Come al solito, i personaggi sono di Takehiko
Inoue, tranne uno...ma non dico chi, altrimenti svelerei il mistero prima
della prima riga!
Note: probabilmente lo stille della villa è
sbagliato, in quanto siamo in Giappone, ma non so bene come siano le ville
là e poi avevo già immaginato la storia con una ambientazione del genere,
perciò abbonatemi lo sbaglio!
Note2: gli **** indicano un cambio di
ambientazione; gli ===== un cambio di POV, che non dico, ma si capisce
leggendo.
The Prisoners
parte I
di Ash(lynx)
Sveglia all'alba, corsetta nel
parco, doccia, colazione e poi dritto a scuola. Ecco il risveglio di un
campione. Peccato che la mia forza di volontà non sia abbastanza grande da
farmi alzare dal letto presto. La mattina, per me, è un incubo uscire da
sotto le coperte e abbandonare la comoda posizione tenuta per tutta la
notte, per andare a scuola. Rimanere a dormire sarebbe così bello...peccato
che questa dannata sveglia abbia deciso, da gran bastarda, di non
permettermi un altro minuto di riposo. Meritato, aggiungerei anche.
Allungo un braccio e,
facendocelo cadere pesantemente in cima, la spengo. Il silenzio torna a
regnare nella casa. Un silenzio quasi opprimente. Voglio rimettermi a
dormire. Sento già gli occhi che mi si chiudono e i sensi che si fanno più
vacui, ma la vocetta della mia coscienza- che stranamente assomiglia a
quella di Ayako, solo un po' più stridula- mi intima di alzarmi dal letto e
prepararmi per la scuola e gli allenamenti. Maledizione a lei e a tutte le
ventagliate che mi ha rifilato anche se sono un suo senpai- per non contare
quelle al resto della squadra!- Così, con una lentezza che farebbe
impallidire un bradipo zoppo, mi metto in piedi. Ancora con gli occhi chiusi
raggiungo la cucina e apro il frigo. Allungo una mano verso il cartone del
latte mezzo vuoto, prendendolo, e me lo porto alla bocca cominciando a bere.
Il liquido freddo che sento scendere fino allo stomaco mi aiuta a
svegliarmi, ma ancora non ho voglia di alzare le palpebre. Diavolo: io
voglio dormire!
Così cerco di raggiungere il
bagno al buio. A metà strada vado a sbattere col mignolo del piede sinistro
su un mobiletto. Il dolore che mi giunge al cervello ha la capacità di
svegliarmi in un lampo, facendomi piegare in due e afferrare la parte
contusa con entrambe le mani. Cado a terra come un sacco di patate.
Possibile che il dito più piccolo di tutti possa fare così tanto male!? E
perché quel maledetto comodino è sempre in mezzo ai piedi!? Se non fosse
inanimato direi che lo fa apposta. Comunque, con tutte le parole che gli ho
lanciato dietro, anche se è solo un mobile, scommetto che è impallidito! Ho
praticamente esaurito il mio vasto repertorio di parolacce e offese che, per
la cronaca, è il più completo dell'intero Giappone. Ah, la cultura...
Adesso sono sveglio, anche se
indolenzito, e posso lavarmi e vestirmi senza altri incidenti scoprendo, tra
l'altro, di essere già quasi in ritardo per la prima ora. Anche oggi dovrò
correre per entrare in classe! Dopotutto nulla di particolare: è questo il
classico risveglio del numero uno dei tiri da tre, Hisashi Mitsui!
Mentre mi precipito fuori dal
condominio do' una rapida occhiata alla cassetta delle lettere, praticamente
sempre vuota. Stranamente, però, quella mattina il postino ci ha lasciato un
giornale. Lo afferro al volo, mentre con un salto unico scendo gli ultimi
due scalini ed esco dalla porta principale che la signora del pianerottolo,
che pulisce anche le scale, ha tenuto aperta prevedendo che, come tutte le
mattine, fossi in ritardo. Che santa di donna!
Col giornale in una mano e la
cartella nell'altra, raggiungo di corsa la scuola. Appena in tempo: stanno
entrando adesso gli ultimi. Ancora una volta me la sono cavata. E pensare
che ho anche poca resistenza...
