Questa fic paga un grosso
tributo ad una canzone di Elisa, "Dancing".
Riporto
le parole del testo che mi hanno, per così dire, ispirato... leggetele, io le
trovo semplicemente splendide.
Dedico
questa fic a tre persone speciali:
Fra,
che mi ha fatto conoscere la canzone di cui sopra (thank you sis^^... nonostante
i chilometri che ci separano mi sei sempre vicinissima!);
M.
e A., che a dispetto di tutto hanno pure la forza di leggere quello
che scrivo ed incoraggiarmi (hold on boys and never give up!)
Come
al solito vi ricordo che i personaggi non mi appartengono... nonostante tutte le
mie insistenze Inoue non si è ancora deciso a vendermeli; ma è solo questione
di tempo, io sono una tipa perseverante! Vedrete che alla fine cederà
(anche per non rischiare un esaurimento nervoso) ^^
Un
bacio a tutti, e un grazie sincero a Ria.
An_
The Night
the Sky Fell Down di
Antares
"So
I put my arms around you around you
my
eyes are on you they're on you
and
you see that I can't stop shaking
no I
won't step back but I'll look down to hide from your eyes
'cause
wath I feel is so sweet and I'm scared that even my own breath
Oh
could burst it if it were a bubble
and
I'd better dream if I have to struggle
so
I put my arms around you around you
and
I hope that I will do no wrong
my
eyes are on you they're on you
and
I hope that you won't hurt me
I'm
dancing in the room as if I was in the woods with you
no need for
anything"
(E allora
metto le mie braccia intorno a te intorno a te,
i miei occhi su
di te, loro sono su di te
mentre vedi che
non riesco a smettere di tremare
no, io non
indietreggio ma guardo in basso per nascondermi dai tuoi occhi
perchè quello
che sento è troppo dolce...
e ho paura che
anche il mio respiro potrebbe farla scoppiare
se questa fosse
solo una bolla di sapone
ed è meglio
che io sogni quando so che dovrò combattere
allora metto le
mie braccia intorno a te intorno a te
mentre spero di
non sbagliare
i miei occhi su
di te su di te
e spero che tu
non mi faccia male
sto ballando in
una stanza come fossi nei boschi con te
nessun bisogno
di niente)
Il respiro calmo e sognante.
Bi-bip.
Bi-bip.
Un
mormorio confuso.
Bi-bip.
La
presa di coscienza, seccata.
Bi-bip.
Il
definitivo risveglio, palesemente di malumore.
“Maledetta!!”
Il
ragazzo scostò leggermente le coperte ed un braccio lungo e muscoloso si
allungò per spegnere l’odiata sveglia, che ancora trillava dal
comodino.
Non
si diede pena di aprire gli occhi, cercando a tentoni il diabolico
macchinario… urtò qualcosa e il quasi contemporaneo tonfo lo informò
della caduta dell’oggetto sul pavimento.
Il
fastidioso bi-bip tacque.
La
giornata improvvisamente tornò a sorridergli.
Meditò
se rimanere ancora a crogiolarsi fra le coperte, restando al caldo per
quei canonici “5 minuti”, àncora di tutti gli studenti del mondo.
Alzarsi
la mattina era un vero trauma…
“Specie
da quando certi pensieri mi ronzano in testa…”mugugnò, fra sé e sé.
"Specie visto quello che mi attende..."
Il
profumo del thè che saliva dalla cucina lo spronò a prendere la
sospirata decisione.
“Ok,
andiamo” si risolse, gettando all’aria le coperte, e catapultandosi giù
dal letto con entusiasmo… se si doveva fare, almeno far finta che fosse
una cosa piacevole.
Corse
verso la finestra, spalancandola, aggredendo il mattino, forte della sua
gioventù.
Inspirò
l’aria fresca, appena appesantita dall’eco delle altre vite che si
risvegliavano.
-Almeno
non tocca solo a me- si consolò, osservando l’auto del suo vicino che
già usciva dal posteggio e infilava, rombando piano, la strada.
Si
diresse verso l’armadio, spalancandolo di malavoglia, e frugandovi
dentro alla ricerca di un paio di calzini.
Impresa
disperata, ma non impossibile.
Immerse la
metà superiore del busto, la testa sprofondata fra capi di abbigliamento
di vario genere, le mani che setacciavano qua e là, spostando a casaccio
i maglioni, prima di intraprendere una meticolosa e capillare ricerca.
“Acchan,
vieni, è pronta la colazioneeee!!!”
Lo
squillante richiamo di sua madre e la parola magica “colazione” lo
spronarono a darsi una mossa.
“Arrivo
‘kaasan…” rispose più per buona educazione che per altro; dubitava
infatti che la sua voce avrebbe potuto giungere a sua madre, vista la
sua attuale posizione.
Improvvisamente,
li vide.
Afferrò
trionfante i calzini ed emerse, scarmigliato e soddisfatto,
dall’armadio, solo per accorgersi che ne aveva presi due spaiati.
Considerò
brevemente l’idea di intraprendere un’altra ricerca, ma il brontolio
rabbioso dello stomaco gli fece accantonare in un attimo quel pensiero.
“Poco
male” sospirò “tanto con le scarpe non si vedono”
Velocemente
indossò la divisa scolastica, i calzini, le scarpe… afferrò la
cartella e volò giù per le scale.
Si
presentò in cucina e la vista di quel che lo aspettava sulla tavola
contribuì notevolmente a risollevargli l’umore.
"Ohayoo
kaasan” salutò, andando a posare un bacio leggero sulle tempie di sua
madre.
La
donna sorrise in risposta.
“Bensvegliato…
“
Guardò
con affetto il figlio che cominciava a mangiare.
Kami,
com’era cresciuto.
E
non solo in altezza…
-E’
quasi un uomo- pensò orgogliosa, ma con una leggera punta di malinconia
–Come vorrei che suo padre fosse qui a vederlo… sarebbe fiero di lui-
Eccolo
lì, il suo perennemente allegro figlio, solare e pacifico… alle volte
si chiedeva da chi avesse preso la sua indole tranquilla, da quel che ne sapeva,
era l’unico in famiglia che non avesse mai creato alcun problema.
Persino
lei in gioventù aveva fatto la sua parte…
Scosse
la testa, e riprese ad affaccendarsi attorno ai fornelli, non prima di
aver scompigliato con affetto i capelli del suo ragazzo, che alzò
lievemente la testa e le sorrise, serafico.
Era
veramente bello, suo figlio.
Non
c’era da meravigliarsi se riceveva tutte quelle telefonate e la cassetta
della posta fosse spesso piena di sospetti bigliettini profumati.
Ridacchiò
fra sè nell'immaginarsi la futura fidanzata ufficiale di Akira (non
attribuiva alcuna importanza alle storie che immaginava suo figlio
avesse adesso... erano solo cotte adolescenziali, ci avrebbe pensato lei a
scegliere quella giusta quando sarebbe venuto il momento)... avrebbe avuto
il suo bel daffare per tenere a bada le ammiratrici del suo ambito
figliolo!
“Non
ti pettini, stamattina?” gli chiese all’improvviso, notando che, dopo
averla salutata, si dirigeva tranquillamente verso la porta, per
uscire.
Uno
sguardo dapprima allarmato, poi terrorizzato passò sul viso del ragazzo.
“KAMI!!!”
