Una cappa di calore insopportabile aleggaiva nella palestra
appesantendo l'atmosfera e rendendo quasi impossibile ogni passo.
L'estate era giunta e aveva portato con se afa torrida che rendeva ogni
respiro un impresa. Chiunque cercasse refrigerio doveva starsene chiuso in
casa di fronte a un condizionatore o un ventilatore, ma, questa fortuna
non era data a tutti:
-Oggi fa un caldo insopportabile!-sbuffò Ayako facendo sollevare un
ricciolo scuro umido scivolato alla stretta coda alta.
Sospirò nuovamente cercando un po' di refrigerio sventolando il
ventaglio nel tentativo di farsi un po' di aria per alleviare quel senso
di soffocamento intollerabile che la avvolgeva.
Non stava facendo nulla, eppure la pelle era accaldata e umida e la
maglietta bianca le si appiccicava addosso come una seconda pelle rendendo
insopportabile indossarla.
Sbuffò con insofferenza osservando il sole fin troppo luminoso che
splendeva in cielo.
Si lasciò cadere pesantemente sulla panca incapace di reggersi in
piedi, osservando i giocatori dello Shohoku correre per la palestra in un
lago di sudore.
Quelle mattina l'afa era talmente insostenibile, che i suoi scapestrati
compagni aprivano a malapena bocca e i loro passi erano strascicati e
stanchi. Neppure Hanamichi aveva ancora sprecato fiato per proclamazioni
di genialità né per attaccare briga col gelido Rukawa.
Inutilmente la manager dello Shohoku tentò di rinfrescarsi tamponandosi
la pelle con una bottiglietta di acqua fredda, mentre le tempie le
pulsavano inferocite per l'incessante frinire delle cicale che quella
mattina sembravano essere più numerose che mai.
Il silenzio esausto e carico di nervosismo per il gran caldo, era
interrotto dallo stridere delle suole delle scarpe sul parquet e dal
rimbalzare sordo della palla sul campo.
Insopportabile.
L'afa rendeva tutti nervosi, ma tutti altrettanto esausti da non
riuscire a sfogare i nervi.
-E stai più attento, cretino!- sbottò Ryota quando Hanamichi, nel
tentativo di impossessarsi della palla, gli aveva colpito la mano.
-Taci, nanerottolo nevrastenico!- sbottò piccato provando invano ad
asciugarsi il sudore che gli colava sul volto col dorso della mano
altrettanto fradicio. Miyagi sbuffò insofferente senza rispondere.
Ayako li guardò con pietà: quei colossi erano stremati,e quel testardo
del Gorilla ancora li faceva giocare!
L'allenatore aveva chiaramente detto al capitano di non allenarsi in
quella settimana fin troppo afosa, ma quello stupido non aveva sentito
scuse: gli allenamenti dovevano continuare!
Peccato che quella temperatura rendesse gli eserizi impossibili.
La manager guardò preoccupata Hanamichi: era tornato da poco dalla
riabilitazione e nonostante sembrasse non aver dimenticato nulla di quello
appreso, il suo fisico era notevolmente indebolito.
Lo osservò stiracchiarsi la schiena stancamente e massaggiarsi le
spalle con volto corrucciato da un probabile fastidio alla schiena.
-Akagi!- sbottò seccata la manager chiamando il capitano il quale la
guardò stupita, ma, vedendo la sua espressione risoluta, si avvicinò a lei
dichiarando qualche minuto di pausa che fu accolto da sospiri di
sollievo.
-Cosa vuoi?- chiese cupo prendendo una salviettina detergendosi il
volto. Intanto il resto della squadra era andata negli spogliatoi a
rinfrescarsi.
-Io credo sarebbe meglio smetterla: Hanamichi è distrutto, lo sai che
non deve esagerare,e poi con questo caldo è impossibile allenarsi!
Finiranno per scannarsi per il nervosismo!-
-Non ci penso neppure! Abbiamo...-
-Oh al diavolo i campionati!!!- urlò esasperata da tanta cocciutaggine
- Non sarà certo una settimana di pausa a debilitare la squadra! Akagi,
sono stremati! Non puoi costringerli ad allenarsi in queste condizioni,
finiranno per odiarlo questo sport se continui a pressarli senza sosta!-
Il capitano non ebbe modo di rispondere dato che la voce di Hanamichi
irruppe nella conversazione:
-'Fanculo!!- urlò furioso il rossino osservando bieco la palla
rimbalzare sugli spalti dopo un suo tiro dalla forza non calibrata.
