Come al solito, i personaggi sono di Takehiko Inoue, tranne uno...che ormai avrete individuato. Chissà se leggendo scoprirete di chi si tratta!

Note: probabilmente lo stille della villa è sbagliato, in quanto siamo in Giappone, ma non so bene come siano le ville là e poi avevo già immaginato la storia con una ambientazione del genere, perciò abbonami lo sbaglio!

Note2: gli **** indicano un cambio di ambientazione; gli ===== un cambio di POV, che non dico, ma si capisce leggendo.

 



The Prisoners

parte II

di Ash(lynx)


<<E adesso che facciamo?>> chiede Sendo, guardandomi in cerca di una soluzione, come se io sapessi tutto.

<<C'è poco da fare. Potremmo fare un giro per la casa, per vedere se c'è qualcosa di utile per comunicare con l'esterno o per uscire>> dico, quasi incerto.

<<E se non trovassimo nulla?>>

<<Al diavolo porcospino!! Perché devi essere così pessimista!??>> sbotta Sakuragi <<In un modo nell'altro usciremo da qui!>>

Rukawa annuisce.

<<Andiamo al primo piano. Dalla pianta dovrebbero esserci delle camere da letto e tre terrazze>> afferma in un tono che non ammette repliche.

<<Ehi, Kitsune! Chi ti ha detto che sei tu a dare gli ordini!!?>>

<<Zitto, Sakuragi, che ha ragione>>

<<Non ti mettere in mezzo, baciapiselli!!>>

<<Non chiamarmi così, deficiente!!>>

<<Teppista da quattro soldi!>>

<<Ha parlato quello dei 50 rifiuti!>>

<<Stronzo>>

<<Demente>>

<<Bastardo>>

<<Rincoglionito cronico>>

<<Almeno io non svengo a fine partita!>>

<<E io non mi faccio buttare fuori per somma di falli!!>>

<<Sei un lurido verme!>>

<<Fallito!>>

Lo vedo alzare il braccio destro e muoversi per colpirmi con un pugno in pieno viso.

<<Do'hao, muoviti>> lo chiama Rukawa, che sta uscendo dalla stanza.

Si blocca. La sua attenzione è completamente attratta dal numero 11. Abbassa le braccia e, dopo avermi mandato un'occhiataccia, lo segue, mandandogli contro una serie di epiteti veramente idioti.

<<Si può sapere che cosa diavolo credevi di fare, Mitsui!?>> mi sgrida Sendo.

Per un attimo sento il mio cuore ferito dolere a queste parole. Lui che mi sgrida, come quando stavamo insieme e io mi mettevo nei casini.

<<Zitto Sendo>> e seguo le due matricole fuori dalla cucina.

Non so bene perché ho reagito così alla stupida provocazione di Sakuragi. A dire il vero non mi sono sentito affatto offeso per come mi ha chiamato: ormai ci ho fatto il callo. Però la tensione era forte. Sicuramente a causa di questa situazione. Evidentemente il sapere di essere rinchiuso il un villa, rapito da un tipo palesemente eccitato, assieme al mio ex- ragazzo, mi ha innervosito talmente tanto da non riuscire a controllarmi. Lo so, ho un caratteraccio. Akira me lo diceva sempre...

Sospiro. Non è il caso di pensare a questo, adesso.      

Salgo le scale con calma, tenendo qualche passo di distanza sia da Sakuragi e Rukawa che da Sendo. Ho voglia di rimanere solo. Vorrei sedermi e rilassarmi, fino a riuscire a vedere con più chiarezza la situazione. Se sto ancora con loro per qualche minuto finisce che ce le diamo di santa ragione: sia troppo tesi!

Arrivati in cima alle scale ci fermiamo. Un corridoio si estende alla nostra destra e a sinistra, mentre un altro, al di là del vano delle scale, passa per il mezzo della casa, tagliandola in due. Le finestre su un lato del corridoio sono chiuse da dei vetri piuttosto grossi. Mi avvicino ad una di esse e guardo fuori: posso vedere solo una distesa di campi, nulla di più. La città non è ancora in vista, purtroppo. Apro il vetro, proprio mentre qualcuno accende la luce e riesco a vedermi intorno meglio. Non ci sono inferiate, così mi sporgo verso l'esterno, per vedere se c'è un modo per uscire da questa parte.

