Questo
sarà un disclaimer moooolto lungo, perché devo cercare di farvi capire che
sono sana di mente! ^^
Dunque,
io non amo la coppia SenRu, anche se il porcospino appare in quasi tutte le mie
fic perché narrativamente comodo…..dicevo: per me esistono SOLO le HanaRu (
si era vagamente capito, eh? ), però, per abbracciare un progetto suggeritomi
da Nausicaa che, testuali parole, dice che questa fic è nelle mie corde, ho
dovuto prevedere che Rukawa e Sendo stessero insieme prima di….bè, questo ve
lo leggete! ^^
E’
una storia un po’ triste, ma spero emozionante e poi il lieto fine è
assicurato! Ovviamente la dedico a Nausicaa e mando un bacio grande a Ria.
The Power
of Love parte
I
di Calipso
PROLOGO.
“Ti fa ancora male la mano?”
“No, il dolore è scomparso dopo il
massaggio di Hanamichi….”
“Kaede, non potresti evitare di
chiamarlo per nome?”
“Akira, ancora?! Mi spieghi i motivi di
questa tua gelosia? Lui è soltanto un amico…..”
“Per te forse, non per lui! Hai mai
visto come ti guarda? Ti sei mai chiesto perché ti gira sempre intorno? E
non alzare gli occhi al cielo come se fossi paranoico.”
“Non penso che tu sia paranoico, ma
geloso e senza motivo!”
“Ah, quindi non era lui quello che oggi
è corso subito da te quando ti lamentavi per il crampo alla mano, non era
lui che due giorni fa ti ha chiamato al telefono per chiedere a TE cosa
avesse detto Akagi in palestra e non è nemmeno quello che non perde
occasione per toccarti?!”
“Non vuol dire niente e poi questi
discorsi mi offendono: sembra che tu non ti fidi di me!”
“Non è vero, lo sai! Solo che….tu non
capisci come ci si sente ad avere un ragazzo stupendo come te, con tutti
che ti guardano e ti vogliono….Sakuragi compreso!”
“Se fosse così, me lo avrebbe
detto…..”
“Lui sa che stai con me!”
“Allora perché ti preoccupi?!”
“Non mi piace che tu stia tutti i giorni
vicino a qualcuno che vuole ben altro da te che non la tua amicizia, non
mi piace vedermi costretto a chiederti di non parlare con lui e di non
frequentarlo come fai adesso!”
“Akira, a parte che io e lui giochiamo
nella stessa squadra, io parlo e vedo chi mi pare!”
“Lo sapevo che mi avresti risposto così!
Senti, io non voglio litigare con te, sarà meglio riparlarne domani.”
“Hn.”
“Dai, dammi un bacio, domani facciamo
pace……”
PRIMA PARTE.
NOVE
MESI DOPO.
“MI
MANCHI.”
1 gennaio.
La
neve scricchiola sotto le mie scarpe mentre cammino, stanotte ne è caduta
proprio tanta, tutto è avvolto da una patina bianca….i bambini si
rincorrono, tirandosi palle di neve e ridendo.
Oggi
è il primo giorno dell’anno e la maggior parte delle persone, ora è a
casa al calduccio…..io no, perché oggi non è solo l’inizio di un
nuovo anno, ma anche il suo compleanno: Kaede compie diciassette
anni…..che dite? Perché lo chiamo per nome? Perché non dovrei?! Io e
lui siamo amici!
Ok,
ho capito! Forse sarà meglio che vi racconti cosa è successo dopo la
nostra uscita di scena al campionato nazionale, sarò breve: io mi sono
infortunato alla schiena, ma questo lo sapete già, quello che non sapete
è che mentre facevo la riabilitazione, Kaede è venuto a trovarmi spesso,
ufficialmente per darmi dell’incapace, dell’idiota…..la verità è
che non ha permesso che io mollassi, voleva che tornassi a giocare. Sono
passate settimane, mesi e quel qualcosa che aveva cominciato a
sciogliersi, quando ci siamo dati il cinque, gioendo insieme della
vittoria, si è evoluta in una bellissima amicizia. Sono stati i giorni più
belli che abbia mai conosciuto!! Io avrei voluto di più, è vero……ve
ne sarete accorti un po’ tutti che io ho avuto un colpo di fulmine su
quella terrazza, no?! E, anche se lo negavo anche a me stesso,
sbandierando il mio amore per Haruko, so che da quel momento lui è nel
mio cuore e non ne uscirà più! Perché non stiamo insieme, vi chiederete
voi, bè il fatto è che quando io e lui ci siamo….ehm,
presentati?.....sulla terrazza, lui era già con qualcun altro. Quando
l’ho capito e saputo, io ero già innamorato di lui, ma non glie l’ho
detto: io lo vedevo felice, il suo ragazzo aveva imparato il modo di farlo
sorridere…..io non potevo certo mettermi tra di loro. Avevo la sua
amicizia e a me bastava.
La
scatola che porto in mano si agita: il mio regalo per Kaede è impaziente
di uscire: è un bellissimo gattino nero che ho trovato qualche giorno fa,
girovagava da solo, al freddo…..l’ho preso con me e l’ho tenuto fino
ad oggi per regalarlo a lui. Sto andando verso casa sua, perché vorrei
fargli gli auguri, passare la giornata con lui e spero tanto che questo
micetto riesca a dargli un po’ di serenità: avrà qualcuno di cui
occuparsi e questo lo distrarrà…..già, perché non vi ho ancora detto
la fine della storia: il ragazzo di Kaede è morto nove mesi fa, investito
da un auto, mentre attraversava sbadatamente la strada. Da quel giorno lo
vedo scivolare in un’apatia che mi spaventa, ha smesso di vivere: gli
unici momenti in cui lo rivedo com’era una volta è quando gioca a
basket. Dopo il primo mese in cui, sembrava non voler fare più nemmeno
quello, è tornato in palestra per gli allenamenti, impegnando anche
l’anima per riuscire a conquistare il titolo nazionale e ci siamo
riusciti, siamo i campioni in carica e tutto questo, per mantenere la
promessa fatta al suo ragazzo: gli diceva sempre che sarebbe diventato più
bravo di lui, che lo avrebbe battuto e sarebbe diventato il numero uno del
Giappone. Ora per lui è l’unica cosa importante per cui valga la pena
di far qualcosa…..
Oh,
sono arrivato! Premo il dito sul pulsante del citofono……non risponde.
Guardo l’orologio: sono le undici, non può stare a dormire, credo…..
Provo
nuovamente a suonare e finalmente vedo il suo viso apparire dietro una
finestra, il meccanismo del cancello scatta e io posso attraversare il
giardino antistante la casa fino alla porta. Lui mi aspetta lì. Il cuore
mi balza dolorosamente in petto quando incontro i suoi occhi: sono ancora
più tristi del solito…..una folata gelata di vento ci scompiglia i
capelli, lo vedo stringersi addosso la felpa un po’ grande per lui. La
riconosco, ha lo stemma del Ryonan, apparteneva ad Akira Sendo, il suo
ragazzo…..
Quando sento suonare il citofono, ho la
tentazione di non muovermi dal divano su cui sono sdraiato, posso fingere
di non essere in casa……suonano nuovamente e con un sospiro mi decido
ad alzarmi, immaginando che sia Hanamichi, che è venuto a farmi gli
auguri, come se ci fosse qualcosa da festeggiare….
Nel breve tratto che mi separa dalla
porta, mi ritrovo a pensare a come lui sia l’unico che non mi dia
fastidio. Siamo amici lui ed io, dopo tutte le nostre liti, le nostre
risse, ci troviamo a passare tantissimo tempo insieme….abbiamo scoperto
di avere qualcosa in comune e abbiamo imparato ad andare d’accordo nelle
nostre diversità. Quando Akira è morto e tutti cercavano di dirmi
qualcosa o di farmi stare meglio, lui mi è stato vicino, senza dire
banalità, senza chiedermi continuamente come stessi, perché sapeva che
stavo male. Mi ricordo che ha passato un intero pomeriggio con me, senza
mai parlare, limitandosi ad offrirmi la sua presenza e da allora non
riesco a stare con nessun altro così tanto tempo come con lui.
Scosto la tenda dalla finestra con le
dita, per assicurarmi che sia lui, poi premo il pulsante per aprire il
cancello e lo aspetto sulla soglia di casa. Lo guardo scrutarmi, come fa
sempre per capire come sto e perdere quel po’ di allegria che gli
leggevo sul volto.
“Ciao.”
Mi sforzo di rispondere e diventa sempre
più difficile servirmi di quella voce che non uso quasi mai.
“Ciao.”
Lui mi sorride, entrando in casa. Arriva
in salotto e, dopo essersi liberato del giaccone, mi porge la scatola che
tiene in mano.
“Buon compleanno, Kaede.”
Tolgo il coperchio stranamente
bucherellato e mi trovo davanti una palla di pelo nero lucidissimo: un
gattino.
Alzo lo sguardo verso Hanamichi.
“L’ho trovato che vagabondava da solo
e ho pensato di regalartelo.”
“Hn. È carino, ma che devo farci?”
“Come che devi farci?! Devi tenerlo con
te, prenderti cura di lui…..vi farete compagnia a vicenda.”
Il gattino si arrampica sulla mia felpa
fino alla mia spalla e comincia a leccarmi una guancia…..pare che io sia
di suo gradimento.
“Hai visto? Tu gli piaci, ti ha scelto
come padrone.”
“Hn.”
Mi siedo sul divano, il gattino in grembo
che si addormenta quasi subito. Hanamichi si piega sulle ginocchia davanti
a me e allunga una mano per accarezzare la bestiola, poi i suoi occhi si
fissano nei miei.
“Avanti, scegli un nome per lui.”
Non ho voglia di pensare a un nome da
dargli, ma mi viene in mente un giocatore americano e così….
“Bibby…..il playmaker dei Sacramento
Kings.”
Hanamichi annuisce.
“Sì, è carino…..hai un cesto?”
“Eh?”
“Per metterlo a dormire e qualcosa che
abbia il tuo odore, così lui sta tranquillo.”