-Hanamichi cosa...-
-Ayako, io non sono stanco, posso farcela. Sono il Tensai dopotutto!-
esultò con un sorriso furbo diverso dal solito da sbruffone.
-Do'hao..- borbottò Rukawa entrando in campo.
-Baka Kitsune! Se non facesse così caldo ti smonterei di botte!-
borbottò cominciando a salire le scale degli spalti per recuperare la
sfera arancione sfuggita al suo controllo.
-Hn...- sbuffò Rukawa con gli occhi al cielo.
Faceva davvero troppo caldo anche per azzuffarsi.
Sakuragi si inerpicava svogliatamente sulle gradinate: ovviamente
l'infida palla era finita nei posti più alti oltre la ringhiera. Sbuffò
pigramente mentre pensava che nonostante l'afa era divertente trovarsi
ancora lì, tra i suoi compagni di squadra.
Gli erano mancati quei momenti quando era in clinica. Anche se le
passeggiate in spiaggia erano rilassanti, stare sempre chiuso nella sua
stanza asettica e incolore sotto lo sguardo dei medici che lo studiavano
come una cavia.
Il caldo era insopportabile, ma un brivido freddo lo percorse al
ricordo dei giorno trascorsi in vera e propria cattività.
Si voltò a osservare la sua squadra: il Gorilla ancora litigava con
Ayako, Miyagi che le dava man forte, Mitsui che discuteva anch'esso con il
Gorilla sostenendo che le parole del signor Anzai non potevano che essere
sacre, Kogure faceva da paciere e poi, c'era lui: Kaede Rukawa. Hanamichi
lo fissò sospirando: intento a tirare a canestro sembrava che nulla di
quello che avveniva in quella palestra fosse affare suo, neppure il caldo
soffocante!
-Eccerto che non ha caldo! E' un frigorifero!- mugugnò arrivando fin
dove si trovava la palla chinandosi ad afferrarla. Gemette infastidito dal
pizzicore alla schiena portandosi una mano al dorso. Anche attraverso la
maglietta, poté avvertire con le dita il solco della cicatrice che si era
procurato con l'intervento alla schiena: l'avevano operato due volte.
Questo ovviamente non l'aveva detto a nessuno, solamente Anzai ne era a
conoscenza e aveva promesso di non farne parola agli altri.
-Ayako mi tirerebbe il collo se lo sapesse...- constatò rabbrividendo
al pensiero della furia omicida della giovane se avesse saputo degli
interventi: considerando la sua vena materna e protettrice l'avrebbe
costretto a letto e non l'avrebbe lasciato toccare un pallone.
Sorrise incorsciamente: Ayako gli ricordava un po' una madre, forse era
per questo che nutriva un tale affetto verso di lei. Un affetto che non
era solo amicizia e neppure amore. Era più una sorta di ammirazione e di
dolcezza che gli faceva vedere in quell'esile figura dalla forza
prorompente la figura materna che gli era sempre mancata.
-Ti muovi Hanamichi?- lo rimbrottò Miyagi risquotendolo dalle sue
elucubrazioni.
-Arrivo!- rispose secco in procinto di scendere quando qualcosa oltre
la finestra attirò la sua attenzione.
-Ma che...- si avvicinò cauto alla vetrata tentando di capire gli
sbarluccichii nel cielo all'orizzonte a cosa appartenessero. Lasciò cadere
la palla sconvolto spalancando gli occhi quando comprese.
-Mio Dio..- sussultò sbiancando indietreggiando terrorizzato. Le enormi
vetrate andarono in frantumi, quando uomini bardati con sofisticate tute
vi si calarono dentro con delle spesse corde irrompendo nella stanza in un
frastuono di vetri infranti e grida.
Istintivamente Hanamichi si coprì la testa con le braccia voltando le
spalle alle vetrate.
Non poteva star succedendo davvero!
Non potevano veramente averlo scoperto!!
-Avanti!- Urlò un uomo in completo scuro entrando nella palestra con un
gruppo di tirapiedi che si sbrigarono a puntare le sofisticate armi contro
Hanamichi -Catturate il Tiensen!!!- sbraitò ignorando il panico che aveva
scatenato.
Hanamichi sentì gli scatti con cui le armi venivano puntate verso di
lui e si guardò attorno cercando una via di fuga.
