Disclaimer: i pg non sono nostri,
appartengono alla Squaresoft ed agli aventi diritto ç.ç
Note: Allora, se vi interessa, la ficci nasce in chat (Come al solito -.-
NdSquall Ma non avevate nient'altro da fare quella sera >.< NdSeifer No ^^
NdNat&Saya Poveri noi, che qualcuno ci salvi da 'ste du' pazze ç.ç NdSeifer&Squall
Pazze a chi è.é questa ce la pagate, non sapete quello che vi aspetta
buahahahahahah ÀoÁ NdNat&Saya Help we!!! NdSeifer&Squall), parlavamo, da
cosa nasce cosa ed è uscita quest'idea, speriamo che sia di vostro
gradimento ^^
Tra "...." i discorsi
Tra <....> i pensieri.
The Secret
Admirer
parte I
di
Natsume & Saya
Capitolo 1: Lo scontro ovvero l'incontro ^^
Salì in macchina e partì di corsa.
Il cancello della grande villa si aprì in silenzio al suo passaggio.
L'incontro con i suoi parenti non era stato dei migliori, come al solito i
loro rapporti erano sempre più tesi... prima o poi sarebbe successo
l'irreparabile.
Ne aveva piene le scatole di sentirsi dire in continuazione.. "E' ora che
ti sposi" "Quando pensi di prendere moglie? Hai già ventun'anni, devi
pensare ai tuoi eredi" "L'azienda ha bisogno di te, cerca di mettere la
testa a posto" ....
Basta, basta, basta!!!!!
Spinse a fondo l'acceleratore, incurante delle macchine che viaggiavano ad
una velocità minore.
La bella macchina, sotto il suo comando, con un sorpasso azzardato superò
il grosso camion che gli era di fronte, senza curarsi degli improperi
lanciategli contro dal guidatore del mezzo.
All'incrocio girò, immettendosi nella strada costiera, che a quell'ora del
giorno era completamente deserta.
Diede un'occhiata distratta ai libri poggiati sul sedile accanto.
Se non si sbrigava avrebbe saltato anche questa di lezione e non se lo
poteva permettere; fra poco ci sarebbe stato l'esame di economia e lui era
già indietro con gli appunti... doveva chiedere a Quistis di aiutarlo o
non ce l'avrebbe mai fatta.
Riportò bruscamente l'attenzione sulla strada; il semaforo rosso lo
riscosse dalle sue elucubrazioni, spinse il pedale sul freno... troppo
tardi si accorse della moto ferma al segnale rosso.
Spinse con forza sul freno, facendo stridere le gomme, per un attimo
credette di avercela fatta... poi l'impatto...
Fu sbalzato in avanti; i riflessi pronti gli impedirono di sbattere contro
il volante, fermando l'avanzata con le mani, che si strinsero
spasmodicamente contro il manubrio.
Alzò il volto in tempo per vedere il volo del motociclista, che si
schiantò sul prato in discesa, che costeggiava la carreggiata.
Spaventato per l'immobilità di quel corpo, scese dall'auto in tutta fretta
per accertarsi delle sue condizioni.
Stando attento scese lungo il pendio, accostandosi al mal capitato.
Gli prese un polso e, cercando di darsi una calmata, tentò di percepire le
pulsazioni cardiache.
<Fa che non sia troppo tardi, ti prego, ti prego, ti prego...>
Il battito, seppur lieve, era presente; tirando un sospiro di sollievo
guardò il corpo giovane steso sul selciato.
Con calma ragionò un istante, poi presa la decisione, tirò fuori il
cellulare dal taschino della giacca e chiamò la clinica privata di cui la
sua azienda era azionista, facendosi mandare un’ambulanza.
In attesa che i soccorsi arrivassero fece altre due chiamate, per poi
mettersi in ascolto dei rumori circostanti.
I primi ad arrivare furono le sue guardie del corpo che portarono via la
macchina sostituendola con un'altra.