<<Che fai Mitchy?>> mi richiama Sakuragi <<Guarda che così ti ammazzi!>>

<<Grazie per l'incoraggiamento, idiota>> rispondo sarcastico << e non chiamarmi Mitchy>>

Come se avessi voglia di cadere di sotto! Scuoto la testa e comincio ad osservare le pareti esterne. C'è solo dell'edera e sembra troppo fragile per sorreggere anche solo uno di noi. Mi sporgo ancora un po', per tastare con mano la robustezza della pianta, staccando entrambi i piedi da terra e rimanendo in equilibrio solamente appoggiando il bacino sul terrazzino e tenendomi precariamente con una mano.

Due mani mi afferrano per i fianchi. Sussulto, ma la forte presa mi sorregge, impedendomi di ondeggiare avanti e indietro.

<<Stai attento>>

<<Sendo!?>>

<<Non voglio che ti fai male>>

Non rispondo subito: mi sento preso in contropiede dal suo comportamento.

Non conto nulla per lui.

<<Lasciami!>>

<<Prima vieni giù>>

Appoggio i piedi al pavimento e rientro. Tutto pur di non sentire nuovamente il suo tocco su di me!

<<Adesso puoi mollarmi>> dico freddo, mascherando la confusione e il dolore che provo.

Sembra riluttante a togliere le mani, così mi scosto io, cominciando a seguire Sakuragi e Rukawa lungo il corridoio di destra.

Camminiamo in silenzio, in fila indiana. Il mio sguardo è rivolto verso terra, le mani affondano nelle tasche della felpa. Sento i suoi occhi sulla schiena. Vorrei voltarmi e dirgli chiaramente di lasciarmi in pace, che non voglio neanche più vederlo in giro. Porrebbe fine a molte sofferenze. Però non posso, perché non riuscirei a sostenere il suo sguardo mentendogli spudoratamente. Sono bravo a dire menzogne, ma di fronte a lui tutto diventa estremamente difficile.

Assorto come sono nei miei pensieri, non mi accorgo che Sakuragi si è fermato proprio davanti a me e gli vado addosso.

<<Che ti prende!? Perché ti sei fermato?>> quasi urlo.

Lui non risponde. Sembra impaurito, come se avesse visto un fantasma. Il suo sguardo è fisso su qualcosa, stravolto. Seguo i suoi occhi.

Una porta in legno, a destra.

Una targhetta dorata.

Un nome scritto in caratteri corsivi neri.

Hanamichi Sakuragi. 

<<Che significa?>> chiedo

<<Non ne ho idea>> risponde in un soffio.

Non posso fare a meno di credergli, anche se vorrei che ci fosse una spiegazione a tutto questo, perché so con certezza che non è capace di mentire.

Prima che qualcuno possa impedirglielo, Rukawa afferra la maniglia e apre la porta con un colpo secco e deciso.

Stupore. Non posso credere ai miei occhi!

<<Che significa?>> domanda Sendo, questa volta. Io sono troppo stupito per parlare.

Davanti a me c'è una grande camera da letto, o dovrei dire enorme. Il colore dominante è il giallo, di cui hanno molte gradazioni i tappeti, le coperte del letto a due piazze e le pareti. Sul soffitto è appeso un lampadario molto simile a quello del salotto, ma più piccolo. Alle pareti sono appesi dei quadri molto vivaci. Il letto, posto dall'altro lato della stanza, sembra davvero comodissimo e troppo grande per una sola persona. Ci sono, inoltre, due comodini, un grande armadio, una scrivania e due poltrone. Tutto il mobilio è in legno chiaro. Non posso fare a meno di pensare che si adatti perfettamente alla solarità di Hanamichi.

Fischio.

<<Non mi dispiacerebbe proprio una camera come questa>> affermo.

Sakuragi fa un passo in avanti ed entra. Nessuno di noi lo segue, forse per paura di infrangere una intimità che nemmeno noi sappiamo spiegare. Hanamichi sembra assorto dai suoi pensieri, come se questo posso gli appartenesse, fosse la sua vita. In un certo senso, è come se, entrando, rompessi la privacy che si è creata in così pochi attimi.

<<Credete che ce ne sia una per ognuno di noi?>> domanda Sendo.

<<A questo punto non mi stupirebbe affatto>> rispondo io.

<<Andiamo>> dice solo Rukawa.

Il suo richiamo, però, non include il rosso, che non si volta nemmeno quando chiudiamo la porta e proseguiamo.

Nessuno di noi fiata, però ci sono delle cose che di certo anche loro non capiscono. Ad esempio, cosa sia successo alla nostra ala grande. Prima è quasi spaventato, mentre l'attimo dopo entra nella stanza come se la conoscesse da sempre. Senza alcun timore. O dubbio. Forse guidato da una serie di sensazioni che nessuno sarebbe in grado di spiegare, nemmeno il diretto interessato. Nonostante tutto, però, non sono preoccupato per lui. Anche a me quella stanza ha dato un ché di...fiducia, rilassamento. Non capisco, ma so che lui non corre rischi là dentro.

