volto imbarazzato. -Meglio così.- Rukawa si strinse nelle spalle in un gesto inutile dato che il compagno non poteva vederlo. Cadde un pesante silenzio. Un silenzio troppo pesante, carico di imbarazzo. Un imbarazzo strano dato che i due giovani avvertivano solo il proprio turbamento, non quello del ragazzo accanto. Rukawa tutto d'un tratto fu colpito da una folgorazione: -Devi chiamare casa. I tuoi saranno molto preoccupati. Terrorizzati direi. Le ultime cose che sanno di te è che ti hanno sparato.- Hanamichi emise una risata gutturale scotendo la testa. Un risata triste, con un altrettanto sorriso amaro sulle labbra. Kaede non poté impedirsi di sollevare un sopracciglio incuriosito, e colpito. Quella non era una risata da Hanamichi Sakuragi, il do'hao. Era una risata triste, malinconica. Da far accapponare la pelle. -Da quanto sei un Tiensen, Rukawa?- chiese voltando la testa verso di lui. Sempre quel ghigno amaro e quel tono enigmatico, quasi di sfida. Anche se bendato, sapeva che i suoi occhi d'ambra erano velati di tristezza, come quella volta che di sfuggita, li aveva visti mentre parlava con Yohei, il suo amico. A quel tempo solo distrattamente di era chiesto cosa fosse successo per renderlo così triste, ma immediatamente aveva accantonato il pensiero. Ora sentiva quello sguardo trapassare la benda nera e puntarsi su di lui. -Prego?- chiese alquanto confuso. -Sei un Tiensen da quando sei nato giusto? Le tue belle ali nere provano che tu sei della razza più pura, la più potente.- si interruppe un attimo sospirando. -Già... che ti importa di Ibridi e Tiensen dalle ali bianche? Non sono problemi che ti toccano e scommetto, che se tua madre o tuo padre te ne parlavano, pensavi solamente al basket.- lo rimproverò. -O probabilmente mi stai solo prendendo in giro. Ti diverti da impazzire immagino.- sputò con risentimento. -Perchè mi rifiuto di credere realmente che tu ignori veramente TUTTO su gli altri Tiensen!- sbottò furioso. -Do'hao, io non sto prendendo in giro nessuno. Ti ho detto che è semplicemente il caso che chiami casa ad avvertire i tuoi che, a discapito di quanto stiamo dando ad intendere al resto del mondo, non sei trapassato!.-rispose seccamente Kaede. Hanamichi abbassò nuovamente il volto. Le mani congestionate a stringere la coperta. -Le madri degli Ibridi muoiono dandoli alla luce. In ogni caso. Che siano Tiensen o umane, non fa alcuna differenza. Mia madre era un Tiensen dalle ali bianche.- sussurrò con voce triste. Hanamichi benedì quella benda che impediva a Rukawa di vedere i suoi occhi lucidi e colmi di lacrime. -Io...- Non sapeva cosa dire. Non sapeva nulla di questa storia. Il rossino lo interruppe nuovamente. -Mio padre l'ha seguita un paio di anni fa. Un infarto. Credo. Gli Ibridi sono errori della natura. Praticamente vengono eliminati tutti coloro che possono diffondere nel mondo questa piaga...- disse con ironica amarezza. -Non credo sia un caso che mio padre sia morto. Nessun Ibrido che conosco ha ancora il padre. A dire il vero...- aggiunse con voce sempre più fioca e incrinata. -Conosco pochi Ibridi ancora in vita. I più muoiono in tenera età. Alcune volte i poteri demoliscono il loro essere, fino a distruggerli. Altri impazziscono per i sensi di colpa per aver ucciso la madre. Altri ancora si riducono ad allegre frittate volando: colpa delle ali. I pesi sono troppo differenti. Quando credi di aver preso il volo... puff! L'ala destra è troppo stanca, non riesci a coordinarle in modo da distribuire il lavoro e...cadi. Semplicemente cadi. E Kami solo sa quante ossa mi sono rotto...e quanti ne ho visti morire. Tanti invece finiscono come me. Usano i loro poteri per difendersi, per... fare qualsiasi cosa e... Il tabù li colpisce, prima che loro se ne rendano conto, che abbiano il tempo di disperarsi o entusiasmarsi...se ne vanno.