Sono così costretto ad alzarmi e cercare
quanto richiestomi. Il cesto lo trovo in cucina, poi, prendo un mio
maglione smesso….il piccolo Bibby viene messo nella sua nuova cuccia.
“Ora devi comprare la cassetta per i
suoi bisogni, ciotole e il cibo…..avanti, vestiti che usciamo.”
No, questo no, non mi va……
“Hana, senti, io non ho voglia di
uscire.”
“Ma dai! Fuori c’è la neve, a te
piace tanto, possiamo farci una passeggiata e poi il cucciolo ne ha
bisogno!”
Purtroppo ha ragione: potrei mandarci lui,
in fondo è un suo regalo! È inutile, so già che lo accontenterò….prendo
la giacca a vento e la sciarpa e mi avvio alla porta, dove ci mettiamo le
scarpe ed usciamo. Fuori il paesaggio è coperto da una coltre bianca, i
suoni ovattati……una volta traevo gioia da tutto questo, ma era tanto
tempo fa…..
Quando
usciamo dal negozio di prodotti per animali, candidi fiocchi di neve
ricominciano a cadere lenti, posandosi tra i nostri capelli. Kaede alza il
viso, guardando il cielo, ma non cambia espressione, ricomincia a
camminare verso casa, ansioso di chiudersi il mondo alle spalle e
sprofondare nel suo oblio personale. Passiamo davanti ad una caffetteria e
lo afferro per un braccio.
“Perché
non ci prendiamo una cioccolata calda?”
Lui
scuote la testa. Lo so che non vuole stare in posti con molta gente, ma è
quasi ora di pranzo, il locale non ha molti clienti……
“Soltanto
per poco tempo, d’altronde oggi è il tuo compleanno, no?”
Fa
che dica di sì, per favore….
“E
va bene.”
Non
mi stupisco neanche più della facilità con cui ottengo i suoi assensi:
ormai so benissimo che non lo fa perché contento di stare qui con me, ma
semplicemente per evitare i miei tentativi di convincimento. Dopo pochi
minuti abbiamo le nostre fumanti tazze di cioccolata: io la assaggio
subito, scottandomi la lingua….certe cose non cambiano mai, io sempre un
po’ pasticcione, Kaede sempre più impenetrabile. È seduto davanti a
me, guarda fuori dalla finestra e non ho bisogno di incontrare i suoi
occhi per sapere che non sta osservando l’esterno: è perso dietro ai
suoi pensieri. Sospiro impercettibilmente: è difficile non cogliere la
leggera tensione che aleggia o
che forse io stesso creo…..il fatto è che, quando sto con lui, ho
sempre paura di sbagliare, devo stare attento a quello che dico o dove
andiamo, temo sempre di suscitare in lui ricordi che non è ancora tempo
di rivivere, non voglio aggravare la sua sofferenza! Anche adesso, per
esempio: io ho insistito per entrare in questo locale e solo ora penso
che, forse lui non voleva perché qui ci veniva con lui…..oh cavoli, ma
perché agisco prima di riflettere?!
Alzo
gli occhi dalla mia tazza e incontro i suoi: ha appoggiato i gomiti sul
tavolo e ha il mento sui palmi delle mani. Dai suoi lineamenti traspare
una profonda tristezza, ma è anche infinitamente bello!
Sento
il mio cuore perdere un colpo: la testa piena di pensieri assolutamente
fuori luogo con il momento e il suo stato d’animo, ma non credo sia poi
così incomprensibile quando si ama qualcuno come io amo lui…..
Mi
rassegno ad allontanare i miei occhi da lui e li fisso verso l’entrata,
imprecando dentro di me…….QUELLO E’ KOSHINO!!!! Il miglior amico di
Sendo e sta venendo proprio verso di noi!
Kaede
percepisce il mio nervosismo e gli basta seguire il mio sguardo per
capirne la causa…..lo vedo impallidire alla vista di quello che era il
compagno di squadra e l’amico del suo ragazzo, ma non dice una parola,
neanche quando Koshino si avvicina e risponde al mio saluto. Avverto
l’aria farsi fastidiosamente più pesante con il suo arrivo, cerco di
alleggerirla.
“Come
mai fuori a quest’ora, Koshino?”
“Ero
venuto a prendermi qualcosa da mangiare, ma mi è passato l’appetito!”
Sto
per chiedergli il perché, quando mi accorgo di uno scambio di sguardi tra
lui e Kaede che mi mette letteralmente i brividi, gli occhi di Kaede si
incupiscono in pozzi blu d’oceano.
“Sai
una cosa? Non mi stupisco affatto di vedervi insieme!” il tono della sua
voce è sprezzante.
Non
ho neanche il tempo di chiedergli che intende dire, che ci volta le spalle
e se ne và.
Ci
penso un attimo, poi scrollo le spalle: chi se ne importa di Koshino e
delle sue paranoie.
“Non
ha mai avuto un bel carattere, ma cavoli, il ragazzo peggiora! Chissà che
voleva dire, mah…!”
“Ce
l’aveva con me, Hana, solo con me…..”
Quasi
sobbalzo nell’udire la voce di Kaede, è gelida come mai sentita finora.
“E
perché mai?”
“Mi
ritiene in parte responsabile di quanto accaduto ad Akira, inoltre non
credo che gli faccia piacere vedermi qui con qualcun altro che non sia
Akira, noi venivamo spesso qui….”
Ecco,
lo sapevo che avevo sbagliato a voler entrare qui! Maledizione!
Comunque,
Koshino non può credere veramente che Kaede abbia colpa di quanto
accaduto.
“Senti,
non può accusarti proprio di niente, tu non…..”
Kaede
mi interrompe, posandomi una mano sul braccio.
“Ci
sono cose che tu non sai e poi, per favore, non me la sento di parlarne
ora, un giorno….forse….oggi voglio stare tranquillo.”
Tutto
quello che vuoi, Kaede, tutto quello che vuoi tu….
“Va
bene.”
So cosa hai pensato, Hiroaki Koshino: mi
hai visto lì, nello stesso posto in cui andavo con Akira, con quello che
tu sai benissimo essere la persona di cui lui era geloso, ma non è quello
che tu credi. Hanamichi ed io siamo soltanto amici: non sto tradendo il
tuo miglior amico, non sto tradendo il mio ragazzo…..
Riprendiamo finalmente la strada di casa
con mio grande sollievo: non mi è mai piaciuto stare in posti con molte
persone, sono sempre stato piuttosto schivo e mi sembra superfluo
aggiungere che in questi mesi ho acuito questo lato del mio carattere.
“Kaede, che ti andrebbe per pranzo? Che
ne dici di mangiarci del curry? Te lo preparo io….”
“Io non ho molta fame….” Anzi, a
dirla tutta mangiare mi serve solo per poter avere l’energia necessaria
a giocare, solo per quello…..
“Oh, i miei manicaretti te la faranno
venire, fidati!”
“Hn.”
Hanamichi si preoccupa per me in ogni
momento e vorrei essere capace di ringraziarlo, ma non so come….
“Credi che a Bibby piaceranno i giochi
che abbiamo preso per lui?”
“Sì…..Hana, perché non mi chiami più
kitsune?”
Forse è una domanda strana, ma a me
piaceva quel nomignolo e a lui chiamarmici, però poi ha smesso.
“Vuoi che torni ad usarlo?” mi chiede
seriamente.
Sì, lo vorrei. Mi limito ad annuire. Lui
fa un gran sorriso, sincero e spontaneo.
“Bene. Allora, kitsune, andiamo! Bibby
ci aspetta!”
E’ bello vederlo sorridere, mi provoca
una fitta di dolce malinconia e mi da un attimo di gioia, intensa e
breve….perchè poi sento nuovamente quella morsa gelata che mi stringe
il cuore ogni attimo della mia giornata, della mia vita….
Concludiamo la giornata sul divano di casa
mia, davanti alla televisione, il mio nuovo piccolo amico addormentato
vicino a me.
“Kitsune, posso chiederti come va la
scuola? Passerai al terzo anno con me, vero?”
Non sono mai stato molto bravo nello
studio e ultimamente non sono certo migliorato, ma a parte un paio di
insufficienze, dovrei essere a posto.
“Sì.”
Hanamichi guarda l’orologio e si alza.
“Credo sia meglio avviarmi, è piuttosto
tardi….o magari vuoi che resti? Basta che io chiami mia madre.”
Lo sta facendo di nuovo: quando è il
momento di andarsene si fa prendere dagli scrupoli, dal timore di
lasciarmi solo….
“Va a casa, non preoccuparti….”
Tentenna un attimo, poi indossa il suo
giaccone.
“Bè, allora buonanotte…..ah, Kaede,
qualunque cosa, chiamami, ok?”
Annuisco, prima di chiudere la porta.
Ma
dove può essere?!
Eppure,
quando ieri sera mi ha telefonato per avvertirmi che non sarebbe venuto a
scuola, gli avevo detto che sarei passato a quest’ora!
Sono
un po’ preoccupato: era da un po’ che Kaede non saltava gli
allenamenti, un tempo reputavo impossibile che Kaede Rukawa preferisse
restarsene a casa piuttosto che su un campo da basket! E poi ieri sera mi
è sembrato strano al telefono, come se fosse profondamente stanco….
E’
già dieci minuti che sono davanti casa sua e mi è ormai chiaro che lui
non c’è, mi decido a muovermi da quell’angolo di Sole in cui sono
stato finora per andarlo a cercare, ma devo decidere dove: scarto l’idea
del campetto, se avesse avuto voglia di giocare sarebbe venuto agli
allenamenti. Forse è andato sulla spiaggia vicino al porto: talvolta
passa delle ore seduto lì a fissare il mare…..proviamo!
Raggiungo
il posto velocemente e infatti è lì: solo che non sta sulla sabbia, ma
con i piedi nell’acqua! Non ci sarebbe niente di strano, senonchè,
essendo inverno, ci sono solo pochi gradi e per di più lui è in
camicia!! Cammina lentamente, le mani in tasca: il vento si insinua tra i
suoi capelli e le onde si infrangono sulle sue gambe…
“Kitsune!”
lo chiamo e lui si volta, rivolgendomi uno sguardo un po’ smarrito, come
se non mi riconoscesse….
