Disclaimer:
i personaggi di questa storia e l’idea stessa appartengono alla
sottoscritta quindi a nessuno è concesso usarli all’infuori di me u__u L’ambientazione
è completamente inventata quindi non ci sono riferimenti a posti reali. Questo
è il seguito di “The voice behind the mirror” quindi vi consiglio di
leggere prima quella per capire tutti i riferimenti e la storia.
The voice that I love di Miyuki
Sto
male...male fisicamente. Non
credo di poter continuare così ancora per molto. Ogni
giorno vado avanti per forza di inerzia…anche il mio lavoro lo svolgo
per semplice abitudine, per riflesso, non mettendoci alcunchè di mio…e
per fortuna nessuno se né ancora accorto, altrimenti una bella ramanzina
da parte di Ean non me la leverebbe nessuno. Vi
starete domandando il perché di tutto questo, vero? Semplice…la
mia Voce si è stancata di me. Sono
ben due settimane che non si fa vedere ed io sto andando letteralmente in
crisi. All’inizio
pensavo, ovviamente, che fosse troppo impegnato per venire qui al Crimson
Dust. Al di fuori di questo locale avrà di certo una vita da portare
avanti, un lavoro, degli amici se non addirittura una famiglia…e può
non essere sempre libero di venire qui a passare qualche ora con me. Quindi
per i primi quattro/cinque giorni non mi sono preoccupato. Ho sopportato
pazientemente convinto che una di quelle sere la sua voce sarebbe uscita
da quegli altoparlanti ed avremmo fatto scintille come sempre…ma non è
stato così. Una
settimana dopo il dubbio che forse non sarebbe tornato tanto presto ha
cominciato ad insinuarsi nella mia mente. Però ho cercato di convincermi
che non dovevo ancora allarmarmi troppo…magari era fuori città, si,
doveva essere così. Un uomo d’affari importante come sono convinto che
lui sia deve spesso fare lunghi viaggi di lavoro…quindi ecco spiegato il
motivo della sua assenza. Ma
ora, dopo ben due settimane di attesa, ho perso ogni speranza di
rivederlo. Non è mai stato lontano così a lungo ed io non so che scusa
trovare a tutto ciò…se non che si è stancato di me e non vuole più
vedermi. Questo
pensiero mi sta uccidendo dentro. Come
posso continuare a vivere senza la mia amata Voce…lui è tutto per me.
Mi sento come privato di una parte importante della mia anima ora che non
c’è più…e non so neppure come fare per farlo tornare. Ma
ad essere sinceri ho poi qualche diritto per obbligare il mio misterioso
amante a farlo? Le regole del locale sono chiare, sono proibite le
relazioni tra i dipendenti ed i clienti…ciò permette di evitare inutili
problemi…quindi se anche tornasse il nostro rapporto non potrebbe mai
evolversi come vorrei. Resterebbe tutto come prima, con le nostre due
esistenze divise da una parete di specchi. Voglio
davvero condannarmi ad una simile frustrante esitenza? Bramando ciò che
non potrò mai avere? E
poi, anche ammesso che non ci siano queste regole, chi mi da la certezza
che anche il mio uomo misterioso desideri stare con me? In
fondo non sono nessuno…solo un ragazzo che esaudisce i sogni erotici
delle persone. Probabilmente valgo tanto quanto uno degli altri ragazzi
che fanno il mio stesso lavoro qui al club. Gli andrebbe bene chiunque per
eccitarsi e raggiungere un’orgasmo…non per forza me. Eppure
le sue parole……le sue parole mi hanno illuso che, forse, valgo di più
di una semplice prostituta per lui. Ha
detto che sono la cosa più bella che gli sia mai capitata. Ha
confessato più volte di aver sentito la mia mancanza. …ma
in tutto questo le sue parole dove vanno a finire? Sono solo frasi di
convenienza le sue, da smerciare ad ogni amante pur di farlo contento? Non
voglio crederlo eppure l’evidenza dimostra il contrario. Se
davvero sono così prezioso per lui perché non si è ancora fatto vivo!? Semplice…perché
il mio bel sogno è finito e mi sono dovuto scontrare con la dura realtà. Fisso
il fondo del mio bicchiere con espressione cupa e poi chiedo al barista un
