Disclaimers: la storia ed i personaggi sono una mia non molto originale invenzione avverto inoltre che questa è più o meno la mia prima fic e quel che è peggio potrebbe anche non essere l’ultima^^ i commenti saranno graditi, gli insulti un po’ meno, fate voi

Bunny^.^cat

 

Thank You

di Bunny Cat


I want to thank you for giving me the best day of my life
oh just to be with you is having the best day of my life

 
Friends
 
Finalmente era arrivato. L’ultimo anno del liceo. L’ultimo anno di menzogne. E poi sarebbe stato maggiorenne, se ne sarebbe andato via, magari al college.
- Merda, come cazzo faccio ad andarmene? – pensava Christian.
Istintivamente si passò la mano destra tra i capelli neri, lo faceva sempre quando era molto nervoso.
Anche se era piuttosto caldo indossava una maglia a maniche lunghe, così nascondeva i lividi. Non ne aveva più tanti come quando era piccolo, era diventato abbastanza forte, a volte riusciva quasi ad avere la meglio sul padre, ma non era così forte da poter difendere anche i fratelli.
E se poi lui se ne fosse andato, loro che fine avrebbero fatto?
 
 
In classe ritrovò gli amici di sempre, non che li frequentasse molto. Aveva sempre qualche scusa per restarsene da solo, non voleva che qualcuno scoprisse i suoi lividi, lo sguardo strano dei fratelli, i modi violenti del padre, l’aspetto triste ed abbandonato della sua casa.
Era diventato un maestro nel raccontar balle.
- sono sempre in giro - 
- ho un’altra compagnia -
- mi vedo con una più grande -
Lo credevano un duro, pieno di donne e di misteri.
Le prime non le aveva, non se le poteva permettere.
Di misteri invece ne aveva più di quanti potessero immaginare.
In casa cercava di starci il meno possibile, ma non voleva lasciare i fratelli soli con il padre. Per stare tranquillo li aveva tutti iscritti al doposcuola, così il giorno poteva rifugiarsi in biblioteca, lì tanto gli amici non lo avrebbero mai cercato, oppure se ne andava al suo lavoro part-time, faceva l’aiuto commesso in una libreria del centro, anche lì era sicuro che gli amici non sarebbero mai entrati.
 
Ecco ormai mancava così poco alla fine di tutte le sue menzogne.
Solo un anno.
Ma il professore di matematica si era messo di mezzo.
- Senti Christian, visto che nella mia materia sei uno dei migliori che ne diresti di dargli una mano?- Indicava un ragazzo, un biondino molto carino e molto famoso nella scuola.
Aveva guardato il professore cercando con lo sguardo di trasmettergli il più eloquente dei NO, ma il professore sapeva bene che non poteva rifiutarsi apertamente, la borsa di studio gliela aveva fatta avere lui.
Era andata, male.
Si ritrovava come allievo una vera celebrità.
La checca numero uno della scuola.
Il ragazzo più deriso, insultato e maltrattato da tutti i compagni maschi del liceo.
- Che culo, eh Christian, ti tocca far da maestro a questa signorina – Gli amici ridevano a crepapelle. A lui che fosse un finocchio non gliene fregava niente, solo che non voleva attirare l’attenzione della gente, era la cosa che più di tutto negli anni aveva cercato di evitare.
Ma ormai non poteva farci nulla.
Michel – detto Miki – gli sorrideva timidamente – Mi dispiace, lo so che non volevi –
- Non essere troppo carino con me perché io non lo sarò con te, capito? – Gli ci mancava solo un amichetto del cuore.
 
