The island where dreams come true
di Hymeko
Il mare sotto di loro era un’immensa tavola blu, screziata dalle scie dei battelli che fendevano le onde. Erano troppo lontani perché potesse vedere l’ombra del jet bianco occhi blu proiettarsi sull’acqua limpida…solo quando passavano sopra una nube, la sagoma dell’aeroplano appariva ai suoi occhi. Erano partiti da molte ore, eppure quel viaggio continuava a essere un mistero irrisolto, per lui.
Kaiba non gli aveva ancora detto nulla. Non aveva idea di dove si stessero dirigendo, né di quanto ancora ci avrebbero impiegato. E non gli andava neppure di disturbare il ragazzo al posto di comando, anche se in verità era molto curioso di sapere con cosa si stesse dilettando.
Subito dopo la partenza, il compagno aveva iniziato a trafficare con matite e calcolatrice, e non aveva ancora smesso. Aveva creduto che stesse decidendo la rotta migliore, ma ormai il tempo trascorso era troppo.
’Ora basta, mi sono davvero stancato!’
"Kaiba…"
"Hm?"
rispose l’altro, senza prestargli molta attenzione.
"…che stai facendo?"
"Eh? Ho appena finito i compiti di Yugi"
annunciò molto soddisfatto, aprendo un portadocumenti e riponendoci i fogli che aveva in grembo.
"Scusa?!"
sbigottito, il Faraone si strofinò gli occhi…
"Finiti tutti"
ripeté, soddisfatto.
"Cioè, invece di badare all’aereo, hai fatto matematica e tutto il resto?"
"Esattamente"
Non aveva intenzione di sprecare il suo tempo sull’isola. Loro erano lì per fare sesso, mica per altro!
"Ma sei pazzo???!!! I comandi!!!"
"Oh, non preoccuparti per quelli, è inserito il pilota automatico"
"Sai che consolazione…"
sbuffò l’antico re, affondando nel sedile.
"Mi potrei offendere, sai? Ho progettato io il sistema, è più che perfetto. Come i compiti del tuo alter ego. Dovrebbe ringraziarmi…finalmente prenderà un voto un po’ più alto del solito"
"Kaiba…offendere Yugi non è il miglior modo per iniziare!"
"Non l’ho offeso. Ho solo pensato che probabilmente lui ci chiederà spesso di andar via, in cambio dei compiti fatti"
"Se dici così…mi sento un po’ puttana, lo sai?"
Il presidente lo sbirciò, prendendolo un po’ in giro:
"Con della lingerie nera staresti benissimo"
ridacchiò, diversamente dalle risate colme di disprezzo che usava di solito per i suoi amici.
"Scordatelo"
lo pietrificò il Faraone, chiedendosi però dove potesse andare a trovare degli indumenti intimi neri. Non poteva certo entrare lui in un negozio e domandare!
"Peccato…"
sospirò l’altro, sperando che in realtà lui ci stesse pensando su.
"Piuttosto, si può sapere dove stiamo andando? Sono ore che voliamo"
"…sorpresa sorpresa…"
canticchiò Kaiba, riprendendo il controllo del jet.
"Dai Kaiba, non ne posso più di questo viaggio!"
Anche quella verso il Regno dei Duellanti era stata una traversata lunghissima, ma almeno lì conosceva la sua meta. E i suoi amici gli avevano fatto compagnia. Invece, su quell’aereo, la sua sola alleata era la solitudine.
"Manca ancora un po’, rilassati"
"Ma Okinawa non può essere tanto lontana!"
protestò, pentendosi di non essersi portato dietro il deck. Ma, in ricordo dell’ultima volta che ci avevano provato, aveva lasciato tutto a casa: Puzzle, mazzo, carte varie, e soprattutto il cellulare. L’aveva consegnato al nonno di Yugi, col suo ragazzo presente.
"E chi ha mai detto che stiamo andando lì?"
fu la semplice risposta, nonostante un velo di soddisfazione.
"Perché Ysawa è un nome giapponese? E perché non credo tu mi stia portando nell’Hokkaido…non ho intenzione di passare la Golden Week chiuso in un albergo mentre fuori fa quasi freddo, neppure a fare sesso con te!"
"Hai dato per scontato che le Isole Ysawa siano in Giappone…"
fu il rimprovero che ricevette, una singolare nota di ilarità nella sua voce.
"Ma allora…"
Iniziava a essere un po’ preoccupato. Non pensava che Kaiba gli avrebbe fatto fare mezzo giro del mondo, ma con quella testa matta non si poteva mai sapere.
’Anche se non penso porterà molto tempo via alla nostra intimità’
Ecco la sua arma, il modo migliore per ottenere informazioni. Doveva accenderlo, arrivare a lui attraverso i suoi sensi.
Lentamente, senza far rumore, si slacciò le cinture di sicurezza, appoggiandosi al sedile di fronte, il muro che lo divideva dal suo ragazzo. Avrebbe preferito passare il viaggio fra le sue braccia, a farsi coccolare. Nelle sue speranze, avevano viaggiato a bordo di uno degli eleganti aerei di linea della Kaiba, e mentre l’equipaggio si occupava di tutto, loro avevano potuto divertirsi molto, assieme.
Ma l’amara scoperta era stata trovare pronto il jet a due posti, e i suoi sogni si erano infranti contro la robusta plastica nera del sedile. Dove stavano andando non c’erano piste per i jumbo, così il presidente gli aveva detto…ma per lui era stata una delusione lo stesso.
Gli sarebbe davvero piaciuto amoreggiare su di un divanetto di prima classe…
’Gli dovrò stappare questa promessa, prima o poi’
Uno degli innumerevoli motivi per cui era felice d’essersi messo con Kaiba…contribuiva a fargli scoprire nuovi lati di sé. Mai avrebbe immaginato di avere una simile fantasia. E Yugi, benché fosse un grande amico, non era portato a esplorare quelle vie.
Appoggiò le mani sul bordo e le fece scivolare sul suo corpo, abbracciandogli il petto.
"Yugi! Ti sei slacciato le cinture?"
Il diretto interessato sussultò: mai si sarebbe aspettato di essere sgridato.
"Ehm…sì"
"Non farlo mai più senza aver ricevuto il segnale!"
Gli occhi d’ametista si posarono sul display…in effetti era ancora rosso…
"Scusa…ma che male c’è?"
"…stavo per fare una serie di avvitamenti"
lo raggelò Kaiba, sospirando.
"Ah…scusa. Le riallaccio subito"
Lentamente, dispiaciuto per dover lasciare quel torace caldo e forte, face scorrere indietro le mani. Ma il suo ragazzo gliene afferrò una, prima che lo lasciasse del tutto, e ne baciò il dorso, con profonda venerazione:
"Non voglio che tu ti faccia male"
"Lo so…"
bisbigliò il Faraone, chiudendo il fermo.
"Tieniti…fra poco passeremo attraverso una perturbazione"
"Sì"
Di nuovo un viaggio in silenzio e solitudine…oltre il suo riflesso sul vetro, lo spirito del Puzzle si chiese cosa sarebbe accaduto, una volta arrivati.
………
"Ma è…magnifico"
mormorò, affondando gli occhi nel verde possente della vegetazione.
"Lo so…visto che ne valeva la pena?"
Il Faraone annuì, incantato dalla bellezza mistica e primordiale di quell’isola. Di fronte a loro, il sole si stava tuffando nelle fresche acqua del mare color cobalto, accompagnato dallo sguardo di una timida falce di luna, appena visibile. Il cielo era una serie di striature di oro, rosso e porpora, che mano a mano svanivano nel viola intenso e nel blu del cielo notturno, non ancora invaso di stelle.
Più vicino all’isola, l’acqua bassa era una distesa di acquamarina, ricordo del cielo terso della giornata. La spuma delle onde si allungava sui lembi di terra, una spiaggia bianchissima che si interrompeva nel mezzo, una circonferenza spezzata, per permettere all’acqua di entrare nel suo abbraccio. Altre isole simili completavano l’orizzonte, una serie di perle incastonate in quell’angolo speciale di mondo.
"…questo è un atollo"
mormorò, respirando l’aria fresca della sera.
"In origine era un vulcano, esploso chissà quanti anni fa. Ora al posto del cratere c’è il mare, e il versante più basso è stato roso dall’acqua e dai millenni. Rimane solo il crinale dietro di noi, a sfidare lo scorrere del tempo"
’Imbattibile e orgoglioso come te…’
pensò il Faraone, passando lo sguardo sull’isola circolare. Erano atterrati circa a metà della salita verso lo spuntone più alto, in una grossa radura ripulita dal resto della vegetazione. Kaiba aveva tolto i loro zaini dal bagaglio, e stava facendo scendere il jet in un hangar sotterraneo.
’Ecco perché siamo dovuti venire con quello. Per l’atterraggio verticale’
pensò, camminando fino al bordo della radura.
All’incirca dall’altra parte, un minuscolo villaggio di casette era l’unico segno di presenza umana…altrimenti, quell’isola sarebbe potuta essere una bolla di paradiso terrestre, scampata per miracolo alla furia delle ere.
"Ma dove siamo, alla fine?"
"Le Isole Ysawa fanno parte delle Figi. Andiamo?"
gli chiese il suo ragazzo, tendendogli la mano.
Il Faraone la fissò, poi intrecciò le loro dita:
"Andiamo"
mormorò, appoggiando la testa al suo braccio. I suoi dubbi erano spazzati via pian piano, senza resistenza. Kaiba l’aveva portato in un luogo da sogno, in una landa baciata e benedetta dagli dei, a cui il firmamento sorrideva in ogni momento. Le Figi…sembrava quasi una luna di miele.
L’unico suo dubbio riguardava quel villaggio…
"…è la prima volta che facciamo una passeggiata mano nella mano, lo sai?"
"Sì…hai una bella mano, Yugi"
"Anche tu"
Non si preoccupò d’esser diventato bordeaux. Anche Kaiba meritava soddisfazione, e lui sapeva che adorava vederlo arrossire.
Il presidente sciolse la loro unione, per sostituirla con qualcosa di più intimo. Gli appoggiò la mano sul fianco, e lentamente si spostò lungo la schiena, fino ad arrivare alla sua spalla.
"Kaiba…"
mormorò, strofinandosi contro di lui, conservando ogni istante nella parte più segreta del proprio animo. Non erano molte le occasioni per potersi coccolare così, non doveva scordarne neppure un attimo. Dato che non aveva memoria, si sarebbe colmato delle immagini e delle sensazioni di quella vacanza.
"Posso baciarti?"
gli chiese l’altro, fermandosi all’improvviso.
Il Faraone si alzò sulle punte, tendendo il viso verso di lui:
"Non hai bisogno di chiederlo"
rispose, socchiudendo gli occhi.
Le labbra del suo ragazzo si appoggiarono sulle sue, in un contatto tenero e dolce. Non era il momento della passione, quella sarebbe arrivata nelle ore successive.
"Mi spiace non poterlo fare anche dopo"
mormorò l’antico re, passandosi le dita sulle labbra.
