Questa fic l’ho ideata e scritta unicamente per essere dedicata ad Aki ^*^ per il suo compleanno! Mi spiace unicamente che il risultato non sia dei migliori -__-’’ sono una frana ç_ç scusa!!! Spero ugualmente che almeno il pensiero ti risulti gradito!!

Ti voglio bene e… augurissimi di cuore!!! 

 

Warning: spoilers fino all’ottavo volumetto giapponese ^^ ovviamente ho preso solo alcuni particolari della storia che mi servivano :p trascurando il resto…^__^


 

The 4th avenue café

di Pam_chan

 

La stessa, medesima scena di sempre.

Sembrava quasi la rappresentazione vivente di uno di quei dipinti impressionisti che sua madre, appassionata di cultura occidentale ed in modo specifico di quella francese, gli faceva vedere da bambino nei libri che collezionava.

La periferia di Tokyo rimaneva sempre uguale, specialmente quel quartiere.

Cambiavano negozi, vetrine, gestori ma la gente che si riversava nelle strade durante le ore di punta per poi tornare a rintanarsi negli uffici, nei negozi e nelle case, rimaneva la stessa.

Nobu sorrise distrattamente a quei pensieri, lasciando che il suo sguardo vagasse al di là della vetrata smerigliata del piccolo caffé in cui si trovava.

Anche lui faceva parte del quadro visto che, dopo tre anni, era ancora lì a sorseggiare l’ormai abituale caffé amaro che tanto disgustava i suoi amici.

Ma se alcune cose sembravano immutabili altre si trasformavano inesorabilmente, vittime degli eventi e del tempo.

Come il suo stato d’animo…radicalmente mutato rispetto a quello con cui aveva varcato, per la prima volta, la soglia di quel minuscolo locale che quasi spariva inosservato tra le decine di insegne e negozi della via…

Nobu sbuffò, atteggiando il viso ad una smorfia annoiata nel guardare l’orologio, poi si lasciò ricadere contro lo schienale del divanetto di pelle rossa quasi sbiadita e si lasciò andare ai ricordi…

 

 

Flashback

 

La sua mente era vuota, completamente bianca…era come se le sue facoltà si fossero ottenebrate simultaneamente a causa delle lacrime poco prima versate.

Non sapeva nemmeno come era finito in quel locale di cui non aveva mai notato neppure l’esistenza..

Ormai il suo corpo sembrava ragionare autonomamente.

Si lasciò cadere su un divanetto che fungeva da sedile di un tavolinetto appartato, quasi nascosto, per poi ordinare, con voce del tutto assente un caffé amaro all’anziana, solerte, ma silenziosa cameriera che gli si era avvicinata.

Andava bene qualunque cosa, qualsiasi distrazione che gli permettesse, anche solo per un minuto, di non pensare, di dimenticare…

Si guardò intorno, tamburellando nervosamente sul tavolino in formica con le lunghe dita affusolate, per poi contrarle a pugno nel vedere una ragazza dai capelli chiari sorridere vivacemente a quello che presumeva essere il suo compagno.

Quel sorriso…sembrava solo una pallida imitazione di quello solare e allegro che era solita rivolgergli la sua Nana…sua….sua?

Una morsa di angoscia alla gola lo assalì a tradimento rischiando di soffocarlo e di farlo nuovamente sciogliere in un pianto disperato.

Un pianto speculare a quello di Hachi…

Una risata strozzata e priva di divertimento gli salì alle labbra.

Quanto sembravano lontani e remoti i giorni spensierati in cui la chiamava scherzosamente così, imitando la cantante del suo gruppo, nonché migliore amica, Nana Osaki.

Era stato proprio in quel periodo che si era reso conto per la prima volta di provare per Hachi qualcosa che andava al di là del semplice affetto amichevole che riservava a tutto il gruppo di compagni, che ormai considerava la sua famiglia.

Ricordi spezzati, spazzati via dalla realtà, che, incombente, gli si era riversata bruscamente addosso.

Gli apparvero di nuovo davanti i grandi occhi castani di Nana bagnati dalle lacrime, il suo viso pallido e sconvolto, i singhiozzi strazianti che le scuotevano il corpo fragile.

Non riusciva ancora a credere che fosse quella la verità…

Non più di quanto riuscisse a comprendere il suo rifiuto di parlargli e il suo semplice mormorio cantilenante, quasi ossessivo che gli chiedeva scusa.

E lui cosa aveva fatto?

Dopo averla supplicata per avere una spiegazione su quello che stava accadendo, sul perché stava succedendo, era scoppiato a piangere con lei e dopo un po’ se ne era vigliaccamente andato…

Non avrebbe dovuto farlo, avrebbe dovuto consolarla, starle accanto ma non era riuscito a sostenere il suo pianto ed era…scappato…si in altro modo non poteva essere definito il suo comportamento…

Ma la cosa che lo angosciava maggiormente era il non sapere cosa sarebbe accaduto d’ora in avanti…

Come sarebbero mutate tutte le loro esistenze?!?

E lui era pronto ad affrontare il cambiamento? 

 

  

Guardò lo strano campanellino della porta che lo aveva estraniato dalle sue riflessioni con un’espressione altalenante tra il torvo e il sollevato.

Quando era arrivato non aveva nemmeno fatto caso a quel singolare meccanismo collegato all’entrata…era messo proprio bene.

Nuovamente una risata amara gli salì alle labbra fino a quando i suoi occhi stanchi non si posarono sul nuovo entrato…anzi sui nuovi entrati.

Istintivamente e senza capirne il motivo, si ritrasse in modo da non farsi vedere, nascondendo la sua presenza dietro alla traiettoria della pianta, posta sul tavolo prima del suo. 

Ma perché poi doveva occultarsi?

Era forse impazzito?

No…forse non voleva disturbare l’idillio di un suo amico…

Continuò ad osservare l’avanzare di Shinichi e di Reira ad un tavolo all’estremità del locale.

Registrò l’ondeggiare quasi ipnotico della leggera gonna di voile viola portata da Reira e il suo continuo torturarsi un lungo ricciolo, sfuggito al buffo fermaglio infantile che portava per tenere i capelli raccolti.

Gli sembrò persino di udire il rumore dei tacchi sottili sul pavimento…ma era impossibile.

Fissò le dolci premure di Shin che, con un sorriso appena accennato, le scostò la sedia, da perfetto gentleman, per farla accomodare e la languida occhiata di ringraziamento che lei gli rivolse.

Scrutò pensoso il sorriso da bambina di Reira e il suo sguardo complice, rivolto verso Shin, che si accendeva una sigaretta con l’inseparabile, assurdo accendino che portava sempre appeso al collo.

Sembrava così diversa dalla famosa cantante sensuale e sicura di se che tutti conoscevano…assomigliava ad una ragazzina alle prese con il suo innamorato…e forse lo era davvero…

E anche Shin mostrava un lato molto differente da quello che generalmente riservava a loro…sembrava essere diventato più dolce, meno cinico e ironico, meno ‘adulto’ ma anche infinitamente più vero…

Quello era lo Shin che gli era apparso quando, pazientemente e inaspettatamente, lo aveva ascoltato nei suoi dubbi e nei suoi tormenti per Nana…quando ancora lei non sapeva nulla dei suoi sentimenti e per lei esisteva solamente Takumi.

Improvvisamente si sentì un meschino intruso che violava ingiustamente, con la sua curiosità, la loro intimità.

Non era legittimo quello che stava facendo.

Decise di andarsene. 

Stava per alzarsi e dirigersi a pagare il conto quando si accorse delle occhiate sempre più irrequiete che Shin lanciava al grande orologio attaccato sulla parete

Per un riflesso incondizionato fece lo stesso rendendosi conto che mancava poco meno di un quarto d’ora all’orario usuale in cui i Blast erano soliti ritrovarsi per le prove…

Già…Shin sicuramente non era al corrente che per quel giorno, e per chissà quanto tempo ancora, le prove erano state annullate…

Era impensabile d’altronde effettuarle con lo stato d’animo in cui si ritrovavano lui e la cantante del gruppo…già anche Nana in questo momento stava certamente soffrendo.

Aveva visto la sua disperazione quando Takumi le aveva riferito la situazione…e lui vi aveva aggiunto un notevole carico personale con la sua sfuriata e con le sue accuse.

A mente lucida…ma aveva realmente la mente lucida ora?

Non ne era assolutamente certo…comunque ora capiva che aveva sbagliato a prendersela con lei…non che le sue parole non contenessero un fondo di verità, visto il profondo attaccamento che Nana provava verso la sua coinquilina, ma non era necessario rimbrottarla aspramente e pesantemente, come aveva fatto, quando la sua unica ‘colpa’ era stata quella di preoccuparsi per loro e di prospettargli una possibile soluzione…

Quando vide Shin alzarsi e, probabilmente, scusarsi con Reira, che lo guardò con i grandi occhioni dall’aria delusa, per poi avviarsi all’esterno, si alzò di scatto lasciando, sul tavolinetto, soldi sufficienti al pagamento del caffé e ad una sostanziosa mancia, e lo seguì.