“Esci
dall’acqua, avanti!”
Kaede
sospira contrariato, ma si decide a fare quanto gli ho chiesto.
“Posso
sapere cosa ci facevi nell’acqua con questo freddo?!”
“Pensavo….”
“E
dato che c’eri cercavi di farti prendere un colpo?!”
Lui
neanche mi risponde, si siede sulla sabbia, infilandosi le scarpe e il
giaccone.
“Perché
non sei venuto a scuola?” gli chiedo un po’ più calmo, anche se avrei
tanta voglia di afferrarlo per le spalle e scuoterlo con violenza, ma so
già che non servirebbe a niente….
“Non
ne avevo voglia.”
Il
risultato della trovata di ieri è che oggi Kaede ha la febbre! Credo che
fosse pressocchè inevitabile!
Prima
di uscire da casa, ho detto a mia madre che mi sarei fermato da lui per
stanotte.
Quando
arrivo da lui è ormai quasi ora di cena. Mentre aspetto che venga ad
aprirmi, alzo gli occhi verso la sua camera, dove la luce è accesa, se
non altro spero che se ne stesse al caldo sotto le coperte. Sento i suoi
passi dietro la porta che poi viene aperta: Kaede non ha un
bell’aspetto, ha gli occhi lucidi, le gote arrossate e se non mi sbaglio
trema leggermente…..deve avere la febbre alta. Mi sbrigo ad entrare per
non fargli prendere ulteriore freddo.
“Hai
preso qualcosa, kitsune?”
“Hn?”
“Aspirina,
qualcosa per la febbre….”
Lui
scrolla le spalle.
“No,
tanto come è venuta se ne và…..”
( nda. Ho preso ispirazione da Nausicaa, convinta sostenitrice che
le medicine non servano! )
E
questa assurdità dove l’ha presa, adesso?!
“Certo!
Tanto al massimo diventa broncopolmonite, che vuoi che sia! Avanti,
sdraiati sul divano, vado a preparare qualcosa di caldo da mangiarci.”
Lo
convinco a mandar giù quello che ho cucinato, è più inappetente del
solito e non mi rende le cose facili. Dietro mia indicazione, lui se ne va
a letto, dopo avermi fatto impazzire per prendere la medicina. Io resto a
mettere in ordine la cucina, ma mi attardo: la verità è che entrare
nella sua stanza, mi fa venire male al cuore. Ogni volta che entro lì,
io…..cercherò di spiegarmi: Kaede ed io eravamo diventati amici da poco
ed io non ero mai stato a casa sua, così, visto che dovevo riportargli un
cd che mi aveva prestato, sono andato a trovarlo. Lui mi portò nella sua
camera, non ricordo il perché, lì mi accorsi che lui aveva un letto
all’occidentale e a due piazze. Io, come uno scemo, sono andato a
chiedergli il perché e la sua risposta è stata “si fa più
comodamente….”
Io
mi sarei buttato di sotto!!
Da
allora, ogni volta, la vista di quel letto mi fa pensare a quante ne deve
aver viste e sentite, a quante volte lì Kaede ha fatto l’amore con
Sendo…..
Pulisco
un bicchiere forse per la settima volta, poi mi decido a salire le scale.
Kaede è sdraiato, il lume sul comodino crea un gioco di ombre e luci sul
suo viso pallido. Sembra addormentato, ma non appena mi avvicino i suoi
bellissimi occhi si aprono.
“Come
ti senti?” mi chino su di lui, scostandogli la frangia dalla fronte e
posandoci una mano……uhm, come scotta! La febbre deve essere ancora
alta.
“Vorrei
restare qui con te, stanotte, ti và?”
Kaede
chiude gli occhi e annuisce.
Infilo
il pigiama che mi ero portato e mi sdraio sull’altro lato del letto,
dopo aver spento la luce, ma resto sveglio. Il respiro di Kaede è
affannoso nel sonno e non potrei dormire tranquillo.
Preferisco
guardarlo.
Mi
avvicino maggiormente a lui, lo osservo alla luce della Luna……
Dio
quant’è bello il mio amore!
Ricordo
nitidamente che è stato un pensiero simile a passare per la mia testa
quando l’ho visto per la prima volta. Ero andato sulla terrazza con
Yohei e gli altri per l’ennesima rissa, trovammo lui che aveva steso i
nostri avversari. Ebbi un moto di ammirazione per lui e poi quando si voltò
verso di me: quello sguardo fiero e sicuro di sé su quel viso dolce e
delicato……sentii il cuore sciogliersi di fronte a quella specie di
angelo, bello e forte. Mi sono innamorato della sua bellezza, della sua
forza, del suo silenzio…..
Kaede
si volta verso di me nel sonno, io allungo una mano per sistemare meglio
il piumino su di lui e gli sfioro una guancia calda…..una scossa di
desiderio percorre il mio corpo e subito la colpa per averla provata mi
tormenta…..le due sensazioni sono ormai collegate tra loro e, anche se
la parte razionale di me pensa che non ci sia niente di male a desiderare
il ragazzo di cui sono innamorato da due anni, che voler fare l’amore
con lui è una cosa normale, che sarebbe strano non volerlo fare e non
pensare a lui in quel modo, sento che lo sto tradendo!
Lui
mi permette di dormire nel suo letto, accanto a lui, perché si fida di me
e non dovrebbe, perché so di non essere completamente onesto con lui. Se
sapesse quello che passa nella mia testa, la voglia che ho di baciarlo e
di stringerlo a me per dimostrargli quello che provo, lui non mi
permetterebbe più di stargli così vicino, sarebbe deluso da me e forse
mi odierebbe….
Mi sono addormentato con la rassicurante
presenza di Hanamichi vicino a me e questa mattina vengo svegliato
dall’odore dei toast, mi stiracchio, decidendomi ad aprire gli occhi: ho
ancora un po’ di mal testa, segno che la febbre non è ancora scomparsa.
Hanamichi entra nella stanza con in mano
un vassoio.
“Finalmente! Ce l’hai fatta a
svegliarti!” mi guarda ridendo.
“Perché, che ora è?”
“Sono le undici passate!”
Bè, ho fatto performance migliori….
Si siede sul mio lato del letto e mi porge
il vassoio su cui ha posato toast e un bicchiere colmo di spremuta
d’arancia: mi ha portato la colazione a letto! Mi ero dimenticato cosa
significasse aver qualcuno che si occupa tanto di me…..
“Come ti senti stamattina?” mi
domanda, mentre io mangio.
“Un po’ meglio…..”
Sfiora la mia fronte ed annuisce
soddisfatto.
“Sì, la febbre è scesa.”
Quando finisco di mangiare, Hanamichi posa
il vassoio sulla scrivania e torna a sedersi sul letto vicino alle mie
gambe.
“Kaede, io stanotte ho pensato una cosa
e vorrei parlarne con te…..”
“Dimmi.”
“Dunque: mia madre è impegnata
tantissimo con il suo lavoro, sta pochissimo a casa e oltretutto si
preoccupa di prepararmi il pranzo o la cena, un ulteriore fatica,
insomma…..poi ci sei tu che vivi da solo…..ecco, io ho pensato: ti
andrebbe se io mi trasferissi qui da te per qualche tempo?”
Rimango interdetto dal suo discorso, non
so come interpretare le sue parole: vuole venire a stare qui per sollevare
sua madre da ulteriori impegni, per stare maggiormente con me o perché
pensa che io non sia capace di badare a me stesso?
“Kaede, se l’idea non ti va,
dimmelo…..capisco che avermi sempre tra i miei piedi potrebbe non essere
proprio il massimo per te!”
Questo sciocco riesce a strapparmi un
mezzo sorriso, che mi fa capire quanto mi faccia bene la sua vicinanza e
accetto la sua proposta.
Durante il pomeriggio mi alzo dal letto e
mi metto una tuta, riuscendo a convincere Hanamichi ad andare a farsi una
passeggiata con il suo amico Yohei che era passato a chiamarlo,
indirizzato qui dalla madre.
Ha fatto un po’ di storie, ma io gli ho
detto che deve rispettare la mia voglia di solitudine, se veramente vuole
vivere qui con me per un po’, dovrà abituarsi…..
Ho portato Bibby nella mia camera e lo
vedo giocare alla caccia con un topino di gomma che Hana gli ha comprato:
è pasticcione e dolcissimo questo cucciolo, proprio come chi me lo ha
regalato.
Visto che oggi sono stranamente desideroso di far qualcosa,
cerco di mettere ordine tra i libri, le riviste e ritagli di giornale
impilati e sparsi sulla mia scrivania. Trovo addirittura un libro del
precedente anno scolastico e, quando lo prendo per buttarlo, dal suo
interno scivola fuori una fotografia e io mi sento sopraffare da quel
vuoto che si espande dentro di me giorno dopo giorno.
Da un tempo che mi pare lontanissimo e
irraggiungibile gli occhi di Akira mi guardano dolci e un po’ sfrontati,
come era lui. Quante cose non ho mai avuto modo di dirgli, perché pensavo
che lo avrei avuto sempre al mio fianco, mentre ora, posso solo
sussurrargliele, sfiorando la sua immagine con le dita, un dolore forte e
freddo come un lungo addio che mi opprime il cuore.
Mi manchi Akira…..ti vorrei qui per
dirti che mi manchi, amore mio….non c’è più vita in me….vivo in
una perenne assenza di te, che si trasforma in vuoto immenso dentro di
me……tutto in questa casa mi ricorda noi, perché di noi è rimasta
l’anima……se chiudo gli occhi sei qui, che mi abbracci di
nuovo…..(*)
Quando
Yohei è venuto a cercarmi a casa di Rukawa per invitarmi a fare un giro,
ho avuto l’impulso di prenderlo a testate! Io non ho voglia di andarmi a
svagare, io voglio stare con Kaede, ma proprio lui ha voluto che andassi,
ha anche insistito: era chiaro che voleva starsene per conto suo e io non
posso far altro che accontentarlo, anche se a malincuore, perché non gli
fa bene stare troppo solo: è questo uno dei motivi che stamattina mi
hanno spinto a chiedergli di poter andare a stare un po’ da lui. Manco
da casa da poco più di due ore e non vedo l’ora di tornare! Estraggo
dalla tasca le chiavi che mi ha dato Kaede per rientrare quando volevo.
