DESCLAMERS: I personaggi non sono miei ma della brava Yoko Kamio, sperando che quando si accorgerà di ciò che ho fatto, non mi faccia a fette ç___ç!! Per Herika e Daichi beh, loro sono miei!!!^^
DEDICHE: ^^””” allora la dedico a Seimei perché è sempre gentile con me e poi perché è diventata la mia beta!!!^O^ Inoltre la dedico anche alla mia nuova amica Silene ^^ ricordandole che ora le armi bianche non le servono più!!^^””
NOTE:^^ questa ff non ha un esatto tempo nel fumetto, è solamente una storia scritta per mio divertimento!!!^O^ E poi mi sono sempre piaciuti questi due personaggi!!!^^
Buona lettura e se potete, vi prego, commentate, vorrei sapere cose ne pensate di questo pair e della fic in se!!^^

Bacioni Lucy

 

 

 

TI AMO SCIOCCHINO!!! 

 

I Parte

 

di Lucy

 

 

Tutta la scuola era in fermento.

Nessuno credeva alle proprie orecchie, ma sembrava che Nishikado, uno dei membri dei gloriosi F4 si fosse fidanzato ufficialmente.
Tutte le ragazze erano disperate, non potevano credere che il loro Nishikado fosse stato accalappiato da una smorfiosetta qualunque ma quel pomeriggio ne ebbero la dolorosa conferma.

Erano da poco finite le lezioni e Hanazawa, Domyoji e Mimasaka parlavano tranquillamente nel giardino della scuola.
Anzi, a dire la verità, gli ultimi due parlavano normalmente, mentre l'altro era un po' addormentato.
All'improvviso una macchina nera si fermò davanti all'Eitoku.
L'autista scese e, pochi attimi dopo, aprì la porta facendo uscire con grazia un ragazza non molto alta, con occhi verdi e capelli neri come la pece.
La nuova arrivata si passò una mano nella chioma folta.
Tutti gli sguardi dei ragazzi erano su di lei.
Compiaciuta, sorrise a se stessa.


Il suo sguardo si posò sui tre ragazzi, per poi andare oltre e soffermarsi su un quarto giovano che dietro di loro camminava in tutta calma.
NOn appena lo vide, si mise a correre contro di lui e l'abbracciò forte, sentendosi bene racchiusa in quella dolce stretta.

Nishikado ricambiò l'abbraccio con lo stesso vigore, stringendola a sè dolcemente, per poi lasciarla andare, di fronte agli sguardi un po' troppo gelosi e invidiosi di ragazze e ragazzi.
"Herika, ti avevo chiesto di aspettarmi a casa!! Cosa ci fai qui??" chiese, appoggiandole una mano sulla testa e scompigliando i fili d'ebano.
"Non riuscivo a starti lontana, avevo tanta voglia di rivederti!!!" replicò lei sorridendo, per poi arrossire un po', ma senza abbassare il suo sguardo.
"Ok, allora ti accompagno a casa!! Saluto gli altri e andiamo..."
"Si!!" trillò lei, tutta felice mentre i suoi occhi verdi si accendevano di mille venature blu.

"Ehi ragazzi, accompagno a casa Herika, poi ci vediamo nel solito locale, ok??"
"Va bene e buon divertimento!!" disse sorridendo Mimasaka.
"Divertirsi?? Ma se l'accompagna a casa???!!" domandò Domyoji con aria sorpresa.
Rui e Akira lo guardarono un attimo.
"Capirai quando sarai grande!!" rispose Akira, mentre Rui annuiva.
Davvero non potevano crederci... come poteva essere così ingenuo???!!

Mimasaka iniziò a camminare più velocemente, ripensando che se il suo Sojiro si era messo con Herika, era stato solo merito suo!
Chiuse un attimo gli occhi, cercando di dirsi che andava bene.
Sì, era così, era contento che il suo amico fosse felice.
Durante l'infanzia Herika era stata una sua carissima amica, forse ancora più di Shizuka, ma poi, molti anni prima, si era dovuta trasferire e ora finalmente era tornata.

Era stato lui a presentarle gli F4.
Desiderava così tanto che anche lei entrasse a far parte del suo mondo solo che...
Solo che mai nella vita si sarebbe immaginato che Herika si sarebbe innamorata di Sojiro, e che lui avrebbe provato lo stesso.
Gli faceva male, dannatamente male, ma era più che certo che insieme sarebbero stati felici.

"Allora ci si vede sta sera!!" gridò Tsukasa.
Il biondino si fermò, lentamente girò il capo ed annuì per poi riprendere il corso i suoi pensieri.