Appena cominciano le lezioni
non resisto e do' un'occhiata al giornale. Scopro così subito che tratta
esclusivamente inserzioni di lavoro. Perfetto! In questo periodo sono a
secco e, dato che i miei mi pagano solo lo stretto necessario (tasse, luce,
gas, acqua, ecc.), ho proprio bisogno di soldi. Comincio a sfogliarlo
leggendo gli articoli che mi sembrano più interessanti. Ogni tanto alzo gli
occhi per vedere cosa stia facendo quell'idiota di un prof. Parla. Non
riesco a seguire cosa stia spiegando, grazie soprattutto al suo tono di voce
costantemente piatto e alla ricca presenza di balbettii all'interno di un
discorso. Una volta ho provato a contare quante volte si inceppava durante
dieci minuti, ma dopo neanche due non più riuscito a tenere gli occhi aperti
e sono crollato!
Arrivato a pagina 10 del
giornale la mia attenzione viene attratta da un piccolo articolo cerchiato
di rosso, sicuramente da una penna biro. Quindi il mensile deve appartenere
a qualcuno, ma chi si dimenticherebbe un giornale nella cassetta delle
lettere di qualcun altro!? La cosa deve essere stata per forza voluta da
qualcuno. Qualcuno che voleva che vedessi l'inserzione e rispondessi alla
proposta. La leggo, completamente preso dalla stranezza di quanto mi è
successo: "CERCHI UN GUADAGNO SOSTANZIOSO MA FACILE? Si cercano soggetti
maschili dai 16 ai 29 anni, di bell'aspetto e con un spiccata intelligenza,
disposti a stare via da casa per alcuni giorni. Se sei così, sei perfetto.
Presentati questa sera alle ore 20:00 davanti a Villa Kazushima, via delle
camelie 1, Nagoya. Gradita la massima puntualità"
Nagoya non è così lontana da
Kanagawa, mi ci vorrebbe solo un'ora di treno. Sarei dovuto andare alla
stazione e vedere gli orari. Comunque avrei saltato quasi sicuramente gli
allenamenti di basket. Un bel problema. Soprattutto pensando che sarei
dovuto stare via per alcuni giorni, se mi avessero preso. E che significa
"maschi di bell'aspetto"!!?? Non sarà mica un night o roba simile!? Al
diavolo: a me i soldi servono! Ci andrò, almeno per scoprire chi mi ha dato
il giornale. Se non mi dovesse piacere tornerò indietro! Nulla di più
semplice!
Suona la campana e mi riprendo
dai miei pensieri. Vedo il professore uscire dall'aula seguito dai sospiri
di liberazione dei miei compagni e dalle parole di gioia di alcuni. Prima
che entri il prossimo insegnante nascondo il giornale sotto il banco. Non
vorrei mai che qualcuno lo vedesse e pensasse che mi faccio i cavoli miei
durante le lezioni. Che poi sia esattamente ciò che faccio è un'altra
storia...
**************
Eccomi qui, puntuale come solo
io posso essere! Sono a Nagoya, proprio davanti a villa Kazushima. É così
enorme che mette soggezione! É stata costruita in stile occidentale, non
molto di recente. Da fuori posso contare tre grandi piani, ma penso che
abbia anche il seminterrato. Le finestre sono tutte chiuse e sporche della
polvere di molti anni, sigillate anche da robuste inferiate, l'intonaco è
quasi interamente scrostato, una pianta di edera ne ricopre quasi per intero
la facciata davanti. Il giardino è grande quanto un campo di atletica, solo
che l'erba è cresciuta talmente tanto da farlo assomigliare ad una giungla e
le piante mi danno l'impressione di non essere mai state curate durante
l'intera loro vita. Io mi trovo dietro un enorme cancello in ferro, tra
delle alte mura, chiuso da una catena con tre lucchetti e arrugginito in più
punti. Da qua al portone d'ingresso, chiuso ermeticamente anche con l'aiuto
di una trave di legno, c'è un strada ciottolata, malmessa come il resto.
Stupito, rileggo l'inserzione
per vedere dove abbia sbagliato. Forse la via, o il nome della villa. Magari
la città... invece niente! É tutto corretto, sono nel posto esatto. Mi
guardo in giro, alla ricerca di qualcuno a cui chiedere informazioni, ma non
c'è un'anima. Il taxi che mi ha portato qua è ripartito da alcuni minuti, e
la villa dista diversi chilometri dalla città.
<<Chiunque sia quel povero
deficiente rincoglionito che mi ha giocato questo scherzo così demente, la
pagherà cara!>> dico a voce alta, per avvertire qualcuno che sicuramente non
è qui ad ascoltarmi.