L’improvvisa ondata d’afa che lo avvolse, quando si ritrovò fuori dal locale, lo stordì per un attimo, facendolo bloccare in preda ad un disperato bisogno di refrigerio e aria fresca.

Fortunatamente il suo fisico reagì prima della sua mente e in breve focalizzò la gente che lo circondava, camminando tranquillamente per la via, e lo scansava quasi fosse un rifiuto…non che poi si sentisse tanto diverso in quel momento…

Si riscosse e si guardò attorno per cercare Shin.

Lo individuò facilmente grazie alla maglietta argentata che portava in coordinato ai suoi strani capelli…non poteva dire che passasse inosservato…meglio così…la sua ricerca era stata più semplice.

Si mosse nella sua direzione e lo raggiunse appoggiandogli una mano sulla spalla.

Sentì il corpo dell’amico sussultare a quel gesto inaspettato e lo vide girarsi con un’espressione tra lo sconsolato e il rassegnato.

“Reira davvero devo andare alle prov…Nobu?…Ciao…”

Il tono pacato di Shin acquistò una vena di sorpresa quando si accorse che la persona che lo aveva fermato non era la compagna lasciata poco prima ma Nobu…un Nobu strano…almeno a giudicare dagli occhi rossi e leggermente gonfi e dall’espressione affranta dipinta sul volto.

“…ono oggi le prove”

Cosa?” domandò Shin aggrottando la fronte.

Troppo preso dal capire cosa ci fosse che non andava nell’amico, non si era accorto che aveva iniziato a parlare.

Nobu ripeté con tono neutro “Non ci sono oggi le prove…puoi tornare da Reira”

Perché non ci sono le prove? E come fai a sapere che stavo con Reira? Oh già per la mia frase di poco fa” asserì Shin continuando a guardarlo con un lieve incresparsi delle labbra.

Nobu esitò un istante, imbarazzato, poi confessò con semplicità “Beh vi avevo visti prima…ma non vi ho voluto interrompere…comunque non ci sono perché…perché”

La voce gli si spezzò bruscamente mentre la sua mente gli proiettava nuovamente, in un flash abbagliante, gli occhi bagnati dal pianto di Hachi e nelle sue orecchie risuonava come un disco incantato il suo angosciato ‘mi dispiace, scusami’.

Shin vide l’amico impallidire violentemente e per un attimo temette che si sentisse male.

Gli afferrò un braccio sottile, allontanandolo dalla folla rumorosa che li attorniava, facendolo appoggiare su un basso muretto poco distante.

Nobu si lasciò trascinare come un oggetto privo di volontà.

“Ti gira la testa? Hai un calo di pressione o di zuccheri?” chiese Shin, incerto se lasciarlo per un momento da solo per andargli a prendere qualcosa in un bar o continuare ad assisterlo nel timore che svenisse.

Nobu sentiva le parole di Shin giungergli come un eco lontano e distorto, che tentava di infiltrarsi prepotentemente tra le fila dei suoi pensieri.

Quando finalmente fecero presa sulla sua coscienza turbata, si dette una scrollata mentale “N…no sto bene…non ti preoccupare” gli rispose quasi balbettando, tentando di rassicurarlo.

Shin lo fissò con un sopracciglio inarcato e un’espressione affatto convinta ma alzò le spalle restando in silenzio, nel rispetto delle parole dell’atro.

“…Se ti sbrighi fai ancora in tempo a raggiungere Reira” sussurrò Nobu con lo sguardo rivolto verso il cielo che iniziava ad assumere la tipica colorazione rossa del crepuscolo.

Shin si accese lentamente un’altra sigaretta fissando distrattamente il fumo dai riflessi azzurrini che espirava piano.

A metà sigaretta si stiracchiò leggermente e la lasciò cadere in terra, passandoci sopra la suola della scarpa per farla spegnere.

“No. Mi ha già pagato per questa sera. Ho voglia di bere qualcosa. Ti va di accompagnarmi?”

Nobu sorrise mestamente e lo seguì senza parlare…forse era quella la cosa più giusta da fare.

Cercare qualcosa in grado di ottenebrargli la mente e di procurargli un oblio momentaneo.

Una tregua di qualche ora per il suo cuore e la sua testa, oppressi incessantemente, dalla telefonata di Takumi...

 

 

Il risveglio fu difficile, fitte acute gli percorrevano le tempie e un generale intorpidimento gli appesantiva il corpo.

Mugugnò qualcosa di incomprensibile passandosi la lingua sulle labbra aride, spalancando gli occhi per poi richiuderli subito a causa della luce improvvisa che gli aveva ferito i sensi, ancora offuscati a causa della sbornia colossale che si era preso la sera precedente.

Da tempo non si ubriacava a quei livelli…e quello era stato il gusto che aveva sentito sulle sue labbra…o almeno una parte perché aveva avvertito dell’altro…uno strano sapore sconosciuto e infinitamente dolce.

Se ne accertò passandosi nuovamente la lingua sulle labbra.

Quel sapore era…decisamente piacevole…

Un nuovo assaggio gli evocò conturbanti visioni sfocate, perse tra le nebbie della sua memoria ottenebrata dall’alcool.

Mani che esploravano, labbra che lambivano, corpi che si muovevano eccitati l’uno sull’altro dando e ricevendo piacere, gemiti soffocati, urla di appagamento…

Un senso di shock gli si riversò addosso facendogli sgranare di nuovo gli occhi.

Le immagini confuse che si stavano facendo largo in lui riguardavano…riguardavano…

Si voltò lentamente pregando fervidamente, come mai aveva fatto nella sua vita, di essere vittima di allucinazioni indotte dal troppo sakè assunto.

In quelle infinitesimali frazioni di secondo che furono necessarie a farlo girare, giurò a se stesso che se così era, se le sue erano semplicemente fantasie falsate, non avrebbe toccato più alcolici per tutto il resto della sua vita…

Il suo sguardo si posò sulla figura raggomitolata sotto il leggero lenzuolo bianco.

I contorni snelli e sinuosi del corpo non lasciavano più dubbi ma i suoi occhi risalirono ugualmente fino al viso addormentato sul cuscino.

I lineamenti distesi e ancora più dolci, quasi angelici, nel sonno erano gli stessi che poteva guardare ogni giorno nella sala prove.

Il respiro sottile e lieve era il medesimo che si affannava durante i loro concerti…e non solo durante i loro concerti…

Quel pensiero sibillino che gli attraversò improvvisamente la mente, riportandogli davanti agli occhi le scene avvenute quella notte, che si facevano più chiare e…particolareggiate ad ogni momento che passava, lo fece sollevare di scatto a sedere, imporporandogli prepotentemente le guance, esangui fino ad un attimo prima.

Le lenzuola nel movimento repentino gli erano arrivate all’altezza dei fianchi rendendolo acutamente consapevole del proprio stato di nudità.

Restò immobile, completamente spiazzato da quello che era successo…a livello conscio tentava di trovare una spiegazione plausibile e soprattutto alternativa a quello che si rifiutava ancora di accettare.

Infatti era assolutamente impossibile.

Non poteva essere accaduto realmente.

Rinnegava nel modo più totale di aver fatto sesso con unO della sua band…con uN appartenente della sua ‘famiglia’, con unO deI suoI migliorI amicI.

Che cazzo!

Non poteva essere andato a letto con Shin.

CON SHIN!!!

CAZZO!!!

Aveva solo quindici anni!!!!!!!!

Ed era un maschio!!!

Non gli erano mai piaciuti gli esponenti del suo sesso!!!!

Era etero!!!

O per lo meno fino a quel momento non gli era mai capitato di provare attrazione verso un ragazzo…e ora addirittura ci era finito a letto insieme…e non con uno qualsiasi…ma con Shinichi!!!

Kami Sama!!!

In che razza di situazione era andato a cacciarsi per colpa di una sbornia?

Fu preso dal panico.

Cosa gli avrebbe detto quando si fosse svegliato?

Come poteva spiegargli?

Non lo sapeva nemmeno lui!!!

Si passò una mano tra i capelli spettinati e, tentando di essere il più silenzioso possibile, raccolse i propri vestiti sparsi per la stanza di Shin…come fossero arrivati a casa sua 2 ancora gli sfuggiva…infilandoseli velocemente.

Afferrò le scarpe, gettate disordinatamente in un angolo, tenendole in mano…

Non rivolse nemmeno un ultimo sguardo alla figuretta addormentata e se ne andò in sordina richiudendo piano la porta dietro di se, evitando di fare rumore per non rischiare di svegliarlo.

Premura assolutamente non necessaria…visto che appena la porta si fu richiusa due occhi attenti e vigili ci si fissarono…  

 

 

Interminabili giorni erano passati da quella…mattinata..