Le sirene della polizia erano vicine quando fu raggiunto da un medico e da
due paramedici che iniziarono a trafficare intorno al corpo e a togliere
con delicatezza il casco, che aveva parato il colpo alla testa, di quello
che scoprì essere un ragazzo
La vettura della polizia si fermò poco distante da lui, uno dei poliziotti
si diresse verso il gruppetto riunito intorno al ferito, mentre quello che
era alla guida si fiondò su di lui subissandolo di domande.
Rispose simulando un po' di agitazione ai quesiti che gli venivano posti,
volse il capo un istante come a seguire i movimenti dei soccorritori.
Il suo sguardo si soffermò un momento sul copricapo abbandonato poco
distante.
<Fortuna che lo portava o sarei stato in casini ancora più grossi..>
Pensò lanciando un'occhiata distratta al giovane, per poi soffermarsi con
più attenzione sul bel viso che era stato scoperto.
Il cuore saltò un battito mentre osservava le folte ciglia ombreggiare gli
occhi, il naso perfetto, la linea delle labbra chiusa in una posa dolce, i
capelli castani in ciuffi a segnargli delicatamente i lineamenti e poi...
una striscia, di liquido rosso che dallo zigomo scendeva in gocce
scarlatte, seguendo i contorni del viso, fino a scomparire lungo il collo
sottile.
Rubini su di uno sfondo candido come il latte.
"Piano, fate piano.."
Sussurrò in soggezione di fronte a quel volto, rivolto ai paramedici, che
avevano preso a sollevarlo per poi adagiarlo sulla lettiga che venne
introdotta con delicatezza all'interno dell'ambulanza, ignorando
totalmente l'agente che cercava di attirare la sua attenzione.
Le porte stavano per chiudersi quando riuscì a ritrovare la voce per
dire..
"Io vengo con voi"
Con mosse agili salì accanto al giovane sconosciuto, dando ordine alla sua
guardia del corpo di riportare l'auto alla villa.
"Ti chiamo io quando è il momento di venirmi a prendere"
"Ma signore..."
Tentò di ribattere Dereck ma uno sguardo glaciale gli impedì di continuare
con le sue rimostranze, azzittendolo.
"Aspetti non se ne può andare, dobbiamo finire con la sua deposizione"
Il funzionario di polizia si fermò accanto allo sportello.
"Me le farà in ospedale, tanto sono più che sicuro che vorrete parlare con
i dottori e comunque posso sempre venire in centrale"
"Mmm... d'accordo"
"Allora andiamo!"
Si rivolse irritato all'autista della clinica.
Senza dire niente, questi mise in moto, accendendo la sirena.
Si alzò dalla poltroncina in cui si era accomodato quando, dopo essere
arrivati, era stato fatto accomodare nell'ufficio del primario e si portò
accanto alla finestra, osservando di sfuggita il bel panorama di cui si
godeva la vista.
Sentì bussare, la porta aprirsi e un dolce profumo fiorito diffondersi per
la stanza.
Si girò e osservò la giovane infermiera intenta a posare un vassoio sul
ripiano della scrivania.
Si girò a guardarlo e gli sorrise con calore mentre lo avvertiva che il
dottore sarebbe arrivato fra poco.
"Se intanto si vuole servire, le ho portato una tazza di caffè"
Con un cenno del capo la congedò per poi tornare a fissare il paesaggio.
Suo padre aveva avuto una bella idea a scegliere quel luogo per la
clinica; era perfetto come ambiente per accogliere i malati.
L'oceano faceva da sfondo a quella che era considerata da molti una delle
cliniche più prestigiose dello stato.
La grande costruzione era di un caldo color ocra, con i contrasti in
marrone scuro, circondata da giardini in fiore e da alberi rari.
I migliori medici erano stati messi a disposizione dei pazienti ed il
personale era selezionato con cura.
Ogni camera era arredata con gusto e comfort, in modo da non dare troppo
l'impressione di essere in un ospedale.