Un'altra porta, poco dopo aver girato l'angolo a destra. Uguale alla prima, tranne che per il nome.

Kaede Rukawa.

<<Farai come Hanamichi?>> domando

<<Hn>> mugola posando la mano sulla maniglia <<Andate avanti>>

Vuole affrontare questo momento da solo. E lo capisco benissimo: anche io lo vorrei. Gli lancio un'ultima occhiata.

<<Ci vediamo domattina>> dico.

Lo vedo annuire e questo mi basta. Volto la testa e continuo a camminare dritto davanti a me, con Sendo poco dietro. Alcuni passi e sento Rukawa entrare nella sua stanza. Non posso non pensare che tutto questo abbia un ché di assurdo.

<<Hisashi...>> sento chiamarmi.

Mi volto verso Sendo e lo guardo negli occhi. Ci leggo solo confusione. Il dolore al cuore ricomincia a farsi sentire.

<<Dimmi...>> rispondo con uno sforzo.

<<No, niente>> abbassa lo sguardo e ricomincia a camminare, superandomi.

Sospiro. Per un attimo avevo pensato- sperato- che mi chiedesse scusa. Invece si era tirato indietro. 

Altri minuti lungo quel corridoio, un altro angolo a destra- la villa è stata costruita a struttura rettangolare- e la terza porta ci compare.      

Akira Sendo.

<<Ci vediamo domani>> lo saluto.

Mi allontano. Niente ultime occhiate per lui. Pochi secondi ed entra nella stanza.

Ho l'assoluta certezza che quei tre dormiranno come ghiri questa notte, a dispetto di tutti i dubbi che ci ronzano in testa. E forse lo farò anch'io, dopotutto è risaputo che il mio è un sonno davvero pesante. Comatoso, lo chiamava mia madre.

Mi fermo in mezzo al corridoio. Alla  mia destra c'è il corridoio che porta alle scale, quello che passa per il centro del piano, mentre alla mia sinistra una vetrata. Guardo fuori. Il sole è stato da poco sostituito dalla luna, ancora sottile. La sua luce illumina il vasto terrazzo poco distante da me e il paesaggio che si estende fino all'orizzonte.

Sono solo. L'ultima volta che lo sono stato un uomo mi ha aggredito.

Era eccitato.

Il ricordo di questo dettaglio mi fa salire i brividi lungo la schiena. Adesso vorrei che ci fosse qualcuno qui con me, una persona di cui possa fidarmi. Invece devo arrangiarmi e sperare che vada tutto bene. Mi allontano dalla vetrata e continuo dritto. Dopo neanche dieci passi, trovo la quarta porta. Uguale alle altre, solo che dovrebbe esserci il mio nome inciso sulla targhetta, Invece...

Kamui Kazushima.

Guardo imbambolato quel nome, mentre un'idea si fa strada nella mia mente: è se fosse anche lui imprigionato in questa villa? Ma perché? E la seconda ipotesi: magari questa è tutta opera sua. Dopotutto il suo cognome è anche il nome della villa. Tuttavia, che senso avrebbe? Potrebbe essere una traccia, in ogni caso. Sarebbe meglio seguirla e controllare il contenuto della stanza. Tanto non ci sarà nulla di pericoloso. Dubito che qui dentro si nasconda il nostro rapitore.

Allungo la mano sulla maniglia e la afferro, comunque poco tranquillo.

<<Al diavolo! Fallo e basta, Hisashi!>> dico a me stesso.

Apro la porta. Buio. Per un attimo rimango fermo, aspettando che i miei occhi si adattino all'oscurità. Poi, messe da parte tutte le mie sensazioni, entro nella stanza e cerco un interruttore. Tastando il muro ne trovo uno e lo premo. L'unica cosa ad accendersi è un piccola lampada vicino al letto, che non fa neanche tanta luce. Abbastanza, però, per illuminare l'essenziale, come il grande letto a pochi metri da me.

C'è qualcosa in questa stanza buia, non una presenza, bensì un ché di mistico. Posso avvertire l'aria carica di tempo, impregnata di ricordi immutabili. Una sensazione di deja vù si impadronisce di me e mi impegna la mente. Niente di razionale, solo sensazioni e sentimenti. Emozioni, anche. Qualcosa di eterno vive in questa stanza, qualcosa che dovrei sapere e che, invece, non ricordo. Eppure, ho la certezza che non possa farmi del male. Nessuna paura.