In
casa vengo accolto da un profondo silenzio: sicuramente ne ha approfittato
per tornarsene a letto. Salgo le scale, stando attento a non fare rumore
per non disturbarlo ed entro nella sua camera: Kaede è seduto alla
scrivania, fissando intensamente qualcosa poggiato sopra di essa, non si
è accorto di me.
“Kaede?”
la mia voce esce in un sussurro, neanch’io so bene il perché.
Lui
si gira poco verso di me, i suoi occhi sono lucidi e questa volta so per
certo che non è per la febbre.
Che
diavolo è successo?!
Quando
sono uscito non stava in questo stato d’animo!
Mi
avvicino a lui, guardo sulla scrivania e il respiro mi si mozza in gola di
fronte ad una fotografia.
La
riconosco, io stesso sono l’autore: avevo incontrato lui ed Akira e mi
avevano chiesto di scattargliela.
La
guardo nuovamente: Kaede è dietro ad Akira, gli cinge le spalle con le
braccia, incrociando le mani sul suo torace, il viso premuto contro il
corpo dell’altro con un atteggiamento molto possessivo. Akira ha la
testa inclinata a sfiorare quella di Kaede e stranamente non sorride.
Cerco
di riprendere aria, immaginando l’effetto che quell’istantanea sulla
loro perduta felicità, ha avuto su Kaede…..mi meraviglio che non stia
piangendo disperato……ma non l’ha mai fatto da quando Akira è morto.
Io
devo fare qualcosa, devo trovare il modo di farlo reagire!
“Vieni
via da qui, andiamo di sotto…..mi aiuti a preparare la cena, eh?”
Prendo
una delle mani che tiene abbandonata in grembo e lo faccio alzare: lui mi
segue per forza di inerzia, non per sua volontà e per tutta la serata non
riesco a fargli dire una sola parola…..
SECONDA PARTE.
“RESTA CON ME.”
Hanamichi si è trasferito da me già da
due settimane e non mi sono assolutamente pentito di aver acconsentito al
suo trasloco: Hanamichi mi è vicino senza essere pressante ed invadente,
asseconda i miei silenzi e la mia voglia di solitudine, talvolta li
anticipa, il che mi convince che evidentemente non mi perde mai di vista!
Ha imparato a conoscermi e a rispettare il mio carattere ed è per questo
che talvolta ascolto i suoi consigli: so quanto siano disinteressati e che
cerca solo di aiutarmi……
Di giorno la mia vita ha preso un aspetto
normale: la scuola, gli allenamenti, ma la notte è il momento peggiore,
quello in cui si materializzano i fantasmi della malinconia, della
perdita, del rimorso…..spesso ho un incubo ed è sempre lo stesso:
rivivo quegli ultimi momenti con Akira, quella stupida discussione, le
parole dette e quelle taciute. Perché non l’ho fermato?! Perché non
l’ho convinto a restare con me?! Volevo soltanto che lui mi
abbracciasse, che facesse l’amore con me…..nient’altro!
Per distrarmi, certe notti guardo
Hanamichi addormentato vicino a me: è così tranquillo il suo dormire, mi
rilassa…
Affondo maggiormente la testa nel cuscino,
poi mi giro su un lato e appoggio la guancia su una mano: oggi gli
allenamenti sono stati proprio pesanti e sono un po’ stanco.
Hanamichi si affaccia dalla porta e mi sorride.
“Oi kitsune, che fai? Batti la fiacca?
Stasera tocca a te preparare la cena o mi sbaglio?”
Già, ha ragione…..
“Tra un po’ vado.”
Hanamichi si avvicina al letto, si siede e
si sdraia con i piedi sul pavimento e la testa sulle mie gambe, una mano
posata sullo stomaco. Mi guarda con i suoi occhi nocciola sempre così
vividi.
Sento il familiare vuoto allo stomaco, il
dolore di un ennesimo ricordo nell’anima.
“Anche ad Akira piaceva sdraiarsi così….”
Lo sussurro a me, ma Hanamichi coglie il significato delle mie parole. Si
morde un labbro e si mette a sedere.
“Scusa, io non lo sapevo…..”
Poi mi guarda fissamente un paio di
secondi, lo vedo indeciso, come se volesse chiedermi qualcosa. Apre la
bocca un paio di volte, poi finalmente sento la sua voce.
“Io non ti ho mai chiesto niente della
vita che facevi con lui, di come è nato il vostro amore…...ti
piacerebbe parlarmene? Sicuramente non l’avrai mai fatto con nessuno, se
vuoi ti ascolto.”
È vero, nessuno conosce quelle piccole
grandi decisioni che ci cambiarono la vita, comincio a raccontare,
sull’onda dei ricordi che custodisco gelosamente dentro di me.
“Lui ed io abitavamo vicini una volta,
così ci frequentavamo spesso, le nostre famiglie erano contente che
giocassimo insieme…….era l’unico amico che avevo, l’unico bambino
con cui volessi stare…..lui era tranquillo, anche allora, come io ero già
silenzioso ed introverso, era la compagnia ideale per me…..siamo
cresciuti insieme e cercavamo solo la compagnia l’uno
dell’altro…..”
Mi sentivo così bene con lui, avevo la
certezza che mi capiva anche se non parlavo quasi mai, lui apprezzava il
silenzio, proprio come me…..
“E poi cos’è successo?” la voce di
Hanamichi mi arriva un po’ soffocata, ma non gli chiedo il perché,
continuo il mio racconto….
“Avevo quattordici anni, lui
quindici…..eravamo in questa stanza e lui mi parlò emozionato dei
sentimenti che aveva scoperto dentro di sé, sentimenti per me e ne
parlava come qualcosa di bello, di naturale……io non dissi niente, mi
limitai a stringergli una mano e lui mi baciò…..aveva intuito e
compreso, come sempre.”
“Ti
voglio bene, Kaede, non sai quanto……”
Le
tue parole sussurrate sulle mie labbra,
il
tuo respiro che si univa al mio, la timidezza e la dolcezza di quel primo
bacio che sapeva di buono e di tenerezza,
il
sapore della tua bocca che non scorderò più…….
Il miagolio del gattino interrompe i miei
pensieri ed io mi alzo per aiutarlo a salire sul letto, ho il tempo per
placare un po’ il dolore che mi pulsa al centro del cuore, ma sono grato
ad Hanamichi perché mi da la possibilità di pensare a quello che ho
avuto la fortuna di avere e provare, anche se l’ho perduto…..
Hanamichi aspetta in silenzio che io
continui a raccontare oppure mi fermi qui…..
Il
suo respiro sul mio viso, sul mio collo
Le
sue dita avide sulla mia pelle,
il
suo corpo caldo contro il mio,
quelle
parole pronunciate tra un bacio e un altro……
“Dovrei
essere io a farti un regalo…..oggi è il tuo compleanno……
invece
sei tu che stai per farne uno a me……
il
più bello e il più dolce…..
come
sei tu, Kaede, come sei tu…..”
“La notte del mio quindicesimo
compleanno, qui, su questo letto, ho donato ad Akira, la mia verginità….”
Ogni
singola parola che scaturiva dai suoi ricordi più preziosi, mi ha
graffiato l’anima, affilate come schegge impazzite mi fanno sanguinare
il cuore…..non ho mai provato un dolore così forte e anche se me ne
vergogno, gelosia…..sì, ho provato gelosia, perché qualcun altro ha
avuto quello che io desideravo con tutto me stesso: il suo amore,
cristallino e puro come solo Kaede sa e può essere, il piacere dato dal
suo corpo, quel piacere che ho immaginato solo nei miei sogni più
proibiti, nelle ore buie della notte e che può procurare solo un corpo
stupendo come il suo.
Yohei
continua a ripetermi che non dovrei stare così vicino a Kaede, che
vivendo con lui rischio solo di farmi del male…..lo so, amico mio, ed è
soprattutto in queste situazioni che mi rendo conto di quanto mi faccia
soffrire non poter dire al ragazzo che amo cosa mi suscita la sua
vicinanza, che per lui farei qualunque cosa……e proprio per questo
taccio, che soffoco e nascondo le emozioni uniche e bellissime che mi da
il potergli stare accanto. Lo faccio per lui e per me, non voglio che mi
allontani, il mio posto è qui con lui e giuro che riuscirò a farlo
tornare a vivere, che vedrò nuovamente il sorriso illuminargli il viso e
gli occhi……
Ieri
sera, dopo aver condiviso con me i suoi ricordi, si è chiuso nel silenzio
impenetrabile di quando vuole estraniarsi dal resto del mondo e vivere
solo di quei ricordi e stanotte non ha chiuso occhio, l’ho sentito
rigirarsi nel letto ed alzarsi un paio di volte. Ovviamente oggi, al
ritorno dagli allenamenti, è crollato addormentato sul divano: la testa
sul bracciolo, le mani sotto la guancia. Sono salito in camera e ho preso
una coperta, stendendola sopra di lui per non fargli prendere freddo.
Kaede ha mormorato qualcosa che non sono riuscito a cogliere. Ora sono qui
che lo guardo dormire, veglio sul suo sonno e rifletto sulla relatività
delle cose…..no, non ho scoperto un’improvvisa passione per la
filosofia, le mie sono considerazioni piuttosto semplici: credevo che la
cosa più difficile fosse stata trovare il coraggio di ammettere a me
stesso che mi ero innamorato di un altro ragazzo, di lui che era il mio
rivale e tutte le dolorose conseguenze: la paura del rifiuto suo, dei miei
amici……di ritrovarmi solo. Ora mi sembrano banalità: non si può
avere paura dell’amore, anche se fa male……..vorrei tanto riuscire a
spiegarlo al mio amore triste, fargli capire l’importanza dei ricordi
che custodisce nel cuore, perché lui ora ha solo rimpianti e
rimorsi……
Come avviene ormai da molto tempo, sono
sdraiato a letto, ma non riesco ad addormentarmi. Non appena il silenzio
avvolge ogni cosa, la mia mente vaga, tormentandomi con riflessioni
tristi: la conseguenza peggiore di quando si perde qualcuno di importante
per sempre è la perdita di interesse per tutto, ogni decisione, ogni
scelta, anche la più semplice appare inutile, priva di ogni
importanza…..perchè affannarsi tanto?