Gli dispiaceva essersi approfittato così del sogno di suo padre, ma doveva
farlo se non voleva che suo zio gli stesse addosso più del necessario.
Dopo poco la porta si aprì di nuovo e il dottor Green fece il suo ingresso
nel locale (Omaggio a ER ^__^ povero ciccio, mi stava tanto simpatico
ç___ç NdNat su non piangere cugi, che se piangi tu piango anche io ndSaya).
L'istante di silenzio che seguì era intriso di tensione.
Con un sospiro si girò e lo guardò in viso.
"Come sta?"
L'uomo lo guardò a lungo prima di dirigersi alla sua scrivania e sedersi
sulla poltrona di morbida pelle marrone scuro.
Una volta accomodatosi si servì di una tazza di caffè.
"Ne vuoi anche tu?"
"No"
Secco.
"Siediti - alzò il volto per scontrarsi con gli occhi chiari del giovane -
per favore"
Il ragazzo si appropriò di una delle due poltroncine poste di fronte alla
scrivania di mogano.
"Potrei sapere perché ti interessa tanto la sorte di quel giovane?"
"Io..."
"Centri qualcosa con l'incidente in cui è stato coinvolto"
"No"
Il primario lo osservò attentamente prima di inclinare lievemente il capo
accettando quella risposta.
"Mmm.. non ti capisco, comunque se ti fa piacere saperlo il 'tuo' protetto
ha una lieve commozione cerebrale, per fortuna portava il casco altrimenti
ora non sarebbe qui; due costole incrinate, un polso slogato, lividi ed
ematomi in tutto il corpo. Fra qualche giorno sarà un bell'arcobaleno di
colori"
"Hn... quindi non si è fatto niente di grave"
Tirò un sospiro di sollievo; vedendolo disteso ed immobile aveva
pensato...
"No, anche se per il momento la prognosi è ancora riservata non dovrebbe
avere niente di grave"
"Sono contento"
Un lieve sorriso gli increspò le labbra.
"Ehmm... non vorrei romperti le uova nel paniere caro mio ma, se non te ne
sei ancora accorto, questa è una clinica privata e..."
Senza neanche lasciarlo finire lo interruppe.
"Per tutte le spese che lo riguardano fai capo a me"
Il medico lo guardò stranito.
"E' una richiesta insolita, perché fai questo? Non è che..."
"Lo sai che sono un tipo eccentrico e poi sono stato io a trovarlo e mi
sento responsabile della sua sorte"
"Se lo dici tu..."
Una scintilla pericolosa negli occhi scuri gli bloccò le parole in gola.
"Sono stati avvertiti i suoi genitori?"
"No. Non sono riusciti a rintracciarli, ci riproveranno più tardi"
"Bene... ora sarà meglio che vada, non vorrei distrarti troppo dalle tue
mansioni"
"Non ti preoccupare..."
"Che c'è?"
"Vuoi essere aggiornato suoi progressi"
"Si, se non ti spiace, ma non dirgli niente di me o del fatto che io gli
paghi le cure"
"E' una richiesta un po' strana, ma vedrò di accontentarti"
"Grazie"
Accennò un lieve sorriso, si alzò e uscì dall'ufficio.
Percorse con calma i corridoi della clinica sino ad arrivare
all'accettazione, qui trovò ad aspettarlo, seduto su una delle poltroncine
nella sala d'attesa, Dereck.
Lo guardò stranito facendoglisi incontro.
"Tu che ci fai qui? Ti avevo detto di aspettare la mia chiamata"
Affermò leggermente alterato.
"Ho fatto come mi aveva chiesto, ma poi sono tornata a prenderla su
richiesta della signora. Mi ha detto di riferirle che ha urgenza di
parlarle"
Aggrottò le sopracciglia.
Strano.
Veramente strano.
Cosa mai poteva volergli dire sua nonna di così importante da non poter
aspettare.
Si incamminò verso le porte scorrevoli.
"Bhé che aspetti andiamo!"