Il tempo non gli era mai sembrato trascorrere così lentamente…

Nobu lanciò l’ennesima occhiata al display del telefonino.

Che assurdità…si derise da solo…

Non aveva fatto altro che aspettare un nuovo messaggio o una chiamata da parte di Nana che, puntualmente, non erano arrivati.

Il pomeriggio della sua agghiacciante scoperta di aver trascorso la notte insieme a Shin, aveva ricevuto una breve telefonata da parte di Hachi.

Se durante il loro ultimo incontro era stata lei quella incapace di trovare le parole questa volta era toccato a lui fare scena muta, troppo sotto sopra per accettare e reagire alla sua rapida comunicazione “Nobu…ho bisogno di riflettere da sola…mi allontano per qualche giorno. Non cercarmi. Ti darò mie notizie e…presto parleremo te lo prometto…d’altronde ne hai tutti i diritti…”  

E lui le aveva stranamente ubbidito.

Probabilmente il Nobu di poco tempo prima non si sarebbe dato pace e l’avrebbe cercata ovunque, non calmandosi fin quando non l’avesse trovata, riabbracciata, e chiarito in modo definitivo la situazione.

Ma il suo mondo era stato capovolto nell’arco di una singola sera.

Non se l’era sentito di affrontarla e guardarla negli occhi…aveva paura che riuscisse a leggere nel suo sguardo la sua colpa, il suo tradimento, il suo comportamento disgustoso nei confronti di un suo amico, di un ragazzino che aveva semplicemente tentato di offrirgli un po’ di consolazione…e beh doveva dire che per brevi istanti ci era riuscito alla perfezione…

Aveva rivissuto milioni di volte tutta quella serata che stranamente si era marcata a fuoco nella sua mente, diversamente da tutte le altre occasioni in cui da ubriaco aveva fatto qualcosa.

Probabilmente il suo inconscio aveva deciso di auto punirsi registrando il suo comportamento efferato, in modo indelebile.

Shin, dopo aver intuito che aveva bisogno di sfogarsi, con la scusa di bere qualcosa lo aveva trascinato in un pub tranquillo dove, complici la musica ovattata, l’atmosfera intima e rilassante che si respirava, e l’ottimo sakè della ‘casa’, gli aveva estorto tutta la storia.

Doveva ammettere che aveva saputo dimostrare una maturità per certi versi molto più sviluppata della sua.

Si era ritrovato ad ammirare quel ragazzino che con voce pacata, dall’inflessione quasi ipnotizzante, gli aveva elargito consigli spassionati e gli aveva offerto numerose occasioni di distrazione.

Non si erano resi conto di star esagerando con il saké fino a quando aveva visto il suo amico chiudere gli occhi, appoggiandosi al tavolo con un sorrisino estasiato sul volto e il chiaro proposito di farsi un sonnellino…

Con la poca lucidità che ancora conservava aveva saldato il conto e aveva circondato con un braccio la vita di Shin facendolo appoggiare a sé per aiutarlo ad arrivare a casa.

Poteva ancora sentire i suoi mugugni e le improvvise risatine dell’amico durante il tragitto notturno.

Fortunatamente l’aria fredda della sera aveva ‘leggermente’ schiarito le menti di entrambi…o almeno così gli era sembrato sul momento.

Arrivati alla porta del minuscolo appartamento di Shin era entrato un attimo per farsi un the forte prima di tornare a casa…ma quel the non era mai stato preparato perché aveva sentito l’amico inciampare su qualcosa ed era andato ad aiutarlo a rialzarsi visto che Shin sembrava non averne affatto l’intenzione.

Si era piegato sulle ginocchia per tacitare le sue eventuali proteste e si era sporto verso di lui circondandogli la vita con le braccia per portarlo sul suo futon, dove avrebbe potuto riposare comodamente e Shin…Shin lo aveva baciato, scambiandolo quasi sicuramente per una delle sue abituali clienti.   

E lui invece di respingerlo bruscamente era restato immobile sentendosi inesorabilmente attratto da quelle labbra morbide e dolci come il miele.

E quando quella lingua dispettosa si era intrufolata tra le sue labbra, leggermente dischiuse dalla sorpresa, aveva perso anche quei pochi freni inibitori che gli erano rimasti e aveva ricambiato con passione il bacio, ritrovandosi ad assaggiare con sadica lentezza quell’antro caldo e piacevole.      

Shin aveva sfoggiata tutta la sua abilità acquisita grazie alle sue innumerevoli avventure, stuzzicandolo ardentemente e portandolo totalmente sull’orlo della pazzia.

Le sue mani affusolate, il suo corpo bollente ed eccitante

Un brivido traditore gli serpeggiò lungo la colonna vertebrale.

Come poteva giustificarsi per quello che aveva fatto?

Shin probabilmente si era comportato in quel modo avendolo preso per Reira o una qualsiasi delle altre donne che frequentava.

Era lampante.

Ma possibile che anche dopo…quando lui lo aveva…non si fosse reso conto che non era con una delle sue donne?

Caspita!!!

C’era una bella differenza tra essere ‘attivo’ e ‘passivo’!!!

Che diamine!!!

Eppure non si era tirato indietro, anzi, con i suoi mugolii di piacere lo aveva incitato ad andare avanti…che ormai fosse talmente irretito dal desiderio non ancora soddisfatto da non badare a quel ‘particolare’?!?

Oppure gli era già successo di lasciarsi…

Già chissà se per Shin era stata la prima volta che…ma che diamine andava pensando?

Era completamente impazzito?

Si alzò dal letto su cui era disteso iniziando a camminare nervosamente per la stanza, cercando con lo sguardo qualsiasi cosa lo potesse distrarre da quei pericolosi pensieri che avevano preso a vorticargli dentro, lasciandolo con un anormale senso di amara frustrazione .

Lo riscosse il suono acuto del campanello.

Chi poteva essere?

Era da quel giorno che non sentiva ne vedeva più nessuno dei suoi amici.

Fu afferrato dal panico.

E se fosse stato Shin venuto a chiarire?

Aprì la porta con il cuore in gola e un’espressione tirata che si rilassò immediatamente quando vide sulla soglia Ren e Yasu.

“Ragazzi! Cosa ci fate qui?” si accorse da solo cha la sua voce lasciava trasparire un sollievo tangibile ma gli altri non vi diedero peso e si guardarono in silenzio.

Il primo a parlare fu Ren “Nobu…vieni…andiamo a casa di Nana…Hachi deve parlarti…”

Li guardò stranito…cosa c’entravano ora loro?

Yasu non gli diede tempo di riflettere perché lo spinse gentilmente fuori dalla porta dopo aver afferrato per lui le chiavi di casa.

Ad attenderli fuori dell’alto e anonimo palazzo, che ospitava l’appartamento di Nobu, c’era la lucida limousine del gruppo dei Trapnest, guidata per una volta da Yasu e non dal manager

Il suo sconcerto aumentò a dismisura ma a nulla valsero i suoi tentativi di scoprire qualcosa sull’insolito atteggiamento dei due visto che Yasu teneva gli occhi incollati alla strada, dicendosi impegnato a evitare il traffico, e Ren si limitava a fumare una sigaretta dietro l’altra, con lo sguardo perso fuori dal finestrino aperto.

Entro breve giunsero alla casa di Hachi e Nana.

Mentre Yasu parcheggiava e Ren lo aspettava, lui si avviò.

Non si fece scrupoli e anziché suonare alla porta, visto che, comunque, erano sicuramente attesi, entrò con la copia delle chiavi che qualche settimana prima Hachi gli aveva regalato insieme ad un simpatico portachiavi a forma di chitarra.

Si sentì invadere da un senso di disagio sempre più forte.

L’atmosfera era tesissima, si avvertiva istantaneamente.

Nana e Hachi erano sedute sul divano e Nana teneva stretta nella sua una mano dell’amica quasi a mostrarle il suo tacito sostegno e la sua presenza.

Avanzò fino a che non si accorsero entrambe del suo arrivo.

Hachi impallidì e Nana sfuggì il suo sguardo abbassando la testa e chiedendo sotto voce all’amica se preferiva che la lasciasse sola con lui.

Hachi mosse la testa negando “Preferirei che ci fossi anche tu…anzi che ci foste tutti” dichiarò con tono tremulo osservando Ren e Yasu entrare.

I due si sedettero silenziosamente, Ren si posizionò sul bracciolo vicino a Nana mentre Yasu prese una sedia e ci si lasciò cadere pesantemente…

Nobu restò in piedi senza interrompere nemmeno per un attimo il contatto visivo con Hachi…sentiva un peso allo stomaco e una brutta sensazione si stava facendo largo nel suo animo.

Hachi chiuse gli occhi per farsi coraggio poi li riaprì e li portò in direzione di quelli castani di Nobu.