 
Cominciarono a studiare in biblioteca.
Miki era davvero un disastro in matematica, peggio di qualunque previsione.
Tuttavia Christian era molto paziente, la pazienza era una virtù che aveva imparato presto a casa sua, pazienza e silenzio questo gli ci era voluto per sopravvivere.
Ogni tanto Miki cercava di distrarsi.
Si accendeva una sigaretta.
- Guarda che viene il cancro -
- Ti preoccupi per me? – diceva con un sorriso malizioso.
- No, mi preoccupo per me -
Aveva deciso che sarebbe stato più brusco e scostante che poteva con lui, si era accorto che l’altro a volte lo guardava con una certa curiosità, con interesse e questa era una cosa che lo spaventava molto. Miki non provava alcun imbarazzo a fissarlo negli occhi, anzi cercava continuamente di richiamare la sua attenzione per incrociare il suo sguardo per duellare con esso, lui sfrontato e senza pudori, l’altro intimidito, imbarazzato e anche piuttosto seccato da queste attenzioni.
Studiare era praticamente impossibile.
- Perché non ti metti qualcosa di più fresco? -
- E tu perché non ti concentri su questi integrali? -
- Mi fa caldo solo a guardarti, togliti la maglia, tanto qui nessuno ci fa caso -
- Ascoltami bene signorina, non faccio mica lo spogliarello per te, se non ti va di studiare possiamo anche salutarci qui -
- Sì e al professore chi glielo dice? – Miki sorrideva con la sua solita aria spensierata.
Forse non era così stupido come sembrava, era molto molto peggio.
Christian lo guardò con rassegnazione non si sarebbe liberato di lui tanto facilmente.
 
- Che hai fatto al labbro? – Miki aveva un brutto segno in faccia, uno di quei segni che Christian conosceva bene.
- Niente di importante, qualcuno a cui non sono molto simpatico ha pensato bene di darmi una lezioncina – al solito sorrideva quasi la cosa non lo toccasse più di tanto.
- Dovresti fare rapporto -
- Sì così mi ritrovo ancora più nei guai, come se non ne avessi già abbastanza – stavolta non sorrideva affatto aveva un’aria triste ma anche molto decisa. 
- Sei libero di fare come ti pare però a certi stronzi gli ci vorrebbe una lezione -
- Guarda che tra questi “stronzi”ci sono pure i tuoi amici -
- No ti sbagli io non ho amici -
- Già lo avevo notato –
Christian si sentì mancare. Aveva detto qualcosa di troppo, per la prima volta gli era sfuggito dalla bocca uno dei suoi terribili segreti e Miki lo aveva scoperto subito.
Lo guardò con odio.
Lo sapeva, con quel ragazzo aveva abbassato le sue difese.
Ma l’altro intuendo la situazione aggiunse – Sei senza amici, come me del resto – e allungò la mano per una carezza gentile al volto di Christian.
Si scostò subito
- Ehi vedi di non prenderti tutta questa confidenza con me, chiariamo subito che io non sono un finocchio quindi stai al tuo posto, ok? -
- Ok, lo sapevo già, non ti preoccupare, solo che è tardi, io mi sono innamorato di te e tu non ci puoi fare proprio niente, ok? Miki sorrideva di nuovo, apparentemente tranquillo.
Christian invece era rimasto senza parole,
Un bel casino.
- Non mi sembra il caso di dire certe cazzate, non mi divertono affatto -
- Non sono cazzate, parlo sul serio. Tu mi piaci molto. Ho un debole per gli etero, che ci vuoi fare? Vuoi picchiarmi? -
Christian era sempre più allibito – Non ho bisogno di picchiarti per farti capire che non hai speranza con me –
- Mh, allora sei anche un tipo non-violento, sei ancora più interessante. Anzi io ti trovo molto carino, oltrechè molto intelligente, però questo non è mica un complimento, sai? – rideva, la sigaretta in mano, l’aria molto felice.
- certo che sei proprio un tipo strano, mi sembri troppo allegro per essere uno che le ha prese ed è stato appena rifiutato -
- Oh, e chi sarebbe stato appena rifiutato? -
- Tu, da me, ora -
- Davvero? Ma guarda che non ti ho chiesto mica nulla. Non mi aspetto di essere ricambiato. Non ti ho chiesto di uscire con me. Non ancora almeno. Non voglio darti già la soddisfazione di dirmi di no -  
- La risposta comunque è quella, che tu me lo chieda oppure no -
- Sei sicuro? Ho molto da offrirti. Posso essere un amico per te, mi accontento di poco, di me ti puoi fidare, ti darò tutto ciò che vuoi e te lo darò senza nulla in cambio, mi basta che tu stia un po’ con me, anch’io vorrei un amico, non importa se poi vorrei anche qualcosa di più -
Miki era arrossito mentre parlava, a dispetto dei suoi modi diretti era una persona timida – Pensaci su, non rispondere ora, va bene? – E se ne andò senza dare a Christian il tempo di parlare.
- Che tipo strano – anche Christian senza accorgersene era arrossito.
Amici.
Per la prima volta si sentì tentato.
 