La guardia lo seguì e, quando furono nei pressi della limousine gli aprì
la portiera accomodandosi nel sedile davanti, accanto all'autista.
Si accomodò meglio sul sedile e fece cenno a Jeremy di partire, poi tirò
su il finestrino divisore, quella conversazione doveva rimanere segreta.
Prese il cellulare e compose un numero di telefono.
Dopo il quarto squillo finalmente qualcuno rispose.
'Pronto, Agenzia investigativa Ace posso esserle utile?'
"Vorrei parlare con il signor Seagul, per favore"
'Chi gli devo riferire?'
"Seifer Almasy"
'Attenda in linea, vedo se è disponibile’
Dall'apparecchio provenne 'Per Elisa' di Beethoven, fortuna che non era
una di quelle stupide musichette d'attesa, altrimenti come suo solito
avrebbe riattaccato senza pensarci due volte: gli davano ai nervi.
Si sentì un clic e la musica cessò quasi subito.
'Ciao Seifer, volevi parlarmi?'
"Si, scusa se ti ho disturbato"
'Non preoccuparti, il caso che sto seguendo può aspettare qualche minuto.
Allora su chi devo sguinzagliare i miei uomini?'
"Subito al sodo è?"
Un sorrisino gli comparve sulle labbra.
Non era cambiato affatto.
'Sono un tipo spiccio lo sai'
Una breve risata accompagnò quelle parole.
"Certo che lo so, altrimenti non mi servirei di te e poi sei il migliore
in questo campo"
'Anche questo è vero... allora, in cosa posso aiutarti'
"Vorrei delle informazioni su di un ragazzo, ricoverato alla clinica
Almasy"
Un lungo silenzio seguì la sua richiesta.
'Non ti conviene chiedere direttamente al direttore? In fondo è una tua
proprietà no!'
"Non voglio che si sappia in giro"
'Ok... Dammi le generalità e ti farò avere tutto il possibile e
l'immaginabile'
"Non le conosco"
'.....'
"Kiros?"
'Come pensi che possa fare senza avere neanche qualche piccolo indizio??'
"Ma non eri il più bravo"
Affermò con malizia.
'Hn'
"Dai scherzavo, posso solo dirti che è stato coinvolto in un incidente con
la moto, io l'ho trovato e ho chiamato i soccorsi. E' successo questa
mattina, l'ho accompagnato all'ospedale e mi sono fatto carico delle sue
spese, perciò non dovresti avere problemi a saperne il nome. Penso che
abbia su per giù sedici, diciassette anni"
Un altro lungo silenzio seguì le sue parole.
'Se non sono indiscreto, posso chiederti a cosa ti serve quest'indagine?'
"Se ti confido un segreto, prometti che non lo dici a nessuno?"
'Ti ricordo che sei un cliente e che non posso rivelare nulla; anch'io
conosco le regole dell'etica professionale.'
"Mi interessa"
'...come!! Credo di non aver capito.'
"Io... non lo so.. mi affascina.. e tanto anche"
'Sicuro di sentirti bene? No dico, di solito tu giochi solamente con gli
altri, qui invece pare una cosa seria.'
"Non lo so ancora, per questo voglio sapere tutto di lui, forse è solo
un'infatuazione momentanea"
'Ok, cercherò di farti avere al più presto le informazioni.'
"Grazie, sei un vero amico"
'Niente, ti saluto, ci sentiamo fra qualche giorno.'
"Ciao"
Un clic e la comunicazione venne chiusa.
Ripose il cellulare in tasca e si mise ad osservare il paesaggio che
scorreva sul finestrino.
Mancava ancora un po' prima che arrivassero alla residenza di sua nonna,
era lieto di rivederla; l'ultima volta che era stato a casa sua era stato
tre settimane fa, per quella festa.
Come un vulcano gli ritornarono in mente di nuovo le pressioni dei suoi
familiari…quante ragazze gli avevano presentato: dieci, venti? Non le
contava più, erano così noiose, così snob da risultagli totalmente
indifferenti.