E
la donna rise, rise fino alle lacrime mentre il suo Akira divorava le
scale a tre a tre…
-Ridi,
ridi…- bofonchiò sottovoce mentre svitava il tubetto del gel – Guarda
qua come stavo per andar via… che orrore-
Se
ne versò un ingente quantitativo sulla mano e passò 10 minuti buoni
a fissare l’acconciatura… se c’era una cosa che odiava questa erano
i suo capelli… troppo dritti per essere lasciati scendere lungo il viso
(“Sembri Calimero” lo prendeva in giro sua madre ogni volta che lo
vedeva “al naturale”), troppo corti per essere portati in coda, il suo
sogno segreto ("E proibito", gli ricordò corrucciata la sua
mamma interiore).
L’unica
soluzione sarebbe stata quella di tagliarli, ma ormai quella pettinatura
era un suo segno distintivo, così come lo era il suo sorriso…
“Ed
il fatto di essere considerato un hentai” sbottò, senza veramente
prestarci troppa attenzione.. dopotutto non era che la cosa fosse
completamente campata in aria.
Fino
a poco tempo fa almeno. Fino a che non si era accorto di un piccolissimo
particolare...
“Voilà”
Rimirò
soddisfatto il risultato dei suoi sforzi, si regalò un sorriso a 32 denti
e riavvitò il prezioso tubetto di gel, prima di avviarsi verso la scuola.
Camminò
spedito verso il Ryonan… tra la ricerca dei calzini, la colazione e il
rito della pettinatura aveva finito con l’essere in ritardo.
Decise
comunque di prendere la strada più lunga, quella che attraversava i
giardinetti… amava il profumo degli alberi di ciliegio in fiore, così
intenso di prima mattina, e la nevicata di petali che riempiva l’aria.
Imboccò
così il vialetto del parco; il vecchio custode gli fece un cenno col
capo, riconoscendolo… naturalmente non poteva passare inosservato, un
ragazzo alto un metro e novanta che aveva l'abitudine di passeggiare solo,
di mattina presto, lungo i viali alberati.
Mentre
seguiva la stradina di ghiaia si concesse di non pensare a nulla, gli
capitava così di rado, ultimamente.
Ben
presto si ritrovò alla fine dei giardini, e con un sospiro, prese a
correre, macinando la strada in ampie falcate.
Arrivò
ai cancelli della scuola proprio quando stavano per essere chiusi;
fortunatamente per lui, riuscì a sfornare uno sguardo abbastanza supplice
da indurre il custode a lasciarlo passare, guadagnandosi però una severa
occhiata ammonitrice.
Mantenne
un contegno dignitoso fino a che fu sicuro che nessun sorvegliate
fosse nei paraggi… poi corse a rotta di collo verso la sua classe.
“SENDOH!”
Oh,
no… beccato!
La
mattinata trascorse lenta.
Sendoh
aveva passato la prima ora in punizione, e le ore seguenti a seguire
noiosissime lezioni… lo studio non era mai stato la sua passione,
nonostante fosse dotato di una vivace intelligenza.
Fortunatamente
si stava avvicinando il momento della pausa pranzo… ohhh, finalmente una
buona notizia.
La
campana della scuola si fece sentire, la classe intera sospirò
impercettibilmente di sollievo, mentre il professore di giapponese usciva
dall’aula.
L’aria
si riempì di brusii, di rumore di sedie scostate, di studenti che
richiamavano studenti.
Sendoh
estrasse il cestino del pranzo dal banco e si diresse verso il cortile.
“Buon
pranzo senpai!” gli augurarono varie voci femminili.
Il
ragazzo si voltò verso ognuna di loro, indirizzando un sorriso.
“Grazie,
anche a voi”
Si
udirono vari sospiri, che rivelavano il diverso grado di “cottura”
della ragazza in questione.
Sendoh
sorrise fra sé, pienamente consapevole dell’effetto scatenato…
-Sarebbe
davvero semplice- pensò – se solo…-
Riprese
a camminare verso l’uscita, lo sguardo un po’ assente, perdendosi così
gli ammiccanti sguardi ammirati che gli venivano lanciati e i gridolini di
pura estasi delle ragazze che gli passavano accanto.
“Ehi,
Sendoh, siamo qua!”
“Mh?”
Rimise
a fuoco lo sguardo.
Oh,
eccoli.
Aumentò
l’andatura, e si diresse verso una panchina dove lo attendevano alcuni
ragazzi del club di basket.
Scannerizzò
il gruppo, mentre ancora era abbastanza lontano perché la sua occhiata
non sembrasse rivolta a nessuno in particolare.
Uozumi…
inconfondibile… Aida… che ci faceva col blocco degli appunti in mano?!
Deformazione professionale, probabilmente… Fukuda… e… lui.
C’era
pure lui.
-Magari
farei meglio a fare dietro front- considerò.
-Oh,
ma smettila! Non puoi perdere il senno come una ragazzina delle medie,
su!-
-E
tanto ormai li hai raggiunti, che razza di scuse ti inventeresti?-
“Sempai,
ecco, siediti qui!” gli propose subito il manager, alzandosi dal suo
posto.
Che
naturalmente era proprio di fianco a…
-Che
fortuna, eh?- ironizzò la sua mente.
“Tranquillo
Aida…” nicchiò il ragazzo.
“No,
no, tanto io ho finito e devo tornare in classe…” nel dire l’ultima
parte della frase il giovane Hikoichi arrossì.
“Ahhhh,
e come mai?” lo punzecchiò Fukuda.
Ormai
tutti sapevano della storia fra la matricola ed una ragazzina della sua
classe, ma nessuno intendeva rinunciare al divertente passatempo di
mettere in imbarazzo il manager.
“Un
appuntamento galante?” calcò la mano Uozumi.
“Ehm…”
“Dai,
lasciatelo stare… siete proprio dei rompiscatole quando vi ci
mettete.”
“Ok,
Koshino, non scaldarti…”
Hikoichi,
cogliendo al volo l'occasione, salutò i suoi compagni.
“Ci
vediamo, Senpai”
E
dicendo questo, la sorridente matricola si tolse definitivamente di torno,
incamminandosi verso la scuola.
A
Sendoh, che aveva seguito divertito il battibecco, non restò che prendere
posto accanto a Koshino.
“Ehy”
lo salutò.
“Ehy”
gli rispose l’amico, improvvisamente concentrato sui resti del suo
pranzo.
Per
un po’ nessuno del gruppo parlò.
Normalmente
era Sendoh a portare avanti la conversazione, ma oggi non era proprio
aria.
Per
nulla.
E
lo capirono anche Fukuda e Uozumi.
C’era
una strana elettricità tra i loro due compagni… che avessero litigato?
Si
scambiarono un’occhiata veloce, prima di alzarsi contemporaneamente.
“Ok,
noi andiamo” annunciò Uozumi, chiedendosi contemporaneamente il perché
del lampo di panico che aveva attraversato gli occhi di Sendoh
-Forse
la loro litigata è stata più seria di quanto immaginassi-
Si domandò
se fosse meglio evitare di lasciarli soli, poi scrollò mentalmente le
spalle.
-Prima
risolvono, meglio è-
“Ci
vediamo”
Sendoh
rimase ad osservare i suoi due amici venire fagocitati dalla folla.
-E
adesso?-
Tornò
a concentrarsi sul pranzo, trovando improvvisamente interessantissimi i
chicchi di riso.
-Non
avrei mai pensato potessero essere così tanti... ohhh, guarda, un pezzo
di frittata...-
“Sendoh”
La
voce bassa e sicura del compagno lo riscosse.
“Si?”
esalò, i chicchi di riso completamente dimenticati.
-Ok,
è arrivato il momento... forza e coraggio Acchan... forza e coraggio-
“Dobbiamo
parlare… lo sai, vero?”