Che senso hanno i sogni, i progetti?
Akira ed io ne avevamo fatti tanti
insieme: lo ascoltavo parlare del nostro futuro, del nostro domani
insieme, di quello che avremmo fatto negli Stati Uniti, noi due sempre
insieme e poi, una lite banale, una disattenzione e tutto svanisce,
ingoiato dal dolore della perdita di chi si ama…..non resta più niente
ed io sono rimasto qui, con un grande sogno che non potrò mai realizzare,
perché era il nostro sogno, da solo posso creare qualcosa che gli
somiglia, ma non sarà mai “quello”!
Questa consapevolezza a volte mi coglie
all’improvviso, togliendomi il respiro. Quando abbiamo vinto il
campionato, quando noto i miei miglioramenti come giocatore, mi capita di
domandarmi perché mi affanni tanto, se ne vale veramente la pena, ma
almeno a questo so dare una risposta: gli avevo promesso di diventare il
migliore, lui si aspetta questo da me e non lo deluderò!
Chiudo finalmente gli occhi,
abbandonandomi al sonno.
……dammi
un bacio…..domani facciamo pace…..
Apro gli occhi, svegliandomi di
soprassalto, il cuore che mi martella e una sensazione orribile di
soffocamento.
Deglutisco, cercando di calmarmi, mi
ripeto che è un incubo, ma non serve a molto: quando si fa veramente un
brutto sogno, si prova sollievo quando si riesce a svegliarsi, ci si rende
conto che la realtà è diversa, per me non è così……perché quello
che vivo nel sogno è un ricordo ben impresso nella mia mente.
Nel silenzio di quei secondi che seguono
il mio risveglio, sento il cuore come un rumore insopportabile…..
Quando
Kaede ha di queste notti agitate, neanch’io riesco a dormire: avverto la
sua insofferenza e vorrei poter far qualcosa per lui, ma cosa?!
Finalmente
lo sento calmarsi e dopo un po’ mi giro lentamente: dorme raggomitolato
su un fianco, come sempre…..
Lascio
andare il respiro, mi sento
più tranquillo e mi lascio andare, finendo in un sonno senza sogni……
Non
so quanto tempo dopo, lo sento mettersi a sedere di scatto, il respiro
affannoso…..accendo il lume sul mio comodino.
“Kaede,
che succede? Ti senti male? - gli poggio una mano sulla spalla,
trasmettendogli la mia presenza - hai
bisogno di qualcosa? Posso fare qualcosa per te?”
Mi
rivolge un’occhiata tormentata e scuote la testa.
“E’
stato solo un sogno….”
“Ti
vado a prendere un bicchiere d’acqua.”
Faccio
per alzarmi, ma lui mi ferma.
“No,
lascia stare. Vado io, così mi calmo un po’….”
Esce
dalla stanza e io mi appoggio alla testata del letto con un sospiro. Sono
sicuro che non è la prima volta che gli succede, il suo sonno non è mai
tranquillo, talvolta mormora delle cose incomprensibili…..forse se ne
parlasse, se affrontasse questa paura che segue sempre i suoi
risvegli……
Kaede
ritorna e si appoggia anche lui contro i cuscini e si tira le ginocchia al
petto, circondandole con le braccia.
“Cosa
succede nell’incubo che fai? Magari se me lo racconti riesci ad
esorcizzarlo, che ne dici? Affrontalo con me, ora!”
Kaede
si mordicchia un labbro, deve essere proprio brutto per fargli
quell’effetto, lui non è certo uno che si spaventa per niente, è stato
sempre un ragazzo coraggioso……
Lui
comincia a parlare ed io avverto una fitta di orgoglio: Kaede ha fiducia
in me!
“Faccio
questo medesimo sogno piuttosto spesso….l’ultima conversazione, o
meglio discussione, che ho avuto con Akira prima che…..”
Si
interrompe, la frase si completa nella mia testa: prima che lui
morisse…..
“Perché
avete litigato?” mi rendo conto di non averglielo mai chiesto, ma
nell’attimo esatto in cui finisco di formulare la domanda, un sesto
senso mi avverte di aver fatto un errore, perché?!
“Lui
era convinto che tu mi facessi il filo, che non fossi mio amico, ma che
sperassi in qualcos’altro…..era geloso, già da un po’ e, se da un
lato mi lusingava, dall’altro non sopportavo che non mi credesse quando
gli dicevo che si sbagliava……è morto convinto che ce l’avessi con
lui, magari anche lui era arrabbiato con me….”
Non
so come riesca a mantenere un’apparente tranquillità, perché io mi
sento gelare il sangue: hanno litigato a causa mia!!
Riesco
ad accantonare i miei sensi di colpa, Kaede ha bisogno di me e lui viene
prima di tutto…..
“Io
sono sicuro che lui aveva già dimenticato tutto, era solo una
scaramuccia……”
“E
se avesse attraversato con disattenzione perché ripensava alle mie
parole? Allora la colpa sarebbe soltanto la mia….”
In
un lampo realizzo la sensazione che provo da mesi, capisco il senso di
quell’ombra che scorgo nei suoi occhi: non è solo la mancanza di Akira,
lui si sente responsabile!
Solo
che lui non ha fatto niente, forse io ho sbagliato, ma lui non ha niente
da rimproverarsi!
“Tu
non hai alcuna responsabilità! Tu non puoi sapere a cosa stesse pensando!
Akira probabilmente era solo stanco e distratto, è stato destino……”
Lui
mi guarda fisso un attimo e poi sussurra.
“Ed
è questo che mi fa arrabbiare di più: l’amore dovrebbe finire quando
è stato consumato tutto, fino all’ultimo, non quando il destino si
mette in mezzo……”
Ho
l’impulso prepotente di abbracciarlo forte, ma non so come reagirebbe, a
lui non piace mostrarsi vulnerabile, anche quando non lo è e la sua forza
non viene certo sminuita….
Kaede
fa un sospiro, sdraiandosi nuovamente.
“Sarà
meglio provare a dormire, Hana, spegni la luce.”
Certo,
tesoro mio……
“Va
bene, buonanotte.”
“Hn.”
Dormire?!
E come faccio a dormire con questo rimorso che mi è nato dentro?! Sono
stato la causa del loro litigio, e già questo mi dispiace, inoltre Akira
aveva ragione, su tutta la linea!
Kaede,
ormai addormentato, si volta verso di me: la sua testa finisce
nell’incavo della mia spalla, un braccio mi cinge il collo, avverto il
suo respiro sulla mia pelle e gemo di frustrazione, perché questo non è
un abbraccio amichevole, ma da amante e ovviamente non è per me!
Il
mio corpo però questo non lo sa e reagisce immediatamente al contatto con
lui…..per quanto tempo riuscirò a nascondergli l’effetto che mi
procura la sua vicinanza? Posso continuare a mentirgli? O devo farlo?
Oddio,
mi scoppia la testa…..qual’è la cosa migliore da fare? È colpa mia
se mi sono innamorato di lui? Io non sapevo che stesse con Akira e temo
che il saperlo non avrebbe impedito al mio cuore di battere solo per lui!
Io non riesco a vedere qualcosa di brutto nei sentimenti che provo per
lui: ho cercato di non interferire mai nella loro vita, sono stato
rispettoso di Akira e onesto con Kaede, non ho mai fatto niente di
disdicevole o facilmente travisabile. Ho solo cercato di stare più tempo
possibile con lui, nient’altro….
Non
posso sentirmi in colpa, Akira ha fatto tutto da solo non stando attento!
Ho
finalmente preso una decisone: non so come, non so quando, ma deve sapere
quello che ho nascosto finora. Questa convivenza diventa sempre più
difficile, poterlo avere quasi sempre sotto gli occhi e talvolta senza
niente addosso…..
Lascio
scivolare le mie braccia lungo la sua schiena fino alla vita e lo avvicino
maggiormente a me, mi azzardo anche a depositargli un bacio lieve tra i
suoi capelli.
Ti
voglio, Kaede, tu non immagini quanto, ma saprò aspettare, però tu devi
sapere quello che provo per te, forse uno scossone emotivo ti aiuterà a
scoprire che la tua vita non è finita quel giorno, forse…..
Il
momento della mia confessione arriva il giorno successivo. Entro in bagno,
appena dopo di lui: è davanti al lavandino, gli occhi ancora chiusi e si
sta lavando i denti. Guardo la sua immagine riflessa nello specchio: il
suo viso bellissimo, quei fili di seta nera che gli ombreggiano la fronte,
le ciglia lunghe…..
Sento
qualcosa rimescolarmisi dentro, come se lo sforzo fatto finora per non
rivelargli il mio cuore, fosse arrivato allo spasimo e premesse per
uscire…..
Mi
avvicino a lui, gli passo le braccia intorno la vita e poso la guancia
sulla sua spalla, chiudendo gli occhi per un attimo e cercando il coraggio
di pronunciare quella parole che cambieranno in un modo o nell’altro la
nostra vita…..
Lo
stringo di più contro di me e mi decido.
“Io
non resisto più, io devo dirtelo……”
Kaede
ha posato lo spazzolino e ha lasciato andare
le braccia lungo i fianchi.
“Che
cosa?”
Mi
impongo di continuare, anche se qualcosa di vagamente somigliante alla
paura mi impedisce di respirare liberamente…..
“Che
sono completamente ed irrimediabilmente innamorato di te…..”
Dapprima
lui si irrigidisce, poi si divincola dal mio abbraccio, voltandosi per
fronteggiarmi.