Faccio un passo in avanti, chiudendo la porta. Respiro quell'aria carica di energia e ne sono sopraffatto. La carica mistica, impressa in ogni oggetto, mi entra nelle membra e mi si radica nel più profondo della mente. É un attimo, ma una certezza mi colpisce: l'amore. Niente di razionale potrebbe mai riuscire a spiegarlo, ma non può essere altrimenti: in questa casa, tra queste quattro mura, per molto tempo, é stato vissuto un amore assoluto. Questo sopravvive ancora, tenuto vivo dal tormento dei ricordi, in attesa di ricominciare a battere nel cuore degli amanti.

Confortante. In una situazione incerta ed inspiegabile come la mia, al sola cosa che questa energia mi infonde è sicurezza, la certezza di potermi abbandonare completamente senza che mi venga fatto alcun male. Senza soffrire.

Faccio alcuni passi in avanti, verso il grande letto, che sembra essere il fulcro di tutto. Mi ci appoggio coi palmi delle mani e vengo accolto dal suo improbabile- eppure non inaspettato- calore. Senza alcun tipo di ragionamento logico, così preso dalle emozioni come sono, scosto le coperte e mi distendo.

La sicurezza che mi domina mi permette di rilassarmi e, prima che me ne possa rendere conto, mi addormento.

==============

Entro in quella che dovrebbe essere la mia camera con una punta di amarezza in bocca. Avrei voluto parlare seriamente ad Hisashi di noi, ne sento tuttora un immane bisogno, ma non ci sono riuscito. Il suo sguardo mi ha frenato. Portava con sé dolore, tristezza e stanchezza, ma anche un misto tra irritazione e voglia di stare da solo. Se anche ci fosse stata della speranza o qualcos'altro di positivo, in non sono riuscito a coglierla.

Mi appoggio di schiena alla porta chiusa, con la mano destra appoggiata alla fronte.

"Stupido" mi dico.

Sospiro e sposto la mia attenzione sulla stanza. Se in quella di Sakuragi il colore dominante è il giallo, qua l'azzurro regna sovrano e, tranne per i quadri che ritraggono paesaggi marini, le due stanze sono identiche. Bella ed accogliente, non c'è che dire. La sento mia, come se mi fosse sempre appartenuta. Nonostante ciò rabbrividisco. Come è possibile tutto questo? Troppe domande giocano a flipper nella mia testa, troppi sentimenti vengono a galla contemporaneamente.

Nessuna certezza. Le uniche due che io abbia mia avuto- Hisashi e il basket- ora mi sono troppo distanti. Sono solo, abbandonato. 

Devo rimanere calmo, trovare la forza di passare questo brutto momento. Non dovrebbe essere molto difficile, dopotutto il sono Mr. Smileman: un ragazzo allegro, spensierato, pieno di amici e di ragazzi. Ho sempre affrontato le situazioni che mi si sono parate davanti e, in un modo o nell'altro, dopo poco o tanto tempo, ne sono sempre uscito vittorioso. Da quando sono in questa casa, invece, la mia sicurezza ha cominciato a vacillare. Possibile che io abbia paura? Una paura così terribile da non riuscire ad affrontarla? Pazzesco, eppure è così. Proprio io che, prima di stare con Hisashi, ero considerato da tutti un hentai senza troppi sentimenti. Lo ripeto: è pazzesco.

Scoppio a ridere senza un motivo apparente, solo per smorzare la tensione attorno a me. Sento persino le lacrime agli occhi, ma non riesco a capire se siano dovute alla paura, al riso, o ad entrambi.

Mi do una calmata e mi sposto verso il letto, sedendomi su una sua estremità, coi gomiti appoggiati alle ginocchia. Faccio vagare lo sguardo in tuta la stanza, fino ad incontrare una porta sulla mia destra, l'ennesima. Facendo forza sulla ginocchia, mi rimetto in piedi e vado a passi veloci ad aprirla. Appena lo faccio mi trovo davanti un sontuoso bagno con una vasca che sembra una piscina. In ogni oggetto e mobile un lusso che io non mi potrei mai permettere e che, personalmente, trovo fin troppo sfrontato.

Chiudo la porta del bagno dietro di me e rimango fermo, immobile a guardare la camera. Voglio imprimermela nella mente e ricordarmi tutti i dettagli. Voglio potermi svegliare, domani mattina, e non cadere nell'errore classico di non ricordarmi dove sono, pensando d'essere a casa.           