Si ricordava ancora quando in seconda media si era accorto di come il suo corpo fosse attratto da quello di persone dello stesso sesso, ma non ci aveva dato più di tanto peso.
Semplicemente si era auto-imposto di andare a letto prima con ragazze sue coetanee e poi con donne sempre più mature e affascinanti, tutto per dimostrarsi che lui non era gay.

Era passato meno di un anno da quando si era accorto di amare davvero un ragazzo.
La cosa di cui aveva avuto più paura nella vita si era manifestata all'improvviso, e non con un ragazzo comune, bensì con il suo migliore amico, la persona a cui più teneva nella vita. In quel periodo cercava in tutti i modi di restare il meno possibile da solo con il moretto.
Aveva paura di cadere in tentazione, di non riuscire a frenare i propri istinti e finire con il baciarlo.
Cosa lo aveva sempre spinto a non farlo?
Semplice.
Il bel moretto amava tutte le donne, indistintamente e, appena ne vedeva una nuova, ci provava spudoratamente.
Insomma era un etero convinto.
Mentre lui...
Lui, andava a letto con donne mature solo per non dover fare un confronto tra quello che avrebbe provato ad essere amato da Sojiro, un suo coetaneo, un uomo...
Si faceva donne mature solo perché sapeva bene che avevano più esperienza, che lo avrebbero guidato, che tutto ciò che doveva fare stando con loro era rilassarsi, dimenticare e non pensare a niente che non fosse il piacere effimero di un attimo.

Anche se...

Un triste sorriso arcuò le sue labbra.
Ogni voltata che arrivava al momento della penetrazione sovrapponeva l'immagine di Sojiro a quella della donna sotto di lui, e fingeva che a gemere d'estasi fosse il suo amato e non una sciaquetta da quattro soldi.
Si sentiva disgustato da se stesso, e provava ribrezzo solo al ricordo di quei pensieri.

Arrivò davanti al parco e sì fermo.
Guardò con occhi nostalgici quel luogo che da sempre amava, e vi entrò senza nemmeno pensarci.
Gli piacevano i parchi.
Erano rilassanti e tutto quel verde lo faceva stare bene.

Si inoltrò per un sentiero e, dopo circa una decina di minuti, si sedette sotto un grande albero.
Il tepore del sole non ancora primaverile lo riscaldava appena.
Si mise ad osservare una foglia senza però realmente vederla.
Brillava alla luce tenue del sole ed era davvero splendida.
Anche se non era primavera gli alberi erano già fioriti da tempo, ed ora sovrastavano il cielo con i loro candidi fiori.

“Coraggio Akira, è ora di tornare in scena…”

Il biondino si sciolse i capelli, lasciandoli liberi da quella tortura chiamata elastico, si alzò e tornò a casa.


La musica si propagava alta e forte dagli amplificatori posti in punti strategici del locale.
Le cubiste si scatenavano in danze ammiccanti, le coppie ballavano strusciandosi, le teste giravano, la musica irrompeva forte e impetuosa sulla pista, mentre, al bancone del bar, due ragazzi bevevano del Bayles.

"Allora come procedono le conquiste??" chiese Sojiro un po’ sbronzo, cercando con gli occhi, il viso dell’altro.
"Come al solito..."
"Mhh... capisco..." mormorò, svuotando il suo bicchiere, per poi posare i suoi occhi scuri su quelli del biondino, che in tutti i modi cercava di sfuggire ai suoi.
"Scusa ma è tardi... salutami tu gli altri!!" sbottò all'improvviso.
Si alzò dallo sgabello e con passo lento uscì dal locale, cercando di non pensare alla luce calda di quei pozzi neri.
Una mano lo bloccò e lo trascinò in un vicoletto, dove venne sbattuto con forza contro un muro.
"Ma che diavolo..." protestò, ma la frase gli si bloccò in gola.
Davanti a sè c’era Sojiro che lo osservava con uno sguardo bruciante.
"Ora tu mi dici perché cazzo mi eviti in questi giorni!!"
"No, io non ti evito!!!"
"Bugiardo!!!" gridò Sojiro, in preda ad una frustrazione quasi dolorosa.
Strinse forte i polsi di Akira sollevandoli al di sopra della testa e inchiodandoli al muro, per poi schiacciarlo con il suo corpo.
"Dimmi cosa ti ho fatto per meritarmi il tuo disinteresse!!" sussurrò piano, e questa volta nella sua voce c’era un briciolo di tristezza.
"Ti ho già detto che non è vero"
Akira cercava a tutti i costi di mantenere un tono di voce normale, facendo uno sforzo immenso per non lasciarsi andare, per non commettere il più grande errore della sua vita.
"Ok... ho capito..."
Il moretto lasciò la presa e si voltò, dandogli le spalle.
Stava per andarsene, ed Akira ebbe la sensazione che da quel giorno in poi tutto sarebbe cambiato.
Strinse le mani a pugno.
Non poteva corrergli incontro.
Non poteva abbracciarlo e confessargli che l’amava, che l’amava da sempre.
Sorrise tristemente.
Era davvero tutto finito.
Ora poteva finalmente girare pagina, e dimenticarsi di lui.
Ma allora perché??
Perché i suoi occhi si ostinavano a lasciar sfuggire tutte quelle lacrime??

