La mia seconda A/U…è tratta dal film "Robin Hood- Principe dei ladri", l’inizio e la parte centrale della fic sono molto fedeli al film, fin nelle battute, la fine quasi per niente ^^ I brani poetici non sono miei, ho scritto le indicazioni a riguardo in fondo, alla fine della storia…Un avviso: chi ha visto il film si ricorderà dell’odioso sceriffo di Nottingham…a dire il vero qui il personaggio è meno odioso, comunque, indovinate chi ha avuto la parte? ^^ Lo preciso perché così le fan di Sendoh possono ancora evitare di leggere questa fic, non lo dico per scherzo, ma perché per esperienza so quanto dia fastidio veder maltrattato il proprio personaggio preferito… Naturalmente è una HanaRu e la dedico a Calipso, Greta, Ria ed Angie, che hanno atteso per mesi che la portassi a termine…^^;;;;;

 


 

The prince of the thieves

 

di Nausicaa

 

Date ascolto buona gente,

d’animo franco, cortese e giocondo;

questa è un’impresa di Robin Hood,

che fu tra i grandi arcieri del mondo.

Non è vero che il primo istinto di un uomo sia sempre quello di sopravvivere. A volte, si arriva ad una tale intensità di dolore e prostrazione che la morte sembra la via d’uscita più facile e più misericordiosa…

È questo che penso mentre guardo con immenso odio i ceppi che legano i miei polsi e che mi trattengono prigioniero in questa dannata prigione…da quanti anni ho perso la libertà? Non me lo ricordo più, ho completamente perso il senso dello scorrere del tempo…cinque anni? Sei? Forse…

Il ricordo più nitido che conserva la mia memoria è di quando ho preso la disgraziata decisione di partire per questa guerra contro un regno d’Oriente, con aspirazioni di gloria militare di cui solo ora vedo la vacuità e senza la benedizione di mio padre, che mi supplicava di non partire per quella che ai suoi occhi era una follia…già, mio padre che io non ho voluto ascoltare e che ho lasciato da solo… Sono partito per la guerra a cuor leggero, come se fosse uno dei finti combattimenti dei miei giochi da ragazzino, ma ben presto ho scoperto l’amara verità: il nostro esercito non era poi così ben organizzato come era sembrato all’inizio e dopo le prime battaglie le schiere del nostro sovrano Akagi hanno contato parecchie vittime e parecchi prigionieri e fra questi ultimi ci sono anche io, Hanamichi Sakuragi di Locksley…

Io…un prigioniero!!!!

Comunque ci tengo a precisare che per catturarmi hanno dovuto colpirmi alle spalle, come dei veri vigliacchi!!! Ma del resto le armate del generale Sawakita sono famose per il loro scarso senso dell’onore…non che questo mi consoli!!! Io, famoso per la mia acutissima vista e per i miei riflessi, sono caduto nello stratagemma di questi rifiuti addestrati da quel maledetto. Sei anni così…o forse di più… sei anni avendo come unico panorama le pareti sporche e umide di una cella e come sottofondo le urla di dolore degli altri prigionieri…i miei amici, i miei commilitoni…so che nelle intenzioni del nemico questa cella sudicia sarà la mia tomba.

E io ho deciso che anche se non sono più padrone della mia vita, lo sarò almeno della mia morte e che morirò dove e quando deciderò io, perché nessuno può ordinare niente ad Hanamichi Sakuragi!!! E ho stabilito di morire qui, oggi.

Vicino a me c’è il mio compagno di prigionia, il duca Rukawa, un amico di mio padre…ironia della sorte: nel suo caso, lui è voluto partire nonostante le critiche del figlio…Ci hanno accusati di aver rubato del pane nelle prigioni, anche se è una menzogna, e ora ci hanno portati nelle segrete per la dovuta punizione: il taglio della mano. Una bugia nata per il semplice e malvagio gusto di torturarci. Ma io non mi farò mutilare da loro!!! Devo trovare un modo…uno qualsiasi per morire, sì, ma integro nella mia dignità… Accanto a me, il duca si lamenta; ha la febbre, non sopravviverebbe ad una simile ferita…i suoi lamenti attirano anche gli sguardi di un altro prigioniero, che ci fissa alternativamente. Ha qualcosa di familiare, ma cosa non saprei dirlo…siamo tutti così cambiati in questi anni…eppure i suoi occhi rabbiosi e tormentati mi ricordano qualcuno…

"Voi due!!" sogghigna una delle due guardie, avvicinandosi.

Io alzo lo sguardo nel modo più calmo possibile, non voglio dargli la soddisfazione di vedermi impaurito, non a questo rifiuto umano; ma sento che il duca si agita, forse per la febbre, forse perché vede la fine vicina…

"In piedi, avanti!" ordina il nostro carceriere, poi fa per afferrare il duca e costringerlo a mettersi in piedi, visto che da solo non ci riesce. E io reagisco.

"Mi alzerò io soltanto!!" gli grido, attirando la sua attenzione su di me.

Mi accorgo che anche l’altro prigioniero ora mi fissa, che sembra sconvolto…

"Sono stato io a rubare quel pane, io da solo…lasciate stare il duca!!!" proseguo io, parlando velocemente, sperando che questo dannato bastardo capisca perché lo sto facendo…non può non capirlo…

Ma lui fa un ghigno e dice: "Va bene, vuol dire che cominceremo da te…" rendendo vano il mio intervento; mille volte maledetto…

Faccio per alzarmi, sempre a testa alta perché io non abbasso gli occhi davanti a nessuno, quando la mano debole del duca si aggrappa alla manica lacera della mia veste: "Hanamichi, no…lascia che mi prenda io la colpa…tu sei giovane, devi poter tornare da tuo padre…" mormora e mi si stringe il cuore, che poi comincia a battere velocemente per la commozione, perché comunque anche lui ha qualcuno a cui tornare, ha suo figlio e invece si preoccupa per me…

Mi chino rapidamente su di lui, gli sussurro all’orecchio: "Forse ho avuto un’idea… tenetevi pronto a qualsiasi cosa…" a fuggire o a morire, perché se fallirò non usciremo vivi da qui…

Lui lo capisce e resta in attesa mentre io mi avvio verso il ceppo di legno su cui viene eseguito il taglio della mano; di sfuggita faccio in tempo a notare lo sguardo ansioso dell’altro prigioniero e di nuovo torna la sensazione di averlo conosciuto, ma ora non ho tempo per pensarci. Tra poco sarò libero…o morto, nel qual caso niente avrà più importanza. Riepilogo la situazione nella mia testa: dunque, ci sono due guardie di cui una mi terrà ferma la mano e un’altra vibrerà il colpo con una scimitarra… non sono molte, forse perché siamo solo in tre oggi nella stanza delle punizioni…la guardia che mi ha portato fino al ceppo stringe un legaccio intorno al polso e poi si siede dall’altra parte dell’oggetto tirando l’estremità della stoffa per tenermi fermo l’arto sulla fredda superficie macchiata di sangue ormai secco…bene…ora so come fare…ci vuole la mente lucida, ma nonostante tutto ce l’ho…

L’altro carceriere è incappucciato ed è già pronto ad abbattere la sua arma su di me, ma io sono più veloce di lui: raccolgo tutte le forze che ho, a cui si aggiunge quella della disperazione, e con uno scatto imprevedibile tiro indietro il braccio…la naturale conseguenza del mio gesto è che la guardia cade in avanti e che è la sua di mano a finire sotto la lama…il suo sangue sprizza vivido e il suo grido inumano mi riempie le orecchie e io sento nauseato ed euforico allo stesso tempo…ce l’ho quasi fatta… L’altro aguzzino è stordito e incredulo di quanto avvenuto, è solo un attimo, ma mi basta per slanciarmi contro di lui e colpirlo con la sua stessa arma…altro sangue e altre grida, poi il silenzio…non so se l’abbia ucciso e non ho tempo per controllarlo, giace comunque immobile a terra questo è quanto occorre perché io possa liberare il duca e scappare da qui, in qualche modo, prima che altre guardie scendano a controllare l’andamento delle esecuzioni.

Corro dal duca, che respira affannosamente e che ha assistito a tutta la sequenza con occhi sbarrati, e gli slego le mani.

"Come faremo ad uscire da qui?" chiede, angosciato, mentre io lo aiuto a sollevarsi.

Diavolo, vorrei saperlo anche io!!!! Mi guardo freneticamente intorno… Dunque, mi sembra che ci sia…

"So io la strada! Liberatemi e ve la mostrerò…" dice l’altro prigioniero. Anche la sua voce mi è familiare, ma davvero non so riconoscerla o collegarla ad un nome…

Forse gli sembro esitante, perché aggiunge: "Ti prego, la mia è una condanna a morte!".

E io ne ho vista abbastanza di morte in questi anni, tanta da riempire due vite: non mi importa chi sia costui, ma non voglio che muoia qui, non in questo posto, quindi mi porto vicino a lui e lo slego nel più breve tempo possibile.

"E ora?" gli dico poi, scostandomi e tornando a sostenere il duca perché stia in piedi.

"Di qua…c’è un passaggio, me lo hanno descritto due uomini che erano riusciti a scappare…".

I nostri passi sono rapidi, il sangue scorre più veloce nelle vene mentre percorriamo al buio il passaggio segreto realmente esistente…la libertà è talmente vicina!!!! Non può sfuggirci, non proprio adesso!!! Un cunicolo umido, scavato nella terra a fianco di un corso d’acqua…ora procediamo in salita e io ho sempre su di me il peso dell’amico di mio padre…L’altro ragazzo mi precede, mi sembra che sappia orientarsi meglio…

"Hai già percorso questa strada?" glielo chiedo, ma è quasi una domanda retorica.

"Per questo mi hanno condannato a morte: per evitare che fuggissi di nuovo…" mi spiega lui, poco prima di fermarsi. Noto subito una luce…una luce che viene dall’alto! E infatti anche lui guarda verso l’alto; io lo imito e vedo una grata che deve essere sulla strada…quasi mi si mozza il respiro…la libertà…

"Quando usciremo, saremo ancora dentro alla città, ma vicini alle mura…un ultimo sforzo!!!" incita me e il duca, che sembra riprendere un po’ di forze e riesce a reggersi da solo. L’ultimo tratto di questo scomodo percorso è in salita, ma è breve…una spinta alla grata, che è stata sfruttata più volte per quest’uso evidentemente, e respiriamo l’aria della strada…oddio, non mi sembra vero…

L’altro ragazzo, che deve avere pressappoco la mia età, esce per primo e mi tende una mano perché io possa issarmi meglio…sono in una strada…in una strada nemica, è vero, ma i miei polsi non sono più legati e io sono libero…mi chino per aiutare il duca Rukawa a salire…sta per farcela, è in superficie anche lui…ma all’improvviso c’è un sibilo e poi il suo grido strozzato di dolore e solo dopo vedo la freccia che gli si è conficcata nella schiena, dietro al cuore!!!

"No!- esclamo, mentre mi cade fra le braccia con una smorfia sul volto contratto- Dovete resistere, duca…dovete…" ma lui si accascia a terra, fissandomi con lo sguardo di chi sa che la sua vita si chiude qui. DANNAZIONE, MA PERCHE’? Sarebbe bastato così poco, così poco…

"Maledizione! Sono stati i soldati di guardia sulle mura a vederci, dobbiamo scappare!!!" mi scuote il nostro compagno di fuga. Percepisco dei rumori non molto distanti, devono essere dei soldati che si preparano a scendere dalla mura per venire ad arrestarci.

"Duca…" lo chiamo, sto per dirgli che io non abbandonerò a morire in terra straniera un amico di mio padre, ma lui mi afferra la mano e me la stringe.

"Vai, Hanamichi…per me è finita, la ferita è vicina al cuore…ma sono felice di poter morire da uomo libero, almeno, questo mi è stato concesso…- prende qualcosa da una tasca della sua veste- …tieni, è un anello con lo stemma dei Rukawa…portalo a Kaede, digli che ora è suo…promettimi che lo aiuterai se ne avrà bisogno…" la sua voce è sempre più flebile, il suo sguardo sempre più spento.

Io ingoio le lacrime, per non turbare i suoi ultimi istanti di vita: "Lo prometto…".

"Non possiamo più aspettare!" mi sibila l’altro ragazzo, che mi sta onorevolmente aspettando. Il rumore delle armi è sempre più minaccioso e così i passi dei nemici.

"Andate!!" ci ordina il duca con il suo tono di comando, ce lo ordina proprio e noi ci mettiamo a correre e io non posso neanche volarmi indietro, posso solo immaginare che ormai sarà già morto…

"Di qua!!" mi grida lui e io lo seguo in un vicolo buio e sporco, che deve essere il retro di chissà quale bottega…ci nascondiamo nell’angolo più oscuro, aspettando che passi la ronda di soldati che sicuramente ci sta cercando…un momento di silenzio è quello che mi serve…devo procurarmi del cibo, delle vesti e devo tornare in patria…sì, voglio tornare a casa…sento l’anello stretto nella mia mano e penso a quegli occhi blu di ghiaccio che mi avevano guardato quasi con compatimento quando gli avevo detto che sarei partito per la guerra…

"Hanamichi Sakuragi di Locksley, ancora non mi hai riconosciuto?" mi chiede lui, con la sua voce nervosa e bassa.

Io sospiro stancamente: "Hai qualcosa di familiare, sì, ma non capisco chi tu sia…" mormoro. Però questo accento…e poi conosce il mio nome…

"Sono Hisashi Mitsui. Avrei voluto rivederti in altre circostanze" sussurra e c’è rabbia in questo sussurro.

Hisashi Mitsui!!!! Lo conosco da quando ero ragazzino!!! È il figlio di un signore con delle proprietà vicine al feudo di mio padre, abbiamo anche studiato insieme e conosce anche Kaede… è un tipo irascibile, spesso fra di noi si accendevano liti per un nonnulla.

Era anche lui nell’esercito, ma se ne era allontanato senza onore…

Non l’avevo riconosciuto, non con questi capelli lunghi fino alle spalle o con il volto sfregiato da una cicatrice…credevo che avesse disertato e che fosse tornato in patria e invece scopro che era anche lui nelle prigioni…

"Perché te ne sei andato dall’esercito?" gli chiedo, con amarezza.

"Non sono scappato! Ma non volevo più vedere la faccia del nostro incompetente superiore…volevo andare fino all’altro accampamento e parlarne con il re, ma sono stato catturato quasi subito e questo è quanto. Non sono un disertore…"mi fissa con occhi velenosi nel dirlo, come a farmi capire che mi ammazzerà se insinuerò il contrario, ma io non ne ho intenzione.

Forse mi ha detto la verità o forse no, ma è stato cinque anni in quell’inferno e qualsiasi torto abbia fatto all’esercito lo ha scontato.

"No, non lo sei…" mormoro e vedo che lui si rilassa.

Le mie pupille si stanno abituando al buio di questo vicolo, riesco perfino ad individuare un cesto di pane dalla porta semichiusa di una bottega; mi sposto di poco, allungo un braccio e ne prendo un po’, porgendolo pure a Mitsui.

"Grazie…" riesce a dire lui, fra i denti ma lo dice.

Mangiamo in silenzio, con gratitudine per questo cibo fresco e buono a cui non eravamo più abituati: i tozzi raffermi che venivano dispensati ai prigionieri non si possono certo definire ‘pane’!!!

"E ora che farai, Hanamichi?" mi chiede lui, dopo un po’.

Io non ho bisogno di pensarci: "Voglio tornare a casa, da mio padre…" voglio tornare in patria, dove sono stato felice, voglio tornare me stesso…

"Torno anch’io".

Una frase semplice, uno sguardo rapido fra di noi: è deciso!!

 

Due mesi dopo, sbarchiamo in patria.

Non riesco a frenare l’impazienza, quando ci separano ancora molti passi della costa io entro in acqua e percorro di corsa, sulle mie gambe, l’ultimo tratto, lasciandomi alle spalle la barca malconcia che mi ha riportato fin qui…

I miei vestiti si bagnano e la stoffa diventa pesante, ma non me ne importa niente, non mentre mi inginocchio a riva, lambito dal mare, stringo fra le mani la sabbia umida e me la porto al viso…il cuore mi batte all’impazzata…ora tutto andrà bene, mi ripeto.

Rialzo il capo e grido con tutto il mio fiato: "SONO A CASAAAAAAAAAA!!!!!" ed è quanto di più liberatorio abbia fatto da molti anni a questa parte…

Sento vicino a me i passi di Mitsui che avanza lentamente nell’acqua e che parla con un tono divertito che non aveva mai avuto finora.

"Ti è tornato il buonumore, Hanamichi…".

"E ti meravigli? Entro stasera sarò a casa mia, nel mio castello, con mio padre…- mi volto a guardarlo, gli sorrido amichevolmente- Vieni con me? Tanto le tue terre confinavano con le mie…" e nel dirlo mi alzo in piedi, gli abiti grondanti d’acqua.

Mitsui annuisce, ma il suo viso si fa più scuro e la cicatrice che ha sul mento, a ricordo di una delle tante battaglie, lo fa sembrare decisamente poco raccomandabile. "Che ti prende?" la mia curiosità ha la meglio sulla discrezione.

"A dire il vero, sono più contento di essere tornato in patria che di essere a casa…" e io capisco cosa intende, ma non è questo il momento di incupirsi, no davvero!!!

"Qualsiasi problema ti sembrerà niente, ricordando da dove veniamo! In marcia, ora! Voglio essere con mio padre prima che sia notte…" prendo dalle sue mani la faretra e l’arco, le uniche armi che io abbia avuto durante il viaggio di ritorno, gli unici oggetti in mio possesso dopo essere stato spogliato di tutto in prigionia. Nella foga di toccare terra, le avevo scordate sulla barca.

Ci incamminiamo, riempiendoci gli occhi con i verdi prati e gli alberi che avevamo potuto ricordare solo in sogno.

"Per fortuna che non manca molto…ho fame!!" non mi trattengo, ho fame davvero; in un altro momento, Mitsui mi avrebbe preso in giro, ma non ora che sa anche lui cosa significhi non avere cibo…eravamo nella stessa prigione e questo non lo possiamo dimenticare.

"Pensi che Kiminobu viva ancora nel vostro castello?" mi chiede all’improvviso.

Giro appena la testa per osservarlo di sfuggita: "Perché non dovrebbe? Del resto mio padre non lo manderebbe mai via…".

Kiminobu Kogure è lo scrivano di mio padre; anzi, è più che uno scrivano, è un segretario…è il figlio del vecchio segretario dei Sakuragi, un uomo colto che mi ha fatto da maestro quando ero piccolo e che ha insegnato il lavoro a suo figlio, perché potesse prendere il suo posto e così è stato.

Kiminobu e Mitsui si conoscevano bene, erano amici.

"Tra poco potrai rivederlo" gli dico, sorridendo apertamente. Ah, incontrare di nuovo i miei amici, le persone a cui voglio bene!!!!

"Mi fa piacere- dice a bassa voce Mitsui, poi prosegue- Senti, quando pensi di andare da Rukawa?".

Già, Rukawa…

Devo dargli l’anello e dirgli che suo padre è morto e probabilmente lui non batterà ciglio e penserà che aveva avuto ragione fin dall’inizio, quando aveva detto in faccia a me e al duca che eravamo due irresponsabili in cerca di gloria, che questa guerra era una follia perché non vedeva possibilità di vincere…

Vi ho già detto che il duca e mio padre erano amici, vero? Io e Kaede ci conosciamo da anni, anche se non siamo propriamente amici. Cosa siamo non lo so…abbiamo due caratteri molto diversi, litigavamo spesso, a volte siamo anche venuti alle mani… "Allora?" mi incalza Mitsui, notando il mio silenzio.

"Eh? Ah, conto di andare da lui domattina…" dopo che mi sarò riposato e che avrò risolto tutto con mio padre.

Camminiamo ancora a passo lento mentre si avvicina l’ora del tramonto, quando ad un tratto sentiamo il rumore inconfondibile dei cavalli al galoppo e delle grida; guardiamo oltre il sentiero, giù per la valle e scorgiamo un giovane in fuga da sei o sette inseguitori, alcuni a piedi e altri con un destriero. Io e Mitsui ci scambiamo un rapido sguardo.

"Ma cosa…" queste sono GIA’ le terre dei Sakuragi, cosa crede di fare questa gente sui nostri possedimenti?!

D’intesa, iniziamo a raggiungere questi uomini e nel frattempo l’inseguito si è rifugiato sui rami di un albero, arrampicandosi con destrezza.

Sono guardie. Quello che sembra avere il grado più alto fra loro gli si rivolge contro: "Scendi di lì, piccolo bastardo!!! Lo sai cosa prevede la legge per i ladri!!! Scendi o…".

"Non vi pare di esagerare con le minacce?" dico io a gran voce, facendomi avanti; gli altri si fermano, mentre una faccia incarognita mi osserva malevola.

"Non sono affari vostri, signore…e comunque questo bastardo ha ucciso uno dei cervi dello sceriffo..."mi parla di malavoglia, è ovvio.

"Voi ci affamate e noi abbiamo il diritto di nutrirci!!!!" ci giunge dall’albero la voce del giovane e io alzo gli occhi: è piuttosto basso, con degli strani capelli, folti sulla fronte e tagliati molto corti sulla nuca…mi diverte il suo atteggiamento: è in una situazione decisamente critica, ma parla con sicurezza e rivendica con arroganza il suo diritto a rubare!!

"Effettivamente il crimine peggiore è affamare il popolo…" confermo io, tornando a guardare il capo di queste guardie. Noto che Mitsui annuisce.

"E’ la vostra opinione, signore, ma questo comunque non vi riguarda!!! E ora lasciatemi fare!!" mi ordina e io decido di rivelare la mia identità.

"Errore, mi riguarda: questa terra da qui per 5 miglia, fino al castello dei Sakuragi, è mia e con essa ogni cosa viva o inanimata che vi cammini sopra" ho detto la semplice verità, ma la reazione non è quella che mi aspettavo: vengo guardato come se fossi pazzo, poi il mio interlocutore mi chiede: "Il vostro nome, signore?" come colto da un dubbio.

"Hanamichi Sakuragi di Locksley" era chiaro dalle mie parole, no? Lui però ghigna in modo strano, poi grida: "Bene! Uccidetelo…".

COME?

Ma non c’è tempo per pensare: le sei guardie si avventano contro di me e anche contro Mitsui già che ci sono, ma i nostri riflessi sono pronti…le frecce partono veloci e precise dal mio arco e la spada di Mitsui non è fatta per risparmiare un nemico…sono in sei contro noi due, ma ce ne liberiamo in fretta, anche solo ferendoli e comunque non è di loro che mi importa, io devo scoprire il perché di questa inspiegabile reazione al mio nome…afferro la spada di uno dei soldati caduti e mi lancio in un combattimento con il loro superiore…le lame che fanno scintille, i colpi mirati…non ci metto molto a disarmarlo e a puntargli la lama alla gola.

"Il vostro nome, signore, prima di trafiggervi?" chiedo, ironicamente.

Lui mi guarda con odio: "Hiroaki Koshino di Gisborne…avanti, che aspettate ad uccidermi?" me la sputa in faccia questa frase, forse per dimostrare che non ha paura della morte, ma a me viene la nausea al solo pensiero…dopo quanto ho passato in guerra, non voglio uccidere mai più se non sarà davvero necessario, me lo sono ripromesso.

Allontano la spada dalla sua gola e forse questo stupido lo prende come un oltraggio, il fatto di essere risparmiato. Continua a fissarmi mentre si rialza e monta di nuovo a cavallo.

"Sicuro che sia la scelta più giusta?" mormora Mitsui, poco distante da me.

La più giusta in generale no, ma la più giusta per me sì…

Gisborne è di nuovo in sella quando mi dice velenosamente: "Avete fatto male a tornare…per voi sarebbe stato meglio morire in guerra…" poi sferza il suo destriero e se ne va, seguito da due o tre soldati feriti che sono riusciti a recuperare i cavalli.

"Che voleva dire? Cattive notizie in vista?" si incupisce di nuovo Mitsui, ma io non gli bado: mi avvicino all’albero, che è ancora il rifugio di quel ragazzo. Ha assistito in silenzio a tutto il combattimento.

"Ora puoi scendere…" lo incoraggio, ma non ne ha bisogno in realtà; è agilissimo a scendere giù e ora, guardandolo da vicino, mi rendo conto che dobbiamo essere coetanei. Anche di fronte a noi mantiene quella sua espressione arrogante ma simpatica.

"E’ vero che hai ucciso un cervo?" domando, incuriosito.

Lui alza le spalle con sufficienza: "A dozzine…" e poi si volta e scappa via, veloce come il vento.

Mitsui sbuffa: "Proprio un bel benvenuto, non c’è che dire…".

Io rido, come a ricordargli che c’è di peggio, ma le parole di Koshino mi hanno trasmesso agitazione, non posso negarlo: perché dovrei addirittura preferire di essere morto in guerra? Cosa può essere successo in sei anni?

Purtroppo lo scopro ben presto, quando raggiungo il mio castello e anche se la notte è ormai calata mi accorgo benissimo che c’è qualcosa che non va…no, non qualcosa…il castello è stato dato chiaramente alle fiamme!!!! Ne restano solo le mura di cinta, ancora annerite…

Io rimango pietrificato per lunghi istanti, dimentico di tutto, poi inizio a correre e a gridare: "PADRE!!!! Padre!!!!! Dove siete? C’è qualcuno?" e continuo a chiamarlo e a chiederlo, anche quando entro in questi miseri resti e mi scontro con la dura realtà che qui non c’è più niente e nessuno a cui tornare…tutto in fumo…e io non ne sapevo niente…perché? Perché? Perché? Potrei continuare a chiedermelo in eterno, a chiederlo a Mitsui, che si guarda intorno attonito e che ora forse teme di trovare il medesimo scempio a casa sua…poi commetto un errore: alzo il volto verso il cielo e mi accorgo di qualcosa di ingabbiato, che pende…è un cadavere e la luna impietosa mi rivela che quel morto è mio padre…

"No, no, no, NOOOOOOOOOOOO!!!!" grido, prima di coprirmi gli occhi e di iniziare a piangere. Mio padre…morto senza che io potessi farci niente, senza che ci riconciliassimo…dov’ero io, mentre lui veniva ucciso?

Mitsui trasalisce al mio urlo: "Cosa c’è?!" e porta la mano alla spada.

"Mio padre" dico semplicemente, tentando di dominarmi e indicando l’orrendo spettacolo.

Vedo le sue pupille dilatarsi a questa vista e poi lo sento mormorare: "Mi dispiace…". Ma non lo sto realmente ascoltando, altri pensieri hanno la mia attenzione: Koshino lo sapeva…sicuramente si riferiva a questo…che sia stato lui a fare tutto ciò? O ha solo obbedito ad un ordine? Un ordine di…

Un rumore e noi sussultiamo.

"Chi va là?!" grido, con i nervi a fior di pelle; Mitsui già impugna la spada, mentre la mia mano si stringe intorno all’arco…

E poi dalle ombre compare una figura minuta, lenta, come di chi non sappia bene dove andare…

"Hanamichi, sei tu? Sei davvero tu?" una voce ferma ma dolente. Conosco questa voce. La figura è arrivata quasi sotto la luce della luna, ma Mitsui lo riconosce prima di me: "Kiminobu!!!" esclama e subito si porta vicino a lui. È davvero lui.

"Kiminobu, che è successo? Mio padre…mio padre, perché non lo hai tirato giù?!" ho bisogno di sapere tutto e non riesco a controllarmi molto: lo afferro per le spalle e lo scuoto con violenza, incurante di tutto. Ci vuole Mitsui per farmi notare una cosa…

"Sta’ fermo, idiota!!! I suoi occhi…non vedi che i suoi occhi…" e le parole gli muoiono sulle labbra, mentre il mio sguardo si fissa sulla benda che copre gli occhi di Kiminobu, un panno scuro legato dietro la testa…Non ci vede. Ma ci vedeva prima che partissi…

"Dimmi, Kiminobu, chi è stato a fare tutto questo, a farti questo?" dico, respirando profondamente.

"Lo sceriffo…ha accusato tuo padre di venerare il diavolo, lo ha attirato fuori dal castello con l’inganno, si è procurato falsi testimoni…è stato orribile…io…sono rimasto qui perché non sapevo dove andare…" mormora lui, tremando al ricordo.

"Non hai creduto alle accuse…" sussurro io, stravolto.

"Nemmeno quando mi hanno accecato…" e china il capo, mentre Mitsui lo fa appoggiare alla sua spalla e lo stringe forte, con gli occhi lucidi.

Sono sempre stati uniti, bastava una parola di Kiminobu per placare gli scatti d’ira di questa testa calda.

"C’era anche Gisborne con lo sceriffo?" gli chiede. Sta preparando la sua lista nera, ne sono sicuro.

"Sì…Mitsui…è successo lo stesso nelle tue terre…mi dispiace tanto…" e Kiminobu affonda il viso nella sua spalla; l’altro glielo alza, sfiora la benda e si morde un labbro fino quasi a farlo sanguinare…poi Kiminobu tende una mano verso di lui, gli arruffa un po’ i capelli: "Te li sei tagliati…".

"Sì…".

E non c’è molto altro da dire. Dormiamo qui e io riesco ad accendere un fuoco; loro due si addormentano avvolti nello stesso mantello. La mattina dopo io e Mitsui, arrampicandoci pericolosamente riusciamo a far scendere il corpo di mio padre o meglio quello che ne resta e finalmente posso dargli degna sepoltura: sulla sua tomba faccio un giuramento di sangue, che vendicherò il nostro nome…

Mi rinfranco quando noto un luccichio fra le pietre cadute: un medaglione con il nostro stemma…lo vedo come un presagio di fortuna, questo ritrovamento, e me lo metto al collo prima di raggiungere Mitsui e Kogure, in mia attesa vicino al sentiero. "Immagino che tu non voglia neanche provare a tornare a casa" dico al primo, senza tergiversare. Lui scuote la testa e ci incamminiamo tutti per la stessa strada. I miei amici si sorreggono a vicenda; proprio così…sembra quasi che, anche se è cieco, sia Kogure a dare forza a Mitsui…

"E ora dove andiamo?" mi chiede il mio ex-compagno di studio.