"E perché non dovremmo?"
rispose Kaiba stupito, vagheggiando il ricordo della sua bocca.
"Stiamo andando al villaggio, no? Non credo siano abituati a vedere degli omosessuali…non lo sono in una metropoli, figuriamoci qui…"
"Non stiamo andando al villaggio"
puntualizzò il presidente, guidandolo verso un ripido sentiero che portava in alto.
"No?"
Ma allora dove si stavano dirigendo?
"Tempo fa quella gente ha perso tutto in uno dei terremoti che colpiscono spesso la zona. Mokuba ha dato loro quella terra, in cambio della sorveglianza e del mantenimento dell’isola. Questo è un atollo privato, comprato da Kosaburo, e ora loro se ne occupano. In effetti, è una delle cose migliori che abbia mai fatto il mio patrigno. Non preoccuparti, l’ho bonificata io dalle armi"
puntualizzò, vedendo il suo viso adombrarsi.
"Ah…"
In effetti, quella era una faccenda cui non doveva dar peso. Il suo ragazzo detestava il passato dell’azienda, e di certo aveva mondato l’isola da tutto ciò che lo riguardava.
"Fra poco arriveremo a una casa privata. Anche quella fatta dal mio patrigno…ma devo ammettere che è davvero bella"
Il Faraone tese le orecchie: c’era rumore d’acqua.
"C’è un fiume vicino?"
domandò, guardandosi in giro. La sera stava scendendo, e l’oscurità celava molti particolari. Quel posto sprigionava una forza antica e misteriosa, un’elettrizzante atmosfera mistica e sensuale. Erano circondati dal profumo della natura, dai colori dei fiori quasi completamente chiusi, e dal baccano degni animali che vivevano al massimo la loro vita. In città non si era mai trovato così vicino all’espressione più pura del pianeta.
"Fra pochissimo lo vedrai"
rispose Kaiba, guidandolo con sicurezza nel buio.
E così fu. Emersero in uno spiazzo enorme, protetto dai resti del cratere, dalla foresta e da una piccola cascata. Al centro regnava una dimora su due piani, con lampade ad olio profumato accese all’esterno.
Un fiume arrivava a lambire una parete in pietra serena della casa, un paio di metri più in alto di loro. L’acqua compiva poi un salto di meno di cinque metri, e spariva nel buio denso della boscaglia più in basso. Un ponticello a campata unica permetteva di raggiungere la casa dalla loro riva, scavalcando il fiume che scorreva nelle ombre.
"Ma è magnifica…"
mormorò il Faraone, incredulo. Non era uno di quei villoni di vacanza dei ricchi, esagerati in tutto. Era sì una bella e grossa dimora, ma la pietra e il legno, perfettamente integrati col bianco dei rari pezzi intonacati, la rendevano quasi un prolungamento della natura che la circondava. Non era uno scempio, come tanti palazzoni squadrati e ridicoli, ma una gioiello in mezzo ad altre pietre preziose.
"Ti piace?"
"Sì"
Kaiba si chinò e gli rubò un altro bacio:
"C’è anche un’altra sorpresa"
gli confidò, prima di baciarlo di nuovo.
"Cioè?"
"Domani mattina, ora non potresti apprezzarla al meglio"
"…va bene"
Ancora abbracciati superarono il ponticello, ed entrarono in casa.
………
La pioggia batteva forte sulle finestre, raffreddando l’aria della notte, coprendo anche il rombo del fiume. Gli animali avevano smesso di rumoreggiare, e probabilmente erano accoccolati gli uni accanto agli altri, nell’abbraccio della loro vita notturna.
Anche loro erano assieme. Le lenzuola trattenevano il calore dei loro corpi; la zanzariera era un velo sottile che li divideva dal resto del mondo, una barriera che rendeva l’esterno un sogno pallido e irreale.
Le mani scivolavano piano lungo i loro corpi, esplorando senza fretta la pelle che già conoscevano. Non erano completamente nudi, i boxer continuavano a racchiudere una parte di loro. La tranquillità regnava nei loro animi, la passione era sepolta sotto una coltre spessa di dolcezza. Il desiderio non tentava di destarsi dal sonno in cui quella notte l’aveva relegato.
La stanchezza per il viaggio, la pioggia battente e il nervosismo li avevano sconfitti. Benché entrambi desiderassero unirsi in qualcosa di più, nessuno faceva un solo movimento, per concretizzare quella fantasticheria. Non era il momento, la loro essenza più profonda lo sapeva bene.
"Kaiba"
Il Faraone assaggiò ogni lettera del suo nome, mentre la sussurrava alla notte. Ricordava ogni tentativo precedente, ogni fallimento. Soprattutto l’ultimo, aveva ancora davanti agli occhi quanto il suo ragazzo fosse rimasto deluso. E ferito.
"Sei stanco?"
gli chiese il presidente, accarezzandogli la schiena. Erano strettamente allacciati, le labbra si sfioravano ad ogni parola pronunciata. C’era spazio a malapena per le mani piccole sul suo petto. Erano fresche e morbide…Kaiba si allungò per baciarne il dorso, e le dita una per una.
"…sì"
gli confessò, sospirando. Non se la sentiva di fare l’amore, quella notte. Non sarebbe stato speciale. Aveva appena la forza di tenere gli occhi aperti, di intravedere i suoi occhi blu. Non desiderava essere un bambolotto inerte. Voleva gridare e partecipare, e avvalersi di tutte le sue forze per dargli tutto il piacere possibile.
"Dormiamo, allora"
Un piccolo sbadiglio, e le palpebre s’abbassarono a nascondere gli zaffiri.
"Tienimi stretto"
gli chiese il Faraone, passandogli un braccio attorno al collo. Non sapeva quanto avrebbero resistito tanto vicini, ma avrebbe accettato qualsiasi cosa.
"Sì"
Kaiba si sistemò, e posò un bacio fra i suoi capelli…con un sospiro, si rilassò nel calore del corpo del compagno, scivolando in un sonno via via più intenso.
Anche l’altro si rasserenò, e si lasciò portare via con lui, dopo aver rivolto agli dei una preghiera di ringraziamento, obliata nelle parole ma non nella devozione.
Il sogno svanì nel freddo, e il presidente riaprì gli occhi, mugugnando qualcosa di incomprensibile. Non c’era nessuno accanto a lui, e questo lo aveva spinto a svegliarsi. La luce del mattino invadeva la stanza, sentiva gli uccelli cinguettare.
"Yugi?"
chiamò piano, la vista ancora appannata.
"Sono qui"
mormorò il suo ragazzo da un punto imprecisato. Ma il letto che cedeva da una parte gli diede un’indicazione…la mano lunga e sottile scivolò fuori, e si intrecciò con quella dell’altro.
"Ti ho svegliato?"
gli chiese il Faraone, chinandosi a posargli le labbra sulla fronte.
Kaiba scosse la testa, un misto fra bugia e verità, e sospirò. Era stata la sua assenza a destarlo, nulla che avesse fatto volontariamente.
"Dov’eri?"
chiese, giocando con le sue dita. L’acqua del ruscello rumoreggiava come sottofondo, facendo di nuovo sentire la sua voce, dopo la momentanea sconfitta ad opera del temporale notturno.
"Qui fuori…a contemplare il lago"
"Ah…allora l’hai scoperto"
"Era quella la sorpresa, vero?"
"Mi arrendo…"
ammise il presidente, rincantucciandosi sotto le lenzuola, sorridendo alla sua fresca risata.
"Non fare così. Che ne dici se mangiamo qualcosa, e poi andiamo a farci una nuotata? Ho voglia di baciare le tue labbra imperlate d’acqua fresca"
Le lenzuola scivolarono a terra con un fruscio:
"Tu sai come convincere un uomo ad alzarsi…"
………
"Sei sicuro che ci sia abbastanza acqua qua sotto?"
Come risposta, Kaiba si tuffò, infrangendo la superficie imperturbabile.
"S-Stai bene?"
gli chiese il Faraone, osservandolo emergere poco distante.
La mano dell’altro scivolò fuori dalla superficie, velata da un sottile strato d’acqua. Con le dita gli fece segno di avvicinarsi, di tuffarsi e condividere con lui quella frescura deliziosa.
Gli occhi osservarono il riflesso della casa sul laghetto. Quella villa era lambita su due lati dall’acqua: lì dal laghetto, e nel fianco vicino dalla cascata, naturale prolungazione di quello specchio d'acqua. Un lunghissimo balcone troneggiava sul lago, e un pezzo della balaustra scorreva di lato, creando una specie di piattaforma da cui tuffarsi.
Non temeva il salto, erano meno di due metri. Ma la mancanza di acqua sotto sì…se avesse sbattuto su qualche roccia, si sarebbe fatto male davvero.
"Non temere. Lì non c’è nulla sotto. La casa è una specie di palafitta, poggia su quattro pilastri ai lati, più uno centrale. Il resto è solo acqua"
Il Faraone fissò Kaiba. Sembrava riuscisse sempre a indovinare le sue paure.
’Devo avere fiducia in lui. Mi ha dimostrato che non c’è davvero nulla’
Chiuse gli occhi, fece un bel respiro e si buttò.
Subito lo avvolse il freddo, e due braccia forti si chiusero attorno a lui.
"Baciami"
chiese, appena l’acqua ebbe lasciato liberi i suoi occhi.
L’esaudire il suo desiderio fu la risposta di Kaiba, che rubò all’aria la possibilità di sfiorare le sue labbra. Il Faraone schiuse la bocca, permettendo alla sua lingua di conquistarlo, di impossessarsi di ogni angolo della sua cavità orale. Battagliando con lui, mischiò i loro sapori, immergendosi nel profumo indimenticabile della sua pelle, nel gusto morbido e pieno della sua bocca.
Si staccarono, ansimando. Gli sguardi che non riuscivano a schiodarsi, intrecciati strettamente fra loro e nella luce…tutto scintillava, come i diamanti che i raggi solari spargevano sulla superficie del laghetto.
"…andiamo"
lo invitò lo spirito del Puzzle, nuotando a dorso verso l’altra sponda.
Kaiba lo seguì, ancora incatenato a quelle ametiste roventi, che non riusciva a scacciare dalla mente. Si sentiva come un cagnolino che correva dietro a un pezzo di carne succosa, appeso per dispetto a una canna…lo voleva, non gli bastava più vederlo, desiderava annullarsi in quel corpo, e contemporaneamente farlo bruciare di passione e piacere, estinguerlo nella grandezza dei sensi…
Era così difficile…il desiderio di lui stava diventando insostenibile, eppure non poteva saltargli addosso. Non desiderava più da molto fargli del male, ma se non fosse stato attento, il suo ragazzo ne avrebbe risentito, sia fisicamente che psicologicamente.
’Dannazione…’
Certe volte detestava quel cuore innamorato che s’era ritrovato ad avere. Se da una parte lo rendeva davvero felice, dall’altra lo costringeva a rispettarlo. Ad attendere.