Non ci voleva! L'avevano trovato!
Era in un enorme guaio!
Non solo lui ruschiava grosso, ma soprattutti i suoi compagni correvano
rischi non indifferenti.
Rovistò nei meandri della sua mente cercando di ricordare qualcosa
riguardante le armi impugnate dai cecchini per sapere quanto letali e
terribili fossero, ma non trovò nulla.
Evidentemente i fucili erano di ultima generazione, creati
appositamente per la cattura di esseri come lui.
Si chiese distrattamente perchè l'uomo sprecasse tanti fondi per creare
armi per catturare loro, dopotutto avevano vissuto insieme per millenni
senza che gli esseri umani sapessero della loro esistenza, e tutto ad un
tratto, scoperta la loro presenza, li cacciavano e li catturavano come se
volessero distruggere il pianeta.
La verità è che l'uomo era avido di fama e gloria e studiare un Tiensen
avrebbe per un po' placato la loro bramosia.
-Merda!- imprecò violentemente quando, guardandosi istericamente
intorno, non aveva trovato via di fuga.
Quelle specie di soldati erano vestiti con pesanti e robuste divise
nere come la pece, visiere fantascientifiche e fucili sofisticati.
-Che cosa succede?!- strepitò istericaente Ayako. Il respiro concitato
dei ragazzi che osservavano sconvolti e terrorizzati qualla marmaglia di
uomini armati fino ai denti che puntavano le loro sofisticate armi verso
Hanamichi.
Akagi tentò di comportarsi diplomaticamente, anche se la sua voce
tradiva una nota di panico: -Si può sapere cosa sta succedendo e cosa
diavolo volete?-
L'uomo vestito in completo elegante scuro rise con scherno mentre gli
occhi neri rilucevano di brillante soddisfazione. I capelli brizzolati
scuri erano in contrasto con la pelle olivastra e i lineamenti squadrati e
duri distorti in un ghigno.
-Cosa voglio?- ripetè mellifluo. -Voglio lui!- rispose semplicemente
alzando il braccio indicando il rossino che fissava torvo e furioso con le
mani alzate in segno di resa gli uomini che lo minacciavano coi
fucili.
-Con tutto il rispetto dovuto al suo rango, Man in Black- lo schernì
stizzito Hanamichi -Perchè non va a farsi... che ne so...- si finse
pensieroso -...a farsi fottere?- concluse sarcastico. A punizione della
sua battuta la canna di un fucile puntata alla sua schiena premette con
più forza sulla sua colonna vertebrale.
-Noto che la nostra cavia ha un bel caratterino!- sghignazzò esalatato
dalla sfida che gli si prospettava di fronte.
-Cavia tua sorella! Falli su di te i tuoi esperimenti del cazzo!-
rimbeccò alquanto offeso l'interpellato.
La situazione stava precipitando.
Decisamente, stava precipitando. Non poteva reagire apertamente o
quegli uomini avrebbero potuto sparare ai suoi compagni.
E finchè non conosceva il potenziale di quei fucili non poteva fare
mosse avventate.
Una goccia di sudore percorse la schiena umida inglobando in se le
piccole stille salate fino ad infrangersi sulla stoffa costretta contro la
sua pelle dalla canna del fucile.
Il caldo era soffocante.
Le tempie gli martellavano furiosamente.
Nonostante la situazione precaria in cui si trovava, sentiva gli occhi
appesantiti dalla debolezza data dal caldo.
Il sudore gli bruciava gli occhi e i suoi nervi stavano pericolosamente
vacillando.
Non ne poteva più! Non potevano quegli uomini irrompere li pretendendo
di portarlo in chissà quale laboratorio per studiarlo come una cavia.
-Cosa.. diavolo...?- balbettò Mitsui osservando un tiratore accucciato
poco lontano da lui con il fucile puntato su Hanamichi.
-Avanti ragazzino! Ora con calma scendi e vedrai che non ti sarà fatto
del male.- lo blandì soddisfatto l'uomo accendendo un sigaro con fare
vittorioso di chi sta pregustando la sua più grande conquista.
Hanamichi chiuse gli occhi. Non avrebbe dovuto farlo davanti a loro, ma
non poteva fare altro.
Non aveva altra scelta.
Avrebbe cancellato poi la loro memoria.