“Mh-mh”
“Era
un si?
“Si”
Koshino
si alzò dalla panchina, dirigendosi verso un angolo riparato del cortile.
Dopo
qualche metro si volse, incupendosi all’istante non appena si rese conto
che l’amico non lo stava seguendo.
“Allora?”
sbottò, irritato “Andiamo??”
-Adesso?-
Sendoh
sentì improvvisamente venirgli meno il coraggio… affrontarlo così..
non si era neppure preparato qualcosa da dirgli.
Cioè,
sapeva cosa dire, ma non sapeva come dirglielo.
“Sei
improvvisamente diventato paraplegico o cosa?”
Prendendosi
mentalmente a calci, Sendoh si alzò, non curandosi neppure di portarsi
dietro la scatolina del pranzo.
-Tanto
non credo che mi servirà più dopo che Koshino avrà finito con me- si
disse- Sarò costretto a mangiare cibi molli per il resto della vita-
Peccato.
Aveva
sempre tenuto ai suoi denti.
Il
rumore del vento fra gli alberi.
Un
costante fruscio ipnotizzante.
L’eco
delle voci degli studenti, coagulato in un’unica voce, lontana,
improvvisamente distante anni luce.
“Hiro-kun…”
“Akira…”
Si
guardarono.
“Prima
tu…”
“Dimmi…”
Accidenti.
Si
conoscevano da quando erano piccoli, eppure tra loro non c’era mai stato
questo imbarazzo, questa difficoltà a parlare.
-Colpa
tua, grandissimo ed incommensurabile idiota- si insultò Sendoh –Se non
avessi voluto fare il passo più lungo della gamba, ora non saresti in
questa situazione-
***
Flash-back***
La
sera prima.
A casa
di Koshino.
Il
dito incollato al campanello cominciava a risentire della scomoda
posizione.
Ormai
era più di un quarto d'ora che se ne restava lì, in quella stradina
buia, ad imprecare contro il vento salmastro che gli arruffava i
capelli… e quell’idiota non si decideva ad aprire.
Ed
era in casa, lo sapeva che era in casa.
-D'accordo,
altri due minuti e poi me ne vado- promise risoluto a se stesso, fingendo
di scordare che quelle esatte parole le aveva pronunciate non meno di
dieci volte negli ultimi venti minuti.
-Andiamo,
ci sei, lo so…-
Sbirciò
per l’ennesima volta le finestre, tentando, sperando di vedere qualche
segno dell’arrivo del proprietario.
Niente,
solo le tapparelle che riposavano immobili, il loro rivestimento argentato
che faceva la gibigiana con la luce di lampioni… e la lontana risacca
del mare sembrava essere l’unico rumore.
Staccò
il dito dal pulsante, arresosi all’evidenza.
-Starà
dormendo- sospirò.
Meditò
di piazzarsi sotto la sua finestra e cominciare a chiamarlo… ma ben
presto fu costretto ad ammettere con se stesso che gridare al vento il suo
nome come un invasato, posto che questo sarebbe riuscito a smuoverlo dalla
sua catalessi, non l’avrebbe certo bendisposto nei suoi confronti. E
Kami sapeva quanto fosse fondamentale partire sempre con il piede giusto
con quella zucca dura di…
-Hiro-kun!-
esclamò, quando il cigolio della porta lo distrasse dai suoi pensieri.
E
lui in effetti era lì, in piedi, ritagliato come una statua contro il
rettangolo scuro della porta.
Si
concesse qualche istante per osservarlo, quel suo scostante e freddo..
amico?… poteva definirlo così?
Si
stava stropicciando gli occhi, come se si fosse appena svegliato, la
faccia adorabilmente assonnata…
Sorrise
fra sé.
“Ciao!”
lo apostrofò, sbracciandosi in un esagerato saluto.
“Mh”
“Anche
io sono contento di vederti!” il suo tono trasudava sarcasmo…
possibile che gli fosse così difficile comportarsi come un essere umano?
“Che
vuoi?” la sua voce lo raggiunse e per un solo, breve inesauribile
istante, parve sormontare tutto il resto.
Quella
voce bassa e cupa, inestricabilmente sua, perennemente imbronciata, capace
di mettere in soggezione a volte anche il capitano…
Il
ragazzo sventolò in aria dei fogli.
“Compiti
di inglese”
Koshino
sbuffò, rientrando in casa.
Subito
dopo Sendoh udì il clic del cancelletto, quando il meccanismo di apertura
si sbloccò.
A
grandi falcate percorse il sentierino, salì le scale del piccolo portico
ed entrò in casa, premurandosi di chiudere la porta alle spalle.
Sentì
clangore di pentolame provenire dalla cucina; svelto, si intrufolò nella
stanzetta e rimase senza parole.
Prima
non l’aveva notato, dato che il ragazzo era rimasto in penombra, ma
ora…
“Koshino,
sei bellissimo” esclamò, prima di scoppiare a ridere.
Il
soggetto di tale derisione, si voltò verso di lui, gli occhi serrati in
un’espressione palesemente irata… che contrastava ridicolmente con il
pigiama con i gattini blu che indossava in quel momento.
Sendoh
era piegato in due, le lacrime che gli rigavano le guance… lentamente si
appoggiò ad una sedia, tentando di riprendere il controllo.
“Smettila”
Un
ordine, secco, senza repliche.
Tenendo
a bada gli ultimi sussulti di ilarità, il giocatore numero sette del
Ryonan si sedette.
“Forse
è meglio se vai a cambiarti… non credo che riuscirò a controllarmi a
lungo se mi giri sotto il naso conciato così!”
Koshino si
diresse scocciato verso le scale, per salire in camera a vestirsi,
borbottando qualcosa circa gli stupidi spilungoni che ti entrano in
casa e pretendono pure di darti ordini.
-No,
credo proprio che vederlo in pigiama sia una cosa non propriamente
salutare... nè per lui, nè per me- ripetè Sendoh fra sé, lo sguardo
che gli luccicava, malizioso.
Poco
dopo Koshino ridiscese, la fronte ancora aggrottata.
Sendoh
non potè fare a meno di notare quanto fosse carino con i jean chiari e la
maglietta blu…
-Meglio
riportare i miei pensieri in binari più casti-
“Allora,
che cavolo vuoi per venire qui a quest’ora?”
“Hiro-kun,
sono solo le otto, che ne sapevo io che tu vai a letto subito dopo il
tramonto?”
“Avresti
almeno potuto telefonare!”
“Vuoi
dire che non sono un ospite gradito?” guaì Sendoh, esibendosi nella sua
migliore interpretazione di cucciolo ferito “ Se è così me ne vado…
sigh…” e fece per alzarsi.
Koshino
sbuffò, esasperato, ma sotto sotto pure divertito.
Era
impossibile restare arrabbiati per più di qualche secondo con quel
ragazzo.
“Smettila
di fare il deficiente Akira Sendoh” sbottò, prendendolo per un braccio
“Siediti e dimmi a cosa devo l’ONORE di una tua visita”
“Così
va meglio, Kosh-kun… onore è il termine esatto”
“Piantala”
“Guarda
che sei tu che hai marinato la scuola, stamattina… e io, che sono buono
e gentile, ho pensato di portarti i compiti…”
“Che
uomo”
“Puoi
dirlo forte… ora che i tuoi sono a Tokyo qui si festeggia, eh?”
I
genitori di Koshino si erano infatti dovuti recare a Tokyo, dove la
sorella di sua madre stava per avere un bambino… sarebbero rimasti lì
quasi un mese, dato che il marito della donna era morto da poco in un
incidente stradale.