Mi si stringe il cuore, pensando che non può riconoscere questa via tante volte percorsa quando eravamo bambini e ancora di più se penso alla cattiveria di voler accecare proprio un segretario, un giovane di cultura…

"Stiamo andando da Rukawa" è la mia semplice risposta.

Il suo castello è sempre come me lo ricordavo e le mura difensive non mostrano segni di offese; busso al pesante portone di legno e osservo attentamente la piccola finestra lavorata come spioncino. Finalmente si apre, rivelando il volto severo di una governante.

"Niente mendicanti!!!" è la sua lapidaria frase di benvenuto.

"Non sono un mendicante!!! Dite a Kaede Rukawa che Hanamichi Sakuragi di Locksley è qui per parlargli!!" ribatto, alterato. Mendicante…ma per chi mi ha preso?!

Lo spioncino viene violentemente chiuso sulle mie dita.

"Maledizione, ma che sta succedendo in questo paese?!" ringhio fra i denti.

"Rukawa è rimasto solitario come suo solito, vedo…" ironizza Mitsui.

Sto per ribattergli quando la finestrella si riapre e la voce brusca di prima mi invita ad entrare: "Soltanto voi, però!! E lasciate fuori le armi!!".

A malincuore obbedisco e faccio comunque cenno a Mitsui di non abbassare la guardia.

Entro nel grande ingresso della casa nobiliare e noto subito che c’è penombra, ma che non è cambiato niente in sei anni. Almeno qui…

Resto in attesa, finché dalla scala che porta al piano con le stanze private mi giunge una voce: "Chi siete?".

"Hanamichi Sakuragi di Locksley" rispondo seccato: questo inizio non mi piace, l’ho già detto chi sono e poi questa non è la voce di Kaede, non quella che io ricordavo… "Mentite! Hanamichi è morto in guerra…è partito sei anni fa".

"Sono vivo e sono tornato! Piuttosto, voi, perché non vi mostrate? Palesate il vostro volto, duca…ci conoscevamo bene noi due…" mi sento nervoso, c’è qualcosa che non va…oddio, spero che non ci siano altre brutte sorprese!!!

Dunque…io me lo ricordavo più alto…e anche più…più…insomma, chi è questo sgorbio?! penso, fissando il giovane che si è portato alla luce. Voglio dire, non si può cambiare così tanto in sei anni, vero?!

Ma mentre sto pensando a questo, sento la fredda lama di una spada puntata alla schiena. Inizio a sudare freddo, ma mi do un contegno.

"Siete davvero coraggioso ad attaccare alle spalle un uomo disarmato…" commento con disprezzo, voltandomi e trovandomi di fronte ad un giovane fasciato di nero, con un cappuccio sul viso a coprirgli i lineamenti. E, incredibilmente, lui mi porge un’altra spada e fra di noi inizia un duello…nessuno dei due riesce a prevalere finché il giovane cavaliere, con un colpo netto, non spezza la lama della mia spada. Per un attimo la fisso attonito, ma poi non demordo: il mio fisico è più forte del suo, me ne sono accorto…mi slancio contro di lui, incurante della spada che potrebbe ferirmi e lo addosso al muro, serrandogli il polso che stringe l’arma fra le dita e tutti sanno che la mia presa è ferrea. Intanto, sento distintamene i colpi di Mitsui alla porta, sono spallate: deve essersi accorto del duello e ora vuole provare ad entrare…

Impiego tutte le mie forze, ma alla fine ottengo di fargli cadere di mano la spada; questo accade anche perché gli piego il braccio fino a portarlo sulla fiamma di una candela, sempre tenendolo premuto contro il muro.

La fiamma lo brucia e lui emette un grido…è questa la voce che rammentavo!!!

Subito lo lascio e gli sfilo rapidamente il pesante cappuccio e davanti a me si rivelano il bellissimo viso che ricordavo, la sua pelle bianca e i suoi capelli neri, i suoi occhi di zaffiro; ma ho pochissimo tempo per ammirarlo: lui fa partire una ginocchiata che mi colpisce in un punto decisamente critico e il dolore è troppo forte!!! Con un gemito, mi accascio al suolo, cercando di riprendere fiato e ansimando…sperando di mantenere intatta la mia dignità!!!

"Come va…Kaede?" riesco a mormorargli a fatica.

Lui non risponde, mi guarda freddamente, ma senza poter nascondere la sorpresa che, dopotutto, prova.

 

Forse sono stato un po’ brusco.

Lo capisco quando lo vedo a terra, impegnato in un buffo e inutile tentativo di farmi credere che non gli abbia fatto male. Mi sorprendo a fissarlo un po’ stupito…credevo che fosse morto, lo credevo davvero…erano sei anni che non si avevano notizie di lui e io so che suo padre lo aveva fatto cercare fino all’ultimo, aveva scritto a chiunque potesse fornire notizie su quei luoghi di guerra, ma non ne era venuto fuori niente… Mi dispiaceva: ci conosciamo fin da bambini e non potevo restare indifferente di fronte alla possibilità che fosse morto, ma il pensiero di lui mi suscitava anche molta rabbia…me lo rivedevo di fronte, che proclamava che sarebbe andato da volontario in guerra come se stesse parlando di un gioco, di qualcosa di semplice e veloce…io scuotevo il capo e mi limitavo a dargli dell’idiota e lui si infiammava subito… la cosa strana era che suo padre dava ragione a me, era contrario alla sua partenza, e invece il mio di padre era favorevole, fino a decidere di partire lui stesso…

Io non ne ho mai avuto l’intenzione, anzi mi sembrava follia…non per amor di pace, ma perché era palese che le nostre forze offensive non erano ancora pronte per una simile impresa; mi chiedo che senso abbia attaccare per primi se non si ha la certezza della vittoria…avremmo dovuto aspettare, lo avevo detto più volte, era un ragionamento logico, freddo, mentre il loro era emotivo, ma le guerre si vincono a freddo… quindi sono rimasto qui, ad occuparmi del feudo dei Rukawa e ho avuto la mia dose di problemi. Tutta la contea ha avuto dei problemi, come si sta rendendo conto Hanamichi.

Dopo che si è ripreso, lo porto all’aperto e lì lui mi mostra l’anello di mio padre con lo stemma dei Rukawa.

È imbarazzato e dispiaciuto nel dirmi che mio padre è morto nel tentativo di fuga…me lo descrive minuziosamente, quasi a giustificarsi di non essere riuscito a salvarlo, ma io non lo sto accusando di nulla.

"E’ morto da uomo libero e lui voleva questo" dico brevemente ed è davvero tutto quello che ho da dire. Ora sono solo.

"Le sue ultime parole sono state per te, Kaede…mi ha chiesto di starti vicino…Forse non sei al sicuro qui, dovresti andare in città, a corte…".

Ma io non gradisco la prospettiva.

"Non ho alcun interesse per la vita di corte, sto bene qui" replico.

"Ma qui sei solo…" azzarda Hanamichi.

"A me piace stare da solo. E poi non è del tutto vero…questi sono stati anni difficili, ho dovuto pensare alla gente del mio feudo. Mentre eri via, lo sceriffo ha saccheggiato la contea!!!" era mio dovere restare qui. Credo che possa capirlo.

"Lo sceriffo…Akira Sendoh…però le tue terre le hai conservate…" e la sua osservazione non mi piace per niente!!! Anzi, mi fa sentire offeso perché mi sembra che ci sia un’allusione sgradevole dietro.

"Perché non gli ho fornito alcun pretesto per farmele togliere!!!" gli sibilo e poi faccio per andarmene, ma lui mi afferra il braccio.

"Non intendevo insinuare…non fraintendermi, Kaede!" e la sua voce mi sembra sincera.

Mi fermo per osservarlo: non sembra molto cambiato…i suoi capelli rossi sono forse un po’ più lunghi di quanto fossero allora…porta con sé l’arco e le frecce, con cui tante volte ci siamo sfidati…ha pantaloni e casacca sul verde, mentre i miei abiti sono sul blu…come era allora…davvero, non è cambiato molto d’aspetto, ma sei anni sono tanti…

"Kaede, sono stato prigioniero per sei anni, ho visto l’inferno in guerra e ora sono tornato per scoprire che mio padre è stato ucciso e che tutto ciò che avevo è stato bruciato…" e il suo sguardo è angosciato, la sua espressione ancora quasi incredula di quanto è capitato; e io provo autentico dispiacere per lui.

"Hanamichi, qualsiasi cosa ti abbia detto Koshino sappi che le accuse erano false…".

"Lo so. Ma questo mi fa sentire ancora peggio" ribatte lui.

Posso immaginarlo.

"Sei cambiato" gli dico. Non del tutto, ma non mi sembra più l’arrogante presuntuoso che era prima di partire, questo dev’essere l’amaro prezzo della guerra.

"Kaede, voglio aiutarti" ripete ed è serio nel dirlo, ma io scuoto la testa.

"Posso farcela benissimo da solo, non ho bisogno del tuo aiuto" io me la cavo benissimo da solo, l’ho dimostrato in questi anni in cui il feudo ha gravato sulle mie spalle.

"Dannazione, perché devi sempre essere la solita volpe indisponente?!" sbotta lui e a me verrebbe quasi da sorridere.

Volpe…ha iniziato a chiamarmi così diversi anni fa, quando ci esercitavamo con le armi e lui diceva che io ero infido come una volpe; e io gli replicavo che semmai ero furbo come una volpe… e poi spesso finiva in rissa, con un bisogno di colpirci a volte spropositato, di cui non capivo fino in fondo la ragione…

Non è passato moltissimo tempo, adesso abbiamo ventitre anni, ma sembra trascorso un periodo infinito. Eppure, questa sua battuta ha ricreato la stessa atmosfera di allora.

"Idiota!!!".

E ora mi aspetto le sue recriminazioni, la sua faccia offesa e magari anche le sue grida oltraggiate a ribadire che lui non è un idiota…e invece no, sorride in modo un po’ triste e stanco, sembra accarezzarmi con lo sguardo nel dirmi: "Volpe, pare che questo nostro scambio di battute sia l’unica cosa che non sia cambiata!!!! Non sai quanto ne avessi bisogno…".

Devo ammettere di provare davvero dolore per la sua situazione, tento perfino di mettermi al suo posto, cosa non facile per me che di natura preferisco tenere a distanza le persone e il loro essere; ma ora voglio provare a capire come mi sentirei io, se tornando dopo sei anni di prigionia e privazioni, avessi trovato il mio mondo capovolto… e comprendo che decisamente non è più l’Hanamichi sbruffone e megalomane che conoscevo. Ma nonostante questo, scorgo ancora nei suoi occhi la scintilla dell’allegria e del buonumore, della forza che lo fa andare avanti, a dispetto del lutto e della perdita e per questo lo ammiro. Mi rendo anche conto che, sebbene sia lui quello rimasto senza terre e senza famiglia, ora è qui a preoccuparsi per me. Ma la sua situazione è un motivo in più per non permetterglielo.

"Io sto bene, Hanamichi…qualsiasi cosa ti abbia chiesto mio padre in punto di morte, io te ne dispenso" gli ribadisco, con sicurezza. Non ho bisogno di nessuno.

Ma lui si arrabbia, diventa rosso in volto, si acciglia: "Qui non c’entra tuo padre, sono IO che voglio aiutarti!!!! È una cosa che riguarda me e te e…" ma prima che possa continuare ci interrompe la voce nervosa di Mitsui.

Con l’aiuto di una scala, prima, è riuscito a salire sul muro di cinta del cortile, che non è altissimo a dire il vero, e da lì stava scrutando verso l’orizzonte.

"Hanamichi, stanno arrivando gli uomini dello sceriffo, guidati da quel Koshino!! Dobbiamo andarcene di qui!!!" grida, poi scende rapidamente e subito si dirige verso Kogure, che era rimasto a terra ovviamente. La sua cecità è stata una delle conseguenze più tragiche di quanto accaduto ai Sakuragi.

"Forse mi stanno cercando…" mormora Hanamichi.

"Perché?".

"Ehm…ho ucciso alcune guardie…" mi spiega lui, imbarazzatissimo, e ora è la mia volta di alterarmi: "Che cosa? Ti sei messo subito nei guai?! E ora stanno venendo qui, dopo tutto il mio impegno per tenerli lontani?!" non tanto loro, quanto proprio lo sceriffo di Nottingham ad essere sincero… non si è affatto preoccupato di nascondermi le sue intenzioni nei miei confronti…lo odio!!!!

Lo vedo avvampare al mio scatto, ma allo stesso tempo non si muove, resta immobile di fronte a me…

"Sbrigati, Hanamichi!!! Non abbiamo molto tempo per sparire!!!" lo incita Mitsui, che è già montato in groppa ad un cavallo e ora sta aiutando Kogure. Ma …un momento…

"Fermi, quello è il MIO cavallo!!!" e io ne ho bisogno…

"Hai sempre avuto buon gusto, Kaede!" ride Mitsui, un sogghigno più che altro, per farmi capire che non scenderà di lì.

Un forte rumore di zoccoli sul terreno ci fa voltare. Stanno per arrivare, devono essere appena fuori dal cortile, bloccando quella via d’uscita con la loro presenza.

"Hanamichi!!" gridano Mitsui e Kogure.

"Non ti lascio da solo" si impunta lui, testardo come è sempre stato.

"Ora basta con questi atteggiamenti infantili!!!- poi alzo la voce- Fermateli, stanno rubando i miei cavalli!!!" grido, all’indirizzo delle guardie, che ormai stanno varcando la cancellata.

Ora si agita anche lui: "Dannata volpe!!!!!" mi dice, mettendosi finalmente a correre, appropriandosi di un altro cavallo e lanciandolo in corsa. Hanno una sola via di fuga, possono solo saltare il muro opposto a quello bloccato dai soldati e infatti lo fanno, mentre loro scoccano le frecce per colpirli…io trattengo il fiato fino a che non li vedo scomparire dalla mia vista.

Per fortuna…non l’ho fatto per cattiveria: se lui fosse rimasto, avrebbe ottenuto solo di farsi ammazzare…

"Davate rifugio a dei fuorilegge, duca?" mi chiede a brutto muso Koshino di Gisborne, a pochi passi da me, trattenendo il suo cavallo. È un amico dello sceriffo e mi odia da sempre, forse proprio per l’interesse di Sendoh nei miei confronti…

"Erano ladri, imbecille!" lo gelo io, con tutto il mio disprezzo.

"Fuori di qui li cattureremo più facilmente" commenta lui e poi si slancia all’inseguimento con i suoi uomini.

Quando torna la calma, sono io a salire sulla scala e a guardare oltre il muro, sperando di scorgerli…vedo i soldati e noto anche loro, già abbastanza lontani…ma il mio cavallo deve portare due pesi e quello preso da Hanamichi è stato colpito da una freccia, ho fatto in tempo ad accorgermene…cerco di capire rapidamente se abbiano o meno un nascondiglio a portata di mano, un posto dove poter stare al sicuro almeno per un po’…guardo un attimo verso ovest…

Ma certo!!! Possono rifugiarsi nella…

 

"La foresta di Sherwood!!!! È la nostra sola possibilità!!!!" grido ai miei compagni di fuga, mentre prosegue la corsa forsennata dei cavalli; ma questi poveri animali sono feriti e hanno bisogno di riposare, nonostante non abbiano percorso un tragitto lungo. "Ma…è una foresta infestata!!" protesta Kogure, stringendosi con forza alla vita di Mitsui per non cadere.

"Ah, quella storia di fantasmi…ma non ti preoccupare, Kiminobu, tanto tu non li vedrai!" questa risposta mi viene spontanea, non mi rendo conto subito che potrebbe essere offensiva, ma se ne accorge Mitsui che avvampa per l’indignazione.

"Brutto idiota insensibile…ma come ti è venuto in mente di…" si infervora, ma è proprio Kiminobu a ridere e a fermarlo: "Lascia stare, Hisashi! Lui ha ragione, sai…non ho bisogno di falsi pietismi, preferisco che lui scherzi con me come un tempo, se necessario anche sulla mia cecità…".

Io sorrido, anche se mi sento comunque un po’ contrito: "Ti ringrazio, amico…- e poi aggiungo a voce più alta- E ora nella foresta, senza indugi!!!!".

Facciamo rallentare l’andatura dei nostri destrieri per addentrarci nel fitto della foresta, e io sono certo che in questo modo semineremo le guardie dello sceriffo. Certamente non avranno abbastanza fegato per inseguirci fin qui…

Ora l’andatura dei cavalli è lenta, ci muoviamo con cautela fra cespugli e alberi. La foresta di Sherwood…si dice che sia popolata da fantasmi e spiriti e che sia pericoloso entrarvi…mah, questa è superstizione!!!! Per quanto…

Ma non c’è tempo per pensarci o per avere ripensamenti e uscire di qui adesso significherebbe soltanto diventare noi stessi degli spettri: non ci vuole molto a capire che l’ordine dato da Sendoh di Nottingham dev’essere di eliminare anche me e Hisashi, gli unici superstiti dei Sakuragi e dei Mitsui…famiglie famose per la loro fedeltà alla corona, ora che ci penso…

Dal nostro nascondiglio vegetale possiamo vedere le guardie che si fermano ai limiti della foresta, sembra quasi di percepire in modo tangibile la loro esitazione, il timore superstizioso con cui guardano a questi alberi. Poi Koshino si avvicina un po’ più degli altri: "Hanamichi Sakuragi!!! Sei un fuorilegge figlio di un fuorilegge…tuo padre è morto da vigliacco, maledicendoti per la tua lontananza!!!" grida a pieni polmoni. E io mi sento avvampare.

Maledetto, come osa?! La mia mano stringe più forte le briglie, vorrei prendere la spada e slanciarmi contro di lui per placare la mia ira, ma Mitsui mi blocca con le sue parole: "Hanamichi…non servirebbe a niente farsi uccidere così…".

"Per riabilitare il nome di tuo padre ci vorrà tempo…non buttare via la tua vita in questo modo…" e questo è Kogure, che di sicuro vuole questa riabilitazione quanto me. Respiro profondamente una, due, tre volte prima di essere nuovamente lucido, senza avere la vista annebbiata dalla rabbia. Hanno ragione: questa provocazione ha il solo scopo di farmi uscire allo scoperto per attaccarmi…non posso cadere così nel loro basso tranello…non gli darò questa soddisfazione…

Non ottenendo reazioni, quei bastardi se ne vanno, troppo vigliacchi per sfidare gli spettri di Sherwood, ma prima di scomparire Koshino grida: "Torneremo, non crediate di essere al sicuro!!!!".

Vi aspetterò con ansia, penso; non ne vedo l’ora…

Con lentezza e cautela, ci decidiamo allora a far procedere i nostri cavalli in questo angolo verde della contea. I miei compagni mi sembrano un po’ nervosi.

"Io sento dei rumori…" dice Mitsui, teso. Vedo che Kogure lo stringe più forte. Li sento anch’io, ma ho l’intuizione di alzare gli occhi verso i rami più alti degli alberi e quello che scopro mi fa ridere.

"Ecco gli spettri e i rumori, razza di creduloni!! Campane a vento!!!!" e indico a Mitsui il gioco semplice ma efficace dei legnetti pendenti dai rami e scossi dal vento o dalla brezza; lui descrive la scena a Kogure, che lo ascolta attentamente e poi ci fa notare: "Ma questo trucco non si è creato da solo…qualcuno deve comunque averlo predisposto" intendendo che probabilmente non siamo soli…

"Questa foresta ha un suo spirito e dei suoi occhi, me lo sento!" ribadisce Mitsui.

Sarà, ma non mi interessa; alzo le spalle e penso ad altro mentre faccio avanzare il mio cavallo, senza seguire un percorso ben preciso, a dire il vero, visto che non sono mai stato qui prima d’ora.

Penso a Kaede.

È ancora più bello di quanto me lo ricordassi e ho pensato spesso a lui nei miei sei anni di prigionia…a volte suo padre, per non pensare al dolore, ricordava i nostri giochi di ragazzini, i momenti spensierati della nostra adolescenza e con lui li rivivevo anche io, attaccandomi a loro per non sprofondare nella disperazione…a volte la mia mente tornava a lui spontaneamente, rammentavo le liti che avevamo avuto per la mia decisione di partire, ricreavo il momento dei nostri saluti, quando lo avevo abbracciato e mi ero sentito improvvisamente inquieto all’idea di non vederlo per molto tempo…

Ho ritrovato Kaede come lo ricordavo, forse ancora più bello e ancora più forte, determinato. Ma non mi interessa; gli ho detto la verità prima, non c’entra niente la promessa fatta al duca, voglio essergli d’aiuto, stargli vicino e proteggerlo, anche se so che non ne ha davvero bisogno. O forse sì. Penso allo sceriffo Akira Sendoh e mi sento ribollire il sangue. Purtroppo lo conosco, è il figlio del precedente sceriffo, che a quanto pare deve essere morto durante la mia assenza. Non credo che alcuno lo rimpianga…Suo figlio Akira era all’apparenza pacifico e sorridente e di sicuro lo è ancora, ma sotto questa superficie dorata era anche uno abituato ad ottenere quanto volesse, senza chiedere il permesso a nessuno. E secondo me ora vuole Kaede. È da quando il suo nome è saltato fuori nella nostra conversazione che ho questo sentore…lo so che ho avuto un’espressione poco felice, che alla mia volpe è sembrato che stessi alludendo a dei favori di ‘quel’ genere in cambio del mantenimento dei suoi terreni…ma Kaede è ingenuo per queste cose e secondo me, invece, prima o poi quell’individuo vorrà riscuotere la ricompensa per la sua presunta gentilezza di non aver fabbricato prove false per far fare ai Rukawa la fine dei Sakuragi e dei Mitsui. Uh? Cosa ho pensato…? La ‘mia’ volpe? Il ‘mio’ Kaede? Il cuore mi batte un po’ più forte quando mi rendo conto di cosa implichi questo aggettivo possessivo che ho spontaneamente formulato, mi sento spiazzato e imbarazzato, ma mi viene anche da sorridere…il ‘mio’ Kaede…come mai mi sembra che questa definizione dolce e possessiva sia da sempre nel mio cuore? Perché questo prepotente bisogno di tornare da lui, ora che l’ho rivisto, e dirgli che resterò lì, che lui lo voglia o no? Perché…

"Hanamichi?! Ma mi ascolti?" il tono irritato di Mitsui mi scuote e mi costringe a riportare la mia attenzione su ciò che mi circonda. Lo fisso: "Eh?".

"C’è un torrente da guadare" mi fa notare lui, osservando il corso d’acqua. Lo osservo anche io: è abbastanza largo e posa su di un terreno scosceso, il che crea anche alcune cascatelle. Spero che non sia troppo profondo, perché per essere davvero al sicuro nel centro della foresta dobbiamo assolutamente attraversarlo.

"Com’è piacevole lo scrosciare dell’acqua che scorre…" mormora Kogure, con un sorriso. Lo guardo per un attimo con affetto: è quello di noi che sta peggio, eppure per certi versi sembra il più sereno; la mano di Mitsui, protettiva, stringe una delle sue, il suo sguardo spesso così duro si addolcisce.

"Effettivamente è piacevole…- dico io, scendendo da cavallo e posando a terra l’arco e la faretra- Prega che sia anche poco profondo…" suggerisco, mentre mi avvicino e con la mia spada cerco di capire quanto questa affondi nel torrente. Per fortuna, tocca il fondale!!! Bene, perfetto!!! I cavalli non si affaticheranno troppo e noi non ci bagneremo molto!!! Mi volto entusiasta verso i miei amici: "E’ tutto a post…" e mi ritrovo improvvisamente nell’acqua, senza più la spada che mi è caduta ed è andata a fondo…ma cosa? Sono per caso inciampato? No, vedo una corda tesa vicino a me, quella che mi ha fatto cadere…

"Il cretino di giornata inciampò sulla fune tirata!!!! Se volete guadare il fiume dovete pagare una tassa, ricco signore!!" grida una voce canzonatoria dai cespugli. E non appena finisce di parlare, ad un cenno a noi invisibile, sbucano fuori dalla vegetazione altri uomini, gridando contro di noi, anche se non hanno poi le facce cattive...saranno una ventina e tra di loro riconosco il giovane ladro di cervi che avevo incontrato ieri. Scambio una rapida occhiata con Mitsui, che si è visto circondare il cavallo, e lo vedo teso, pronto a scattare ma preoccupato per Kogure. Affrontiamo anche questa, sospiro tra me e me…

"Che volete? Come vedete ho perso la mia spada e sono inoffensivo!" proclamo io. No, non hanno le facce da assassini, forse c’è speranza…

Uno di loro avanza rispetto agli altri e mi dice con molta tranquillità: "La foresta di Sherwood è come se fosse nostra e se voi volete attraversarla ci dovete pagare una tassa. Solo questo, vi assicuro che non vi faremo niente…".

Io lo fisso negli occhi: "Sei il loro capo?".

"Sono Yohei Mito, il migliore del bosco" ma parla senza arroganza, con molta serenità, come se stesse dicendo un principio appurato e riconosciuto da tutti gli altri e infatti credo proprio che sia così. È un fuorilegge, su questo non c’è dubbio, ma c’è qualcosa di molto rispettabile in lui. Deve avere un suo codice d’onore.

"Capisco, ma io e i miei amici non abbiamo niente" gli faccio notare, sperando si accorga che non abbiamo neanche un bagaglio con noi. Si leva un generale brusio di incredulità, ma lui si limita a scuotere la testa con aria di divertita sopportazione: "Ne sei sicuro? Hai un bel medaglione d’oro al collo…paga con quello e potrete girare per la foresta tutto il tempo che vorrete".

Io sussulto, poi sfioro l’oggetto in questione con reverenza: "Non posso darti questo: per me è sacro" replico con sicurezza, perché capisca che non sto scherzando.

"Ti assicuro che sarà sacro anche per noi, dato che ci darà il pane per il prossimo mese…" ribatte Yohei Mito, con una velata ironia.

Ci penso su e decido di rischiare: "Ti darò il medaglione solo se mi batterai" propongo e vedo i suoi occhi illuminarsi per la sfida, non sembra affatto spaventato, ma anzi molto contento della piega presa da questo incontro. Io lo sono un po’ meno, a dir la verità…

Intorno a noi, i suoi uomini sono euforici all’idea di uno scontro tra noi due e fanno il tifo per il loro capo; Mitsui e Kogure, invece, rimangono a riva, dopo che io ho fatto capire al mio amico che non deve intervenire.

Yohei si arma di un bastone molto lungo e il giovane che ho salvato ieri me ne porta un altro uguale perché il combattimento sia alla pari.

"Grazie…tu come ti chiami?" gli chiedo.

"Ryota Miyagi…grazie a te per ieri. Ehi, capo!!! Quest’uomo ha ucciso alcuni uomini dello sceriffo, lo sapevi?" grida al suo indirizzo.

Lui alza un sopracciglio: "Davvero? Sarà ancora più interessante…".

E poi cominciamo e non è affatto facile: intanto le rocce su cui poggiamo, sporgenti dall’acqua, sono comunque umide e scivolose; poi i colpi ricevuti da un bastone fanno molto male; terzo, siamo agili e bravi tutti e due ed è difficile prendere il sopravvento. A volte cado nel torrente, a volte cade Yohei, ma poi ci rialziamo subito, pronti per proseguire. Il tifo, ovviamente, è tutto per lui e le voci di Mitsui e Kogure non riescono a farsi sentire più di tanto in mezzo a questa confusione. Ad un certo punto mi stanco…mi stanco emotivamente intendo…devo chiudere la questione, non ne posso più!!! Questa gente è povera, l’ho capito, e ammiro la determinazione con cui Yohei vuole qualcosa che procuri cibo alla sua banda, ma io ho un motivo altrettanto forte per non rinunciare al mio medaglione: è l’ultimo legame con mio padre e con la mia famiglia…e poi che direbbe Kaede, se sapesse che me lo sono fatto portare via senza combattere? Lui non lo permetterebbe mai…

Sferro un colpo con tutte le mie forze e infatti si rivela quello decisivo: Yohei cade all’indietro e rimane stordito, senza più il suo bastone; io mi porto davanti a lui e gli tendo una mano per aiutarlo a rialzarsi, facendo anche però capire chiaramente chi sia il vincitore. Lui la guarda rimanendo calmo.

"Qual è il tuo nome?" mi chiede, mentre i suoi uomini si sono ammutoliti.

"Hanamichi Sakuragi di Locksley" rispondo.

"Adesso capisco…" mormora. L’eco delle sventure dei Sakuragi deve essere giunto fino alle loro orecchie, nel corso delle loro scorribande fuori dalla foresta. Poi mi sorride e accetta il mio aiuto, stringe la mia mano: "Restate con noi" dice semplicemente.

E fecero festa e versarono il vino

sotto le foglie a gara;

gustando dei buoni pasticci di carne

insieme alla birra chiara.

Ci siamo conosciuti tutti, non ricordo ancora i nomi di ogni persona, ma parecchi sì: Ryota Miyagi, Okusu, Noma…Norio Hotta…ce ne sono molti altri, forse domani avrò la mente più lucida. Anche Mitsui e Kogure si sono presentati e ora mangiamo e beviamo tutti insieme, attorno ad un fuoco, sotto gli alberi, passandoci il fiasco con l’idromele. Conoscevano tutti la sorte dei Sakuragi e dei Mitsui e ora Yohei , che si è arrampicato sul ramo più basso di un albero, mi parla di loro.

"C’è una taglia sulla testa di ognuno di noi: uno sceriffo scellerato dice che gli dobbiamo delle tasse, te lo immagini?- risate da parte di tutti- Ma nessuno osa entrare a Sherwood…".

"Però io ho scoperto il vostro trucco per simulare rumori inquietanti…quanto tempo passerà prima che lo scoprano anche le guardie?" spiego, mostrandomi preoccupato; dopotutto la sicurezza di questo bosco riguarda anche me, ora che ho deciso di fermarmi qui con Mitsui e Kogure.

La mia osservazione li turba.

"Finora hanno funzionato e del resto che dovremmo fare di più?" chiede Miyagi, innervosito dall’argomento.