Il giorno seguente Mimasaka non andò a scuola.
Non ne aveva assolutamente voglia e così, quando la macchina di Tsukasa era venuta a prenderlo, aveva semplicemente detto ad un maggiordomo di dire che non si sentiva bene.
Almeno per quel giorno se l’era scampata.

Erano da poco passate le dieci, e lui era già in giro per il centro, guardando vetrine e soffermandosi davanti ad ogni negozio in cui aveva comprato degli abiti.
Sorrise amaramente al suo riflesso che lo guardava triste dalla vetrina di Armani.

Non ne poteva più di tutto quel lusso, così decise di cambiare zona.
Si mise a camminare rapido, per allontanarsi da quei luoghi che tanto gli ricordavano il suo Sojiro.
Dopo alcuni minuti giunse davanti ad un negozio e senza pensare a niente entrò per poi ritrovarsi immerso da ragazzi che ridevano felici.
Con suo immenso stupore si accorse che non c'erano donne in quel posto.

"Ciao biondino!" lo accolse una voce.
Si voltò e vide che a parlare era stato un ragazzo di circa diciassette anni, carino, con occhi verdi e capelli rossi, tagliati cortissimi, le punte indurite dal gel.
"Ciao"
"Io sono Daiki, ti posso essere utile in qualcosa???" disse il piccoletto e solo allora Akira capì che altri non era che un commesso.

"No, do solo un’occhiata..." rispose Akira imbarazzato.
Si guardò intorno per qualche secondo e poi vide due ragazzi presenti che si baciavano appassionatamente.
"Ma... e quei due?" chiese al commesso, mentre le sue guance si tingevano ti purpureo.

Il rosso lo guardò un sopracciglio alzato.
"questo negozio è per gay... non lo sapevi???" chiese, divertito dalla faccia del biondino.
"No... è la prima volta che ci vengo..."
"Me ne ero accorto... uno come te lo avrei notato sicuramente" rispose, sfoggiando un bellissimo sorriso.
"Ti va di uscire con me??" chiese titubante Mimasaka.
Doveva parlare con quel tipo...
Forse, lui, poteva aiutarlo.

"Ok, tanto tra due minuti finisco il mio turno!"
Con un'espressione più che felice il rossino andò a cambiarsi e, dopo pochi attimi, i due uscirono dal negozio.

Camminarono un po’ in silenzio.
"Lo so che ti ho invitato io ma..."

Dai lo guardò un secondo e poi sorrise.
Conosceva bene quello sguardo perché anche lui l’aveva avuto.
Quelli di Akira erano gli occhi di qualcuno che non sa come confessare agli altri la propria diversità.
Che poi non è una vera e propria diversità.
E' solo un modo come un altro di provare amore perché, in qualunque modo si manifesti, l'amore è e resta sempre amore, anche se tutti gli altri lo vedono come qualcosa di fuori dal comune, qualcosa di sbagliato o disdicevole.

"Non preoccuparti e chiedi, io non mi arrabbio!!" cercò rassicurarlo il ragazzo, posandogli una mano sulla spalla, provando, con quel piccolo gesto, ad infondergli un po' di coraggio.
"Sei molto dolce... ti va di andare al parco???"
"Per me va bene e poi amo i spazi verdi!! Forza sbrighiamoci!!!" gridò Daiki prendendo per mano Akira che, per la prima volta, si sentiva bene con se stesso, e non schifato da quello che era.

Erano entrambi seduti sotto il grande albero, quello dove il giorno prima Akira si era messo a ricordare il suo passato.
"Come si sta bene!!" disse il rosso distendendosi a terra.
"Già... oggi è proprio una bella giornata..."
"A proposito posso sapere il tuo nome???"
"Akira..."