Solo quella cara vecchietta non gli faceva pressioni di nessun genere,
anzi si fidava così tanto di lei che era l'unica a sapere della sua
bisessualità; non lo giudicava mai, anzi lo sosteneva e in genere cercava
di aiutarlo.
Se non fosse stato per lei avrebbe mandato tutto al diavolo da un bel po'.
Chissà di cosa voleva parlargli con tanto urgenza.
Presto la sua curiosità sarebbe stata soddisfatta.
Un fastidioso bagliore sul viso lo riscosse dal sonno, socchiuse gli occhi
e trovò il colpevole: un caldo raggio di sole entrava dalle persiane
socchiuse colpendolo dritto al volto.
La mano si alzò a coprire uno sbadiglio; la pesantezza di quel misero
gesto lo mise in allarme, si stropicciò gli occhi con le dita per cercare
di svegliarsi del tutto, una volta più presente si diede un'occhiata
intorno.
La stanza gli era del tutto sconosciuta; anzi, a dire il vero, tutta
quella situazione aveva qualcosa di strano; l'ultima cosa di cui aveva
memoria era la strada deserta che scorreva sotto la sua moto, il mare al
sole del primo mattino... già, una giornata incantevole... qual'era stato
il suo pensiero?... a si...peccato che c'era la prova d'esame...
La testa iniziava a dolergli, ricordare non gli faceva molto bene, anche
se era strano, la sua memoria era allenata, con tutto quello che doveva
studiare, eppure faticava a ricreare i passaggi di quella giornata; forse
era colpa dello studio, in quel mese si era dato molto da fare per
mantenere una media alta ed invidiabile.. in fondo mancavano pochi mesi
alla fine dell'anno e lui voleva essere promosso a pieni voti per poter
così accedere ad una buona università, forse si era stancato troppo ed ora
ne pagava lo scotto.
Mosse il braccio sinistro per trovare una posizione migliore, ma si bloccò
sentendosi trapassare da mille stiletti affilati.
Abbassò gli occhi e vide una fasciatura intorno al suo polso, cercò di
mettersi a sedere, le cose non gli tornavano affatto.
Come cavolo si era ferito? Non riusciva a ricordarlo...
Nel muoversi, le costole protestarono vivacemente, il dolore lo fece
gemere e ricadere senza fiato sul letto.
Rimase immobile, cercando di raccapezzarsi in tutta quell'assurda
situazione, ma per quanto ci provasse non riusciva a ricordare ciò che lo
aveva condotto in quella stanza asettica e moderna.
Intento nei suoi pensieri non si avvide della porta che si aprì finché un
gemito non penetrò i suoi pensieri, manifestandogli la presenza di
un'altra persona nella stanza.
Alzò gli occhi e si trovò davanti ad una giovane infermiera,che aveva una
mano davanti alla bocca per confondere il gridolino di sorpresa.
Senza dire una sola parola corse via, lasciandolo di nuovo solo.
Fissò a bocca aperta la porta che si chiudeva, sbatté le palpebre e tornò
a contemplare il vuoto.
Si sentiva sempre più confuso, si chiese quanto avrebbe dovuto aspettare
per delle delucidazioni..
A quanto sembra non dovrò attendere ancora molto, pensò sentendo il
fruscio della porta che si apriva e catalizzando il suo sguardo sul nuovo
arrivato.
Un uomo sulla cinquantina se ne stava sull'uscio aperto, la mano posata
ancora sulla maniglia, un sorriso caldo sul volto, che gli arrivava sino
agli occhi di un azzurro molto chiaro, i capelli sale pepe, corti e ben
tenuti, la barba ordinata... affascinante per certi versi, con l'aria da
filosofo o da professore.
Il camice aperto sul davanti lasciava intravedere una camicia di un giallo
delicato e i pantaloni antracite.