Ci penso un attimo: "Attaccare anche noi…la prossima volta che una guardia metterà piede a Sherwood potremmo attaccare a nostra volta e quindi mandare un chiaro messaggio allo sceriffo".

Dall’albero mi arriva la risata di Yohei: "Avrei dovuto spaccartela quella testa da nobile!!! Tu ragioni come un soldato perché sei stato tale, ma qui è diverso…questi uomini hanno rubato per fame, ma nessuno di loro è un assassino, sono tutta brava gente e per di più senza addestramento...farebbero la fine delle pecore mandate al macello...".

Mi passano l’idromele e io ne bevo un sorso, in silenzio; guardo le semplici e povere costruzioni di legno in cui vivono gli uomini di Sherwood e in cui vivremo anche noi da stanotte. Yohei ha ragione: non sono pronti, non sono organizzati, non ancora…

"Voi due volete vendicare le vostre famiglie?" chiede Miyagi, fissando alternativamente me e Mitsui.

"E lui" dice impulsivamente Mitsui, indicando Kogure al suo fianco; il mio amico mi sembra stanco, alla luce del fuoco, e la benda che gli copre gli occhi mi procura una stretta allo stomaco. Immagino cosa sia per Mitsui vederlo così…si vogliono ancora bene, questo l’ho capito, la lontananza non ha intaccato l’affetto che provavano…

"Non me…questo non è stato fatto a me soltanto. Bisogna impedire allo sceriffo di nuocere oltre…io non sono contro la legge, ma contro chi la distorce" mormora, tendendo le mani verso il fuoco per scaldarsi.

"Ehi, anche noi l’abbiamo violata!!" ride Yohei.

"Distorcere e violare la legge sono due cose diverse. E a volte bisogna saper andare oltre la legge per trovare la giustizia" dice Kiminobu e io riconosco nelle sue parole il frutto dei suoi studi filosofici. Ha ragione.

Ma è ancora presto, mi ripeto mentalmente.

"E’ inutile pensarci adesso…abbiamo bisogno di tempo" dico fra i denti, gettando un ramoscello fra le fiamme, con rabbia trattenuta.

Perché devo essere costretto a nascondermi? Cosa starà facendo Kaede in questo momento? Sarà al sicuro? E quell’infame maniaco, quanto ci metterà prima di farsi avanti? Devo aspettare, sì, ma non è facile perché ho troppi motivi per volermi vendicare di Nottingham: mio padre, la mia terra, il mio onore…Kaede. Kaede, perché ho l’opprimente sensazione che sia in pericolo…e poi la famiglia di Mitsui e gli occhi di Kiminobu e ora anche questi nuovi amici, costretti a vivere isolati, nella foresta, perché spinti a rubare dalla fame che se ho ben capito ha portato LUI con le SUE tasse. Quanto lo odio quel maledetto!!!!

"Hanamichi?" la voce di Yohei mi scuote dai miei pensieri cupi.

Alzo gli occhi e incontro i suoi, mentre lui se ne resta seduto sul ramo dell’albero.

"Ci penserai domani" e mi sorride tranquillamente. È incredibile quanto siamo in sintonia io e lui anche se ci conosciamo soltanto da poche ore.

"Ci penserò domani" annuisco io, ricambiando il sorriso.

Yohei ride leggermente: "Continuiamo a goderci questa serata! Questo è il massimo che noi uomini semplici possiamo permetterci…qui a Sherwood siamo al sicuro- poi muove il braccio ad indicare l’intera foresta- Qui noi siamo dei re…".

Hanamichi sarà riuscito a rifugiarsi nella foresta? Me lo chiedo in questa domenica mattina, mentre il frate invoca su noi signori la grazia di Dio perché il popolo sia governato saggiamente e chiede una particolare benedizione per lo sceriffo di Nottingham Akira Sendoh. Questi è seduto non distante da me e non mi è sfuggito che ogni tanto si è voltato a guardarmi…occhiate rapide ma mai inespressive…ho già detto che lo odio?!

La funzione finisce e io voglio solo andarmene da Nottingham, che mi appare sempre più come un nido di serpi, per tornare nel mio feudo, che è piccolo ma è comunque mio…sono il cugino del re, ho dei doveri…questo è il principale motivo per cui finora non ho trattato Sendoh con la durezza che meriterebbe: la mia parte più istintiva mi imporrebbe di prenderlo a pugni ogni volta che lo vedo, ma so essere anche freddo e razionale, so dominarmi e so di doverlo fare, a malincuore, proprio perché le mie azioni avrebbero ripercussioni su persone innocenti, metterebbero a rischio la gente del mio feudo, che di sicuro mi verrebbe tolto ad arte in assenza del re…e quindi devo comportarmi in modo distaccato ma civile con lui. In fondo, è anche un modo per poter osservare molte cose…

Mi avvicino ad una delle cappelle laterali della cattedrale di Nottingham e accendo un lumino; di solito non lo faccio, ma oggi ho bisogno di pregare: non so che fine abbiano fatto Hanamichi, Mitsui e Kogure. È vero che già questo dovrei considerarlo un buon segno, perché se li avessero presi lo saprei…Sendoh e Koshino lo avrebbero fatto proclamare a gran voce…ma non so se Hanamichi stia bene, se sia rimasto ferito, se abbia incontrato pericoli sconosciuti lungo la sua fuga…ora dovrebbe essere nascosto nella foresta di Sherwood…

Detesto non avere una situazione, qualsiasi situazione, sotto controllo!!! E, invece, adesso è proprio così…

Sto per allontanarmi dalla cappella quando mi si avvicina un mendicante, o almeno credo che lo sia, con un cappuccio ben calato a nascondere il volto.

"Aiutate un pellegrino cieco, milord. Un pellegrino che sarebbe davvero sventurato a non poter contemplare la vostra bellezza…".

Eh?

Alzo gli occhi verso di lui, un po’ offeso per la sua ultima frase, quando lui si tira leggermente indietro il cappuccio e io mi trovo davanti allo sguardo divertito e al sorriso aperto di Hanamichi!!!

"Ma…" mormoro e rapidamente mi guardo intorno per assicurarmi che Sendoh non sia nelle vicinanze…eccolo, lì, vicino al grande portone, intento a parlare con altri nobili… Torno a osservare Hanamichi: questo pazzo è entrato nella fossa dei leoni!!! E io ne sono preoccupato, ma lo ammiro anche…

"Che ci fai qui, idiota?" gli sibilo, riprendendo a fissare la cappella come se pregassi, per non attirare l’attenzione di nessuno.

"Come stai?" mi chiede lui, simulando lo stesso atteggiamento di preghiera.

"Proprio perché sto bene, non ci tengo ad essere visto in compagnia di un fuorilegge! Lo sai che c’è una taglia sulla tua testa?" lo avviso, cercando di usare un tono indisponente per farlo andare via. E non è facile, perché ora sono felice di vedere che sta bene, che non è ferito…be’, voglio che resti così!!! Deve andarsene al più presto! La notizia che gli ho dato, tuttavia, sembra renderlo contento.

"Una taglia su di me? Davvero?!".

"Guarda che non te ne devi vantare!" replico, bruscamente.

"E di quanto è?" sembra sempre più curioso.

"Di cento monete".

Hanamichi si acciglia: "Come sarebbe a dire, cento monete?! Così poche? Vedrai che le farò diventare mille in breve tempo!!!" sembra davvero offeso e io so perfettamente che è capacissimo di attuare questo proposito, quindi gli mormoro: "Attento, sai…per mille monete potrei consegnarti io stesso a Sendoh!" sperando di scoraggiarlo. Tutto inutile…

"Volpe insopportabile!- ma il suo tono è dolcemente affettuoso- Voglio solo sapere se hai bisogno d’aiuto…e poi vorrei parlare con alcuni dei presunti testimoni al processo di mio padre".

Questo no!!! È troppo rischioso, devo impedirglielo.

"Non farlo!! Non cercare di parlare con alcuno, tu non sai cosa stia succedendo: lo sceriffo ha mandato a chiamare nel suo castello tutti i maniscalchi di Nottingham e pare che li stia facendo lavorare giorno e notte per preparare corazze e spade!" gli spiego.

Lui si gira appena, i suoi occhi brillano di rabbia: "Come lo sai? Te lo ha detto lui?" se non mi sembrasse improbabile, mi sembrerebbe geloso…

"In parte, in parte mi hanno raggiunto le voci che circolano fra i nobili della contea" cerco di parlare con la mia voce più bassa.

"Cosa ha in mente ?".

"Non lo so, ma sotto quel suo aspetto pacifico è un ambizioso. Coloro che lo hanno appoggiato dichiarando il falso contro tuo padre non lo tradiranno in un momento in cui è così forte: ti consegnerebbero a lui e saresti ucciso…quindi ora torna nella foresta e restaci!!" glielo sto ordinando e lui non lo gradisce, lo vedo bene, anzi credo che cerchi proprio la provocazione!!

"A presto, Kaede…- mi sorride- Tornerò il prima possibile…" e si allontana, dirigendosi esattamente verso uno dei nobili implicati.

Maledizione!!! Idiota e testardo come sempre!!!

E poi tutto accade molto velocemente: lui che prova ad accostarsi ad un vecchio conoscente di suo padre, qualcuno che si insospettisce e gli abbassa di colpo il cappuccio rivelando il suo volto proprio mentre Sendoh sta passando lì a fianco, i due che sono alla fin fine faccia a faccia…

Scorgo la sorpresa negli occhi di Sendoh e Hanamichi è lesto a sfruttare questa sua momentanea immobilità: gli sferra un pugno che io riconosco carico di rabbia e poi corre verso l’uscita.

"Chiudete le porte!!!- grida lo sceriffo, a terra e con il labbro sanguinante, sostenuto da Koshino- Chiudete le porte di questa dannata città!!!".

Intanto un soldato cerca di serrare quelle della cattedrale per impedirgli la fuga, ma a questo posso porre rimedio io: favorito dall’ombra, lo colpisco stordendolo e facendolo accasciare al suolo e lui può andarsene; mi sposto anche io verso il portone e guardo al di fuori: per un attimo la luce del sole mi abbaglia. Lo cerco e lo vedo mentre salta su un cavallo e se non fossi Kaede Rukawa probabilmente scoppierei a ridere: sta rubando il cavallo di Sendoh e scommetto che non lo ha scelto a caso!!! Intorno a lui la folla è stupita, non capisce bene cosa stia capitando, non riescono a fermarlo e a dire il vero neanche ci provano, ma in fondo lo so che anche se ci provassero non potrebbero bloccarlo…quando Hanamichi è in questo stato d’animo nessuno può riuscirci. Soltanto io. Forse.

D’improvviso mi accorgo che Sendoh è accanto a me e inizia a richiamare all’ordine le guardie: "Chiudete quelle maledette porte!!!" urla con tutto il suo fiato.

Ma è inutile. I soldati iniziano a farlo, ma Hanamichi è più veloce: è talmente rapido da riuscire ad afferrare anche un sacco di pane del piccolo mercato qui vicino e poi sferza il suo nuovo destriero bianco (davvero mi diverte questa cosa…) che è rapido come il vento nell’uscire da Nottingham e correre lungo il sentiero verso l’aperta campagna.

Io volto appena il capo per studiare la reazione di Sendoh a questa umiliazione…sembra disteso come sempre, ha solo la mascella lievemente contratta, ma vuole mantenere un atteggiamento composto ora che lo sguardo confuso del popolo è su di lui. Si schiarisce la voce, che è comunque un indizio di nervosismo, poi proclama: "E’ uno dei fuorilegge di Nottingham, di quelli che si rifugiano a Sherwood…li prenderemo presto!!!" lo dice con estrema sicurezza, poi lo sento bisbigliare a Koshino e al suo scrivano: "Che la taglia sulla sua testa diventi di cinquecento monete!".

Ho sentito abbastanza…approfitto della confusione per andarmene senza dover ipocritamente salutare nessuno e mentre cavalco velocemente fino a casa ripenso alle sue parole: mi ha detto 'a presto’…vuol dire che si rifarà vivo? Spero di no, per il bene di tutti, ma non posso negare che una parte di me vorrebbe rivederlo il prima possibile… ora che è tornato, dopo così tanto tempo, non siamo ancora riusciti a parlare…sì, a parlare come facevamo in passato, con io che ascoltavo le sue chiacchiere, e poi in genere litigavamo e ci scappavano anche dei pugni o gare di tiro con l’arco, che vincevo sempre io… adesso che l’ho rivisto, mi accorgo di quanto mi sia mancato tutto questo…

 

 

È straordinario come la foresta di Sherwood mi sembri già un porto sicuro, un rifugio fidato, ma è proprio questa la sensazione che mi dà mentre guido il cavallo nel fitto dei suoi alberi, anche se mi era ignota fino a ieri…

Arrivo al luogo che ormai devo abituarmi a considerare come una casa e faccio fermare il mio nuovo destriero; quando smonto, mi trovo davanti Mitsui che lo guarda perplesso e poi chiede a gran voce dell’acqua.

"Grazie" gli sorrido; è strana questa sua gentilezza…

"Per il cavallo, non per te!" mi ghigna lui. Ah, mi pareva…

Io lo guardo male: "Avrei dovuto lasciartici in quella prigione!!!" ma non credo che il mio tono risulti convincente.

Anche gli altri si sono radunati attorno a noi.

"Che bel cavallo!" esclama Yohei, squadrandolo con ammirazione.

"Era dello sceriffo" dico, con una certa soddisfazione a farlo, e anche i miei amici ne sembrano divertiti, soprattutto Yohei, appunto.

"Diavolo, avrei pagato per vedere la sua faccia!!!! Certo che è stata un’impresa audace, speriamo di non ritrovarci tutti i soldati e le guardie a ridosso della foresta…" forse il pensiero non lo entusiasma, ma non lo dà a vedere.

"E anche se fosse?" lo guardo negli occhi, con sfida, ma Miyagi non gradisce e si altera subito: "Come sarebbe a dire?! Parli bene, tu che…".

"Io rischierei tanto quanto voi, né più né meno…e dico che è giunto il momento di organizzarci" replico e lui tace, spiazzato. Capisco che nella sua testa io sono prima di tutto ancora un nobile, non mi vede come un fuorilegge par loro.

"Forse è giunto davvero questo momento" è il semplice commento di Yohei, che parla tranquillamente, prima di tornare alle sue faccende.

Mitsui è rimasto in silenzio per tutto il tempo e ora che siamo di nuovo soli, io, lui e Kogure, dice a bassa voce: "Non mi piace quello che vuoi fare, Hanamichi: questa deve essere la NOSTRA vendetta…perché vuoi trascinarci dentro anche loro? Non li riguarda!".

Ma io non ne sono poi tanto sicuro: "Tu credi? Ognuno di loro ha un motivo per odiare lo sceriffo e poi non è giusto che passino la vita lontano dalle famiglie, sempre braccati come animali. Non ti sembrano motivi sufficienti?".

Lui non mi risponde, forse vuole rimuginarci sopra, si tira dietro Kogure e torna nella povera capanna di paglia e legno che ci hanno assegnato.

Solo allora io mi ricordo del sacco di pane che ho rubato dal mercato di Nottingham; lo prendo e mi reco dagli altri per distribuirlo equamente, così oggi potremo sfamarci tutti…per fortuna ho afferrato un sacco piuttosto grosso e capiente!!! Ero abituato ad un migliore trattamento alla mensa di mio padre, ma ora, dopo quanto mi è capitato, mi scopro a considerare il pane l’alimento più buono della terra e capisco bene i numerosi ringraziamenti a Dio che innalzano molti compagni vedendo le pagnotte che porgo loro…ne tengo una per me e ne metto da parte due per Mitsui e Kogure…anzi, meglio che vada subito a portargliele…

Mi avvicino alla nostra baracchetta ma mi blocco di colpo sulla soglia: Mitsui e Kogure stanno parlando e credo di capire che il primo abbia appena finito di raccontare la sua prigionia.

"Se non fosse stato per l’idea di Hanamichi, a quest’ora sarei morto…e ora sento solo tanta rabbia per tutto, per il passato e per il presente!!!!" dice Mitsui e infatti la si scorge bene nei suoi occhi; da quando ci siamo incontrati nuovamente, in quella disgraziata prigione, non hanno mai perso la loro sfumatura tormentata, amareggiata…guardo Kogure che lo ascolta attentamente; è straordinario come la benda che copre i suoi occhi non riesca a renderlo meno espressivo.

"Sai, Hisashi, sei cambiato e sei sempre lo stesso contemporaneamente" mormora lui, con un tono così basso che faccio fatica a coglierlo.

"Detesto fare le cose a metà!!" ribatte lui, per una volta autoironico e Kiminobu ride leggermente e poi gli chiede con molta semplicità: "Vorrei tanto guardarti in viso…posso?".

E Mitsui non sa che dire, non si sa mai che dire in questi casi, si limita a sussurrare: "Sì, ma come potresti…" e si interrompe, temendo di averlo ferito.

"Ora ho un nuovo modo di ‘vedere’" sorride Kiminobu e porta delicatamente le sue mani sul viso di Hisashi e con queste segue i suoi lineamenti, li sfiora appena, li riconosce, ritrova nella sua mente il volto che conosceva.

Mitsui arrossisce al suo tocco, ma non per l’imbarazzo e mi commuove guardare questo mezzo disertore, questa specie di delinquente, essere così scosso dal contatto gentile con il suo migliore amico.

"E questa come te la sei fatta?" chiede Kiminobu, passando un dito sulla cicatrice che l’altro ha sul mento.

"Una rissa…" spiega Mitsui, poi gli ferma la mano, si volta appena e ne bacia dolcemente il palmo; Kogure sta per dire qualcosa, ma si ferma, stupito.

"Per me vale ancora quello che ti ho detto prima di partire, e ora…" si ferma anche lui; non ho mai visto Mitsui tanto nervoso…

"E ora?" lo incoraggia Kogure.

"E ora sono tornato, Kimi-kun…" e sorride finalmente!!! E sorride anche Kogure. Quando Mitsui gli alza il viso per chinarsi sulle sue labbra, decido che forse è il caso che io me ne vada…

Raggiungo un grande tronco abbattuto che ho notato poco distante e mi metto a pensare…e non penso né a mio padre né al mio feudo, ma solo a Kaede; la scena a cui ho assistito ha smosso qualcosa dentro di me, una consapevolezza finora nascosta…la rivivo nella mia testa, solo che in questa nuova versione ci sono io ad alzare il viso di Kaede per baciarlo…e la cosa più sconvolgente è che il mio cervello ha cominciato a pensarci spontaneamente…come spontaneamente pensava a lui durante la prigionia…

Oggi ho potuto guardarlo per poco tempo, troppo poco, ma almeno so che sta bene; e ho visto il suo profilo perfetto e la sua pelle illuminata dalla luce delle candele…e quella sua indole deliziosamente insopportabile!!! Lui è sempre così fiero, orgoglioso…oggi voleva mettermi in guardia dai pericoli facendo finta che non gliene importasse niente…

Mi appoggio al tronco e sorrido, mi sento un sapore dolce nel cuore pensando a lui e mi abbandono a questa sensazione, qualunque cosa significhi…

 

 

La vendetta di Sendoh ha iniziato ad abbattersi sulle teste innocenti del popolo che abitava nel feudo dei Locksley. Provo molta ira, mentre dall’alto del mio castello osservo il fumo che si innalza verso cielo in lontananza…ma lo so cosa c’è in quella direzione: ci sono le terre che erano state di Hanamichi e di suo padre, ci vive ancora la gente del loro feudo, gente verso cui il conte Sakuragi era sempre stato benevolo, che non si era mai permesso di tassare eccessivamente…

Accanto a me ci sono uno degli scudieri e il mio scrivano; io mi limito a dire: "Che qualcuno vada a vedere cosa sta realmente succedendo… se ci sono persone ferite o bisognose portatele qui".

Lo scrivano sussulta: "Ma, milord, questi sono tempi di carestia e il raccolto del feudo non è stato…".

"Rinunceremo tutti a qualcosa! Anche io…ci faremo bastare il raccolto che abbiamo. E ora andate!" ordino, con il tono di chi non è abituato ad essere contraddetto. Ed è vero, non ci sono abituato. L’unico che ci provava era Hanamichi…ma del resto tener testa alla gente è una delle sue specialità.

Provo una gelida sensazione di vuoto mentre osservo il fumo dell’incendio e immagino le devastazioni prodotte dai soldati… conosco i metodi dello sceriffo in questi casi, sono gli stessi che aveva suo padre. Attendo per un tempo che mi sembra infinitamente lungo, ma alla fine il mio scudiero torna, accompagnando alcune persone. E loro mi raccontano delle gloriose imprese di Hiroaki Koshino, di come gli uomini da lui comandati abbiano saccheggiato, bruciato, ferito, ucciso…le povere case a pezzi, le provviste distrutte…

Maledetti!!! Il mio animo si ribella a tutto ciò e vorrebbe reagire, ma so che devo trovare il modo migliore e più efficace, non quello dato dalla rabbia; guardo questa gente e so cosa fare.

"Resterete qui, nelle terre dei Rukawa…qui non oseranno fare niente" dico loro con molta fermezza, per far capire che non tornerò sulla mia decisione, che ora sono al sicuro. Lo saranno davvero…sono il cugino del re, non faranno nulla contro di me… Loro mi ringraziano devotamente e forse anche un po’ increduli, ma io scuoto la testa per farli smettere, non è necessario e forse in verità io sono un po’ egoista perché non lo faccio solo per loro, ma anche per me, perché così mi sembra di poter aiutare lui… dando rifugio alla gente di quello che è stato il suo feudo mi sembra di aiutare Hanamichi…e spero che qualcuno aiuti lui…

Mi volto e faccio per tornare nel palazzo, dicendo al mio segretario: "Fate in modo che siano sistemati negli alloggi, date loro da mangiare".

L’uomo è insolitamente pallido: "Ma…ma milord…non sarà rischioso ospitarli? E se lo sceriffo…in fondo vengono dalle terre dei Sakuragi e lo sceriffo…".

"Lo sceriffo dovrà anche solo provare a dire qualcosa a riguardo e se ne pentirà!!! Nessuno può dirmi cosa devo o non devo fare…ho preso la mia decisone e questo è quanto!!!" lo dico in un tono così secco che non osa più contraddirmi e io finalmente riesco a ritirarmi nella mia stanza privata.

Lo sceriffo…potrei ripetere ogni giorno che lo odio e non sarebbe abbastanza!!! Detesto che abbia questo comportamento e che poi si presenti agli altri sempre con il sorriso di chi ha la coscienza pulita, quando non è vero!!! Detesto il modo in cui mi guarda e il modo in cui ultimamente cerca di sfiorarmi ogni volta che, purtroppo, ci ritroviamo vicini!!! Peccato dover essere diplomatici…ma per fortuna sono abbastanza freddo da riuscire ad esserlo. Respiro profondamente. Vorrei avere notizie di Hanamichi…vorrei sapere se sta bene, se ha saputo delle sue terre…ma non so come rintracciarlo, non ho controllo su questa cosa e per la prima volta, da molto tempo, mi sento angosciato…

 

È pomeriggio.

Sarebbe una giornata tranquilla se all’improvviso non notassimo delle ombre che avanzano nella foresta, ma sono ombre che si muovono bene, che conoscono il percorso da seguire, non che avanzino alla cieca cercando qualcuno senza sapere il ‘dove’ e il ‘come’. Quando escono dal fitto del fogliame, la luce che li illumina ci rivela un gran numero di uomini e donne, anche qualche bambino… Gli uomini di Sherwood si precipitano verso di loro, dalle parole gridate o mormorate capisco che sono le loro famiglie: i genitori, i fratelli e le sorelle, le mogli, i figli…

Ma quello che sto descrivendo non è un incontro festoso, tutt’altro: i nuovi arrivati hanno vesti lacere, tagli sui volti, come se fossero stati percossi…portano con sé dei poveri fagotti di panno che devono contenere pochi oggetti, come se fossero stati costretti alla fuga…sento parlare di soldati che incendiano, che rapinano, che feriscono e uccidono…

Fino a questo momento me ne sono rimasto appoggiato ad un tronco, ad osservare in disparte, con accanto Mitsui e Kogure; quest’ultimo, dopo un po’, sussurra gentilmente: "Le loro voci sono davvero dolenti…".

Vorrei rispondergli, forse sta per farlo Mitsui, quando una donna che appena arrivata ha abbracciato Miyagi chiede a gran voce: "Dov’è Hanamichi Sakuragi? È il figlio del nostro vecchio signore, no?" e la sua intonazione non è benevola.

Mi volto di scatto verso di lei, la fisso negli occhi: "Sono io" le rispondo.

"Cercavano te…e noi abbiamo perso tutto!" ora la ragazza parla normalmente ma c’è un che di accusatorio nel suo tono.

"Ayako…" mormora Miyagi, stringendola a sé.

Hanno perso tutto…davvero è colpa mia? O non è piuttosto colpa di Sendoh? Ha davvero così tanta paura di me? Perché? Perché non vuole che provi a riprendermi le terre che mi ha confiscato? Teme che lo accusi presso il re, quando sarà tornato, per aver processato mio padre in modo irregolare, con testimoni falsi? Oppure…oppure per Kaede? Rialzo lo sguardo, che avevo momentaneamente abbassato, e torno a fissare queste persone che aspettano da me delle risposte al loro dolore. Mi mordo un labbro, poi dico a voce alta: "D’ora in poi risponderemo alle aggressioni dello sceriffo!" e questo suscita un brusio irritato nei miei confronti, oltre allo scatto nervoso di Mitsui: "Questo no, Hanamichi!!!! Te l’ho già detto, la nostra vendetta non li riguarda!".

"Direi proprio di sì, invece" ma i loro volti sono o ostili o dubbiosi, non sanno che aspettarsi dalle mie parole; mi volto verso Yohei, che mi ascolta in silenzio, calmo, valutando la situazione che sto prospettando.

Mi rendo conto che bene o male ho la loro attenzione e che questo è il momento di convincerli. Siamo ad un bivio e questa consapevolezza mi dà un nuovo vigore… Con un salto, balzo sul tronco d’albero a terra, in modo da guardarli tutti mentre parlo loro e grido: "Possiamo farcela!".

Ma un giovane non è della stessa idea e propone: "C’è una taglia sulla sua testa!!! Consegniamolo allo sceriffo e quel denaro sarà nostro!!!".

Io volto lo sguardo verso di lui, alzo un sopracciglio e sogghigno beffardo: "Aha, ottima pensata e dimmi…secondo te cosa ne farà di voi Akira Sendoh, dopo?".

Lui ora sembra un po’ meno sicuro di sé: "Ci lascerà liberi…" borbotta.

Io scuoto il capo: "Errore…vi farà impiccare uno per uno!! La verità è che non ci resta altro che combattere, anche a mani nude se necessario, con le unghie e con i denti se necessario…e con l’unica vera arma che manca ai sicari di quell’uomo: il coraggio!!".

Le mie parole li hanno colpiti, lo vedo dai loro occhi non più accusatori.

"Ma come faremo? Loro hanno le armi e noi cosa abbiamo?" una voce dalla folla.

Io stendo le braccia ad indicare tutto ciò che è intorno a noi, più sicuro che mai: "Noi abbiamo la foresta di Sherwood! Non c’è nulla che la foresta non possa procurarci: ci darà il cibo, ci darà l’acqua, ci darà il legno per riscaldarci, per costruire le abitazioni e per fabbricare le armi…ci darà pietre e metalli e voi imparerete come si combatte! Sentite…Akira Sendoh ci chiama fuorilegge, ma io dico che per prima cosa noi siamo uomini liberi!! E un uomo libero che combatta per le persone che ama è molto più forte di qualsiasi mercenario al suo servizio!!! Per questo vi dico che, quello che ci hanno tolto, con l’aiuto di Dio, ce lo riprenderemo!!!".

Finisco di parlare e noto subito il volto disteso di Yohei che annuisce…è d’accordo con me, per fortuna…mi volto verso Mitsui e Kogure e li guardo seriamente, soprattutto Mitsui.

"Non posso pensare di dover trascorrere tutta la vita a nascondermi…questa questione va chiusa il prima possibile" spiego loro.

Mitsui mi fissa storto, ma credo che ormai stia rinunciando a protestare.

"Sta’ allegro!- gli dico, dandogli una manata sulla schiena- Dovrai addestrarli all’uso della spada!!!" e sorrido.

"Lui sarebbe fiero del tuo discorso" interviene Kiminobu.

Mi sento arrossire, mentre borbotto, colto alla sprovvista: "Lui, chi?" un patetico tentativo di dissimulare, lo so…

"L’unico lui della tua vita, chi altri?! Quando lo salutasti, sei anni fa, potevo ancora vedere e non era difficile interpretare i tuoi gesti, i tuoi sguardi…" ride Kogure.

"E che dice Rukawa di questo?" mi prende in giro Mitsui, che sembra di nuovo di buon umore.

"In che senso?" mi sforzo di essere vago.

"E’ anche lui fra ciò che ti devi riprendere?" mi provoca Mitsui. Lo dicevo, io, che dovevo lasciarlo in quella prigione…

"Lui non è un oggetto, che io debba riprendere! – lo dico d’impulso, perché è la verità- Kaede è la persona più libera e indipendente che io conosca, non qualcuno da ‘prendere’…e poi io stavo parlando di ciò che ci ha sottratto Sendoh e sicuramente Kaede non vi rientra…lui non è di Sendoh!!" e lo dico con forza, quasi con rabbia, perché il mio amico capisca bene quello che sto dicendo.

"Ma lo sceriffo lo vuole…" mormora Kiminobu, con prudenza, sapendo di ricordarmi una realtà scomoda. Sento una morsa alla bocca dello stomaco…ma mi riprendo subito: "Sendoh può volere molte cose, ma non è detto che le otterrà!!".