Le mie parole si perdono nel
vento che ha cominciato a soffiare. Sbuffo, irritato. Per venire qua ho pure
saltato l'allenamento! Akagi me la farà pagare cara! Infilo le mani nelle
tasche della felpa- prima di venire sono andato a casa a cambiarmi- e mi
volto. L'unica cosa che posso fare ora, dato che non ho nemmeno un telefono
con me, è tornare in città a piedi e poi prendere il treno per il ritorno.
Maledizione: ho pure speso soldi inutilmente!
Mi volto e comincio a
camminare, rassegnato e infastidito al tempo stesso, lanciando epiteti,
alcuni dei quali non credevo neanche di conoscere, al vento.
Una presenza dietro di me. I
suoi occhi piantati sulla mia schiena.
Mi fermo e sto per voltarmi,
quando l'essere mi attacca. Sento un suo braccio stringermi con forza le
braccia lungo i fianchi in una specie di abbraccio, mentre mi preme
violentemente un fazzoletto bagnato sulla faccia. Cerco di respirare, ma
tutto ciò che inspiro è un forte odore di sostanza chimica. Muovo
freneticamente le gambe e la testa nel tentativo di liberarmi. Non sia mai
detto che Hisashi Mitsui si faccia mettere nel sacco così facilmente due
volte in un giorno! La sua presa, però, si fa più forte, quasi fino a
soffocarmi. Quello che sto respirando- cloroformio?- comincia a fare il suo
effetto e mi sento sempre più debole. Sto per perdere i sensi, lo sento. Ma
non voglio rinunciare a lottare. Con un ultimo tentativo, sposto il mio peso
tutto all'indietro verso il mio assalitore, nella speranza di farlo cadere a
terra. Tutto ciò che riesco a fare, però, è appoggiarmi a lui, sentire il
suo respiro quasi affannoso e la sua eccitazione su una natica.
Eccitazione!? Lo eccitano questo genere di cose!? Maledizione! In che
guaio...
Non riesco a finire il pensiero
che perdo completamente i sensi.
==============
Finalmente è arrivato. Sta
guardano la villa sbigottito. Normale: lui credeva di trovare una specie di
agenzia in via delle camelie 1. Mitsui...il mio Hisashi. Rilegge l'annuncio
alla ricerca di una spiegazione, ma non la trova. Dalla mia postazione,
qualche metro distante da lui, dietro un grande albero secolare appena fuori
dalle mura, vedo la sua espressione mutarsi in stizza e lo sento esprimere
il proprio malcontento. Educato come sempre. Sorrido. Da quanto era che non
lo vedevo? Sentivo? Percepivo la sua presenza? Troppo tempo. La mia voglia
di lui aumenta, sento l'eccitazione crescere e spingere con forza il tessuto
dei pantaloni. Voglio toccarlo, baciarlo, amarlo ancora. Siamo stati troppo
separati, troppo allungo. Tutto ciò che voglio è che la nostra vita
ricominci, insieme. Come un tempo. Uniti fino alla fine. Per sempre e
ovunque.
Lui ricorderà. Lo so che lo
farà. E mi amerà di nuovo, più di prima. Passeremo notti e giornate
infuocate, soli. Vivendo l'uno per l'altro, l'uno dentro l'altro. Niente
potrà dividerci. Questa volta sarà tutto diverso.
Infila le mani nelle tasche
della felpa e si volta per andarsene. Devo intervenire, non voglio che si
allontani. Esco dal mio nascondiglio e in pochi passi sono dietro di lui,
colle braccia tese pronte ad afferrarlo e il fazzoletto imbevuto di
cloroformio nella mano sinistra per farlo addormentare.
Avverte la mia presenza e si
ferma. Prima che riesca a voltarsi e a vedermi, io gli sono addosso. Lo
afferro da dietro bloccandogli le braccia e gli porto il fazzoletto al viso,
premendo con forza. Dopo un secondo di stupore, comincia ad agitarsi. É una
belva che brama la libertà. Scalcia e cerca di allontanarsi. Tutto ciò mi
eccita maggiormente. La prima volta che lo tocco dopo tanto tempo...e lui è
ancora più debole di me. Sono io che lo domino, di nuovo. Anche allora
pretendeva di essere il più forte, ma nonostante i suoi tentativi di
"insurrezione" passati, so che gode molto quando lo prendo, quando diventa
mio.
É ormai al limite, sento i suoi
tentativi di liberarsi farsi più deboli. Ma lui non si arrende mai. Si getta
con tutto il suo peso all'indietro, cercando di buttarmi a terra. Ormai,
però, è privo di forze e tutto ciò che riesce a fare è appoggiarsi quasi
docilmente a me e cadere nel mondo dei sogni.