“Avevo
un po’ di febbre…”
“See…
febbre malarica?”
“Akira…”
“Uh,
no, scusa… magari era febbre gialla…”
“Sendoh…”
“Ci
sono… allergia da studio! E nella forma più acuta! “
“Imbecille”
Si
guardarono per un istante e poi scoppiarono a ridere.
“No,
sul serio, stai male?” chiese Sendoh, la voce seria.
Koshino
scrollò le spalle.
“Avevo
qualche linea di febbre… niente di grave”
“Bene,
allora… sotto con i compiti!”
“Sei
sicuro di star bene?”
“Mh?”
“Tu
che proponi a me di studiare… è un evento!”
“Bhè,
neppure io gli ho fatti, così speravo in un tuo aiuto” confessò Sendoh,
grattandosi il retro della testa con aria serafica.
“Ti
pareva…”
Diverse
ore di studio dopo…
“Uaaaaaaaa!!!”
L’alto
giocatore del Ryonan si stiracchiò, allungandosi per tutto il suo metro e
novanta, davanti agli occhi di un divertito Koshino.
“Già
stanco?”
“E’
dalle otto che stiamo studiando, permetterai che io sia leggermente fuori
uso…”
“Più
fuori uso del solito, vorrai dire…” lo svillaneggiò senza pietà
Koshino.
“Ah-ah-ah”
ribattè fintamente offeso Sendoh “La tua simpatia non ha eguali”
Era
bello scherzare così.
Sendoh
lanciò un’occhiata veloce all’orologio.
“Kami!
Sono già le undici!!”
Koshino
aggrottò le sopracciglia.
Così
tardi?
Non
se n’era neppure accorto… il tempo era volato.
“Fermati
a dormire da me, tanto ci sono ancora le tue cose in camera dall'ultima
volta che sei venuto qui” propose d’impulso.
Improvvisamente
si era reso conto di non volere che l’amico andasse via.
Sendoh
strinse i pugni.
“No
Hiro-kun, devo proprio andare…”
Si
alzò in piedi, raccogliendo in fretta i suoi libri.
“Ti
accompagno alla porta” si affrettò a dire Koshino, seguendolo.
“Hai
paura che mi perda?”
“No,
è solo che sono un ospite gentile ed educato… e poi, non si può mai
dire… con la mente eccelsa che ti ritrovi potresti davvero perdere
l’orientamento!”
“Sei
in vena stasera, eh?”
“Solo
perché ho un buon soggetto su cui lavorare…”
Sendoh
si inchiodò sul posto.
Lentamente
voltò il capo, gli occhi stretti in una fessura minacciosa.
“Hai
detto, scusa?” domandò, modulando la voce nel tono più basso e roco
che gli fosse possibile.
Inspiegabili
brividi corsero lungo la spina dorsale di Koshino.
“Non
fare il deficiente come il tuo solito…”
Silenzio.
“Akira…”
Il
ragazzo si volse totalmente, un ghigno per nulla rassicurante dipinto
sulle labbra.
-Oh
oh- fece in tempo a pensare Koshino, prima di girarsi e mettersi a correre
per la casa, con un sogghignante e determinato Sendoh alle calcagna.
“Idiota…
fermati!!”
“Fermati
tu!”
“Fossi
matto!”
Koshino
si rintanò in cucina, ancorandosi ad un lato del tavolo, aspettando
l’arrivo di quel pazzo di Sendoh.
Ed
il pazzo arrivò, scivolando lungo il pavimento e abbrancando una sedia,
per non cadere a terra a causa dello slancio.
Rimasero
a fissarsi, ansanti e divertiti.
E,
non per la prima volta
Koshino si ritrovò a pensare a quanto fosse sexy il suo amico…
probabilmente non se ne rendeva neppure conto, ma ciò non toglieva che
vederlo così, gli occhi brillanti e i capelli scarmigliati fosse
decisamente eccitante.
Eccitante?
Cavolo,
forse la febbre gli stava tornando.
“Adesso
sei fregato”
“Lo
dici tu”
“Guarda
che è tardi, devi andare a casa…”
“Paura,
eh?”
“Vai
al diavolo Akira Sendoh!” proclamò Koshino, prima di gettarsi di lato
ed imboccare la porta.
Quando
credeva di avercela fatta, sentì un braccio afferrarlo per la vita.
Accadde
in un attimo.
Quel
braccio forte e muscoloso lo trasse indietro e un secondo dopo si ritrovò
con la schiena contro il petto di Sendoh.
Tentò
di divincolarsi, inutilmente.
“Sta
fermo!!”
“Non
vale!”
“Ma
che dici!?!”
“Mi
hai preso di spalle!! Codardo!!”
“…”
Le
braccia che gli circondavano la vita divennero due, schiacciandolo contro
il corpo del compagno.
-E’
così caldo- pensò, prima di abbandonare ogni resistenza.
“Ti
ho preso” sussurrò Sendoh, chinando il capo, e portando la bocca a
pochi centimetri dal suo orecchio.
-Perché
è così caldo?-
La
stretta delle braccia divenne più salda… Sendoh stentava a credere a
quello che stava accadendo… stava stringendo Koshino, poteva respirare
il profumo dei suoi capelli… ed era tutto vero.
La
sua mente cercò di avvisarlo, ma ormai il contatto era stato stabilito…
Kochino
alzò il capo, incuneando la testa nella spalla del suo amico.
I
loro sguardi si allacciarono.
Contatto.
Le
labbra di Sendoh scesero ad incontrare quelle di Koshino, un bacio dolce,
appena accennato.
-
Morbide-
Per
un istante tutto parve perfettamente a posto, come se finalmente fosse
accaduto quell’evento perennemente in attesa di compiersi…
Lo avvertirono
entrambi… la tensione che a volte ognuno di loro aveva sentito
nell’amicizia che li legava improvvisamente svanita, appianata.
-Si
sta così bene- pensò Koshino, assaporando la sensazione di pace che
provava imprigionato in quell’abbraccio, farfalle svolazzanti che gli
solleticavano lo stomaco mentre accarezzava le labbra del suo migliore
amico…
Koshino
si irrigidì.
Che
diavolo stava succedendo???
Era
il suo migliore amico!!
AmicO.
La
magia si ruppe, l’atmosfera cambiò.
La
mente di entrambi si riconnesse con la realtà nel medesimo istante.
-Che
ho fatto!- fu il pensiero che sfolgorò rapido sia nell’uno che
nell’altro.
Sendoh
lasciò immediatamente Koshino, come se si fosse scottato, le guance in
fiamme, il cuore che pestava nel petto.
“Io…
io…”
Koshino
lo guardava… non riusciva a decifrare il suo sguardo, forse neppure
voleva provarci.
“Devo
andare” disse, prima di afferrare la sua borsa e precipitarsi fuori
dalla casa, lasciando un esterrefatto e molto confuso Hiroachi Koshino a
fissare il nulla.
***
End flash-back***
“Akira…”
Il
suo nome.
Un’improvvisa
calamita che lo ritrascinò nella realtà.
Sospirò.
“Ho
fatto una stronzata Hiro-kun, scusami”
Ciò
che vide non lo rassicurò.
Le
sopracciglia di Koshino si sollevarono in un’unica linea scura.
“Mi
stai dicendo che è stato tutto uno scherzo?” indagò.
“No,
ti sto dicendo che è stato un errore”
“Kami,
parla chiaro Akira! Ti giuro che non ci sto capendo niente!!”
“Tu
mi piaci, Hiroachi, molto.. e da molto tempo” confessò il ragazzo più
alto, serio, senza sfuggire il suo sguardo.