Si sedette e lo guardò dritto negli occhi, trovandosi perso in due pozzi azzurri.
Gli sorrise dolcemente.
"Allora Akira cosa vuoi chiedermi??"
"Come fai ad essere felice, nonostante per gli altri..." si bloccò Akira.
Non riusciva a terminare la frase.
"Tu sei più fortunato di me" rispose tranquillamente Daiki, nemmeno stesse parlando del tempo "io ho dovuto prima lottare contro me stesso, per trovare il coraggio di ammettere di essere gay... quella è stata davvero una lunga battaglia, e questo mi ha portato di essere felice, perché il primo passo per la felicità è l’ammissione... comunque, i miei amici quando l’hanno saputo, beh, diciamo che ho scoperto che delle persone, che non consideravo come veri amici, si sono rivelate molto più leali e affettuose di altre"

Restarono ancora in silenzio mentre il vento scompigliava piano le ciocche bionde.
Akira chiuse un attimo gli occhi.
"E tu?? Perché non sei felice??"
"Perché sono innamorato di uno dei miei migliori amici" rispose Akira in tono rassegnato "Ci conosciamo fin dall’asilo... all’inizio credevo che mi sarebbe passata, invece ora mi ritrovo geloso... geloso da impazzire, per ogni bacio o carezza che dà alla sua ragazza, perché so che questa volta fa sul serio..."
"Mi dispiace..." sussurrò pianissimo il ragazzo "ma se fossi in te glielo direi"
Mimasaka sussultò.
Non sarebbe mai riuscito a dirglielo, non poteva, che ne sarebbe stato della loro amicizia?
"Se non vuoi dirglielo ti resta una cosa sola da fare... devi dimenticarlo. All'inizio sarà difficile, ma sono sicuro che ci riuscirai..."
"Non so... tu dici di provare a dimenticare???"
"Si, se non vuoi esporti, questa è l'unica cosa che tu resta..." rispose Daiki tristemente. Akira lo guardò un attimo e ne restò affascinato.
Il sole giocava con la pelle così chiara per un giapponese, mentre i lineamenti dolci si erano intristiti al ricordo di ciò che era stato.
"Anche tu???"
"Si... ho dimenticato un amore impossibile... lui era etero... all’inizio è stato difficile liberarmi del suo ricordo, ma ora eccomi qua, vivo e felice!" spiegò sorridendo dolcemente.
All'improvviso Akira sentì il desiderio di baciarlo.
E lo fece.
Posò per un attimo le proprie labbra su quelle di lui, per un solo tocco, dolce quanto un soffio di primavera.
"Perché??"
Il biondino si strinse nelle spalle.
"Eri triste, e quel sorriso mesto non ti dona... il tuo viso deve essere illuminato solo dalla gioia!!”
Un altro sorriso e Daiki si alzò e gli porse la mano.
"Vieni con me???"
Gli occhi di Akira guardarono quella mano che si mostrava a lui senza paura.
Sapeva cosa significavano quelle tre parole.



Vieni con me...
Dimentica la solitudine di questi anni trascorsi a nasconderti dal dolore di rinnegare la propria natura.

Vieni con me....
Fidati di me, apri il tuo cuore al mio, lasciati andare e permettimi di amarti.

Vieni con me...
Lasciati alle spalle il tuo amore impossibile, lascia che il mio sorriso cancelli il ricordo delle notti passate a piangere dopo aver fatto sesso con delle donne di cui a stento rammenti il nome.

Vieni con me...
Tre parole... una sola proposta... dimentica...

Vieni con me...
Rinasciamo insieme sotto una nuova stella bella e luminosa.

Vieni con me...

La mano di Akira afferrò quella del ragazzo e, dopo che si fu alzato, il suo cuore era più leggero che mai.


Insieme si diressero verso il centro della città.
Il sole era caldo e con i suoi raggi blandiva i corpi di Akira e Daiki che, come vecchi amici, si divertivano a chiacchierare del più e del meno, passeggiando tranquilli per le vie affollate, trascorrendo una piacevole mattinata di svago.

Per Mimasaka era tutto nuovo.
Prima aveva sempre guardato il mondo da un angolatura diversa e invece ora si sentiva libero di abbracciare il ragazzino e tirarlo verso i negozi più strani per poi ridere crepapelle, mangiare un panino, stuzzicarsi per farsi i dispetti, per vedere a chi dei due cadeva prima il panino.
Una giornata così, da quanto non l’aveva??
Da quando non si sentiva davvero felice??
Da quanto non stava in pace con se stesso??
Non lo sapeva, ma era certo che da ora in avanti sarebbe stato sempre così.