"Yugi…"
Quel maledetto aveva davvero deciso di ucciderlo. Probabilmente sarebbe annegato, troppo perso a contemplarlo. Erano arrivati all’altra sponda, dove un ruscello, gonfio più del solito per via della pioggia della notte, si gettava nel lago. E lì, il suo ragazzo s’era alzato in piedi, passando dal laghetto al letto del fiumiciattolo. L’acqua gli arrivava quasi al ginocchio, infrangendosi contro le sue gambe, schizzandosi a pioggia tutto attorno.
"Cosa c’è laggiù?"
chiese, indicando un punto circa duecento metri più avanti.
"Lì?"
Kaiba si mise a sedere ai suoi piedi, osservandolo mentre l’acqua gli cingeva le spalle. Il sole cadeva sui suoi strani capelli, resi ancora più assurdi dall’acqua. La sua ombra si proiettava su di lui, avvolgendolo e proteggendolo allo stesso tempo. Così forte e sottile, possente ma fragile…solo a lui mostrava entrambi i lati di sé. Era una certezza remota e profonda, sicuramente esatta senza un vero motivo. Lo sapeva e basta, da ere ed ere…
"Allora?"
Il presidente si riscosse. Si era perso nella sua ammirazione.
’Chissà se Yugi si sia mai reso conto di ciò che mi fa provare…’
"Ci sono le rapide. Basse e sicure"
"Andiamo allora!"
Con un po’ di fatica, i due arrivarono fin sulla riva, costeggiando il fiume verso le cascatelle.
Quella per lui era un’altra sensazione conosciuta. Yugi che camminava avanti, e lui che lo seguiva, ovunque e in ogni momento. Gli sembrava di conoscere quella figura sottile più di quanto dovesse in realtà. Ogni suo passo era inciso nella sua mente. Sapeva con esattezza quando era ben saldo, e quando rischiava di scivolare o inciampare.
Gli sembrava d’averlo osservato così per millenni…
’Mi sto lasciando influenzare…devo smetterla di pensarci!’
"C’è qualcosa che non va?"
Il Faraone si fermò, adocchiandolo. Kaiba era strano da un po’. Sembrava avere la mente altrove, e questo non gli faceva piacere. Era distratto mentre stava con lui…si sentiva offeso e incapace, allo stesso tempo. Sarebbe davvero stato in grado di soddisfarlo, o solo di donarsi a lui, se non riusciva nemmeno a tener vivo il suo interesse?
"No…"
"Mi parevi distante"
continuò l’altro, abbracciandogli la vita e guardandolo. Non voleva perderlo, non voleva perderlo! Anche se era una paura irrazionale, e lo sapeva, non poteva fare a meno di nutrirla. Kaiba era troppo importante per lui…
"Dimentica. Ma non stavo pensando a nessun altro…"
Il ragazzo si abbassò e lo baciò, prendendogli il viso fra i palmi, e riversando in quel tocco tutta la tenerezza e il sentimento di cui era capace.
"Non sostituirmi"
lo pregò il Faraone, a fior di labbra.
"Non credo sia possibile…"
ci scherzò sopra Kaiba, leccandogli la bocca.
"…sei la prima e unica persona che abbia mai desiderato"
gli confessò, stringendolo a sé. Come lo bramava…
"Sbrighiamoci dunque!"
Il Faraone si staccò da lui, lo prese per mano e iniziò a tirarlo verso la loro meta. Sembrava totalmente interessato a quel luogo…
"Che hai intenzione di fare?"
"Soddisfare un sogno"
gli confidò con un sorriso enigmatico, studiando la conformazione delle rocce, mentre si avvicinavano.
"Yugi…"
"Eccolo!"
Il dito puntato verso un masso piatto e largo, appena sotto il pelo dell’acqua. Il fiume, scorrendovi sopra per millenni, l’aveva reso liscio, mentre l’acqua lo manteneva costantemente lucido.
"Cosa vuoi fare?"
Lo stava tirando verso quella roccia…non capiva, ma non poteva opporsi, non ne aveva la forza, ma soprattutto la volontà. Era in sua totale balia, mentre strani sentimenti remoti si agitavano nei recessi della sua mente, simili a fantasmi impalpabili.
"Voglio fare l’amore con te. Qui. Adesso"
Si girò a guardarlo. Rosso sul viso, ma sguardo fiero e deciso.
Kaiba si sentì sciogliere. Si sentiva come una barchetta di carta, persa nel mare dei suoi desideri.
"N-Non ho nulla per prepararti"
Tentò di riprendere il controllo, ma sapeva di non avere molte speranze. Anche se il suo cuore lo implorava di trovare una soluzione, perché non conoscesse in alcun modo il dolore.
"Sono certo che le tue dita basteranno"
Una semplice frase, e un sorriso per cui morire.
Il Faraone sussultò, trovandosi le labbra conquistate da quelle del suo ragazzo. L’aveva a malapena visto muoversi.
’Forse ho esagerato un po’’
pensò, scivolando piano sulla roccia. Aveva il cuore che gli batteva impazzito, il respiro reso difficile dal bacio appassionato di Kaiba.
L’acqua lo avvolse, scatenando un velo di piccoli brividi sulla sua pelle. Gli arrivava appena alle tempie, era ciò che aveva sempre desiderato.
Una lacrima scivolò via, a perdersi nell’acqua…finalmente, finalmente…
Sussultò, quando l’altro iniziò a togliergli il costume.
"Hai paura?"
Kaiba l’aveva avvertito…scosse la testa, sorridendo piano:
"Non temo il dolore…ma tremo al pensiero del piacere che presto mi darai"
Era vero, quelli erano i suoi pensieri. Non aveva mai perso il controllo, ma presto…
’Fortuna non ho addosso il Puzzle’
"Ti assicuro che sarà molto"
gli promise il presidente, scostandogli una ciocca dagli occhi. Era incredibilmente bello, attorniato da sottili flutti d’acqua, con una foglia secca che ogni tanto gli lambiva la pelle.
"Kaiba…"
Il ragazzo lo baciò, togliendogli del tutto il costume, lasciandolo in preda ai brividi, al solletico che le dita d’acqua del fiume generavano sulla sua pelle nuda e indifesa.
"Sei bellissimo"
gli mormorò Kaiba, osservandolo steso così, sotto di lui, adagiato su una roccia, in balia dell’acqua e delle sue mani gelose.
"Ah…Kai…"
"Sssshhhh…"
Lo zittì posandogli un dito sulle labbra, poi scese di nuovo sul suo corpo, abbeverandosi dell’acqua mischiata al suo sapore, leccando piano le gocce che si accumulavano alla base del suo collo.
"Ah…ti prego…"
Kaiba accarezzò le sue braccia, scivolando con la corrente fino ai suoi polsi. Li prese e glieli portò delicatamente sopra la testa, sollevandosi per guardarlo.
"Vorrei tanto avere una macchina digitale…"
"N-No…"
Si stava vergognando da morire, anche se non capiva il perché. Kaiba lo aveva già visto in quello stato, eppure…l’effetto che gli faceva, il modo in cui lo fissava, lo facevano diventare bordeaux. Avrebbe preferito fosse notte, ma nello stesso tempo una parte di lui, che tentava di zittire, godeva nel sentirsi così desiderato.
"Bene bene, cosa abbiamo qui?"
Il Faraone seguì il suo sguardo. E avvampò più di quanto non fosse già. Kaiba stava fissando il suo pene eretto.
"Credevo ci volesse di più, data l’acqua fredda…ma sono davvero orgoglioso di me stesso"
"Kaiba!!!"
Ridacchiando, il presidente lo lasciò andare. Quel giochetto stava durando troppo. Anche lui era eccitato, e se il suo ragazzo avesse avuto il coraggio di guardare di nuovo, si sarebbe accorto che accanto alla sua erezione ne svettava un’altra, ancora racchiusa nella stoffa.
’Ancora per poco’
Finalmente diede sollievo al proprio corpo, gettando lontano quell’odioso costume che si frapponeva fra le loro pelli.
L’altro gemette e spalancò gli occhi, quando i loro membri tesi vennero in contatto.
"Ssshhh…è tutto a posto"
Gli occhi viola incontrarono i suoi. Trovandovi desiderio, preoccupazione e rispetto. Le labbra si piegarono in un piccolo sorriso, e una sola parola sfuggì loro:
"Continua"
La bocca di Kaiba rispose con lo stesso sorriso, poi si posò sui suoi occhi:
"Se dovessi aver paura, non esitare a fermarmi"
Un gemito incomprensibile accompagnò la sua discesa. Era la prima volta per entrambi, e quel corpo vergine doveva essere preparato con calma. Anche se sarebbe stata una tortura quasi senza fine, per lui.
Era già eccitato, poteva saltare alcuni preliminari.
’Ma questo no’
Prese fiato, e affondò metà viso nell’acqua, allungando la lingua verso di lui. La corrente, gelosa, tentò di tenerlo indietro, di essere l’unica a poter toccare la sua intimità, ma lui la vinse, massaggiando con la punta la sua apertura.
Il Faraone gridò. Non era pronto a quello. Il suo ragazzo continuava a stuzzicarlo, a spingere e a ritrarsi, a stimolare il piccolo anello di carne soda. Si sentiva cedere, il suo corpo stava cambiando, sembrava fiorire per poterlo accogliere. Il sesso sempre più duro iniziava a fargli male, voleva che Kaiba lo toccasse, lo leccasse come aveva già fatto, voleva esplodere ed avere un po’ di sollievo, ma desiderava anche esser profondamente posseduto.
"Entra…"
lo pregò, inarcandosi leggermente. Non gli importava del dolore che avrebbe provato, né di non essere stato ancora preparato. Era la sua prima volta e non ne sapeva quasi nulla, ma non gli dava molta importanza: bastava che Kaiba lo facesse suo. Subito, con passione e violenza, se era suo desiderio. Lui si sarebbe aperto e l’avrebbe accolto, senza respingerlo. Gli apparteneva, doveva solo prenderlo. Doveva solo penetrarlo.
E Kaiba lo fece. Con un dito, osservando la sua reazione.
"Oddio…ancora"
Il presidente sorrise soddisfatto. E iniziò a muoverlo, ad entrare e uscire da lui.
’Incredibile’
Se gli faceva male, lo mascherava benissimo. Non solo chiedeva di più, ma addirittura stringeva l’ano per aumentare l’attrito.
"Stai bene?"
mormorò, fermandosi un attimo.
"D-Di più"
Il Faraone lo implorò. Stava scoppiando. Non gli bastava avere quel dito sottile e lungo dentro di sé. Non lo soddisfaceva abbastanza, ciò che voleva era esser riempito a dismisura, annullato, cancellato nel piacere. Da lui.
"Sì"
Kaiba ricominciò a prepararlo, aggiungendo un altro dito. Di nuovo, il compagno gemette di piacere. Sembrava perfettamente abituato a lui, sebbene fosse la prima volta che arrivavano tanto in là.
’Ancora questi pensieri!’
Allungò la bocca, iniziando a leccargli il pene. Non doveva assolutamente farsi distrarre da quelle considerazioni assurde! Era già abbastanza difficile resistere dal prenderlo con un solo movimento, doveva mantenersi concentrato su di lui e prepararlo. Anche se il corpo gli urlava di smetterla di essere tanto premuroso, e di prenderlo senza troppi complimenti, in fondo era quello che l’altro lo stava implorando di fare, da un bel po’.