Lo vide avanzare e dirigersi deciso ai piedi del letto, prendendo la
cartelletta che vi era attaccata, la scorse per un istante poi gli si
accostò, poggiando l'oggetto sul ripiano del comodino mobile.
"Ben svegliato, sono il dottor Green, il tuo medico curante, ma puoi
chiamarmi John, come ti senti?"
"Dolorante"
Un sorriso gli increspò gli angoli della bocca.
"Bhé è comprensibile, dopo quanto ti è accaduto"
"..."
"Non ti ricordi?"
"...no..."
"...ti ricordi il tuo nome?"
Lo guardò stranito, cercando di capire perché gli avesse porto quella
domanda.
"...Squall Leonharth... perché me lo chiede?"
Un sospiro di sollievo seguì le sue parole.
"Hai battuto la testa, il casco ti ha protetto, ma ti sei ferito
ugualmente... pensavo potessi aver perso la memoria..."
"..."
".. invece sembra che tu abbia rimosso solo l'incidente"
"..cosa mi è accaduto?"
Si sentiva leggermente esasperato.
"Hai avuto un incidente in moto, una macchina ti è venuta addosso, non ti
ricordi niente di ciò che è avvenuto? La polizia vorrebbe farti alcune
domande"
"... stavo andando a scuola... mi sono fermato al semaforo.. poi il
nulla... mi fa male la testa.."
"Va bene, basta così, non ti affaticare troppo, ti darò qualcosa per il
dolore e per farti dormire... a proposito, vuoi che contatti qualcuno?
Abbiamo provato a chiamare i tuoi, ma non risponde nessuno"
Una smorfia di disappunto gli increspò i lineamenti.
"Non troverà nessuno a casa, i miei sono in viaggio"
Il medico gli rivolse uno sguardo comprensivo che gli diede fastidio.
"Se hai un recapito li possiamo avvertire"
"... io... no, non è necessario"
"Sicuro!?"
"Si"
Lo sguardo perso oltre l'orizzonte.
Il dottore lo osservò sconsolato per un lungo momento , quel ragazzino gli
faceva una gran tenerezza, sembrava così triste...
"Qualcun'altro, che so, un amico?"
"No grazie"
"Ok... come vuoi tu. - gli diede un buffetto sulla mano - ora devo andare,
se hai bisogno di qualcosa premi questo pulsante, - così dicendo gli
mostrò un telecomando sul comodino - un'infermiera verrà subito; noi ci
vediamo domani"
Un ultimo sorriso al suo indirizzo, poi si diresse verso la porta.
"Dottore..."
La giovane voce lo bloccò sul posto.
"Si..?"
Si girò a guardarlo, un passo verso il letto.
"Quando potrò uscire da qui?"
"Fra qualche giorno, se non ci sono complicazioni"
"Hn"
La testa castana di nuovo rivolta verso la finestra, dove il sole iniziava
a colorare di rosa e viola...
Un'infermiera entrò portando un vassoio, gli porse due capsule e un
bicchiere d'acqua per ingoiarle, gli misurò la temperatura e la pressione;
svolte tutte le sue incombenze si ritirò lasciandolo di nuovo solo.
La porta si chiuse silenziosamente, ma immerso com'era, di nuovo, tra i
suoi pensieri, neanche se ne accorse.
Immagini di bambino si susseguivano, riportando a galla ricordi e sogni di
un tempo che fu....
Un volto di donna si fece strada prepotente nei suoi pensieri, due ridenti
occhi chiari lo osservavano con affetto.... mamma... così simile ad
Elione..
La nostalgia si impossessò del suo cuore, la sua adorata sorella... sempre
in viaggio, sempre circondata da estranei, con un lavoro che la teneva
lontana da lui, dalla sua casa...
