Paring: ShikixAkira;
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Premessa:
per l’ennesima volta: Shiki è MIO! Guai a chi me lo tocca.
Akira <facciamo… che è nostro!!>
Shiwa <ok.. ma solo per oggi!>

Dediche:
La dedico a Relena, a mia moglie Alexis, e a tutti quelli che hanno continuato a leggerla. Il prossimo è l’ultimo capitolo.

 

 



These Walls

Capitolo IV

di Shiwa

Tear down these walls for me
Stop me from going under
You are the only one who knows
I'm holding back

 

Every time you choose to turn away
Is it worth the price you pay?
Is there someone who will wait for you?
One more time
One more time

 

Quando mi sveglio non sei qui.

Non sento la tua presenza.

Non apro subito gli occhi, ma non mi sento al freddo e al gelo dove di solito mi lasci.

 

Mi ritrovo a girarmi sotto una coltre calda di coperte e lenzuola che mi ricoprono.

Sei stato tu a coprirmi?

 

Non riesco subito a ricordar bene cosa è successo.

Mi metto a sedere, e il fondoschiena fa un male allucinante.

Ed improvvisamente, ricordo tutto, come venissi folgorato.

 

Prendo la testa tra le mie mani.

Chiudo gli occhi.

Non mi fa male solo il sedere, mi fa male tutto.

Ho le gambe, le braccia, le mani, i polsi: tutto indolenzito.

 

E poi la testa….

Mi sento come se l’avessero infilata in un tritacarne, e poi ci avessero frullato insieme il mio cuore.

In più, senza accorgermene, calde lacrime iniziano a scendere dai miei occhi.

Non riesco a fermarle.

 

Piango prima in silenzio.

Poi non riesco più a trattenere i singhiozzi.

Sono cosciente della realtà, seppure in questo stato d’animo merdoso.

Mi domando perché io debba piangere?

Infondo… sono stato annientato…

Ma se sento ancora dolore, vuol dire che sono vivo…giusto?

 

Perché sono ancora vivo?

Perché devo soffrire?

Il mio cuore avrebbe dovuto smettere di battere non appena udite quelle parole.

 

Sento un rumore, mi volto di scatto: la porta di apre.

Entri tu.

Hai i capelli un po’ umidi, e solo i tuoi soliti pantaloni di pelle.

Sei a petto nudo.

Non mi degni neppure di uno sguardo.

Ti avvicini al tavolo, apri una bottiglia d’acqua, ed inizi a berla tutta d’un sorso.

 

Un filo d’acqua cola dalle tue labbra, attraversando il collo, fino al petto…. Scivolando sempre più giù… ancora più giù… fino al bottone dei tuoi pantaloni.

 

Mi ritrovo a fissarti, inconsapevolmente.

E mi ritrovo a desiderarti.

 

Al solo realizzare ciò che ho appena pensato, mi mordo un labbro.

 

Non è possibile.

Dopo tutto quello che mi fai.

Dopo tutto quello che ho passato, che ho sofferto.

Non è possibile. Io non riesco a non desiderarti.

 

Sono risvegliato dai miei pensieri dal rumore della bottiglia che viene posata sul tavolo.

Finalmente ti giri a guardarmi.

Forse noti le mie guance arrossate.

 

<<hai la febbre?>> chiedi avvicinandoti a me, e posando la tua fresca mano sulla mia fronte, sotto la mia frangia.

 

Non è febbre, stronzo.

È eccitazione…

 

Cerco di sfuggire i tuoi occhi rubino, guardando altrove.

Ma inevitabilmente, vengo captato da loro, e ne vengo imprigionato.

 

Sorridi: il tuo solito ghigno bastardo.

E ti sporgi in avanti per baciarmi, ma io mi tiro indietro.

 

Al mio gesto, riduci gli occhi a fessure.

La mano, che prima, era per così dire gentilmente poggiata sulla mia fronte, mi afferra i capelli dietro la nuca, e mi strattona con cattiveria verso il tuo viso.

 

Mi baci con forza, mi mordi le labbra per fare in modo che io le dischiuda.

La tua lingua accarezza la mia.

 

Poso le mani sul tuo braccio che mi tiene la nuca, ma non trovo la forza di oppormi.

Apro gli occhi, e noto i tuoi ridotti a fessura, mai chiusi, che mi scrutano.

Che mi studiano.

