One shot zuccherosa per chi non teme carie e diabete. Personaggi ovviamente OOC, trama ovviamente senza senso e italiano ovviamente terribile. Chiedo venia per l’oscenità della cosa, per la brevità della fic e per la marea di castronate che ho scritto. Sono un danno e me ne vanto ^___-
The Sweetest Thing
di Su(k)
"Sei sicuro non ci siano problemi? Dopotutto siamo in tanti, e questo è un ristorante di lusso." "No, capitano. Non ci sono problemi." Non ci credo, è la terza volta che me lo chiede! E grazie a dio che ho la mia proverbiale faccia di bronzo, o a quest'ora lo starei uccidendo con lo sguardo. Ed è tutta colpa di quei pazzi esaltati dei miei genitori. Certo, abbiamo vinto il campionato nazionale. Certo, bisogna festeggiare (lo so a cosa state pensando, Kaede Rukawa sta ai festeggiamenti come l'acqua ai più aridi deserti, ma ogni tanto anche il sottoscritto ha bisogno di svagarsi un po'), ma da questo al trascinare tutta la squadra in un ristorante di lusso... "Ma sei DAVVERO sicuro? Lo sai che solo il coperto in questo posto costa più del mio pranzo di un mese intero?" Basta. Giuro che se Akagi non la smette all'istante mi alzo e gli tiro addosso la prima cosa che mi capita sotto mano! "Capitano" interviene all'improvviso Ayako "mi sembra che Ru sia stato abbastanza chiaro. E se gli rifarai la stessa domanda per la quinta volta, sarò io a saltarti alla gola." Kami. L'ho sempre detto che quella ragazza è una santa. E forse è anche per questo che è la prima persona che io abbia mai considerato amica. "D'accordo, d'accordo! Volevo solo essere sicuro! Non sia mai che... Sakuragi! Cosa diavolo stai facendo?!" D'istinto mi volto verso la testa rossa che è seduta al mio fianco, mosso non solo da curiosità, ma anche da un sentimento che fino a poco fa ritenevo stupido. Sono innamorato. Lo so, non vi sareste mai aspettati una dichiarazione del genere dal sottoscritto, ma grazie al rossino casinista ho scoperto una parte di me che non credevo di possedere. Sono perdutamente innamorato. Di lui. Do'aho per definizione, tensai per sua assurda pretesa. E il bello è che nonostante me ne sia reso conto solo qualche giorno fa, credo di averlo amato dal primo istante in cui l'ho visto. La sua allegria senza fine. I suoi occhi caldi. I sorrisi che lasciano trasparire i suoi sogni. E quell'infinità di sentimenti che si possono leggere sul suo volto come da un libro ben scritto. Certo, è anche un do'aho, e lo dimostra ancora una volta esibendosi in quella che dovrebbe essere l'imitazione di... beh, sinceramente non riesco proprio a capire. "Ma sei impazzito del tutto?" esclama d'un tratto il capitano, cercando tra l'altro di non alzare troppo la voce "Ti rendi conto di dove siamo? E ti rendi conto della figura che stai facendo fare a tutta la squadra? Cosa diavolo ti è preso?!" Hanamichi lo guarda sorpreso per un attimo, dopodiché si esibisce in uno dei più bei sorrisi che io abbia mai visto, e con la più candida delle espressione dice la cosa più stupida che io abbia mai sentito. "Ho sognato di fare il latte nel letto..." Beh, devo ammettere che se Akagi non gli tira uno dei suoi micidiali pugni in testa, il mondo cesserà di avere senso. "Do... do'aho!" riesco a dire nascondendo a fatica una risata traditrice dopo che il rossino si è beccato pure una sventagliata dalla nostra manager. "Sei peggio del solito..." "Sai" interviene a quel punto Mitsui con una faccia strana, quasi stesse ponderando un'idea tanto assurda quanto probabile "credo di aver capito cos'ha la testa rossa. Voglio dire, il perché ha quella faccia da ebete e continua a sparare cagate senza senso... ehi, tensai dei poveri" lo chiama poi tirandolo per un braccio "quanti bicchieri di vino hai bevuto?" Hanamichi lo guarda per un attimo senza capire, poi aggrotta la fronte e con un'espressione di tormentata concentrazione comincia a fare incomprensibili calcoli sulle dita. "Ok, ok" lo ferma Mitsui "ho capito, ho capito! Troppi. Decisamente troppi... ecco svelato l'arcano... è ubriaco." "Ma com'è possibile?" chiede sorpreso il capitano "Il cretino qui è grande e grosso, e poi questo vino non è forte. Andiamo, chi sarebbe in grado di ubriacarsi con del chiaretto?" [Me alza la manina. Sì, lo so, il chiaretto non è un vino forte, anzi... ma provate voi a mandarlo giù