Si sentì un verme per quel pensiero: i loro amici, la sua 'mamma'...
ingannarli così. Entrare nei loro più intimi pensieri per rimescolarsli,
modificarli in modo da crederlo il solito Sakuragi idiota.
Per quanto la cosa risultasse strana gli dispiaceva soprattutto per
Rukawa. Lui era l'unico con cui aveva un rapporto particolare: se le
davano sempre ma era un modo unico per comunicare, che avevano nei
pensieri degli altri un posto particolare.
Scosse la testa cercando di eliminare quel pensiero assurdo, e così
facendo piccoli diamanti salati si liberarono dalla ragnatela di fili di
seta rossi.
A quel gesto barcollò leggermente vittima di quell'afa opprimente.
-Avanti muoviti!- lo incitò malamente il soldato che gli puntava il
fucile alla schiena incoraggiangolo con un ulteriore colpo di canna.
Hanamichi sentiva il suo potere ruggire nelle vene, la rabbia
divorargli le interiora.
Il caldo era troppo intenso perchè potesse mantenere il sangue
freddo.
Il pulsare frenetico delle tempie era troppo insostenibile.
La canna del fucile era rovente puntata alla sua schiena e le braccia
stanche, a forza di tenerle sollevate.
Il sudore che colava sul suo corpo gli creava un prurito fastidioso,
quasi odioso.
Il fetore di gomma e polvere da sparo gli irritava i nervi.
E allora, esplose usando la sua rabbia. Con uno scatto si voltò
colpendo il soldato con un pugno facendolo cadere pesantemente al suolo.
Ignorò l'urlo dei suoi compagni che videro i cecchini puntare i fucili su
di lui caricando il colpo con un rumore metallico.
-Non fare idiozie!- urlò l'uomo che sembrava aver perso la sua
calma.
Inutile.
Hanamichi senza dare il tempo ai suoi cecchini di reagire, scavalcò il
parapetto dandosi slancio col piede sulla ringhiera, cadendo a volo
d'angelo verso il suolo.
Ayako urlò terrorizzata mentre la squadra tratteneva il fiato.
Ma Hanamichi non toccò terra.
Pochi istanti rpima dell'impatto la maglietta si lacerò mentre dalla
schiena spuntarono spalancandosi nella loro magnificenza due ali.
Due ali immense e luminose ma...diverse.
L'ala destra era bianca come il latte fatta di soffici piume che si
libravano nel cielo come piccoli batuffoli di cotone.
Splendida e incantevole come erano descritte le ali degli angeli.
La sinistra, all'opposto, nera come la pece, scheletrica e
demoniaca.
Cuoio scuro che ricordava le ali dei diavoli dell'inferno.
In quel momento sembrava che tutta la palestra avesse trattenuto il
respiro.
Come se il tempo si fosse fermato a contemplare quella splendida
creatura dalle ali così particolari eppure ipnotiche.
In silenzio a rimirare l'essere dai capelli ancora più rossi del solito
mentre il suo corpo scolito si inarcava aggraziato come una sirena che
emerge dalle onde.
La luce bollente del sole sembrava catalizzata tutta su Hanamichi
facendo risplendere le sue ali lasciando sulla sua pelle dorata riflessi
luminosi e tenebrosi che si infilavano in ogni insenatura a sottolineare
ogni muscolo guizzante sotto la sua pelle.
Ogni millimetro del suo corpo scolpito risplendeva di tenebra e di luce
accarezzato con riverenza da quella luce che lo faceva sembrare un dio
caduto in terra.
La maglia sbrindellata cadde a terra con un fruscio quasi
impercettibile, rompendo così la polla di estatica ammirazione che
avvolgeva la palestra.
-Kami sama...- ansimò Miyagi di fronte a tale spettacolo.
Il respiro uscì prepotente dai polmoni riprendendo il suo corso
naturale mentre le ali del giovane si spiegavano a frenare la caduta
libera in cui si era lanciato.
La brusca stoppata causò un leggero vortice d'aria che avvolse il
giovane in una trasparente crisalide che fece sollevare le ciocche fulve
dalla fronte a svelare le due polle di oro liquide iraconde.
L'uomo in nero si riscosse a viva forza dallo shock in cui era caduto,
quando lo squardo furioso del rossino si posò su di lui.
Quello non era un tiensen qualunque.
Un Ibrido. Forse l'unico esemplare esistente al mondo.