altro giro. Sono solo al secondo e per mia sfortuna reggo bene
l’alcool…ora come ora non desidero altro che una bella sbronza per
dimenticare tutti i miei problemi. Sento
un tocco su una spalla e poi vedo qualcuno sedersi sullo sgabello accanto
al mio con la coda dell’occhio…mi volto e mi ritrovo a fissare il mio
amico. “Che
stai facendo Ilari?” chiede Raysel, con l’espressione tipica di un
genitore che è sul punto di rimproverare il figlio…eppure ha solo due
anni più di me e non è di certo più alto! “Sto
bevendo non vedi?” “Oh
si lo vedo…ma sembra che tu voglia dare fondo alla cantina questa
sera” “Sono
solo un paio di bicchieri, Raysel, non fare il gustafeste!” Il
mio amico scuote il capo facendo così ricadere una ciocca dei suoi
capelli rossi e neri davanti al volto. “Ilari,
guarda che non mi incanti…sono giorni che sei intrattabile. Hai sempre
la testa tra le nuvole e quell’espressione triste sul volto…si può
sapere che diavolo è successo?” So
che Raysel è sinceramente preoccupato per me ed era ovvio che prima o poi
si sarebbe accorto del mio strano comportamento ma non posso parlargli dei
miei problemi e svelargli il mio segreto. Lui non sa nulla della mia Voce
e così deve restare. “Niente…non
è successo niente” mormoro sorseggiando il mio terzo bicchiere. “Certo,
come no…sei un pessimo bugiardo” “Senti
Raysel, lasciami in pace ok? Non sono in vena di sentire le tue
prediche.” “Sto
solo cercando di aiutarti, razza di stupido…ma se non mi parli non posso
fare niente per te!” mormora frustrato. “Non
ti ho chiesto nulla…” Lui
sospira. “Sei
davvero una testa dura” Raysel
si passa esasperato una mano tra i capelli ed io svuoto in un’unica
sorsata il restante contenuto del mio bicchiere…faccio per chiederne a
Zoe un altro quando una voce alle nostre spalle fa trasalire sia me che il
mio compagno. “Sbaglio
o la nostra coppia d’oro sta litigando?” Io
e Raysel ci voltiamo di scatto verso il nuovo arrivato. “Ean…”
mormora lui. “Oh…salve
signor direttore…” “Buona
sera ragazzi…” sorride Ean avvinandosi a noi. Il nostro direttore è
un uomo sulla trentina, dai corti capelli castano chiaro ed occhi
nocciola…come la maggior parte delle sere indossa un completo nero con
camicia rossa. Ean
ha una personalità decisamente carismatica ed è un ottimo manager…è
diventato una persona di successo alla sua giovane età, suscitando
l’invidia e l’ammirazione di tutti. E nonostante si arrabbi di rado e
non alzi mai la voce, tutti noi abbiamo imparato a temerlo peggio di un
capo di un regime dittatoriale. Le sue parole sono legge. I suoi sorrisi e
la sua gentilezza sono più pericolosi di un’arma ben affilata,
soprattutto perché celano i suoi veri pensieri. In
definitiva è una brava persona, un tipo bello e intrigante…non per
nulla ho provato a rimorchiarlo due anni fa, ho dei gusti impeccabili. “Anche
questa sera le vostre esibizioni hanno riscosso un’enorme
successo…congratulazioni” “Mh…grazie…e
comunque per la cronaca non stavamo litigando, ma solo discutendo…”
“Diciamo che io stavo gettando parole al vento” borbotta Raysel
beccandosi un’occhiataccia da parte mia. Ean
ridacchia e poi ci fissa. “Capisco…beh,
mi spiace disturbarvi…immagino che steste per tornare a casa” dice
passando lo sguardo su di me e poi soffermandosi su Raysel. “Più
o meno…perché, avevi bisogno di qualcosa?” “Da
Raysel non particolarmente…da te si” e con questo torna a dedicarmi
tutta la sua attenzione. “Da
me…cosa ti serve?” Lo
fisso con curiosità. Che cosa mai vorrà da me Ean a quest’ora…sono
quasi le quattro del mattino. “Devi
venire con me…il capo vuole vederti” Io
strabuzzo gli occhi, fissandolo con l’espressione più sorpresa che
abbia mai avuto, incerto di aver sentito le parole correttamente…il mio
amico non è da meno. “C-cosa
scusa?” “Il
capo vuole vederti…adesso…e non credo sia carino farlo aspettare.
