Direi che come prima cosa ci vogliono i disclaimers... allora, vediamo... i personaggi non sono miei ma del mitico Inoue... non ci guadagno niente, scrivo solo per il piacere morboso di farlo, ecc, ecc...
La qui seguente è una HanaRu... hmmm... però... è abbastanza particolare... ma non ve la rovino, forse vi deluciderò alla fine....
So, here we are!
The Weakness in Me
By Su(k)
Sembrerà strano, ma ti sto di nuovo fissando. Seguo ogni tuo movimento, ogni volta che tocchi palla, fino a che gli occhi non cominciano a farmi male. Non so perché lo faccio, o meglio, lo so, ma ammetterlo è come ammettere a me stesso di essere già sconfitto.
Non te lo permetterò mai. E’ vero, la tua presenza in campo è assoluta, totale, schiacciante, ma non ammetto sia maggiore della mia, non lo voglio.
Sei nato per questo sport e lo sai. Lo si capisce da come ti muovi in campo: sicuro, forte, deciso.
Anch’io sono nato per il basket, e non permetterò che tu mi rubi la scena.
Però...
Però non riesco a staccarti gli occhi di dosso. Davvero, non ci riesco. Ogni tuo movimento mi porta via, e vedo solo te e quella dannatissima palla che non si stacca mai dalle tue mani, se non per colpire con forza il terreno.
Perché?
Abbiamo vinto, sicuramente non grazie a te, questo mai sarei disposto a concedertelo, ma abbiamo vinto.
Akagi si complimenta con noi e ci lascia andare a casa... ottimo lavoro, ha detto: certo, con me in campo lo è sempre. Ma allora perché penso che se non ci fossi stato tu le cose sarebbero andate diversamente?
Ti ho visto, sai? Ho notato che non hai fatto altro che fissarmi per tutta la partita. Perché poi? Sicuramente stavi pensando a qualche nuovo insulto da gettarmi addosso non appena mi fossi avvicinato. Vorrei sapere chi te lo fa fare. Il mio strano carattere è stato da lungo accettato da tutti, perché solo tu devi continuare a rinfacciarmelo? Sono fatto così e non sarai certo tu a farmi cambiare.
Però...
Però quando ti vedo con la palla in mano mi manca il respiro. Certo, non sarai mai bravo quanto me, ma c’è qualcosa nei tuoi occhi quando tocchi palla che mi fa tremare le ginocchia. E la cosa non mi piace. Non ho mai permesso a nessuno di toccarmi il cuore, solo facciate impossibili da abbattere, comportamenti di circostanza, a volte esagerati, lo ammetto, ma erano sempre e solo questo.
Ma ora...
Ora non lo so. Non riesco a capire. Mi hai sempre odiato, giusto? Ed io ho sempre fatto lo stesso, vero? Ma allora perché adesso, mentre ti guardo rimetterti la divisa scolastica con i capelli ancora bagnati, sento tutto questo calore dentro di me? Non è normale.
Per niente.
Sono stanco. Stanco di fingere. Stanco di comportarmi come uno stupido solo per non mostrare quanto sia fragile in realtà. A volte ti invidio, sai? Ultimamente più del solito. Sembra proprio che nulla ti tocchi, che la vita ti scorra accanto e che tu non ci faccia troppo caso. Come fai? Voglio dire, come riesci a non farti soffocare da tutte le emozioni proprie della nostra età?
Io faccio una fatica cane. Vorrei mettermi a urlare contro il cielo, e sicuramente appena arrivo al parco lo faccio, ma appena ti vedo con quell’espressione, se poi così si può chiamare, irritante sul volto, mi rendo conto di non capirci nulla. Di me. Di te. Di noi.
Già, perché sembra proprio ci sia un noi. Almeno per me. Mi è costato tanto ammetterlo. Forse troppo. Io che ho sempre cercato di proteggermi dai sentimenti, che sono stato ferito così tante volte da aver ormai perso il conto, ho scoperto di essermi innamorato di te.
Davvero, non so come sia possibile. Sei così diverso da me...
E sei un ragazzo.
Non che la cosa faccia troppa differenza... bugiardo.
Un ragazzo. Credo fosse questo il principale motivo per cui non volevo, non riuscivo a guardare in faccia la realtà.
Sono un mostro, vero? O almeno così dev’essere, visto che tutti considerano tale la mia condizione. Ma quando mai ho dato retta agli altri? Un tempo, forse. E credo anche di essere nel giusto. Dopotutto perché dovrei costruire la mia vita su schemi fatti da altri? Non mi sembra corretto.
Però...
Però quest’ansia rimane.
Amo te.
Amo un ragazzo.
Sono un ragazzo.
Finalmente solo. Mi sto dirigendo verso casa in silenzio, come sempre. E’ stata una strana giornata. Non brutta, non mi hai fatto troppo male. Non bella, non è successo nulla di eclatante. Solo, strana. Irreale. Per la prima volta ti ho visto triste. Perché? Cosa può mai essere successo per trasformare così, in un solo istante, il tuo carattere?
E cosa è successo, così all’improvviso, per cambiare il mio?