La
maschera di impassibilità di Koshino si frantumò.
Sendoh
gli stava dicendo che…
“E
non intendo come amico… mi riferisco a te come persona… come
ragazzo…”
“Akira,
tu sei…”
“Gay?”
un altro sospiro “Bhè, visto che mi piaci tu, si, credo proprio di
esserlo”
“No”
scosse la testa Koshino, irritato “Intendevo dire se sei sicuro di
quello che stai dicendo.”
-Sicuro
come la morte, Hiro-kun- pensò Sendoh, riandando con la mente a tutte le
notti in cui sognava di loro due… e i suoi sogni non erano esattamente
quelli che si fanno su un semplice amico.
Proprio
per nulla.
“Pensi
che se non fossi stato sicuro, te l’avrei detto?”
Silenzio.
“Non
è una cosa facile, Hiroaki, è una cosa su cui neppure io posso
scherzare.” si costrinse ad aggiungere.
Ancora
quel maledetto silenzio.
“Bene..
ora che lo sai, dimmi quando devo a venirmi a riprendere la mia roba”
Koshino
gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“Non
credo vorrai avere ancora a che fare con me, no? Solo, ti prego… non
dirlo agli altri…”
Detto
questo si girò, voltando le spalle a Koshino e fece per andarsene.
Aveva
puntato tutto su un'unica mano... e aveva perso.
“Sei
sempre stato un deficiente Akira Sendoh, e sempre lo resterai!!!”
“Cosa?”
Tornò
sui suoi passi, girandosi a guardare un infuriato Koshino.
“Fai
tutto da solo!” gli urlò l’amico” Vieni qua, mi sbatti in faccia
questa cosa e poi te ne
vai…”
“Hiro-kun..”
”Nessun Hiro-kun, Sendoh!”
“Hiroachi,
senti…” riprovò Sendoh, sempre più spaesato.
Koshino
prese a dare calci a vari, invisibili sassolini, tentando di sfogarsi per
non ridursi a prendere a pugni quella faccia di bronzo.
“Io
ti ho ascoltato” inveì ”E tu non mi hai nemmeno dato diritto di
replica! Akira, non credi che meriterei almeno questo?”
“Non
credevo avessi nulla da dirmi.”
“Sei
un deficiente.”
“Oh,
la smetti di insultarmi!?”
“Te
lo meriti!”
Sendoh
si prese la testa tra le mani, esasperato.
“Credevo
stessi scherzando…”
“Cosa?”
risollevò il viso, di scatto, posando lo sguardo sul capo abbassato di
Koshino, il volto nascosto dai capelli.
“Credevo
che ieri sera fosse tutto un scherzo…”
“Koshino…”
“E
quando.. quando mi hai bac… si, insomma, quando è successo, io… io
non ho più pensato a nulla, e ho lasciato che tu… anche se ero un po’
confuso, e… ma poi, quando
sei andato via ci ho ripensato, e… insomma, si.. non me la sono presa,
ecco... io...”
Dolce,
adorabile Koshino.
Com’era
bello quando arrossiva.
“Ho
capito.” Lo interruppe Sendoh, cercando di trarlo d'impaccio... glielo
doveva ”Questo vuol dire che posso ancora sperare che tu mi voglia
come amico?”
Koshino
alzò lo sguardo.
Sendoh
lo guardava, le mani in tasca, il solito sorriso birichino che era
tornato a curvargli le labbra.. ma gli occhi… oh, i suoi occhi...
Schegge
di un nero avvolgente e scintillante...
-Vorrei
che fossero sempre su di me- pensò, ammaliato, prima di insultarsi
silenziosamente.
-Sei
uno scemo, Hiroachi… era così evidente…-
“Allora…amici?”
“No”
Il
sorriso di Sendoh vacillò.
“Non
avevo finito”
Il
ragazzo più alto sospirò.
“Finisci”
“Quando
sei andato via… io.. ecco, avrei voluto che tu fossi rimasto” disse
Koshino tutto d’un fiato.
“Hir...”
Non
fece a tempo ad aggiungere altro.
Koshino
gli andò incontro, abbracciandolo e seppellendo il viso nel suo petto,
avvertendo contro le guance la stoffa ruvida della sua divisa, aspirando
il suo odore… non si era mai sentito così bene.
E
quando le forti braccia dell’amico ( poteva ancora chiamarlo così?
Perché no? In fondo sarebbero sempre stati amici... anche…)lo
circondarono ebbe la certezza di aver fatto l’unica cosa giusta…
l’unica scelta possibile.
“Hiroachi…”
La
voce di Sendoh gli giunse stranita, incredula…
“Non
sai dire altro che il mio nome?” gli chiese, parlando direttamente
contro il suo petto.
“Hiroachi.”
Questa
volta percepì il suo sorriso.
“Ti
voglio bene, lo sai piccoletto?”
Koshino alzò
lo sguardo, arrabbiato, ma senza sciogliersi dall’abbraccio.
“Piccoletto
a chi? Come osi??”
La
sua risata lo colse impreparato… vederlo così felice, così vicino, il
suo bel viso, il suo caro viso così vicino al suo, il calore sulla
pelle…
“Ti
voglio bene anch’io…” sussurrò.
La
risata di Sendoh si spense lentamente, lasciando come unica traccia un
sorriso.
Abbassò
il volto, fino ad incontrare le labbra del compagno, ancora una volta…
esitò un istante, poi sorrise, di nuovo.
Koshino...
era così adorabile... salì ad accarezzargli i capelli con le
labbra, sfiorandogli la fronte con una guancia.
Così
adorabile.
Lentamente
percorse il suo viso, seminando il suo cammino di soffici baci, fino ad
alla sua bocca...
Leccò
leggermente quelle splendide labbra, il cuore che capriolava nel
petto...erano calde e morbide esattamente come aveva immaginato fossero,
come velluto... e sapevano di paradiso.
"Akira..."
mormorò Koshino.
Sendoh
colse al volo l'occasione.. nell'attimo in cui il ragazzo separò le
labbra per invocare il suo nome, la sua lingua si intrufolò nella sua
bocca, esplorando, toccando, accarezzando...
Koshino
sentì il mondo tremare, completamente in balia di quelle sensazioni.
Non
aveva mai sperimentato una cosa del genere, e non avrebbe mai immaginato
che a fargliela provare sarebbe stato il suo migliore amico, ma ora... Le
braccia di Sendoh attorno a lui, le sue mani sulla schiena, il suo corpo
contro il suo, la sua bocca sulla sua...
Il
suo odore.
Il
suo sapore.
Si
separarono, bisognosi d'aria.
Koshino
aprì leggermente gli occhi, che aveva tenuto fissamente serrati, in pieno
stordimento.. e lo vide che gli sorrideva, un bellissimo angelo tentatore,
un angelo che ora lo stava cullando, come se fosse la cosa più importante
del mondo.
"Forse
è meglio andare, adesso" annunciò Sendoh, ma senza
alcuna fretta o sicurezza nella voce.
Come
a confermare le sue parole, la campana della scuola fece sentire il suo
richiamo.
"Kami!
Ho lezione di biologia!! Se arrivo in ritardo il proff mi ammazza!!!"
sbottò Koshino, improvvisamente tornato con i piedi per terra.
Sendoh
sospirò.
"Ok,
ok, ho capito!!!"
Di
malavoglia lasciò libero il compagno, che si affrettò a correre verso la
scuola. Neppure arrivato a metà strada, fece un rapido dietro front, e
corse nuovamente verso di lui.