Seguimi.” con questo sorride a Raysel e poi si volta avviandosi per la
sala quasi deserta. “Si
però…” cerco di protestare ma vedo che è tutto inutile. Quindi
lancio un’occhiata a Raysel, che sta ancora fissando con espressione
stupita Ean, e lo saluto, saltando giù dallo sgabello per corrergli
dietro. Per
alcuni minuti non dico nulla, pensando e ripensando al motivo che ha
spinto il grande capo a volermi incontrare. Da quando ho cominciato a
lavorare qui al Crimson Dust non mi è mai giunta notizia di un dipendente
che è stato mandato a chiamare da lui. Solitamente
se ci sono dei problemi è sempre Ean a sistemarli. E
sinceramente non sapevo neppure che il proprietario avesse l’ufficio in
questo stesso edificio…non lo si è mai visto in giro. Chissà,
forse si sono accorti del mio strano comportamento e che non sto lavorando
al meglio…ma in questo caso basterebbe una ramanzina di Ean per
rimettermi in riga. Non
capisco…proprio non capisco…quindi non appena le porte
dell’ascensore si chiudono decido di provare ad estorcere qualche
informazione al nostro caro direttore. “Ehm…senti
Ean…non è che per caso sei a conoscenza del motivo di
questa…convocazione?” Ean
preme il bottone del sedicesimo piano e poi si volta a fissarmi
sorridendo. “Credo
sia compito del capo svelartelo…non potrei mai rubargli un simile
privilegio” “Quindi
lo sai!” esulto. “Mh…forse…” “Dai
dimmelo! Non farti pregare!” “No,
mi spiace…non posso dirti nulla…tanto lo scoprirai da solo tra qualche
minuto” “Sei
crudele” mormoro mettendo il broncio e ficcando le mani nelle tasche dei
jeans “Ti diverti a vedermi in ansia” Ean
sorride di nuovo e non aggiunge altro. Alcuni attimi dopo la porta
dell’ascensore si apre e noi usciamo, percorriamo un corridoio e poi ci
fermiamo davanti ad una porta che necessita di una carta magnetica per il
riconoscimento. Come
per magia Ean la estrae dalla propria tasca e la fa scorrere
nell’apposita fessura…la porta si apre con un bip ed una luce verde e
noi entriamo. Dall’altra parte ci aspetta un altro corridoio,
elegantemente arredato questa volta, e riprendiamo a camminare…per
fermarci in fine davanti all’ennesima porta, in legno lavorato e
sorvegliata da due guardie del corpo appostate lì accanto. I
due uomini salutano Ean con un cenno del capo, che il direttore ricambia
prima di sollevare una mano e bussare. Al contrario di quello che ci
sarebbe aspettato, non attende una risposta dal suo interno prima di
entrare…apre direttamente la porta e mi spinge delicatamente
all’interno della stanza. Sono
nervoso…parecchio nervoso. Non
so che cosa aspettarmi da questo incontro e tanto meno so cosa aspettarmi
dal proprietario di questo locale. Su di lui so soltanto le voci che
circolano…e non credo siano tutte molto affidabili. Quindi
non so davvero che fare. Mi
guardo attorno, studiando con attenzione l’ufficio nel quale mi hanno
condotto. L’arredamento è senza ombra di dubbio molto costoso e
raffinato. Una parete è composta da una libreria piena di libri, foto e
varie targhe di riconoscimento. In un angolo stanno alcuni divani in pelle
nera ed un basso tavolino di cristallo…poco distante il carrello con i
liquori ed i bicchieri. Davanti
a me sta ovviamente la scrivania, con due sedie poste alla mia estremità
ed una poltrona dietro ad essa. Il misterioso proprietario del Crimson
Dust vi è seduto sopra ma la sua presenza è celata dalla poltrona, che
ci da le spalle. Con tutta probabilità sta guardando fuori dall’enorme
vetrata che copre tutta la parete di fondo…la città è coperta dal
manto scuro della notte, solo le luci degli altri edifici e delle strade
sotto di noi forniscono sprazzi di colore a quella macchia scura ed
informe. “Come
hai chiesto ti ho portato Ilari, capo” annuncia Ean con assoluta
tranquillità “Ora se non ti spiace toglierei il disturbo” Io
gli lancio un’occhiata sorpresa ed allarmata. Non