“E’ giusto che tu lo sappia…ho deciso di…sposare Takumi”.

Nobu sentì le proprie gambe cedere e sarebbe sicuramente caduto in terra se Yasu non fosse scattato velocemente in piedi sostenendolo giusto in tempo.

Hachi scoppiò a piangere accoccolandosi nell’abbraccio protettivo subito offertogli da Nana che iniziò ad accarezzarle i capelli per farla calmare.

Ren la guardò per un momento, poi sospirò e con voce più dolce del solito sussurrò alla ragazza singhiozzante “Su smettila di fare così! Non fa bene né a te ne…al bambino…non ci pensi?”

Nobu sentiva la testa girargli…era da due giorni che praticamente non toccava cibo…e anche in quelli precedenti non si era sforzato più di tanto, troppo concentrato su tutto ciò che gli stava accadendo in quel periodo per pensare a cose ‘futili’ come nutrirsi.

E ora le emozioni, la tensione, la debolezza si erano condensate in quello stato confusionale che lo stava portando a cedere.

Sentiva un baratro oscuro aperto sotto di lui chiamarlo invitante ma una piccola parte del suo corpo non volle sottomettersi e, grazie a profondi sospiri, si riprese, acquistando leggermente colore.

Si sedette piano sulla sedia che prima aveva occupato Yasu e concentrò nuovamente la sua attenzione su Hachi, che si stava lentamente calmando.

Le uniche parole che le sue labbra furono in grado di formulare tra la miriade di pensieri che gli attraversarono inquieti la mente gli uscirono con un tono di voce freddo e strozzato “Perché?”

Nana vedendo Hachi ricominciare a piangere lo assalì infuriata “Come perché?! Non lo capisci da solo? E’ l’unica soluzione attuabile…”

Per Nobu fu peggio di subire un pugno in viso…

La sua migliore amica, che soltanto pochi giorni prima aveva discusso con lui, esortandolo ad assumersi la paternità del bambino, invitandolo caldamente a non lasciare Hachi a Takumi, ora stava sostenendo la tesi contraria.

“NO! Non lo capisco affatto!!!!!” rispose alzando la voce sentendo un fuoco rabbioso accenderglisi dentro.

“Datti una calmata!” sibilò Ren con tono duro mentre Yasu, che era restato in piedi accanto a lui, gli metteva una mano sulla spalla con una presa forte e decisa.

Nana fece nuovamente le veci di Hachi asserendo “Hai detto tu stesso che dubitavi di esserne il padre, avendo sempre usato precauzioni…inoltre mi dispiace sbattertela in faccia ma la realtà è che Takumi ora come ora ha sicuramente più possibilità di prendersi cura di Hachi e di LORO figlio” concluse marcando volutamente sul termine ‘loro’.

Sapeva di stare esagerando e che non era giusto trattare in quel modo Nobu…che alla fine era una delle persone che stava soffrendo di più in quella storia, di cui, tra l’altro, non era nemmeno colpevole, ma, ora come ora, la cosa fondamentale era dare una svolta definitiva alla vicenda per il bene di Hachi, del bambino che aspettava e anche dello stesso Nobu…

Nobu si alzò di scatto rovesciando la sedia a terra, facendo sussultare Hachi e alzare in piedi Ren…pronto ad intervenire in caso di bisogno.

“Beh!! Che cazzo me lo avete detto a fare eh? Visto che avete già deciso tutto quanto voi senza lasciarmi nemmeno la possibilità di discutere la cosa…CHE CAZZO MI AVETE CHIAMATO A FARE!!!

Si voltò come una furia andandosene e sbattendo violentemente la porta dietro di se mentre calde lacrime avevano preso a rigargli il viso accaldato.

Yasu fece per seguirlo preoccupato che potesse commettere qualche sciocchezza ma Ren lo fermò scuotendo la testa “Lascia che si sfoghi per conto suo…è meglio che resti solo ora!”

Yasu annuì raccogliendo la sedia, mettendosi nuovamente seduto, sentendo il bisogno irrefrenabile di una sigaretta che per ora non poteva fumare…

Nana e Ren si guardarono e la ragazza attinse da lui la forza per sostenere il dolore e l’angoscia di Hachi…

 

 

Nobu, lasciata velocemente l’abitazione delle due ragazze, si buttò tra la folla accecato dalle lacrime.

Venne spintonato e insultato dai passanti contro cui nemmeno si rendeva conto di andare a sbattere.

Era come un automa che agiva sotto l’unico comando di fuggire, di scappare il più possibile lontano da quel luogo.

Girovagò a lungo senza meta con la mente completamente incapace di riuscire a coordinare due pensieri logici e consecutivi mentre le lacrime poco a poco smettevano di fuoriuscire dai suoi occhi e una morsa di ghiaccio, lentamente ma inesorabilmente, si faceva largo in lui andando a stringersi attorno ai suoi sentimenti, congelandoli.

Dopo un tempo che gli parve infinito, sentì lo stimolo di bere perché a causa delle lacrime versate prima, la gola e le labbra gli erano diventate aride.

Si guardò in giro con gli occhi che gli bruciavano, nel tentativo di orientarsi e con suo sommo stupore scoprì di essere davanti al palazzo di Shin.

Senza fermarsi a riflettere dopo nemmeno due minuti stava suonando all’appartamento dell’amico.

Sentì il caratteristico timbro roco del ragazzo pronunciare, da dietro la porta in legno, un ‘arrivo subito’ e dopo nemmeno un istante si ritrovò a fissare i suoi felini occhi grigioverdi.

Un repentino spalancarsi di quelle iridi chiare fu l’unica reazione esteriore che Nobu poté vedere nell’amico…prima che il suo sguardo si attardasse a notare altri particolari come il torace nudo di Shin, i suoi attillati jeans dal primo bottone slacciato, i capelli scarmigliati, l’espressione insonnolita e l’assenza della piccola catena che congiungeva il suo piercing al labbro inferiore con quello del lobo destro, che a quanto sapeva toglieva solamente per dormire…

“Ciao Nobu…”

Che strano…tutte le paranoie di cui era stato vittima nei giorni trascorsi sembravano sparite improvvisamente, cancellate dallo sguardo e dall’aria calma di Shin.

Nobu non si sentiva in grado di pensare, e a dir la verità non VOLEVA pensare così, stupendosi da solo, posò lentamente una mano sul torace di Shin spingendolo delicatamente all’interno dell’appartamento, seguendolo subito dopo e chiudendo la porta.

Sul volto di Shin apparve un piccolo sorriso interrogativo e gli occhi di Nobu vi si soffermarono oscurandosi.

Fece risalire indolentemente la mano, che non aveva ancora tolto dal corpo dell’amico, fino a raggiungere il mento che strinse tra le dita affusolate.

Si chinò verso di lui posandogli un casto bacio su quelle labbra semi-aperte prima di andare a stuzzicare giocosamente con i denti il piercing sul labbro inferiore.

Lo morse gentilmente prima di passarvi pigramente la lingua.

Sentì il corpo si Shin irrigidirsi e si allontanò lievemente guardandolo con occhi socchiusi.

Shin ricambiò lo sguardo fissandolo a lungo poi gli si avvicinò senza fretta e alzatosi leggermente sulla punta dei piedi, per colmare la differenza di altezza, gli si aggrappò al collo con le braccia iniziando a sfiorargli la mascella con tocchi lievi delle labbra morbide.

Nobu respirò a fondo il singolare odore muschiato dell’amico che, solo ora si rendeva conto, non lo aveva mai abbandonato da quella sera…mentre si lasciava travolgere da quelle sensazioni ritrovate.

Sentì Shin indietreggiare, costringendolo a seguirlo fino a raggiungere il futon dove si distese languidamente, guardandolo con occhi maliziosi.

Nobu si lasciò sfuggire un sorriso e si tolse la camicia, lasciandosi cadere accanto a quel folletto ammaliante.

Gli passò ripetutamente una mano tra i serici capelli spettinati, privi di gel, prima di allungarsi verso quelle labbra deliziose che voleva nuovamente conquistare.

Si attardò a lungo sulle sue labbra, mai pago di quel sapore paradisiaco e di quella lingua dispettosa che si divertiva a catturare la sua per poi abbandonarla e farsi rincorrere.

A poco a poco iniziò a far scorrere le sue mani sul corpo abbandonato sotto il suo, toccando e riscoprendo quella pelle soffice, calda e levigata che la volta scorsa lo aveva condotto sull’orlo della follia.

Quando le sue dita raggiunsero il bordo dei jeans si staccò dalle labbra di Shin per passare a torturargli e mordicchiargli la pelle tenera e sensibile del collo…

Si…aveva ricordato bene…quello era un punto molto piacevole per lui…

Nobu sorrise a contatto con il collo del ragazzo, saziandosi del respiro accelerato e dei gemiti che fuoriuscivano dalle labbra del suo…amante…

E dopo fu un semplice susseguirsi di carezze sensuali, di baci ardenti e sempre più audaci, di gemiti rochi, di urla soffocate con le labbra dell’altro e di movimenti sempre più frenetici e appassionati che li portarono al culmine di un piacere abbagliante, intenso e totalizzante.