Aveva così tanta voglia di rivederla, ormai erano da più di sei mesi che
non la incontrava... fortuna che fra qualche settimana lo avrebbe
raggiunto per passare insieme due settimane prima che nuovi impegni la
occupassero altrove... strano a dirsi, ma anche suo padre si sarebbe preso
un periodo di ferie in quella circostanza... Elione gli aveva promesso che
avrebbero fatto una gita al mare e lui come uno stupido ci teneva così
tanto... era arrivato persino a chiedere a Knight di accompagnarlo.. le
ultime vacanze prima della fine della scuola... Gli ultimi pensieri
coerenti prima di sprofondare in un lungo sonno ristoratore...
Si fermò al semaforo, dando uno sguardo veloce al mare scintillante sotto
il sole del primo mattino; stava percorrendo di nuovo quella strada, si
guardò intorno e poi giù, verso la discesa che dava sulla riva, quello era
il punto esatto del suo incidente, non era rimasta traccia alcuna di ciò
che era capitato settimane prima, niente a testimonianza se non le sue
ferite e i lividi violacei che ancora gli solcavano il corpo.. il polso
stava guarendo bene, ancora una settimana e il dottore gli avrebbe tolto
la fascia... fortuna che non gliel'aveva ingessato...
Il verde del segnale stradale lo riscosse, sgommando riprese la sua corsa,
non aveva nessuna intenzione di fare tardi, soprattutto il suo primo
giorno di scuola dopo quello che gli era capitato.
Fermo davanti al cancello lo aspettava il suo migliore amico, i capelli
blu glielo facevano riconoscere tra mille, era impossibile sbagliarsi.
Gli si fermò e lo guardò a lungo, dall'alto verso il basso.
Un paio di occhialetti tondi, dalla montatura fine, erano appoggiati sul
suo naso, il verde del vetro a nascondere il verde smeraldo degli occhi,
la carnagione chiara in contrasto con i capelli di un blu scuro, pettinati
come il protagonista di quell'anime... come si chiamava.. a si, Vash... un
dolcevita nero delineava il torace ben delineato ed i calzoni di pelle gli
fasciavano le gambe in modo indecente.. scosse la testa e lo fece montare
dietro, poi si diresse verso il parcheggio per lasciare la moto.
Spense e girò la chiavetta, aspettando che Knight scendesse per poi fare
lo stesso.
Raccolse lo zaino e si diresse verso l'entrata.
"Sei sicuro di star bene?"
Si girò a guardarlo negli occhi per rassicurarlo e dovette alzare il
volto, visto che gli arrivava si e no alla spalla, gli sorrise, una delle
sue rare smorfie, e fece un cenno di assenso.
"Ok... se sei in difficoltà avvertimi però"
"Va bene ... mamma"
"Cretino"
Gli fece una linguaccia e prese posto al suo banco, Knight si sedette in
quello davanti a lui... un buon modo per farsi suggerire le risposte
durante le interrogazioni...
Il professore non era ancora arrivato, anzi, si vociferava che quel giorno
fosse assente... girò il volto verso la finestra, osservando i grandi
alberi che facevano ombra.. poco più in là il cancello da cui altri
compagni ritardatari si affrettavano ad entrare... un ragazzo fermo
all'entrata, i capelli biondi traevano bagliori dai raggi solari, sembrava
cercare qualcosa con lo sguardo, scrutando insistentemente i piani e la
folla di ragazzi che lo superava.
Si sentì trapassare da un brivido quando gli parve che lo sconosciuto
fissasse le finestre della sua classe, si riscosse e girò il volto, lo
sguardo basso sul libro.
Finalmente era arrivato il supplente, allora erano vere quelle voci?
"Il professor Martines sarà assente per un paio di settimane; io sono la
professoressa Kramer e, per il poco tempo che passeremo insieme, vi
aiuterò a portare avanti il programma d'esame... Bene, ora iniziamo la
lezione"
La nuova professoressa prese a fare l'appello, quando arrivò al suo nome
parve esitare un istante, per poi passare oltre come se nulla fosse...
forse erano solo paranoie, ma da quando aveva avuto l'incidente gli pareva
di essere sotto costante osservazione, come se qualcuno si divertisse a
spiarlo... girò di nuovo il volto verso la finestra e il suo sguardo, come
attratto da una calamita, si diresse subito all'entrata... quel ragazzo
era ancora lì, fissava la sua finestra, i suoi occhi, sembrava quasi che
gli stesse scandagliando l'anima... si girò e se ne andò... e lui tornò a
respirare normalmente, non si era neanche accorto di aver trattenuto il
respiro...