"Ora che faccio?" non posso fare a meno di chiedermi. Già, perché di dormire non se ne parla: è l'ultima cosa di cui ho bisogno. Non solo non ho affatto sonno, ma non mi fido abbastanza da chiudere gli occhi. Ho come la sensazione che potrebbe accadermi qualcosa di, diciamo, poco carino. Non mi sento per niente tranquillo. Voglio assolutamente qualcosa che mi tenga impegnato. Forse una doccia o un bel bagno caldo...no, non mi fido abbastanza di queste mura. Oltretutto chi ci ha rapiti potrebbe essere molto, molto vicino: non sarebbe saggio abbassare la guardia. Non ho ancora capito quali potrebbero essere le sue vere intenzioni e, soprattutto, non capisco il suo comportamento nei confronti di Hisashi. Va bene che è un ragazzo splendido, ma dubito che lo tratti con riguardo a fini sessuali...o si? Non posso nemmeno pensarci! Il mio Hisa...mio...uff!

"Curiosiamo un po' in giro!" mi dico, fingendo allegria, per tirarmi fuori da questi tristi pensieri. "Chissà cosa c'è in quell'armadio"

Mi dirigo verso il mobile a due ante, lungo quanto l'intera parete più corta della stanza, che è comunque molto più lunga del normale, e lo spalanco. Rimango allibito davanti all'incredibile quantità d'abiti che vi trovo dentro: da far concorrenza al più fornito dei negozi!

<<Ma che razza d'abiti sono!?>> esclamo a voce alta.

Sono molto particolari e ricercati, probabilmente fatti fare appositamente da dei sarti. Anche senza toglierli dagli appendini capisco le loro particolarità e ne rimango affascinato "Probabilmente alcuni sono fuori moda, però mi piacciono molto!"

Frugo per qualche minuto tra i vari indumenti e, alla fine, tiro fuori un completo che, ho deciso, indosserò domani mattina, ma che voglio provarmi in questo preciso istante. I pantaloni sono in jeans neri, molto, ma molto, stretti, accuratamente tagliati nella parte alta e a vita pericolosamente bassa, mentre la maglietta, sempre nera, ha dei misurati tagli sui fianchi e una manica lunga fino al gomito, mentre l'altra sembra essere stata violentemente strappata. 

"Queste braghe ispirano sesso!"

Il mio entusiasmo, a questo pensiero, si smorza. Non posso fare a meno di pensare ad Hisashi. Con rabbia, getto i vestiti nell'armadio e lo chiudo con violenza, imprecando contro la mia stupidità.

"Perché non riesco a dimenticarlo? MERDA!!" Questa casa è fin troppo piena di porte! Chissà cosa nasconde...

Dei forti rintocchi d'orologio giungono alle mie orecchie. Sobbalzo e mi volto, sorpreso: non ci sono orologi in questa stanza! Eppure il suono è forte, vicino. Mi riempie le orecchie come se mi fosse di lato. Lo sento provenire da tutte le pareti, senza riuscire ad individuarne il punto preciso.

Nove...dieci...undici...dodici.

Silenzio. Dodici rintocchi. É la mezzanotte. Rabbrividisco di nuovo: questa casa ha un ché di inquietante.

<<AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH>>

Sobbalzo, col cuore in accelerazione.       

"Hanamichi!" penso "O mio Dio..."

Mi precipito alla porta risentendo nella mente il suo urlo così...così...spaventato? Per spaventare Sakuragi ce ne vuole!! Che gli sarà successo?

Appena metto piede in  corridoio vengo travolto da un corpo completamente in nero, che corre in direzione opposta all'urlo. Cado per terra sbattendo il sedere con violenza, mentre lui continua imperterrito la sua corsa. Alzo la testa appena in tempo per vederlo voltare l'angolo e sparire, accompagnato dal rumore delle sue scarpe sul pavimento.

<<Chi diavolo...? Hanamichi!>> "Che ce l'avesse con lui?"

Mi rimetto frettolosamente in piedi e, dimentico del tizio in nero, corro verso la stanza della scimmia rossa. Passando davanti alla camera di Rukawa, noto che anche la sua porta è spalancata come la mia, ma non mi fermo e arrivo davanti a quella di Sakuragi. Solo ora sento la sua voce provenire dalle scale:

<<Muoviti kitsune!>> dalla voce deve essere al limite.

<<Resisti!>> il tono di Rukawa è così preoccupato da mettere i brividi.

Spaventato, corro verso di loro come se avessi il diavolo alle calcagna. Il primo che vedo è il moro, mentre scavalca la ringhiera delle scale dalla parte più alta, guardando verso il basso con gli occhi sbarrati.