’No!’
Infilò un terzo dito, e rallentò il ritmo. Stavolta l’aveva sentito.
"Tutto bene?"
Il Faraone lo guardò, e annuì. Ma aveva il viso lievemente tirato.
"Scusami"
"Non è nulla"
Gli aveva fatto male. Non molto, ma…
"Ora andrà a posto"
Con la coda dell’occhio, aveva sbirciato la sua apertura. Le tre dita lo stavano divaricando, la penetrazione non sarebbe stata troppo dolorosa, probabilmente. E lui lo desiderava così tanto…strinse i denti, e gli soffiò piano sulla punta, allargando ulteriormente le dita.
"Ah! Kaiba!"
"Scusami…non volevo"
Probabilmente era la prima volta in vita sua che si giustificava tante volte in pochi minuti…ma ne valeva decisamente la pena. Il suo ragazzo stava scuotendo la testa:
"Smettile con le dita. Entra"
"Yugi"
Lo desiderava, ma non era sicuro del momento.
"Ti voglio"
Lo convinse. Delicatamente, Kaiba sfilò le dita, e si sistemò fra le sue gambe. Il Faraone si inarcò, per permettergli di abbracciarlo, e gli cinse il collo con le braccia. Sorrideva beato.
"Sei pronto?"
"Sì"
Sembrava non temere il dolore…
"Yugi…"
"Ti avrò. Avrò te. Sarai mio"
Si strofinò contro la punta del suo sesso, vicina a lui ma ancora troppo lontana, strappandogli un gemito e una mezza imprecazione…
"Vieni"
ripeté, socchiudendo gli occhi e alzando di più le gambe, offrendoglisi senza paura né pudore, in un misto di innocenza diabolica e spudorata fiducia.
Kaiba sospirò, mordendosi le labbra. Aveva una voglia terribile di affondare in lui con un colpo solo. Ma sprofondò solo nei suoi occhi, mentre nel suo corpo scivolava con delicatezza, aiutato dai suoi fluidi interni, e dall’acqua che si infiltrava con lui.
Il sole si fece freddo, al confronto con l’interno del suo corpo. Continuò ad entrare con gentilezza, fino a che lo possedette completamente. Sotto di sé sentiva il suo ragazzo ansimare, ma lui era lontano. Perso nella meravigliosa, impagabile angustia delle sue profondità. Finalmente era suo, finalmente erano uniti. Una bollente unica anima, due esistenze allacciate intimamente.
Alla fine aveva trovato la sua vera ragione per vivere.
"Y-Yugi"
ansimò, stringendolo a sé. Era meraviglioso.
"Kaiba…"
Gli faceva male…il pene affondato in lui era maledettamente grosso, non se n’era mai reso conto prima. Le fitte erano profonde, quasi insostenibili. La pelle gli tirava, sembrava che qualcosa si stesse per rompere. Ma era soprattutto il bruciore a dargli fastidio. Era…sbagliato. E stava odiando quell’acqua che scorreva attorno a lui, indifferente al suo dolore. Non era di alcun aiuto per lenirlo, come aveva inizialmente sperato. Si sentiva come se tutto fosse un errore.
Una lacrima scivolò lungo la sua guancia, senza che lui potesse fermarla. Non voleva che Kaiba lo vedesse piangere.
"Yugi…rilassati"
Gli occhi viola si spalancarono: era sceso ad accarezzargli il pene con una mano, mentre con la bocca gli leccava dolcemente la traccia della lacrima.
"Ah…K-K…"
"Ssshhh…rilassa i muscoli. Respira piano"
Il Faraone tentò di obbedire, sebbene il suo corpo stesse lottando con tutte le sue forse contro quell’intrusione.
’Che sia perché, in fondo, è di Yugi e non mio? Eppure prima desideravo follemente che entrasse…’
Scosse la testa, concentrandosi sul piacere che la mano di Kaiba gli stava donando. La sua voce gli stava intonando un’ipnotica melodia, una serie di inviti a calmarsi e a rilassarsi. Doveva solo fare come diceva lui.
Chiuse gli occhi, abbandonandosi al ritmo dell’acqua che lo attorniava. Lasciò che la sua mente vagasse come una foglia secca fra le onde, gestita dalla forza dell’elemento. Non oppose più resistenza al corpo del suo ragazzo, aprendosi e accettandolo con tutto se stesso. Era una parte di lui, lo sarebbe stato sempre. Doveva solo sciogliersi nei sentimenti…
Una piccola spinta lo fece sussultare. Kaiba si era mosso, uscendo un po’ e rientrando subito.
"Ti ho fatto male?"
Si ritrovò i suoi occhi nelle profondità dell’anima, dove si era chiuso in posizione fetale.
"No…fallo ancora"
sussurrò, impaziente. Non aveva provato dolore, forse per la sua delicatezza, forse perché ormai era abituato.
L’altro obbedì, un po’ titubante, e ciò lo rese di nuovo piacevole. Non era travolgente o impossibile, ma una gradita marea che saliva lentamente, a sommergerlo piano.
Si sentiva annegare, ogni spinta era un nuovo gemito. Ormai il dolore era sparito, non lo ricordava più. C’era solo piacere, e un’incredibile luce.
La sua anima si sciolse, offrendosi a quella del compagno, che era davanti a lui con le braccia tese. Si lasciò andare, offrendosi al suo abbraccio, come il suo corpo si donava all’amplesso che stavano condividendo.
D’improvviso si rese conto che, alla sua voce, si era unita quella di Kaiba. Non l’aveva mai sentito gemere così forte, quasi come stava facendo lui. E lo stringeva con passione, mentre entrava e usciva dal suo corpo, senza più paura né delicatezza. Quel rapporto era entrato nella pienezza della loro unione, non esisteva più nulla attorno a loro, l’acqua non scorreva più, e il sole aveva smesso di splendere. Erano solo loro, due ragazzi nel pieno unione fisica e spirituale, i loro spiriti si fissavano nell’ardore della fusione, distinti e unici nello stesso tempo.
Era incredibile il piacere, le urla rimbombavano nei loro cuori, mentre le lacrime cadevano sulla sua pelle bianca. Anche Kaiba lacrimava, mentre usava tutta la sua forza per appropriarsi di lui. Stavano impazzendo entrambi, in balia del piacere e dell’estasi. Il sudore scorreva copioso, l’acqua lo portava via con sé, golosa di una conseguenza di quello sforzo. Più Kaiba spingeva, più il Faraone lo stringeva. La sua schiena inarcata gli consegnava il petto, i capezzoli erano due piccole piramidi tonde da succhiare e lappare, le sue grida erano la più bella sinfonia mai scritta.
"Kaiba…"
lo chiamò piangendo il suo ragazzo, allo stremo delle forze. Non ce la faceva più, era oltre il proprio limite. Non avrebbe mai creduto che sarebbe stato tanto devastante…
Il presidente rispose al suo richiamo, e gli afferrò saldamente il pene, iniziando a pompare senza più pudore.
Le urla dell’altro rimbombarono per la radura, arrampicandosi lungo il pendio, fino alla cima dei resti vulcanici. Kaiba prese forza da quelle grida, e aumentò il ritmo. Più lui spingeva, più il suo ragazzo strillava, e quel cerchio senza fine portò entrambi a unire le voci in un ultimo grido disperato, un orgasmo sconvolgente che distrusse le loro ultime resistenze…
………
"Stai bene?"
Una bocca sottile gli stava baciando la fronte.
"Uhm…"
biascicò, socchiudendo le palpebre. Erano tornati alla villa, e lui era steso su una sdraio morbida. Qualcosa gli copriva il ventre e le cosce…sembrava un asciugamano, o qualcosa di simile.
"Cos’è successo?"
"Credo tu abbia perso i sensi per qualche attimo. Ti ho portato sulla riva, a riprendere fiato. Poi hai detto qualche parola, e ti sei addormentato del tutto. Allora ti ho trasportato qui"
"Perso i sensi? Per cosa?"
I suoi ricordi erano confusi, mentre la vista gli si stava schiarendo. Kaiba lo fissava un po’ stralunato, e incredulo.
"Non ricordi?"
gli chiese, domandandosi se stesse facendo apposta, o se l’orgasmo era stato davvero così forte da traumatizzarlo.
"Cosa?"
Il Faraone scosse la testa, tentando di svegliarsi del tutto. Quando si mise a sedere, una fitta gli attraverso la parte bassa della schiena. E allora ricordò. Avvampando.
"Ti sei ricordato?"
Kaiba gli accarezzò una guancia, sicuro che quel rossore fosse merito suo, delle memorie della loro passione.
L’altro annuì, regalandogli grande soddisfazione.
"Stai bene?"
gli chiese allora, baciandogli la spalla.
"Sì"
Il Faraone cercò i suoi occhi. Si sentiva avvampare. La confusione legata al sonno e alla stanchezza era stata spazzata via. Lui…loro…si erano amati.
Se ne rese totalmente conto. Gli era appartenuto. Era entrato in lui. Profondamente. Aveva donato la sua verginità a Seto Kaiba. Seto Kaiba l’aveva fatto suo, possedendolo sia nel corpo che nell’anima.
Boccheggiò, appoggiandosi a lui. Aveva bisogno del suo appoggio, del suo sostegno.
Le braccia del presidente lo circondarono, cullandolo con dolcezza:
"Non sei solo. Non sei solo"
gli ricordò, coprendogli di baci i capelli.
L’altro sollevò il viso dal suo petto, offrendogli la bocca. Lui gli era appartenuto, vero. Ma anche Kaiba gli aveva donato il suo corpo e la sua anima. Non era stata una cosa a senso unico: sebbene fosse stato lui a esser fisicamente preso, il suo compagno gli aveva consegnato il suo cuore e il suo spirito. Il gelido, marmoreo, insensibile, e persino crudele presidente della Kaiba Corporetion aveva annullato il suo orgoglio, e gli aveva permesso di fondersi con lui. Di vederlo senza difese.
Il suo desiderio si risvegliò: voleva averlo di nuovo in sé. Per creare ancora il miracolo della loro unione.
"Vieni"
lo pregò, stendendosi sulla sdraio.
"Y-Yugi"
L’altro scosse la testa. Erano lì per amarsi. E così sarebbe stato.
"Vieni"
ripeté, tendendo le braccia.
Kaiba capitolò, sistemandosi su di lui, felice di non avergli infilato di nuovo il costume. Anche lui aveva solo un asciugamano attorno alla vita, che volò via senza difficoltà.
Il corpo del ragazzo cedette molto più facilmente alle sue dita, e si adattò senza difficoltà alla nuova penetrazione. La passione fu sostituita dalla leggiadria e dalla pacatezza, e la frenesia fu rimandata a un altro momento. Si amarono semplicemente guardandosi, baciandosi per rubarsi i sospiri, accarezzandosi le spalle, scendendo lungo la pelle liscia.