Lo prendo in braccio, lasciando
cadere a terra il fazzoletto, e finalmente posso osservarlo da vicino, con
il volto che così poche volte rilassa. Com'è bello! Mi perderei a guardarlo.
Sento ancora più forte il desiderio di stringermi a lui, ma ancora non
posso. É troppo presto. Non ricorda chi sono e di cosa facevamo parte. Non
ricorda il nostro amore, ma tra poco lo sentirà vivo come allora, come
quarant'anni fa.
Con passi veloci mi dirigo
verso l'entrate secondaria, subito dietro l'angolo della mura. Oltrepasso la
porta in legno aperta e la richiudo con un calcio, continuando a camminare
nel sentiero in mezzo al prato incolto. É da quando lui non c'è più che non
lo curo più: mi porta alla mente troppi ricordi. Raggiungo la porta
principale e mi fermo, appoggiando, anche se controvoglia, Hisashi al freddo
pavimento in pietra. Con entrambe le ami sollevo la trave che chiude la
porta, appoggiandola in un angolo. Cerco con calma la chiave giusta tra
quelle del grande mazzo che porto sempre legato alla cintura e, quando l'ho
trovata, con tre giri a destra apro la porta. Finalmente riprendo in braccio
Hisashi e insieme varchiamo l'entrata della mia reggia.
Ad accoglierci c'è solo il
silenzio, assieme ad una brezza leggera provocata dalle finestre che sono
rimaste aperte, quelle che dalla strada non si vedono. Non accendo la luce:
conosco queste stanze a menadito e, comunque, della luce proviene dal
lampadario in salotto. Camminando lungo tutto il corridoi lo raggiungo senza
fretta, godendomi quei pochi momenti di contatto con Hisashi. É una grande
stanza, con finestre serrate da inferiate, il soffitto alto, un grande
camino davanti a me, dove d'inverno accendo sempre il fuoco, e delle
armature lungo le quattro pareti. In mezzo alla stanza c'è un lungo e
confortevole divano e delle poltrone dello stesso stile. Per terra, sparsi
sul tappeto, ci sono i corpi di altri tre ragazzi, poco più che sedicenni.
Sono i nuovi amici di Hisashi, quelli che una volta erano anche i nostri
nemici.
Ho organizzato una gran bella
rimpatriata, non c'è che dire!
Adagio il corpo del mio amore
sul divano, coprendolo con una coperta. Mi fermo di nuovo ad osservare la
sua bellezza, per poi baciargli la fronte. La sua pelle sotto le mie
labbra...da quanto la sognavo! Penso che forse potrei portarlo in camera e
aspettare che si risvegli standogli acconto...
No, meglio di no. Devo avere
pazienza. Tanta, pazienza.
Così mi allontano
silenziosamente, andando a preparare quella che d'ora in avanti sarà la casa
di Hisashi e la tomba degli altri tre.
==============
Freddo. Sento freddo attorno a
me mentre ricomincio a prendere conoscenza. Poi il dolore alla testa si fa
più forte, intenso. Mi porto una mano a tastare la parte contusa, mentre
dalla mia bocca escono alcuni gemiti di dolore. Apro faticosamente gli
occhi. Da prima vedo solo delle macchie nere, poi, con un lieve sforzo, le
macchie spariscono e mi trovo davanti una superficie bianca e luminosa.
Confusione.
<<Che diavolo...?>> mi chiedo
mentre, puntellandomi coi gomiti, mi porto seduto.
Ho subito un capogiro, ma non
sembra nulla di serio, tant'è che mi passa in pochi secondi. Sento, però,
che le gambe non mi reggeranno se volessi mettermi in piedi: sono troppo
deboli. Fisso un punto davanti a me, cercando di mettere a fuoco ciò che mi
è successo. Mi trovavo davanti ad una villa, villa Kazushina per la
precisione.
Perché?
Un invito ad una festa.
Da parte di
chi?
Anonimo. Avevo pensato ad uno
di quei tipi che avevo conosciuto nei locali per ragazzi.
Però non c'era nessuna festa.
La villa era chiusa ermeticamente. Mi ero voltato per andarmene...
Cosa è
successo?
Sono stato aggredito. Qualcuno
mi ha colpito violentemente la testa con qualcosa di duro. Sono svenuto.
Che ora era?
Verso le sette e mezza. Ho
saltato gli allenamenti. Taoka mi ammazzerà.
Dove sono?