<<Non ce la faccio più!>>

La voce forzata di Sakuragi mi giunge alle orecchie e, senza neanche vederlo, capisco la situazione: deve essere appeso al pavimento sotto la ringhiera, in bilico nel vuoto.

<<Che è successo!?>> domando afferrando Rukawa per un braccio mentre si piega per afferrare il compagno <<Ti tengo io>> spiego.

Lo vedo annuire, poi sposto lo sguardo su Hanamichi. Si tiene aggrappato al pavimento con una solo alcune falangette di una mano, ormai bianche per lo sforzo. Il suo volto è contratto in una smorfia di dolore e paura, mentre l'altra mano preme su un fianco. Del rosso gli sporca la maglia proprio in quel punto.

Rukawa si sporge ancora di più, incurante nel vuoto in cui potrebbe cadere se io mollassi la presa. Non so quanto si fidi di me, ma non importa: in questo preciso istante sta rischiando la sua stessa vita per salvare quella di Hanamichi e, forse, non si rende nemmeno conto del rischio che corre. Stringo ancor più forte la presa attorno al suo braccio sinistro, mentre col destro lui afferra il polso di Hanamichi, che molla la presa dal pavimento. Il peso che devo sostenere raddoppia, costringendomi ad uno sforzo ancora maggiore. Stringo i denti. Non posso vederlo, ma so che Rukawa fa altrettanto, forse il maniera anche più violenta. Il suo volto diventa rosso e i suoi occhi si riducono a fessure mentre, trattenendo il respiro, con il solo braccio a disposizione solleva Sakuragi fino alla sua altezza e lo fa aggrappare alla ringhiera. Tiro un sospiro di sollievo alla vista di Hanamichi coi piedi appoggiati al suolo e vedo gli altri due fare altrettanto, rilassandosi per un attimo. Però lui è così pallido...credo che stia per svenire.

<<Un altro piccolo sforzo>> dice Rukawa per fargli forza <<Aiutami Sendo>>

Mollo la presa sul suo braccio e afferro Hanamichi per la vita, per portarlo al di qua della ringhiera. Dietro di lui, Rukawa mi aiuta a sollevarlo. Poco alla volta, visto che il diretto interessato sembra troppo stremato per aiutarci, riusciamo a metterlo definitivamente in salvo. Appena appoggia i piedi al suolo, mi crolla addossa a peso morto e, per poco, non cado nuovamente all'indietro. Lo appoggio delicatamente a terra, con la schiena appoggiata al muro. Rukawa mi raggiunge e, senza dire una sola parola, prende il mio posto accanto al rosso. Vedo il suo sguardo profondamente angosciato e il suo colorito ancora più pallido del solito. Deve essersi spaventato come se fosse toccato a lui, se non di più. Tutto l'affetto che gli avevo visto impresso al risveglio, adesso ricompare, moltiplicato per mille. Posso leggergli amore in quello sguardo.

<<Bisogna medicarlo>> dico <<in cucina c'è una cassetta del pronto soccorso>>

Mi allontano. Prima di scendere il primo gradino, lancio un altro sguardo ad Hanamichi. É più tranquillo tra le braccia di Rukawa, come se si fidasse di lui in maniera assoluta. Nel suo volto ora, oltre al dolore e agli ultimi rimasugli di paura, c'è una sottile vena di dolcezza che mi fa sciogliere il cuore.

"Quei due sono fatti per stare assieme!"

==============

"Idiota! Sono un vero idiota! Come ho fatto a lasciarmelo scappare così da sotto il naso!? Tutta colpa di Rukawa! Se lui non si fosse intromesso adesso Sakuragi sarebbe nel mondo dei morti! Maledetto! La prossima volta gliela farò pagare cara!"

Ero riuscito ad attirare Sakuragi fuori dalla sua stanza, facendo dei rumori lungo il corridoio davanti alla sua porta. Ho aspettato pazientemente che mi desse le spalle, guardando verso il fondo delle scale, e gli sono saltato addosso brandendo un coltello nella mano destra. Stavo per colpirlo quando si è voltato. Non so come abbia fatto a reagire così velocemente, ma è riuscito a scansarsi e ad essere colpito solo in un fianco. L'ho attaccato ancora, più volte di seguito, ma lui è riuscito a schivarmi tutte le volte. I rintocchi di mezzanotte hanno coperto i rumori della nostra lotta.  Con un ultimo attacco sono riuscito a metterlo in trappola: si reggeva debolmente alla ringhiera delle scale, tenendosi con forza la ferita, ormai troppo debole per muoversi. Ho alzato il coltello per colpirlo e farlo definitivamente fuori, quando Rukawa è arrivato. Mi si è gettato addosso, facendomi perdere l'equilibrio. Sono caduto in avanti, su Sakuragi e, con una spinta, l'ho gettato nel vuoto. L'ho visto aggrapparsi al pavimento con una mano, ma non sono riuscito a fare di più: Rukawa mi ha attaccato nuovamente, colpendomi in pieno viso con un pugno. Sono rimasto un attimo rintronato e lui ne ha approfittato per colpirmi allo stomaco. In quel momento i rintocchi dell'orologio sono finiti e nella casa è calato il silenzio. Ci avrebbero sentiti tutti se qualcuno avesse urlato e Sakuragi l'ha fatto. Sono corso via, maledicendo me stesso e il moro in una ventina di lingue diverse.