Si ridestò dai suoi pensieri, quando, con la stessa velocità di un
fulmine, il giovane sfrecciò verso l'uscita della palestra dandosi lo
slancio con un solo, possente battito d'ali.
-Muovetevi branco di idioti! Prendete l'Ibrido!- urlò furioso
mobilitando il suo esercito che puntarono le armi su di lui sparando.
-Noooooo!!!!- Urlò Mitsui protendendosi in avanti per fare chissà cosa,
ma la presa ferrea di Rukawa lo fermò.
-Fermo, e osserva- sentenziò gelido mentre il tiratore da tre punti lo
osservava allibito. Fece ciò che gli venne detto e sussultò come i suoi
compagni, prima di lui avevano fatto: i proiettili non raggiunsero
Hanamichi. Come se ci fosse un muro di gelatina a fermarli, le pallottole
rallentarono fino a ffermarsi del tutto, cadendo a terra inermi come
piccole biglie metalliche.
Hanamichi intanto era sempre più vicino alla porta.
-Non passa..- ansimò Ayako col cuore in petto che martellava furioso,
me mani portate concitatamente alle labbra e i suoi occhi scuri spalancati
all'inverosimile mentre la consapevolezza che quello spazio era troppo
piccolo le si mostrava di fronte.
-Non ce la farà! Catturatelo!!- urlò strepitando l'uomo.
Ma Hanamichi ghignò soddisfatto osservando la porta avvicinarsi a
velocità sorprendente.
-Sciocchi...- biascicò nell'istante esatto in cui la sua figura
attraversò la porta mentre le sue ali si ritiravano altrettanto
velocemente con cui erano comparse, permettendogli di attraversare lo
stretto varco.
Tutto accadde nel giro di una manciata di istanti: Hanamichi oltrepassò
a mezz'aria la porta verso la libertà, ma una volta varcata, la gravità
richiamò a se il suo corpo facendolo abbassare bruscamente verso il suolo.
Ma nuovamente le due enormi ali di luce e tenebra si aprirono dalla sua
schiena facendogli riprendere quota lasciando solo che le dita della mano
destra, tese verso il suolo, ne sfiorassero la superfice bollente per poi
seguire Hanamichi verso il cielo.
-Muovetevi!!! Non lasciatevelo scappare! Catturatelo! Vivo o morto IO
lo voglio!!- strepitò isterico l'uomo vittima del fallimento del suo
piano.
I ragazzi della squadra corsero fuori a vedere se il loro amico fosse
riuscito a scappare.
Il sole di quell'estate afosa li abbagliò all'uscita dalla palestra
quando volsero le loro attenzioni al cielo terso in cerca del rossino.
Si ripararono gli occhi con le mani osservando i raggi dispettosi
rilucere fin troppo luminosamente impedendogli la vista.
Differentemente da loro, i soldati con la visiera non erano infastiditi
da tanta luminosità e puntarono con precisione le loro armi esplodendo
colpi letali verso Sakuragi.
Hanamichi si girò di scatto nel'udire l'esplodere dei colpi dei suoi
aguzzini.
-Merda...- imprecò sommessamente spalancando al massimo le enormi ali e
protendendo le mani di fronte a se e osservò quasi soddisfatto i
proiettili infrangersi contro la barriera creata cadendo verso il
suolo.
Non voleva ammetterlo a se stesso, ma aveva paura.
Se lui fosse scappato quella specie di scienziato avrebbe potuto fare
del male ai suoi compagni pur di farlo tornare.
Era stato un enorme errore quello di scappare usando il suo potere.
Avrebbe fatto meglio a farsi catturare e poi, una volta nel laboratorio,
fuggire e cancellare loro la memoria.
Ma quando era li dentro, quel caldo asfissiante e la tensione gli
avevano fatto perdere il controllo.
Guai a loro se provavano anche solo a sfiorare con un dito la sua
squadra! E se poi osavano torcere un capello a Rukawa lui...
Ma che andava a pensare?
Non era quello il momento di...
I suoi pensieri andarono in frantumi nell'incontrare due pozzi blu che
da terra lo osservavano pieni di...ansia?
Rukawa, Rukawa lo stava guardando. Uno sguardo intenso e pieno di
preoccupazione nelle iridi blu come la notte.
I loro sguardi si fusero.
Un mare di oro e un mare in tempesta che si fondevano insieme.
Hanamichi sentì il cuore pulsare nel petto come mai aveva fatto
prima.