- Possibile che tu non riesca a risolvere un problema così facile? – A Christian veniva quasi da ridere, Miki era proprio uno zuccone, oltre al fatto che non ci metteva il benché minimo impegno.
- La matematica e io non andiamo proprio d’accordo, tanto non farò mai lo scienziato -
- No che non lo farai, però così rischi di non arrivare neanche agli esami di fine anno -
- Beh per quel che me ne importa, tanto al college non ci andrò, preferisco cercarmi un lavoro -
- E che lavoro vorresti fare? sentiamo -
- Vorrei fare il restauratore oppure l’antiquario, mi piace molto l’arte e con le mani ci so fare -
- Davvero? Comunque un titolo di scuola superiore ti farebbe comodo. Sei bravo a disegnare? -
- Me la cavo, se vuoi ti faccio un ritratto, anzi per la verità te l’ho già fatto, scusa se non t’ho chiesto il permesso -
- Che coooosa? Fammelo subito vedere, guarda che se non mi piace ti uccido, sul serio -
- Ce l’ho nello zaino. Sei sicuro di volerlo vedere? -
- Su dai non farti pregare, sono molto curioso di vedere se almeno in qualcosa sei più bravo di me -
Christian era davvero un disastro a disegno, era l’unica materia in cui faceva fatica a prendere la sufficienza.
Miki tirò fuori un album, esitò un attimo, ma l’altro glielo strappò letteralmente di mano.
Sul foglio era disegnato un ragazzo, a prima vista non somigliava poi tanto a Christian, o meglio gli somigliava ma aveva un’aria così triste e infelice che il ragazzo non ci si riconosceva. Sì, i lineamenti erano i suoi, suo il naso, la forma della bocca, la cicatrice al sopracciglio, suoi i capelli neri e lisci e gli occhi scuri e piuttosto grandi. Ma quell’espressione non gli sembrava proprio la sua.
- Mi vedi così? -
- No, non ti vedo così, ma so che dentro sei così, so che non sei realmente felice e so anche che hai molti segreti, cose brutte di cui non vuoi parlare e che ti rendono triste. Lo so perché ti guardo spesso, quando non te ne accorgi e vedo che ci sono sentimenti che soffochi continuamente, che lotti per tenerli sotto controllo, per questo penso che la tua vera espressione non sia quella che appare, ho pensato che forse potrebbe essere qualcosa di simile a quella del ritratto -
- Dammelo, ti do’ qualunque cosa in cambio – Quel ritratto non piaceva affatto a Christian ma non voleva che qualcun altro lo vedesse, desiderava poterlo subito distruggere, lui non era affatto infelice e nessuno doveva permettersi di pensarlo e per questo commiserarlo.
- Preferirei non dartelo, lo so che lo vorresti distruggere, ma a me piace, ci sono quasi affezionato. Te lo do’ solo se mi baci. Ma voglio un bacio vero, che ne valga la pena - Naturalmente Miki scherzava, anche per alleggerire la situazione, vedeva che l’altro era estremamente teso, forse era molto arrabbiato con lui.
Christian sembrò non capire le sue parole, guardò ancora il foglio che aveva in mano, lo strinse forte piegandone la carta. Poi lo mise nel suo zaino. Miki stava per protestare quando Christian allungò la mano verso di lui, lo piegò a se’ e gli toccò le labbra con le sue. Miki rimase immobile, non capiva più niente temeva solo che l’altro si sarebbe subito staccato da lui, ma neanche Christian si mosse. Allora Miki provò ad aprire un po’ di più la bocca come ad invitarlo ad entrare, ma l’altro preferì succhiargli prima il labbro superiore e poi quello inferiore in un modo così sensuale che Miki si sentì subito eccitato neanche fosse un ragazzino. Christian gli teneva la testa con una mano mentre con l’altra lo stringeva alla vita, lo stringeva molto forte, quasi a levargli il fiato. Dopo che ebbe ben torturati i due labbri si decise ad invadere la sua bocca, con la lingua raggiunse quella del compagno, ci giocò prima timidamente e poi sempre più a fondo come a risucchiarla. Quando Miki fu senza respiro si staccò e anche lui riprese fiato.
- C’era abbastanza passione? Adesso del disegno faccio quello che voglio. Ah, non farti illusioni, io sono senza sentimenti -
Se ne andò.
Miki si mise a piangere.
Non era vero che lui da Christian non voleva nulla.
 