"Sakuragi sarebbe dovuto morire, ucciso da un 'fantasma', mentre, non solo è ancora vivo, ma sia lui che Rukawa mi hanno visto in visto. La paura che avrebbero potuto provare dell'ignoto è andata definitivamente a farsi fottere!"

Raggiungo di corsa quella che è sempre stata la mia stanza.

"Non potrò starci molto: mi verranno a cercare e questo sarà il primo posto dove cercheranno!"

Afferro la maniglia e frettolosamente entro, chiudendomi silenziosamente la porta alle spalle. La luce accanto al letto è accesa. Illumina delicatamente i lineamenti di un ragazzo, che dorme placidamente con la testa appoggiata al cuscino e il corpo sotto la coperta. Sorpreso, riconosco il suo viso in meno di un nano secondo e quasi non credo ai miei occhi.

"Hisashi, come mai sei qui? Come sei riuscito ad addormentarti in questo letto?" 

Mi avvicino a lui e gli scosto i capelli dal viso. Ancora non capisco il suo comportamento, ma non ha importanza: lui è qui, vicino a me, anche se inconsapevolmente. La gioia che mi procura ciò è indescrivibile, talmente intensa da far uscire di testa chiunque, da far tremare le mani e formare un nodo alla gola. Come la prima volta che l'ho visto, sono eccitato.

"Cosa faccio?"

Sono combattuto dal forte desiderio di toccarlo e la consapevolezza che non mi accetterà senza prima aver ricordato tutto. A chi dare ascolto? Al cuore, la passione, o alla mente, la razionalità? Farmi guidare dall'impulso o farmi frenare dal timore di perderlo per sempre?

Mi tornano alla mente gli anni che ho passato in solitudine, rinchiuso in questa villa, ad aspettare che lui crescesse. Ho sempre saputo che prima poi ci saremmo ritrovati e questo mi ha dato la forza d'andare avanti. Non poter invecchiare da un certo punto mi ha complicato le cose- come spiegare alla gente il perché io non avrò mai una ruga in fronte?- ma se fossi invecchiato adesso non potrei stare con Hisashi...avrei circa sessanta anni! Il dolore dei primi tempi era insopportabile, una perenne pugnalata al cuore. Non riuscivo a fare nulla senza pensare a lui, nemmeno dormire o mangiare. Ho fatto lo stretto necessario per sopravvivere e adesso non riesco più a controllarmi.

Faccio scivolare una mano lungo il suo viso, in una dolce carezza alla riscoperta di quella pelle che tanto ho bramato in questi anni. Seguo la curva del suo corpo toccando lievemente la coperta sopra di lui, tornando poi indietro fino al suo viso. Ancora quasi non ci credo. Lui è proprio qui, davanti ai miei occhi! Sono così felice da essere incredulo!

<<Hisashi>> lo chiamo sovrastato dai sentimenti.

Lui non mi sente. So che dovrei sentirmi sollevato che non si sia svegliato, per salvaguardare almeno con lui il segreto della mia identità, ma non riesco più a tenere lontani dal mio corpo i suoi meravigliosi occhi.

Lo chiamo ancora, più forte, scuotendolo un po'. Si muove appena, mugugnando qualcosa e raggomitolandosi ancor di più nel letto. Sorrido: non è cambiato per nulla! Anche quando stavamo assieme svegliarlo era pressoché impossibile, ma io conosco il metodo giusto!

Mi inginocchio a terra, portando il viso talmente vicino al suo da poterne sentirne il respiro lieve. Guardo un attimo le sue labbra, appena socchiuse e invitanti. Non più alcun dubbio: lo voglio fare. Lo voglio con tutto me stesso! Impazzirò altrimenti!