I giorni passavano velocemente, ed Akira aspettava sempre che arrivasse pomeriggio per andare da Daiki, incontrarlo e divertirsi, sentirsi libero di essere ciò che non era, libero di amare.
Purtroppo però i suoi amici si accorsero che piano piano si stava allontanando da loro.
Non usciva quasi più in loro compagnia, parlava poco e sorrideva molto più spesso di prima.
Solo che il suo sorriso era diverso, era luminoso.
"Chissà cosa succede ad Akira!!! Anche oggi se n’è andato senza dirci niente!!" sbuffò Tsukasa passandosi la mano sul mento, come a cercare una soluzione per quel comportamento.
"Boh..." rispose Rui cercando di trattenere uno sbadiglio.
Si sentiva stanco e aveva proprio bisogno di una dormita.

Al contrario di Hanazawa e Domyoji, che erano sì preoccupati, ma comunque calmi e tranquilli, Sojiro se ne stava sulle sue, cercando di non entrare troppo in quel discorso.
Non gli piacevano proprio per niente quei sorrisi così diversi, quei sorrisi da…

"Innamorato!! Secondo me Akira è innamorato!!" disse una voce allegra.
Tutti e tre si girarono incontrando il volto felice di Herika che stava sorridendo a trentadue denti.
"Dici??" chiese titubante Nishikado, stringendo i pugni cercando di calmarsi.
Se ciò che Herika stava dicendo fosse stato vero, per lui non ci sarebbero più state occasioni per averlo accanto a sè.
"Si!!" rispose la ragazza, ma poi si pentì delle sue parole.
Prese a braccetto Sojiro e lo trascinò via, lasciando gli altri due senza parole.

La ragazza trascinò il moretto in disparte e, dopo essersi assicurata che in giro non ci fosse nessuno, si piazzò di fronte a lui con le mani ben piantate sui fianchi.
"Mi sa che il nostro piano sta andando in fumo!!" esordì con aria sicura.
"Lo credo anch’io..."
"Ma io sono sicuro che lui ti ricambi!!! Insomma ci sono cose che sento a pelle e questa è una di quelle!!" borbottò alterata.
"Io credo che tu ti sia sbagliata... forse è meglio lasciar perdere tutto..."

"COSAAAA??!! Stai scherzando??? Ascoltami Sojiro, io sono sicura che anche lui ti ami..." disse abbassando lo lo sguardo "e poi io voglio vederlo felice, e sono sicura che con te lo può essere!!!"
"Credi davvero??"
"Si, ed ora è meglio che vada, altrimenti chi la sente l’insegnante di spagnolo!!" finì sorridente, per poi correre via, lasciando Sojiro da solo.
Il ragazzo strinse forte i pugni promettendosi che avrebbe lottato e che Akira sarebbe stato solo suo!

Quella sera il bel moretto camminava per città.
Voleva fare due passi, senza per forza sentirsi osservato dall’autista.
A volte lo infastidiva di brutto quel tipo.

La luce dei lampioni, le vetrine colorate ancora illuminate dai neon, le persone che camminavano accanto a lui, tutto era come era sempre stato, già, come sempre, eppure i suoi occhi s’incupirono di colpo.
Lì, tra la folla, aveva visto una testa bionda appoggiata ad un muro.
Aveva le mani dietro la schiena, gli occhi che si posavano frenetici da tutte le parti, finché non si posarono su una persona, diventando improvvisamente felici.

Sojiro seguì il suo sguardo per poi indurirsi appena vide un ragazzo correre a perdi fiato dal biondino che in un attimo si era messo dritto, con le mani in tasca mentre un dolce sorriso gli incurvava le labbra.
Strinse i pugni.
Vide lo strano ragazzo appoggiare le mani sulle ginocchia e, con un sorriso, parlare rivolto a lui, probabilmente per chiedere scusa, e poi gli occhi di Akira così vivi e felici, come non li aveva mai visti.
Osservò i due ragazzi allontanarsi e, seguendo l'impeto del momento, iniziò a seguirli.
Akira era suo, e non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via.


Continua…


^^ Allora?? Che ne pensate??? Vi piace?? Volete scoprire cosa succederà??? Se la vostra riposta è si, allora ç__ç commentate!!! Altrimenti è__é niente fic!! Il mio indirizzo è: spazio_moon@tiscali.it