E poi Kaede lo odia, non è questo che mi preoccupa, è altro…mi accorgo di quanto sia forte il sentimento che provo per lui, di quanto vorrei correre fino al suo castello per gridarglielo e baciarlo, ma non posso. Non ancora. Abbiamo bisogno di tempo, io e lui, inoltre non so neanche se Kaede tenga a me quanto io tengo a lui…forse sì, qualcosa nel suo sguardo, in chiesa, può farmi sperare, ma devo dargli il tempo di scoprirlo…di riconoscerlo…e io voglio ripresentarmi davanti a lui non come un fuorilegge, ma come un uomo libero, come un uomo che si sia battuto per cambiare una situazione di ingiustizia!

Mi passa accanto uno degli uomini che è arrivato dopo il saccheggio delle terre che erano dei Sakuragi e lo fermo: "Che fine ha fatto il resto della popolazione? Eravate molti di più…sono tutti morti?!" chiedo, preoccupato.

L’altro scuote il capo: "Noi siamo venuti qui per via dei nostri familiari, che già vi si nascondevano, ma loro hanno trovato rifugio nel feudo di Kaede Rukawa" mi spiega. Io sorrido, felice. Kaede ha deciso di rischiare, di esporsi ospitando la gente di Locklsley e mi ritrovo a sperare che lo stia facendo anche per me. E poi subentra la preoccupazione, per quella stupida e insolente volpe, che ora comunque potrebbe avere dei problemi. Ma so che non posso impedirglielo. Tutti e due, ognuno con i suoi mezzi, vogliamo contrastare le decisioni di quel traditore; mi volto di nuovo verso Mitsui e Kogure, poi mi guardo intorno e mormoro: "C’è così tanto da fare…". E proprio per questo non abbiamo tempo da perdere.

Abitazioni, armi, organizzazione…tutto verrà costruito e ricostruito e, una volta presa la decisione, dopo i primi mugugni a mezza bocca, scoppia l’entusiasmo generale; forse perché sotto sotto i nostri nuovi compagni non erano poi soddisfatti del loro vivere alla giornata.

Costruiamo nuove case e capanne, scegliendo arbusti più solidi per dar loro tetti e coperture migliori; passiamo giornate intere a spaccar legna e la sera sento le spalle indolenzite eppure sono contento: sotto i nostri occhi, prende forma un vero e proprio villaggio sapientemente nascosto fra gli alberi della foresta. Yohei ha l’idea, che evidentemente accarezzava da tempo, di edificare anche piccole case sugli alberi, piccole piattaforme, collegando poi gli alberi tra loro grazie a ponti sospesi di corda e legno…e anche questo progetto, grazie alle nostre comuni forze unite, prende vita: gli alberi ora sono più nostri, un rifugio sicuro, una specie di nido per chi ci salga e tiri su con sé la corda per arrampicarsi…

In poco tempo sorge anche un capanno in cui custodiremo le armi che fabbricheremo con le nostre mani.

La notte, quando vado a dormire, sono stanco, ma non mi sono mai sentito così soddisfatto di me stesso in tutta la mia vita! Ho contribuito ad edificare qualcosa… in quanto nobile, finora ero abituato al mio castello, a quello dei Rukawa e dei Mitsui, a costruzioni ricche e belle, alle imponenti cattedrali di Nottingham e della nostra capitale, costruiti da altri per essere ammirati ed utilizzati da noi nobili signori…adesso, tutto quello che mi circonda dovrebbe sembrarmi brutto, sporco, squallido, povero…e forse lo è, ma è nato dalla fatica delle mie mani e di quelle dei miei amici, è nato dal mio desiderio di fare qualcosa di cui Kaede potrebbe essere fiero e quindi è quanto di più mio abbia mai avuto nella mia esistenza!

Una volta data una forma al villaggetto di Sherwood, passiamo alla preparazione delle armi e all’addestramento dei compagni del bosco e degli abitanti del mio feudo; a proposito di questi ultimi, devo dire che mi fa piacere notare come mi abbiamo accettato, come io non sia più l’erede dei Locksley, ma semplicemente Hanamichi…mi trattano con rispetto, ma con familiarità, forse perché hanno visto che non ho avuto paura di sporcarmi le mani, di tagliare legna, di cacciare per procurarci un pasto e non per divertimento.

Ben presto, nel capanno si accumulano archi e frecce, spade e pugnali; ben presto iniziano le esercitazioni pratiche.

Io insegno a prendere la mira per scoccare le frecce, naturalmente: come bersagli abbiamo messo insieme dei fantocci o abbiamo tracciato dei centri sui tronchi d’albero. Credo che tutto sommato Yohei e Miyagi sapessero già come maneggiare le armi, ma con gli altri devo scovare, da qualche parte nel mio carattere, una pazienza che non pensavo di avere e che mi stupisce !!!

I primi giorni sono un po’ un disastro, con le frecce che non si infilano neanche nel bersaglio, che a volte neanche lo raggiungono…mi ritrovo a guardare con invidia Mitsui che fatica molto meno di me ad insegnare ad un altro gruppetto i rudimenti della spada…però mi impongo di non dar retta alla mia indole irascibile e impaziente, per non umiliare questi uomini, e questa fatica viene premiata! A poco a poco, i bersagli vengono colpiti, il centro diviene sempre più a portata di mano, anzi di occhio. Yohei, che sapeva già tirare d’arco, mi aiuta ad insegnare agli altri e in breve lo sguardo che ci scambiamo io e Mitsui è di compiacimento per il reciproco lavoro; questi uomini, adesso, non sfigurerebbero nell’esercito del nostro re.

Insomma, tutto procede per il meglio, finché non mi accorgo che Kogure sembra triste e che Mitsui lo osserva preoccupato; non possiamo più scorgere la sua espressione, con quella benda che gli offusca i lineamenti, ma la sua figura appare ripiegata su se stessa e la sua voce è meno vivace di prima.

Ormai è sera e noi tre siamo attorno ad uno dei focherelli con cui ci riscaldiamo dall’umidità.

"Cos’hai, Kimi-kun? E non dirmi che non hai niente!!!" esordisce Mitsui, prevenendo una delle possibili risposte del suo innamorato. Ma lui non prova neanche a negare.

"Sono l’unico che non ha niente da fare…" dice soltanto e noi capiamo.

È la prima volta che la sua cecità lo fa sentire inutile.

"Voi siete sempre stanchi alla fine della giornata- prosegue- ma io no…mi sembra di mangiare a tradimento!" e per questa affermazione si prende una manata sulla testa da Mitsui.

"Stupido!! Non dirlo neanche per scherzo!!! Non è…" scatta subito il nostro quasi-disertore preferito, ma io lo interrompo perché ho avuto un’idea. Di quelle geniali.

"Veramente ci sarebbe una cosa che potresti fare e a cui non avevamo ancora pensato!" esclamo, in tono sicuro. Ma certo, perché non mi è venuto in mente prima? Probabilmente, Kaede ci avrebbe pensato…

I miei due amici alzano il volto verso di me e io spiego loro: "Queste persone sono analfabete…è un peccato, vero? Tu, quando studiavamo, ci dicevi sempre che la cultura serve anche ad essere liberi, perché se si è ignoranti è più facile essere ingannati; dicevi che il sapere rende libera la mente e fa volare la fantasia…Insegnalo anche a loro!" propongo.

"Eh? Dovrei insegnare loro a leggere e a scrivere?" si stupisce Kiminobu.

"Perché no? Saranno sicuramente studenti migliori di quanto non fossimo noi…ti ricordi quel povero precettore? L’unico che gli desse retta eri tu…e poi tu hai continuato a studiare, alla fine eri tu ad insegnarci le lettere…avanti, non dirmi che la mia idea non ti attira neanche un po’…" lo esorto, sperando di essere convincente.

"Al contrario…" sorride lui.

"Ma…non avrai dei problemi, visto che…" azzarda Mitsui, titubante.

"Affatto. È tutto nella mia testa- e Kogure si indica la fronte con un gesto scherzoso- E non mi servono altro che uno spiazzo e un bastoncino!".

L’indomani capiamo fino in fondo questa affermazione, quando lui, con il bastoncino, di fronte al primo gruppetto che ha voluto imparare almeno l’alfabeto, inizia a tracciare le lettere latine sulla terra umida e compatta e su quel suolo si imprime la sua bella grafia, chiara e pulita. È incredibile, sembra che ci veda.

Dopo un po’ io mi allontano e costringo Mitsui a fare altrettanto: "Sa cavarsela da solo!" gli ricordo.

Lui lo guarda da lontano con uno sguardo addolcito, scuote la testa: "Quanto siamo stati stupidi e superficiali, Hanamichi! Ti ricordi quando studiavamo tutti insieme? Rukawa si addormentava, io e te litigavamo con quel pover’uomo…Invece di renderci conto del privilegio che avevamo, di poter imparare qualcosa, stavamo lì a sputarci sopra…".

"Non siamo tipi da biblioteca" mi stringo nelle spalle e il mio amico ridacchia, finalmente sollevato vedendo che il ragazzo che ama può continuare, bene o male, ad essere legato a ciò che gli piaceva, allo studio, al trasmettere il sapere.

"Preferisco la praticità" concludo e lui deve convenire.

È proprio sul nostro senso pratico che abbiamo fatto affidamento quando si è trattato di perfezionare i metodi per racimolare un po’ di denaro! Dopotutto Yohei e i compagni del bosco avevano avuto una buona idea: derubare i ricchi che osano transitare lungo o addirittura dentro la foresta di Sherwood!!! Che poi, derubare…far pagare un pedaggio mi sembra un’espressione più appropriata!!! Dopotutto prendiamo di mira soltanto le carrozze dei nobili o i signori che viaggiano a cavallo su destrieri superbi quanto loro.

È facile mimetizzarsi fra i cespugli per individuare la nostra prossima fonte di guadagno…è facile trovare un nascondiglio nella fuga per chi conosce questi posti bene quanto noi. Ormai sono tre mesi che siamo qui…

"Quello è un uomo davvero sfacciato,

sempre passa di qui nel suo viaggio;

mai una volta si fosse degnato

solo un soldo pagar di pedaggio".

"Rimediamo subito. Chi è?" chiedo a Yohei, che mi indica una grande carrozza transitante lungo una delle poche strade percorribili di Sherwood.

"Non so il suo nome, ma fa su e giù tra il nord e la capitale, passando per Nottingham. Sembra molto ricco".

Ci scambiamo un’occhiata d’intesa e facciamo cenno agli altri di tenersi pronti; fila tutto liscio: circondiamo la carrozza e immobilizziamo il cocchiere puntandogli contro le frecce; con degli ironici ringraziamenti Mitsui e Yohei fanno sparire il bagaglio e i viveri, mentre io apro la portiera.

"Salve!" esclamo con un sorriso per rassicurarli.

L’uomo è fremente di collera, mi ringhia contro: "Ma come osate, maledetti fuorilegge!!! Farò mettere una taglia sulla vostra testa!!".

"Già ce l’abbiamo, grazie…- poi mi rivolgo alla fanciulla seduta al suo fianco, probabilmente la figlia- Milady, una donna della vostra bellezza non ha bisogno di simili, vani ornamenti…" le dico, sfilandole dal dito un anello d’oro e zaffiri.

"COME OSATE!!!" urla suo padre, in uno strano contrasto col viso compiaciuto di lei, evidentemente contenta per il mio complimento.

Ce ne andiamo fra le risate, sparendo velocissimi nel fitto della boscaglia, dove sappiamo che non si avventureranno a cercarci. Sarebbe troppo pericoloso per loro.

Durante la corsa riguardo l’anello: zaffiri…come gli occhi di Kaede…ma i suoi occhi sono molto più brillanti…vorrei tanto rivederlo, ma ora come ora lo metterei soltanto in pericolo. La nostra fama di briganti si è sparsa per tutta la contea e penso che sia anche aumentata la taglia su di noi; eppure nessuno dei contadini o dei boscaioli che abitano al limitare di Sherwood si sognerebbe mai di denunciare una nostra incursione. Perché? È presto detto. Abbiamo preso una decisione, io, Yohei e Mitsui, durante una conversazione…

… "Stiamo accumulando un sacco di roba" considero, osservando i bagagli freschi di furt…ehm…di pedaggio, che abbiamo riposto in un capanno; l’oro e i gioielli, invece, li depositiamo in una delle case sugli alberi.

"Già- conferma Mitsui, con un lampo soddisfatto negli occhi- E ne abbiamo ricavato anche vesti e mantelli!".

Ora possiamo tutti ripararci dal freddo umido della notte e spesso alcune delle donne riescono ad arrivare fino al più vicino villaggio per comprare qualcosa da mangiare.

"Direi, anzi, che ora abbiamo anche del superfluo…" butta là Yohei, ma io intuisco perché l’ha detto.

"E la maggior parte del popolo della contea non ha neanche il necessario…".

"Ma a questo possiamo porre rimedio!" si unisce a noi Mitsui, che ha capito le nostre intenzioni. Ci fissiamo gli uni gli altri: siamo d’accordo sul da farsi…

E così abbiamo deciso di distribuire buona parte delle nostre ‘entrate’ ai poveri dei vari villaggi. Spesso mi arrischio anche io a mettere piede fuori da Sherwood, aiuto i compagni del bosco a distribuire il cibo e con lo sguardo spazio in direzione del feudo non più mio…e poi verso quello di Kaede…chissà come sta…non faccio che pensare a lui, che chiedermi se sa delle nostre, delle mie imprese, e se lo sa cosa pensa di me…chissà se gli capita di ricordarsi di me…di essere preoccupato…veramente non voglio farlo preoccupare, ma allo stesso tempo, se lo fosse, ne sarei felice…perché penserebbe a me…

"Guarda là, Hanamichi!" la voce di Yohei mi distoglie dal pensiero di Kaede.

Siamo nelle vicinanze di uno dei paeselli più poveri della contea, possiamo già vedere il vecchio campanile a poca distanza da noi.

Uhm? Soldati…e stanno entrando con la forza nella chiesetta del villaggio; davvero non c’è niente di sacro per questa gente?

Io e Yohei ci voltiamo verso i nostri compagni: siamo una ventina e i soldati sono quattro. Sorrido…sarà facile distoglierli dal loro sacrilegio! Pian piano, per coglierli di sorpresa, ci avviciniamo prestando anche attenzione alle loro parole, gridate con l’arroganza di chi sa di avere le spalle coperte qualunque malefatta faccia.

"No! Vi prego, quello no…appartiene a Nostro Signore!!" implora l’anziano frate, con occhi disperati, mentre una di queste guardie si accinge a portar via una Croce in oro strappata all’altare.

"Davvero? E io invece ti dico che da adesso appartiene al mio signore!" ride quell’uomo, schernendolo e spintonandolo via. I fedeli che stanno assistendo a questo scempio non possono essergli d’aiuto: sono donne anziane, madri con bambini piccoli...accanto a me, Yohei e Mitsui provano la mia stessa rabbia.

Prendo una freccia dalla mia inseparabile faretra, mi fermo un attimo notando che un altro soldato sta affiggendo al portone della chiesa un foglio…prendo la mira e scocco: bene, adesso sì che quel pezzo di carta è ben fissato al legno! L’ho trafitto con la massima precisione, spaventando i soldati (ma non sarà un nome troppo nobile per loro?!), che si voltano e sussultano nel ritrovarsi circondati da noi: c’è una sproporzione enorme, lo so…se fosse il contrario sicuramente ne approfitterebbero per ucciderci tutti, ma noi non siamo come loro e glielo dimostreremo.

I compagni del bosco si limitano a tenerli sotto il tiro delle frecce per non farli muovere, Mitsui strappa dalle mani del primo soldato la Croce e poi accompagna il frate in chiesa perché la sistemi nuovamente sull’altare; io mi avvicino, strappo dal portone quella che si rivela essere una taglia su di me…perfetto, è aumentata da quando avevo parlato con Kaede!!!

La accartoccio nella mia mano ridendo in faccia al soldato che mi fissa con odio, ma poi torno serio e gli sibilo: "Ho un messaggio per il tuo signore- e lo dico con ironia carica di disprezzo- Digli che qualunque cosa infliggerà a questa gente io gliela renderò dieci volte tanto!".

Lui deglutisce.

"Mi hai capito?".

Annuisce. Ma un altro, evidentemente meno remissivo, si volge verso la popolazione che osserva la scena: "Guardate quest’uomo! È per causa sua e dei fuorilegge che lo accompagnano che lo sceriffo deve aumentare le tasse!! La tesoreria è vuota e Akira Sendoh non ha altro modo per riempirla, ma se Hanamichi Sakuragi di Locksley gli fosse consegnato tutto questo finirebbe!" e tace, forse aspettandosi che ora il popolo si levi contro di noi, ma non succede niente.

Io gli sogghigno in faccia: povero idiota, siamo noi a dare loro il denaro per pagare le tasse, lo stesso denaro che rubiamo! Siamo noi a dare loro cibo e mantelli e sementi per i raccolti!!! E si aspetta che ci consegnino allo sceriffo?! Patetico…

Ce ne andiamo indisturbati e pronti ad una nuova impresa, che non tarda ad arrivare: decisamente la fortuna ci sorride!

Un altro nobile…

Lo vedo bene dal ramo dell’albero su cui sto comodamente seduto e vedo bene anche la sacca dei soldi, che tiene alla cintura; un cenno del capo e dieci ragazzi di Sherwood circondano lui e il suo scudiero ad armi sguainate e con gli archi tesi e pronti alla mira. Ovviamente è tutta scena, non siamo assassini, anche se loro non lo sanno…

"Ma che diavolo…?!" esclama il ricco signore, guardandosi intorno e poi alzando finalmente gli occhi su di me, che me ne sto sempre sul ramo.

"Avete un bagaglio pesante, signore, lasciate che vi alleggerisca…" gli dico tranquillamente e intanto, con un bastone aggancio la sacca con le monete e la tiro su fino ad averla nelle mie mani.

"Ma cos…" annaspa, vorrebbe reagire e lo capisco, ma come lui e il suo scudiero fanno per muoversi i ragazzi li stringono ancora di più con le armi in pugno. L’uomo arrossisce per la frustrazione di dover rinunciare, noi cominciamo ad allontanarci rapidamente, sapendo che non oserà seguirci, ma ci raggiunge con la sua voce indignata: "Lo sceriffo lo verrà a sapere!!!".

Al che io mi volto e grido di rimando: "Lo spero davvero!! Raccontateglielo con tutti i particolari!!!" e poi ricomincio a correre…

I giorni trascorrono così, tra i pedaggi da riscuotere, il nostro villaggio improvvisato nella foresta e le lezioni di Kiminobu. Sembra tutto tranquillo, ma un’idea sta prendendo forma nella mia testa, un sospetto, e ne ho la conferma non molto tempo dopo.

I soldati stanno scortando qualcuno nella foresta…dunque, c’è una carrozza…e quello cos’è? Ah, un carro…con sopra un frate e dei barili di birra…sembrerebbe birra…e bisogna dire che il frate sembra un barile…ridacchio della mia stessa battuta, anche se l’ho formulata solo mentalmente, attirandomi gli sguardi stupiti di Mitsui e Yohei.

"Be’, che ti prende?" mi rimprovera il primo.

"Niente…- scuoto il capo: come possono capire le mie sublimi battute?- …piuttosto, avete visto che carico? Uhm…questi qua dovranno pagarci un pedaggio molto alto…".

Non impieghiamo molto a stabilire il da farsi! Decidiamo che Mitsui e Miyagi faranno da esche…uhm…detto così sembra peggio di quel che è…comunque, loro due si portano vicino al sentiero e fanno finta di litigare parlando ad alta voce per attirare l’attenzione. Ci riescono.

"Là!!! Voi due, fermi!!" grida una voce dal gruppo dei soldati che scortano il carro. La conosco, è quella di Koshino.

Mitsui e Miyagi recitano alla perfezione la loro parte: si voltano verso il minaccioso gruppetto e poi si danno alla fuga; non passa un secondo che gli altri non si lancino alle loro calcagna al grido di: "Catturiamoli, sono della banda di Locksley!!".

Io e Yohei siamo tranquilli per i nostri amici: qui intorno è pieno di nascondigli ricavati anche da alberi e terreno…quindi noi due, Noma e Okusu ci accostiamo silenziosamente all’unico soldato rimasto, quello che fa da cocchiere del carro. È fin troppo facile dargli un colpo in testa e stordirlo, fare altrettanto con il frate (ma a lui diamo un colpo più leggero!), e lo è ancora di più appropriarsi del bauletto che trasportava insieme ad altri preziosi.

"Preso tutto? Qui ci sono tre cofanetti piuttosto pesanti" ci avverte Okusu.

"Porta via anche quelli…ce la fai a sollevarli da solo?" risponde Yohei.

"Be’ per chi mi hai preso?!".

Noma, nel frattempo, sembra fiutare l’aria e la terra e ci sprona: "Non perdete tempo a litigare! Staranno per tornare ormai!"

Queste parole hanno un effetto miracoloso su di noi!!! Scappiamo via alla velocità di un fulmine…a volte mi sembra di trascorrere tutta la vita correndo e in un certo senso è vero!! Inoltre dobbiamo stare attenti: Yohei ha preso le redini del carro con il frate e, soprattutto, con la birra e guida sapientemente il cavallo per gli stretti sentieri della foresta, intanto che, alle sue spalle, io, Noma e Okuso controlliamo che le ruote non lascino tracce troppo visibili sul fitto fogliame. Però mi spiace un po’ non poter assistere all’espressione di Koshino quando troverà il suo soldato svenuto e il carico scomparso!!! Da morir dal ridere…

Arriviamo al nostro rifugio senza intoppi e senza essere seguiti e lì troviamo già anche Mitsui e Miyagi; quando rompiamo i lucchetti dei vari bauletti e cofanetti a colpi di accetta, non possiamo trattenere una generale esclamazione di stupore.

Oro. D’accordo, ne abbiamo avuto anche altro di oro fra le mani, ma mai così tanto…e i miei sospetti si fanno sempre più cupi.

"Cosa c’è, Hanamichi?" mi chiede all’improvviso Yohei, dopo avermi guardato in faccia.

"Qualcosa non va?" chiede a sua volta Mitsui.

"No, è che mi chiedevo…come mai tutto questo oro diretto a Nottingham? E tutti questi nobili che dal nord fanno su e giù per Nottingham, ma senza andare poi verso la capitale? E pare che i maniscalchi siano sempre all’opera nel castello dei Sendoh…non mi piace per niente…".

Mitsui e Kogure devono aver intuito a cosa stia pensando, perché li vedo incupirsi; credo che Yohei stia per fare delle domande, ma lo distoglie da questo un divertito Noma.

"Ragazzi, mi pare che il buon frate si stia svegliando" sogghigna.

Ridiamo anche noi mentre ci avviciniamo al carro e osserviamo l’immensa mole dell’uomo. Uhm…ma la gola non era uno dei sette peccati capitali?

Finalmente quella faccia tonda ci guarda in volto uno ad uno…sembra spaventato, ma si fa avanti Yohei: "Chi sei?" chiede semplicemente.

"Mi chiamo frate Takamiya…ma potete chiamarmi anche frate Tuck…e voi…chi…" le parole gli muoiono in gola, forse già si vede ammazzato!!!

"Io sono Yohei Mito e lui è Hanamichi Sakuragi di Locksley…e gli altri sono i compagni di Sherwood".

D’un tratto quella stessa faccia si illumina, sembrando ancora più larga!

"Locksley e Yohei Mito!!! Grazie a Dio!!!! Credevo foste dei tagliagola qualunque!!! Allora pos…".

"Con calma…- lo interrompe placidamente il mio amico- Devi ancora pagare il pedaggio…".

"Ah, ma io non ho niente…".

"Errore!- intervengo io- Hai la birra…ed è da tanto che i miei amici non bevono della buona birra!".

"In effetti! Non ci sono problemi, vero?" ora è il turno di Mitsui di parlare.

"E se io non volessi darvi neanche una botte?".

"Non hai capito…non è una richiesta, è un ordine!" insiste il nostro quasi-disertore.

"Però ci sarebbe anche una richiesta- aggiungo io- Ci servirebbe un frate per dire messa…in fondo, non siamo gente semplice e pacifica?" e gli sorrido per incoraggiarlo. Potrà sembrare strano, ma penso davvero a noi come a gente pacifica: abbiamo rubato, è vero, ma cercando sempre di non ferire od uccidere nessuno!

Frate Tuck sospira: "Ho alternative?".

"Darci la birra!".

"Non se ne parla!".

"Ma il peccato di gola, non è uno dei peccati capitali?" mi decido a chiedere, in tono polemico.

"Che c’entra, io sono un frate!".

"Appunto! Doppiamente colpevole!".

"E noi ti aiuteremo a tornare sulla retta via!" conclude allegramente Mitsui, iniziando a sciogliere le corde che tengono unite le botti, accompagnato dalla risata di Kiminobu.

"Noooooooooooooooo!!!!" geme il pover’uomo, provando a slanciarsi. Ma vista la sua mole non ce la fa…

"Su, su…lo facciamo per la tua anima, ci ringrazierai!" ridono gli altri.

Frate Tuck osserva sconsolato la birra che si allontana da lui, finché Yohei non gli chiede di nuovo: "Allora, rimarrai?".

"Un attimo!- intervengo io- Mi è venuta in mente una cosa…cosa ci facevi con gli uomini dello sceriffo?" e il mio sguardo gli fa capire che sarà meglio che non mi menta.

"Niente! Li ho incrociati e mi hanno detto che per me sarebbe stato più sicuro viaggiare accanto a loro che non da solo…per via di…per voi, insomma!".

"Aha…vedi, adesso tu hai visto il nostro rifugio…sarebbe pericoloso lasciarti andare, dovremmo comunque bendarti e stordirti di nuovo…e poi ci serve un frate…".

Lui rimane spiazzato per un po’, poi, inaspettatamente, si mette a ridere: "Ah, davvero la Provvidenza si manifesta in strani modi! Accetto! Rimarrò qui!" ci dichiara, infine, con sguardo fermo e convinto.

Gli do una pacca sulla spalla: "Non te ne pentirai".

"Io no, ma magari tu sì!" sogghigna lui. Andremo d’accordo…

E’ stata una giornata pesante e ora è sera.

Me ne sto vicino al fuoco con Yohei, Mitsui e Kogure e mi sento un po’ triste: Kaede mi manca tanto…ogni volta che ci appropriamo di gioielli con zaffiri penso ai suoi occhi e ogni volta che osservo Mitsui e Kogure mi sorprendo ad invidiarli, a immaginare gesti affettuosi fra me e la mia volpe…vorrei trovare il coraggio di dirgli che sei anni fa aveva ragione lui, che non sarei dovuto partire, che il pensare a lui mi ha dato conforto in quei giorni disgraziati…

"Perché sei così triste, Hanamichi?" domanda all’improvviso Kogure; non ha bisogno di vedermi per capirlo, lo percepisce.

"Pensavi a Rukawa?" aggiunge Mitsui, a bassa voce.

"Sì…" dico io, in un soffio. Tanto di sicuro loro non mi giudicheranno e neanche Yohei se è per questo, ormai l’ho capito bene.

"Il duca Rukawa?" si limita a chiedere.

"Sì…" ma non mi va di aggiungere altro, quindi mi alzo in piedi e mi allontano, come mi ritrovo a fare spesso; non per altro, ma io, Mitsui e Kogure dobbiamo dividere la povera casa che ci siamo costruiti e ogni tanto lascio ai due innamorati un po’ di intimità…non me lo hanno chiesto, ma penso che ne siano contenti visto che durante il giorno siamo sempre tutti così indaffarati che non possono certo appartarsi! Con la coda dell’occhio noto che anche Yohei segue il mio esempio, con discrezione. Quanto a me, mi siedo ai piedi di un alto albero e ricomincio a pensare a lui…

Chissà come sta Kaede…

Non lo vedo da quasi quattro mesi ormai e penso che sono decisamente troppi!! Mi viene quasi da ridere a questa considerazione!!! Mah, Hanamichi Sakuragi, ti stai rammollendo! Ho resistito sei anni lontano da lui e da tutto ciò che per me era l’unico mondo possibile e ora mi si stringe il cuore per soli quattro miseri mesi?!

Eppure è così…

Perché adesso non ci sono né il mare né una terra nemica fra di noi, ma soltanto la foresta e quello stramaledettissimo sceriffo!!!

Chissà se lo ha visto, lui, se ha avuto modo di farsi avanti, che le avevo capite benissimo le sue intenzioni, mi è bastata un’occhiata! E io non posso andare da Kaede, rischio di metterlo in pericolo…è il cugino del re e se ho capito bene le trame che si stanno svolgendo intorno a noi…

Ma non è facile stargli lontano, mi manca da impazzire! Vorrei dirgli che ora il dolore è meno pungente e che ho ricominciato a ridere e scherzare; che qui mi trovo bene, fra queste persone, e che avrei voluto prestar loro più attenzione quando erano nel mio feudo…e Kaede di sicuro mi risponderebbe che ero troppo impegnato a fare il megalomane!!! Vorrei dirgli che ho scoperto di avere una predisposizione per il furto…eheheheh già me lo vedo che scuote la testa con rassegnazione…e che quindi spero di potergli rubare il cuore…

Sono solo quattro mesi (quasi) contro sei anni, è vero, ma sono quattro mesi durante i quali ho scoperto di amarlo più di chiunque altro al mondo. Talvolta, la notte, sogno di baciarlo, di accarezzarlo…sogno di poter scoprire destinata a me quella dolcezza che sicuramente si cela sotto la sua fierezza e il suo orgoglio…e poi sogno anche di andare oltre, di farlo mio e di non lasciarlo andare mai…

Sospiro. Quanto dovrò ancora aspettare per poterlo anche soltanto rivedere? Un mese? Due? Sono troppi…io non sono un tipo paziente, anche se sto imparando a diventarlo. Alzo il volto a guardare il cielo e le stelle e penso che, forse, quanto più sarà penosa adesso la separazione tanto più sarà bello rivederlo.

E magari lui non ha neanche la mia stessa ansia!! Stupida volpe di ghiaccio!!! Scommetto che a lui non importa di non vedermi, che non si ferma a pensare a me neanche per un minuto! Tanto lo so che è un volpacchiotto stupido e di ghiaccio!