come acqua per tutta una cena e poi ne riparliamo... NdAga] "Magari più del vino è colpa della sangria che ha trangugiato prima..." prova ad azzardare Ayako. "Sarà..." Per fortuna il discorso viene abbandonato, e io posso tornarmene a fissare il do'aho di sottecchi. Certo che la natura è stata davvero generosa con lui. Un corpo da favola, occhi caldi come le più assolate estati, capelli sorprendenti. E quel carattere così particolare, inconfondibilmente e totalmente suo. "I signori vogliono ordinare il dolce?" chiede all'improvviso una formale voce maschile, strappandomi a malincuore dai miei pensieri. Solo allora mi rendo conto di avere tra le mani da ormai parecchi minuti un sottile menù color crema. "Io prendo una sfogliatina alle fragole" esordisce Kogure sorridendo tranquillo al cameriere, subito seguito dal capitano che ordina uno sformatino al marôn glacè con salsa di cachi. Certo che dei nomi normali a questi dolci non li potevano dare... Quando poi tocca ad Hanamichi metà della squadra lo guarda con timore. Ad essere sincero nemmeno io so cosa aspettarmi da quella testa calda, se un'altra delle sue pazzie o una tranquilla ordinazione. "Io... beh... direi..." comincia, e dal modo in cui trascina le vocali capiamo tutti che la sbronza non gli è per nulla passata. "Ecco... un... un semifreddo... un semifreddo al croccante... con... con salsa di... di mou!" Per un attimo resto talmente sconvolto dalla visione delle sue labbra schiuse ad imitare un muggito da ordinare la prima cosa che leggo, che si rivela essere una fetta di meringata con cioccolata calda. Beh, sicuramente meglio della schifezza ipercalorica che ha ordinato il do'aho. Oddio, magari schifezza no, ma ipercalorica di sicuro. "Do'aho" gli dico un po' per abitudine mentre lo guardo ingozzarsi con il dolce. Lo so che dovrei smetterla di fissarlo rapito, ma i gemiti di apprezzamento che emette mentre assapora ogni cucchiaiata mi fanno perdere la testa. "Come diavolo fai a mangiare quella roba?" gli chiedo riferendomi ai suoi modi molto poco fini, ma a quanto pare quel do'aho patentato interpreta in maniera del tutto diversa. "Come come?" mi chiede concentrando per un momento tutta la sua attenzione su di me "Vuoi per caso insinuare che il dolce scelto dal tensai non è buono?" "Do'aho" sospiro sconsolato. Quel ragazzo è incorreggibile. "Volevo solo dire..." "Teme kitsune! Io lo so! Io lo so che complotti alle spalle dell'immenso tensai! Ma non ce la farai mai! Io ti batterò, ti sconfiggerò, ti umilierò..." ...eccetera, eccetera, eccetera. La tentazione di baciarlo di fronte a tutti pur di farlo stare zitto si fa lentamente strada nella mia mente, ma poi mi rendo conto che con un gesto simile non farei altro che inimicarmelo ancora di più. "... e te lo proverò!" "Hn?" chiedo io essendomi volutamente perso gran parte del suo discorso senza senso. "Te lo proverò" ripete lui con una luce nuova negli occhi "ti dimostrerò che il mio dolce è più buono del tuo!" E in quell'istante comincio a vedere il mondo come al rallentatore. Con una lentezza quasi esasperante seguo il cucchiaio colmo di semifreddo che si avvicina alle labbra di Hanamichi. Vedo i suoi occhi già così belli accendersi di un fuoco che non vi avevo mai scorto. Percepisco il lento movimento del suo corpo mentre si avvicina a me. E poi... Poi solo le sue labbra sulle mie. E la sua lingua che reclama l'accesso. La prima cosa che sento è il contrasto tra quelle labbra bollenti e il freddo dolce che ha appena messo in bocca. E quando la salsa al mou si mescola con il suo sapore è come toccare il cielo con un dito. Mai ho provato qualcosa di simile. Brividi violenti scuotono il mio corpo mentre la sua lingua dolce lotta con la mia. Anche gli sguardi allibiti degli altri commensali cessano di esistere e l'unica cosa che riesco a sentire è il lieve fruscio dei nostri respiri accelerati. Quando poi Hanamichi allontana le sue labbra dalle mie è con un senso di abbandono che lo fisso sorpreso negli occhi. Ogni notte ho sognato questo momento, l'stante in cui avrei finalmente potuto assaporare quelle labbra tentatrici, ed ora che il mio desiderio è diventato realtà, stento ancora a crederci. E poi... beh, avevo pregato con ogni fibra del mio essere di poter sfiorare quella bocca di seta, giurando