"Ci
vediamo dopo, vero?"
"Abbiamo
gli allenamenti.. logico che ci vediamo" gli rispose con un sorriso.
Koshino
annuì, imbarazzato.
Che
sciocco, come aveva fatto a dimenticarsi di una cosa del genere.
Si
morse per un secondo il labbro inferiore, e fissò il suo sguardo su
Sendoh, indeciso.
"Che
c'è?"
Koshino
scosse la testa, poi sembrò prendere la sua decisione.
Si
alzò in punta di piedi, e posò un leggero bacio sulle labbra del
ragazzo.
"Allora
a dopo" disse, prima di ritornare sui suoi passi.
-Hiroaki
Koshino... mi farai diventare matto- pronosticò Sendoh, sfiorandosi le
labbra con la punta delle dita.
Gli
allenamenti arrivarono e finirono in un baleno.
E,
se a Sendoh e a Koshino fosse stato possibile chiederlo, avrebbero
risposto che erano stati i più lunghi della loro vita. Quel toccarsi
senza veramente potersi toccare era una tortura dolce e frustrante. Pelle
che sfregava la pelle, durante le marcature, fiato che sfiorava il collo,
mani che cercavano la palla ma finivano sulle mani...
"Insomma!!
Sendoh! Koshino! Che diavolo vi prende!!!"
Taoka
era leggermente alterato.. due dei suoi migliori giocatori che facevano
fiasco completo su tutta la linea... come se non avessero mai giocato a
basket.
-C'è
tensione tra loro- pensò Uozumi, osservandoli - ma è diversa da
stamattina-
Il
capitano del Ryonan aggrottò le sopracciglia... aveva la sensazione che
la risposta fosse lì, evidente, a portata di mano... ma lui non riusciva
a coglierla.
"SENDOHHHHH!!!
IMBECILLE!!"
"Mi
scusi Coach..."
L'allenatore fumava
e, tanto per calmarsi diede una sonora strapazzata al povero Hikoichi,
colpevole non aver segnato il numero i tiri da tre effettuati da Uekusa.
Come
Kami volle, alla fine li spedì tutti negli spogliatoi, cercando di
incenerire con lo sguardo l'ala imbecille e l'inetto playmaker...
cosa che peraltro fallì miseramente, dato che nessuno dei due lo stava
fissando.
Il
solito tram tram degli spogliatoi non servì comunque a disperdere la
sorta di elettricità che si era creata tra i due soggetti in
questione.
Essere
vicini e non potersi toccare.
Perchè
se prima potevano farlo tranquillamente dato che si consideravano solo
amici, ora la nuova consapevolezza che avevano acquisito quella mattina li
rendeva più cauti. Chi poteva sapere come avrebbero reagito i loro corpi,
adesso che sapevano che che quello che li spingeva a cercarsi non era più
solo amicizia?
Meglio
non indagare adesso, ci sarebbe stato tempo per scoprirlo.
Quello
era il momento delle emozioni, del puro piacere di incontrare lo sguardo
dell'altro e sapere di essere amato.
La
doccia di Koshino fu veloce, rapida, sguardo a terra... per non vedere
troppo.. e l'inconscio desiderio che invece spingeva ad alzare gli occhi,
per scrutare, osservare... lui, solo lui...
Sendoh
rimase sotto l'acqua a lungo, a suo agio, l'inquietudine che lo aveva
tormentato per lunghi giorni dissipata come cenere nel vento. Lasciò che
la stanchezza gli scivolasse via, rilassandosi sotto il getto, gli occhi
chiusi, un leggero sorriso che gli increspava le labbra... un sorriso che
era molte cose... soddisfatto, felice appagato... completo.
Koshino uscì
dalla cabina doccia e non resistette... lanciò un fugace sguardo verso
Sendoh e il respiro gli si mozzo in gola. Dalla sua posizione poteva
vedergli solo la parte superiore del corpo, il torace cesellato, le spalle
ampie, le braccia sollevate ad incrociarsi dietro la testa... e il volto.
Pensò che non poteva essere esistita nessuna creatura più sensuale di
lui. Aveva il capo gettato all'indietro, il viso teso verso il getto
d'acqua, immagine erotica e innocente.
-Non
lo sa l'effetto che fa guardarlo...- pensò.
Sendoh
poteva pure essere il re degli hentai, ma non era un provocatore. Era il
suo modo di muoversi, di atteggiarsi... e Koshino decise che avrebbe
dovuto dirgli di darsi un contegno... ora che erano insieme (arrossì al
pensiero... insieme...) ci avrebbe pensato lui! Nessuno avrebbe dovuto
avvicinarglisi. Sendoh lo aveva spesso rimproverato per questa assurda
gelosia anche quando erano amici...
-E
non hai ancora visto nulla...- pronosticò.
Piano
piano tutti finirono di vestirsi, lo stesso Sendoh chiuse la doccia e si
avvicinò al suo armadietto, impaziente di andare fuori.
"Ok,
noi andiamo.. Sendoh, Koshino, muovetevi... siete gli ultimi!!!"
"Non
vi preoccupate, appena finiamo chiudiamo noi!"
Il
chiacchericcio dei compagni di squadra che si allontanavano sembrò
ipnotizzarli per un attimo.
Poi
il silenzio... solo che non era imbarazzato, come invece era stato quello
che era sceso fra di loro durante il precedente incontro. Era rilassato,
disteso, complice.
"Allora,
hai finito?" interloquì Sendoh, alzando gli occhi dalle scarpe che
si stava allacciando e ritrovandosi a fissare il fondoschiena del
compagno, che si era appena liberato dell'accappatoio.
"Uau!"
bisbigliò, compiaciuto da quell'inaspettata ma benvenuta visione.
"Akira,
che c'èeehhhhhhhh!!!"
Koshino
si era finalmente accorto di cosa aveva attirato l'attenzione ammirata del
compagno, e cercò di farsi schermo con l'anta dell'armadietto, mentre
fulminava irato un estasiato Sendoh.
"Idiota!"
gridò, furibondo.
"Io?
Guarda che sei tu che vai in giro nudo... non puoi certo lamentarti
se ti guardo..." si difese Sendoh, senza minimamente scomporsi,
cercando anzi di allungare il collo per sbirciare l'anatomia del ragazzo
che viceversa tentava di nascondersi.
"ERO
SOVRAPPENSIERO!!!" si giustificò Koshino, arrossendo furiosamente.
In
effetti, era talmente concentrato nel pensare a lui, che il cervello non
aveva elaborato il fatto che era solo nello spogliatoio con l'oggetto
delle sue elucubrazioni.
"E
finiscila di tentare di spiarmi!! Maniaco!!"
Sendoh
sospirò... accidenti, si era accorto dei suoi tentativi... Kami, non che
lui avesse fatto questo granchè per nasconderli, ma sperava almeno di
poter avere più tempo per... ehm.. esaminare la situazione.
Mugugnò
fra sè, inveendo contro il suo fato avverso.
"Esmettila
di borbottare da solo... sembri mio nonno!" lo rimbrottò Koshino
"Nonno
a chi? Mi stai forse dando del vecchio?!" esclamò Sendoh, fingendosi
punto sul vivo
"Più
che altro di uno devastato dalla demenza senile..." commentò
l'altro, in tono didattico.
"Hiroaki
Koshino!" esplose il numero sette del Ryonan "Come osi..."
"See,
see... vedi di girarti così mi vesto e ce ne andiamo!"
"Mai!"
proclamò Sendoh, incrociando le braccia ed allungando le gambe dinnanzi a
sè, come preparandosi ad una lunga attesa.