Sorrido. Come se cambiasse qualcosa il saperlo…

Perché Kaede è prima di tutto il MIO volpacchiotto…

 

 

Purtroppo il mio feudo non è distante da Nottingham e purtroppo ho dei doveri di rappresentanza, quindi è facile che la domenica, in cattedrale, incontri Akira Sendoh che puntualmente si ferma a discorrere con me, a dispetto dei monosillabi con cui cerco di scoraggiarlo.

Oggi ho tutta l’intenzione di troncare qualsiasi dialogo inizi, anche in modo brusco se necessario, ma lo sceriffo mi dà notizie proprio sull’unico argomento su cui mi interessi averle.

"La taglia sulla testa di Hanamichi Sakuragi è diventata di 25.000 corone" mi dice, con un sorriso tirato, mentre stiamo nella piazza di fronte alla cattedrale.

Io alzo un sopracciglio: "Addirittura?".

"E non è neanche la metà della somma che ha sottratto alle casse della contea in tutto questo tempo, lui con i suoi amici fuorilegge!".

Certo che Hanamichi si è ambientato bene con loro…ma avrei dovuto aspettarmelo, lui ha un carattere così espansivo.

"E’ davvero strano che nessuno abbia saputo dare qualche indicazione…" dico quasi casualmente; in realtà voglio scoprire se Sendoh sappia qualcosa che potrebbe mettere Hanamichi in pericolo! Mi trovo a ringraziare per il mio volto gelido, per la mia voce atona, per la mia natura di saper mascherare le emozioni…

"E’ la cosa peggiore: pensa, io mi trovo costretto ad aumentare le tasse per via dei suoi furti, ma il popolo lo adora perché lui e i suoi compagni distribuiscono ai poveri quello che rubano!!! Quindi non ci pensano affatto a tradirlo…" Sendoh è veramente sbalordito del suo stesso racconto, ma se fossi da solo io sorriderei. Questo gesto è così tipicamente tuo, Hanamichi… in esso, riconosco così bene il tuo animo…

"…e il problema è che per arrivare a Nottingham da nord bisogna per forza passare per la foresta di Sherwood, non ci sono altre strade! Sono moltissimi i nobili che in questi quattro mesi hanno dovuto pagare il pedaggio a quella banda di fuorilegge!". "Hn" come se me ne importasse qualcosa di quei nobili…

"Voi due vi conoscete fin da bambini: hai saputo niente su di lui?" mi chiede all’improvviso. Probabilmente spera che mi tradisca e che dica se ho saputo niente DA lui, ma se crede che possa fare un errore simile vuol dire che non mi conosce affatto...

"Niente" dico con fermezza. Oltretutto è vero…

"Sono tempi insicuri…" mi sorride Sendoh, guardandomi apertamente negli occhi. Io non rispondo. Non ho mai conosciuto tempi sicuri.

"Forse, saresti più al sicuro se vivessi nel mio castello…con me…" lo dice a voce più bassa e il suo sorriso trema appena, ma io mi irrigidisco.

"Sarei al sicuro da cosa?!" chiedo bruscamente, in modo tagliente.

"Sei il cugino del re…un facile bersaglio in sua assenza…e io sono lo sceriffo e rappresento la legge, quindi potrei difenderti meglio se…se ti avessi vicino…" e ora il suo tono diventa roco, il suo sorriso malizioso in una maniera che non mi piace per niente. Comincio a pensare a cosa gli piacerebbe fare se mi avesse vicino e vorrei dirgli che in realtà starò al sicuro quanta più distanza ci sarà fra noi due! Ma siamo nobili e siamo stati educati nella diplomazia…

"Non credo proprio di essere in pericolo! A meno che tu non sappia qualcosa che dovrei sapere anche io…" lo provoco, sperando di metterlo in difficoltà; ma Sendoh è troppo flemmatico per scomporsi.

"Affatto! Lo dicevo per te…".

"Grazie del pensiero, ma appunto in qualità di cugino del re il mio dovere è rimanere nel mio feudo, come farebbe lui" gli parlo gelidamente, prima di salutarlo con un cenno del capo e andarmene. Oltre ad essere palesemente una scusa, la sua, è pure una scusa sbagliata! Io non ho bisogno dell’aiuto o della protezione di nessuno! Non l’ho mai avuto…

 

Dopo pochi giorni mi trovo io stesso a dover attraversare la foresta di Sherwood, in compagnia del mio segretario; siamo andati al nord, da un signore che aveva non so che questione in sospeso con mio padre per delle terre e che, morto lui, aveva deciso di risolverla con me e ora stiamo tornando a casa.

Forse avrei dovuto immaginarlo, forse l’avevo pure sperato…

Ad un tratto spuntano due uomini da dietro un cespuglio, puntano arco e frecce contro di noi e dicono: "Se volte passare attraverso la nostra foresta, signore, dovete pagare un pedaggio!".

Io non batto ciglio.

"Pagare? Molto bene…avvicinatevi, in modo che possa darvi il denaro" e mentre lo dico scambio una rapida occhiata con il mio scrivano. I due sembrano un po’ titubanti, ma si avvicinano e, non appena sono abbastanza dappresso a noi, uno viene colpito con un calcio in faccia dallo scrivano e l’altro si ritrova in pochissimi secondi con il mio pugnale che sfiora la sua gola mentre lo tengo fermo.

"Come osi chiedere qualcosa a me?!- gli sibilo- Chi sei tu e con quale autorità chiedi un pedaggio?!".

Ho usato il mio tono peggiore e anche il mio sguardo deve essere gelido, perché il fuorilegge sembra tremare e risponde con un filo di voce: "E’ il mio lavoro…e l’autorità per farlo me l’hanno data Hanamichi e Yohei…".

Hanamichi!

Allora sono due dei compagni di Sherwood!!!

Lo lascio andare, senza però riporre il pugnale, e guardo anche l’altro uomo, ancora piegato in due a terra, con le mani premute sulla faccia contusa.

"Voglio parlare con il vostro capo!" il mio è un ordine e lo percepiscono bene…

Dopo molto cammino, durante il quale mi sono abbassato il cappuccio sul viso per non vedere il percorso e mi sono lasciato guidare, ci portano fino ad una discesa molto ripida, che apre su di un piccolo laghetto…il rumore d’acqua scrosciante che udivo proveniva da una cascatella…e alle spalle di questo muro d’acqua sembra esserci una grotta, un anfratto…ed è pieno di fronde e alberi… questo posto sembra uscito da uno dei nostri racconti tradizionali…

Inizio a scendere per questo instabile sentiero, scivoloso e ripido, mentre i due uomini e lo scrivano restano in cima, e osservo meglio il laghetto…e mi blocco sul posto!!! Hanamichi c’è, ma…sta nuotando nel laghetto ed è nudo…non so perché mi prenda questo imbarazzo, anzi non è imbarazzo, o forse sì, lo è ma è anche agitazione…so che dovrei, ma non riesco a distogliere gli occhi da lui, neanche quando esce dall’acqua per recuperare i suoi vestiti ed asciugarsi… è alto, è davvero alto… e quello che mi colpisce di più sono le sue spalle larghe e le sue braccia muscolose...e la mente mi gioca strani scherzi perché d’improvviso mi ricordo di quando mi aveva abbracciato prima di partire e penso che io sono stato stretto da quelle braccia…anche allora erano così muscolose? Ed io…cosa avevo provato?

"HANAMICHI! CI SONO VISITE!!!!" urla sgraziatamente uno dei due uomini, facendomi prendere uno spavento tale per la sorpresa da farmi quasi scivolare! Ma serve almeno a farmi voltare da un’altra parte, a farmi guardare qualsiasi altra cosa…

"ECCOMI!!!" grida Hanamichi di rimando, e dopo alcuni minuti è qui davanti a me, rivestito, con un sorriso stupito ma luminosissimo e i capelli rossi ancora bagnati. Come mai sembra così felice?

"Kaede! Cosa ci fai qui?!".

"Sono inciampato nei tuoi uomini…" rispondo e lui scoppia a ridere, dicendo che forse ho fatto una battuta solo perché, da brava volpe, ora sono nel mio ambiente naturale…

"Idiota!" replico seccamente, ma non quanto vorrei.

"Stupido volpacchiotto!- ma mi sorride come non lo vedevo fare da molto, troppo tempo- Vuoi vedere dove vivo?".

"Sì…".

Davanti ai miei occhi si apre uno spiazzo fra gli alberi, qui un po’ meno fitti, e compare qualcosa di incredibile: capanni, semplici ma ben costruiti, casette sugli alberi, ponti di corda e legno a collegare queste ultime fra loro, zone in cui vedo uomini e ragazzi che si addestrano con le armi…mentre ci avviciniamo, distinguo meglio i particolari: su una casa c’è una Croce e davanti alla porta uno strano e grosso frate sta tenendo un sermone sulla birra quale dono di Dio...neanche il frate poteva essere normale in questo posto!!! Davanti ad un’altra costruzione, scorgo Kogure che sta insegnando a leggere ad un gruppetto di ragazzini…poco distante, Mitsui si sta allenando con la spada e mi fa un cenno di saluto quando mi nota, forse appena un po’ stupito; ma mi diverte vedere dove Hanamichi mi abbia portato come primo posto, spontaneamente…dove ci si esercita al tiro con l’arco, con dei fantocci come bersagli. Anche questo mi riporta indietro nel tempo, a prima della sua partenza, a quando ci allenavamo nel cortile del mio castello o del suo e puntualmente finivamo a prenderci a pugni!!

Un ragazzo piuttosto basso prende la mira e scocca la freccia, facendo centro. Tutti gli altri applaudono.

Hanamichi si avvicina a lui e gli dice: "Un bel centro, Ryota, ma sai farlo anche in mezzo alla confusione? Perché in battaglia non è tutto ordinato e calmo intorno a te…" come a dire che lui sì che lo saprebbe fare, perché lui è il genio dell’arco e delle frecce, ma non ha il tono megalomane che avrebbe avuto ‘prima’… no, ora è piacevolmente canzonatorio.

"Cos’è, una sfida?" sogghigna l’altro, quello che si chiama Ryota.

"Proprio così!" ridacchia Hanamichi.

Il suo amico non dice niente, si limita ad estrarre un’altra freccia dalla faretra e a prendere la mira; ma, proprio al momento di lasciar andare la corda dell’arco, la testa rossa gli tocca la testa con un bastoncino e gli fa perdere la concentrazione! La freccia viene scoccata, colpisce il fantoccio ma alla gamba, non in un punto vitale…

"Maledizione!!!!" ringhia il ragazzo basso.

"Ahahahahahahahahah!!!!" ride Hanamichi, ignorando le sue occhiatacce irate.

"E tu ci riesci a colpire il bersaglio nella confusione?".

Mi è venuto spontaneo chiederglielo, forse perché so che servirà a rivivere i vecchi tempi. E infatti…

"Stupida volpe, come puoi dubitarlo? Io ero imbattibile, non ricordi?!".

Veramente ricordo di averlo battuto molte volte, ma insomma…

"Allora provaci!!" lo provoco e i suoi occhi castani scintillano, perché so che gli piace essere sfidato.

E infatti, imitando i gesti del suo amico, anche lui prende una freccia dalla faretra e si concentra tendendo la corda…io mi avvicino in silenzio, sfiorando appena il terreno, arrivo dietro di lui, mi sporgo appena verso di lui e soffio gentilmente sul suo collo mentre scocca! La freccia si conficca in un albero e Hanamichi ha il volto rosso quanto i suoi capelli…

"L’hai fatto apposta!!!" mi accusa, mentre intorno a noi gli altri ridono.

"Certo! Doveva esserci confusione, no?".

"Grr…quella non era confusione! Tu eri vicino a me e…grrrrrrr!!!".

Hn.

Sembra confuso, ma si riprende subito.

"Grrrr…adesso sta’ fermo lì, volpino, mentre ti faccio vedere come si colpisce un centro perfetto!!!" proclama, dandosi un contegno.

E in effetti lo fa. È davvero un centro perfetto! Ma se crede di cavarsela così si sbaglia di grosso…

Gli predo l’arco dalle mani e gli chiedo una freccia; lui, che ha capito le mie intenzioni, fa per sfilarsi la faretra, ma io lo fermo.

"Mi basterà una freccia sola, testa rossa!".

"Volpe presuntuosa!" e me la porge, scostandosi per guardare.

Io mi posiziono davanti al bersaglio, prendo la mira, scocco e…la mia freccia si conficca trafiggendo la sua, spaccandola in due parti per tutta la sua lunghezza e piantandosi al centro del centro, se possibile!!

Mi volto verso di lui con una luce di trionfo negli occhi.

Hanamichi è sconcertato: "Ma cos…".

Io alzo un sopracciglio: "Sarai anche imbattibile, testa rossa, ma ricorda che io sono il numero uno!!!".

Lui si porta di fronte a me con pochi passi, ci fissiamo come se stesse per scatenarsi una tempesta, tanto che qualcuno dei compagni del bosco indietreggia, finché Hanamichi non coglie tutti di sorpresa scoppiando in una risata irrefrenabile e contagiosa e io capisco che qualcosa è cambiato fra di noi, non c’è più solo la rivalità e il nostro continuo punzecchiarci fino a che i pugni non fossero inevitabili, c’è rivalità ancora, certo, ma anche complicità e comprensione. Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto se siamo stati lontani per sei anni e negli ultimi mesi ci siamo visti solo un paio di volte? O forse la complicità e la comprensione c’erano anche prima, sepolte sotto il nostro orgoglio…forse ora siamo semplicemente uno di fronte all’altro senza maschere…

La risata di Hanamichi si spegne, ma non il suo buon umore; mi fissa intensamente e mi mormora: "Seguimi, devo mostrarti una cosa… mi serve il tuo parere…".

Io annuisco e mi allontano con lui, mentre gli altri riprendono i loro allenamenti; mi conduce fino ad un albero di quelli con le casette, saliamo grazie alla scala ad esso appoggiata e poi lui mi mostra uno spazio piccolo ma pieno di ricchezze! Scrigni con gioielli, cofanetti colmi di monete d’oro, pugnali e armi di valore…il frutto del loro bottino… Mi piace moltissimo l’idea che questi preziosi saranno distribuiti ai poveri del popolo, ma allo stesso tempo non posso fare a meno di pensare che sono bene o male il frutto di un furto.

"Ebbene?" mi limito a chiedere. So che non mi ha condotto qui per vantarsi…

Hanamichi mi indica un gran numero di cofanetti e bauli pieni di denaro…devono essere migliaia di corone…

"Questo è denaro maledetto, Kaede! Serviva ad alimentare la corruzione fra i nemici del re, ma noi abbiamo impedito che rimanesse nelle loro mani" mi dice con estrema serietà.

Corruzione? Nemici del re? Sapevo che mio cugino aveva degli oppositori, ma che arrivassero addirittura a questo…! Forse, talvolta non è un vantaggio vivere appartati come faccio io, possono sfuggire alcuni particolari…

"Ma chi potrebbe organizzare tutto questo?" lo chiedo più a me stesso che a lui, quasi per riordinare i pensieri, ma è lui che risponde.

"Akira Sendoh di Nottingham, chi altri?!" afferma con sicurezza.

Io scuoto il capo…no…dopotutto, chi è Akira Sendoh? Un nobile sceriffo di contea, nient’altro…come potrebbe aspirare a qualcosa di più?

"No- stavolta lo dico ad alta voce- Sendoh non oserebbe mai sfidare il re".

Hanamichi si stringe nelle spalle: "Il re è lontano e non può essere sfidato, ma durante la sua assenza potrebbe perdere il suo regno. Mi aspetto di tutto, dopo quanto è capitato a mio padre! Ora ho capito perché dovesse essere eliminato: la sua lealtà era troppo forte ed era incorruttibile. Era pericoloso".

Mi ritrovo a pensare che potrebbe avere ragione e questo oro è di fronte a me per provarlo. Hanamichi mi fa i nomi dei signori a cui è stato sottratto e io ho un sussulto di indignazione: sono gli oppositori di mio cugino! Allora è tutto vero… e adesso mi spiego anche la strana conversazione avuta con Sendoh!

"A cosa stai pensando?" mi chiede la testa rossa, notando il mio viso incupito.

"Due o tre giorni fa, lo sceriffo mi ha proposto di vivere nel suo castello…per la mia sicurezza, ha detto" gli rispondo e lui non la prende bene.

"Che cosa?! Maledetto bastardo traditore!!! Come ha osato? Kaede, lui ti ha…" sta per domandarmi qualcosa, ma poi arrossisce violentemente e si interrompe. Ma io intuisco.

"Non ha tentato niente, non ha neanche insistito molto" lo assicuro. Ma perché questo mio volerlo rassicurare ad ogni costo? E perché questo sollievo così evidente sul suo viso?

"Cercherà di mostrare che sei dalla sua parte, proprio perché sei il cugino del re, per avere un’ulteriore legittimazione! E poi, Kaede…lui ti vuole. Stai attento, per favore…" mormora in modo quasi impercettibile questa frase e a me viene da sorridere. Lui che mi chiede qualcosa per favore?! C’è stato un tempo in cui si sarebbe tagliato la lingua pur di non farlo.

"Starò attento" e gli sorrido davvero nel dirlo.

Poi mi avvicino a lui, sfilo dalla cintura il mio pugnale, che ha l’impugnatura in oro, e glielo porgo senza dire una parola. Voglio dare anche io un contributo.

Lui lo prende e mi guarda stupito: "Perché?" chiede.

Gli sorrido di nuovo: "Non ho ancora pagato il pedaggio…".

Hanamichi ride, mentre io esco fuori dalla casetta per accorgermi che la scala è stata tolta dall’albero.

"Dobbiamo chiamare qualcuno perché la riporti" gli dico non appena mi raggiunge, ma lo vedo scuotere il capo.

"Non è necessario: useremo questo" e mi indica una corda fissata ad uno dei rami più alti con un sistema di contrappeso. In realtà non mi sembra molto sicura, ma lui sogghigna vedendomi dubbioso.

"Paura, volpacchiotto?".

"Io non ho mai paura!".

Hanamichi salda la corda al suo polso e al suo braccio perché non gli sfugga, poi mi tende una mano e mi dice: "Stringiti forte a me, Kaede" e io, come se questi movimenti fossero stati sempre dentro di me, lo faccio: gli cingo le spalle con le braccia e lascio che il suo braccio forte mi stringa alla vita, mentre scivoliamo dolcemente nel vuoto, senza scossoni perché questo marchingegno incredibilmente funziona, roteando lentamente…la sua stretta è salda su di me, le sue spalle sono davvero larghe come le ho viste alla cascata…mi appoggio a lui, il mio torace contro il suo…e questi battiti così veloci, di chi sono? Sono suoi…mi volto appena per guardarlo e non mi sfugge il rossore che gli colora le guance…e mi appoggio ancora di più…

"Sai, Kaede, abbiamo una regola…chi ha visto il nostro rifugio non può più andarsene, per non mettere in pericolo se stesso e noi…" mi sussurra all’orecchio, mentre poggiamo i piedi a terra.

Ora dovrebbe lasciarmi andare, ma non lo fa…anzi, mi cinge con tutte e due le braccia…e il suo abbraccio è davvero forte e sicuro come me lo ricordavo…Hanamichi vede che non mi divincolo, che non cerco di interrompere in nessun modo questo momento…mi stringe ancora di più e affonda il viso nell’incavo della mia spalla, sento le sue labbra sfiorarmi il collo, il suo respiro fra i miei capelli, come se ne inspirasse il profumo…

"Potremmo doverti far restare qui…" mormora di nuovo.

"Avevo calato il cappuccio sugli occhi quando mi sono fatto portare qui, appunto per non creare problemi" mi trovo a rispondergli e scopro che non vorrei averlo fatto, che mi dispiace…

Hanamichi si scosta da me, mi fissa con un briciolo di delusione e con qualcos’altro, qualcosa che avevo visto altre volte, una luce che allora era fuggevole, ma che ora è così intensa nel suo sguardo…! E nel mio? Cosa c’è nel mio sguardo?

"Però…è quasi il tramonto…potreste dormire qui, tu e il tuo scrivano…".

"Potremmo".

"Stupida volpe, è un sì o è un no?!" finge di alterarsi lui. Ma la sua è impazienza.

"Sì".

"Starai bene, Kaede! Vedrai, ti dispiacerà andartene…".

Questo lo so già, stupido…

 

La cena è stata semplicissima e piacevole e ora io e Hanamichi ce ne stiamo in disparte, seduti sotto un albero a guardare i compagni di Sherwood che suonano e danzano intorno ai fuochi accesi. Musiche popolari e allegre, risate.

Non avrei mai creduto che avrebbe saputo adattarsi a vivere così, lui che per diciassette anni, fino alla sua partenza, è stato il figlio di un conte; l’ho sottovalutato e mi dispiace, ma io non sono tipo da chiedere scusa. Però sento una nuova ammirazione per lui, mi accorgo di guardarlo con occhi diversi e vorrei farglielo capire, fargli sentire la mia stima. Non so se ne sarò capace.

"Ora hai un grado di nobiltà più alto…sei il principe dei ladri!" scherzo e lui ride di cuore: "E’ la seconda battuta che fai oggi, volpino! Allora è vero che ti fa bene stare nel tuo ambiente naturale!- poi diventa più serio- Però è vero…sai, adesso ho capito molte cose e tra queste che la nobiltà non è un diritto di nascita, ma è determinata dalle nostre azioni. A volte me lo dicevi anche tu…ora capisco anche il perché di tanti tuoi comportamenti, di quando mi parlavi del dovere e del nostro dover sempre far meglio degli altri perché il destino ci aveva posto al di sopra degli altri…Sto cercando di ricordarmelo sempre, in questo momento della mia vita e dovrò farlo anche dopo, quando non sarò più qui".

Dopo.

Dopo che avrà sistemato i conti in sospeso che ha con lo sceriffo.

"Ti annoierai, quando non sarai più qui! Come farai a trovare qualcosa di altrettanto impegnativo?" e io so che a lui piace tenersi impegnato.

Quante discussioni, quando eravamo ragazzini e i nostri genitori volevano che ci frequentassimo, con lui che non sapeva stare fermo o zitto e io che, invece, avevo bisogno di calma e silenzio!! Difficili da ottenere nelle zuffe che scatenavamo spesso! "Non voglio qualcosa di impegnativo, ma di semplice".

"Ad esempio?".

"Stare con la persona che amo…".

Questo non me lo aspettavo! E perché mi guarda fisso? Distolgo gli occhi, a disagio, avvertendo una tensione fortissima fra di noi, a cui non so dare un nome…

Lui sembra che stia per parlare, ma poi esita; c’è un attimo di silenzio e dopo Hanamichi effettivamente parla, ma sento che non era questo che avrebbe voluto dire prima: "Kaede, quando tornerai al tuo castello giurami che starai attento a ciò che avverrà a Nottingham…".

Io annuisco, in silenzio, guardando verso il fuoco intorno a cui gli altri si stanno divertendo. Poco dopo, ci riuniamo al gruppo, io parlo un po’ con Mitsui e Kogure, racconto loro di Nottingham, delle notizie che arrivano dalla capitale, del re che è ancora lontano e di cui non si sa quando tornerà in patria…

Finché non arriva l’ora di andare a dormire.

Adesso Hanamichi sembra imbarazzato, mentre mi invita ad entrare nella casa di legno che divide con Mitsui e Kogure.

"Scusa, quando ti ho proposto di restare non avevo pensato che poi avresti avuto freddo…ci sono solo una coperta e della paglia…non c’è neanche un letto decente e tu…" si interrompe, vergognoso.

E io sono abituato al mio castello di duca. Stava per dire questo.

"Ma io non sono un ragazzino viziato" gli ricordo, guardandolo di sbieco.

Lui non replica, come mi sarei aspettato, si sdraia in un angolo dove ha ammassato la paglia intorno al povero letto, perché riscaldasse di più della coperta di lana; io lo imito, mi sdraio vicino a lui e la testa rossa stende la coperta su tutti e due. È un letto scomodo, ma il cuscino è incredibilmente morbido e l’odore della paglia rinnovata da poco non mi dà fastidio come pensavo…

Io e Hanamichi ci muoviamo contemporaneamente, ritrovandoci uno contro l’altro; ci guardiamo negli occhi per lunghi istanti, poi lui mi cinge con le braccia e mi attira ancora di più contro di sé…non sto a pensare, mi sembra tutto così naturale…e anche io lo abbraccio, mi aggrappo alle sue spalle, appoggio il volto sul suo ampio torace e mi rilasso…

"Così staremo più caldi…" mi mormora lui nell’orecchio.

"Hn" non parlare, ti prego, voglio viverlo in silenzio questo momento…

Vorrei sentire la sua pelle e non questa stoffa ruvida… mi sposto leggermente e strofino il viso nell’incavo della sua spalla, la mia pelle finalmente unita alla sua anche se in un breve tocco, il suo calore sulla mia guancia…le sue mani che stringono la mia vita, che a volte se ne scostano per accarezzarmi i capelli…

Posso ancora far finta di non sapere che nome abbia tutto questo?

"Kaede, sei sveglio?" un bisbiglio a malapena udibile.

"Hn…".

"Stai attento allo sceriffo…non sopporterei se lui ti…se ti facesse del male…".

"Io non mi lascio fare del male dagli altri…" dico in un soffio.

"Non sopporterei se ti capitasse qualcosa" e la sua voce si incrina.

"Non mi capiterà niente" e la mia è una risposta assurda, cosa ne so, io, di quello che mi capiterà? Ho solo la mia volontà per dirlo…ma è abbastanza!

Hanamichi mi avvolge ancora di più nella sua stretta, sento il suo respiro lievemente alterato, sento il suo cuore che batte più forte e questa corrente fra me e lui, questa emozione nuova e antica che ci fa tremare e ci lega, più forte di qualsiasi catena…

"Hai freddo, Kaede?".

"No" non ho mai avuto freddo con te…

Qualcuno sta entrando nella casa, devono essere Mitsui e Kogure; li sentiamo stendersi nell’angolo opposto, sussurrarsi la buonanotte.

Ora c’è davvero solo il silenzio intorno a noi…e ci sono anche le sue braccia che mi stringono e le mie che stringono lui, le sue labbra che si posano per un fugace attimo sulla mia fronte…

A dispetto del freddo nell’aria, non ho mai sentito tanto caldo in vita mia…

 

È l’alba.

Hanamichi conduce me e il mio scrivano sulle sponde del fiume che si insinua nella foresta di Sherwood e, nella fitta nebbia, distinguo una barca attraccata che aspetta proprio noi. Sulla barca c’è Mitsui.

"Perché di qua?" non posso fare a meno di chiedere. Ma è una domanda superflua: lo so il perché.

"Così non potrai ritrovare la strada e non potranno costringerti a rivelarla se…se dovesse succedere qualcosa…" mi spiega lui, con il volto serio.

"Nessuno può costringermi a dire o a fare qualcosa" gli ricordo, altrettanto seriamente.

Il mio scrivano è già sulla barca, io e la testa rossa ne rimaniamo ancora distanti.

"Ho un favore da chiederti" mi dice d’improvviso Hanamichi.

Non me lo aspettavo davvero.

"Quale?".

"Sei il cugino del re…scrivigli delle trame di Sendoh, a te crederebbe…avvertilo che la sua corona è in pericolo… io non voglio che la perda, voglio che torni e che dia giustizia alla mia famiglia, ma non posso mettermi in contatto con lui…".

Mi guarda mordendosi un labbro: sa che quel che mi sta chiedendo è rischioso, che se venissi scoperto dallo sceriffo e dagli oppositori della famiglia reale potrei perdere tutto ciò che ho, anche la libertà…ma sa anche che io non mi tiro mai indietro, proprio come lui.

"Lo so che fino a questa notte ti ho chiesto di stare attento e te lo chiedo anche ora…ma ho pensato che è l’unico modo per spezzare questa spirale malvagia".

Ci guardiamo negli occhi intensamente.

"Lo farai per il tuo re?" chiede, di fronte al mio silenzio che non sa come interpretare. Ma io sono tranquillo.

"No…lo farò per te…e per l’anima di tuo padre…e per gli occhi di Kiminobu…" e gli accenno un sorriso, come a dirgli di nuovo che non deve preoccuparsi, che non mi capiterà niente, che io sono forte e ce la farò, qualunque cosa sia necessario fare.

Scorgo un lampo nel suo sguardo e poi sento solo le sue labbra sulle mie, la sua bocca sulla mia bocca, mentre mi bacia, mi cerca, mi stringe a sé quasi con disperazione e di nuovo agisco d’impulso, con naturalezza e ricambio il suo bacio, socchiudo le labbra perché la sua lingua possa sfiorare la mia e assaggiare il mio sapore come io cerco il suo…di nuovo stretti l’uno all’altro…quando ci separiamo per respirare, Hanamichi mi abbraccia e mi mormora all’orecchio: "Vorrei non dover lasciarti andare via… vorrei averti qui con me sempre…" e le sue mani hanno una stretta forte e convulsa su di me.

"Questo non è un addio, testa rossa…" sussurro con leggerezza, per calmarlo.

Un altro sguardo e io me ne devo andare. Tra poco sarà giorno…

Cammino fino alla barca e ci salgo sopra; Mitsui inizia a remare.

Non si vede quasi niente, ma io continuo a guardare lui, la sua figura che sfuma e si confonde in mezzo alla nebbia, immobile sulla sponda del fiume; nella testa ho solo le parole che avrei voluto dire a lui, ma che non sono riuscito a pronunciare.

Vorrei tanto restare qui…

 

 

Lo amo.

Finalmente non ho più remore ad ammetterlo e come potrei, del resto, con ancora il suo sapore sulle labbra?

Ho baciato Kaede…dopo settimane in cui ho potuto soltanto sognare di farlo, è accaduto veramente ed è stato come avevo sempre immaginato, anzi ancora più emozionante…

È stata la notte più bella della mia vita e non solo per il bacio che ci siamo dati all’alba, ma per gli abbracci dolci e possessivi, perché ho potuto guardare il suo viso che dormiva sul cuscino accanto al mio e sentire il suo respiro lento e regolare e stringere a me il suo corpo morbido…

Lo amo.

E lo voglio.