Fine 1 ^^
Squall: Non so perchè, ma mi sento spiato é.è
Nat&Saya: O_____O
Kiros: O______O
- Squall si spoglia ed entra in vasca
Nat&Saya: *______________*
Seifer: ehi che guardate di bello?
- Sei si avvicina e guarda anche lui
Sei:..... *_____________*
Knight: Ehmmm.... signore autrici?
Nat&Saya: Si tesoro *____*
Knight: Posso unirmi a lui? - indicando Squall
Nat&Saya: Ma ceeeeeeeeeeeerto *ççç* - perse in sogni hentai
Seifer: Ehi, tu coso >.< stai lontano da lui, è mia esclusiva proprietà
è_____é
Knight: Scommettiamo ^o^ - si avvicina alla porta del bagno e bussa
Squall: Si!?
Knight: Posso entrare?
Squall: Ma certo, vieni pure ^___^ - lo accoglie con un sorriso
Seifer: Grrrrr..... autriciiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!! è___________é
Nat: Cugi ti vanno dei pop corn ^?^
Saya: Si ^^
Nat: Allora andiamo a farli ^^ - le due si prendono a braccetto ignorando
il biondo furioso, mentre delle risate escono dal bagno
Seifer: Grrrrrrr....... >________<
Saya: Seifer vuoi dei popo corn? *_*
seifer: Che fai sfotti >.<
Nat: Nono, nn ci permetteremmo mai ^^
Saya: Su su siediti vicino alla tua Sayuccia
Irvine: Ma io quando entro in scena?
Nat: Non so, chiedi a Saya ^^
Saya: ... eh? *guardando Squall sbavando e mangiando i pop corn*
Irvine&Sei: -__________-
Nat: ^^;;;;;;;
Saya: Perché parlavate con me?
Seifer: Secondo te acchiappavamo l'aria?
Nat: bhè... può anche darsi, noi che ne sappiamo ^^
Saya: A si?... bravi continuate *girandosi a guardare e sbavare per Squall*
Nat: ihihih ^o^
Irvine&Seifer: sono da ricovero -________-
Saya: ... volete che vi succede qualcosa di brutto? sono io che scrivo il
2... vedete di trattarmi bene
Seifer: Meglio tu che 'st'altra sadica -____-
Nat: Mi sento chiamata in causa, chissà perchè ^^;;;
Saya: Mi stai sfidando... l'ultima sfida i protagonisti sono morti
Irvine: O______________O
Saya: Anzi uno era morto gia al inizio della fic
Seifer: O___o no, era solo un modo di dire ^^;;;;;;;
Saya: Così va meglio.... chi mi fa il massaggio?
Seifer: Quale massaggio O?o
Saya: Mi fanno male le spalle
Irvine: Seifer ti cedo il posto, ho un impegno inderogabile - si gira e
entra in bagno anche lui
Saya: *ç*
- Nat ha occhi fuori dalle orbite quando lo vede entrare in vasca insieme
agli altri due
Saya: Ci ho ripensato Seifer entraci anche tu
Saya: Su su seifer *mentre prepara la telecamera*
- Seifer la guarda storto poi prende un bel respiro e raggiunge gli altri
Saya guarda nat: batti 5 abbiamo una 4some
Nat: ^/////////////^ - batte 5 con cugi
Saya: Allora... al prossimo capitolo
Nat: Già.. ehi voi, metteteci più impegno, nn stiamo mica giocando qui,
abbiamo un film da mandare avanti - che grida verso i 4 protagonisti
!
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