Mi guardo attorno. Una rapida
occhiata mi basta per capire di non sapere dove mi trovo. So solo che sono
seduto sul pavimento gelido in una grande stanza con un camino gigantesco,
antiche armature, un lampadario appeso al soffitto, finestre con inferiate e
due ragazzi distesi per terra in posizioni alquanto scomode.
Due
ragazzi...!?
Preso da un improvviso slancio,
mi muovo. La testa mi gira, ma è solo per un attimo. Riesco a mettermi in
piedi e, anche se barcollante, li raggiungo.
Rukawa e
Sakuragi?
Mi basta un'occhiata per
riconoscerli. Afferro il primo per le spalle e gli giro verso il soffitto.
Ha gli occhi sigillati, mentre un rivolo di sangue gli scende dai capelli
passandogli tutto il viso. Deve essere stato colpito molto duramente. Però
respira. E questo basta a rilassarmi un attimo. Quantomeno non è morto.
Morto?
Sarebbe potuto morire? Sarei potuto morire?
Scaccio questo improvviso
pensiero e mi avvicino a Sakuragi. É stato gettato a terra come un sacco di
patate, a quanto pare. É riverso verso il pavimento, le ginocchia piegate
sotto il suo peso, la testa forma un angolo quasi anormale col collo,
piegata verso sinistra, un braccio è interamente sotto il suo corpo, mentre
l'altro è piegato verso l'alto. Lo afferro e lo giro, facendo attenzione a
non causargli possibili danni. Ha un labbro spaccato, il sangue gli sporca
il mento, mentre, sotto il capelli, posso sentirgli colla mano un bernoccolo
molto più grande di tutti quelli che Akagi gli abbia mai fatto. Però per il
resto sta bene.
Sospiro. Per un attimo,
vedendolo disteso in quel modo, avevo temuto che avesse il collo rotto. Lo
adagio a terra, mentre sollevo lo sguardo, quasi inconsciamente, verso il
grande divano a pochi passi da noi.
Lo vedo.
<<Hisashi...>>
Mi avvicino al suo corpo
dormiente, lentamente. A differenza mia e degli latri due, non ha alcun
segno di lotta sul viso- disteso, tranquillo- e giace comodamente sul divano
riparato dal freddo da una coperta. Lo guardo. É bello come sempre. Ho tanta
voglia di avvicinarmi di più a lui e svegliarlo con un bacio, come facevo
qualche mese fa, quando stavamo assieme e passavamo le notti a casa sua, o
mia. Ma mi domino. Non posso farlo. Non dopo avergli urlato in faccia di non
contare nulla per me, di essere solo uno dei tanti che ogni tanto mi portavo
a letto. Credo d'avergli spezzato il cuore e lui ha avuto abbastanza
coraggio da guardarmi negli occhi, con uno sguardo che mi fa rabbrividire al
solo ricordo, e dire solo che da un porco, maniaco, perverso, bastardo,
puttana da quattro soldi, la cui unica preoccupazione nella vita è
assicurarsi che il "nanetto" dei piani bassi facesse sempre centro con
TUTTI- e probabilmente con "tutti" intendeva anche i vecchietti o Aida- non
poteva aspettarsi altro che un comportamento come il mio, da fallito.
Conoscendo il suo vasto repertorio di complimenti mi era andata anche di
lusso. E sono certo che non mi ha ancora perdonato.
Impercettibilmente, si muove. É
un movimento piccolo e lento, che mi sarebbe sicuramente sfuggito se non lo
stessi fissando. Arretro di qualche passo quando, tra lievi mugugnii e
movimenti più visibili comincia a svegliarsi. Apre gli occhi. Per un secondo
rimane immobile a guardare il soffitto, come se non ricordasse ciò che gli è
successo. Senza alcun preavviso, con uno scatto, si mette seduto e i nostri
occhi, casualmente, si incontrano. Gli leggo sorpresa e confusione, ma solo
per poco. Il suo sguardo muta, diventando più freddo e accusatore.
<<Dovevo immaginarlo che era
tutta opera tua>> dice. Incredibile: mi ritiene responsabile di questa
situazione!
<<Ti sbagli>> spiego <<Io non
centro niente. Mi sono svegliato qua solo pochi minuti fa. Ho pure una botta
enorme in testa!>>
Cerco di mantenere la calma, ma
è difficile. Mi sento insicuro sotto quel suo sguardo pieno di...non so
neanche io cosa. Delusione, rabbia, disprezzo, tristezza...un universo di
sentimenti, molti ai quali non so dare un nome.