 
Quando arrivò a casa capì subito che il padre era già rientrato.
C’era una gran confusione nelle stanze, il forte odore di alcool gli causò un immediato attacco di nausea.
I fratelli si erano rifugiati nella sua camera, avevano chiuso a chiave, gli ci volle del tempo perché gli aprissero. Non chiese loro che cosa fosse successo gli bastò guardarli un attimo per sapere che il padre era rientrato ubriaco e che li aveva picchiati tutti uno per volta a turno. Solo lui che era fuori si era salvato, non per molto però. Decise subito di andare a cercare il padre.
Sapeva di trovarlo in cucina, sapeva che avrebbero litigato, ma lui aveva sempre condiviso tutto con i fratelli, anche delle botte non aveva più paura, solo il senso di colpa lo spaventava.
 
 
 
 
 
- Ho bisogno di parlarti – Miki lo aveva afferrato per una manica, aveva lo sguardo più implorante del mondo, forse la notte prima non aveva dormito.
- Lasciami in pace brutto finocchio – lo spinse via bruscamente, i compagni lo stavano guardando incuriositi.
- Ti prego devo dirti una cosa, solo un momento – ma Christian se ne stava andando via il più velocemente possibile – Per favore ci vediamo in biblioteca? – non ricevette nessuna risposta.
Alla fine delle lezioni Christian si diresse subito in centro al suo lavoro part-time, era sicuro che Miki lo stesse aspettando in biblioteca e questo lo fece sorridere di una cattiva soddisfazione.
Ecco qual era il potere del padre, il far del male alle persone che lo amavano
Anche lui adesso lo assaporava, il potere, grazie a quel finocchio che credeva di essere suo amico.
Lavorò con grande soddisfazione quel giorno.
Si sentiva forte.
Un vero duro.
Non aveva bisogno di amici, non aveva bisogno di nessuno.
Un cinico sorriso gli rimase stampato sulla faccia per tutto il tempo - Sei di buon umore oggi, eh Christian? - anche gli altri se ne erano accorti, vedevano che non era affatto un ragazzo infelice e insoddisfatto.
 
 
A scuola il giorno dopo Miki non si presentò.
Christian ci rimase male.
Aveva sperato di umiliarlo un altro po’.
Era stato così bene il giorno prima.
Guardò il posto vuoto due file dietro alla sua e una strana sensazione lo colpì.
- Ecco lo sapevo, adesso mi sento pure responsabile -
 
Cominciò a pensare che forse era colpa sua.
-  Non è affar mio se quello si è preso una cotta per me – cercava in ogni modo di non pensarci, ma si sentiva soffocare, in fondo era stato lui a baciarlo, lo aveva illuso, era stato uno stronzo, un bastardo e poi il modo in cui lo aveva trattato, come se fosse stato sudicio, un essere insignificante un oggetto su cui sputare. Gli venne anche la nausea, uguale a quella che gli procurava l’alcool del padre, solo che questa volta era lui stesso a causarsela.
 