Questa notte è stata un po’ un tormento! Ho dovuto trattenere le mie mani che, lasciate all’istinto, avrebbero voluto vagare sul suo corpo, scoprire quella pelle bianca e assaporarla…ho dovuto frenare le mie labbra che avrebbero voluto ricoprirlo di baci dappertutto, sul suo viso adorabile, sul suo corpo perfetto…e, in completa sincerità, ho dovuto reprimere tutto me stesso, perché l’unica cosa che avrei voluto fare era possederlo…

Ma non ora e non così…

Il mio fisico lo desiderava, ma IO sapevo solo che era accanto a me, al freddo, in un posto a lui sconosciuto, per lui pericoloso; non è così che voglio averlo.

Oh, sperando che lui voglia me!!! Però…i suoi occhi, quel piccolo sorriso, il modo con cui ha risposto al mio bacio…conosco Kaede: se non avesse voluto, non mi avrebbe permesso di arrivare al punto di tenerlo fra le braccia, di baciarlo, ma mi avrebbe preso a pugni al mio primo accenno di volermi prendere delle libertà!!!

È solo l’alba e io mi sento stanco, maledizione!!! Cammino stancamente fino alla mia modesta abitazione e lì scorgo Kogure che si sta alzando proprio adesso. Faccio rumore entrando, così da far voltare Kiminobu.

Sono sempre più stupito di lui, riconosce le persone dal semplice passo ormai, ed è così anche questa volta.

"Hanamichi! Rukawa è andato via?".

"Sì" e il doverlo dire mi provoca una fitta.

"Glielo hai detto?" mi chiede, molto tranquillamente.

"Cosa diavolo avrei dovuto dirgli?!" scatto, un po’ sulla difensiva.

"Che lo ami, ecco cosa!" esclama lui; sembra aspettarsi una delle mie solite risposte, infatti lo vedo sorpreso dalla mia mancanza di reazione. Sono sorpreso anche io, se è per questo… Ma improvvisamente mi sento molto stanco e mi chiedo (per la prima volta con preoccupazione) per quanto tempo ancora dovrò vivere quale fuorilegge con una taglia sulla testa, lontano dal mondo, rinchiuso in una foresta che amo ma che potrebbe rivelarsi una prigione a lungo andare…lontano da Kaede…

Ed è uno sguardo esausto quello che rivolgo a Kogure: "Quanto la fai facile, tu…come posso dirgli che lo amo adesso? Cosa ho da offrirgli? Problemi, guai, una storia di sotterfugi perché io sono un fuorilegge, ho perso tutto quello che avevo…come faccio ad andare da lui e dirgli che lo amo e che voglio stare con lui, ma che non ho altro da dargli che me stesso?!".

"Ma sai…".

"Cosa?" lo incalzo.

"Credo che Rukawa voglia davvero soltanto te…".

Se fosse vero…ma non posso permettermi di sperare, non ancora! Devo ottenere giustizia dal re, è l’unico modo che ho per riappropriarmi di una vita con una parvenza di normalità, ma per avere questo il re deve tornare; ripenso alle ultime parole che ci siamo scambiati io e Kaede e ho un brivido: non potevo fare altro, ma ora mi sto pentendo di averlo coinvolto, di avergli chiesto di esporsi fino a questo punto! Proprio dopo averlo pregato tante volte di stare attento, gli ho chiesto di scrivere al re!!! Allora mi è sembrata la cosa giusta, ma adesso…

Lui è forte, non gli capiterà niente! Me lo ripeto mille volte.

Ma il cuore mi batte furiosamente.

Kaede sa badare a se stesso, andrà tutto bene!

Ma inizio a sudare freddo.

"Cosa c’è?" mi chiede Kiminobu, avvertendo la tensione che si espande da me.

"Ho un brutto presentimento…" mormoro, scrutando il cielo, ma senza che mi dia sollievo…

 

 

Ho scritto la missiva per mio cugino il re e l’ho sigillata imprimendovi il mio stemma; spero di aver saputo trovare le parole giuste, di essere stato convincente. L’ho affidata al mio scudiero personale, incaricandolo di arrivare fino alla capitale, di recarsi al porto e far sì che questa lettera arrivi a mio cugino, dall’altra parte del mare, insieme ai carichi di rifornimento per l’esercito che continuano a partire a scadenze regolari dal nostro Paese.

Ora è notte e io sono solo nelle mie stanze; fisso a lungo il mio letto e ripenso a quello su cui ho dormito la scorsa notte con Hanamichi. Qui ci sono ricche e calde coperte, ma non ci sono le sue braccia…

E invece io ho capito di volerle sempre attorno a me, di volere lui, di averlo probabilmente sempre voluto… Quando litigammo perché io non ero d’accordo che partisse per la guerra, erano veri tutti quei motivi che gli avevo elencato o piuttosto, nel profondo, non c’era il desiderio che non si allontanasse da me? Che non andasse dove non avrei potuto controllarlo?

E adesso potremmo stare insieme, lui prova dei sentimenti per me, me lo ha fatto capire… Ma deve prima di tutto ottenere giustizia e per farlo gli serve il ritorno del re: per questo ho accettato di rischiare in prima persona e di scrivergli, svelandogli i misfatti che avvengono nella contea di Nottingham.

Hn?

Un rumore…proveniva dal piano di sotto, ma non dovrebbe esserci nessuno…

Un altro rumore…

Meglio assicurarsi che sia tutto a posto! Prendo un candelabro ed esco dalla mia stanza, scendendo con circospezione le scale; le torce nella grande sala non sono molte, ma la illuminano abbastanza perché io veda che non c’è nessuno…

Un’ombra! Ah, no…è il mio gatto che sta cercando i topolini… forse mi sono preoccupato per niente e non è da me, eppure avrei giurato che…

SBAM!!!!!!

La porta si apre di colpo e d’improvviso mi ritrovo di fronte un soldato dello sceriffo che ha tutta l’aria di volermi catturare.

"Duca Rukawa…non opponete resistenza e il vostro bel visino non subirà oltraggio…".

CHECCOSA?! Come osa questo…questa specie di mercenario rivolgersi a me con questo tono di scherno, entrare nel mio castello e darmi ordini e pretendere che io obbedisca?! Istintivamente porto la mano alla cintura, ma non trovo il pugnale e allora ricordo che l’ho donato ad Hanamichi…il soldato si avvicina velocemente a me, ma ho comunque il candelabro da dargli in testa e infatti faccio proprio così! Lui cade a terra sanguinante, con un grido. Ma lo so che non può essere così facile e semplice…di colpo, così come era entrato lui, entrano nella sala una decina di uomini armati e anche Koshino!

Undici contro uno, non posso farcela, per di più sono disarmato…

Provo una violentissima sensazione di rabbia e di impotenza, ma allo stesso tempo riesco a mantenermi freddo e so che reagire impulsivamente adesso è il modo migliore per venire ammazzato. Koshino mi ha sempre odiato, non aspetta altro…

"Come avete fatto ad entrare?" chiedo gelidamente, fissandolo.

Lui fa una smorfia: "I miei soldati hanno tramortito le tue guardie…non è stato difficile, erano il doppio…".

"Coraggiosi come sempre, vedo…" ironizzo con disprezzo.

"Non siete nella posizione di poter giudicare, duca: devo portarvi dallo sceriffo a qualsiasi costo, è questo il mio compito: non fate gesti avventati e né a voi, né ai sudditi del vostro feudo sarà torto un capello" e mi sembra che sia dispiaciuto di questo. Credo che avrebbe preferito l’ordine di spazzare via il feudo dei Rukawa e anche me, già che ci si trovava.

"Non voglio andare dallo sceriffo, non ho niente da dirgli" replico con decisione.

"Ma è lui che ha qualcosa da dire a voi. E se insisterete a rifiutarvi saremo costretti a trattare male qualcuno…".

È un ricatto e lo sa bene, come sa che non posso oppormi di fronte a questo: non è una minaccia rivolta a me in prima persona, ma sta parlando di far scontare ad altri le mie decisioni e questo non posso tollerarlo! Gli abitanti del mio feudo si fidano di me…

"Verrò" ma la mia non è una parola, è una specie di ringhio contratto dalla frustrazione e dall’umiliazione di dover obbedire a loro…

I soldati mi circondano per essere sicuri che non tenti una fuga disperata, ma non ne ho l’intenzione, sarebbe un suicidio; quando arriviamo nel cortile, scorgo un’ombra che fugge a cavallo in direzione opposta, per una delle porte secondarie del castello…credo sia il mio scrivano…ma come mai non l’hanno sorvegliato? E lui dove starà…oh, no…altre ombre lo seguono…e lui probabilmente sta scappando per cercare aiuto e può essergli venuta in mente una sola persona…ma allora, quelle ombre…

Il cuore inizia a battermi forte, troppo forte! Potrei sbagliarmi…forse vogliono solo ucciderlo fuori di qui…forse non vogliono seguirlo…forse non è una trappola…e poi, forse, lo scrivano non si ricorda la strada che abbiamo fatto per i sentieri di Sherwood…

Forse…

 

 

Da uno degli alberi di vedetta parte una freccia che si conficca al suolo, mettendoci tutti in allerta: è il segnale che qualcuno sta arrivando a noi e al nostro nascondiglio! "Hanamichi! Yohei! Arriva qualcuno, è a cavallo!" grida Okuso, dall’alto.

Come se ci fossimo messi d’accordo, portiamo tutti le mani alle armi, non importa quali, archi e frecce, spade, pugnali…io mi ritrovo a sfiorare il pugnale che mi ha lasciato Kaede…

"Riesci a vedere chi è?" grida di rimando Yohei.

"No…sì!!! Sì, ora lo vedo! È lo scrivano che è stato qui l’altro giorno…quello che accompagnava il duca Rukawa!" risponde Okuso, scendendo rapidamente dall’albero grazie alla scala. Magari qualcuno dei miei compagni si sarà tranquillizzato a questa risposta, ma a me è soltanto corso un brivido lungo la schiena!!!

Lo scrivano di Kaede? Perché è qui? Perché non è con lui? Cosa può essere successo per averlo riportato qui?

Quando il suo destriero si ferma in mezzo allo spiazzo e lui ci osserva con gli occhi sbarrati, ho la conferma di tutti i miei peggiori timori e perdo la testa! Lo trascino giù dalla sella di peso, ignorando il suo sguardo terrorizzato e prendo a scuoterlo violentemente: "Che ci fai qui? Dov’è Kaede? Cosa gli è successo?!".

"I soldati…non ho potuto far niente…e lui…" balbetta, ma ottiene solo di farmi infuriare ancora di più.

"COSA DIAVOLO E’ SUCCESSO A KAEDE?!" urlo. Oddio, mi sembra di impazzire…quali soldati? Che gli avranno fatto? Sarà stato per…per colpa mia?!

Ritrovo un minimo di lucidità quando sento la mano di Mitsui che mi stringe la spalla talmente forte da farmi male: "Hanamichi, torna in te, lo stai spaventando! Di questo passo non ci saprà dire nulla!!!".

Cerca di calmarmi, ma è accigliato e nervoso; dopotutto, anche lui conosce Kaede da una vita…

D’accordo.

Respiro profondamente e dico, con più calma, allo scrivano: "Raccontami tutto".

Lui deglutisce: "Era notte quando sono arrivati…una ventina di uomini: dieci hanno stordito e tramortito le guardie del palazzo, gli altri dieci sono entrati e hanno portato via il duca…lo hanno portato dallo sceriffo…".

Chiudo gli occhi, sentendo un dolore sordo proprio in mezzo al petto.

NO NO NO NO NO!!!!! MALEDIZIONE, NO!!!!!

Quel…quel traditore non aspettava altro!!

"Perché?" domando, con voce tremante dalla rabbia.

"Co…come?" incespica l’uomo.

"Perché lo hanno portato dallo sceriffo?" ripeto, impaziente.

"Non lo so, non ho sentito le accuse".

Poi un atroce dubbio…

"Era successo qualcosa di particolare ieri?".

"No…soltanto, il duca aveva incaricato il suo scudiero di portare una missiva a…" ma non gli lascio finire la frase che lo getto a terra e inizio a sferrare violenti pugni contro il primo albero che mi capita a tiro e non mi fermo neanche quando scorgo tracce di sangue sulla corteccia.

Intorno a me c’è il silenzio assoluto, avverto i loro sguardi sconvolti che seguono le mie azioni. E, ancora una volta, è Mitsui a farsi avanti.

"Sta’ fermo, Hanamichi! Calmati, posso capire che…" ma è la frase sbagliata.

Mi giro verso di lui furibondo: "No che non puoi capire!!! Gliel’ho chiesto io di scrivere al re per informalo del tradimento di Nottingham, lo capisci?! È per colpa mia che è successo tutto questo!!! Erano mesi che quello lì non aspettava che di poter avere un pretesto per tenerlo in pugno e ora sono stato proprio io a fornirglielo! È colpa mia, mia!!!" è come se lo avessi gettato io stesso fra le sue braccia e nel suo letto!!

"Hanamichi, non sappiamo cosa…" prova a dire Yohei, ma viene interrotto dal sibilo di un’altra freccia che si conficca al suolo, scoccata questa volta da Noma.

"Che succede?" ma è una domanda inutile, lo scopriamo ben presto da soli.

Succede che lo scrivano, senza volerlo, ha guidato fino a noi i soldati che lo hanno inseguito e ora ci ritroviamo un esercito contro.

In principio manteniamo il sangue freddo, ci disponiamo a combattere e ce la caviamo con onore; molti di noi cadono nel corpo a corpo con questi soldati muniti di corazze, ma poi ci rendiamo conto che la nostra via di salvezza sono gli alberi: con rapidità saliamo sulle case fra i rami, gettando poi a terra le scale e tagliando le corde che permetterebbero ai nostri nemici di raggiungerci fin quassù e da qui scocchiamo le frecce, con mira infallibile. Sembra un presagio di vittoria, dato che tanti avversari soccombono o restano feriti, ma poi ci rendiamo conto che questi alberi potrebbero essere in realtà la nostra tomba: non facciamo in tempo a gioire per la nostra momentanea supremazia sull’esercito dello sceriffo (a proposito, dov’è quel maledetto?! Deve essere qui anche lui!), che con orrore vediamo i soldati che si accingono a scagliare contro di noi frecce infuocate! E qui è tutto legno!!!

Altrettanto rapidamente di come eravamo saliti scendiamo per non restare intrappolati sugli alberi incendiati e, una volta a terra, dobbiamo affrontare gli scontri diretti.

Questo posto diventa ben presto un inferno, che mi ricorda terribilmente la guerra da pochi mesi abbandonata: grida, pianto, persone che prendono fuoco, le costruzioni che avevamo innalzato con tanta fatica che vengono avvolte dalle fiamme in pochi attimi…nella confusione mi accorgo che frate Tuck sta portando in salvo i bambini, i figli dei miei amici, e che fortunatamente i soldati non si curano di questo gruppetto che sparisce fra i rami più fitti; il fumo ci impedisce di vedere con chiarezza e ci brucia i polmoni…sento in lontananza Mitsui che grida per chiamare Kogure, ma non riesco a vedere né l’uno né l’altro…un altro grido viene da sopra di me: alzo gli occhi arrossati e scorgo Ayako che è rimasta in una delle case sugli alberi.

"RYOTA!!!!" urla, chiamando suo marito.

"AYAKO!!!" le risponde lui, da un altro albero, quello di fronte; tra i due tronchi è rimasto un ponticello, ma il fuoco ha già intaccato il legno e, quando il mio amico prova a percorrerlo per raggiungerla e salvarla, alcune assi cedono sotto il suo peso, costringendolo ad arretrare. Ma c’è una corda…su uno dei rami più alti è rimasta intatta una corda e pende verso di me…senza pensarci troppo, l’afferro e me ne servo per salire, per arrivare fino ad Ayako.

"Hanamichi…" mi chiama spaesata, quando mi vede.

"C’è questa corda, guarda, non l’avevi notata…- la incoraggio io- Servitene per…" sto per dire che deve servirsene per scendere, ma mentre lo dico una freccia infuocata colpisce il tronco che ci sorregge e gli fa prendere fuoco. Ormai siamo bloccati quassù!!! La nostra unica speranza è riuscire a saltare fino all’albero di fronte, dove Miyagi continua a gridare i nostri nomi. Dobbiamo farcela! Devo farcela, se voglio rivedere Kaede! Se voglio tornare da lui per non lasciarlo mai mai mai…

"Salta per prima, Ayako: la corda non potrebbe sostenere tutti e due" le dico, con una voce alta abbastanza per sovrastare il terribile rumore della distruzione, e intanto la incoraggio a darsi una spinta forte per colmare il vuoto che la separa dal suo Ryota. "Salta con me, non c’è tempo!" protesta lei; fa per aggrapparsi, ma io la spingo a mia volta e, con il fiato sospeso, la vedo giungere in malo modo fino all’altro albero, dove però Ryota è pronto a sostenerla. Ora tocca a me! Devo scoprire che fine hanno fatto gli altri miei amici, devo andare da Kaede…mi accorgo con dolore che il medaglione di mio padre, che ho sempre portato al collo, non c’è più…devo recuperarlo…prendo lo slancio, ma una freccia infuocata colpisce la corda…non mi do per vinto e provo a saltare ugualmente, ma poi la sento cedere al fuoco, sento il vuoto sotto di me e mi accorgo che sto precipitando a terra…

 

 

Akira Sendoh è davanti a me, finalmente! Dopo che mi ha tenuto chiuso in una stanza per tutta la notte e il giorno; ma non importa, quello che ora mi interessa è sentire i suoi stupidi motivi e poi ordinargli di farmi tornare al mio feudo.

"Non ti trovi bene, Kaede?" mi sorride.

Chi gli ha dato il permesso di prendersi tutta questa confidenza?! Certo non io…

"Non avete il diritto di tenermi prigioniero" gli dico gelidamente.

Detesto il modo in cui mi guarda!!!

"Non ti sto tenendo prigioniero, non devi fraintendermi…ti ho portato qui per proteggerti…" ribatte Sendoh placidamente, appoggiandosi al muro come se questa fosse una piacevole conversazione fra amici.

"Proteggere me?! E da chi?" chiedo, senza celare il mio disprezzo.

"Da te stesso- risponde lui, senza mutare la sua flemma- Vedi, Kaede, mi sono reso conto che evidentemente lasciato a te stesso non sai giudicare bene le persone e questo ti porta a scambiare fuorilegge e ladri per nobili eroi fedeli al re".

Sa della lettera…

"Come potete…" tento di replicare, ma Sendoh mi mette sotto il naso la mia stessa missiva. E ha il sigillo spezzato…l’ha letta…

"Sono le tue parole ad accusarti…abbiamo fermato il tuo scudiero, il suo viaggio era sospetto…era da un po’ che ti facevo sorvegliare…due notti fa non sei neanche tornato a dormire nel tuo castello…Mi dispiace che tu ti sia fatto fuorviare da quel branco di tagliagole!" e dice queste ultime parole con un misto di pena e di disgusto e qualcosa in me si ribella, perché so che quei tagliagole hanno molto più onore di lui!!!

"Non sono affatto tagliagole! E non provate a negare che quanto ho scritto al re sia una menzogna! Io lo so come lo sapete voi e, se mi conosceste davvero, allora sapreste che non mi si può convincere, non mi si può fuorviare! Sono io che ho visto che le prove sono contro di voi: tutto il denaro dei baroni che doveva confluire nella vostra tesoreria…tutti i nobili più fedeli al re uccisi o imprigionati…Cosa rispondete a questo?" gli domando con tutta la mia freddezza, squadrandolo con ostilità.

Ma lui non si altera, non è nella sua indole, è il tipo che ti pianta un coltello nel cuore sorridendo…soltanto, si sposta e avanza un po’ verso di me.

"Io voglio solo prosperità e controllo per la nostra patria, non voglio fare niente di male…e penso che l’attuale re non possa garantirle, guarda solo come ha condotto questa guerra! Perché vuoi dare retta a Sakuragi? Lo vedi che devo proteggerti da te stesso? Kaede, d’ora in poi starai qui…" e avanza ancora, ma io mi scosto.

"Nei vostri sogni, forse!" replico velenosamente.

"No, starai qui e mi darai il tuo appoggio e…- mi guarda in un modo malizioso che mi fa venire voglia di prenderlo a pugni-…e mi darai anche qualcos’altro…".

Questo è troppo! Non lo farò mai, neanche morto!!!

Non mi abbasso nemmeno a dirglielo, lo fisso con un sorriso di scherno per fargli capire cosa penso di tutte le sue idee.

Sendoh non si scompone neanche questa volta, anzi…mi sorride in modo strano, va verso la porta e la apre: "Seguimi, Kaede: ci sono avvenimenti recenti di cui non sei al corrente".

Hn?

È un trucco, senza dubbio…e allora perché questa pesantezza al cuore?

Lo sceriffo mi conduce fino ad un’ampia finestra che dà su di un cortile interno, da cui provengono gemiti di dolore e singhiozzi. Mi irrigidisco.

Lui si affaccia, poi fa posto anche a me. E allora vedo…

"Stanno per condurli nelle prigioni! Alla fine li abbiamo trovati…".

Riconosco dei volti che ho visto a Sherwood, queste persone facevano parte dei compagni di Hanamichi! I loro visi sono contusi e anneriti dal fumo…

"E’ stata una battaglia sanguinosa, abbiamo avuto molte perdite: a loro onore, devo dire che si sono battuti come veri soldati…".

No, no, no, no…

"…ma non hanno potuto contrastarci troppo a lungo. Molti sono morti, questi li abbiamo fatti prigionieri. Ah, con loro ci sono anche il vostro scudiero e il vostro scrivano e un bel po’ di abitanti del vostro feudo…" continua Sendoh, serafico come se parlasse dell’ultimo ricevimento dato nella capitale.

Non scorgo il viso di Hanamichi. Dov’è? Perché non è tra i prigionieri?

"Tu non vuoi che costoro muoiano, vero Kaede?" insinua lo sceriffo.

E io, di nuovo, mi sento invadere da una fredda collera, da un senso di impotenza davvero insopportabile per chi, come me, ha sempre voluto il controllo e la padronanza delle azioni.

"Mi state ricattando" gli sibilo.

"Nooo…non prenderla così! Questi sono prigionieri e io ti sto dando la possibilità di farli vivere, non è molto meglio se la vedi così? Puoi salvar loro la vita…e poi…" si interrompe per un attimo, mi si avvicina ancora di più, sento che le sue mani si fermano sui miei fianchi e che le sue labbra mi baciano un orecchio.

Io mi sposto con uno scatto, lanciandogli uno sguardo ammonitore e irato, per fargli capire che non deve farlo mai più, ma lui si sposta a sua volta.

"Lo so che c’era qualcosa che ti univa a Sakuragi, ma ora non ha più motivo di esserci, perché vedi…" ed estrae dalla casacca un panno bianco che sembra contenere qualcosa. Me lo porge, in attesa della mia reazione.

Io lo prendo con mano ferma, con volto impassibile, ma è come se un’ombra fosse calata su di me, come se il ghiaccio che ho dentro fosse diventato tangibile; apro il panno e vi vedo avvolto il medaglione di Hanamichi, annerito dal fuoco…l’unico ricordo di suo padre…l’unico oggetto a rammentare l’esistenza dei Sakuragi…non se ne sarebbe mai separato, mai…lo avrebbe lasciato in mani nemiche solo se…

Lo fisso in silenzio, perché non trovo altro dentro di me.

Silenzio e vuoto.

"In un certo senso mi dispiace…quell’uomo ha sprecato la sua vita in un modo così stupido…".

"Tacete!" glielo sibilo e il mio è più di un ordine! Non ho intenzione di stare qui a sentire le sue condoglianze ipocrite dopo che mi ha spezzato il cuore con questa notizia!!!

"…non mi pare il caso che vadano sprecate altre vite, oltre la sua…".

Se non tace, lo butterò giù da questa torre!!!!

"…soprattutto quelle in mano tua: queste persone contano su di te per sopravvivere, te ne rendi conto, vero Kaede? E ora che lui non c’è più, nulla ti impedisce di stare con me…" ma Sendoh continua a parlare, a voce bassa, insinuante.

Ho ancora abbastanza lucidità da sapere che ha ragione su una cosa: la vita di quelle persone dipende da me; persone innocenti, che hanno condiviso con Hanamichi la vita a Sherwood, con l’unico torto di aver rapinato un oro destinato alla corruzione.

Ma all’idea di vivere accanto a lui, con lui, mi si rivolta lo stomaco…come potrei sopportarlo dopo tutto questo?! Non potrei…ma devo prendere tempo…sì, devo accettare e prendere tempo per trovare una soluzione…ma ora non ci riesco, riesco solo a pensare che lui è morto…

Alzo gli occhi e lo fisso per qualche istante: "Non mi lasciate scelta…" dico poi.

Sendoh sembra imbarazzato per qualche istante e il suo sorriso diventa triste, forse per un attimo si è risvegliata la sua coscienza…

Ma non mi interessa a questo punto…voglio soltanto andarmene e stare da solo!! Mi giro lentamente, sfidandolo a fermarmi, ma lui non lo fa; mi impongo di controllarmi fino a che non sarò tornato nella stanza in cui mi ha sistemato, ma una volta che ho chiuso la porta alle mie spalle lascio che il dolore si espanda in me, mentre guardo il medaglione che ancora stringo in mano.

Mi avvicino al letto e ci cado sopra.

Hanamichi è morto.

È colpa mia…ero controllato e non me ne sono accorto…io li ho condotti a lui…

Hanamichi è morto.

Proprio lui che era così vitale e allegro e passionale, lui che amava così tanto la vita! Lui che fino a due giorni fa mi ha tenuto stretto nella notte perché non sentissi freddo…

Lo amo.

È così incredibilmente crudele che questa verità sia così luminosa nella mia mente adesso che lui è morto! Se l’avessi capito prima, se lo avessi sentito prima con la stessa nitidezza…sarei rimasto a Sherwood…

Affondo il viso nel cuscino, mentre qualcosa di sconosciuto si impadronisce di me e capisco che quel che sto provando è il vero dolore, un dolore che rende cenere tutto il resto, che rende il mondo grigio e vuoto…non lo avevo mai provato prima, per nessuno, neanche per la morte di mio padre o per quella di mia madre. Non avevo saputo trovare lacrime per loro, nei miei occhi o nel mio cuore, e non perché non fossi affezionato a loro, ma perché la mia volontà di non piangere era più forte del dolore.

E ora invece…

Piango con il viso contro il cuscino, per quello che abbiamo perso, perché non ti ho potuto dire che ti amo, perché è tutto troppo ingiusto! E sono anche pieno di rabbia e ti odio , in questo momento, perché mi hai lasciato solo e non hai resistito davvero, non fino all’ultimo, perché il MIO Hanamichi se lo avesse voluto davvero avrebbe resistito in vita a qualsiasi costo, contro tutto e tutti…

Stringo il medaglione nella mano e continuo a piangere, mentre sembra che, per uno scherzo crudele, proprio ora io mi ricordi perfettamente di tanti avvenimenti vissuti e condivisi con lui a cui non pensavo più da tanto tempo…e ora scopro che sono fissi nella mia mente, che li avevo come riposti…

Non li sopporto! Non fanno altro che ingigantire il mio dolore…io lo amo e lui è morto…me lo ripeto all’infinito…

Non so quanto tempo trascorro così, ma alla fine sono sfinito: pian piano mi abbandono ad un sonno ristoratore e amico, perché mi porterà un po’ di pace…spero che sia anche buio e profondo…

E se dovessi morire nel sonno, sarebbe un sollievo…

 

 

 

Ho gli occhi arrossati dalle lacrime mentre mi occupo della pietosa opera di sepoltura dei nostri compagni; io, Yohei, Mitsui, Noma, Okuso e Miyagi scaviamo le fosse, avvolgiamo i cadaveri nei panni che riusciamo a trovare e ve li deponiamo; frate Tuck li benedice e Kogure lega a forma di Croce i rami che abbiamo poggiato vicino a lui, in modo da poterli fissare sulle tombe. Ayako, in una delle poche case rimaste in piedi, cerca di mettere insieme qualcosa che assomigli ad un pranzo.

Alla fine, mi sono salvato perché sono caduto fra i cespugli: ho dei graffi, questo sì, ma sono vivo e non mi sono neanche fatto molto male e comunque non me ne importerebbe…quello che mi fa veramente male, adesso, è il cuore…

Guardo Yohei che finisce di ricoprire di terra una fossa e mi viene di nuovo da piangere. E non me ne vergogno.

"Adesso sì che siamo un vero villaggio…abbiamo perfino un nostro cimitero" Yohei lo dice a voce bassa, leggera, nel tentativo di alleggerire quest’aria di morte che è calata su di noi, ma alle sue parole io scoppio in singhiozzi.

"E’…è stata colpa mia!!! Sono stato io a trascinarvi in questa follia, perché volevo che fosse così…tu…- mi rivolgo a Mitsui, che mi fissa in modo dolente- …tu mi avevi avvertito di non coinvolgerli e avevi ragione…".

"Ehi…stai ammettendo di aver avuto torto?- vorrebbe tirarmi su, ma non ci riesce, la sua voce è incrinata dal pianto- Allora le conseguenze della caduta sono più gravi del previsto…" e poi si blocca, con un nodo alla gola.

"E’ stata tutta colpa del mio orgoglio! Se non fosse stato per me…" vorrei finire la frase, ma non ce la faccio. Ma il punto è che se non fosse stato per me, queste persone sarebbero ancora vive, nella loro foresta, circondati da amici e parenti.

"Se non fosse stato per te, non avremmo mai conosciuto l’orgoglio".

È stato Yohei a parlare; lo osservo mentre si inginocchia a terra, esausto, con gli occhi velati di scuro. Quanti amici ha dovuto seppellire per colpa mia?

"Yohei, riconosco le mie colpe, non c’è bisogno che provi a farmi stare meglio…" mormoro, con lo sguardo basso, senza avere la forza di levarlo su di lui.