Muove la testa, distogliendo lo
sguardo, fino ad accorgersi di Sakuragi e Rukawa, ancora privi di sensi. É
decisamente sorpreso.
<<Ma cosa...?>>
<<Non ne ho idea. Quando mi
sono svegliato eravamo tutti qui. Loro devono essere stati picchiati
duramente>>
Lo vedo riflettere. Sicuramente
si sta' chiedendo per quale motivo non gli è stato riservato lo stesso
trattamento e per quale motivo, mentre noi siamo stati gettati a terra senza
riguardo, lui è sul divano. Me lo domando anch'io, ma tanto so che non
servirebbe a niente chiedergli spiegazioni: si vede chiaramente che neanche
lui sa spiegarselo.
<<Questo posto...mi sembra
d'averlo già visto>> dice piano.
Queste parole mi fanno pensare.
In effetti, ho anch'io quest'impressione, una sensazione come di deja vù. Ma
forse è solo la mia immaginazione.
<<Che ci fate voi qui?>> mi
volto velocemente al suono di questa voce quasi inespressiva: Rukawa.
Si è messo in piedi e osserva
me e Mitsui come se fosse in cerca di risposte, freddo come il solito.
Però...la domanda che ha fatto è molto interessante. Che ci fanno loro qua?
<<Mi è arrivato un invito per
una festa in questa villa>> comincio a spiegare.
<<Una festa? Io sapevo che
cercavano ragazzi per un lavoro!!>> afferma Hisashi stupito.
<<Ti serve un lavoro? Credevo
fossi messo bene a soldi>>
<<Da quella volta i rapporti
coi miei genitori si sono quasi del tutto estinti e mi pagano solo lo
stretto necessario per non avere un figlio sulla coscienza>> dice alludendo
a quando i suoi hanno scoperto che il loro unigenito figlio non si sarebbe
mai sposato con una donna.
<<Che genere di lavoro?>>
chiedo curioso.
<<Non lo so>> ammette
<<E tu accetti un lavoro senza
sapere neppure di cosa si tratti!? Avrebbe potute essere...>>
<<E tu allora!?>> mi interrompe
<<Chi avrebbe dato questa festa?>>
<<...pensavo uno della
compagnia del bar...>> confesso.
Annuisce soddisfatto, contento
d'avermi messo in una posizione tale da non poter criticare le sue scelte.
<<Ah ehm!>> Rukawa ci richiama
schiarendosi la voce.
<<E tu? Che ci fai qui?>> gli
chiedo.
<<Mi hanno ingannato
esattamente come hanno fatto con voi>> non aggiunge altro e io non insisto:
da lui è inutile aspettarsi spiegazioni dettagliate.
Però fa una cosa del tutto
inaspettata: si china su Sakuragi e lo scuote, senza violenza, per
svegliarlo. Ci mette una tale attenzione (quasi come se non volesse fargli
del male) che mi fa pensare che, forse, il loro rapporto non sia poi così
disastroso. E poi il suo sguardo non è più glaciale. Sembra...dolce!! Questa
nuova luce che ha negli occhi lo rende diverso, quasi un'altra persona.
Ancora più bello del solito. Affascinante e angelico. Un incanto. Ma tutto
questo non si addice alla sua fama di bello senza anima.
<<KITSUNE!!>> sbraita il rosso
appena apre (o meglio, spalanca) gli occhi, sorpreso dalla vicinanza che la
volpe ha creato tra loro <<CHE DIAVOLO CREDEVI DI FARE!? SEI STATO TU A
TRAMORTIRMI!! AMMETTILO!!>> lo accusa subito dopo essersi ripreso dalla
shock.
Lo sguardo di Rukawa ridiventa
freddo e impenetrabile. La bontà che aveva dimostrato scompare del tutto. Mi
domando se Sakuragi abbia una vaga idea di quello che si è perso agendo in
questo modo così avventato e stupido. Però io ho capito. L'iceberg prova
qualcosa di molto profondo per il suo compagno di squadra. Qualcosa che va
al di là del sesso. E un po' invidio la scimmia rossa, perché dubito che
Hisashi mi abbia mai amato quanto Rukawa ama lui. Spero ardentemente che tra
loro nasca qualcosa, ma credo che sia molto difficile.
<<Do'hao>>
Sorrido.
Inevitabile. Non cambieranno
mai.
==============
Ho visto lo sguardo di Rukawa, e l'ho capito.