solennemente che un solo bacio mi sarebbe bastato, placando questa bruciante fame che ho di lui. Ma ora... ora che ho assaporato quella dolcezza, ora che il suo stesso fuoco mi scorre nelle vene... voglio di più. Molto di più. Ritorno a guardare Hanamichi che sta assaggiando i dolci dei nostri compagni di squadra (che, stranamente, non mi paiono per nulla sconvolti dalla scena di poco fa) e comincio a pensare ad un piano per poter far mio il più devastante e sensuale do'aho del mondo. L'occasione giunge pochi istanti più tardi, quando di nuovo mi ritrovo gli occhi di lava di Hanamichi fissi nei miei. "Kaede." Non Rukawa. Non kitsune. Nemmeno maledetto volpino. Kaede. Parla do'aho, perché con una singola parola sei riuscito ad ottenere tutta la mia attenzione. "Kaede... ora tocca a te..." Cosa? Tocca a me? Tocca a me cosa? La mia mente impazzita già mi propone immagini vietate ai minori, e lo sguardo che Hanamichi ha posato su di me dovrebbe essere vietato per legge. "Tocca a te" continua lui con un sorriso indecifrabile sul volto "Devi farmi assaggiare il tuo dolce..." Ok. Lasciamo perdere le decine di doppi sensi che una frase del genere porta con sé, ma davvero il do'aho mi ha chiesto, no, dico, CHIESTO, di fargli assaggiare il mio dolce? Cioè, solitamente mi avrebbe dato una botta in testa e se lo sarebbe preso... d'accordo, è ubriaco. D'accordo, poco fa con la scusa di affermare che il suo semifreddo era più buono della mia meringata mi ha baciato di fronte a tutto il ristorante. Davvero, non capisco più nulla. Ed è proprio allora che tutta questa situazione si fa chiara di fronte ai miei occhi. Guardo Hanamichi con una nuova sfida nello sguardo, dopodiché lentamente abbasso gli occhi sul mio dolce, facendo sì che il rossino segua attentamente la linea del mio sguardo. Mi dispiace do'aho, ma te la sei proprio cercata. Con un’ultima occhiata che incatena i suoi occhi ai miei sollevo con la forchetta l’ultimo pezzo di meringata e me lo porto alle labbra. Non faccio in tempo ad abbassare la forchetta sul piatto che mi sento mancare il respiro. Lo sguardo che scorgo negli occhi di Hanamichi non è solo affamato. E’ famelico. Quegli occhi magnifici fissi sulla mia bocca. Quelle labbra carnose leggermente socchiuse che si fanno così inesorabilmente vicine. E di nuovo quella lingua che reclama l’accesso. Kami. Uccidimi subito perché tra pochi attimi potrebbe essere troppo tardi. Ti prego dio, fammi morire in questo istante perché con questa sua bocca calda che esplora la mia potrei compiere follie. Ti scongiuro signore. Uccidimi. Ma non farlo smettere. Questa volta però la performance del rossino ha qualcosa di diverso. Se prima il suo gesto aveva un che di infantile a causa dei fumi dell’alcool, ora ogni suo movimento è studiato in ogni dettaglio. La lingua che lotta con la mia per il possesso non solo di quell’ultimo pezzetto di dolce. La mano che dietro la nuca mi stringe i capelli quasi a farmi male. Il corpo sensualmente teso quasi a voler limitare al minimo la distanza che ci divide. E poi i suoi occhi di fuoco fissi nei miei e quel sorriso tentatore sulle labbra così calde. “Buono…” lo sento sussurrare di nuovo a pochi millimetri dalle mie labbra. E poi un altro bacio. “Dolce…” E un altro bacio ancora. “Sai di buono, Kaede…” E a questo punto quell’ultimo neurone che mi era rimasto decide di andare in ferie. Perché il mio nome sulle sue labbra ha un sapore mille volte più dolce di qualsiasi semifreddo o meringata. Perché il suo sguardo fisso nel mio è talmente caldo da sciogliere ogni mia paura. Perché ciò che leggo su quel volto così espressivo ha il gusto di panna e cioccolato. “Anche tu, Hana…” E questa volta sono mie le labbra che cercano le sue. Questa volta il braccio che lo tira per la maglia è il mio. E il bacio che ci lega ha quel qualcosa di definitivo che fino a pochi giorni fa nemmeno avrei osato sperare. “Sai Kaede” mi dice Hanamichi staccandosi da me e facendomi immediatamente rimpiangere quel delizioso contatto “credo di essere finalmente riuscito a capire.” “Capire cosa?” gli chiedo incuriosito. E con la più bella delle espressioni mi da l’unica risposta che avrei mai voluto sentire da parte sua. “Quale sia la cosa più dolce.” Sei tu, Hana.
FINE
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