Vennero assieme, aggrappati l’uno all’altro, appagati da quel modo diverso e ugualmente bellissimo di fare l’amore.
………
"Che buona questa marmellata. Dove la prendi?"
Dalla confezione sembrava la loro stessa marca, ma il contenuto era diverso. Era ai lamponi, ma senza i semini che di solito la riempivano. Ed era più morbida, ariosa. Spugnosa, in un certo senso. Come se fosse stata semi montata a neve.
’Spero solo non sia una quelle cose costosissime che fa arrivare da chissà dove’
A Yugi e a suo nonno sarebbe piaciuta, sperando che potessero permettersela. Spesso si dimenticava che Kaiba era a capo di una delle più grandi multinazionali del settore dei giocattoli…eppure, nonostante gli impegni, le responsabilità e tutte le persone che gli gravitavano attorno, lui riusciva sempre ad averlo al suo fianco. E alla fine ne era stato conquistato.
’Sono davvero così importante per te?’
"Guarda che è una marca diffusissima. Penso ci sia nel minimarket accanto al vostro negozio"
"Sì, ma questa è diversa. Non ci sono i semi, prima di tutto"
"Ah, per quello. Non mi piacciono molto, così la faccio passare da una cameriera"
Il Faraone batté le palpebre:
"Scusa?"
Kaiba gli scostò le ciocche dalla fronte, giocandoci un po’:
"Odio i semini nella marmellata. Così una cameriera ne versa una cucchiaiata per volta in un piccolo setaccio, e li divide dal resto"
"Ma ma ma ma ma…Kaiba! Questo è sfruttamento!"
L’altro lo guardò storto:
"Affatto. Guarda che io pago bene i miei dipendenti. E comunque…"
Lo squadrò per bene, mettendosi a sedere…
"…non mi pare che fossi io, qui, quello che aveva sotto di sé una marea di schiavi"
"…colpito e affondato"
si arrese il Faraone, sdraiandosi a pancia in su. In effetti, lui era l’ultimo che poteva fare del moralismo. Non ricordava nulla…nemmeno se la persone che era stata Kaiba lo amava…
’Ma sono certo di sì! Devo credere in noi!’
Lo guardò. Il suo ragazzo stava facendo fatica per mantenere la sua famosa impassibilità, per non ridacchiare spudoratamente davanti a lui.
’Ah sì?’
C’era ancora un po’ di marmellata sul cucchiaino che aveva in mano. Senza pensarci de volte gliela gettò contro, stile catapulta.
"Ma…"
Kaiba si portò alla bocca il braccio, per ripulirselo, ma il Faraone lo bloccò, mettendosi gattoni e nettandolo per lui, gli occhi enormi che lo invitavano a unirsi di nuovo.
"Non dormirai stanotte, lo sai?"
Il presidente aveva faticato a dirlo, la bocca piena di saliva.
"Non importa. Ti voglio ancora dentro di me. Fino a quando avremo forza per continuare"
La luce filtrava prepotente fra i veli della zanzariera. L’odore del mare colmava la stanza, spinto dal vento oceanico. Tutta la fauna dell’isola rumoreggiava, salutando con gioia il nuovo giorno.
"Kaiba?"
Gli occhi viola, appannati dalla stanchezza, sbirciarono fuori dalle lenzuola in cui era mezzo sepolto. Non c’era nessun altro. Solo lui.
Il suo sguardo cadde sulla radiosveglia: era quasi l’una. Del pomeriggio.
"Merda"
Aveva dormito davvero molto. Anche se per un motivo fantastico.
Rotolò giù dal letto, rimanendo per qualche attimo afflosciato sul tappeto. Si era mosso troppo in fretta, e aveva un po’ di dolori ai lombi misti a vertigini. Anche quelle causa della stanchezza e della mancanza di cibo, probabilmente.
"Quanto lo abbiamo fatto…"
borbottò, mentre andava in bagno a rinfrescarsi. Quella notte si erano dati davvero da fare…era persino rimasto stupito della resistenza del suo ragazzo. Non credeva sarebbe riuscito a soddisfarlo per…quante volte? Aveva perso il conto.
"Sono davvero fortunato"
commentò fra sé. Anche la gola gli faceva un po’ male…aveva gridato parecchio, quella notte.
C’era una cosa però che gli dava ancora più pena: che Kaiba non fosse lì con lui. Aveva sempre dato per scontato che il suo ragazzo avrebbe vegliato sul suo sonno, se si fosse svegliato per primo. E che avrebbe atteso il suo risveglio steso accanto al suo fianco. Lui avrebbe fatto così.
Ma Kaiba non era lui, e a quanto pare aveva preferito fare altro, mentre lui riposava.
’No no, non essere così acido! Ci deve essere una spiegazione!’
In silenzio scese le scale. Non prese l’ascensore, non voleva che si accorgesse del suo arrivo.
’Prima o poi dobbiamo farlo anche lì’
si ripromise, ricordando le pareti di vetro che davano sull’isola.
Il salotto era vuoto, non c’era traccia di lui.
’Che si sia portato un palmare, e stia lavorando da qualche parte?’
Eppure gli aveva promesso che quella settimana sarebbe stata solo per loro, che nulla e nessuno li avrebbe divisi…
’Abbi fiducia in lui’
Kaiba non l’aveva deluso nemmeno una volta, da quando erano arrivati. Non c’era motivo per cui dovesse iniziare proprio in quel momento. E poi, era palese il suo desiderio nei suoi confronti…per lavorare c’era tempo, per stare con lui molto meno. Quell’occasione doveva essere sfruttata al massimo.
Un rumore lo fece sussultare: proveniva dalla cucina.
’Che stia…’
Lentamente, attento al riflesso sulle parti di vetro delle porte, sbirciò nel locale. Una serie di vassoi colmi di cibo troneggiava su un tavolo, e altri erano già disposti su un grosso carrello lì accanto.
’Kaiba…’
Molti di quelli erano i suoi piatti preferiti. C’erano anche le patatine fritte, che Yugi adorava.
Per lui…era lì per lui.
Si nascose in fretta, quando il suo ragazzo passò accanto alla porta. Stava finendo di preparare…presto sarebbe salito di sopra. Da lui. E probabilmente stava pensando di svegliarlo, e di fargli trovare quella sorpresa.
’Mi devo muovere!!!’
Silenzioso come un’ombra scivolò via, attento a non farsi scoprire.
Non si accorse di due occhi blu attenti ai suoi movimenti.
’Yugi…’
Era andato a cercarlo…gli spiaceva non essere stato lì, al suo risveglio. Ma voleva che il pranzo fosse pronto, per quel momento.
’Pazienza. Ormai è fatta’
Sistemò con cura delle rose rosse in un vasetto, per dargli il tempo di infilarsi sotto le coperte. Poi si avviò, spingendo con calma il carrello, verso l’ascensore.
Din
Il Faraone chiuse gli occhi, rallentando il ritmo del respiro. L’ascensore era arrivato, e presto Kaiba avrebbe portato la colazione. O meglio il pranzo, data l’ora tarda.
La porta automatica della stanza si aprì con un sibilo, e un tintinnio di piatti e bicchieri annunciò l’ingresso del carrello colmo di cibo. C’era un buon profumo nell’aria.
Non aprì gli occhi. Meglio che lo pensasse ancora immerso nel sonno.
"Yugi?"
Non rispose.
"Svegliati…"
Due labbra sulle sue, una mano sul suo fianco, ad accarezzargli la curva dell’anca.
"Mmmmhhhh"
mugugnò, rannicchiandosi su un lato.
"Dai…ormai è ora di svegliarsi"
"Mmmhhh"
ripeté, sbadigliando. Ma aprì un occhio, tentando di mantenere un’espressione distante e velata.
"Kaiba?"
sussurrò, infilando metà viso sotto il lenzuolo.
"Buongiorno…buon pomeriggio, quasi. Hai fame?"
"Lasciami andare in bagno…"
biascicò in risposta, decidendo di mantenere quell’aria assonnata fino a che non fosse stato solo.
"Fai in fretta"
Annuendo, il Faraone finse di barcollare fino alla porta poco distante. Una volta solo, si stiracchiò e si lavò il viso, impiegandoci molto, molto tempo per asciugarsi.
Il suo riflesso lo guardò dallo specchio: aveva un velo d’occhiaie, e il viso un po’ tirato.
’Chissà cosa dirà Yugi’
Quella notte non c’era stato molto riposo. Solo alle prime luci dell’alba la stanchezza aveva infine trionfato.
’Cielo quanto sono stato bene…’
Si guardò meglio. Vero, aveva un aspetto stanco. Ma anche felice. Kaiba aveva preso e donato tutto se stesso. Neppure con il suo alter ego, benché dividessero il corpo, era mai stato in simile comunione. Col presidente lui diventava una sola anima e un solo corpo…intrecciò le braccia sul suo ventre, sospirando. Dentro di lui…quel corpo era lo scrigno prezioso della loro unione. Suo…apparteneva alla persona che amava…gettò indietro la testa, rimanendo immobile per qualche attimo, nel ricordo del loro ultimo amplesso.
Toc toc
"Tutto a posto?"
"Arrivo subito!!!"
Si sciacquò ancora il volto, e tornò nella stanza da letto.
"Finalmente…ma immagino che fossi impegnato a pettinarti quei capelli"
L’altro gli fece la linguaccia e si accoccolò sul letto rifatto, annusando tutto interessato i piatti ancora coperti:
"Riconosco l’odore delle patate fritte. E del pesce fritto. Poi che c’è?"
"Ramen con carne e verdure. Tempura misto. Maiale con zenzero e cipolla. Nikujaga. Yakidango. La frutta con gelato è in frigo…proporrei di mangiarla fuori"
"Wow…"
Il Faraone gattonò fino a lui e gli schioccò un bacio casto:
"Non avevo idea che sapessi cucinare così bene"
commentò, dopo aver sgranocchiato un gambero fritto.
"So anche stirare le camicie. E dovresti vedere come faccio crescere bene l’insalata. Mi sono sempre occupato io di Mokuba, quando nostro padre era assente"
Si fissarono un attimo in silenzio, le fronti appoggiare. Poi l’antico re chiuse gli occhi e lo baciò, cancellando i tristi ricordi che aveva involontariamente riportato a galla.
"Saresti da sposare"
gli confessò tremando, incerto se dirglielo o no, sempre a un soffio dal suo viso.
Non poteva prevedere la sua reazione…aveva forse fatto male a dichiararlo? Il suo ragazzo lo stava guardando in un modo così strano…
"Potremmo anche farlo, un giorno"
sussurrò invece questi, prendendogli la mano sinistra fra le sue, e baciando la base dell’anulare.
"…non stiamo correndo troppo?"
Il Faraone arretrò un attimo, il cuore impazzito. Era una mezza proposta di matrimonio…ma sebbene la cosa fosse partita da lui, non era pronto a dargli una risposta. Cioè, avrebbe tanto voluto urlare un sì, ma non gli aveva mai neppure veramente parlato del suo futuro, del destino che lo legava ai sette Millenium Items, e alla Stele Regale dove questi un giorno sarebbero tornati a riposare…anche lui, chissà quando, avrebbe trovato la sua pace.