Era stata un’esperienza completamente più coinvolgente rispetto a quella precedente, in cui i sensi erano stati meno recettivi a causa degli alcolici…era come se questa volta si fossero attardati nel dar piacere all’altro concentrandovi tutte le proprie energie…

 

 

Nobu, disteso scompostamente nella parte sinistra del futon e, a malapena coperto da un lenzuolo azzurro, rivolse i suoi occhi al soffitto immacolato.

Sentì Shin muoversi piano, con movimenti lenti e controllati, e raggiungere il bagno dove avvertì l’acqua scorrere a lungo; lo vide tornare nella stanza con un asciugamano intorno al collo e i capelli umidi tirati malamente indietro.

Lo osservò rimettersi i jeans, senza curarsi di infilarsi di nuovo anche la biancheria, e accendersi una sigaretta, aprendo subito dopo la finestra per mettersi a scrutare le luci della città che illuminavano l’oscurità della notte…

Improvvisamente la consapevolezza di ciò che era successo lo colpì in pieno.

Il profilo morbido di Shin stagliato contro la finestra, il suo corpo esile e pallido, lo riempirono di un’angoscia senza limite.

Questa volta non aveva la minima scusante da addurre.

Era più che sobrio quando…era arrivato a casa di Shinichi; forse la sua mente e il suo animo erano stati pieni di confusione, amarezza e dolore ma solo fino a quando Shin non aveva aperto la porta.

Perché quando questo era successo era svanito tutto.

Una cortina era calata sulle sue facoltà mentali non lasciandolo conscio di nulla se non dei propri sensi e…dei propri istinti.

E ora tutto quello che aveva provato prima di vedere il suo amico, il suo amante…non sapeva nemmeno più con che appellativo definirlo…gli si stava riversando dentro moltiplicato all’infinito.

Si mise a sedere sul futon prendendosi la testa tra le mani, quasi quel gesto potesse aiutarlo ad annullare tutti i pensieri, le immagini, le sensazioni e i sentimenti che lo stavano assalendo senza tregua.

Shin si voltò a guardarlo con i suoi grandi occhi grigioverdi lasciando che una parte di fumo uscisse lenta dalle sue labbra.

Si avvicinò piano al giaciglio, senza interrompere nemmeno per un attimo il contatto visivo con gli occhi tormentati del biondino, e gli offrì la sigaretta.

Nobu si sentì arrossire per le tacite, intime, implicazioni di quel gesto ma si diede immediatamente dell’idiota considerando quello che c’era appena stato tra loro.

Shin nel notare l’immobilità di Nobu si strinse nelle spalle, iniziando a riportare la sigaretta verso le sue labbra ma la mano del biondino scattò a bloccargli il polso, conducendo, con presa ferma ma gentile, le dita affusolate verso la sua bocca dischiusa per consentirgli di effettuare quella tirata accolta prima con troppa esitazione.

Mentre Nobu assaporava l’aspro e intenso sapore della sigaretta avvertendovi in minima traccia anche il gusto che ormai aveva imparato ad associare a Shin, quest’ultimo aveva riportato il suo sguardo verso la finestra.

Nobu si stava quasi assuefacendo al silenzio tra loro quando una domanda posta tranquillamente da Shin rischiò di farlo strozzare con il fumo, che gli andò di traverso.

“Cos’è successo con Hachi?”

Nobu iniziò a tossire in cerca d’aria e Shin, con un sorrisino divertito, gli diede colpi leggeri sulla schiena per farlo riprendere.

Le mani di Shin sulla sua pelle e i suoi occhi, brillanti di riso represso, causarono a Nobu un inatteso brivido lungo la colonna vertebrale.

Quando riuscì a riprendersi, Shin si stiracchiò con movenze feline e si distese sul letto, dopo aver buttato a terra l’asciugamano, incrociando le braccia dietro la testa in attesa di una risposta.

Nobu lo guardò non riuscendo a capacitarsi di come potesse Shin essere così rilassato e apparentemente privo di qualsiasi imbarazzo in una situazione come la loro…lui al contrario si sentiva preda di un’agitazione che cresceva di attimo in attimo.

D’altronde Shin doveva esserci abituato con illavoro’ che faceva per mantenersi…però…

Shin lo scrutò di sottecchi rendendosi conto che se non lo avesse sollecitato maggiormente non avrebbe di certo parlato “Eri stravolto…qualcosa deve essere successo…”

Nobu sgranò gli occhi…possibile che fosse così intuitivo?

Oppure lo conosceva a tal punto?

Certo era possibile che il suo stato emotivo fosse chiaramente leggibile sul suo volto quando era arrivato ma non ne era completamente convinto…

Senza quasi rendersene conto cominciò a sfogarsi lasciando che le parole e le emozioni fluissero liberamente da lui.

Shin lo ascoltò attento senza interromperlo nemmeno una volta, comprendendo più cose da alcune inflessioni usate dall’amico piuttosto che dalle parole che fuoriuscivano senza sosta dalle sue labbra.

Nobu terminò con voce leggermente rauca…non si aspettava di lasciarsi andare in quel modo, aveva parlato a lungo senza reprimere nessun pensiero o nessun sentimento che lo attraversava e ora doveva ammettere di sentirsi notevolmente sollevato.

Era riuscito a confessare a voce alta ciò che aveva tentato persino di reprimere con se stesso.

La sua ansia di non farcela, di non essere all’altezza della situazione che si era creata, il suo amore per Hachi, i suoi sentimenti contrastanti per quel bambino che non sentiva suo, il senso di responsabilità che si sentiva pesare addosso, del tutto contrastante con la sua voglia di spensieratezza e di libertà, il suo disprezzo verso quel verme di Takumi, la sua amarezza per la reazione di Nana (Osaki), il suo accettare la propria inadeguatezza palesata persino dai suoi amici, dalla sua famiglia, dai suoi genitori…non aveva lasciato escluso proprio niente…

Aveva fatto emergere completamente tutto il groviglio di confusione e angoscia che aveva preso possesso della sua anima dalla scoperta della gravidanza di Hachi…e forse anche da prima.

Shin non lo blandì con ipocrite parole di incoraggiamento, non gli espresse una vuota pietà né gli diede una falsa comprensione ma si limitò a stargli accanto silenziosamente, facendolo sentire pienamente accettato per quello che era…

Le uniche parole che gli uscirono dalle labbra rispecchiarono quelle che vorticavano dall’inizio nella sua mente “Cosa hai intenzione di fare ora?”

Nobu si strofinò gli occhi stanchi, prima di sussurrare un incerto “Non lo so” che Shin accettò con un lieve assenso del capo.

Doveva ammettere che ora dopo quella confessione istintiva e aperta non sapeva come comportarsi…e ciò andava a sommarsi al fatto di non sapere come classificare il ‘rapporto’ che si era instaurato con Shin…come dovevano considerarsi?

Lanciò brevi occhiate di sottecchi alla figura stesa accanto a lui ma Shin ora sembrava perso in un mondo tutto suo.

Sobbalzò quasi quando vide i suoi occhi ricambiare il suo sguardo, prima che gli chiedesse in tono indifferente “Hai fame?”

Nobu balbettò un qualcosa che poteva essere interpretata come una replica negativa.

Shin annuì nuovamente alzandosi e infilandosi una maglietta “Io ho fame…e visto che non ho niente in casa vado a comprarmi qualcosa…tu che fai?”

“I..io? Ehm credo che andrò a casa…domani…devo lavorare…”

Ok…” detto questo si limitò a fissarlo sulla porta con un sopracciglio inarcato.

Cosa stava aspettando Shin?

Che il suo amico si aspettasse di essere pagato da lui per…no non poteva essere così, non ci credeva minimamente!!!

Shin non sarebbe caduto così in basso umiliandosi fino a quei livelli e infatti il bassista dei Blast non ci aveva stranamente nemmeno pensato per un attimo.

“Beh? Se ti prepari ed esci posso chiudere a chiave…come sai non è un quartiere molto tranquillo…non che io abbia niente di valore…ma non mi va ugualmente di farmi svaligiare l’appartamento…”

Nobu si sentì nuovamente un completo idiota…possibile che non ci avesse pensato?

In un modo o nell’altro quando stava con Shin finiva sempre per sentirsi spiazzato…

Si rivestì in un baleno senza nemmeno farsi una doccia, nonostante l’espressione altamente perplessa di Shin, e uscirono dall’appartamentino.

Per il breve tragitto che fecero insieme restarono in silenzio.