- D’accordo – pensò – ho sbagliato, ok vado da Miki e regoliamo i conti una volta per tutte -
Presa la decisione si sentì un po’ meglio, ma quando fu di fronte alla porta della casa del ragazzo si sentì insicuro, avrebbe preferito andarsene, solo l’idea che in fondo non era un vigliacco lo inchiodò lì davanti.
Suonò il campanello.
Venne Miki ad aprire.
Indossava un paio di jeans pieni di strappi e toppe ed una maglietta celeste un po’ stretta con lo scollo a v. Era carino, con i capelli biondi spettinati , gli occhi azzurro chiaro e l’aria assonnata.
Quando vide che era lui fece un mezzo sorriso.
Ma non lo invitò ad entrare
- Che fai qui? Ho l’influenza non vorrei contagiarti -
- L’influenza di questa stagione? – Christian fece finta di non recepire il messaggio – fuori di qui – era chiaro che era incazzato con lui.
Però voleva dirglielo, voleva dirgli che gli dispiaceva davvero per come si era comportato, voleva che tornasse suo amico, voleva ancora insegnargli la matematica e andare insieme in biblioteca.
Ma l’altro aveva un’aria molto scocciata, forse non aveva più voglia di vederlo.
Si era già stancato di lui.
E avrebbe avuto ragione, si era comportato peggio di tutti gli altri. Gli altri almeno non lo avevano illuso e ingannato come aveva fatto lui.
- Senti, me ne vado subito, sono venuto solo a dirti che mi dispiace molto per ieri, se non vuoi perdonarmi lo capisco, hai tutte le ragioni – non sapendo bene come esprimersi a parole si avvicinò a Miki, lo abbracciò stretto e gli diede un bacio sulla guancia.
L’altro si ritrasse subito, per Christian fu peggio che se gli avesse dato un pugno.
- Piantala subito, non mi interessa più la tua amicizia, non voglio più che mi tocchi hai capito? – la voce di Miki aveva un tono quasi isterico.
- No, senti, non fare così ti prego, lascia che ti spieghi – Christian quasi piangeva, era la rabbia che provava per se stesso che lo faceva stare così male. Lo abbracciò di nuovo nonostante si difendesse e si divincolasse con tutte le forze, sapeva che se l’avesse lasciato non avrebbero più fatto pace. Quando sentì che si era un po’ calmato allentò la presa – Fammi entrare, dai, solo un minuto – Miki non disse niente, la porta era aperta, entrarono. Erano ancora abbracciati.
 
 
- Allora che vuoi? - il tono di Miki era sempre brusco.
- Te l’ho detto voglio scusarmi per ieri -
- Non è questo che ti ho chiesto, ieri non conta, anche se sei stato uno stronzo, quello che ti chiedo è che cosa vuoi da me -
- Voglio che torniamo amici -
- Tu non hai amici e non hai neanche sentimenti, ricordi? – aveva uno sguardo duro e freddo.
- D’accordo, ho mentito, però anche tu lo hai fatto, avevi detto che volevi essere mio amico -
- Beh io almeno ci ho provato, non ho fatto finta come te. E comunque meglio che le cose siano andate così, io non posso essere solo tuo “amico”, vorrei molto di più, è chiaro? Era questo che volevi sentire? Avrai di che vantarti con gli altri e con te stesso -
- Stai zitto per favore, le cose non stanno così io ci tengo veramente alla tua amicizia, non è troppo tardi, possiamo ancora ricominciare -
- No stai zitto tu, anzi riprendiamo da dove avevamo lasciato – e questa volta fu Miki ad afferrare la nuca di Christian e a sorprenderlo con un bacio in bocca – Coraggio, dimostrami che non lo vuoi - voleva sfidarlo e anche punirlo per averlo nuovamente provocato. Gli parlava sulle labbra e con tutte e due le mani gli teneva ferma la testa.
Christian si sentiva privo di forze, non lo respinse, aveva un gran vuoto nel cervello, il suo corpo invece funzionava da solo come in automatico ed il suo corpo sentiva un gran calore.
Era il corpo di Miki premuto contro il suo ed anche in basso fra le gambe sentiva un fuoco, un’eccitazione mai provata.
Per alcuni momenti non si rese assolutamente conto di quel che succedeva, ma poi piano piano riprese coscienza.
Era sdraiato sul tappeto, la camicia aperta. Miki era sopra di lui si era tolto la maglietta, lo stava ancora baciando sulla bocca, sentiva sul petto il fresco contatto della pelle di Miki e sentiva le sue mani che lo accarezzavano, gli toccavano i capelli il viso le braccia il petto e ogni centimetro di pelle che fosse nuda. Si lasciò andare a quel contatto era bello e dolce e la sua pelle non aveva mai ricevuto tante carezze.
Ma quando le mani di Miki iniziarono a tirare la cerniera dei pantaloni allora istintivamente si irrigidì cercò di spingerlo via ma l’altro gli bloccò le braccia sopra la testa – Non ti farò male, non ti preoccupare, sei troppo eccitato per fermarci qui – e per dimostrargli che aveva ragione gli liberò il membro dagli slip, era eretto e duro quasi da far male, scese a baciarlo e Christian mugolò per il piacere improvviso e fortissimo che provò.
Aveva ancora le mani sopra la testa anche se non erano più tenute da quelle di Miki, le spostò a lato dei suoi fianchi e strinse il tappeto sotto di sé.
Stava per venire, Miki lo intuì dai movimenti accelerati dei suoi fianchi, l’aveva sufficientemente lubrificato e anche lui era ormai eccitato all’inverosimile. Prese fiato a pieni polmoni, si inginocchiò davanti al membro congestionato dell’altro e lentamente molto lentamente lo fece entrare dentro di sé. Christian ansimò paurosamente non riusciva a credere a quello che stava succedendo – Fermati subito, ti farà male, ti prego, non resisto più, non riuscirò a controllarmi –
- No, non ti preoccupare, non mi fa molto male, devi solo muoverti più velocemente, così, così, insieme a me – Miki faceva forza sul bacino, respirava forte e nonostante gli strappi interni che sentiva si faceva penetrare sempre più a fondo. Anche Christian cominciò a spingere. Era un movimento istintivo, sempre più veloce e potente, ormai era completamente dentro Miki. Lo sentiva gemere e gridare il suo nome. Lo afferrò per i fianchi spinse un’ultima volta e venne dentro di lui. Lo abbracciò e gli carezzò il membro.
Sentì che anche lui era venuto.
 
