The Past

capitolo X

di Hikaru



Il sole era splendido.

Ne era sempre rimasto affascinato.

La sua luce.

Il suo calore.

Si era sempre chiesto come facesse a scaldare tutta la Terra.

Era così lontano…

‘ Proprio come Yuki… eppure sento il suo calore qui, vicino al cuore… - pensò toccandosi il petto - Non mi abbandona mai ’

 

 

“ Hana, sei sveglio? ” chiese Ayama entrando silenziosamente.

La stanza era vuota.

‘ Ma dov’è? ’

Si precipitò nella altre camere.

Niente.

Di Hanamichi non c’èra traccia.

“ Aya… che ti succede? Perché giri da una stanza all’altra? ” chiese Shun strofinandosi gli occhi ancora appesantiti dal sonno.

“ Hana… non c’è più!!! ”

“ Non preoccuparti per lui. Sa cavarsela da solo. Probabilmente aveva solo bisogno di starsene un po’ per conto suo ” la rassicurò Takumi.

“ Sì, hai ragione… è solo che… ”

“ Lo so… hai paura di perdere anche lui, vero? ”

Ayama corse via senza dire una parola.

Se avesse perso anche lui?

No, non poteva succedere.

Non di nuovo.

 

 

Hanamichi entrò come una furia nella stanza dove erano tutti riuniti.

“ Dov’è Ayama? ” chiese col fiatone.

“ Era qui un attimo fa. Perché? C’è qualcosa che non va? ” chiese Taiki preoccupato.

“ Si ” rispose in tono duro.

Il rossino era decisamente sconvolto.

Proprio in quel momento Ayama entrò nella camera seguita da Ayako.

Appena vide il rossino la ragazza gli corse incontro.

“ Hana, dov’eri finito? Mi hai fatto preoccupare, non sapevo… ” Non riuscì a finire la frase perchè Hanamichi le afferrò le spalle con violenza.

La rabbia a stento trattenuta.

“ Dov’è? ” chiese con tono minaccioso.

“ Ma di cosa parli? Io non capisco… ”

“ Dov’è? – chiese di nuovo – Voglio sapere dov’è la tomba di Yuki!!!

Sono stato in tutti i cimiteri della città… Aya,ti prego… dimmi dov’è! ”

All’improvviso il silenzio calò nella stanza.

Fu Takumi il primo a parlare.

“ Calmati Drago, vedi… ”

“ No – lo interruppe Ayama – tocca a me spiegare ”

Le parole stentavano ad uscirle.

Tremava.

Ma doveva farsi forza.

Hanamichi doveva sapere.

“ Quando seppi quello che era successo… mi precipitai all’ospedale dove… dove Yuki era stato portato… Rimasi sconvolta quando mi dissero che lui… che lui non… non ce l’aveva fatta… ”

Riprese fiato.

“ Mi fecero firmare della carte… non sapevo nemmeno quello che stavo scrivendo – disse con le lacrime agli occhi – e poi io… non so come, ma… mi precipitai fuori dall’ospedale… ”

Ormai era in balia dei ricordi.

“ Il giorno seguente Shun e Taiki tornarono all’ospedale e chiesero… chiesero del… del… ”

Non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola.

Farlo avrebbe significato ammettere che Yuki non sarebbe tornato mai più!!!

“ … del corpo e… ma loro dissero… dissero che era presto, che dovevano ancora fare degli accertamenti, che… ”

S’interruppe un attimo.

“ Takumi tornò di nuovo tre giorni più tardi, ma non… non ottenne niente… L’ultima volta che ci sono andata è stato il giorno del tuo arrivo… loro mi hanno detto che… che se volevo riavere il… il corpo di mio fratello dovevo… dovevo andare alla polizia e… ”

Ayama alzò lo sguardo sul rossino.

“ Oh Hana, perdonami, ti prego… io… ho avuto paura… sapevo che se fossi andata alla polizia mi avrebbero riconosciuta e… mi avrebbero arrestata e io… io non avrei mai potuto scoprire l’assassino di Yuki… perdonami io… ”

“ Non devi scusarti di niente ” rispose il rossino con dolcezza.

“ Hai fatto la cosa giusta… sono io piuttosto che devo scusarmi.

Me la sono presa con te. Perdonami ” disse abbracciandola.

Quando si staccarono Hanamichi le sollevò il volto rigato dalle lacrime e le disse:

“ Non aver paura. Adesso ci sono io. Sistemerò tutto. Te lo prometto ”

Prese la giacca di pelle dal divano e fece per uscire dalla stanza, ma Ryoku lo fermò.

“ Dove stai andando? ” chiese preoccupato.

Il rossino si girò a guardarlo.

“ Aspettate che vi chiami ” disse andandosene.

 

La centrale di polizia sembrava un formichiere.

Gli agenti erano come tante piccole formiche operaie.

Ognuna col suo compito.

Tutto perfettamente coordinato.

Ma era una solo una facciata.

‘ Se non ci fossimo noi questa città sarebbe perduta ’ pensò Hanamichi con un sorriso di scherno dipinto sul viso.

Si diresse con passo deciso verso una scrivania piena di scartoffie che si trovava accanto all’immensa finestra sul lato destro dell’edificio.

Un uomo era seduto, chino probabilmente su un rapporto.

Si avvicinò e si sedette sull’unica sedia difronte alla scrivania.

L’uomo alzò gli occhi e per poco ci rimase secco.

Poi un sorriso.

Un sorriso beffardo.

“ Guarda un po’ chi si rivede… il Drago ”

“ Veniamo al sodo Ikeda. Dov’è Yuki? ”

“ Ti rendi conto di dove sei?? – chiese spazientito – Se solo volessi potrei farti arrestare in un secondo ”

“ Ma non lo farai ” ribattè il rossino sicuro di sé.

“ Ah, davvero? E perché non dovrei? ”

“ Perché sai che hai bisogno di me… dei miei Draghi, per tenere in piedi questa città e poi… ”

“ Poi? ” chiese impaziente il commissario.

“ Poi so che mi ammiri e mi rispetti ”

Lo guardò negli occhi sfidandolo a replicare.

Non lo fece.

“ Vuoi dirmi dov’è? ”

Ikeda non disse nulla.

Prese un foglietto e ci scribacchiò qualcosa, poi lo porse al rossino.

Quando Hanamichi lesse quello che c’era scritto si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa.

“ Ma cosa… ? ”

 

Ayama era in pensiero.

Si fidava di Hana, ma aveva paura.

Una paura folle.

Taiki le mise una mano sulla spalla.

“ Non preoccuparti. Ritornerà ” disse calmo.

In quel momento il cellulare della ragazza cominciò a squillare.

Lesse il nome sul display.

Drago.

“ Hana, dove sei? Stai bene? ”

“ So dov’è Yuki ” rispose il rossino.

Ayama rimase in silenzio.

Il volto pallido.

La bocca aperta per lo stupore.

Le diede l’indirizzo.

“ Vi aspetterò là ” disse Hanamichi interrompendo la comunicazione.

Non riusciva a crederci.

Non poteva essere vero.

Yuki…



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