The road I'm walking on

di Padfoot

 

Disclaimer: I personaggi non sono miei e li lascio più che volentieri a Kishimoto zenzè <3 visto che li sta usando in modo a dir poco geniale. Y_Y *suspir*

Rating: PG

Note: contiene spoilers fino al capitolo 244 del manga (fine del volume 27 ^^). E' una fanfic Kakashi-centered, piuttosto strana e sicuramente non allegra. ^^' Colpa di Kishi che mi lascia troppo tempo ad aspettare i capitoli dopo... un mese di pausa (e da COSA poi...) ucciderebbe angstosamente chiunque. Sicuramente perderà di credibilità fra qualche volume ma intanto... here it is. XD

Tnx to: anche se le cose pro yuri normalmente cerco di evitarle, al bro Tsuzuki va un hugglone speciale *_* visto che ho usato le sue traduzioni per citare pezzi dal manga (sono prese tutte dal volume 27) e che mi ha spignoleggiato la fic per bien. ** Un premio speciale per lo spignoleggiamento va anche a Eve... grazie. ^*^
No, non sto lekkinando, non lo farei mai. U_U
 

*liiiiiiiiiiiiiiiick~*

*grin*

 **

***

My shadow's the only one that walks beside me
My shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes I wish someone out there will find me
'til then I walk alone

Greenday ~ Boulevard Of Broken Dreams

***

Era notte fonda e per le strade di Konoha regnava un silenzio quasi innaturale. Solo un drappello di giovani Anbu si muoveva furtivo. L'intero villaggio era spaventato, in lutto.

Parte dei cittadini era chiusa in casa, impegnata a piangere i propri morti, e gli altri non riuscivano ad allontanarsi dal campo di battaglia. Troppo sangue era stato versato. E troppe persone avevano pagato a caro prezzo gli avvenimenti di quel giorno; gente innocente, inconsapevole. Ninja, donne e bambini che non c'entravano niente.

Kakashi si fermò per un attimo, pensieroso, e si pulì con la manica il sangue che gli macchiava la guancia. Alzò poi il volto verso il cielo, chiudendo gli occhi, sentendosi stanco e impotente. Ancora una volta.

Dopo un attimo trasse un profondo respiro, lasciando che il primo gelo di quell'autunno gli riempisse i polmoni. Quando era bambino, quella era una cosa che lo faceva sentire vivo. Adesso, era rimasta semplicemente una vecchia abitudine.

Uno, due, tre... contò lentamente nella sua mente, seguendo il ritmo del pulsare che sentiva alle tempie. Gli faceva male la testa; aveva il lato sinistro del volto quasi completamente insensibile e l'occhio - il suo occhio - era il centro di tutto quel dolore. Aveva usato troppo lo sharingan quel giorno, neppure un Uchiha col sangue puro avrebbe sopportato senza danni tutte quelle ore di utilizzo continuo.

"...il futuro..."

Sentiva le gambe pesanti e le ginocchia gli tremavano pericolosamente ad ogni passo che faceva. Però riprese lo stesso a camminare, tenendosi una mano premuta sull'occhio. Forse così il dolore sarebbe diminuito. Forse così...

Scosse la testa e accelerò il passo, inoltrandosi sempre più nel buio delle strade di Konoha. Intorno a lui c'erano case inutili, che appartenevano a gente che non conosceva e che non conosceva lui. Non aveva più nessuno a Konoha, erano tutti morti. Più... nessuno.

"..ti farò vedere il futuro..."

"..il futuro..." sussurrò, fermandosi ancora una volta. I suoi piedi riconobbero il terreno che stava calpestando, l'erba soffice e odorosa dei boschi di Konoha. Lo sguardo era sfocato, un po' per il buio un po' per la stanchezza, ma riuscì comunque a distinguere una figura a lui familiare. Si avvicinò lentamente, sfilandosi uno dei guanti, e fece per toccare quella pietra; ma, come ogni volta, non ci riuscì.

Ritrasse la mano osservandola con disprezzo, quasi come se fosse tutta colpa del suo arto.

Preso da un moto di frustrazione lanciò il guanto verso il buio, perdendone traccia.

Prima o poi avrebbe scoperto se quella pietra era davvero fredda come dava l'impressione di essere. Se era davvero così reale come gli appariva dal vivo e in sogno.

I suoi occhi si spostarono lenti sui nomi scritti su quel cenotafio, fino a soffermarsi su quello che stava cercando. Lo sguardo si fece ancora più sfocato e dovette strizzare appena l'occhio per cercare di riprenderne il controllo. Strinse le mani a pugno, cercando di dimenticare così facendo la sensazione di malessere e il lento ma costante pulsare della testa.

"...tu sei... un jounin fantastico..."

Kakashi scosse la testa in negazione. Per un attimo una smorfia di dolore gli contorse il volto, poi tornò inespressivo come sempre.

"Oggi il sensei si è sigillato assieme al kyuubi" sussurrò, quasi aspettandosi una qualche reazione. Rimase immobile davanti alla pietra, osservandola attentamente. Passò un'ora, due, ma lui non se ne accorse. Sapeva solo di aver bisogno di una risposta. Una qualsiasi. E che ormai non aveva nessuno a cui chiederla.

Quando le prime luci dell'alba gli fecero prendere coscienza dell'ora che si stava facendo, si rese conto del tempo che era passato. Tra poco sarebbe arrivata gente.

Dopo aver lanciato un ultimo sguardo al cenotafio, si incamminò veloce verso casa.

Aprì la porta spingendola delicatamente, facendone cigolare i cardini e sentì l'odore di chiuso ferirgli appena le narici.