Giunti al crocevia si salutarono con un cenno…Nobu dentro di se era pervaso da un grande disagio per non aver accennato a quello che era accaduto tra di loro per la seconda volta…ma non ce l’aveva fatta ad affrontare per primo il discorso quando l’altro sembrava aver riposto l’episodio in un angolo remoto della sua memoria…o forse era semplicemente più abituato a mascherare l’imbarazzo e le emozioni…non riusciva a capirlo del tutto…

Si sentì ancora un vigliacco…

Era la terza volta in pochi giorni che scappava…anzi la quarta se considerava quella del pomeriggio visto che poteva anche essere valutata tale…

Arrivò a casa e, dopo una lunga doccia tiepida, si buttò sul futon completamente esausto fisicamente…e mentalmente…

 

 

Dopo quella strana giornata la routine quotidiana aveva preso il sopravvento.

I Blast iniziarono ad incontrarsi nuovamente per le prove e a tenere piccoli concerti che riscuotevano sempre più successo.

Superficialmente le cose sembravano non essere mutate affatto.

Ma uno sguardo attento avrebbe notato i diversi cambiamenti che erano intervenuti tra di loro.

I contrasti erano stati appianati…ma i rapporti tra la band non erano più spontanei e vivaci come quelli di un tempo.

A volte sembrava quasi che una strana tensione aleggiasse tra loro.

Hachi non era più presente come una volta, troppo indaffarata nei preparativi per le nozze, inoltre la sua gravidanza la stancava più di quello che si potesse immaginare a causa del fisico minuto…non che poi ci tenesse eccessivamente a stare in sua compagnia visto che la sua semplice vista gli procurava ancora un dolore quasi insopportabile

Nana si era leggermente ‘allontanata’ dai ‘più piccoli’ del gruppo visto che ogni momento libero lo trascorreva o con Ren o con la sua coinquilina.

L’unico che restava sempre uguale era Yasu…perché anche lui e Shin erano cambiati…la strana relazione che avevano ‘intrapreso’ quel giorno era continuata così…con incontri, la maggior parte delle volte fugaci e non programmati, e nessun chiarimento.

Sembravano diventati sincronizzati nel trovare un qualcosa che potesse distrarli dal parlare di loro…ma in fin dei conti cosa c’era da dire…era soltanto sesso…o almeno per l’amico era sicuramente così mentre per lui…cosa rappresentavano quei momenti con Shin?

Erano semplici attimi di piacevole oblio?

A volte ci pensava ma poi smetteva quasi immediatamente.

Aveva troppi problemi per fermarsi ad analizzare in modo profondo qualcosa che avrebbe potuto terminare in ogni istante…e che in fin dei conti non contava più di tanto…

Doveva ammettere che il lato fisico era…molto appagante, più di quanto avesse mai immaginato di sperimentare…soprattutto se si considerava che il suo partner era un altro ragazzo, e un suo amico per di più…e per quanto riguardava il lato affettivo…beh era innamorato perso di Hachi…lo sapevano perfino i muri e per Shin…provava solo un cameratesco affetto…gli era grato perché gli stava vicino, questo si, ma le cose non andavano oltre…

A volte sentiva una fitta di rimorso assalirlo, facendolo sprofondare nella vergogna, perché sentiva di star solo usando il suo più caro amico…ma d’altronde se a Shin non fosse stato bene non si sarebbe fatto scrupoli a renderglielo noto…o no?

Queste riflessioni lo facevano star sempre male e per questo evitava accuratamente di soffermarcisi…stava continuando a scappare?

 

 

Inevitabilmente poi era giunto anche il giorno del matrimonio di Takumi e Hachi.

Il cielo era radioso e sembrava voler festeggiare quella deliziosa sposa abbigliata con il tradizionale kimono candido, scegliendo per lei una distesa azzurro terso, priva di nubi.

Alla sua apparizione Nobu era impallidito, colpito in modo doloroso dalla sua espressione raggiante e gioiosa, che sembrava rivaleggiare con il sole per la sua luminosità…o almeno questo fu quello che pensò quando la vide scendere dall’auto di Kyosuke e Junko.

Lei non lo aveva notato tra la miriade di persone che si erano radunate per guardare e ammirare la compagna del famoso Takumi, decantato e ormai affermato, bassista dei Trapnest…

Quando si era trattato di entrare nella sala in cui si sarebbe svolta la celebrazione, aveva esitato sulla porta ma Shinichi lo aveva guardato con un’occhiata perplessa e lo aveva chiamato, facendogli segno di raggiungerlo.

Shin infatti aveva disertato il banco scelto da Reira e gli aveva tenuto un posto vicino al suo.

E doveva ammettere che senza avere a fianco quel ragazzino cinico e smaliziato, che non aveva fatto altro che pronunciare pungenti osservazioni sottovoce per tutto il tempo e che gli aveva stretto impercettibilmente la mano nell’istante ‘clou’ del bacio, 3probabilmente non avrebbe retto alla tensione e avrebbe finito per compiere qualcosa di stupido…e non era proprio il caso di interrompere quella cerimonia, se non altro per non attirarsi ulteriori sguardi di pietà che già gli erano rivolti abbondantemente, con suo sommo disgusto.

Quando gli era giunto l’invito aveva meditato a lungo se fosse meglio andarci o meno, poi aveva optato per una risposta affermativa, in modo da non fuggire per l’ennesima volta e tentare di mettere a tacere i suoi sentimenti una volta per sempre.

Certo era stato sorpreso che ‘lei’ gli avesse chiesto di andarci ma poi aveva saputo…

Al contrario di quello che aveva pensato vedendosi recapitare la partecipazione alle nozze, non era stata un’idea di Hachi ma una proposta di Takumi, che lo aveva invitato per affermare e ribadire definitivamente il suo senso di possesso ‘sulla sposa’

Lo aveva detestato profondamente per questo ma lo aveva anche capito.

Perché se inizialmente quell’unione era stata prospettata da Takumi solo come un modo per evitare uno scandalo deleterio per la sua carriera, piano piano si era trasformato in altro; era stato lo stesso Takumi a cambiare in modo quasi radicale, affezionandosi sempre di più alla sua futura compagna e a quel bimbo che portava in grembo, iniziando a sommergerla di premure e attenzioni…

Certo non lo aveva potuto notare moltissimo in prima persona, se non nelle rare occasioni in cui gli era capitato di incrociarli insieme, ma lo aveva letto nel comportamento dei suoi amici e lo aveva visto nell’ammorbidimento di Nana nei suoi confronti…

Anche se a malincuore, per non essersi rivelato la scelta di Hachi, era contento per lei, le si prospettava un futuro sereno e lui glielo augurava con tutto il cuore e con tutto l’amore che nutriva per lei.

E lui…beh lui aveva pur sempre la musica…e gli amici…

Alla fine anche quella interminabile ed estenuante giornata terminò.

Hachi sarebbe partita perla luna di miele’ ad Osaka, coincidente con la prima tappa del tour dei Trapnest mentre lui…lui avrebbe portato a casa quel baka del suo amico che aveva ecceduto nei festeggiamenti finendo per ubriacarsi.

Nobu sospirò andando a recuperare Shin che stava iniziando a dare spettacolo…

 

 

Nuovamente la quotidianità li aveva sommersi con le sue impercettibili trame fin quando un giorno qualcosa arrivò a spezzarla in modo strano e inaspettato…almeno per lui…

Terminato il suo turno nella ditta di traslochi dove lavorava, si era diretto, in anticipo, alla sala prove per poter perfezionare il nuovo pezzo che avevano deciso di proporre al loro prossimo concerto, quando aveva ricevuto una telefonata da parte di Yasu.

Il batterista gli aveva comunicato che la sera precedente i Trapnest erano rientrati in città dal loro tour durato diversi mesi e per festeggiare il ritorno, ed inaugurare la sua nuova casa, Hachi aveva organizzato una piccola festicciola a cui erano stati invitati tutti e a causa della quale quel giorno sarebbero saltate le prove, rimandate al giorno successivo.

Yasu lo aveva avvisato inoltre che il cellulare di Shin risultava irraggiungibile e lo aveva pregato di passare a riferirgli della festa visto che lui era ancora rinchiuso in ufficio.

Nobu gli assicurò che lo avrebbe fatto senza problemi ma che non sapeva se sarebbe intervenuto alla festa, in caso negativo gli chiese di salutare Hachi e gli altri da parte sua.

Conclusa la telefonata Nobu chiuse per qualche istante gli occhi tentando di non lasciar scivolare il pensiero sulla ragazza poi si riscosse, accelerando il passo verso la casa di Shin, sistemandosi meglio la chitarra, trattenuta dal fodero, sulla spalla.

Conoscendo la forte avversione che Shin nutriva nei confronti di Takumi magari nemmeno lui sarebbe andato da Hachi e avrebbero potuto passare la serata insieme, collaudando maggiormente le loro parti musicali del nuovo singolo.

Arrivato davanti alla porta dell’appartamentino dell’amico, suonò il campanello.