Kaiba non ne sapeva ancora niente, e lo stava guardando con un’espressione indecifrabile negli occhi blu…
"…per ora. Per ora"
disse infine, stendendosi e avvicinando il carrello.
"Cosa preferisci, per iniziare?"
chiese allegro, come se la conversazione di prima non fosse mai avvenuta.
"…ramen. Fammi assaggiare i ramen"
………
Il cielo azzurro era striato da nubi sottilissimi, e il sole picchiava forte sulle cime degli alberi. Gli uccelli li osservavano curiosi, mentre passavano sotto gli alberi tropicali, mai visti prima.
"Mi spieghi dove stiamo andando? E non dirmi ancora che è una sorpresa!"
Kaiba ridacchiò, prendendolo per un braccio, per aiutarlo a superare un punto particolarmente impervio:
"Non ti fidi?"
"Non è questo, ma…diciamo che già essere alle Figi è qualcosa che faticherò a spiegare a Yugi e agli altri, se mi combini qualcos’altro, io che farò?"
"Tranquillo, non è nulla di scioccante. Solo…mi piacerebbe ricevere un sì"
Il Faraone non sciolse le loro mani intrecciate, sebbene la discesa si fosse fatta più dolce. Davanti a lui, sullo stretto sentiero, il suo ragazzo continuava a guidarlo con sicurezza, verso un punto più basso dell’isola. Sapeva bene qual era la domanda che gli avrebbe fatto, per cui desiderava un sì. Gli avrebbe chiesto di fare l’amore con lui…gli strinse più forte le dita, pregustandosi quel momento.
Le onde del mare rumoreggiavano poco più in basso, mettendosi in mostra oltre le cime dei cespugli deformati dal vento marino. Sopra di loro, il resto del vulcano dominava la loro discesa…ormai erano arrivati alla fine. Erano di nuovo a livello del mare.
"…meraviglioso"
Mano nella mano, entrarono in una piccola cala fra le rocce della costa. La sabbia bianca e finissima sembrava cipria…Kaiba si tolse i sandali e lui lo imitò, avanzando sulla rena impalpabile.
"Nemmeno Mokuba sa di questo posto"
bisbigliò il presidente, fermandosi e abbassandosi per baciarlo.
L'antico re sentì il suo animo tremare. Comprendeva bene il significato della frase del suo ragazzo. I due fratelli avevano sempre diviso tutto, il maggiore poi stravedeva per il fratellino. Che quello fosse solo per loro due, era una prova tangibile dei suoi sentimenti.
"Yugi…hai voglia di fare una nuotata?"
"Certo"
Gli permise di spogliarlo, anche se non toccò il costume. Solo maglietta e calzoncini volarono via, ammucchiati sotto l’ombra di una palma.
L’acqua era fresca, un ottimo motivo per rimanere vicini, abbracciati stretti. Rimasero seduti per molto tempo sulla battigia, a baciarsi mentre il mare accarezzava le loro gambe, schizzandosi sulla pelle dove subito le mani passavano ad asciugare. Erano talmente gelosi l’uno dell’altro, da non permettere nemmeno all’acqua di tentare di frapporsi.
Poi scivolarono nell’abbraccio del oceano, nuotando fino a una serie di scogli scuri, coperti di telline. L’acqua era più chiara del cielo, e i pesci nuotavano sotto di loro, senza paura.
"…era questo il Paradiso Terrestre?"
chiese il Faraone, galleggiando fra la terra, il mare e il cielo. Lì tutto era così perfetto…la persona che amava, una natura incontaminata, tranquillità e quiete, nessuno a minacciare la terra o a ricordargli il suo futuro…
"Sei tu il Paradiso"
mormorò Kaiba, emergendo dietro di lui, facendogli posare la testa su una spalla, e abbracciandolo.
"Sempre esagerato"
gli rispose l’altro, ma dimostrando tutta la sua soddisfazione per quella risposta.
"Lo so…"
Ridacchiando, il presidente lo riportò agli scogli, al punto in cui potevano stare in piedi entrambi, l’acqua che arrivava alle ginocchia del più basso.
"Yugi…"
"Sì"
Non gli lasciò terminare la domanda. Sapeva cosa gli avrebbe chiesto, sentiva la sua erezione premergli fra i glutei, trattenuta solo dai due costumi. Allungò le mani e si appoggiò alla roccia, sospirando mentre il costume che indossava scivolava giù, sorretto dalle onde che si muovevano contro di loro.
Gemette, quando due dita si fecero largo nel suo corpo, massaggiando l’interno del suo intestino, cercando senza sosta ove scatenare il suo piacere.
L’altra mano era scesa ad accarezzargli il sesso, a distarlo mentre lo allargava, muovendosi dentro e fuori dal suo calore. Gemeva, accompagnando le onde nel loro canto, mentre la bocca di Kaiba tormentava il suo collo, ennesimo modo di cancellare il dolore. Era tutto così caldo…
"Posso?"
La voce del suo amante, che gli chiedeva il permesso per entrare…annuì, stringendo forte la roccia e rilassando i muscoli, mentre il pene eretto si sostituiva alle dita, scivolando nelle sue profondità.
"Yugi…"
Kaiba gettò indietro la testa, annegando nel sole. Tutt’intorno a lui era così rovente, così perfetto…sentiva il corpo rilassarsi mano a mano che i secondi passavano, accettare la sua forma e avvolgerlo totalmente…stretto lì dentro comprendeva di aver trovato il luogo dove tornare, dove essere finalmente felice…ancora quasi non ci credeva, che la sua beatitudine fosse proprio nell’unico in grado di batterlo…
Uscì e rientrò di colpo, scatenando il suo urlo. E una richiesta: di farlo ancora, di prenderlo ancora così. Di possederlo nuovamente in quel modo fantastico.
Non si trattenne, lanciandosi nel più appassionato degli amplessi, muovendosi con forza e follia nel suo corpo, stringendogli il sesso mentre colpiva la zona del suo massimo piacere…quel ragazzo aveva deciso di donargli il suo amore, di sceglierlo come compagno.
Lui aveva fatto lo stesso. E l’avrebbe reso felice, in tutti i modi possibili.
………
"Dove hai imparato quel movimento?"
Il Faraone strofinò il viso contro il suo collo, accoccolandosi contro di lui. La sabbia gli prudeva un po’ sulla pelle, ma per il momento avrebbe sopportato.
"Mi è venuto spontaneo…"
confessò Kaiba, leccandogli via una traccia di sale dalla guancia.
"…un’altra dimostrazione della mia genialità assoluta?"
"Esaltato…comunque sì"
Sperando che quella lode non lo portasse a battibeccare ancora di più con Jono-uchi, il ragazzo più esile si sollevò su un gomito, osservando la nudità dell’amante, steso gloriosamente sotto i raggi del sole.
"Come fai a sapere sempre tutto?"
gli chiese, giocando col suo ombelico.
"Scusa?"
Negli occhi blu lesse il suo disorientamento, assieme a una totale adorazione per lui.
Il Faraone gli posò un bacio sul centro dello sterno, per poi appoggiarvisi sopra il capo, ascoltando il battito del suo cuore:
"Mi tocchi sempre nei punti che mi danno un limpido piacere. Le tue mani si muovono senza timore su di me, quasi conoscessero già il percorso. Mi sembra di non avere segreti per te, di essere creta fra le tue mani, e tu mi modelli…mi fai perdere la testa, e io non ho scampo, perché tu non me ne lasci. Sai come trascinarmi negli abissi del piacere, e io non ho la forza per resisterti…mi sento indifeso, sai?"
Si guardarono. Poi Kaiba gli accarezzò i capelli. Immaginava che riceverlo non fosse esattamente una cosa facile:
"Non ti farò mai del male, non temere"
L’altro scosse la testa:
"Non è questo. Il mio timore è di non riuscire più a riemergere…"
"Di questo non preoccuparti…"
Sorridendo, il Faraone si sedette a cavalcioni su di lui…
"…e di non essere altrettanto bravo"
mormorò, giocando con una mano col suo pene, dietro di lui.
"Hai idea di cosa stai facendo, mentre dici questo?"
"…sì"
Il sesso di Kaiba era di nuovo eretto…con un solo movimento, il Faraone si impalò su di lui. Per cancellare tutte le sue domande, le timidezze, i preconcetti…se la sua idea era giusta, anche lui doveva sapere tutto del corpo di Kaiba, di come dargli piacere!
Si puntò sulle ginocchia e risalì piano, stringendo forte l’ano. Mise le mani sulle sue costole e lo tenne giù, impedendogli di seguirlo…era faticoso ma esaltante, essere al comando del gioco.
"Y-Yu…g…"
"Ssshhh"
Con un solo movimento, lo riprese completamente in sé. Urlando assieme, piangendo assieme. Di piacere…ecco, quella era una cosa che il suo compagno adorava. Affondare violentemente fino all’ansa del suo intestino, possederlo profondamente, sentire la sua carne aprirsi rabbiosamente al suo passaggio.
E i capezzoli…glieli doveva strofinare, mentre si muoveva. Gli piaceva da morire…attento a non smettere di stringerlo, si chinò in avanti, prendendo quelle due roselline fra le dita, pizzicandole piano.
"Aaahhh…ti prego"
Il Faraone aumentò il ritmo, mentre le mani di Kaiba si aggrappavano al suo sesso, e iniziavano a masturbarlo. Anche lui era in grado di farlo, anche lui poteva distruggere la ragione del suo amante, e condurlo alla follia. Poteva dare piacere e riceverne, decidere tutto…anche se era più faticoso che essere semplicemente posseduto, era ugualmente esaltante averlo in propria balia, non solo esserlo…chiuse gli occhi e si concentrò sul suo membro che lo apriva, avvertendone la durezza in ogni piega della fine dell’intestino, ricevendolo sempre più in profondità, mentre le voci si mischiavano nell’ascesa al cielo, e le mani di Kaiba continuavano a stringerlo con disperazione…
Kaiba venne per primo, riversandosi nelle sue profondità, dove non era mai arrivato negli amplessi precedenti, per paura di fargli male…il Faraone venne subito dopo di lui, avvolto nel brivido del suo seme che lo riempiva.
Per qualche istante trattenne il fiato, cercando di arrestare lo svanire del piacere. Poi, con un brivido, riprese a respirare.
Sotto di lui, Kaiba ansimava vistosamente, il corpo coperto dal sudore. Fissandolo col sole negli occhi, allungò una mano ad accarezzargli il ventre. Dove era ancora contenuto.
"Non ti dà fastidio?"
gli chiese, sentendosi ancora stretto.
"Un po’"
gli confessò l’altro, muovendosi e strappandogli un gemito.
"Yugi…"
"Vuoi uscire?"
"…mi rincresce"
Sapeva che anche per lui era spiacevole la loro separazione, e anche il movimento che li separava, ma non ce la faceva più.
Meravigliosamente lucente sotto i raggi del sole, il Faraone si sollevò piano, staccandosi con un sospiro.
"Non me lo chiedere più"
L’altro lo guardò, senza capire. Poi ricordò.