"Allora
passami l'accappatoio..." ritentò Koshino, sempre bene attento a
restare strategicamente nascosto allo sguardo inquisitore del compagno.
"Piuttosto
la morte" reiterò convinto l'altro, non muovendosi di un centimetro
“Dai,
smettila di fare il bambino, dammelo!!!” si inalberò Koshino,
tendendosi, per quanto possibile, verso Sendoh e allungando una mano.
Lo
sguardo che lui gli rivolse lo fece tremare… era sottilmente divertito,
irresistibilmente sensuale…
“Oh-
ohhh... Vai subito al sodo vedo”
Koshino
lo fissò per qualche secondo, incerto.
Poi
la sua faccia si tinse di un rosso acceso.
“Idiota!”sibilò,
imbarazzato”sai benissimo quello che intendevo…”
“Certo”
rispose lui, stavolta quasi sorridendo, mentre si alzava in piedi e
si avviava verso la scala, preparandosi a lanciare l'ultima frecciatina
” Mi sembra ci siano dei materassini di sopra... aspetta che vado a
controllare, almeno staremo più comodi.”
Totalmente
spiazzato il ragazzo lo guardò uscire ridendo.
“AKIRAAA!!!!"
"Sei
impossibile, lo sai, vero?" esplose Koshino appena lo raggiunse.
Sendoh
lo attendeva, mollemente appoggiato al cancello della scuola, gli occhi
chiusi, il solito leggero sorriso.
"Mh-mh"
"E
non mugugnare!!!"
"Mh-mh"
assentì ancora il ragazzo, incamminandosi accanto a Koshino.
"AHHHHHHH!!
Non ti sopporto!!!"
"Mh-Mh"
"Baka!!!"
sbottò frustrato il playmaker, assestando un pugno non propriamente
leggero contro la spalla dell'amico.
Sendoh
scoppiò a ridere, osservando il viso corrucciato dell'altro, e, non
resistendo a quel musetto imbronciato, allungò una mano e gli scompigliò
i capelli.
"E
sta fermo!!" ringhiò Koshino allontanandosi di qualche passo e
tentando di ripettinarsi con le dita.
-Adorabile-
concluse il ragazzo.
Camminarono
piano, fianco a fianco, fino a casa di Sendoh.
Koshino
abitava poche vie più avanti, ma, arrivato davanti al cancello della casa
del suo amico si fermò.
Restarono
un istante a guardarsi, in silenzio.
"Bhè,
io devo andare" cominciò a dire il ragazzo più basso.
"Mh-Mh"
"Ancora!!!!"
Sendoh
sorrise.
"Vieni
dentro un pò, tanto mia madre non è ancora tornata"
"Come?
Ma se.."
Sendoh
fece spallucce e agitò una mano come a dire di lasciar perdere.
"Il
giovedì va sempre dalla nonna... sai, per farle le pulizie e cose del
genere...."
"Ah..."
Rimasero
ancora un attimo in silenzio, poi Sendoh si mise a trafficare con
la borsa ed estrasse da una tasca laterale le chiavi del portone.
"Allora?
Vieni?"
Koshino
annuì.
Si
diressero verso la cucina, e appoggiarono i borsoni sulle sedie attorno al
tavolo. Sendoh aprì il frigo ed estrasse due lattine di Pocari Sweet. Ne
lanciò una a Koshino, tolse la linguetta all'altra e prese a bere.
"Potresti
almeno versarla in un bicchiere!" gli fece presente Koshino,
arricciando il naso.
"Si
mamma..." lo prese in giro Sendoh, prima di gettare il capo indietro
e bere un'altra sorsata.
Koshino
scosse il capo e si diresse verso gli sportellini sopra il lavello, alla
ricerca di un bicchiere. Finalmente ne vide uno, fece per prenderlo,
quando feroci colpi di tosse lo fecero voltare di scatto.
"Cosa
cavolo.. Akira!!!"
"Mi...
è... coff... andato... coffcoff... di traverso..." ansimò a
fatica il ragazzo
"Che
deficiente" lo stigmatizzò Koshino, posando con un sospiro
esasperato la lattina e aiutando l'amico a sedersi. Aveva il volto rosso,
e gli occhi lucidi di lacrime, ma l'eccesso di tosse sembrava essersi
placato.
"Va
meglio?"
"Si...
uff... e adesso non dire -te l'avevo detto-!" lo avvisò Sendoh.
Koshino
fece il gesto di alzare le mani e si dipinse in volte la sua espressione
più angelica.
"Fai
tutto da solo" commentò, cercando di nascondere il sorriso che
sentiva tirargli le labbra.
"Potevo
soffocare..."
"Sai
che perdita per l'umanità..."
"Non
ti sarei mancato?"
"Neanche
un po'!"
Sendoh
allungò una mano e prese quella del compagno, intrecciando lentamente le
dita alle sue.
"Insensibile"
lo accusò, sorridendo, intrappolando il suo sguardo.
"Idiota"
rispose Koshino, stringendo con forza la sua mano.
Come
attirati da una calamita, i loro volti si avvicinarono... nel silenzio
d'attesa potevano sentire il battito accelerato dei loro cuori...
"Akira?"
Una
voce interrogativa li riscosse.
Entrambi
si voltarono verso la porta della cucina, dove la signora Sendoh li
fissava, incapace di capire cosa stesse accadendo, che cosa avesse
interrotto.
Perchè
suo figlio era mano nella mano con Hiroaki?
E
perchè sembrava si stessero baciando?
Campanelli
dall'allarme le squillarono nel cervello.
"Devo
parlarti" interloquì Sendoh, la voce innaturalmente tesa "forse
è meglio che ci sediamo in salotto"
La
donna annuì, confusa, e dopo aver lanciato loro un'ultima, obliqua
occhiata li precedette nell'altra stanza.
Sendoh
si alzò dalla sedia, il volto improvvisamente pallido e tirato.
Koshino
trattenne l'amico per la manica, spaventato.
"Akira...
non pensi sia troppo presto?
Il
ragazzo fece spallucce, ostentando una sicurezza che era ben
lungi dal provare.
"Ormai
ci ha visti, comincerebbe comunque a fare domande... e io non voglio
nascondermi, nè mentirle"
Koshino
per un attimo lo ammirò per il suo coraggio e fu orgoglioso di
essere con lui... di essere per lui.
"Se
vuoi ti accompagno fuori..."
Koshino
scosse la testa, segnalandogli che voleva restare.
Sendoh
annuì brevemente, sollevato... averlo vicino gli avrebbe dato forza; sentì
il suo affetto per lui crescere... Koshino non l'avrebbe
abbandonato.
Si
scambiarono un'ultima occhiata e si diressero verso il salotto.
“Gay?”
Sendoh
annuì, incapace di profferire altre parole, la gola arsa.
“Gay…”
Lo
sguardo smarrito della donna passò da suo figlio all’altro ragazzo che
sedeva sul bordo del divano, gli occhi bassi, palesemente sulle spine...
Koshino, il migliore amico di suo figlio, quello che lei stessa
considerava più come un secondo figlio che un semplice conoscente.
“Akira…
sei sicuro?”
Sendoh
sussultò... ancora quella domanda.
Un
altro cenno affermativo del capo.
Suo
figlio.
Gay.
Il
suo unico figlio, sorridente e dolce e forte e buono; che nei suoi sogni
le avrebbe dato una nidiata di nipotini.
Gay.
Perché?
“Non
capisco… davvero… dove ho sbagliato?” si chiese, gli chiese.
Sendoh aggrottò
le sopracciglia.
“Tu
non hai sbagliato.”