Sentì subito che c'era qualcosa che non andava e si mise sulla difensiva. Impugnò un kunai e accostò le spalle al muro, cercando di capire da che parte provenisse l'intrusione. Era troppo stanco e confuso per potersi difendere bene: se era qualcuno di abile...

"Kakashi...?" si sentì chiamare.

Il ragazzo si rilassò nel riconoscere la voce, avendo la certezza definitiva che aveva assolutamente bisogno di riposo per aver scambiato quella presenza per una nemica...

Sul suo divano era seduto Gai, quello che andava in giro professandosi come il suo rivale; aveva gli occhi gonfi e rossi, e si vedeva che gli eventi di quel giorno lo avevano scosso particolarmente. Kakashi si chiese per un attimo se il riuscire a provare, a *sfogare* la sofferenza l'avesse resa meno dolorosa. Poi accantonò il pensiero, scuotendo appena la testa.

Senza dire niente si voltò verso uno dei cassetti della credenza e ne tirò fuori un panno. Lo bagnò con dell'acqua fresca del lavandino e se lo passò sul volto, cercando di lenire parte del dolore che sentiva.

"Sono venuto a sfidarti, Kakashi." disse Gai, con il tono di chi è sicuro di sé. Tono in pieno contrasto con ciò che aveva chiaramente scritto sul volto.

Kakashi si spostò il panno dal volto e lo osservò con il solo occhio destro. Poi distolse lo sguardo. "Vai via, Gai" sibilò stancamente.

"Oggi il mio sensei e il tuo.. sono morti." continuò Gai, ignorando la reazione e le parole dell'altro. Alzò gli occhi che fino a quel momento aveva tenuto rivolti a terra e fissò dritto davanti a sé. "Sono morti..." aggiunse, la voce che andava perdendo la finta sicurezza di poco prima.

Kakashi lo osservò con gli occhi vacui, il volto inespressivo.

Gai si tirò su seduto e, prendendo un kunai, si tagliò il palmo della mano, facendo sgorgare un rivolo di sangue. Kakashi lo guardò come ipnotizzato.

Passò il kunai a Kakashi che lo guardò sospettosamente.

"Chi morirà dopo... chi morirà dopo di noi due, vincerà la sfida. E non vale provare a ucciderci l'un l'altro." sbraitò , tentando un mezzo sorriso. Kakashi lo guardò, come se non riuscisse bene a capire cosa gli stesse dicendo. "Siamo giovani... non è una sfida facile. Ti senti in grado di accettarla, Kakashi?" E detto questo, la sua resistenza finta si spezzo. Iniziò a piangere silenziosamente, abbassando appena il volto.

Kakashi rimase un attimo in silenzio ad osservarlo, non era abituato a vedere Gai piangere. Non aveva mai pensato che uno come Gai *potesse* piangere. Improvvisamente si rese conto che probabilmente era la prima volta che Gai perdeva qualcuno.

E il peso di tutto quello che aveva vissuto lo schiacciò , facendogli mancare per un attimo il respiro. Posò il panno sul lavandino e si passò la mano sull'occhio socchiuso, delicatamente, ripercorrendo con l'indice la cicatrice che lo contornava.

...il suicidio di suo padre...
...quel giorno...
...il kyuubi...

Vivere sembrava davvero la sfida più difficile.
Per non dire impossibile.

Vivere...

Tirò giù di scatto la mano e strinse i denti, rendendosi conto improvvisamente dell'ovvio. Lui gli avrebbe detto di accettarla, gli avrebbe detto che andare avanti con onore sarebbe stata la cosa più giusta. Lui che gli aveva insegnato cosa significava essere jounin, cosa significava essere un *essere umano*.

Era stato uno stupido a non averlo capito prima...

E per lui, per portare avanti dignitosamente quel che gli aveva donato... era per lui che doveva accettare.

Prese il kunai e si incise profondamente il palmo, sicuramente più di quanto ce ne fosse stato bisogno. Osservò un attimo Gai che lo stava guardando quasi incredulo e gli prese la mano, mescolando il loro sangue, rendendolo quasi un sigillo sulle loro vite.

"Accetto." sussurrò.

Kakashi capì di aver trovato qualcosa da fare, uno scopo.

Vivere. In modo da non far pentire mai lui della sua scelta. Non sopravvivere. Vivere. Da vero ninja.

Dopo il primo attimo solenne, entrambi separarono velocemente le mani, imbarazzati per le loro reazioni.

Gai si asciugò le lacrime con la manica della tuta e disse, tentando un sorriso: "Questo non ti esonera dal fare altre sfide nel frattempo, sai?"

"...."

"Siamo *rivali*" disse come se stesse parlando di qualche titolo o carica. "è chiaro che dobbiamo sfidarci. Per adesso siamo 6 a 5 per te, ma ti batterò, Kakashi!"

Kakashi era sicuro che non avrebbe mai capito cosa passasse per la testa di quel Gai. Ma l'idea di avere un rivale, quasi non gli dispiaceva.

"Ora vado... avrai bisogno di dormire. Non far sfiorire la tua giovinezza dormendo poco!" continuò Gai, con la sdrammatizzazione non completamente riuscita.

"Sei rumoroso..." si lamentò Kakashi, osservando l'altro che apriva la porta per uscire. Fuori il sole era ormai già alto.

Poi lo vide fermarsi, la schiena irrigidita. "Grazie." sussurrò prima di scappare richiudendosi la porta dietro.

Kakashi non seppe che pensare.

Prese il panno e sentì che si era intiepidito. Lo reimmerse nuovamente nell'acqua fredda e se lo passò sul volto.

"...tu sei... un jounin fantastico..."

No, non lo era. Non ancora.
Ma lo sarebbe diventato.

~fin~