Sarei stato davvero un idiota se non ci l'avessi fatto! Ed è palese che la
scimmia non sospetti di nulla. Non mi sarei mai aspetto che Mr.
io-sono-il-migliore-non-ho-bisogno-di-nessuno potesse innamorarsi. Di quel
demente poi! Ma, lo sappiamo tutti, al cuor non si comanda. Ed io sono il
primo per cui valga questa regola. Come avrei fatto, altrimenti, a
rincoglionirmi per quel bastardo di Sendo? E come mai, anche adesso, sento
di provare qualcosa per lui, diverso dalla delusione e dalla rabbia?
Innamorato. E di una persona che, per natura, non ama, ma usa la gente per
godere. Che bello! Che gioia immensa!
Sposto il mio sguardo dalle due
matricole al giocatore del Ryonan. Sorride. Probabilmente sta pensando ad
una marea di atti non propriamente pudici tra quei due. Mi stupirei del
contrario.
Mi ricordo dei sorrisi che mi
riservava, quelli che erano concessi solo ai miei occhi. Pieni di passione e
felicità. Una volta credevo fosse lo stesso sentimento che io provavo per
lui, ma mi sono ricreduto. Era solo desiderio. Non di me, ma di un corpo da
possedere. E l'ho capito tardi, dopo mesi che stavamo assieme, quando l'ho
trovato a letto con un altro e lui, cercando di spiegare, colto dalla
rabbia, disse che non contavo nulla. Che non ero niente di speciale. Non ha
idea di quanto queste parole mi abbiano ferito. Amore e odio. Il secondo mi
urlava di picchiarlo fino alla morte, il primo di non fargli male. Non sono
riuscito a farlo soffrire, ero ancora legato a lui.
E adesso? É
cambiato qualcosa?
No, non credo. L'illusione che
mi ero creato era talmente forte che ancora non sono riuscito a riprendermi
completamente. Incredibile, lo so, ma ne sono ancora innamorato.
Ma ora non è il momento di
starci a pensare su. Dobbiamo scoprire dove ci troviamo, anche se io un'idea
precisa me la sono già fatta. Perciò scosto la coperta e mi alzo in piedi.
<<Non ha alcun senso rimanere
qui a parlare. Piuttosto, diamoci una mossa per cercare una via d'uscita>>
affermo sicuro, guardando gli altri tre.
Prima che loro possano dire
qualsiasi cosa, mi muovo verso la porta dalla parte opposta del camino. É
aperta. Bene. L'apro e muovo alcuni passi.
<<Che c'è di là?>> mi chiede
Sakuragi
<<Un corridoio>> rispondo
sintetico.
Mi guardo meglio attorno. C'è
poca luce, ma riesco a distinguere alla mia destra una grande rampa di scale
che vanno verso il piano superiore. Cerco a tastoni un interruttore ai lati
della porta. Ci metto un bel po'- e per alcuni secondo comincio a credere
che non ci sia- ma riesco a trovarlo e ad accendere la luce. Le lampade
sulle pareti ai lati del corridoio lo illuminano completamente, senza
lasciarne un solo angolo allo scuro. Davanti a me c'è una parete con un
piccola porta in legno, chiusa. Più a sinistra, sempre da quel lato, un
corridoio, e, subito dopo, un grande armadio e una seconda porta. Appesi
alle pareti ci sono dei quadri che ritraggono dei paesaggi. Non lo degno di
un secondo sguardo- l'arte non mi è mai piaciuta- e mi dirigo alla porta
davanti a me. Sento i passi dei tre ragazzi raggiungermi, mentre apro la
porta. Varchiamo più o meno assieme la soglia.
<<La cucina>> sento dire da
Sendo
<<Qualcuno di voi ha fame?>>
chiede Sakuragi
<<Non è il momento di mangiare,
idiota>> lo apostrofo, mentre Rukawa gli regala il solito "Do'hao"
<<Uffa! Io è da questa mattina
che non metto nulla sotto i denti! Avrò pure il diritto di cibarmi>>
Senza aspettare altro, si
dirige verso il primo scaffale che vede e lo apre senza tanti complimenti.
Dentro ci sono una marea di scatolette di cibo di tutti i generi. Ne afferra
una manciata e le mette sul bancone.
<<In effetti...>> Sendo lo
raggiunge e, assieme, cominciano la loro escursione nella cucina.
Io, invece, mi guardo attorno.
Non sembra molto usata, questa stanza. Anzi, sembra quasi nuova. Eppure,
deve avere almeno quarant'anni. Lungo le pareti ci sono solo scaffali,
fornelli, lavandini e frigoriferi (almeno due per ciascun elettrodomestico)
mentre per il resto della superficie sono posizionati dei banconi per
preparare le cibare.