avrà forse intenzione di lasciarmi qui da solo!? Sembrerebbe
di si…infatti mi sorride in quello che dovrebbe essere un
incoraggiamento e poi esce dall’ufficio…abbandonandomi al mio
incognito destino. Maledetto, gliela faccio pagare appena ne ho la
possibilità! Mi
volto nuovamente a fissare la poltrona ed il suo abitante che ancora mi
danno le spalle…fin’ora il padrone non ha ancora proferito parola e mi
sta sorgendo il dubbio che ci sia davvero qualcuno in questa stanza oltre
a me. Eppure il fumo di sigaretta che si solleva dall’altro lato è
indicativo della sua presenza. Non
so davvero che fare…forse si aspetta che sia io a parlare per primo…ma
cosa dovrei dirgli? Non so neppure il motivo della mia presenza qui! Ma
sembra che la mia apprensione sia del tutto inutile. “Sono
felice che tu sia venuto Ilari” mormora il padrone prima di voltarsi ad
affrontarmi. Qualsiasi
parola di risposta che ero sul punto di pronunciare mi muore in gola nel
posare lo sguardo su quella elegante figura e nel sentire risuonare nella
stanza quella voce. Sento
le ginocchia cedere sotto il mio corpo e devo farmi forza per non crollare
al suolo in un ammasso gelatinoso. Non
ci posso credere…sto sognando, si, non c’è altra spiegazione…quella
voce…non può essere LUI…vero? “Sembri
sorpreso” Sorpreso…SORPRESO…come
posso non esserlo!? Due
settimane…due atroci settimane senza avere sue notizie, senza sapere che
fine avesse fatto…convinto che si era stancato di me e non volesse più
vedermi…ed ora..eccolo qui…in carne ed ossa davanti ai miei occhi…la
realizzazione di tutte le mie preghiere. Sorpreso
dice…ah! Il termine non rende l’idea. Mi
prendo alcuni istanti per studiarlo accuratamente. Si, è proprio come lo
avevo immaginato nei miei sogni…bello e affascinante…non molto più
vecchio di Ean…con capelli neri come la pece che gli incorniciano il
viso in corte ciocche ed occhi azzurri…espressione seria ed
autoritaria…e poi quella voce. Deglutisco
a vuoto sentendomi molto debole. “Eri
tu…” mormoro con un filo di voce, non riesco a trovare parole più
adatte per esprimermi. Ci sono troppe cose che vorrei dirgli e chiedergli. “Si” Non
mi domanda neppure a cosa mi riferisco, ha già capito. La
mia Voce mi sta fissando con sguardo intenso ed io rabbrividisco. “C-come…perché
tu?” “Perché
io…buffo, è stato un caso del destino…solitamente lascio le
assunzioni del personale ad Ean perchè mi fido del suo giudizio…io sono
un uomo troppo impegnato per occuparmi di tutti i dettagli della gestione,
preferisco supervisionare ed intervenire se la situazione lo richiede
strettamente…ma amo conoscere le persone che lavorano per me e poco dopo
la tua assunzione sono venuto ad assistere ad una tua esibizione per
appurare se le voci sul tuo conto erano vere” abbozza un sorriso con la
sigaretta tra le labbra “Sai, i clienti parlavano molto bene sul tuo
conto” A
quelle parole arrossisco leggermente…ed io non arrossisco MAI! Vedete
cos’è in grado di fare quest’uomo con la sua voce…ed ora con la sua
presenza. “Quello
che è successo poi non era calcolato” tornando improvvisamente serio
“La tua esibizione mi ha intossicato…sei diventato la mia
ossessione” Spegne
la sigaretta nel portacenere e si alza, avanzando lentamente verso di me. Il
mio cuore prende a battere a livelli spropositati. “Dovevo
assolutamente vederti, non potevo starti lontano…non sopportavo l’idea
che altre persone ti vedessero oltre a me…” Si
ferma davanti a me ed io mi sento ad un passo dallo svenimento. “Dovevi
essere solo mio…” Apro
la bocca un paio di volte nel tentativo di far uscire la voce ed alla fine
ci riesco. “Allora
perché sei sparito…io ti ho aspettato…” mormoro. “Perché
tutto ciò era sbagliato” risponde con espressione dura, come se
cercasse di convincere sé stesso delle proprie parole “Sei un mio
dipendente…e questo genere di rapporti è severamente proibito, come