"Yugi…nessuno mi aveva mai fatto una cosa simile"
"…ne sono felice"
rispose questi, raggomitolandosi al suo fianco.
"Non ho nemmeno un asciugamano per coprirti"
si scusò Kaiba, abbracciandolo stretto. L’aria iniziava a essere fresca, e il sole scendeva verso l’orizzonte.
"Non fa niente. Mi basti tu"
"Yugi…"
Il ragazzo chiuse gli occhi, sospirando. Quel tepore…era così bello…
"…non puoi addormentarti qui"
"Perché no?"
borbottò, assonnato.
"Perché fra poco farà freddo, e io non posso permettere che ti ammali"
"Mmmmmhhhhhhhh…due minuti…"
"Yugi…"
Lo lasciò dormire, per circa un’ora. Facendogli da scudo contro il vento, e contro gli ultimi raggi solari. Sembrava troppo felice, per svegliarlo. E lui poteva ammirarlo con calma, abbeverarsi di quel profilo perfetto, e del suo corpo bianco e sottile, che adorava tutto di lui…gli sbirciò le gambe, piegate accanto alle sue. Erano più magre e sottili…con un moto di rabbia, si rese conto di non averle ancora coperte di baci.
’La prossima volta…la prossima volta non mancherò’
Ma, per poterlo fare, doveva portarlo via di lì. Un raffreddore non sarebbe stato affatto gradito.
Con dolcezza lo svegliò, accompagnandolo quasi di peso verso la villa. Poi lo costrinse a una doccia calda e ristoratrice, e a mangiare almeno un po’ di frutta.
"Stai tranquillo, non mi ammalerò per così poco"
lo rassicurò il suo ragazzo, accoccolandosi nuovamente vicino a lui.
"Lo spero"
Non voleva che gli ultimi giorni di passione venissero rovinati dal raffreddore. Era già abbastanza brutto il dovere del ritorno in Giappone, sempre più vicino e inesorabile…ancora tre giorni, e poi sarebbero dovuti ripartire.
"’notte"
biascicò il Faraone, riportandolo accanto a lui.
"Dormi bene"
Kaiba gli posò un bacio su una tempia, chiudendo gli occhi. Forse aveva avvertito la sua lontananza, e aveva deciso di richiamarlo a sé.
’Forse non sono io, il più geloso’
Ma non si lasciò catturare dal sonno. Un tarlo rodeva la profondità della sua mente. Un desiderio intimo, la voglia di vedere un luce particolare nei suoi occhi. Fare qualcosa di speciale per lui, osservare la sua boccuccia schiudersi in un ansito di sorpresa, e poi piegarsi in un sorriso, in tutto diverso da quelli che donava agli altri. Un sorriso carico di comprensione, mistero e complicità.
Si girò piano, attento a non svegliarlo. Socchiudendo le palpebre, per sbirciare il suo profilo contro la notte luminosa. Era quasi luna piena…sarebbe stato bello dormire all’aperto.
’…è un’idea’
Comprese immediatamente che gli sarebbe piaciuto. In fondo, se non fosse stato per lui, l’altro avrebbe volentieri dormito sulla spiaggia.
’Come posso fare?’
Una tenda? No…voleva che riposassero assieme, bagnati dalla luce lunare.
Direttamente su stuoie o asciugamani? Ma l’aria della sera era fredda, e la terra umida.
Aveva bisogno di qualcosa sollevato da terra, tipo un’amaca, ma più grossa. Qualcosa che consentisse loro di fare comodamente l’amore.
’Trovato!’
Gongolando in silenzio, anche Kaiba si lasciò andare ai sogni. Era certo che sarebbero stati meravigliosi.
Il Faraone intrecciò le loro mani, di nuovo in balia dell’inconsapevolezza. Sperava solo che avesse deciso di replicare il pomeriggio di fuoco che avevano avuto. La mattina era trascorsa nell’ozio, nel semplice amoreggiare, leggero come una farfalla. Non avevano fatto nulla di serio, limitandosi a scambiarsi tenere effusioni, come due gattini innamorati.
Nel pomeriggio invece si erano trasformati in belve affamate di sesso e libidine…avevano quasi ribaltato la casa, mettendo a soqquadro la camera da letto e distruggendo nella foga una serie di bicchieri di vetro.
"Davvero non c’è problema?"
gli domandò, guardandolo con due occhi da cucciolo.
Kaiba sospirò: era la quarta volta che glielo chiedeva, e la risposta era sempre la stessa.
"No, non c’è problema, te l’ho detto. Erano dei residui di Kosaburo, e non avevamo ancora trovato il modo giusto per sbarazzarcene. Ti assicuro che va benissimo così"
"Hm…"
Non c’era traccia di rimpianto nella sua voce, ma non poteva esser certo che il presidente non la stesse nascondendo, per non farlo sentire in colpa. Kaiba sapeva com’era fatto…
"Mi dici dove stiamo andando?"
Ormai era pomeriggio inoltrato, e il cielo stava diventando viola, in lontananza. Sarebbe stato pericoloso tornare col buio, di certo Kaiba lo sapeva. Ma allora perché…
"A dormire. Alla fine di molto altro, spero"
Ecco un’altra delle sue risposte enigmatiche. Probabilmente era la verità, ma non ne sapeva molto di più. Solo che avrebbero fatto molte volte l’amore, quello era scontato.
"E dove?"
"Ora vedrai"
Ancora mistero. Iniziava a esserne stanco, anche se…riconosceva il sentiero. Era quello che portava all’insenatura dove avevano fatto il bagno, il pomeriggio precedente.
"Allora?"
Non c’era nulla di diverso, rispetto al giorno prima. Si era immaginato di trovare una tenda o qualcosa di simile, ma la sabbia era intatta. Nessuna impronta, tanto meno costruzioni o capanne più o meno stabili.
"Un po’ più in là"
Kaiba lo condusse oltre alcuni massi, al riparo dal vento proveniente dal mare. E lì si deliziò in silenzio della sua reazione, quell’immaginata risposta speciale, proprio come aveva sognato.
Gli occhi viola passarono da lui a quella sorpresa.
"Kaiba…"
"Vuoi dormire con me, qui?"
L’altro annuì, senza fiato:
"Ma…come hai fatto?"
Il presidente lo abbracciò da dietro, stringendoselo contro mentre il vento aumentava d’intensità:
"Non si chiede a un mago di svelare i suoi trucchi"
"…già"
Ma prima o poi ci sarebbe riuscito…ricattandolo col sesso o in una qualsiasi altra maniera, sarebbe riuscito a fargli confessare la verità! Insomma, portare lì…quello e non dirgli nulla, era semplicemente crudele!
"Hai fame?"
Dall’altra parte c’era anche un buffet.
"Anche quello???!!!"
"Naturalmente"
Il sorriso di Kaiba aveva un qualcosa di irritante…sembrava lo stesso con cui si rivolgeva a Jono-uchi. Solo che lui non era esattamente il loro compagno di scuola…
"…fai tu"
si arrese, scostando il baldacchino e sedendosi sul bordo del letto, gettando le scarpe sotto la struttura.
’Un letto a baldacchino…che in realtà è un’amaca!’
Scosse la testa, solo Kaiba poteva fare una cosa del genere.
Lentamente, si stese sulle lenzuola bianchissime. Anche il resto era bianco: non solo la spessa zanzariera, ma anche le colonnine che la reggevano, alla cui cima erano fissate le robuste corde che sorreggevano il materasso a dondolo. Che oscillava al ritmo dei suoi movimenti, resistendo alla forza della brezza serale.
Kaiba si sedette accanto a lui, un vassoio per mano, pieni di cibo.
"Un giorno io ti farò confessare tutto, lo sai?"
"…trepido per quell’ora"
lo prese in giro il suo ragazzo, assaporando un takoyaki.
"Mi spieghi come fanno ad essere ancora caldi?"
L’altro non rispose, limitandosi a succhiare via dalle sue labbra il velo di salsa scura rimastovi.
"Possiamo davvero dormire qui?"
"Non ti piace?"
Il Faraone scosse la testa, finendo la sua razione di palline col polpo:
"Non è questo, solo che mi pare così…irreale"
"…è tutto per te, invece"
"…è come se…avessi il mondo ai miei piedi"
Kaiba lo guardò, da oltre il bicchiere di succo che stava assaporando:
"Tu dici di essere lo spirito di un faraone, vero? Allora dovresti esserci abituato"
Il suo ragazzo gli restituì lo sguardo:
"Non sono sicuro che mi piacesse…guardami: vivo felicemente circondato da persone semplici che non hanno a che fare col comando, esclusi voi fratelli Kaiba. Anzi…"
Si sedette accanto a lui, avvicinando i loro visi…la fame era scomparsa. Quella di cibo, almeno.
"…sembri più tu un faraone, di me"
"…mi dà già abbastanza pensieri la Kaiba Corporation, grazie"
Ma nessuno dei due aveva ascoltato veramente le loro parole. Le menti erano impegnate a scrutarsi nelle profondità degli occhi, mentre il vento faticava a filtrare fra le trame fitte che li proteggevano dagli insetti.
Kaiba spostò i vassoi col cibo, e si stese sopra di lui, spingendolo fra le lenzuola. Non stava facendo alcuna resistenza, e questo lo faceva impazzire. Averlo docile e soggiogato, forte eppur remissivo, lo esaltava. La sua forza messa da parte, solo per lui. La dolcezza, la fiducia con cui l’accoglieva, lo costringeva a desiderarlo sempre più. Niente avrebbe mai potuto tenerlo lontano dal suo ragazzo. Avrebbe distrutto ogni cosa che si fosse parata sulla loro strada…nemici, amici o ogni altro motivo che avesse tentato di dividerli, lui l’avrebbe annientato.
Le mani di ognuno spogliarono il rispettivo ragazzo, accarezzando la pelle coperta di sudore. Poi lui si immerse nell’amante, entrando dolcemente nella sua apertura, già preparata ad accoglierlo. Come al solito, era calda e umida, ma soprattutto spietatamente stretta.
La sua condanna, la sua catena, la sua realizzazione. Tutto nel ragazzo che l’aveva più volte battuto.
Si spinse violentemente in lui, facendolo gridare più forte. Non era una vendetta la sua. Non la cercava più, sebbene non avesse ancora digerito quelle sconfitte. Distingueva fra duellante e amante: un giorno avrebbe cancellato il ricordo di Yugi Muto dall’albo dei campioni, ma dalla sua vita non l’avrebbe mai rimosso.
"K-Kaiba!!!"
Nonostante la sua preghiera, non rallentò il ritmo con cui lo stava possedendo. Non gli stava facendo male, ormai conosceva le sue reazioni. E quello era piacere puro.
"T-Ti prego"
Sotto di lui, il suo ragazzo piangeva e si dimenava. Stava perdendo totalmente il controllo, oltre ogni limite finora sperimentato. Aumentò ancora, sfinendosi a sua volta, per poterlo vedere ancora più frenetico, per far sì che anche gli isolani sentissero le sue urla e se ne domandassero la provenienza, per portarlo oltre tutto…non più loro, solo luce e calore…
Lo sentì venire per primo, e schizzargli il ventre col seme. Ma si spinse ancora in lui, continuando a farlo gemere, finché non si svuotò a sua volta, accasciandosi sul suo corpo, la testa appoggiata al petto che correva, il fiato corto che gli carezzava i capelli.