Se
cercavo una sua reazione, l’ho ottenuta, ma non è certo quella che
speravo: ha gli occhi scintillanti di rabbia ed è deluso, è
evidente…..
“E
da quando lo saresti?”
Lo
so cosa mi stai chiedendo: la conferma di quello che il tuo cuore ha già
intuito, il sospetto è anche nella tua voce…..non posso continuare a
nasconderti la verità!
“Da
sempre.”
“Da sempre.”
Hanamichi mi ha appena confessato di
amarmi, DI AMARE ME!!!
Io non riesco a crederci! Questo deve
essere un altro incubo!
No, non è possibile…..
Akira aveva ragione….aveva capito quello
che io mi rifiutavo di vedere! Lui ha cercato di mettermi in guardia, di
avvertirmi ed io cosa ho fatto? COSA HO FATTO?! L’ho ferito con il mio
scetticismo, gli ho praticamente dato del visionario, quand’ero io che
ingenuamente mi fidavo di chi non meritava la mia amicizia, perché non
voleva essermi amico! Io ero in buona fede, ho creduto che fosse sincero e
invece lui si è preso gioco di me. Mi ha mentito per tutto questo tempo,
ha finto di volermi aiutare!
E io gli ho permesso di starmi accanto, di
dormire nel mio letto!
Ho sempre creduto che i suoi consigli a
reagire fossero disinteressati….col cavolo!
Erano tutte scuse, scuse per rimanere il
più tempo possibile con me. Mi spingeva a prendere decisioni da cui
l’unico che ne avrebbe tratto vantaggi sarebbe stato lui!
Sento una rabbia inaudita impadronirsi di
me e finalmente ho qualcuno contro cui sfogarla!
“Tu mi hai mentito! Mi hai preso in giro
con la tua interpretazione da bravo amico! Io ho litigato con Akira per
difendere te! Se non fosse stato per te quel pomeriggio avremmo fatto ben
altro che discutere di te!Quanto successo è soltanto colpa tua!”
Hanamichi arretra un passo di fronte alla
mia reazione e io ne approfitto per uscire dal bagno e tornare in camera
mia, lui mi segue e mi raggiunge dopo poco.
“Kaede, per favore, ascoltami! Dammi un
attimo per spiegarti, io…..”
Non so che farmene di altre bugie, non lo
capisce?!
“Io non voglio sentire una sola altra
parola da te: hai tradito la nostra…..la mia amicizia! Hai rovinato
tutto e la cosa peggiore è che niente potrà mai cambiare il fatto che mi
hai portato via la persona che contava di più al mondo e io non ti
perdonerò mai!!”
“Eh no, Kaede, questo non lo puoi dire!
Io ho sbagliato, va bene, avrei dovuto essere sincero e dirti quello che
provavo, che provo per te e invece non l’ho fatto, ma non puoi accusarmi
di nient’altro! È stata tua la scelta di difendermi, non te l’ho
chiesto io, così come è stata sua la disattenzione che lo ha fatto
attraversare distrattamente, io non ho alcuna responsabilità! Non
aggiungere altre colpe a quelle che ho e che sono ben più gravi che
quella di amarti….tu credi di essere l’unico al mondo che soffre al
mondo e ad avere rimorsi, bè, non è così…..”
“Adesso verrai anche a dirmi che ti è
dispiaciuto, quando lui è morto, no?!”
“Naturalmente! Io gli volevo bene perché
tu glie ne volevi, era un bravo ragazzo e non meritava quanto gli è
accaduto!”
“E magari, speri pure che io ci creda?!
Tu da allora hai campo libero, no?! O vuoi forse dirmi che non hai mai
pensato di prendere il suo posto?!
Lui abbassa lo sguardo, la più
inoppugnabile delle ammissioni di colpa!
“Sono sempre un essere umano, Kaede, per
di più innamorato, non sarebbe normale che io non lo speri…..non puoi
pretenderlo da me.”
“Io volevo solo la verità, volevo
sapere chi avevo davanti, chi viveva con me….tu mi hai ingannato, mi hai
ferito…..io ti odio!” lo sibilo come il peggiore degli insulti.
Hanamichi stringe convulsamente i pugni,
come se lo avessi colpito. Io voglio soltanto restare solo, non lo voglio
qui con me.
“Adesso vattene da qui, lasciami in
pace! Non abbiamo più niente da dirci. Non credo di avere le parole per
esprimere quello che provo per te e, forse, è meglio per te. Và via!”
Lui resta a guardarmi con un’espressione
un po’ intontita, come se non avesse capito le mie parole.
“Lasciami dire almeno una cosa….”
E’ già stato detto tutto, anche
troppo…
“No, voglio solo che tu esca da questa
casa! Vattene!”
Quando finalmente si decide e sento
chiudere la porta di casa, mi lascio scivolare sul letto, colto da una
stanchezza pesante ed innaturale. Io ti volevo bene, Hanamichi, come hai
potuto farmi questo?! Mi hai tolto l’unico amico che avessi, ora sono
veramente rimasto solo!
Mi sdraio sulla schiena, fissando il
soffitto, il cuore pesante come un macigno: vorrei riuscire a dare un filo
ai pensieri nella mia testa, ma si accavallano tra loro, si mischiano fino
a diventare un grande unico dolore. Vorrei urlare per scacciarlo, ma so
bene che non servirebbe……
Torno a sedermi e apro il cassetto del mio
comodino: il flacone è ancora lì, piccole pillole colorate che il
dottore mi aveva prescritto appena dopo la morte di Akira. Io devo
dormire, se non lo faccio impazzisco! Voglio dimenticarmi di tutto,
perdermi in un oblio senza dolore, almeno per un po’……
Apro il flacone e ne mando giù un paio,
sdraiandomi sul letto. Continuo a mandarle giù, implorando perché il
sonno arrivi e mi faccia smettere di pensare. Voglio dormire, voglio
dormire…..
Sono
uscito da casa sua, prendendo le chiavi, più per abitudine che per vera
volontà di tornare……
Ha
detto di odiarmi, che ho tradito la nostra amicizia, che non vuole più
parlare con me…..è stato terribile! Sentirsi rivolgere quelle parole
proprio da chi si ama……
Sapevo
che non sarebbe stato facile, che la mia confessione avrebbe cambiato i
rapporti tra noi, ma la sua reazione mi ha spaventato: tutto quel livore,
quel rancore…..sono poi così terribili i miei sentimenti per lui?!
Credo
di averlo perso per sempre, lui non mi perdonerà, me lo ha detto
esplicitamente. Non potrò più essere nemmeno suo amico….ho rovinato
tutto!
Ora,
non mi resta che tornare lì, prendere le mie cose e andarmene e ho idea
che mi costerà da morire….
Apro
piano la porta e fortunatamente lui non mi viene incontro per urlarmi
contro il suo odio. Salgo le scale ed entro in quella che fino a
stamattina era la camera che dividevo con Kade: lui è sdraiato sul letto,
addormentato. Tiro un sospiro di sollievo all’idea di non doverlo
affrontare, ma poi guardo meglio…..c’è qualcosa sul pavimento…..un
flacone con delle pillole dentro. realizzo tutto in un attimo, mi
precipito da lui, lo scuoto, cercando di fargli aprire gli occhi.
“Kaede,
Kaede……svegliati! Ti prego, ti prego……” Dio, com’è pallido,
quante ne avrà prese?!
Cerco
di calmarmi, di ragionare.
Afferro
il portatile che è sempre in camera e chiamo mia madre in ospedale, le
dico cosa è successo e lei fortunatamente capisce i miei farfugliamenti.
Mi chiede il nome delle pillole e mi rassicura: manderà subito
un’ambulanza.
Torno
vicino a Kaede e lo prendo tra le braccia, lui è completamente
abbandonato contro di me, senza forza né volontà….
“Kaede,
per favore…..ti scongiuro…..apri gli occhi....non lasciarmi senza
te….non lasciarmi….Kaede…..”
In
ospedale mi devo separare da lui, i medici mi spediscono in una stanza ad
aspettare. Il tempo passa lentamente, io resto seduto su una sedia, lo
sguardo fisso nel vuoto, schiacciato dai sensi di colpa….
Finalmente
qualcuno viene a dirmi come sta: Kaede è fuori pericolo, ora bisogna solo
aspettare che si svegli.
Un’infermiera
mi indica la sua stanza, dopo avermi invitato a mettermi in contatto con
qualcuno della famiglia di Kaede visto che è ancora minorenne. Avverto
suo padre a Tokyo, non so come riesca a recuperare il numero del suo
cellulare nella mia testa: non ricordo una parola di quanto gli dico non
appena attacco.
Io
devo andare da lui….
Giro
la maniglia della porta ed entro: lui è steso sul letto, l’ago della
flebo nel braccio.
Mi
lascio cadere su una sedia vicina al suo letto, mi prendo la testa tra le
mani e ammetto a me stesso di essermi sopravvalutato: volevo aiutarlo,
volevo essergli vicino e lui si è quasi ucciso!
È
tutto troppo difficile…..noi siamo solo due ragazzini e stiamo lottando
contro qualcosa più grande di noi: i sensi di colpa, la perdita e la
morte….
Non
ho capito niente: io ho sempre pensato a lui come a una persona forte, lo
ha dimostrato in tante situazioni. Se ora è arrivato a questo, non è per
un’improvvisa fragilità, ma perché il dolore è più grande e più
forte di quanto avessi immaginato e io non ho fatto che aggravarlo!
Come
ho fatto a non capirlo?!
Quando
qualcuno come lui si lega ad un’altra persona lo fa in modo totale e la
perdita è maggiore e peggiore che per qualsiasi altro. Sento gli occhi
che mi si riempiono di lacrime e non ho la forza per rimandarle indietro.
Stringo la sua mano tra le mie. Comincio a piangere e lo faccio per me e
per lui, chiamando ogni tanto il suo nome….