Gli passo una mano tra i capelli e lo bacio. Il calore della sua bocca mi cattura. Chiudo gli occhi, gustandomi questo fantastico momento. Mai, in tutti i miei sogni, lo avevo immaginato così intenso. Adesso, finalmente, mi sento bene. Ho trovato quell'attimo di pace che vado cercando da quando ci hanno divisi. Solo un attimo ancora...

Il terzo pugno della giornata mi arriva diritto allo stomaco. Il respiro mi si blocca di colpo, mentre vengo spinto lontano da due grandi mani. Lo stomaco non mi fa male: più che altro è stata la sorpresa a sconvolgermi. Alzo gli occhi e incontro finalmente quelli del mio amore. Accusatori e solo lievemente sorpresi. Scende velocemente dal letto, portandosi in piedi abbastanza distante da me.

<<Chi diavolo sei?>> domanda arrabbiato.

<<Kamui Kazushima>>

Per un attimo i suoi occhi cambiano luce, come se avesse appena ricordato qualcosa. No, forse 'ricordato' è termine grosso, sarebbe meglio dire 'intuito'. Nel mio cuore fa breccia la speranza che si fidi di me fin da subito. Questa, però, viene delusa quando sento nuovamente la sua voce, molto più intimoritrice di prima.

<<Sei stato tu a portarci qui! Dimmi che cazzo vuoi!!>>

<<Calmati>>

<<Non dirmi cosa devo fare! Tu non sei nessuno per permetterti di darmi degli ordini!>>

Mi avvicino a lui di qualche passo. Hisashi mi fissa, rimanendo impassibile.

<<Non voglio farti del male>>

<<Non dire balle! Dimmi chi sei veramente!>> freddo come il ghiaccio.

<<Sono colui che di più al mondo ti ama>>

Silenzio. Poi la sua voce sprezzante mi ferisce:

<<Non farmi ridere. Tu sei solo un povero pervertito! Cos'è, ti eccita rapire dei ragazzi per poi fotterteli senza ritegno, dicendo loro d'amarli!? Non prendermi per uno stupido!>>

<<Sei tu che non devi prendermi per stupido!!>>

Alzo il tono della voce, raggiungendolo e afferrandolo per un braccio, portandolo il più vicino possibile a me.

<<Noi due stavamo assieme molto tempo fa e niente potrà impedirmi di tornare con te! Nemmeno i tuoi cosiddetti amici!>> poi gli sussurro a pochi centimetri dalla bocca <<Sta in guardia: ottengo sempre ciò che voglio! Tu ricorderai e mi amerai di nuovo!>>

<<Io non ti ho mai amato!>>

<<Tu non ricordi...>>

Lo bacio ancora, con più ardore, accarezzando con la lingua la punta della sua. Lui fa resistenza, cercando d'allontanarsi, ma non lo lascio sfuggire. Questa volta sarà come dico io!

Mi prende i capelli con entrambe le mani e mi strattona. Per il dolore sono costretto a lasciargli la bocca e a muovere qualche passo indietro.

<<Non mi avrai mai!>>

Sorrido: il suo orgoglio mi è sempre piaciuto molto!

<<Questo è ancora tutto da vedersi!>>

Gli lancio un'ultima occhiata vogliosa, alla quale lui rabbrividisce leggermente. Non posso fare a meno di notare la sua eccitazione attraverso la stoffa tesa dei jeans.

<<E comunque il tuo amico sembra gradire!>> affermo sadico

<<Bastardo!>>

Mi giro, andando verso la porta. La apro e, prima di uscire dalla stanza, aggiungo:

<<Tu sei mio, non dimenticarlo! A presto, Hisashi!>>

Esco e muovo alcuni passi, prima di sentirlo distintamente gridare:

<<IO NON SONO DI NESSUNO, PORCO!!>>

La mia risata si perdere lungo il corridoio, illuminato solo lievemente dalla tenue luce della luna.        

 

Continua...

 

Ecco! Finalmente il secondo capitolo è concluso! Ora posso dedicarmi a qualche altra continuazione! Prima di tutto scriverò il prossimo capitolo di "Vattene!". Se a qualcuno questa può sembrare una minaccia me lo faccia sapere al più presto! E fatemi sapere anche cosa ne pensate di questa ff, nata durante le ore di filosofia e continuata durante tutte le altre! Accetto commenti di tutti i tipi, basta che non decidiate di mandarmi al rogo o alla forca! 

Bene bene...ora vado a torturare un po' Yohei e, magari, a svegliare Hisa dal coma...forse...

Povero Hisa...lo sto proprio torturando! Perdonatemi!    

Ringrazio di cuore Carol e tutti coloro che mi hanno detto la loro opinione sul primo capitolo!

Un bacione a tutti! Ash (Lynx)

         



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