La
donna scosse il capo, alzandosi in piedi e cominciando a passeggiare lungo
la stanza, cincischiando con la camicetta, nervosamente.
I
due ragazzi si guardarono di sottecchi… Sendoh era tentato di
allungare una mano e sfiorare quella dell’amico, per rassicurarlo, ma
desistette non appena vide l’espressione della madre.
“Non
c’è niente da fare?” sbottò ad un tratto la donna, guadagnandosi
un’occhiata interrogativa da parte del figlio.
“Per
farti cambiare idea, intendo…”
Akira
sospirò, il cuore gli faceva un male terribile mentre ascoltava il tono
speranzoso e supplichevole con cui erano state pronunciate quelle parole.
"“Akira
Sendoh, cerca di ragionare... sei in un periodo di crescita, è facile che
ti si confondano le idee" tornò alla carica la donna, in tono
ragionevole, ignorando di proposito il figlio che scuoteva piano la
testa “E se ci pensi bene, sarai d’accordo con me... Tu non sei
innamorato, Acchan, ti sembra di esserlo, a volte l’amicizia può
sembrare quello che non è..”
Avrebbe
voluto urlarle che desiderare di baciare il proprio miglior amico, o
abbracciarlo, o fare l'amore con lui non è esattemente "avere le
idee confuse"... ... Ma sarebbe servito solo ad irritarla ancora
di più.
“Mamma,
non è una cosa che si possa cambiare, così, perché lo voglio… io mi
sono innamorato, di un ragazzo, si, ma sono innamorato. E non credo
possibile cambiare idea.. non sui miei sentimenti…”
“E
i miei, allora? Io ti ho cresciuto, e adesso tu.. tu… insomma Akira, non
è normale, non…”
“Amare
è normale.”
“No,
questo amore non è normale, non è naturale, e lo sapete entrambi”
Un
pesante silenzio scese sulle tre persone.
Se
qualcuno avesse sbirciato dentro il salotto di casa Sendoh, quella sera
avrebbe visto tre statue di sale.
"E
tu, tu non hai nulla da dire?" il tono tagliente della donna fece
sobbalzare Koshino.
"Io..."
"Midori
e Tetsuo lo sanno?"
"No
signora"
"Lo
immaginavo" sibilò la donna, il tono velenoso e insinuante "E
chissà quando vi sareste decisi a dirlo a me, se non vi avessi sorpresi
in atteggiamenti volgari nella mia cucina!"
Tutte
quelle parole, pronunciate in maniera veloce, sembravano staffilate,
scudisciate che colpivano senza pietà i due giovani, che non osavano
replicare. Sendoh teneva la testa bassa, incapace di comprendere come la
donna irata che aveva ora davanti potesse coincidere con l'immagine che
aveva di sua madre... i suoi sorrisi, le sue carezze, i suoi baci della
buonanotte...
"E
magari, se non fossi arrivata, sareste finiti pure in camera, vero Akira?"
continuò imperterrita la madre "A fare i vostri comodi
immagino..."
Sendoh
sollevò la testa di scatto.
-No,
non dirlo... non ti lascerò sporcare tutto quello che c'è di più
prezioso nella mia vita...-
“MAMMA!”
gridò, impedendole di andare avanti.
"Non
alzare la voce con me ragazzo."
Calma,
lapidaria.
"Non
volevo, ma stavi per dire cose che non sono vere... "
Uno
schiaffo lo interruppe a metà frase, uno schiaffo ben assestato.
Koshino
trattenne il respiro.
"IO
DICO COSE NON VERE??? IO???"
L'ultima
frase l'aveva urlata, gridata in faccia a quel figlio che sembrava non
capire, che stava facendo fascine della propria vita per poi apprestarsi a
dar loro fuoco.
"Akira,
adesso filerai in camera tua, e ne riparleremo domattina..." ancora
quel tono snervante, autoritario... lo stesso che usava anni prima quando
lui aveva combinato qualche guaio e a lei toccava l'incombenza di punirlo.
"No"
rispose adesso, a voce ferma.
"Akira..." la
sicurezza della madre sembrò tentennare...
"Non
c'è nulla di cui parlare, nulla su cui decidere. Io ti ho detto ciò che
sento e tu non puoi costringermi a soffocare quello che provo perchè tu
pensi che sia sbagliato."
"Se
vuoi vivere ancora sotto questo tetto farai come ti dico. E' per il tuo
bene Akira..."
“Questo
non è giusto… non è leale che tu mi costringa a scegliere fra te e il
ragazzo che am..”
“NON
DIRLO!” la donna quasi si rattrappì su se stessa “Non osare dirlo. IO
NON LO ACCETTO!”
Sendoh
chiuse gli occhi, svuotato.
Non
c'era altro da aggiungere.
Si
alzò in piedi e si diresse verso la porta, seguito da un costernato
Koshino.
Afferrò
la maniglia, e uscì nel cortiletto antistante la strada... ormai non
aveva più senso rimanere lì.
“Tuo
padre è stato fortunato, è morto prima di subire il riflesso della tua
vergogna”.
Queste
le ultime parole che udì da sua madre, mentre si chiudeva la porta
alla spalle.
Dentro
la casa, la signora Sendoh si accasciò sul divano, si prese il viso tra
le mani e pianse.
"Vieni
da me." propose Koshino, spezzando il silenzio.
Non
una domanda.
"Mh?"
"Stasera,
non puoi certo restartene fuori."
Sendoh,
annuì, affiancandosi a lui.
"L'ha
presa male, vero?"
"Si...
ma non credevo possibile che mi parlasse così... io non..."
La
voce gli tremò, pericolosamente vicina ad incrinarsi.
"Shhhh"
Koshino
non sapeva che fare... consolare gli altri non era mai stato il suo forte,
e adesso aveva paura di sbagliare... così lasciò agire il suo istinto.
Gli
si avvicinò e lo strinse fra le braccia.
Così,
spontaneamente, in mezzo ad una strada.
Non
si era mai aspettato che fosse così facile abbracciarlo, non si era reso
conto che anche se appariva grande e forte Sendoh in fondo era
solo un ragazzino... un ragazzino, proprio come lui.
Avevano
appena 17 anni, non erano pronti ad affrontare la vita da soli... certe
cose erano troppo grandi anche per loro, nonostante spesso fingessero di
non rendersene conto.
Gli
sentiva battere forte il cuore sotto la maglietta, e lo sentiva vicino al
suo. Non aveva mai conosciuto contatto fisico così intenso e
struggente.
Sendoh
si aggrappò a lui, come un naufrago ad un pezzo di legno per non
affogare, le sue mani che gli artigliavano le spalle, in una morsa
disperata.
"Shhhhh"
ripetè, cullandolo piano, non appena avvertì qualcosa di caldo e
umido bagnarli l'incavo del collo, proprio dove Sendoh aveva annidato la
testa.
"Vedrai
che capirà... ti vuole troppo bene..." gli sussurrò, prima di
posargli un lieve bacio sulla guancia, assaggiando sulle sue labbra il
sapore salato delle sue lacrime.
Rimasero
così a lungo, e per quel lasso di tempo l'oscurità fu dolce.
Owari
Et
voilà^^
Sendoh
è il mio personaggio preferito, e volevo scrivere una fic dove non fosse
raffigurato come il solito "porcospino maledetto"... e mi sono
resa conto che forse l'ho dipinto un pò OOC...
Che
volete farci, è la maledizione della mia vita!
Spero
comunque che la fic vi sia piaciuta e mi raccomando: SENDOH FOREVER^^ (eheheh)
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|