quello tra dipendenti e clienti…serve a mantenere l’ordine nel locale
ed io che avevo creato questo regolamento non potevo infrangerlo. Dovevo
liberarmi dalla tua ossessione…” Solleva
una mano ad accarezzarmi il volto. “Se
non lo avessi fatto la gelosia mi avrebbe spinto a commettere atti
impensabili…e non potevo permettermelo. Però non ha funzionato…hai
continuato a tormentarmi…ed alla fine su consiglio di Ean ho ceduto.” Il
mio cuore prende a battere ancora più velocemente se possibile. Pendo
letteralmente dalle sue labbra…queste parole sono una dolce melodia per
le mie orecchie, colma di aspettativa e speranza. “Ti
avrei fatto mio, a qualunque costo…alla gelosia avrei pensato dopo…” La
sua mano scivola dalla mia guancia al retro del mio collo, affondando poi
nei miei capelli biondi e tirandoli in modo da farmi piegare in dietro il
capo. Io lo fisso e sorrido finalmente. “Mi
piace questo modo di pensare…” Anche
lui sorride. “Non
ne dubitavo” Con
queste parole ci muoviamo in perfetta sincronia. Io mi alzo sulle punte
dei piedi e lui si abbassa su di me, facendo incontrare le nostre labbra a
metà strada. Il bacio è subito focoso e passionale, carico di tutta la
frustrazione che entrambi abbiamo provato in queste due lunghe settimane
di astinenza l’uno dall’altro. Assaporo
la sua bocca inebriandomi di quel gusto forte-amaro di tabacco e sento il
mio corpo rispondere al suo, avvolgendogli le braccia attorno al collo per
averlo stretto a me. Lui
mi passa un braccio attorno alla vita e mi abbraccia continuando a
divorarmi la bocca. La
mia mente è andata in tilt…per me è ancora troppo sorprendente quello
che sta succedendo…finalmente, dopo tutto questo tempo passato ad
immaginare come doveva essere stare tra le sue braccia, posso smettere di
sognare. Ora lui è qui con me…e dalle sue parole non sembra volermi
lasciare andare tanto presto. Alcuni
attimi dopo siamo costretti a separarci per riprendere fiato. I suoi occhi
azzurri sono carichi di desiderio, incandescenti, come le mie labbra che
pulsano ancora per il bacio appena ricevuto. “Sei
dolce, proprio come avevo immaginato” sussurra lui con enorme
soddisfazione, facendo scivolare le labbra lungo la mia mandibola fino al
mio collo, dove si ferma e comincia a baciarmi. Io
fremo. Non so se si rende conto di quello che mi sta facendo. Se non mi
stessi reggendo a lui sarei già crollato al suolo, in una vera e propria
poltiglia. Sono eccitato da far paura, come un animale in calore. “A-ah…il
tuo nome…non s-so ancora il tuo…nome” “Dagmar” Mmmh….un
nome perfetto che gli si addice. Mi
stringo a lui, lasciandogli fare tutto ciò che desidera sul mio
collo…ma poi mi accorgo che tutto questo non mi soddisfa come vorrei.
Quindi mi allontano da lui e prima che dia voce a qualche protesta,
comincio a spogliarmi. Mi sfilo la maglietta e la getto a terra, poi
comincio a slacciarmi i pantaloni e li abbasso assieme agli slip,
allontanandoli poi con tutto il resto con i piedi. Dagmar
mi fissa tutto il tempo con espressione famelica, leccandosi le labbra ed
aspettando che io sia pronto. Una
volta completamente nudo mi stringo a lui e sorrido. “Così
va meglio” Dagmar
ride e ghigna. “Sei
senza pudore” “Lo
scopri solo ora?” Non
risponde. Preferisce baciarmi e stringermi a sé, posando le mani sul mio
fondosciena e massaggiandolo dolcemente. Io
gemo nel bacio e comincio a strusciarmi languidamente contro di lui,
sentendo la sua eccitazione ancora intrappolata nei pantaloni premere
contro il mio stomaco. L’attimo
dopo mi ritrovo sollevato da terra di peso e condotto alla sua scrivania,
dove getta a terra tutto quello che vi è posato sopra con un gesto
sbrigativo del braccio…poi mi sbatte poco cerimoniosamente con la
schiena contro quella superficie. “Così
è ancora meglio” sussurra contro le mie labbra con un sorrisino. Io non
posso che essere d’accordo con lui. Dagmar
fa scorrere di nuovo le labbra lungo il mio collo, leccandolo e