Dopo qualche minuto Shin apparve sulla soglia con un paio di jeans sbiaditi e con i capelli lievemente scarmigliati.

Quando vide chi era il visitatore il suo viso assunse un’aria sorpresa prima di salutarlo con un semplice “Ciao!”

Nobu sorrise, quella scena gli ricordava l’analoga situazione di quando lui si era ritrovato inconsapevolmente nelle vicinanze dell’appartamento di Shin, distrutto dalla notizia del matrimonio di Hachi.

Al pensiero della ragazza Nobu rammentò la ragione della sua visita ed esclamò con un tono scherzoso: “Ciao! Come mai hai il telefono spento? Yasu è un’ora che tenta di rintracciarti…confessa volevi bigiare le prove, ma non ce n’è bisogno oggi sono annullate! C’è una festa da Hachi…sai ieri sera i Trapnest sono tornati all’ovile”

“…Si lo sapevo che erano rientrati… ” mormorò Shin.

“Ah davvero?” domandò stupito poi accantonò la questione dandovi poco peso e, avanzando leggermente per entrare in casa, continuò “Senti ci vai alla festa? Altrimenti potremmo stare qui da te e provare un po’ la canzone ti va?”

“No non ci vado però…” le parole di Shin vennero interrotte da una musicale voce femminile che chiamava il nome del bassista.

Nobu spalancò gli occhi irrigidendosi impercettibilmente mentre dalla camera di Shin spuntava Reira, con indosso un cortissimo vestitino verde chiaro, sorretto da due sottili spalline e di un tessuto quasi impalpabile che davvero lasciava poco spazio all’immaginazione, visto che l’avvolgeva come una seconda pelle…

“Nobu! Ciao, piacere di rivederti!” asserì Reira con un piccolo sorriso, notandolo.

La ragazza raggiunse Shin, mettendoglisi vicino e passandosi con fare disinvolto una mano tra i lunghi capelli sciolti.

Nobu restò impalato per qualche secondo davanti a quella vista poi, con un tono freddo, per lui inusuale, pronunciò un secco “Scusatemi non avevo idea che vi avrei interrotti venendo qui…buona serata!!” per poi voltarsi e allontanarsi.

Shin fece per rispondere qualcosa ma desistette abbassando lo sguardo mentre Reira gli posava dolcemente una mano sulla spalla, sorridendogli.

 

 

Fuori dall’appartamento di Shin, Nobu si perse tra la folla lasciandosi trascinare dalla gente che si riversava nelle strade a conclusione della giornata lavorativa.

L’aver incontrato la cantante di Trapnest a casa dell’amico l’aveva sconvolto.

Non sapeva nemmeno il vero motivo del perché si sentisse così…

La sua mente non si era mai soffermata sul fatto che probabilmente Shin continuasse a vedere le sue donne’ perché per lui era stato sempre presente.

Ogni volta che si era recato da lui lo aveva trovato solo, disponibile a stare con lui, anzi a volte era stato proprio l’altro, dopo l’uscita dalla sala prove, a chiedergli se aveva da fare o se gli andava di trascorrere la serata insieme.

Era come se avesse escluso a priori che Shin potesse avere altre persone con cui stare…

A poco a poco con il trascorrere dei giorni aveva iniziato a dare quasi per scontato la sua continua presenza…e ora aveva realizzato che non era così.

Beh d’altronde era naturale che Shin frequentasse anche altri individui e passasse il tempo con chiunque volesse tanto più che quella era la sua principale fonte di mantenimento…

Si sarebbero visti un’altra volta…non aveva di certo l’esclusiva sulla vita del suo amico…

Shin lo aveva aiutato tantissimo ed era giusto che ora si svagasse con chi voleva…e poi Reira era una ragazza davvero bellissima e dolce

Era consapevole di questo ma allora perché ora stava così male e si sentiva tradito?

Possibile che fosse così egoista da volere che Shin fosse così solo con lui?

E perché?

Non aveva mai preteso una cosa del genere da nessun altro e poi come poteva provare cose del genere quando il suo essere agognava ancora Hachi?

Ma poi realmente era così?

La notizia del suo ritorno non lo aveva angosciato quasi per niente non quanto la vista di Reira…cosa poteva significare?

Perché si sentiva preda di una confusione che afferrava la sua mente e il suo cuore stravolgendo le sue certezze e mandava all’aria nell’arco di una serata le sue convinzioni?

Che il suo essere fosse così volubile e privo di appigli quando si trovava ad essere destabilizzato a causa di un evento non contemplato prima?

Perché ora nella sua testa c’era spazio solo per immagini di Shinichi?

E soprattutto perché avvertiva quelle fitte di dolore al pensiero di Shin e Reira insieme?

Gelosia?

Ma per cosa e per chi se Shin era solo un suo amico?

 

 

Il giorno seguente Nobu si recò alle prove pallido in volto e con il viso pesantemente segnato da ombre scure sotto gli occhi castani.

Aveva passato la notte insonne, vittima di pensieri inconcludenti.

Le poche volte che esausto aveva ceduto, assopendosi, era stato preda di incubi popolati da figure senza nome e senza volto che lo abbandonavano nel buio, provocandogli risvegli bruschi e agitati, con il battito cardiaco accelerato e la fronte imperlata di sudore.

Non aveva nessunissima voglia di uscire e tanto meno di andare al locale delle prove ma era conscio di non poter fuggire per sempre…e poi non voleva nemmeno sprecare l’opportunità che quel concerto avrebbe concesso loro, visto che un famoso produttore aveva iniziato a tenerli d’occhio, profondamente interessato alla loro musica.

Ciò nonostante arrivò in ritardo a prove ormai iniziate.

Si scusò con gli altri evitando di guardare dalla parte di Shin e prese il suo posto cominciando a suonare

La sua mente però continuava ad essere distratta dalla figura di Shin, poco distante da lui e quindi non riusciva a combinare nulla, perdendo spesso il ritmo e commettendo errori da principiante…che gli furono sbattuti in faccia non troppo gentilmente da un’esasperata Nana “Nobu!!! Insomma si può sapere a che caspita stai pensando eh? Stai facendo pietà!!! Se non riesci a mettere insieme due accordi decenti è meglio che non suoni per niente!!!”

Yasu scosse la testa intervenendo per far terminare la sfuriata della cantante “E dai Nana…non esagerare! Succedono a tutti giornate no!!!”

“Non è una giustificazione Yasu! Non con un concerto tra pochi giorni e non per degli aspiranti professionisti! Se non riesce a concentrarsi meglio che se ne torni a casa per oggi!!!” sbottò la cantante innervosita già da prima.

Nobu non replicò niente ma afferrò la sua chitarra, la ripose nel fodero e se ne andò senza nemmeno salutare.

Yasu provò a fermarlo con un “Su Nobu non fare così…” ma non ci fu nulla da fare.

Nana si morse le labbra sentendosi sopraffare dal rimorso…probabilmente il suo amico doveva essere ancora giù per Hachi e lei non lo stava di certo aiutando prendendosela in quel modo con lui solo per spronarlo a dare il meglio di se…

Shin che aveva osservato la scena in silenzio lanciò un’occhiata ai due componenti della band rimasti e, scuotendo la testa, posò il suo basso per poi correre fuori dalla sala, sordo ai richiami di Nana.

“Ma che hanno oggi tutti!!!!” si sfogò la ragazza accendendosi una sigaretta mentre Yasu sorrideva tra se, rasserenato dal fatto che Shin fosse andato dietro a Nobu…

 

 

Nobu nel frattempo aveva raggiunto un lungo viale alberato.

Si fermò ad ammirare alcuni petali rosati di quei grandi ciliegi fioriti danzare nell’aria trasportati da un filo di vento.

Quando uno di essi fermò la sua discesa deponendosi delicatamente su una sua spalla lo afferrò tra le dita guardandolo con un piccolo sorriso, che si spense presto quando, inconsciamente, paragonò la morbidezza del fiore con quello della pelle vellutata di Shin…

Non riusciva a toglierselo dalla testa.

Chiuse la mano a pugno stringendo violentemente quel petalo per poi lasciarlo cadere, ormai rovinato, a terra…

Si incamminò lentamente, desideroso di allontanarsi da quel luogo che gli aveva fornito un futile pretesto per pensare di nuovo a Shin, quando un tocco lieve sulla sua schiena lo fece fermare di nuovo.

Si girò consapevole che avrebbe trovato dietro di se colui che occupava la sua mente…non poteva di certo sbagliarsi visto che conosceva alla perfezione il brivido che le sue mani, a contatto con il suo corpo, provocavano in lui.

Lo fissò negli occhi per poi distogliere lo sguardo, non riuscendo a sopportare l’intensità di quelle iridi chiare.

“…Che cos’hai?”

Il silenzio venne rotto dalla domanda di Shin posta con voce atona.