- sospirò nuovamente. -Ti chiederai perchè ti ho chiesto in agonia una benda, cosa è il tabù degli Ibridi..e...te le meriti certe spiegazioni. Mi hai salvato e, bada bene perchè il Tensai non lo ripeterà, ti devo la vita e delle risposte. Hai... rischiato la tua vita, ti sei esposto per salvare me. E' per questo che non voglio mentirti. Non lo voglio fare. Ecco perchè ti chiedo di non chiedermi nulla. Non sono ancora pronto per spigare tutto e...- -Ve bene così.- lo interruppe Rukawa. -Mi dispiace, è vero non so molto degli Ibridi, non so praticamente nulla. Non me ne sono mai interessato troppo. Ma ne per menefreghismo ne per superiorità, questo te lo garantisco. Semplicemente non pensavo... fossero così 'segnati'.- si giustificò. -Accidenti... non credevo che Rukawa avesse un gemello. Lui non avrebbe parlato tanto!- commentò tentando di risollevare il morale ad entrambi. -Do'hao...- borbottò Rukawa. -Ti devo delle scuse, non avrei dovuto aggredirti così. Probabilmente se anche io fosse un Tiensen puro, non me ne importerebbe molto di Ibridi e affini.- Rukawa inclinò la bocca in un sorriso. Altro gesto inutile. Forse fu proprio il fatto che Hanamichi non potesse vederlo ad indurlo a tale inconsuetudine. Si alzò avviandosi verso la porta. Prima di sparire oltre la soglia rispose: -Se sapevo che diventavi così remissivo e tranquillo ti avrei sparato io stesso con quelle pallottole.- -Ehi! Kitsune! Guarda che appena sto meglio ti strozzo!- lo avvertì drizzandosi a sedere di scatto. Mugugnò di dolore portandosi una mano sulle parti lese. -Tutto ok?- chiese il volpino spostando il peso sul piede sinistro, girandosi verso il compagno cambiando la mano con cui impugnava la maniglia. Il rossino annuì senza fidarsi delle sua voce. -Preparo da mangiare, immagino tu abbia fame. Qualche preferenza? Qualcosa di leggero però.- lo avvertì. -Dato che cucini tu, mi accontento di qualcosa di commestibile.- biascicò distrattamente con la mano ancora premuta contro il ventre ferito. Rukawa guardava sempre più preoccupato la mano destra del rossino, quella appoggiata sulle fasciature: tremava troppo per i suoi gusti. Non badò neppure alla frecciatina lanciatagli. -Do'hao sicuro che va tutto bene?- aveva aggrottato le sopracciglia e i suoi occhi si erano stretti. Imperterrito, l'Ibrido annuì nuovamente. -Erano avvelenate immagino...- mormorò. -Già. Ti è andata bene.- Hanamichi sghignazzò. -Sssii- miagolò poco convinto. -Più o meno, credo di essere fortunato...- Emise un gemito più forte portandosi anche l'altra mano alla pancia chinandosi in avanti per il dolore. Rukawa fece un passo per raggiungerlo ma Hanamichi non lo fece proseguire. -Non ti azzardare Kitsune! Questi sono i crampi per la fame! Quindi fila in cucina e portami qualcosa di commestibile, prima che il mio stomaco decida di scappare dai forellini che mi decorano il corpo e di procacciarsi il cibo da solo!- stabilì. -Sicuro?- domandò dubbioso. -Oh insomma! Mica ti davi tanta pena per me quando ci pestavamo! Susu! Fila in cucina Ru! E guai a te se mi hai salvato da proiettili e vivisezione per uccidermi con la tua cucina!- Volse verso di lui la testa con la benda a celare lo sguardo soddisfatto. -Do'hao...- borbottò Rukawa prima di sparire oltre la porta.
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