mordicchiandolo a piacimento mentre io gli accarezzo con tocchi febbrili
ed eccitati la schiena, stringendo tra le dita il tessuto della sua
camicia. Ad
un certo punto mi inarco ed emetto un urlo roco in un misto di dolore e
piacere quando sento i suoi denti affondare nella pelle delicata del mio
collo e lasciare lì il suo segno. “Avevo
detto che ti avrei marchiato come mia proprietà” mormora baciando e
succhiando la parte lesa per illividirla maggiormente e renderla più
evidente “Così tutti sapranno a chi appartieni” “Oh
si…” gemo strusciandomi contro di lui, portando le mani sul suo petto
per cercare di sbottonargli la camicia…voglio anch’io della pelle da
toccare. Le
mie mani vengono però allontanate da quelle di Dagmar ed inchiodate alla
sua scrivania. “Non
c’è fretta dolcezza” Invece
si che c’è fretta…sono eccitato come mai sono stato prima d’ora e
lo voglio, lo voglio subito…perciò gli faccio capire i miei desideri
facendo entrare in contatto le nostre virilità, ancora separate da quegli
inutili vestiti. Dagmar
emette un basso ringhio. “Piccolo
tentatore” e torna a baciarmi con ferocia. Tenendo ancora le mie mani
imprigionate sopra la mia testa con la presa ferrea delle sue dita, inizia
a sciogliere la cravatta con la mano libera…ed una volta fatto ciò usa
quel morbido tessuto per legarmi i polsi. “Ecco…così
starai buono” mormora una volta terminato anche questo bacio. “Bastardo”
ansimo…eccitato da questo suo istinto naturale di volermi dominare. Dagmar
sorride e si solleva, privandomi del calore del suo corpo. Mi guarda con
quei suoi pozzi di ghiaccio liquido e poi inizia a sbottonarsi la camicia. Io
lo fisso e mi lecco le labbra in anticipazione. La
camicia vola presto sul pavimento e Dagmar torna a chinarsi su di me,
strappandomi un sospiro di soddisfazione nell’avere finalmente la sua
pelle nuda contro la mia. Mi
accarezza i finachi e le cosce con gesti possessivi, allargandole, mentre
mi tormenta i capezzoli con i denti…la ragione mi ha ormai abbandonato e
sono in balia di queste dolci ed inebrianti sensazioni che il mio amante
mi sta facendo provare. E’
tutto perfetto, proprio come lo avevo immaginato. Affidare a lui il
controllo e lasciarsi andare è stato più facile di quello che avrei
creduto…quasi naturale. Lo
sento scivolare con la lingua lungo i miei addominali, percorrendo dei
sentieri immaginari fino a giungere al mio ombelico, dove si sofferma a
tormentarmi. Io
voglio che dedichi le sue attenzioni a ben altro, quindi mi contorco sotto
di lui cercando di fargli capire che cosa desidero realmente. Lui solleva
lo sguardo su di me e sorride. “Non
ancora dolcezza” “D-Dagmar…!”
ansimo esasperato con le lacrime agli occhi. La mia virilità è sul punto
di scoppiare se la si continua ad ignorare così…ed io non posso darmi
sollievo da solo perché ho le mani legate. “Dagmar…t-ti
prego…” “Che
cosa vuoi Ilari?” sorride maggiormente…ah, voleva sentirmi supplicare! “Lo
s-sai…” contorcendomi di nuovo sotto di lui, premendo il mio sesso
contro il suo petto. “Va
bene…per questa volta ti accontento visto che me lo chiedi così.” Con
questo Dagmar si abbassa maggiormento con il volto, giungendo
all’altezza della mia virilità. Passano attimi interminabili prima di
sentire il calore della sua bocca avvolgere il mio sesso…allora chiudo
gli occhi e mi inarco, gemendo di un piacere senza limiti. Ansimo
e mormoro parole sconnesse mentre Dagmar continua a succhiare la mia
virilità…non ci vuole molto per farmi raggiungere l’orgasmo e mi
svuoto così nella sua bocca, lasciandomi andare, poi, sfinito sulla
scrivania. Dagmar
assapora ogni goccia della mia essenza prima di lasciarmi andare. “Squisito”
sorride leccandosi le labbra “Ma è solo l’inizio” Io
giacio in uno stato di semi incoscienza per alcuni minuti, non mi accorgo
di nulla di quello che sta accadendo attorno a me. Non noto neppure il