Mi sembra di galleggiare in un mondo in
penombra, dove tutto arriva ovattato e le altre sensazioni, i malesseri
sono così lontani…..qui c’è tanta calma e pace. Mi abbandonerei con
grande sollievo a questa quiete, ma qualcosa me lo impedisce, qualcuno che
mormora il mio nome come una preghiera, un’invocazione: è una voce a me
nota, conosco la persona a cui appartiene. Ho uno spontaneo moto
d’affetto per lui, lo sento preoccupato, spaventato….mi decido ad
abbandonare quel comodo rifugio buio in cui sono ora e apro lentamente gli
occhi: la luce me li fa chiudere nuovamente. Riacquisto il contatto con il
mio corpo, mi sento intorpidito e tremendamente stanco. Qualcosa di caldo
scivola su una mia mano e insieme sento un singhiozzo a stento trattenuto.
Apro gli occhi per avere la conferma su chi è seduto vicino al mio letto,
alzo una mano a sfiorare una ciocca di capelli rossi.
“Non piangere per me, Hanamichi…..”
Pronunciare quelle poche parole sono uno
sforzo notevole.
Lui alza su di me due occhi liquidi di
lacrime, un’espressione tormentata e preoccupata: mi sorride, stringendo
la mia mano tra le sue.
“Non farlo mai più! È la seconda volta
in vita mia che torno a casa e qualcuno che amo sta per morire!”
Morire?! Che vuol dire?!
“Io volevo solo dormire, senza dover più
pensare, non volevo…..” interrompo la mia frase a metà……qualcuno
che amo ha detto Hanamichi ed io ricordo la sua confessione, la mia
delusione.
Allontano le sue mani.
“Kaede?!”
Hanamichi è sconcertato dal mio
improvviso irrigidimento. Aveva forse pensato che lo avessi perdonato?!
Io ho preso quelle pillole per non dover
più avvertire quel senso di delusione, di tradimento che tutto il mio
essere urlava contro di lui e non l’ho certo dimenticato!
“Non dovresti essere qui, va via!”
“Lo farò, se è quello che vuoi, ma
prima devi ascoltarmi, non chiedo molto! Voglio parlarti di quanto ti ho
detto stamattina, poi non tornerò più sull’argomento: ti ho detto
quello che provo per te soltanto ora, perché era giusto così! Quando mi
sono accorto dei sentimenti che avevo per te, avrei voluto rivelarteli, ma
quando mi sono deciso a farlo…..ti ricordi quando venni a casa tua quel
pomeriggio e Akira era lì con te? Io ero venuto da te per parlarti, per
dirti tutto, ma tu mi precedesti, rivelandomi cosa realmente ci fosse tra
voi due. Per me fu un colpo duro, ma poi riflettei che comunque avevo la
tua amicizia e per me era importantissima…..avrei anche potuto parlarti,
ma a che scopo?! Tu mi avresti allontanato…..ho taciuto per non perderti
definitivamente, non stavo tramando alle vostre spalle e, se oggi
finalmente mi sono deciso , è per farti sapere che c’è qualcuno che ti
vuole infinitamente bene e che tiene a te……non pretendo nulla in
cambio. Era per questo che ti ho detto che….vabbè, lo sai cosa ho
detto….”
La voce di Hanamichi si esaurisce di
colpo, ha parlato tutto di un fiato, con voce bassa e calma, molto
insolita per lui….non so cosa si aspetti da me, quanto mi ha detto ha
ovviamente senso, soprattutto ha ragione su un punto: se avessi saputo la
verità da prima, lo avrei allontanato per rispetto ad Akira e anche per
lui, non lo avrei di certo incoraggiato a frequentarci!
Che devo pensare adesso?!
Reputarlo sincero?! L’ho sempre
considerato un ragazzo limpido nei sentimenti e nelle azioni, questo fino
a stamattina….
Se decido di credere alla bontà dei suoi
propositi e smetto di pensare alla delusione che mi ha procurato la sua
confessione, le cose non cambiano poi molto…..ok, lui non mi chiede
niente in cambio, resta però il fatto che ha detto la cosa sbagliata al
momento sbagliato! Come ha potuto pensare che io potessi essere pronto per
una dichiarazione simile?! Ammetto che lui tenga a me, ora che la collera
di stamattina si è un po’ stemperata, posso farlo….lo ha dimostrato
in tante occasioni e ….che bisogno aveva di dirmelo proprio adesso,
allora?! Non immaginava che reagissi così?!E poi, parla di questi
sentimenti al presente….mi sento tremendamente ingenuo a non essermene
accorto! C’è un groviglio di sensazioni in me: delusione, amicizia
tradita, voglia di dimenticare tutto…..
Hanamichi di fronte al mio silenzio,
sospira e si alza in piedi.
“Ho dovuto avvertire tuo padre di quanto
accaduto, vado a vedere se è arrivato, ma non tornerò, non
preoccuparti…..se vuoi vedermi, puoi dirlo a tuo padre o a mia madre,
dopo verrà sicuramente a trovarti…..ciao.”
Resto solo con i mie pensieri contorti, ma
per poco: il viso tirato e preoccupato di mio padre si affaccia dalla
porta, nasconde la sua inquietudine dietro ad un sorriso.
“Amore di papà, tu vuoi farmi prendere
un infarto, vero?!” si accosta al mio letto, sedendosi vicino alle mie
gambe. Mio padre non cambierà mai, continua a trattarmi come un bambino,
ma questa volta credo che lo faccia per scaricare la tensione, è
piuttosto ansioso quando si tratta di me.
“Come ti senti?”
“Bene, sono solo un po’ stanco….”
“Vuoi dirmi come è andata?”
“E’ stato un incidente, non volevo
farmi del male, io volevo dormire tranquillamente….” È la pura e
semplice verità, ma mio padre insiste.
“Kaede, seriamente, io sono preoccupato
per te. Che ti sta succedendo? Capisco che tu non abbia ancora superato la
morte di un amico a te così caro, ma ormai credo sia tempo che tu te ne
faccia una ragione!”
Ragione?! Se si trattasse solo della mia
testa, posso metterla a tacere, il basket è un impegno che mi permette di
farlo, ma il mio cuore…..con cosa dovrei convincerlo?!
“Forse è anche colpa mia, ti lascio
troppo solo!”
Scuoto la testa, deciso a fargli intendere
che lui non può fare di più di quanti già non faccia, so di avere il
suo affetto, mi basta….
“Tu gli volevi molto bene, eh?”
La domanda di mio padre mi fa sentire
l’impulso di raccontargli tutto, voglio che lui sappia cosa c’è stato
veramente tra noi, per fargli comprendere il perché del mio stato
d’animo. So di fare un salto nel buio, nessun figlio può essere certo
di quale possa essere la reazione di un padre, ma lui è stato sempre una
persona aperta e comprensiva….
“Io non gli volevo semplicemente bene,
noi eravamo innamorati, stavamo insieme.”
“Ah!”
Mio padre resta a bocca aperta e mi fa
quasi temere di aver azzardato troppo….
“Sotto ai mie occhi e io non me ne sono
neanche accorto, devo essere un po’ tonto!” e mi fa un gran sorriso,
che sollievo! Mi guarda con grande comprensione, anche lui ha perso la
persona per lui più importante.
“Ora capisco, Kaede, ma resta il fatto
che tu non puoi continuare così! Quando tua madre è morta io credevo che
il dolore per la sua scomparsa fosse più forte di qualunque cosa, ma poi
avevo te di cui occuparmi, sapevo che lei faceva affidamento su di me, che
non avrebbe voluto che mi lasciassi andare, devi farlo anche tu.”
Ci sto provando, ma è un equilibrio
piuttosto fragile….
“Tu avevi me per cui farlo…..”
“Tu devi farlo per te stesso!! E poi
c’è Hanamichi che tiene a te…..”
Io volto istintivamente la testa
dall’altra parte quando pronuncia il suo nome.
“Che c’è, Kaede?! Avete forse
litigato?!”
“No, ma lui ha detto di amarmi e io non
voglio più vederlo!” ho parlato più d’istinto che altro, mio padre
mi guarda un po’ meravigliato.
“Anche lui?! Ho sempre pensato che tu
fossi bello, assomigli molto a tua madre e poi tutte quelle ragazzine che
ti vengono dietro, ma tu fai stragi di cuori! Tutto tuo padre!”
Vabbè prenderla bene, ma ora mio padre
esagera!
“Non scherzare, per me è stata una
delusione!”
“E perché?! Non ci si deve mai
dispiacere di suscitare simili sentimenti! Non allontanarlo da te perché
è innamorato di te, non sarebbe giusto!”
“Non mi sento pronto per questo.”
“Hanamichi ti ha fatto pressioni?”
“No.”
“Allora non respingere la sua
amicizia, lui tiene molto a te: quando mi ha telefonato per
avvertirmi di quanto ti era successo, era in uno stato tale che credo gli
abbiano dovuto dare il Valium per calmarlo! E credo si senta in colpa per
qualcosa: lui è convinto che tu volessi ucciderti….”
“Lo so, me lo ha detto….”
Mentre ero profondamente addormentato,
ricordo di aver sentito la sua voce, chiamava il mio nome e mi chiedeva di
non lasciarlo senza di me, non lo avevo mai sentito così
spaventato……la voce di mio padre mi riporta alla realtà.
“Tu ti reputi una persona dal carattere
forte, è sempre stato un tuo vanto, bè è il momento di dimostrarlo!
Nessuno potrà aiutarti, se tu non per primo non lo vuoi!”
Il mio orgoglio si risveglia di fronte a
quella provocazione…..non mi piace che venga messa in discussione la mia
forza di carattere, ma non gli rispondo, mi limito a voltarmi verso la
finestra, fissando l’esterno. Mio padre non aggiunge altro, mi conosce
bene, si limita ad accarezzarmi i capelli e ad uscire dalla stanza.