Oggi, per la prima volta, ti ho visto. Non solo guardato, ma visto. Ho visto il tormento sotto la pelle, la lotta così abilmente celata.
Ed ho capito.
Ho capito me stesso. Ci volevi tu per svegliarmi.
Sono giorni che penso solo a te. A come reagiscono il mio corpo e la mia anima al solo vederti.
Ma perché?
Perché sono nato in un mondo che condanna ciò che sono?
Perché mi sono innamorato di un ragazzo?
Alla fine l’ho capito, sai?. Di amarti, intendo. Mi ci è voluto un sacco di tempo, ma alla fine ho capito. E’ solo...
E’ solo che ho paura.
Non sono così forte come do a vedere. Mi nascondo. Non voglio soffrire ancora.
E anche se il giudizio degli altri non è importante... bugiardo.
Lo so. Non dovrebbe importarmi. E in fondo non mi importa, ma...
Ma ho paura. Non degli altri. E nemmeno di te: al massimo mi guarderai con occhi accusatori e mi dirai di no...
Ho paura di me stesso, perché ciò che provo è così forte... potrei morirne.
Aiutami.
Non me l’aspettavo. Davvero, non me l’aspettavo. Vederti seduto su quella panchina, da solo. Mi sono reso conto di non averti mai visto fuori dalla scuola, fuori dal campo da basket. Non so come sei davvero. Ma non ha importanza. Ho preso una decisione. Non senza difficoltà e ripensamenti, ma alla fine ho deciso.
Ora o mai più. Lo so che potrei perderti per sempre, che ciò che voglio dirti è difficile da accettare, ma se nego la mia stessa natura... non so, ho paura di perdermi.
Hai gli occhi chiusi. A cosa stai pensando? E’ da un po’ di tempo che sei diverso, qualcosa in te è cambiato, qualcosa che ti ha reso migliore, ma al tempo stesso più sfuggevole.
A cosa stai pensando?
Come vorrei esserci io nei tuoi pensieri. Quasi soffoco al pensiero di poterti perdere a causa di quelle due parole, ma devo farlo. Devo dirti che la mia realtà si basa su di te, che fai parte dell’aria che respiro. Ti sei reso indispensabile, e voglio che tu lo sappia. Sono egoista?
Può darsi.
Ti chiedo solo di aprire gli occhi e lasciarmi affogare solo un’ultima volta nelle loro profondità...
Apro gli occhi e ti vedo. Ecco. Lo spirito che da giorni infesta i miei pensieri mi si è materializzato di fronte all’improvviso.
Perché?
Non riesci a vedere quanto mi fa soffrire vederti, sentirti così vicino, e non poterti sfiorare?
Mi sento colpevole. Perché ho bisogno di te.
— Perché sei venuto qui? — ti chiedo, forse con troppa rassegnazione nella voce. Cosa mi succede, non è da me scoprirmi così. Sarà il fatto che, nonostante siamo all’aperto, l’aria è intrisa del tuo profumo. Sarà perché i tuoi occhi sono fissi nei miei mentre nuovamente silenzioso mi guardi.
Ti prego, smettila.
Voglio... non lo so nemmeno io. Vorrei che le cose fossero diverse, che ci incontrassimo di nuovo, senza rancori. Vorrei che non fossimo ciò che siamo, né uomini né bambini. Vorrei essere... diverso.
Vorrei che ciò che provo per te non dovesse essere così... odiato...
Mi odi?
Ho mentito, sai? Affermando che sarei riuscito ad accettare il tuo rifiuto... morirei.
Quasi mi convinco a preferire l’indecisione e l’indifferenza ma...
Ma non posso.
Te lo devo.
Qui, di fronte a me, in questo parco, mi sembri più vero che in mille altri sogni.
Perché non può che trattarsi di un sogno. I tuoi occhi che chiedono perdono non possono essere veri. La mano che sfiora il mio viso deve essere frutto di questo sonno tormentato...
Le tue labbra.
Sulle mie.
Sono uno scherzo della notte.
O lo scherzo è tuo? E’ un altro modo per prenderti gioco di me?
No.
Le lacrime sono vere.
Piango. Non so nemmeno io perché. E il sapore salato si mescola al sapore di te. Che stupido a credere, anche solo per un momento, di poter soffocare un sentimento così forte. Davvero mi sono sopravvalutato così tanto?
Ci volevi tu per farmelo capire.
Sono molto più debole di quello che faccio credere, perché ora che to ho sfiorato non sarò mai più in grado di dimenticarti.
Perdonami.
Mi stacco da te e vedo i tuoi occhi.
La vista è ancora offuscata dalle lacrime che ora calde mi scorrono sul viso, ed è forse per questo che non riesco a leggere la tua espressione.
Mi odi?
O è lo scherno a guidare le tue braccia mentre piano mi attiri a te?
No.
Le parole sono vere.
— Ti amo, Kaede. —
Ti amo, Hanamichi.
OWARI
Ah, per la cosa di prima, si tratta del fatto che la fic può essere letta in due modi diversi. Così come l’ho messa io il primo a parlare/pensare è Rukawa, ma se invertite i ruoli la storia non cambia... carino, vero?
Sincerly yours, Su(k)