Erano già passate alcune ore.
Si erano addormentati tutti e due sul tappeto.
Christian fu il primo a svegliarsi. Guardò il suo corpo, aveva qualche livido su un braccio, ne aveva uno sul fianco e c’era una striscia rossa sulla gamba destra.
Si chiese se anche Miki avesse visto quei segni.
Pensò di coprirsi ma non lo fece, tanto ormai era tardi.
Si allungò verso il compagno per vederlo dormire. Miki era girato dall’altra parte, vedeva solo la sua schiena e il suo bellissimo sedere, davvero non pensava che il sedere di un ragazzo potesse essere così bello.
Aveva una gran voglia di toccarlo.
Ma era tardi e non voleva svegliarlo. Si tirò su e in silenzio cominciò a rivestirsi.
Quando fu pronto prese un accappatoio dal bagno e ci coprì Miki.
- Vai già via? – era sveglio anche lui e già da un po’, solo non aveva detto niente.
- Mi aspettano per la cena -
- Capisco – Miki sembrava sulle spine – E adesso? Ci rivediamo ancora? -
- Siamo amici, no? -
- Gli amici non vanno a letto insieme – Miki si era tirato su lasciando cadere l’accappatoio, aveva un’aria preoccupata e anche stanca. Era bellissimo. Completamente nudo, la carnagione chiarissima, i capelli ancor più spettinati.
Christian stavolta rimase davvero senza parole.
Neanche lui sapeva che cosa sarebbe successo, si rendeva conto però che doveva prendere una decisione, doveva prenderla subito, ma doveva essere quella giusta, per lui e per Miki.
- Io non ti amo, non sono gay, ti ho scopato solo perché lo volevi - lo disse con il tono più duro che gli riuscì.
Miki sembrò incassare il colpo, probabilmente se lo aspettava.
Prese fiato - Io invece ti amo, quando ne hai voglia sai dove trovarmi – e gli dette le spalle.
Christian raggiunse la porta. Prima di aprirla si fermò con la mano sulla maniglia - Ho mentito. Volevo metterti alla prova, avevo bisogno di sapere fino a che punto tieni a me. Scusa. Ci vediamo domani, in biblioteca – e senza dargli il tempo di rispondere uscì e richiuse la porta alle sue spalle.  
Miki piangeva di nuovo, ma questa volta era felice.
Anche se la storia tra di loro non sarebbe stata affatto facile.
 




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