 

Quando ti stacchi da me con la bocca, rimango a labbra dischiuse, con un rivoletto di saliva che mi cola dalle labbra.

Sogghigni avidamente, e lo lecchi.

Poi mi lecchi le labbra.

Strattoni la mia testa da un lato, e mi lecchi il collo.

Infine, mi marchi con un succhiotto, ciucciando la pelle con così tanta forza da farmi male, e al contempo sospirare di piacere.

 

Un sospiro, seguito da un gemito di dolore.

Mi hai morso il collo con prepotenza, lasciandomi altri segni.

 

Sei una bestia Shiki, sei una bestia.

 

Infili una mano sotto le coperte.

Di scatto, per riflesso, provo a fermala, ma tu mi schiaffeggi, e mentre rimango impietrito dal tuo gesto, la tua mano libera ha già raggiunto il mio membro eretto.

 

<<sei solo uno stupido masochista… non è così.. Akira?>> mi sussurri mordendomi il lobo dell’orecchio a sangue.

<<… stronzo…>> riesco a dire prima che mi rubi ossigeno con la tua bocca dalla mia.

 

Sento la tua mano massaggiarmi con poca grazia.

Gemo sulla tua bocca, mentre riprendi a baciarmi.

 

Provo un forte desiderio di non so neppure io che cosa, mentre continui a maneggiare il mio membro nella tua mano.

Sento tutto il calore del mio corpo concentrarsi nel basso ventre.

Prima o poi esploderò.

 

No, no.. .voglio esplodere nella tua bocca come prima di addormentarmi…

Voglio vederti mentre ti abbassi a succhiarmelo…

 

Sento le tue labbra distanziarsi dalle mie.

No, no, no….

 

<<… Ancora…>> sospiro con gli occhi semi aperti, annebbiati dal piacere.

<<… sei una puttana senza il minimo senso del pudore, Akira… >> sussurri tu, gentile come sempre, baciandomi di nuovo, ed aumentando il ritmo del tu massaggio.

 

Io sono la tua puttana.

Sì, solo tua. E tu se i il mio sfruttatore bastardo.

Sei il mio pezzo di merda.

Sei lo stronzo che amo.

 

<<… Ti odio… >> sussurro mentre mi riprendi a baciare, leccare e mordere il collo.

Chiudo gli occhi, per il dolore, quando i morsi si fanno più doloranti.

 

<<….io no… >> sussurri, e mi strappi di dosso le coperte calde.

 

Ho improvvisamente freddo.

E ho di nuovo paura.

 

Lo so, che non dovrei averne.

Dovrei essermi già rassegnato da un pezzo.

Ma… ho paura…

Tutte le volte, come ora, che tu in fretta e furia ti sbottoni i pantaloni, e mi spintoni all’indietro sul letto, io inizio ad avere paura.

 

Paura di come mi sbatterai su questo letto.

Paura di accettare il fatto, che soffro, ma mi piace, tutte le volte che lo fai.

 

Il muro della mia coscienza, è l’unico che non crolla.

Ti odio per come mi fai sentire, Shiki.

E ti amo, perché non riesco a fare a meno della tua violenza nei miei confronti.

 

Sono un caso perso…

Sono senza speranza.

Non trovo via d’uscita.

 

Ti osservo, mentre liberi dalle mutande, il tuo uccello, desideroso di prendere il volo.

Te lo accarezzi distrattamente, mentre mi fissi.

Non credo di poter resistere a lungo a tale visione.

Volto il viso altrove.

Preferisco non guardare.

Almeno evito di desiderare.

 

Ma tu, come ad ascoltare i miei pensieri, mi metti le mani sul petto, e mi spingi all’indietro, sul letto. Ti sdrai su di me.

E so che sei pronto a fottermi con violenza, come sempre.

Mi prendi il volto tra le tue mani, i tuoi palmi caldi aderiscono perfettamente alle mie guance.

 

Mi baci con una passione travolgente.

Mi infili la lingua in ogni antro della bocca.

 

Poi prendi una mia mano, e la porti sul tuo membro.

Non me lo hai mai fatto toccare, se non per sbattermelo in bocca, e venirci dentro.

La mia mano trema.

 

Sorridi soddisfatto: come mi metti in difficoltà tu, non mi ci mette nessuno…

Ti odio.

Ti impadronisci di nuovo della mia bocca.

La divori con una foga irrefrenabile.

 

Una mano tua sul mio membro.

Una mano mia sul tuo membro.