<<Non mi sembra ci sia nulla di
strano, a parte le dimensioni. Tu che ne pensi, Rukawa?>> ma lui non mi
ascolta: ha raggiunto la scimmia e il porcospino e li sta aiutando ad aprire
una scatoletta di quello che potrei tranquillamente chiamare tonno.
<<Non ci credo...anche
lui...>>...non so più cosa pensare...
Sbuffo. Evidentemente dovrò
fare da solo! Che poi non pensino che gli indicherò l'uscita...che
s'arrangino!
Alla mia sinistra c'è un'altra
porta. Uscendo per di là, mi ritrovo in un altro corridoio. Mi guardo meglio
attorno...deve essere quello che ho visto fuori da quello che potrebbe
essere detto il salotto. La luce è accesa. Dritto davanti a me altre due
porte. Comincio d'essere stanco di tutte queste porte! Ne apro una e mi
ritrova in un'altra stanza.
<<Uno studio?>> chiedo più ai
muri che altro.
Al centro della stanza c'è un
grande tavolo in legno, con tanto di sedie. Lungo una parete c'è una
libreria piena fino all'eccesso di libri. Non mi avvicino per vedere che
argomenti trattino: dopo arte, lettere è la materia che più odio. Mi dirigo,
invece, verso una delle finestre e guardo all'esterno. Riconosco
immediatamente il posto.
<<Villa Kazushima, proprio come
sospettavo>>
Le finestre sono tutte
sprangate: impossibili da utilizzare come via di fuga. Mi allontano,
sedendomi alla scrivania. Comincio ad aprire i cassetti, colla segreta
speranza di trovare qualcosa di utile. Che ne so...una chiave...
L'ultimo è chiuso a chiave.
Sbuffo, mentre, con un sonoro strattone, lo forzo, aprendolo. Niente può
essere tenuto nascosto al grande Hisashi Mitsui! Sul fondo del cassetto, da
sole, ci sono delle carte arrotolate su loro stesse. Le prendo e, aprendole
sul banco, distinguo la pianta della villa.
<<Tre piani>> sussurro <<e una
specie di labirinto di corridoi>>
Mi alzo in piedi, ripiegandole,
ed esco dallo studiolo. Adesso sono nel grande corridoio che conduce alle
scale. C'è la porta d'ingresso alla mia sinistra, più alta e maestosa delle
altre. Cerco d'aprirla sperando di poter uscire.
<<Tzs, con tutte le porte
aperte che ci sono in questa casa, proprio tu devi essere quella chiusa
ermeticamente!!>>
E troppo massiccia persino per
tentare di sfondarla o di forzarla. Fantastico! Davvero un buon inizio!
Sospiro, mentre raggiungo gli altri in cucina.
Sulla soglia mi blocco.
Assurdo! Privo di ogni logica! Hanamichi e Rukawa stanno mangiando l'uno
accanto all'altro senza, e sottolineo SENZA, azzuffarsi o offendersi! Lancio
un'occhiata a Sendo che, seduto su banco, ricambia con una scrollata di
spalle e un sorriso. Li raggiungo, con uno sguardo grave.
<<Scoperto nulla?>> mi chiede
Sendo.
Appoggio le carte al tavolo,
davanti agli occhi dei tre.
<<E' la pianta di questa
villa...villa Kazushima...osservatela attentamente>>
Ci vogliono loro alcuni minuti
per capire.
<<L'unica uscita è la porta
d'ingresso>> dice il mio ex.
<<Esatto, però é chiusa a
chiave e non è possibile forzarla in alcun modo>>
<<In altre parole...>> comincia
Sakuragi
<<...siamo imprigionati qui
dentro>> finisco al suo posto, con un tono di voce sempre più basso, conscio
della gravità della cosa.
Sendo si lascia cadere
sconsolato su una sedia, e sussurra, più a sé stesso che a noialtri:
<<Chi diavolo ci avrà fatto uno
scherzo del genere?>>
Continua...
Ho avuto seri problemi per
trovare un nome a questa fic, per questo ne ha uno così. Io sono una frana
per nomi e titoli!!^^ L'ispirazione per questa trama mi è venuta riguardando
"Hauting- presenze", ma vi assicuro che il finale sarà completamente diverso
da quello del film- per fortuna di Mitsui!
Mi raccomando, fatemi sapere
ciò che ne pensate. Un bacione, Ash (Lynx)
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