"Non voglio farti stare meglio, è la verità! Tu non hai ancora ben capito cosa fosse la nostra vita, prima che arrivaste voi…eravamo solo dei fuorilegge che si nascondevano come potevano qui a Sherwood, cacciando cervi di frodo e vivendo alla giornata…tu ci hai spinti a darci un’organizzazione, a ricreare un paese nella foresta…ognuno aveva dei compiti e ha imparato a battersi, si è dato una disciplina o almeno ci ha provato…e anche i furti e i pedaggi hanno acquistato un senso, perfino un valore…le ricchezze distribuite ai poveri…l’oro della corruzione intercettato e restituito al popolo…Tutto questo ci ha dato orgoglio, non ti permetto di negarlo! E noi siamo di quegli uomini che pensano ancora che sia meglio morire con orgoglio che vivere vilmente! Quindi non stare lì a piangerti addosso e pensiamo alla prossima mossa!!" termina Yohei, in tono deciso.

Non è distante da me, allungo un braccio e gli stringo una spalla amichevolmente, per ringraziarlo delle sue parole che sono state come acqua fresca su una ferita: hanno spazzato via l’oscurità e anche se la ferita persiste potrà rimarginarsi…

Sento a mia volta una pacca leggera di Mitsui sulla mia schiena e poi la sua domanda: "Va meglio?".

Sì…andrà meglio…

Poi torno a scrutare Yohei: "Cosa intendevi per ‘prossima mossa’?".

"Alcuni dei nostri sono prigionieri e noi dobbiamo salvarli!".

Annuisco gravemente.

"E poi…Hanamichi, non vuoi sapere cosa sia successo a Rukawa?" mi chiede gentilmente Kiminobu, mentre finisce di legare i rami secchi a forma di Croce.

Kaede…certo che voglio saperlo! DEVO saperlo!!!

Aspettiamo che anche gli altri abbiano finito il loro ingrato compito: hanno sepolto i soldati caduti; erano nemici, ma noi non siamo animali, abbiamo deciso di dare loro una degna sepoltura, anche se lo sceriffo non è stato così misericordioso con la salma di mio padre…ma io non sono come lui…

"Sentite, i loro abiti potrebbero farci comodo, li abbiamo tenuti…" tossicchia Okuso, un po’ imbarazzato dal gesto.

In effetti…

Ma è una questione di vita o di morte; si è deciso che bisognerà fare un’incursione a Nottingham, proprio nella fossa dei leoni, ma è l’unico modo che abbiamo per scoprire se i nostri amici sono stati condannati a morte o meno e vestiti da soldati potremo camminare senza problemi e ascoltare i discorsi delle guardie autentiche.

"Vado io" si offre Noma.

"No!- scuoto violentemente la testa- Spetta a me!" dichiaro, ma lui si oppone e non è il solo.

"Andremo io, Okuso e Noma" afferma Yohei e lo dice con la stessa luce che aveva negli occhi quando ci siamo conosciuti e lui era il capo effettivo degli uomini di Sherwood.

"Perché?" chiedo con semplicità.

Lui sorride: "Perché erano i miei uomini prima ancora di essere i tuoi e glielo devo…perché Mitsui ha Kiminobu, Miyagi ha Ayako e tu hai Rukawa…noi invece non abbiamo nessuno da amare e da cui essere amati: se la missione avrà successo sarà tutto a posto, mentre se dovessero scoprirci nessuno perderà la persona che ama e noi moriremo avendo al fianco degli amici…in fondo, è il modo migliore di morire, no?" e la sua domanda è triste e amara, come tutto il suo discorso, ma nessuno ha il coraggio di dire niente, nemmeno io…

Il giorno dopo, all’alba, li aiutiamo a vestirsi come i soldati, frate Tuck dà loro la sua benedizione e li osserviamo allontanarsi nel fitto della boscaglia; quelle che seguono sono ore d’inferno: se li scoprissero potrebbero ucciderli, potrebbero capire che non siamo morti tutti e tornare qui per darci il colpo di grazia…

Mitsui cerca di rilassarsi standosene seduto con Kogure appoggiato a lui: credo che il dovergli dare sicurezza sia un modo per farlo sentire a sua volta più sicuro.

Miyagi e Ayako sono anche loro stretti l’uno all’altra e frate Tuck è raccolto in preghiera.

E io me ne sto da solo, a pensare a Kaede, teso, nervoso, perché fra poco saprò…saprò cosa gli sia successo, dove si trovi adesso…gli avranno fatto qualcosa? Certo, lui è il cugino del re, non lo avranno maltrattato troppo, ma io so bene cosa volesse da lui Sendoh e ora ha la possibilità di prenderselo con la forza…

Il solo pensiero che possa mettergli le mani addosso mi fa avvampare! Maledetto bastardo, io lo…

Un rumore!!!! Eccoli!!!! E sono sani e salvi!!!!

Con uno scatto velocissimo mi porto di fronte a loro e li incalzo di domande senza neanche dar loro il tempo di riprendere fiato.

"Allora? Cosa avete scoperto? Perché ci avete messo tanto? E i nostri compagni?" sembro un fiume in piena, lo so, ma Yohei e gli altri non se la prendono, mi guardano con un sorriso stanco, ma gentile e comprensivo.

"Lo so che è tardi, ma abbiamo aspettato che tramontasse il sole per uscire da Nottingham, per non dare troppo nell’occhio…è andato tutto bene, nel senso che nessuno ha sospettato di noi, ci hanno scambiati per soldati veri anche perché l’elmo ci copriva buona parte della faccia…- poi Yohei prende fiato, si incupisce e io capisco che sta per dire la parte meno piacevole del suo racconto- I nostri compagni sono imprigionati e verranno impiccati dopodomani...".

Noi tutti soffochiamo un grido di sgomento e indignazione, pure se ce lo aspettavamo: non poteva essere altrimenti…

"…pare che lo sceriffo voglia dare dimostrazione agli altri nobili di saper governare con fermezza: e chi sa governare con fermezza una contea può riuscirci anche con un regno…Mi capite?".

Purtroppo sì: sta mandando chiaramente un messaggio agli altri duchi e baroni, quello di essere il più adatto a sostituire un re ormai da troppo tempo lontano…

Mitsui scuote energicamente la testa: "Non ce la farà! Il suo grado di nobiltà non è abbastanza elevato per poter aspirare al trono! Nelle contee circostanti ci sono baroni che si sentirebbero in diritto di guardarlo dall’alto in basso perché il loro rango è più elevato! Noi lo sappiamo, Hanamichi, li conosciamo, appartenevamo a quel mondo anche noi fino a qualche mese fa…Come può sperare di essere accettato?!".

Sto per rispondere, ma Yohei mi precede: "Perché il regno sta cadendo a pezzi…si sente la mancanza di una vera autorità! Come può essere autorevole un re che è partito da anni? Ma lui, sfidandolo ha dimostrato di saper osare e ha acquisito autorità…e poi…- esita- …e poi sembra che si sia assicurato l’appoggio di qualcuno che fa parte della famiglia reale, anche se la verità è che lo ha preteso…" e si volta a guardarmi. Il cuore mi batte furiosamente nel petto.

"Che vuoi dire?" chiedo a bassa voce.

"Abbiamo sentito altre guardie dire che da qualche giorno il duca Rukawa vive nel castello di Sendoh, a Nottingham…ma ne parlavano come di un prigioniero, accennavano a dei ricatti…a delle persone del suo feudo che sarebbero state impiccate se lui non avesse dato il suo appoggio! A quanto pare lo sceriffo non si è dato la pena di tenerlo nascosto…".

Per la prima volta nella mia vita scopro che il fatto che il sangue possa ribollire non è un modo di dire! Sono percorso da un impeto di rabbia così violento da spaventarmi, da un odio talmente cieco che se avessi Sendoh qui davanti a me potrei ucciderlo a mani nude!!! E non mi piace, non mi piace affatto provare tutto questo, non è nella mia natura, non credevo di poter desiderare la morte di qualcuno…eppure sento che questa è l’ultima goccia! Credevo che il dolore si fosse attenuato in questi mesi, o per lo meno assopito, e invece questa notizia lo ha fatto riaffiorare, più bruciante di prima. Una miriade di immagini scorre davanti ai miei occhi: mio padre morto nel mio castello dato alle fiamme…il volto sofferente e privo della luce di Kiminobu quando lo abbiamo ritrovato…la gente del mio feudo cacciata dalle sue case…il volto sorridente di Akira Sendoh nella cattedrale…e ora…Kaede!!!

Porto la mano a sfiorare il pugnale che Kaede mi ha dato l’ultima volta che ci siamo visti, dopo che lo avevo tenuto fra le braccia per tutta la notte ed è come se ne ricevessi nuova forza.

"Agiremo dopodomani, allora!" proclamo.

Non ho bisogno di aggiungere altro, i miei amici hanno compreso benissimo: mettiamo a punto il nostro piano con una certa facilità; conosciamo bene Nottingham e la sua gente…non amano lo sceriffo, anche se dovessero scoprirci so che il popolo ci aiuterebbe! Entrare in città sarà abbastanza facile: useremo il carro di frate Tuck, rimasto miracolosamente (è proprio il caso di dirlo!) intatto, per far entrare lui, Kogure e Ayako…chi sospetterebbe di un frate, una donna e un ragazzo cieco?

"Dirò che sono lì per benedire i condannati" spiega il frate.

"Ma io vi sarei solo d’intralcio…forse sarebbe meglio che restassi qui…" mormora Kogure, chinando il capo.

"No!- scatta Mitsui- Non ti ci lascio qui da solo!!! Verrai, anche se dovrai restartene in un angolo!!!" e per essere ancora più convincente lo stringe a sé.

Noialtri entreremo travestiti da soldati…be’, per dirla tutta il nostro piano sarebbe di sostituirci alle guardie che accompagneranno il boia e, una volta sul palco dove avvengono le esecuzioni, tagliare le corde di sorpresa! È rischioso, ma possiamo farcela! E dopo io, e sottolineo IO, da solo, mi occuperò di Sendoh e mi prenderò la mia vendetta!!!

Aver messo a punto questo piano ci fa sentire più tranquilli al momento di andare a dormire; mi sdraio sotto un albero e mi avvolgo in una delle poche coperte che si sono salvate dall’incendio…ma non riesco a dormire…

Kaede…

So già che non riuscirò a dormire fino a che non lo avrò fatto uscire da lì, fino a che non sarà vicino a me, nel mio abbraccio e io potrò dirgli che non lo lascerò andare mai più, mai più finché avrò vita…

Provo a immaginare come si debba sentire lui, così fiero e orgoglioso, costretto ad obbedire ad una volontà che non sia la sua con quel vile ricatto! Cerco di capire cosa sappia di me, se sa che siamo stati attaccati, se per caso non possa pensare che io sia morto…sicuramente Sendoh lo avrà convinto di questo…

E Kaede ci avrà creduto? Cosa starà provando?

Dio, mi sembra di impazzire a saperlo in quel castello!!!

La notte trascorre agitata e la mattina dopo sono stanco, ma questo non mi impedisce di trascorrere ore e ore con i miei amici per riepilogare il nostro piano, per cercarvi una qualsiasi imperfezione che ci porterebbe tutti alla morte…si cercano delle obiezioni per porvi rimedio…alla fine, quando abbiamo tutti un furioso mal di testa, stabiliamo che il piano va bene. Siamo in pochi e con poche risorse, ma tra queste c’è la nostra determinazione…

Al tramonto mi corico pensando che domani, comunque vada, rivedrò Kaede!!!

La mattina dopo osservo con cura il cielo: è stranamente limpido, senza veli di foschia…mi dico che è un buon auspicio…

Ognuno di noi si veste da soldato e, quando siamo pronti, in silenzio, diamo inizio al nostro cammino verso Nottingham; non dovremmo avere problemi ad entrare in città, ci scambieranno per guardie che hanno fatto una ronda nelle campagne circostanti… E’ strano come più ci avviciniamo alle mura di Nottingham e più mi sento tranquillo! Cosa sarà? Incoscienza? O il mio inguaribile ottimismo, grazie al quale sono sopravvissuto anche alla prigionia in terra nemica?

Non so rispondere a questa domanda, fatto sta che in effetti per noi è molto facile attraversare la porta di Nottingham e andare al castello… Frate Tuck, Ayako e Kogure restano fuori, sul carro, pronti in caso di necessità; bene, ora ci vorrà ancora più cautela…i miei amici fanno affidamento su di me: più di una volta, da ragazzino, quando era ancora vivo il padre di Akira Sendoh, mio padre era venuto qui e mi aveva condotto con sé…rammento questi corridoi bui e stretti che portavano alle prigioni, all’epoca mi incuriosivano e mi spaventavano allo stesso tempo… e per un attimo mi ritorna in mente anche come era Sendoh in quegli anni…intendiamoci, non mi è mai stato simpatico, ma non era così…in lui non c’era tutta questa ambizione, questa capacità di far del male a qualcuno e poi guardarlo con un sorriso…però ricordo anche che mio padre non aveva nessuna stima del suo, diceva che era uno sceriffo che si serviva della legge che avrebbe dovuto tutelare per dare sfogo alla sua indole di brigante!!!

Probabilmente è la sua cattiva influenza ad aver condizionato Akira! Tranne che per Kaede…è sempre stato affascinato da lui, me ne accorgevo anche nelle rare volte che ci ritrovavamo tutti e tre insieme, per qualche occasione ufficiale della contea…

Ma non posso permettermi di indugiare oltre nei ricordi, non adesso!

Mi dirigo con sicurezza nei sotterranei e i miei amici mi seguono, trattenendo il fiato; quando arriviamo alle celle dei condannati, vedo i loro occhi dilatarsi per il disgusto che il luogo ispira. Mi fermo per fare mente locale: ci sono uno, due…tre, no, quattro soldati di guardia…sembrano rilassati, parlottano fra loro, mentre nell’aria si sentono dei lamenti…

Io e Yohei, con tutto il nostro sangue freddo ci avviciniamo e diciamo a quegli uomini: "C’è stato un cambio di programma, ordini dello sceriffo".

Perfetto, la nostra voce è fredda e autorevole!

Quelli si voltano verso di noi stupiti, ma non insospettiti alla nostra vista.

"E quale sarebbe il nuovo ordine?" chiedono.

"L’impiccagione avverrà in anticipo sull’ora prevista, quindi dobbiamo portarli fuori dalle celle adesso".

Neanche la nostra affermazione, che è quella su cui si basa buona parte di questa fase del piano, li mette in sospetto, anzi! Distolgono la loro attenzione da noi per cercare le chiavi delle prigioni e, quando le trovano, io e gli altri interveniamo subito, colpendoli alla testa, tramortendoli…del resto, siamo anche in numero superiore, è stato facile…i prigionieri nostri amici ci guardano perplessi, non capiscono cosa succeda, fino a che ci sfiliamo momentaneamente gli elmi per farci riconoscere; facciamo però anche cenno di tacere: niente pianti o grida di gioia!!! Potrebbero rovinare tutto! Dobbiamo sembrare dei veri soldati che stanno scortando dei prigionieri prossimi alla condanna a morte…e come tali, loro escono, liberiamo le loro mani dai ceppi che le stringono, si avviano per lo stretto corridoio, scortati da noi; saliamo le scale e, una volta arrivati al piano al livello del terreno, io indico una porta secondaria, che sbuca sul retro del castello, me lo ricordo bene…DEVO ricordarmelo bene! La vita di queste persone è affidata alla mia memoria!!! Con passo veloce la raggiungiamo e ho la conferma che non ho sbagliato!

"Uscite di qui adesso, presto" bisbiglio, dopo aver sporto la testa fuori ed essermi assicurato che non ci siano guardie.

"Poco distante dalla piazza troverete un carro e lì sono anche frate Tuck, Ayako e Kogure" aggiunge Yohei, perché sappiano che non li stiamo mandando allo sbaraglio, ma io concludo: "Andate anche voialtri! I nostri amici sono liberi e con Akira Sendoh devo vedermela io da solo!".

"Ti sbagli!- scatta Mitsui, quasi indignato- Quell’uomo ha reso oltraggio anche alla mia famiglia…verrò con te…lo so che ora vuoi vendicarti anche per Kaede, ma lasciami venire con te…".

Vorrei replicare, ma so che ha ragione; con un cenno d’intesa, salutiamo con la mano gli altri e ci avviamo fino alle scale che portano ai piani superiori. Dobbiamo fare in fretta: fra non molto qualche altro soldato scenderà nelle prigioni e darà l’allarme…ma non possiamo neanche correre, per non dare nell’occhio…speriamo di ricordare bene il percorso anche questa volta…

 

 

"Non capisco il tuo atteggiamento, Kaede! E soprattutto mi dà fastidio vederti con quel medaglione al collo!" protesta lo sceriffo, fissando il monile d’oro.

Siamo in una delle sue stanze: tra poco ci sarà l’impiccagione dei prigionieri di Sherwood e poi verranno dei baroni dalle contee circostanti, quelli che hanno tradito mio cugino…Sendoh vuole che io dichiari il mio appoggio al loro piano alla loro presenza…non mi resta molto tempo per trovare una via d’uscita…

Ma intanto mi limito a freddarlo con uno sguardo nel rispondergli: "E’ un problema vostro! Forse il vederlo vi fa rimordere la coscienza?".

Forse ho colpito nel segno, forse è proprio così…noto che i suoi occhi si fanno più sottili, che il suo sorriso si incrina.

Ma è solo per un attimo, poi si riprende subito: "Lo so che non sempre ho servito la giustizia come avrei dovuto…ma credo di poter guidare questo regno meglio di tuo cugino! So di poterlo fare…ho solo bisogno di dimostrarlo! Ne avrà un vantaggio tutta la popolazione…non credi che per questo scopo ne valga la pena? Che questo dia un significato a tutto quello che ho fatto?".

Mi fissa con un lampo di speranza negli occhi, attendendo la mia risposta, ma io non gli lascio illusioni: "No, non ne valeva la pena…non credo che ci sia qualcosa che valga la pena di essere disgustati da se stessi…".

"Non sono disgustato da me stesso!" protesta lui.

"Peggio ancora!".

Mi porto vicino alla finestra e guardo il panorama, cercando velocemente nella mia testa una soluzione, un modo per andarmene da qui senza dover cedere al suo ricatto; lo sento muoversi a accostarsi a me, mi volto e lo vedo di nuovo sorridente: "Ascoltami, Kaede, potremmo essere felici noi due! Potremmo essere una coppia e avere il regno…non ti ho impedito di andartene solo per motivi politici, te ne rendi conto, vero? Tu mi piaci, io ti…sono mesi e mesi che non faccio che pensare a te…". Io continuo ostentatamente a fissare il paesaggio: "Mi spiace per voi" replico, per fargli capire che le sue sono parole al vento.

"Sakuragi è morto, non c’è più, non c’è più motivo perché tu non possa decidere di stare con me!" mi esorta. E io sento la rabbia crescere dentro di me.

"Ce ne sono mille di motivi, il primo dei quali è che non vi perdonerò mai per quello che gli avete fatto! A lui e alla sua famiglia…" rispondo in modo tagliente, con un tono duro e freddo, sperando che intenda la mia come una risposta definitiva.

D’improvviso, del tutto inaspettatamente, Sendoh mi afferra per le braccia e mi sbatte violentemente contro il muro alle mie spalle.

"Non puoi parlare sul serio…non posso credere che mi stai trattando così per…per LUI…per quel fuorilegge…" mi mormora sul viso, con un volto teso che non gli ho mai visto in tanti anni che lo conosco.

"Quel fuorilegge, come lo chiamate, aveva molto più senso della giustizia di voi! Ed ora lasciatemi, non sopporto di essere toccato!" e faccio per scrollarmelo di dosso. "Non lo sopporti in generale o soltanto da me?! A lui cosa hai lasciato fare? Quella notte che non sei tornato al tuo castello, eri con lui, vero?!" ora è quasi rabbioso, mi contrasta con tutta la sua forza, che è pari alla mia.

"Non vi riguarda e…" ma non finisco la frase, perché Sendoh mi fa sbattere la testa contro il muro, scuotendomi per le spalle. Stringo gli occhi per il forte dolore, mi sembra che la stanza giri e solo una volta a contatto con il pavimento freddo mi rendo conto che sono sdraiato a terra e che lui mi sta sopra, schiacciandomi con il suo peso. Ma se pensa che me ne starò fermo senza reagire, si sbaglia di grosso!

"Alzatevi! Come osate…" faccio per spintonarlo via e quasi ci riesco, ma anche lui è forte e pare che la rabbia aumenti la sua forza.

"Sta’ zitto, Kaede! Tu non mi hai capito finora, ma da adesso lo farai…io ti voglio, sono mesi che ti voglio…non posso pensare che lui ti abbia avuto e io no!!!".

Che cosa?!

In un lampo mi diventa chiaro quali siano le sue intenzioni, quando sento le sue mani che cercano di strapparmi di dosso i miei abiti; mi dibatto e oppongo resistenza, diventa un’opposizione fra le nostre forze…

"Non ve lo permetterò mai" gli sibilo; non è successo niente con Hanamichi e lui era il solo con cui sarebbe potuto accadere, come può pensare che ora…

"Vedrai, ti piacerà, non voglio farti del male, io…" ma dei violenti colpi contro la porta della stanza lo bloccano. Qualcuno sta cercando di entrare.

"Akira di Nottingham, lo so che sei lì dentro!!! Apri questa porta!!" un grido.

È Hanamichi!!! È vivo!!! È la sua voce, ne sono sicuro, la riconoscerei tra mille!!! Per un momento mi dimentico della mia situazione, di essere inchiodato a terra, sotto Sendoh che ha intenzioni tutt’altro che platoniche, mi dimentico di tutto e riesco a pensare soltanto che LUI E’ VIVO… e che ora ho un motivo in più per non permettere allo sceriffo di farmi questo.

"Non è possibile…" mormora a se stesso, fissando la porta; ha rilassato i muscoli, è il momento adatto! Lo spingo via da me, cogliendolo di sorpresa, proprio mentre Hanamichi, dall’altra parte del muro, grida più forte: "Apri questa porta, se sei un uomo!!! Sendoh!!!".

Lo sceriffo è a terra, si massaggia la faccia che deve aver sbattuto quando l’ho spinto, ma sembra che abbia già superato la fase dello stupore e fissa il legno del portone con un sorriso strano: "Prova a buttarla giù, per dimostrare la tua forza, Sakuragi! Io non posso aprirti, ho Kaede qui con me…".

"BASTARDO!!!!! LASCIALO STARE, MALEDETTO BASTARDO!!!!" urla la mia testa rossa con tutto il suo fiato.

Mi rialzo in piedi, ma mi gira la testa per il colpo di prima; quando mi ritrovo davanti Sendoh gli impedisco di trascinarmi di nuovo sul pavimento, ma lui mi blocca comunque contro la parete, strappando la mia camicia…

"Non ti lascerò a lui!" mi sussurra all’orecchio, cercando di baciarmi la gola e il volto, contrastando la mia opposizione. Ma dalla porta giungono rumori di spallate, di colpi violenti sferrati con qualcosa, forse uno dei busti del corridoio. E la porta cede…

A questo punto Sendoh è costretto a scostarsi da me.

Io mi volto verso Hanamichi e lo rivedo finalmente: ha il fiato corto, le guance rosse per lo sforzo e gli occhi infiammati dalla rabbia, mentre fissa alternativamente lo sceriffo e me, e la mia camicia strappata.

Poi guarda negli occhi Sendoh e gli dice: "Ti ammazzerò per questo…".

 

 

Io e Mitsui siamo riusciti a raggiungere il piano dove sono le stanze di Akira Sendoh con una certa facilità, ma una volta qui dobbiamo scontrarci con le guardie di questi luoghi più privati; sono quattro e noi due, ma l’ira e la determinazione che ci guidano ci fanno combattere con tutta la nostra energia.

Ma poi prese una spada a due mani,

che portava al fianco appesa,

e dov’eran più folti i nemici

prese a dar colpi a distesa.

Li sconfiggiamo in un tempo relativamente breve e possiamo avvicinarci alla porta della stanza più vicina; sento dei rumori provenire da là, come di una lotta, e mi sento gelare il sangue per il brutto presentimento.

"Mitsui, tu fai in modo di sbarrare l’accesso a questo corridoio!- gli dico, avvicinandomi al portone e gridando- Akira di Nottingham, lo so che sei lì dentro! Apri questa porta!!!" e intanto tengo d’occhio il mio amico che sta usando ogni mezzo per isolare questo corridoio, ha chiuso i portoni di pesante legno che aprivano sulle scale, li ha sbarrati…

Sento altri rumori che mi agitano, poi più nulla, allora grido di nuovo: "Apri questa porta, se sei un uomo!!! Sendoh!".

Infine ecco la sua voce: "Prova a buttarla giù per dimostrare la tua forza, Sakuragi! Io non posso aprirti, ho Kaede qui con me…".

"BASTARDO! LASCIALO STARE, MALEDETTO BASTARDO!!!!" lo urlo con tutto il mio fiato e comincio a dare colpi sempre più forti, mi sento avvampare dalla rabbia, sono furioso!!! Prendo la porta a spallate, ma ci sto mettendo troppo tempo e quel bastardo là dentro ha con sé Kaede…lo so cosa gli vuole fare e so anche che il mio Kaede non è persona da farsi mettere le mani addosso senza ribellarsi, ma ormai sono accecato dalla furia…

"Hanamichi, usiamo questo per sfondare la porta!" la voce di Mitsui mi richiama alla realtà e anche il suo braccio che scuote la mia spalla; mi volto e vedo che è riuscito a smuovere un busto su di una colonnina. Perfetto! Lo solleviamo e iniziamo a colpire. "Entrerò io da solo, Hisashi…tu bada a che non arrivi nessuno fin qui!" gli dico, prima di assestare il colpo decisivo e di spalancare finalmente la porta di questa maledettissima camera!!! Entro, ansimante per lo sforzo e per la rabbia, e la prima cosa che vedo è la camicia strappata di Kaede, dei segni rossi sulla sua pelle bianca…guardo Sendoh e mi immagino le sue schifose mani che gliela strappano e sento qualcosa spezzarsi dentro di me…

"Ti ammazzerò per questo…" gli dico, fissandolo.

Lo sceriffo ricambia il mio sguardo con uno di scherno e disprezzo, osa anche sbuffare: "Non mi piace essere interrotto in certi momenti…".

Socchiudo gli occhi, sforzandomi di non saltargli alla gola senza una tattica, ma è difficile, non ho mai dovuto controllare e trattenere tanto la mia impulsività; porto la mia mano alla spada e lui fa altrettanto, accentuando il suo sorriso che ora sembra divertito, anche se non ne comprendo il motivo.

Ma non siamo soli nella stanza e Kaede riesce ad impossessarsi di una spada che era incautamente appoggiata al muro.

"Dovrai vedertela prima con me, Akira Sendoh!- sibila minacciosamente, portandosi vicino a noi con passo felino- L’offesa che mi hai fatto potrai lavarla solo accettando la mia sfida!".

La gelida furia dei suoi occhi blu mette davvero paura, ma pare che la flemma dello sceriffo sia inattaccabile perché non si agita nemmeno un poco, anzi ha la faccia tosta di replicargli: "Non era un’ offesa, Kaede, volevo soltanto dimostrarti quel che sento per te".

Queste parole ottengono, se possibile, di far arrabbiare Kaede ancora di più, di fargli fare un altro passo avanti, con gli occhi ancora più socchiusi e concentrati, già proteso verso il duello. Ma devo impedirglielo.

"Fermati, Kaede!" e lo dico usando un tono che non ho mai adoperato per rivolgermi a lui; ho parlato in modo serio, fermo, quasi imperativo. Se avessi provato a farlo fino a qualche settimana fa lui avrebbe reagito male, ma ora lo vedo sussultare e fissarmi interrogativo, chiedendomi una risposta al suo muto ‘perché?’. Non sembra adirato con me, ha capito che non l’ho detto tanto per dire o per fare un bel gesto o per proteggerlo da uno scontro. Certo, è vero che voglio anche proteggerlo, ma c’è molto di più e so che devo spiegarglielo: "Spetta a me duellare con lui, Kaede, e penso che tu possa capire…non voglio negare l’offesa che ti ha fatto, ma la vendicherò io, insieme alla morte di mio padre, all’incendio del mio castello, a quello che ha fatto alla gente del mio feudo, agli occhi di Kiminobu…sono mesi che aspetto questo momento, mi sono preparato a questo…lascia che sia io a sfidarlo per primo, non puoi togliermi questa possibilità!".

Gli ho parlato gentilmente, ma con fermezza, fissandolo negli occhi e sentendo scorrere una corrente di infinita comprensione fra me e lui; lo vedo riporre la spada nel fodero, momentaneamente… so che gli costa, che non è contento di doverlo fare, ma che lo sta facendo per me, perché ha capito le mie ragioni; gli accenno un sorriso, nonostante la tensione del momento e lui lo ricambia, poi dedico tutta la mia attenzione all'uomo che ho sfidato.

Sendoh ha una spada che mi sembra di riconoscere, continua a fissarmi con un sorriso irritante mentre me la mostra: "L’hai riconosciuta? È la spada di tuo padre…la presi prima di ordinare di bruciare la dimora dei Sakuragi: è davvero una splendida arma, sarebbe stato un peccato se fosse andata sprecata…Sii felice di questo: ti ucciderò con la spada di tuo padre!".

Forse spera di farmi infuriare ancora di più, di farmi perdere la testa e agire impulsivamente, ma non è così, anzi lo vedo come un buon presagio.

Gli sorrido di rimando: "Non dovrò temere nulla dalla spada di mio padre…" gli dico, e lo penso veramente.