primo dito farsi strada nel mio corpo, umido di qualche sostanza che
ignoro…solo alla seconda intrusione i miei sensi cominciano a svegliarsi
e muovo inconsciamente il bacino contro quella stimolazione. “Ilari…ti
voglio…posso prenderi ora?” sussurra contro il mio orecchio con quella
voce che mi fa rabbrividire. “Oh
si…fallo…non chiedo di meglio…” mormoro facendo scivolare i miei
polsi legati attorno al suo collo ed attirandolo a me alla ricerca di un
bacio. Le
nostre labbra si fondono e le sue dita abbandonano il mio corpo per essere
sostituite da qualcosa di più grosso e caldo. La sua virilità preme
insistente contro la mia apertura e presto si fa strada dentro di me,
muovendosi con una lentezza inarrestabile. Non
provo alcun dolore a quella penetrazione, solo gioia per essermi
finalmente unito alla persona che amo da così tanto tempo…gioia
evidenziata da due lacrime solitarie che mi solcano il volto. “Mio…”
sussurra Dagmar fissandomi con occhi incandescenti. “S-si…solo
tuo…” Allora
Dagmar mi afferra per i fianchi e comincia a possedermi con passione,
facendomi perdere completamente la testa. Sono di nuovo eccitato. E’
passato troppo tempo dall’ultima volta che ho avuto un vero amante…da
quando mi sono innamorato di lui ho perso qualsiasi interesse per le altre
persone che non siano lui. I miei unici compagni di letto sono stati i
giocattoli che uso ogni sera durante il lavoro. Sentirlo
pulsare, vivo, dentro il mio corpo è una sensazione che non posso
descrivere a parole. “Ilari…mio
dolce Ilari…fammi sentire quanto ti piace quello che ti sto facendo”
ansima mordicchiandomi la mandibola, continuando a spingersi dentro di me
senza sosta. “A-ah…Dagmar…più
forte…ti p-prego…” “Mhhh…così?” Le
sue mani stringono saldamente i miei fianchi (più tardi avrò di sicuro
dei bei lividi ma chi se ne importa!) e comincia a possedermi con
decisione. Uscendo quasi completamente dal mio stretto passaggio prima di
rituffarsi al suo interno. Io
ulro in apprezzamento, stringendomi alle sue spalle ed allacciando le
gambe attorno alla sua vita per aiutarlo nei movimenti. Ci
muoviamo in sincronia perfetta. Dagmar indirizza le sue spinte verso la
mia prostata, andandola a colpire ogni volta, facendo percorrere il mio
corpo da una scarica elettrica di puro piacere. “Sei
bellissimo” Io
non ho più la facoltà di rispondere e lui lo sa. Il suo scopo ora è
quello di far raggiungere ad entrambi l’appagamento tanto agognato.
Prende in mano il mio sesso e comincia a massaggiarlo alla stessa velocità
delle sue penetrazioni ed io perdo il controllo, raggiungendo per la
seconda volta l’orgasmo urlando il suo nome. Dagmar
continua a possedermi per un paio di minuti prima di azzannarmi una
spalla, lasciando anche lui il suo marchio, e di svuotarsi nel mio corpo. Dopo
di ciò giaciamo entrambi sfiniti ma appagati su quella scrivania. I
nostri respiri affannati infrangono il silenzio di quella stanza mentre
cerchiamo di riprendere le forze. Il
mio compagno dopo un po’ si solleva e va a baciarmi dolcemente le
labbra. Io mugolo felice standomene ad occhi socchiusi. “Adesso
sei completamente mio” “Lo
so…e ne sono felice…” “Ti
avverto che sono un tipo molto possessivo” Io
rido leggermente. “Credo
di averlo già capito” “Sono
anche un tipo molto geloso…non voglio che tu dedichi le tue attenzioni a
nessun altro che non sia io” Mi
fissa con sguardo serio e determinato, accarezzandomi un fianco. “Non
ti preoccupare, tu sei sempre nei miei pensieri…” gli sfioro il volto
con le mani ancora legate, altri lividi che dovrò mettere in conto,
pazienza “Anche quando lavoro penso sempre ed unicamente a te quando mi
tocco” “Mh…bravo…così
deve restare…” Sorrido
e poso le labbra sulle sue. Non
ho mai sperato in una vita perfetta…ma sembra proprio che la fortuna me
ne abbia voluta concedere una. *Fine*
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