Sentì sudore freddo percorrergli la schiena lanciando brividi in tutto
il suo corpo.
Avvertì distintamente qualcosa spezzarsi in lui. Il fiato gli si mozzò
in gola catturato come era da quello sguardo così intenso.
Sentì le sue membra tremare quasi si stessero tendendo per raggiungere
quegli occhi, come se il suo corpo non bramasse altro che fondersi con
quell'essere dalla pelle diafana e quelle iridi tentatrici.
Spezzò bruscamente il loro contatto visivo avvertendo con terrore che
le pallottole sparate dai sicari stavano attraversando la barriera.
-Cosa...?- non ebbe il tempo di porsi domande che con sommo orrore vide
la barriera scomparire e i proiettili riacquistare velocità verso il suo
corpo.
La crivellata di colpi lo colpì in pieno, mentre le ali si laceravano
colpite.
Hanamichi sentì il dolore dilaniare le sue carni mentre la
consapevolezza di cosa era successo sopraffece per un istante il dolore
lancinante.
Il tabù degli impuri.
La condanna degli Ibridi.
Sentì le forze abbandonarlo e le palpebre farsi pesanti mentre i suo
corpo si inarcava conun urlo muto che la sua gola non era ruscita a
lanciare.
Non era successo davvero.
-Non può essere...- ansimò con un ghigno incredulo prima che il suo
mondo diventasse nero e il suo corpo privo di sensi precipitasse verso
l'impatto col suolo.
Rukawa strinse i pugni con tutta la forza che aveva conficcandosi le
unghie nella carne per l'ansia.
Era sconvolto.
Non tanto per la natura del rossino, anzi, per quello era rimasto
piacevolmente sorpreso, ma per la sua abilità.
Volare in modo tanto agile con due ali totalmente diverse, non era
facile, anzi, era cosa quasi impossibile.
Non ne sapeva molto di Ibridi, anzi, praticamente nulla.
Aveva solo distrattamente prestato orecchio alle spiegazioni della
madre a riguardo, non gli era mai interessato molto l'argomento. Le uniche
cose che ricordava era che gli ibridi erano molto rari, non perchè non ne
nascessero, ma perchè i più morivano in giovane età.
-Forza do'hao...- sussurrò a denti stretti osservando le mirabolanti
prodezze con cui Hanamichi schivava ogni colpo.
Voleva aiutarlo, avrebbe sinceramente voluto, ma avrebbe rischiato di
mettersi anch'egli in enormi guai: avrebbe scatenato un putiferio.
La sua coscenza e la sua lucidità stavano facendo letteralmente a
botte.
Sentiva il potere ruggire nelle vene furioso come mai era stato,
potente come mai l'aveva sentito.
Trattenne il fiato quando Sakuragi si voltò di scatto innalzando la
barriera.
-Do'hao... scappa!!-sibilò quasi implorante.
Vide con il cuore in gola le pallottole infrangersi contro la sua
barriera.
Vide Hanamichi con uno sguardo preoccupato, arrabbiato, quasi
pentito.
Lo vite scuotere la testa prima che quei caldi occhi nocciola si
soffermassero nei suoi.
In quel momento sentì un'energia inspiegabile diffondersi in lui.
Osservò quegli occhi enormi spalancarsi ancora di più.
Anche a quella distanza vide le pagliuzze dorate che davano allo
sguardo una calda tonalità nocciola.
Vide un mare di cioccolato caldo tingersi d'imbarazzo e stupore.
Bramava un contatto con lui.
Non desiderava altro che fondersi con quegli occhi dorati.
Annullarsi in loro.
Quegli occhi erano magnetici, profondi.
Segnati da una forza straordinaria velati di tristezza e paura.
Quegli occhi brillanti splendenti della luce della vita.
E poi lo vide.
Qualcosa spezzarsi drasticamente.
Qualcosa spegnersi di botto.
Con terrore vide il suo potere spegnersi e la barriera scomparire.
Con panico osservò i proiettili colpirlo in pieno, mentre quegli occhi
prima che spalancarsi per il dolore, lo furono per la sorpesa.
Lo vide mormorare qualcosa e perdere dolorosamente i sensi.
Ossevò impotente la sua caduta libera verso il suolo con l'ala candida
macchiata di sangue.
Ad ogni metro la sua anima si lacerava urlando.
Un angelo candido che dal cielo cadeva all'inferno.