“Niente che ti riguardi…meglio se torni dagli altri o finirete tardi e non vorrei mai che Reira o un’altra delle tue donne dovessero aspettarti per causa mia…”.

Nobu si prese a calci mentalmente…da dove gli erano uscite quelle parole traboccanti di gelosia?

Non che non rispecchiassero quello che provava in quel momento però…

Shin sgranò gli occhi, poi si riprese rispondendo ironicamente: “Oh tanto sono loro che pagano possono anche aspettarmi…”

Nobu serrò la mascella a quella replica, guardandolo furioso, sibilandogli con cattiveria “Mi fai veramente schifo!”

Shin impallidì leggermente per poi affermare “Ma davvero? Eppure per venire a letto con me non ti fai problemi…”

E così era giunto il momento di affrontare quel discorso evitato accuratamente per mesi…

Nobu lo osservò quasi con odio per alcuni istanti prima di girarsi e abbassare la testa, esclamando a bassa voce “Già…in fin dei conti è solo sesso tra noi…no?”

Shin venne colpito quasi fisicamente dal tono usato dall’amico, così differente da quello pieno di rancore di poco prima.

Esitò a lungo non sapendo come comportarsi…cosa doveva fare ora?

Rischiare?

E se poi avesse rovinato tutto?

Alla fine si decise e con il suggerimento di Reira ben vivo nella mente, si azzardò ad avvicinarsi all’altro, abbracciandolo leggermente da dietro.

Dopo un respiro profondo mormorò “No…per me non è così…pensavo l’avessi capito…”

Nobu si irrigidì quando le braccia sottili di Shin lo circondarono e la sua mente divenne completamente vuota nel sentire quelle parole appena sussurrate…

Possibile che fosse quella la realtà?

Perché non ci aveva mai pensato?

Eppure di indizi ne aveva avuti in quantità…sorrisi, occhiate fugaci e una miriade di piccole cose che sul momento , forse troppo occupato a compiangersi non aveva notato…ma che ora…

Restò immobile e in silenzio per qualche minuto lasciando che la sua mente e il suo cuore assorbissero completamente quella verità che non aveva mai neppure lontanamente immaginato, perché solo ora aveva compreso che per Shin la loro storia era importante, molto di più di quanto si sarebbe mai aspettato…e lui?

Lui cosa provava in realtà per l’amico?

La risposta lo folgorò nell’esatto momento in cui Shin lo liberò dal suo abbraccio indietreggiando a causa del suo mutismo.

Si girò e incontrando gli occhi titubanti e interrogativi dell’amico…amico…’ che parola ridicola per definirlo…gli sorrise abbracciandolo stretto.

Quelle erano le braccia quello era il sorriso che voleva per se …per sempre

Era questa la realtà che non aveva ‘visto’ fino ad ora…voleva avere Shin al suo fianco e in modo ancora maggiore di quell’ultimo periodo…

Voleva poter trascorrere ogni istante con lui assorbendo e godendosi sempre di più la pace, la serenità e la felicità che l’altro era in grado di donargli.

Voleva momenti di sfrenata passione, attimi di dolcezza e coccole, momenti passati a parlare, scherzare, ridere e spettegolare.

Voleva la sua ironia pungente, il suo umorismo, la sua allegria, i suoi silenzi, le sue contraddizioni.

Voleva tutto di lui…e poi voleva essere in grado di farlo star bene, perché una delle cose che più desiderava in assoluto era che quel ragazzino, che gli era stato vicino in uno dei momenti peggiori della sua esistenza e che era riuscito a regalargli un motivo per tornare ad essere nuovamente ‘vivo’, potesse sorridere sempre come stava facendo ora, con lo sguardo illuminato dalla gioia.

“Neanche per me era solo sesso…” sussurrò prima di catturare le sue labbra in un bacio profondo.

 

 

Fine flashback

 

 

Il suono del campanellino applicato alla porta del locale lo distrasse dai suoi ricordi facendolo ripiombare nel presente.

Osservò con un sopracciglio inarcato e un sorriso che premeva per spuntare e aprirsi sulle sue labbra, l’avanzare veloce di Shin verso di lui.

Il ragazzo dai capelli argentei gli si sedette di fronte tentando di riprendere un ritmo di respirazione normale.

“Sei in ritardo” commentò Nobu guardandolo di traverso e giocherellando con il cucchiaino del caffè.

Scusa…ma sono stato fino ad ora al negozio. Un cliente non la smetteva più di assillarmi!!! Caspita era entrato per avere maggiori informazioni su un basso…e mi ha riconosciuto… Era un nostro fan e non ti dico lo stress che ha potuto darmi quando ha iniziato a blaterare di essere il mio ammiratore numero uno, di quanto fossi fantastico io e di quanto fossimo in gamba come band e di come non si sarebbe mai aspettato che un componente di una delle band ‘sulla cresta dell’onda’, per citare le sue parole, ‘lavorasse in un modesto negozietto musicale’”.

Shin roteò gli occhi con fare fintamente melodrammatico mentre Nobu scuoteva divertito la testa.

“Mmm però non era niente male davvero…moro, alto, bel fisico, occhi penetranti, voce sensuale…si,si niente male davvero” aggiunse quasi come per un ripensamento Shin facendo irrigidire Nobu che gli lanciò un’occhiata raggelante stringendo le labbra.

Shin attento alla sua più piccola espressione scoppiò a ridere di gusto.

“Itoshi non cambi mai…eheheheh la tua gelosia mi lusinga lo ammetto! Comunque stavo scherzando…io gli altri nemmeno li guardo” esclamò dolcemente Shin posando con aria non curante un piccolo pacchetto sul tavolo del bar.

Nobu lo osservò perplesso prima di afferrarlo e scartarlo, seguito sempre dagli occhi vigili di Shin.

Rialzando lo sguardo sul suo ragazzo Nobu sorrise quasi commosso.

Non finiva mai di stupirsi delle continue attenzioni che l’altro aveva per lui.

Si erano ripromessi di non scambiarsi nessun regalo in occasione del loro anniversario, preferendo mettere da parte i soldi per la vacanza in America che stavano sognando da una vita, ma l’altro gli aveva fatto lo stesso quel bellissimo pensiero…non che lui non gli avesse preparato una sorpresa ma era felice di constatare quanto l’amore di Shin per lui trasparisse da ogni suo più piccolo gesto.

Era ora di vedere l’espressione che avrebbe fatto il suo piccolo koibito di fronte a quello che li attendeva quella sera…

“Shin…andiamo a casa, ti va?”

Shin annuì alzandosi e insieme si diressero verso l’abitazione che condividevano da tre anni…volati senza che nemmeno se ne rendessero conto.

Passati affrontando la quotidianità con la consapevolezza di essere in due e di avere una persona speciale al proprio fianco con la quale condividere tutto…

 

 

 

OWARI

 

 

 

 

 

 ^^;;;; ok il supplizio è finito…( -_- e anche in modo osceno…) però prima di concludere definitivamente…. é_è muovetevi!!!

Sen&Kosh: Buon compleanno Aki!!!!!!

Nobu: Augurissimi di cuore mamyyyyyyyyy ^**^

Shin: ^__^   mille di questi giorni!!!  

Hwo: Auguri amore ^***^ !!!!

Jin:guri

-_________-’’ sempre loquace eh Jin? Comunque ancora tanti auguroni Aki!!! Che questa giornata sia davvero splendida per te e che possano ugualmente esserlo tutte quelle a venire ^*****^

 

 

 

 

 

p.s. ç.ç ho trattato tanto male il povero Nobu gli ho fatto fare 8000 pensieri negativi su se stesso >.< quando invece è tanto puccioso *_* e non se ne meritava nemmeno uno -.- inoltre temo che sia lui che Shin siano abbastanza ooc… -.- se dovessi in futuro scrivere un’altra fic con questi puccini come protagonisti tenterò di rimediare…

 

 

 

 

NOTE:

 

 

1  ^^’ ehm ç_ç non ci posso far niente: prima di tutto sono negata a trovare titoli e chi mi conosce lo sa ^^’’, secondo se ho scelto questo è perché è il titolo dell’omonima canzone scritta da Hyde (*__* cantante e leader degli Arc en ciel à Hydeeeeee *_____* ti adorooo à scusate piccolo delirio da fan) che mi ha fatto da colonna sonora (insieme a tante altre sempre di Hyde *_-) mentre scrivevo quindi…ho voluto ‘omaggiarlo’…fine spiegazione del perché questa fic si chiama così ^^’’’ va beh ma magari il cafè della fic si trova proprio nella fourth avenue chissà :p à sono malata e lo so ^^’

 

 

2  So che Shin non ha una casa propria…ma mi serviva per la storia…chiedo venia…

 

3 Sorry non conosco le modalità della cerimonia nuziale giapponese…quindi non so nemmeno se preveda un bacio o meno ^^’’’ se non fosse così…scusate…