Ed insieme li strofiniamo uno all’altro.

Mi sento ribollire il sangue nelle vene.

Tremo.

Sono a limite. Sto resistendo a stento.

 

Di scatto ti stacchi da me. Ti siedi a cavalcioni su di me.

Ti guardo: davvero, stavolta non capisco cosa vuoi fare.

Non hai i soliti occhi, di quando mi vuoi sbattere violentemente al letto.

Hai gli occhi di un gatto che vuol divertirsi col topo….

 

Poi con scatto felino, ti rigiri su di me.

Mi metti il tuo membro in faccia, e prendi a succhiare il mio con una passione che non ti ho mai visto addosso.

Sei… sei stranamente passionale.

E questo mi preoccupa.

 

Lo fai di nuovo per avermi in pugno, vero?

Dai avanti…

Mentimi di nuovo…

Dimmi un’altra delle tue stronzate.

Non so… dopo che mi ami.. su cos’altro potresti mentire??

 

<<… hai un buon sapore…>> sussurri, continuando a succhiarmelo e leccarmelo.

Io ti risponderei volentieri contro con varie imprecazioni, ma tu stai badando bene a tenermi il tuo uccello ficcato in bocca.

 

Dio, come sei odioso.

Sei peggio di quei bambini che lanciano il sasso, e nascondono la mano.

Ci hai mai pensato ad andartene a fare in culo? Magari però, non con il mio!

 

Con una mano ti fai strada tra le mie natiche, e mi penetri con due dita, mentre mi baci la punta della cappella con devozione, quasi.

Ho i brividi per tutto il membro.

 

Poi lo riprendi in bocca, ed inizi a succhiarlo a ritmo delle tue dita che entrano ed escono in me.

Apro la bocca in cerca di ossigeno, per gemere.

Ma come risultato ho solo il tuo uccello che mi arriva ancora più in gola.

 

Voglio ripagarti con la stessa moneta!!

Non ne posso più…

Mi stai torturando di piacere….

 

Con una mano, mi faccio strada tra le due natiche e ti penetro con un dito, poi con due…

Tu non sembri dar segno di essere infastidito…

E la cosa non so se mi fa piacere, o mi fa incazzare…

 

Mi fa incazzare il fatto che tu non abbia punti deboli.

Mi fa dannatamente incazzare il fatto che non riesca mai a scalfirti.

Ma mi fa piacere.. immensamente piacere, sapere che so farti godere…

Sapere che riesco a farti provare qualcosa…

Non sono totalmente inutile.

 

E lo capisco, quando con un gemito roco, sento il tuo sperma scivolarmi in bocca.

Senza fare storie, lo bevo fino all’ultima goccia.

Il tuo sapore è così eccitante, da farmi venire a mia volta.

 

Dopo essermi svuotato completamente nella tua bocca, sento i tuoi bastardissimi denti mordermi a tradimento la cappella.

Gemo di dolore.

 

<<… non ti azzardare mai più a penetrarmi senza che sia io ad ordinartelo!!>> sussurri, eppure la tua voce sembra tradirti, perché ancora sospiri.

 

Ma a pensarci bene, questa è la seconda volta che mi bevi.

Ti alzi con lentezza, vedo, con sommo piacere, che ti tremano le gambe.

Ti sdrai al mio fianco, portandoti faccia a faccia con me.

Mi accarezzi una guancia, e il tuo ghigno sarcastico non mi molla un secondo.

 

Poi poggi le tue labbra sulle mie.

Infine, prorompente come sempre, la tua lingua si infiltra tra le mie labbra.

Ne risulta un bacio lascivo, bagnato, eccitante.

I nostri sapori si mischiano nelle nostre bocche.

 

E per la prima volta, posso usare la parola “intimo” tra noi due.

Questo è un bacio intimo. Il nostro primo bacio intimo.

E la cosa mi fa rabbrividire.

 

Istintivamente ti abbraccio.

Lo so. Sto sbagliando.

Sto tenendo tra le braccia il mio aguzzino.

Ma in questo momento, c’è solo la tua bocca, le tue labbra, i nostri sapori.

 

E quando ti stacchi, trovo il tuo solito ghigno da stronzo quale sei…

Eppure io…
Io trovo il coraggio, a differenza di te, di dirti verità su ciò che provo. Su ciò che mi opprime.

<<… Ti amo, Shiki…>>

seguito dall’affondare violento nella mia carne del tuo uccello, ancora una volta.