E poi il duello comincia ed è davvero senza esclusione di colpi: non lo abbiamo detto esplicitamente, ma credo che ognuno di noi lo consideri all’ultimo sangue; le lame si incrociano e mandano scintille, più volte ognuno di noi è sul punto di ferire l’altro, ma abbiamo entrambi i riflessi pronti e quindi riceviamo solo tagli superficiali, spostandoci sempre in tempo...ben presto la stanza sembra diventata un campo di battaglia, con i pochi mobili rovesciati e le colonne scalfite dalle lame taglienti…

Dopo un po’ la stanchezza comincia a farsi sentire, sia per me che per lui, ma non possiamo permetterci di abbassare la guardia…e nell’aria posso percepire anche la tensione di Kaede, che sta osservando tutto in silenzio, ma pronto ad intervenire, lo avverto a fior di pelle…e penso che ci sto mettendo troppo, che devo combattere con un impeto ancora superiore…rivedo nella mia testa il cadavere di mio padre esposto senza neanche una pietosa sepoltura, fra le rovine di quel che era dei Sakuragi…rivedo bene la camicia strappata di Kaede e penso che quest’uomo ha sempre cercato di portarmi via quanto avessi di più caro e di più bello…decido che questo colpo sarà l’ultimo, tutta la mia forza confluisce nel braccio e poi colpisco…

Un rumore secco mi indica che la lama della sua spada, anzi della spada di mio padre, si è rotta…sento una fitta di dispiacere per questo, ma era inevitabile… per l’impeto dell’urto, Sendoh si sbilancia e cade a terra; osserva incredulo la lama spezzata e poi alza gli occhi su di me, con odio. Certo, quale umiliazione deve essere per lo sceriffo di Nottingham essere stato sconfitto da un fuorilegge, da uno dei banditi di Sherwood, il cui casato aveva fatto cadere in disgrazia!!! Lui, che voleva farsi proclamare nuovo sovrano, ora deve starsene a terra, a guardarmi vincitore! Però…è una bella soddisfazione!!!

Mi avvicino lentamente, ancora guardingo; potrei trafiggerlo…DOVREI trafiggerlo, ho vinto il duello, mi spetta di diritto e nessuno potrebbe criticarmi…mi basterebbe affondare la lama e vendicherei tutti i torti che mi ha fatto, dal primo all’ultimo…Sendoh non chiede pietà, gliene do atto, vuole morire senza implorare…è davanti a me, disarmato, sarebbe così facile…eppure qualcosa si spezza dentro di me, proprio adesso: l’ho sognato per mesi, questo momento, ma adesso che potrei viverlo non ci riesco…Io non ho mai ucciso nessuno a sangue freddo, non credo di esserne capace! Anche quando riscuotevamo i ‘pedaggi’ a Sherwood cercavo sempre solo di stordire quelle persone…e anche se adesso ho davanti l’uomo che più odio sulla faccia della Terra, non ci riesco e mi odio per questo, ma nel profondo so che mi odierei ancora di più se mi tramutassi in una persona diversa, in qualcuno che disprezzerei…è uno dei momenti più difficili della mia vita, ma so di aver già deciso in coscienza e questo mi acquieta.

Abbasso il braccio e lo scruto cupamente: come devo considerare il mio gesto? Una sconfitta o una vittoria? Come lo considererà Kaede?

Anche la mia voce è cupa, mentre dico a Sendoh: "Hai salva la vita…non lo faccio per te, perché non lo meriteresti…lo faccio per me, per quello che sono sempre stato. Non voglio cambiare per colpa tua…ci penserà la giustizia del regno a decidere la tua sorte…".

"Cosa…" è stupito, non deve essere abituato alla clemenza.

"Credo che ora avrai modo di sperimentare in prima persona la comodità delle tue prigioni, fino a che non sarà tornato il re" parlo stancamente ormai e non ho ancora trovato il coraggio di guardare Kaede, non sapendo cosa troverò sul suo viso: approvazione? Disapprovazione? Lui cosa avrebbe fatto? Lo avrebbe trafitto?

Ma ho dato la mia parola che avrebbe avuta salva la vita e la manterrò; per dimostrargli che sono serio ripongo nel fodero la mia spada.

Mi muovo per affacciarmi alla porta e chiamare Mitsui, perché venga ad aiutarmi a portarlo nelle segrete. E dopo dovremo pensare anche ai baroni traditori che avrebbero dovuto incontrarsi con lui a breve. Mi sento improvvisamente esausto e qui commetto un errore: gli do le spalle! Ed è soltanto il grido di Kaede a salvarmi.

"ATTENTO, HANA!!!!!".

Agisco d’istinto, con l’istinto di un soldato, e mi volto sfilandomi dalla cinta il pugnale che mi aveva donato Kaede: ho appena il tempo di rendermi conto che lo sceriffo si è rialzato velocemente e sta per pugnalarmi alla schiena, letteralmente e non per modo di dire, che per un naturale istinto di sopravvivenza sono io a colpire per primo, affondandogli il pugnale nel petto.

La porta si spalanca dietro di me e sento la voce di Mitsui.

"Cosa sta succeden…" si interrompe bruscamente alla vista dello sceriffo, che ha causato tanto dolore anche a lui, che crolla a terra in un lago di sangue, senza una parola. Per diversi minuti rimaniamo tutti e tre in silenzio, stravolti dagli avvenimenti, poi io parlo per primo.

"Non volevo ucciderlo…" mormoro.

Kaede si porta al mio fianco: "Non ti ha dato scelta".

Lo so che ha ragione, ma non mi sento meglio per questo.

"E’ stato meglio così!" dichiara Mitsui, con il volto ancora rancoroso.

La mano di Kaede si posa delicatamente sul mio braccio e finalmente mi decido a sostenere il suo sguardo.

"Non volevo risparmiarlo per vigliaccheria o perché non sappia quanto siano gravi le offese che ci ha rivolto…anche a te…".

"Lo so…l’ho capito…" mi dice in un soffio.

"Ma non sono una persona che possa uccidere a sangue freddo…".

"So anche questo".

La sua voce è limpida, come il blu delle sue iridi.

Inspiro profondamente, gli rivolgo un sorriso già più tranquillo, prima di attirarlo nel mio abbraccio e di stringerlo a me.

"Quando ho saputo che eri stato portato qui, ho creduto di impazzire… ti ha fatto del male?" gli sussurro all’orecchio e arrossisco nel farlo, perché non è facile parlarne.

Ma Kaede è rilassato nel mio abbraccio, il suo tono è basso ma calmo: "Non mi ha fatto niente…ci ha provato oggi, ma non c’è riuscito…non glielo avrei mai permesso…".

E ora è il mio turno di dire: "Lo so".

Mitsui, dall’altra parte della stanza, tossicchia: "Ehm…mi spiace interrompere l’idillio, ma qui ci sono delle carte che sembrano interessanti!" dice, frugando fra quelli che sembrano documenti e che erano nel cassetto della grande scrivania.

Mi stacco a malincuore da Kaede, ma Mitsui ha richiamato la nostra attenzione e ha ragione: insomma, ho ucciso lo sceriffo e dovrò renderne conto a qualcuno, ma voglio anche che venga allo scoperto tutta la verità sulle sue trame per spodestare il re. Diamo un’occhiata ai fogli e ci guardiamo gli uni gli altri con sollievo: proprio quello che ci serviva…

 

 

Pare che sia tutto sistemato! Yohei e i compagni di Sherwood sono tornati alle loro case e tutte le accuse contro di noi sono cadute! Questo perché abbiamo potuto provare non solo il tradimento di Sendoh nei confronti della famiglia reale, ma anche che si apprestava a tradire perfino i suoi momentanei alleati! Il nome mio e di mio padre è stato riabilitato e così quello dei Mitsui, Nottingham ha un nuovo sceriffo e un nuovo corpo di guardia! Koshino ha preferito partire pur di non dover testimoniare contro la memoria del suo sceriffo e questo, a modo suo, gli fa onore.

E noi?

Be’, io, Mitsui e Kogure siamo ospiti di Kaede, nel castello dei Rukawa, visto che non abbiamo una casa a cui tornare, anche se a questo bisognerà provvedere…

Stiamo imparando a rilassarci di nuovo, a vivere di nuovo come persone normali dopo tanto tempo trascorso nascondendoci nella foresta. Un po’ mi manca, devo ammetterlo, ma è anche bello poter nuovamente tirare con l’arco solo per esercizio e per il gusto di farlo e non soltanto per rapinare qualcuno!!!

Io e Kaede ci alleniamo nel cortile del castello, come ai vecchi tempi, e, proprio come allora, ricominciano le baruffe e le risposte pungenti e scherzose.

"Il bersaglio è messo male, stupida volpe!".

"E’ esattamente dove era prima! Non cercare scuse solo perché non hai fatto centro!" replica il mio Kaede, fissandomi accigliato.

"Ti sembro il tipo che ha bisogno di scuse? Credi che non sappia capire se un bersaglio è messo male o meno?" ringhio io, cercando di soffocare il benessere che però mi procurano questi momenti. È meglio che la volpe non se ne accorga…

"La mia risposta è sì alla prima domanda e no alla seconda!".

"CHECCOSA?!".

Potremmo andare avanti ore così e lo sappiamo entrambi, ma non viviamo solo di questo, anche se sarebbe meraviglioso: Kaede ha ricominciato ad occuparsi del suo feudo, dopo i giorni di forzata lontananza, e io devo rimettere in piedi il mio…e poi trascorriamo anche del tempo con Mitsui e Kogure, chiacchierando, facendo progetti per il territori che ci hanno restituito…talvolta, io e Mitsui raccontiamo della guerra, di quanto ci abbia cambiato. Giornate serene, piacevoli, che posso passare a fianco del mio amore…

C’è soltanto un problema, o meglio non è un problema, diciamo che a volte sento un po’ di agitazione dentro di me ed è al momento di andare a dormire.

Io e Kaede dormiamo insieme, nel suo grande letto, caldo e accogliente, così diverso da quello che avevo potuto offrirgli io nella notte che passò a Sherwood…è stato lui ad indicarmi la sua stanza, senza aggiungere altro, la prima sera che trascorremmo qui, quando gli chiesi dove dovessi dormire, e da allora non abbiamo più parlato di…di questo, di quanto c’è fra noi…

Ci sdraiamo fra le coperte soffici e dormiamo abbracciati e sappiamo bene perché succede, visto che qui non abbiamo freddo e non abbiamo bisogno di riscaldarci…ci baciamo anche…baci piccoli e dolci o passionali e ardenti, che percorrono le nostre labbra e i nostri volti, mentre le mani vagano fra i capelli e sulla pelle dell’altro…baci profondi o a fior di pelle, con occhiate appassionate e sensuali…ma senza parole. Poi, un soffio sulla candela e ci stringiamo per dormire, con Kaede che si rannicchia contro di me.

Il problema è che per me è sempre più difficile trattenermi! Volendola dire tutta, era stato già difficile quella notte nella mia casa di Sherwood, figuriamoci adesso!!! Ma lui non parla, come sempre, e io non so come iniziare il discorso…ossia, forse lo avrei già affrontato se non fosse successa quella cosa! Insomma, lo sceriffo ha cercato di costringerlo!!! Kaede non ne ha più parlato, né mi aspettavo che lo facesse, lo conosco troppo bene!, e non sembra averne risentito, ma mi appare comunque indelicato manifestargli in pieno il mio desiderio! Come se volessi costringerlo anche io…ma è sempre più faticoso reprimermi, di notte sogno di fare l’amore con lui e non so se sia riuscito a nascondergli sempre la mia eccitazione!! E quando è tra le mie braccia e mi attira a sé è difficile frenarmi dal togliergli lentamente i vestiti di dosso, ricoprire di baci ogni angolo del suo corpo stupendo e dichiarargli tutto il mio amore, che è ogni giorno più saldo, profondo, infinito…

Certe volte, mi è sembrato di scorgere una luce di aspettativa nei suoi occhi, come se si aspettasse qualcosa da me o addirittura me lo chiedesse, ma non ho mai avuto il coraggio di indagare: troppa paura di sbagliare su una questione così, di offenderlo…e poi Kaede è una persona che se vuole una cosa lo dice o lo fa capire!!! Forse pensa che non sia ancora il momento, che abbiamo bisogno di più tempo, anche io…magari ha ragione…

Però, intanto, voglio a tutti i costi che sappia almeno quello che provo, sono sicuro che sia giunto il tempo di dirglielo, di questo non ho paura, perché è una cosa bella e pulita. È notte e il suo corpo è premuto contro il mio, ma lui ancora non dorme: ogni tanto strofina il viso contro la mia spalla e le sue dita sottili giocano con i miei capelli; io respiro forte, mentre lo cingo alla vita e mormoro:

"Kaede?".

"Hn?".

"…" oddio, il cuore mi batte all’impazzata!!!

"Hn?" ripete lui. Era davvero una nota di impazienza, quella che mi è parso di sentire?

"…io ti amo…" finalmente l’ho detto!!! E mi sento libero e felice, anche se so che da questo momento potrebbe cambiare tutto e prego di non essermi sbagliato a tal punto sulla sua possibile reazione!

Avverto chiaramente i suoi muscoli irrigidirsi nella mia stretta, per la sorpresa spero! Continua a tacere, ma non si scosta da me e lo interpreto come un buon segno! Direi che lo è, no?! E visto che ho cominciato a parlare, tanto vale che sappia tutto…

"Ti amo ed era tanto che volevo dirtelo… e non lo sto facendo per…per quello che puoi pensare o perché voglia una dichiarazione da te, perché lo so che sei una volpe silenziosa e introversa e che non mi dirai niente finché non vorrai…ma avevo bisogno che tu lo sapessi, volevo che tu potessi essere sicuro di questo sentimento! Ti amo, Kaede, perché sei quanto di più bello mi sia capitato nella vita e perché è sempre stato il tuo pensiero a sostenermi…nella prigionia in terra nemica come a Sherwood…ogni volta che ho cercato sollievo nel dolore, ho sempre pensato a te per sentirmi di nuovo bene, al solo fatto che tu esista…e io ho sempre amato moltissimo la vita, lo sai, sono nato con un carattere allegro, ma so anche che tu sei l’unica persona al mondo per la quale potrei morire…" due dita sulle mie labbra interrompono il mio sconclusionato discorso; ho così tante cose da dirgli che non riesco ad ordinare le idee e ad esporle in modo sensato!!!

"Sei una testa rossa idiota…- mormora lui in un soffio, nel mio orecchio-…se tu morissi, non te lo perdonerei mai!".

Rido leggermente, nel buio e nel tepore che ci avvolgono, lo stringo ancora più forte. "Hana?" mi chiama lui, dopo qualche istante di silenzio totale.

"Dimmi…".

"Per tutta la vita ho evitato di parlare proprio di ciò a cui tengo di più, forse perché mi sembra di non saper mai trovare le parole…forse perché vorrei che si avvertisse quello che provo, anche senza doverne parlare…So che tu non sei così, che hai bisogno di sentirti dire le cose, ma …".

Stavolta è il mio turno di interromperlo: nel suo modo tortuoso, mi ha risposto.

"Posso aspettare, Kaede…cioè, non mi piace aspettare, non mi è mai piaciuto, ma per te saprò farlo! Quando siamo insieme, sento che possiamo fare qualunque cosa, io e te!" e lo penso veramente.

Il suo corpo morbido si rilassa contro il mio.

"E poi…-aggiungo-…hai ragione, io avverto quello che provi, dai tuoi baci, dai tuoi abbracci…sembri una volpe di ghiaccio, ma so quanto sia intenso il fuoco che brucia dentro di te, quando ami…" e non parlo così per presunzione, ma perché LO SO, perché adesso tutto è limpido e io riesco a leggere nel suo cuore cristallino…e ci leggo che ormai questo cuore è mio!

Chiudiamo gli occhi, consapevoli anche di quello che non ci siamo detti, e ci abbandoniamo al sonno.

Sono trascorsi alcuni giorni e io e Kaede abbiamo deciso di tornare a Sherwood! Una breve visita, perché io ne sento nostalgia e vorrei nuovamente calcare per una mattina il terreno di quella che è stata una casa per me…

Siamo agli inizi dell’estate: non c’è più nebbia e quest’anno l’aria è particolarmente calda; percorriamo il tragitto a cavallo, ma senza fretta, e arriviamo lì ancora riposati dal sonno notturno. Leghiamo i cavalli ad un albero e ci guardiamo intorno.

A dire il vero è un po’ triste per me…le case bruciate, gli alberi con le tracce del fuoco, mi ricordano il momento peggiore del mio soggiorno qui; Kaede osserva tutto per alcuni istanti, poi mi propone di andare al laghetto con la cascatella dove lo avevano accompagnato i compagni di Sherwood quando ci rincontrammo. Ci incamminiamo, con i raggi di sole che fanno capolino fra le foglie.

"Perché vuoi andare proprio lì?" non posso fare a meno di chiedergli; insomma, non pensavo che di tutta la foresta volesse rivedere quel posto!

Ma lui non mi risponde, si limita a guardarmi di sfuggita e questo mi irrita terribilmente!

"Stupido volpacchiotto, non lo sopporto quando mi ignori!!" gli ringhio, non troppo gentilmente.

"Stai zitto, testa rossa! La tua voce copre i suoni del bosco…" e torna a fissare la strada davanti a sé, ma ho colto uno scintillio nei suoi occhi blu che mi incuriosisce. Quando giungiamo al posto incriminato Kaede lo osserva intensamente, per poi commentare: "Qui è bello come mi ricordavo".

"Sembra un angolo di Eden, vero?" sorrido, di buon umore a questa vista.

Ricordo quanto fosse bello sentire sulla pelle quest’acqua fresca e purificatrice, al termine di una spedizione o di una giornata faticosa.

Istintivamente dico: "Oggi è una mattina calda! Potremmo…" ma quando il mio cervello realizza ciò che sto per dire, mi blocco, imbarazzatissimo, con le guance in fiamme. Maledizione, stavo per combinare un disastro!!!!

"Hn? Cosa potremmo fare?" conclude lui al mio posto, fissandomi interrogativo.

Mi schiarisco la voce, a disagio: "Ehm…stavo per dire che potremmo bagnarci nel laghetto, ma è meglio di no…" e abbasso gli occhi, per non dover vedere l’espressione dei suoi. Per bagnarci dovremmo spogliarci, no? E io sto già faticando terribilmente di notte per non perdere il controllo, ma se lo vedessi spogliato… lo amo immensamente e ho per lui un rispetto infinito, ma lo desidero anche immensamente, proprio perché lo amo…

"Perché è meglio di no?" chiede lui, in tono piatto.

"Ehm…perché poi…insomma, è meglio di no, so quel che dico!!!" scatto, nervoso.

"Non credo" mi dice Kaede, con una sufficienza che mi fa esplodere.

"Perché ti desidero troppo per vederti spogliato e non poter…non poter…oh, al diavolo!! Non volevo dirtelo!!!" do un calcio al terreno e mi volto direttamente dall’altra parte, dopo questa brutta figura! Maledizione, non era così che volevo affrontare il discorso!!! Ma, quasi immediatamente, prima che la mia preoccupazione possa durare troppo, sento la sua mano sulla spalla e la sua voce: "Quando sono stato qui la prima volta, tu stavi nuotando nel laghetto ed eri spogliato e io pensai che mi piacevi…è stata la prima volta che l’ho pensato di qualcuno".

Io mi volto di scatto e lo stringo per le braccia, sto scoppiando di gioia, mi sento in paradiso!!! Sì, lo so, cambio umore molto rapidamente, ma il volpacchiotto ha appena detto che gli piacevo!!! E ho capito in che senso lo intendesse…

"Hai pensato che ti piacevo?!" è una domanda stupida, lo so, ma voglio sentirglielo dire ancora una volta, una non può bastarmi…

"Lo penso ancora" mi sorride Kaede.

Io lo abbraccio, lo stringo più forte che posso, gli mormoro all’orecchio: "E non lo penserai più di nessun altro?".

"No, non lo penserò di nessun altro" e la sua voce non è mai stata così dolce.

Restiamo così per un po’, poi lui dice in un soffio: "Credo che questo sia il posto giusto…".

"Per cosa?" chiedo.

"Il genio di Sherwood non ci arriva da solo?" ironizza gentilmente e a me manca un battito del cuore…vuole fare l’amore con me…qui, dove ci siamo rivisti dopo tanto tempo e dove ha pensato che gli piacevo…forse ha ragione, è giusto: il nostro sentimento si è manifestato per la prima volta in tutta la sua forza qui, a Sherwood…e poi in quest’angolo di foresta non viene mai nessuno, è lontanissimo dalle vie di transito, vicino com’è al nostro rifugio…ci baciamo a lungo e questo bacio è la conferma che lo vogliamo entrambi, che lo vogliamo veramente…stendiamo sull’erba i nostri mantelli e ci sdraiamo su di loro continuando a baciarci, mentre le nostre mani accarezzano la pelle, i capelli e poi sfilano le casacche…la sua pelle bianca mi fa impazzire, potrei stare ore a baciarla, a sfiorarla o anche limitarmi a guardarla, riempiendomi gli occhi del suo candore lunare, di quella luminosità che credevo fosse esclusiva della luna e della neve e che invece è anche sua…vedere che Kaede mi cerca come io cerco lui mi riempie di gioia, mi fa perdere la testa…finiamo di spogliarci rapidamente, con impazienza, e infine possiamo guardare i nostri corpi nudi…il mio respiro è affannato come il suo, le nostre guance sono già arrossate dall’emozione…mi sdraio su di lui, avvolgo il suo corpo perfetto in un abbraccio e ci perdiamo in un bacio che ci toglie il respiro, poi la mia bocca scende sulla sua gola, sulle spalle…sta arrivando il momento…

"Hana…" geme Kaede, quando gli bacio dolcemente il torace e le areole, indugiando perché le mie labbra possano scoprire la morbidezza che finora solo le mie mani avevano conosciuto; le sue dita sono fra i miei capelli, i suoi sospiri non mi fanno capire più niente, mi dicono che gli sto dando piacere e questa è l’esaltazione più grande che abbia mai provato…

Seguendo l’istinto, lo preparo a ricevermi e questo contatto così intimo lo fa gridare e sussultare sotto di me, la sua schiena si inarca sensualmente e anche io sono percorso da un brivido e vorrei gridare, ma mi trattengo e penso che questo è solo l’inizio e che non posso davvero più aspettare…mi porto di nuovo sopra di lui e ci baciamo appassionatamente, le nostre lingue si cercano e si sfiorano, le sue gambe si stringono ai miei fianchi…quando la mia virilità sfiora la sua intimità, accelera il respiro di entrambi…

Inizio ad entrare dentro di lui e subito vengo assalito da un calore che non avevo mai conosciuto, il calore del corpo di Kaede, che ora mi sta accogliendo, caldo e stretto, e ho l’impulso immediato di penetrarlo ancora di più, di spingere più a fondo, anche per rendermi conto che è tutto vero, che non è uno dei miei sogni, che lui è mio e lo è veramente e che sono davvero dentro di lui…e questo calore così intenso mi fa capire che sta succedendo sul serio…Affondo maggiormente nel suo corpo con una spinta più violenta, ma poi lo sento sussultare e allora mi freno e mi concentro sul suo volto…Kaede mi sta abbracciando, ma ha gli occhi chiusi e sul suo viso sudato c’è l’espressione di chi stia soffrendo e io non voglio vederlo così…voglio che abbia lo stesso piacere che sto ricevendo io, voglio che il suo sguardo possa brillare ricordando questo momento. Impongo al mio corpo di restare fermo e anche così il piacere aumenta, sentendomi racchiuso in lui, ma provo anche una fitta di dolore, penso che forse sono stato troppo impetuoso, che ho sbagliato qualcosa…

"Kaede, vuoi che mi fermi? Possiamo smettere, se vuoi…" glielo chiedo spontaneamente, anche se mi spiacerebbe, perché l’unica cosa che desidero è che non debba pentirsene!

Ma Kaede è sempre Kaede, ora più che mai!!!

"Devi solo provarci, a smettere, e allora ti affogherò nel laghetto!!! Tra poco…andrà meglio…" mormora, regolando il respiro, lanciandomi un’occhiata velata di desiderio per rassicurarmi e io mi sento invadere da un amore totale per lui, da un’ammirazione sconfinata, perché perfino in questa situazione è lui a rassicurare me e lo fa in quel suo modo adorabilmente insopportabile che ha di prendermi in giro…mi chino sul suo viso, lo bacio, gli sussurro: "Ti amo".

 

 

Non ho mai provato un dolore così forte in tutta la mia vita e non parlo solo del dolore fisico, ma anche di questa lacerante sensazione di intrusione che dalla mia mente passa al mio cuore e alla mia testa…in questo momento non mi vengono in mente frasi affettuose, né romantiche e penso che sono stato un cretino a permetterglielo…però…però, quando lo sento trattenere il fiato mentre spinge ancora un po’ dentro di me inizio ad avvertire anche qualcosa di lontano, qualcosa di bello e di dolce, un calore via via più potente e penso che me lo sta procurando lui, che Hanamichi mi ama e che io amo lui e che nulla che venga da questo potrà mai farmi veramente male…attraverso le palpebre socchiuse osservo il suo volto sudato stravolto dal piacere, la sua espressione estatica e decido che non sono stato poi così cretino, che quello è stato un pensiero impulsivo ma superficiale… poi lui spinge con più violenza e allora non riesco a trattenermi dal sussultare…avverto che Hanamichi ferma i suoi movimenti e questo mi permette di abituarmi meglio alla sua presenza. Quando parla, la sua voce è decisa, anche se affannata.

"Kaede, vuoi che mi fermi? Possiamo smettere, se vuoi…".

E queste parole fanno fare le capriole al mio cuore, perché lo so bene che erano settimane che aspettava questo momento, me ne ero accorto, ho visto che si è sempre controllato…e adesso, proprio adesso, è pronto a rinunciare a qualcosa che ha desiderato tanto e soltanto per me…ti amo, Hanamichi, e non ho nessuna intenzione di rinunciare a fare l’amore con te solo per qualche difficoltà iniziale…

"Devi solo provarci, a smettere, e allora ti affogherò nel laghetto!! Tra poco…andrà meglio…" gli parlo con una delle frasi che lo indispongono, per fargli capire che davvero tra poco andrà meglio e lui mi bacia e mi dice che mi ama.

Sento Hanamichi che spinge più in profondità, che si muove più velocemente e quel piacere che sentivo lontano diviene presente facendomi scordare il dolore e inizio a gemere…

"Kaede, va meglio?" mi chiede lui, affannosamente.

"Continua…" è l’unica cosa che riesco a dirgli, l’unica che riesco a pensare, che voglio che continui ancora, ancora e ancora…istintivamente, il mio corpo vuole che continui, che affondi sempre più…lui lo fa e io grido ancora più forte…ha sfiorato qualcosa dentro di me che mi fa impazzire e ora vorrei che non smettesse mai di farlo, che non finisse mai…

"Hana…rifallo…" a fatica, ma riesco a dirglielo…

E lui lo fa, gemendo forte quanto me…ma io non riesco più soltanto a gemere, posso solo gridare con tutto il mio fiato, mentre lui continua a prendermi fino a che si scioglie in me e anche io vengo e tutto si trasforma in luce…

Restiamo a lungo storditi, con Hanamichi abbandonato su di me, che continua ad accarezzarmi, i nostri respiri affannati, il battito dei nostri cuori che pulsa violentemente; quando ci riprendiamo un po’, si solleva su un gomito per potermi guardare bene in viso e mi sorride. Non gli avevo mai visto un simile sorriso…

"E’ stato bellissimo…" sussurra, con espressione luminosa.

Lo è stato anche per me, ma non glielo dico: gli circondo il collo con le braccia per attirarlo nuovamente a me e gli mormoro all’orecchio: "Ti amo…" e lui sussulta, capisco che non se lo aspettava, forse aveva anche messo in conto di non sentire mai da me queste parole, poi sprofonda il volto nell’incavo della mia spalla; la pelle delle sue guance è bollente, la sento bene, e Hanamichi trema impercettibilmente, come se fosse commosso e forse lo è, perché quando rialza il capo ha gli occhi lucidi.

Ci guardiamo così per un po’, parlando in silenzio, poi la mia testa rossa riacquista vivacità. Quella vivacità che mi ha fatto innamorare.

"Sai, Kaede, pensavo che questo posto è davvero magico: qui hai fatto le prime battute di spirito che ti abbia mai sentito pronunciare e qui…be’…sei stato così passionale!!! Non eri decisamente una volpe di ghiaccio!!! Secondo me, e lo ribadisco, è perché in quanto volpe ti trovi bene in questa foresta…quindi ho una proposta!".

Il suo sguardo scintilla di allegria ed è anche un po’ malizioso; so già che me ne pentirò, ma non posso evitare di chiedergli: "Quale proposta?".

"E se ci costruissimo un bel castello proprio qui a Sherwood? Il tuo umore ne avrebbe giovamento! E sarebbe il castello più originale della contea! Allora…che ne dici?" e mi fissa con un sorriso divertito. Comincio a temere che stia parlando sul serio…

"Dico che sei un idiota!" ribatto.

Ma poi ridiamo insieme.

Non è stato al coperto,

non è stato sotto un tetto,

capitò nella verde foresta

dove i gigli facevano il letto.

 

Fine ^^

Dunque…i brani poetici con cui ho intervallato ogni tanto la fic, come ho già detto, non sono miei, li ho presi dalla raccolta: "Le ballate di Robin Hood", Einaudi, 1991 e non fanno parte tutti della stessa ballata, li ho scelti in base alle mie esigenze…

Il film "Robin Hood- Principe dei ladri" è di K. Reynolds; chi lo ha visto si ricorderà della bellissima canzone finale di Brian Adams, (Everything I do) I do it for you, che veniva suonata con i titoli di coda…ecco qui il testo ^^ a questo punto, non ho le forze di farci una song-fic ma ho pensato che la si può comunque leggere in chiave HanaRu!!!! ^^

Everything I do, I do it for you

Look into my eyes, you will see

What you mean to me

Search your heart, search your soul

And when you find me there you’ll search no more

Don’t tell me it’s not worth tryin’for

You can’t tell me it’s not worth dyin’ for

You know it’s true

Everything I do, I do it for you.

Look into my eyes, you will find

There’s nothing there to hide

Take me as I am, take my life

I would give it all I would sacrifice

Don’t tell me there’s not worth fightin’ for

I can’t help it there’s nothing I want more

You know it’s true

Everything I do I do it for you.

There’s no love like your love

And no other could give more love

There’s nowhere unless you’re there

All the time, all the way.

Don’t tell me it’s not worth tryn’ for

I can’t hepl it there’s nothin’ I want more

I would fight for you, I’d lie for you

Walk the wire for you, yes I’d die for you

You know it’s true

Everything I do I do it for you.

 

 


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