Finalmente le mie orecchie colgono solo il silenzio, ho bisogno di pensare
con calma a quanto mi ha detto Hanamichi: forse è sincero quando afferma
che ha taciuto per salvaguardare la nostra amicizia, sapeva che non avrei
mai lasciato Akira, per niente e per nessuno, infatti non ha neanche
provato a mettersi tra di noi, ha avuto rispetto dei sentimenti che
c’erano tra me ed Akira, non per niente non mi sono mai accorto di
niente, soltanto Akira aveva capito…..probabilmente perché riconosceva
i suoi medesimi sentimenti in Hanamichi. La sua confessione di stamattina
mi ci ha fatto rimanere malissimo, mi sono sentito tradito, preso in giro,
ma non posso non considerare quanto Hanamichi si sia reso indispensabile
in tutto questo tempo in cui siamo stati amici, è stata l’unica altra
grande presenza nella mia vita piuttosto solitaria e solo ora mi rendo
conto che il saperlo innamorato di me, me lo rende ancora più
indispensabile di prima, perché io ho bisogno che qualcuno lo faccia, di
qualcuno che tenga a me, non posso fare a meno di lui, non ora…..so di
non poter ricambiare i suoi sentimenti e che la mia scelta è un po’
egoistica, ma non posso allontanarlo…
Mi
chiudo la porta della stanza di Kaede alle spalle e vengo investito dalla
realtà della situazione: niente tornerà come prima! Avevo idea che mi
sarebbe costato molto, ma non ero pronto a questo dolore così
grande…..avere il timore che lui probabilmente non vorrà più vedermi,
se non per il tempo necessario agli allenamenti, mi riempie di una
tristezza indicibile! Ho cercato di spiegargli le motivazioni di quello
che lui giudica come un mio tradimento, ma non so se è nella condizione
d’animo di capire quanto gli ho detto…..
Forse
avrei fatto meglio a tacere….no, non era più possibile per me
continuare a quel modo! Lui era nell’innocenza più totale quando si
aggirava mezzo nudo dopo la doccia e quando a letto sentivo il suo corpo
poggiarsi a me, per me era una dolce tortura, mi tormentava senza neanche
saperlo!
Chiudo
un attimo gli occhi, mi gira un po’ la testa: ora che la tensione è
calata, l’adrenalina ha smesso di essere in circolo e avverto quanta
energia ha consumato lo spavento che mi
ha procurato la vista di Kaede sul letto, preda di quel sonno così
irreale…..
Se
non fossi arrivato in tempo, non me lo sarei mai perdonato!!
Decido
di andare a cercare mia madre, che non appena mi vede, mi porta in una
stanza per parlare: preciso subito che mia madre sa tutto, sa del mio
amore quasi proibito per Kaede e mi è sempre stata vicina, è l’unica
oltre a Yohei, a conoscere il mio segreto.
“Kaede
si è svegliato?” la vedo sospirare soddisfatta quando le rispondo di sì:
lui e mia madre si conoscono, talvolta sono riuscito a portarlo a cena a
casa mia e lei gli si è affezionata subito…..
“Vuoi
dirmi com’è andata Hanamichi? Ti vedo sconvolto e non credo sia
soltanto per quello che è successo a Kaede!”
Oh
mamma, quanto mi conosci! Le racconto brevemente la discussione avuta
stamattina con lui, lei annuisce ad ogni passaggio del mio discorso.
“Quindi
ora sa cosa provi per lui….”
“Sì,
solo che lui adesso mi odia e mi ritiene responsabile anche di quanto
accaduto a Sendo…..dovevi vedere come mi guardava, era profondamente
deluso….”
Non
dimenticherò facilmente l’espressione dei suoi occhi in quel
momento……
“Cerca
di comprenderlo, Hanamichi, la tua rivelazione lo ha sorpreso non poco:
scoprire che un tuo amico è innamorato di te, non è cosa che capita
tutti i giorni!”
“Lui
non era sorpreso, era furioso con me e talmente deluso da imbottirsi di
pillole non appena me ne sono andato!”
“Tu
credi che lo abbia fatto di proposito?!” mia madre si preoccupa subito
alle mie parole, le rispondo sinceramente quello che penso.
“Non
lo so, lui dice che è stato un incidente, che non voleva farsi del male,
ma non sono pienamente sicuro che sia la verità: un simile gesto non è
da lui, questo è certo….ma non lo so……ha dovuto affrontare qualcosa
di troppo grande, anche per lui…..”
“C’è
qualcuno con lui ora?”
“L’ho
lasciato con suo padre.”
“Credi
che gli farà piacere se vado da lui più tardi?”
“Sì,
non credo che il suo odio si estenda a tutta la famiglia Sakuragi.”
Commento amaramente e mia madre scuote la testa.
“Lui
non ti odia, lo ha detto perché in quel momento era la cosa più semplice
da dire, quella che non comportava pensare ed interrogarsi. Devi
essere paziente con lui: devi essere tu ad adattarti ai suoi tempi,
non puoi pretendere che sia il contrario…..dagli modo di assorbire la
novità, Kaede è un ragazzo intelligente, non è tipo da sentimenti
irrazionali. Capirà che non può fartene una colpa se ti sei innamorato
di lui. Ora và a casa, devi riposarti…….hai un aspetto orribile,
figlio mio!”
Mia
madre mi sorride e mi abbraccia, o almeno ci prova, sono decisamente
troppo alto per lei! Seguo il suo consiglio e torno a casa, ma a quella di
Kaede: voglio dormire nel suo letto, tra quelle lenzuola che hanno il
profumo della sua pelle…..
Il
giorno successivo non torno in ospedale, ho promesso a Kaede che non mi
avrebbe più visto se è questo ciò che voleva e ho intenzione di
mantenere la mia promessa, è inutile aggiungere che è difficile per me
stargli lontano!
Telefono
a mia madre per avere sue notizie: mi dice che è andata da lui e l’ha
trovato abbastanza bene, lui non ha chiesto di me e, pur immaginandolo,
non posso impedire al mio cuore di perdere un colpo di fronte a quella
voluta esclusione di me dalla
sua vita…..
La
mattina del secondo giorno dopo l’”incidente” accaduto a Kaede però,
ricevo una chiamata di mia madre che mi lascia di stucco: Kaede le ha
chiesto di farmi sapere che vorrebbe che fossi io ad andarlo a prendere in
ospedale per accompagnarlo a casa! Non so cosa pensare!! Io mi ero già
preparato a lasciare questa casa, non appena fosse tornato, forse
ora…..mi ha chiamato, vuole vedermi è pur sempre un segnale, no? Vorrà
dire qualcosa…..spero solo di riuscire a convincerlo a farmi restare
qui…..
Arrivo
davanti la sua porta, una busta tra le mani: ho portato a Kaede dei
vestiti per uscire. Quando poggio la mano sulla maniglia non mi stupisco
di vederla tremare leggermente: sto per fare un autentico salto nel buio,
non ho idea di cosa mi aspetti al di là della porta!
Prendo
coraggio ed entro: Kaede è seduto sul letto, con addosso ancora il camice
dell’ospedale, volta il viso verso di me non appena oltrepasso la soglia
e quegli occhi che mi hanno fatto innamorare di lui, si posano su di me,
facendo battere il mio cuore più velocemente.
Mio padre è sembrato contento quando gli
detto che avevo chiesto alla madre di Hanamichi di avvertirlo che volevo
che fosse lui a venirmi a prendere. Credo che lo sollevi il pensiero che
ci sia qualcuno con me, visto che il suo lavoro lo prende così tanto: ho
anche rifiutato la sua proposta di prendersi delle ferie e di lasciare
Kanagawa per un po’: io ho gli allenamenti, poi la scuola, non posso
permettermi un’assenza quasi alla fine dell’anno, già sarò promosso
per miracolo!
Il rumore di passi che si avvicinano mi
avvertono che Hanamichi è qui fuori e sta per entrare. Mi volto verso di
lui mentre fa il suo ingresso nella mia stanza: ci fissiamo per qualche
secondo, poi salto i saluti e gli dico chiaramente le cose come stanno.
“Io ce l’ho ancora con te!”
Hanamichi sussulta alle mie parole e non
replica, io continuo a parlare
“Avresti dovuto dirmi tutto, da
subito…..”
“Sì, hai ragione.” Hanamichi si
decide finalmente a parlare.
“…..invece mi hai mentito, ma posso
arrivare a comprendere perché lo hai fatto. È solo per questo che proverò
a perdonarti, ma tu non raccontarmi più bugie, non le sopporto!”
“Va bene.”
Hanamichi mi sorride lievemente, poi mi
porge la busta che ha in mano.
“Ti ho portato la tua tuta preferita,
quella blu.”
La prendo e mi alzo per indossarla, ma non
ho intenzione di cambiarmi davanti a lui: credo ci vorrà del tempo perché
tra noi torni quella confidenza che faceva parte della nostra amicizia.
Hanamichi sembra leggermi nel pensiero.
“Ti aspetto qui fuori.”
Torniamo silenziosamente a casa, sento su
di me il suo sguardo per tutto il tragitto, come per assicurarsi che stia
veramente bene……
Quando entriamo in casa, noto che è tutto
in ordine, il mio gatto mi viene incontro, miagolando affettuosamente: lo
prendo in braccio e salgo in camera mia, sono ancora un po’ stanco, i
medici mi avevano avvertito che mi sarei sentito così ancora per un paio
di giorni, il mio fisico deve smaltire le pillole.
Hanamichi mi segue, appoggia il borsone
con le mie cose per terra, mentre io mi siedo sul letto.
“Kaede, vorrei che mi ascoltassi un
attimo…..io non so se tu voglia che io resti, ma io ho pensato che non
devi per forza vedermi, ho già spostato le mie cose nella stanza accanto,
mi vedrai solo se lo vorrai, ma almeno io saprò che stai bene.”
Sembra aver fretta di lasciarmi solo,
forse per paura che io mi opponga alla sua idea, ma non ha ancora
ascoltato la mia risposta…..
“Resta con me.”
“Come?!”
Hanamichi assume una delle sue facce
strane e buffe di fronte alle mia parole, non credo proprio che se lo
aspettasse e in effetti neanch’io so perché l’ho detto, mi è venuto
spontaneo e non ho voglia di interrogarmi troppo sul perché delle cose,
non ora….
“Resta con me, qui.”
FINE PRIMA PARTE.
(*) puntualizzo che queste frasi mi sono
state ispirate da una canzone di Laura Pausini “In assenza di te.”
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