"K-Ka…"
Aveva la voce impastata, senza vitalità. Forse aveva un po’ esagerato…
"S-Stai bene?"
L’altro annuì, arrossendo:
"…è stato meraviglioso"
"Hn?"
"Incredibile…ma non farlo per un po’. Potrei morire"
Kaiba annuì, stanco quanto lui. Lentamente, lo liberò dalla sua presenza, e gli si stese accanto:
"Vuoi dormire con me?"
"Sì"
Il suo ragazzo sbadigliò, pulendosi una lacrima rimasta sulla pelle. Appoggiò la testa nell’incavo della sua spalla, e chiuse gli occhi.
Kaiba sospirò. Il sonno l’aveva colto in fretta…forse aveva davvero oltrepassato il limite. Facendo attenzione a non svegliarlo, sollevò il lenzuolo e sbirciò il suo corpo. Non c’erano tracce di sangue o segni sulla sua pelle. Solo sudore misto a sperma…il presidente si affrettò a ricoprirlo, a non far fuggire il loro calore. La mattina successiva lo avrebbe coccolato per bene.
"Quanto hai pensato a tutto questo?"
Il Faraone si tolse l’accappatoio, girando nudo per la cabina.
"Uhm…a dir la verità neanche molto. Pensavo a qualcosa d’altro, sinceramente"
rispose Kaiba, allungando una mano e accarezzandogli una natica.
Il suo ragazzo sospirò, indossando slip e pantaloni, rimanendo però a petto nudo.
"…peccato"
commentò l’altro, attirandolo però a sé, un braccio stretto forte attorno alla sua vita.
"Non ne hai avuto abbastanza?"
"E me lo chiedi?"
Le sue labbra si posarono sul fianco di quel ragazzo tanto esile, ma allo stesso così forte da amarlo con passione sempre nuova.
"Kaiba…per favore non ce la faccio più!!!"
"Dovresti mangiare di più"
lo rimproverò il suo amante, limitandosi a baciargli la mano.
"O forse dovrei solamente riposare un po’…"
"Perché?"
Il ghigno sul viso del presidente non prometteva nulla di buono…
"Ti sei forse stancato troppo?"
"Kaiba…certe volte sei impossibile. Mi chiedo come faccia Mokuba a sopportarti"
Ridacchiando, il diretto interessato lo tirò giù, accanto a sé, sul materasso:
"Forse perché sono adorabile?"
"Esaltato"
"…credo ci sia un solo modo per chiuderti la bocca"
e si affrettò a baciarlo, affondando la lingua nella sua bocca calda, che sapeva ancora di cioccolata.
Il Faraone gli cinse il collo con le braccia, accettando passivamente quell’invasione, cullati dal rollio dolce della nave.
Senza dirgli nulla, il suo ragazzo aveva tirato fuori dal cilindro un panfilo. Probabilmente l’aveva fatto arrivare con un telecomando, mentre lui ancora sonnecchiava, benché non avesse idea di come un mostro simile potesse essere totalmente automatizzato. Kaiba l’aveva attraccato vicino a riva, ed erano bastate poco bracciate nel mare già caldo per salire a bordo. Era veramente una barca da sogno…scale in rovere conducevano nelle varie cabine, anche se il termine era riduttivo. Avevano una camera da letto enorme, televisore al plasma più grosso del letto di Yugi, tende che si aprivano automaticamente, una connessione satellitare e non aveva ancora scoperto il resto. Nel bagno, la vasca era nascosta da pareti scorrevoli di cristallo dipinto, per una maggiore intimità. All’esterno, una piscina riscaldata li attendeva, con accanto una vasca idromassaggio che avrebbe fatto impazzire il nonno del suo alter ego. In tutte le stanze che aveva visto, e in quelle specie di laghetti, c’erano rose fresche, profumate. Decine di rose rosse. A stelo lungo nei vasi, e solo il fiore o i petali nelle vasche.
Quando ne aveva chiesto al compagno il motivo, questi gli aveva risposto che pensava che gli donassero.
Non sapeva se fosse vero, ma di certo adorava starci immerso, con l’acqua dell’idromassaggio che gli ribolliva attorno.
"Mi stai viziando troppo"
lo sgridò, una volta che si furono staccati. Erano saliti a bordo verso mezzogiorno, e dopo una lunga doccia calda, avevano mangiato pesce e frutta, imboccandosi a vicenda, condendo il tutto con baci e succhiotti…poi si erano stesi all’ombra e avevano amoreggiato un po’, riempiendosi dell’odore del mare, mentre i gabbiani urlavano in cielo.
"Non c’è problema…basta che tu venga con me"
"Sempre?"
Sapeva dove voleva arrivare.
"Sempre"
confermò il presidente, senza staccargli gli occhi dal viso.
"Lo sai che non posso"
Il Faraone gli accarezzò il viso…quando finivano su quel discorso, provava sempre una gran fitta al cuore.
"Dovrei provare a clonare il corpo di Yugi"
L’affermazione scatenò un’allegra risata:
"Così potrei usare sempre quello?"
"Già"
Si guardarono. Poi Kaiba si rialzò, e gli tese la mano:
"Ormai possiamo andare"
"Dove?"
"Mai fatto immersione?"
No, non l’aveva mai fatto. Ma non aveva avuto paura, con lui vicino. Il suo straordinario compagno sembrava essere esperto in ogni cosa…dato che iniziava ad avere un rapporto umano oltre che con suo fratello, poteva tranquillamente chiedersi se non stesse per rasentare la perfezione.
’Chi potrebbe fermarlo, in quel caso?’
pensò, spogliandosi dalla muta, sotto lo sguardo attento dei suoi occhi blu.
’Forse io…’
In fondo, gli sarebbe bastato poco per convincerlo…invece di fermarsi, si tolse tutto, rimanendo nudo nella luce del tardo pomeriggio.
Kaiba non esitò. Obbedì e basta. Lo prese in braccio e lo portò nel salottino, sul divano.
Il Faraone sospirò, incredulo. Era finita. Era già finita. Stavano davvero volando indietro, verso casa. Con un fitta nel cuore, osservava le isole allontanarsi.
Scosse la testa, non doveva pensarci troppo. O si sarebbe fatto troppo del male. Ma la realtà non cambiava: la loro vacanza era finita, e lui doveva tornare a dipendere da Yugi.
’Amico…spero che capirai’
Una volta tornati indietro, lo avrebbe implorato di lasciarlo andare spesso dal compagno. Erano stati assieme, lui e Kaiba. Aveva potuto di nuovo assaggiare la vera vita. Possedere un corpo proprio, e farne ciò che desiderava. Affidarsi all’amore del proprio ragazzo, camminare in montagna, fare l’amore sull’erba di una radura tropicale, come avevano fatto il giorno prima. La notte, l’ultima notte, era passata senza far nulla. Si erano semplicemente guardati, e accarezzati.
Lui era piuttosto stupito, del Kaiba che aveva potuto conoscere quella notte. Aveva pensato che, essendo l’ultima, l’avrebbe sfruttata sino alla fine. Si era anche preparato a chissà quale giochetto erotico…invece lo aveva semplicemente ammirato. La luna era salita e scesa, il tramonto s’era trasformato in oscurità e poi in alba, ma il suo compagno non l’aveva mai sfiorato con più di due dita.
’Kaiba’
Era possibile per un sentimento aumentare a dismisura, ogni momento qualcosa di più? Per una persona fredda e arrogante come Kaiba?
’Non lo è stato con me’
Infine comprendeva perché Mokuba lo adorasse tanto. Non era difficile, dopo essere stati amati da lui. Kaiba concedeva il suo cuore e il suo affetto a poche persone, ma quando lo faceva quei sentimenti si trasformavano in qualcosa di indescrivibile. E lui ne era al centro, trascinato in alto da quel vortice di calore e amore…ne era davvero degno? Lui, che un giorno probabilmente se ne…
"Tutto a posto?"
"Ah? Sì…mi stavo addormentando"
"Dormi allora. Il volo sarà ancora lungo"
"Sì"
Chiuse gli occhi. Non voleva pensarci. Kaiba non meritava tutto quello. Si concentrò su di loro, sul tempo passato assieme. E si addormentò, sperando di sognare la loro vacanza.
………
"Sicuro che non vuoi che ti riporti fino a casa?"
"No, va benissimo anche qui. Meglio tornare con la metro…o la via prima ti chiederò di rapirmi"
"Potrei farlo ora…"
Si guardarono, un sorriso mesto sulle labbra.
"Mi piacerebbe molto, lo sai. Ma devo tornare"
"…Yugi…"
"Ci vedremo presto, promesso"
Lo baciò, stringendogli un lembo della giacca. Non voleva lasciarlo. Non voleva tornare da Yugi. Voleva solo stare con lui.
"Scusami"
gli mormorò staccandosi, uscendo dalla macchina e correndo nella metro, senza voltarsi. Non doveva desiderare così tanto di stargli vicino, non ne aveva il diritto.
Una volta arrivato a casa, salì nella stanza dell’alter ego e si infilò il Puzzle, appoggiandosi contro la porta.
Ah, che bella dormita mi sono fatto. Devo ammettere che nel labirinto del Puzzle c’è proprio un bel calduccio
Lo spirito del suo amico si stiracchiò davanti a lui, lieto di esser di nuovo libero.
E a te com’è andata? Immagino ti sia divertito, con Kaiba…
mormorò, con malizia.
Il Faraone non disse nulla, limitandosi a guardarlo spaesato, incapace di parlare.
Faraone? È tutto a posto?
Yugi si avvicinò a lui, che cadde a terra, scivolando lungo la porta.
Faraone? Faraone! Cosa c’è? È successo qualcosa?
L’altro lo guardò, e annuì:
Non voglio…dipendere da te. Voglio un corpo mio…voglio stare sempre con lui…sempre con lui
Rilasciò tutti i suoi sentimenti per Kaiba, di colpo. Uniti ai ricordi della settimana appena passata. La delizia della sua compagnia, la piacevolezza dei suoi baci, l’ardore e la passione con cui si erano amati…
Yugi sussultò, cadendo sulle ginocchia, annichilito dalle sensazioni a lui sconosciute. Mai avrebbe pensato che sentimenti simili si potessero provare per uno come Kaiba, ma il suo più caro amico ne era ricolmo…e per questo capiva il suo dolore…
Fine
ma perché è venuta così lunga? n.d.Hymeko
brava autrice, così sì che mi piaci! n.d.Seto
concordo ^//////////^ n.d.Yami
-________________________-;;;;;; n.d.Hymeko
basta che ci fai l’happy end è_é n.d.Yami
non preoccupatevi…dopo tante lacrime e dolore ve lo farò ^_^ n.d.Hymeko
brava ragazza ^o^ n.d.Seto+Yami
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